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lamilanomagazine · 5 months ago
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Genova, 3887 mila prenotazioni per l'evento "Palazzi Svelati" del 2 giugno
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Genova, 3887 mila prenotazioni per l'evento "Palazzi Svelati" del 2 giugno Sono già 3887 le prenotazioni al link https://palazzisvelati.happyticket.it/ per visitare, domenica 2 giugno, Festa della Repubblica, i 22 palazzi che aderiscono alla nuova edizione di "Palazzi Svelati", l'apertura straordinaria al pubblico di palazzi delle istituzioni di Genova solitamente chiusi al pubblico, tra cui quello della Regione Liguria. Ben 23 le istituzioni coinvolte (Prefettura e Città metropolitana di Genova hanno sede nello stesso edificio, palazzo Doria Spinola), tra cui tre novità in questa edizione 2024: Villa Sauli Bombrini Doria (sede del Conservatorio Paganini nel quartiere di Albaro), il Museo Diocesano di Genova con il Chiostro dei Canonici di San Lorenzo e il Palazzo Ducale di Genova. Prenotarsi è ancora possibile, e si attendono visitatori dell'ultimo minuto visto che, in molti casi, la prenotazione è facoltativa. "Grande attenzione e curiosità per l'edizione 2024 dei Palazzi Svelati - dice il presidente ad interim della Regione Liguria -, manifestazione che si riconferma come un vero e proprio segno distintivo di Genova nell'unire indissolubilmente cultura e Istituzioni. Si aprono così i battenti a luoghi normalmente non accessibili al pubblico, ma dotati di veri e propri tesori artistici. Una formula unica sempre più apprezzata, con tanti eventi di richiamo e tre nuovi ingressi nel circuito delle aperture capaci di attirare cittadini e turisti oltre che un modo di vivere appieno i palazzi pubblici dove hanno sede le Istituzioni azzerando ogni sorta di distanza. Ricordo che, nella passata edizione, è stata registrata la presenza di circa 1700 visitatori solo per il Palazzo della Regione Liguria". Per l'occasione, all'interno del palazzo della Regione Liguria in piazza De Ferrari, i visitatori potranno ammirare un quadro, proveniente da una collezione privata, che racconta un angolo di Genova, l'attuale piazza Matteotti, come era nella seconda metà del '600. Si tratta di un'opera del tedesco Pietro Maurizio Bolckman - nato nel 1640 in Germania, a Gorinchem, e morto a Torino nel 1710 - che visita Genova tra il 1670 e il 1680 circa, e ne ritrae uno degli angoli più vivaci e colorati: piazza Matteotti, al tempo conosciuta come "Piazza Nuova", rappresentata durante lo svolgimento di un mercato. Tra "besagnini", prelati, nobili trasportati in portantina e tanti altri personaggi, i visitatori potranno ammirare la piazza sotto una luce inedita, cogliendo le differenze e le similitudini tra la sua forma attuale e quella del XVII secolo. L'iniziativa, dal titolo La città svelata - Il "gran teatro" di Piazza Nuova con gli occhi di un nordico, è curata da Anna Orlando. I "Palazzi Svelati" 2024 sono: Palazzo Doria Spinola – Prefettura e Città Metropolitana di Genova; Palazzo della Regione Liguria; Palazzo Doria Tursi - Comune di Genova; Palazzo Tobia Pallavicino - Camera di Commercio; Palazzo della Borsa; Palazzo De Gaetani - Banca d'Italia; Museo dell'Accademia Ligustica di Belle Arti; Palazzo dell'Università; Palazzo Lomellini Patrone - Comando Militare Esercito "Liguria"; Palazzo San Giorgio - Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale; Museo del Risorgimento - Istituto Mazziniano; Sala Operativa della Protezione Civile di Regione Liguria; Avvocatura Distrettuale dello Stato; Palazzo Ducale di Genova; Palazzo degli Uffici Finanziari - Agenzia delle Entrate; INAIL - Direzione regionale Liguria; Forte San Giorgio - Istituto Idrografico della Marina Militare; Capitaneria di Porto - Guardia Costiera; Comando dei Vigili del Fuoco; Museo Diocesano - Chiostro dei canonici di San Lorenzo; Villa Sauli Bombrini Doria – Conservatorio Paganini; Caserma "San Giorgio" - Comando Regionale della Guardia di Finanza. Maggiori dettagli e orari sul sito della regione a questo link. In occasione del 2 giugno si terrà la cerimonia ufficiale di celebrazione della Festa della Repubblica, in piazza Matteotti, a partire dalle 9.30. In programma, dopo l'alzabandiera, l'esecuzione dell'inno nazionale da parte del Conservatorio Niccolò Paganini di Genova e la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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fashionbooksmilano · 5 years ago
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Africa L’arte del quotidiano
Bernardo Bernardi
Fotografie di Francesco Gioana
Priuli & Verlucca Editori, Ivrea 1993, 121 pagine, brossura,  catalogo bilingue (italiano-francese)
euro 45,00
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Mostra  Pergine Valsugana Luglio Agosto 1993
Collezione Gian Piero Paganini, Bruxelles
"Durante il mio lungo soggiorno in Africa cominciai ad interessarmi delle diverse espressioni artistiche dei suoi abitanti e a raccogliere oggetti che erano e sono tuttora importanti per me soprattutto per quello che rappresentano e i ricordi di quei momenti che mi restituiscono. Una volta ritornato in Europa ho cercato di mettere un po’ d’ordine in tali oggetti e di classificarli. Gli oggetti sono stati suddivisi in quattro gruppi «percorrendo» i quali si possono considerare vari aspetti della vita di queste popolazioni. Il primo gruppo parte dagli oggetti di uso comune e quotidiano (cucchiai, recipienti, pettini, sgabelli, ecc.) e si può vedere come, anche in manufatti semplici, sia sempre presente una ricerca di abbellire e valorizzare !’oggetto. La vita di tutti i giorni è cambiata e arricchita dalle feste e per le feste «escono» allora i gioielli che sono in metallo forgiato (soprattutto in lega d’argento per i tuareg) ma che utilizzano qualsiasi altro materiale colorato: perle in pasta di vetro o di pietra, cuoio, avorio e legno. Alcuni di questi gioielli sono presentati nel secondo gruppo. Il confronto dell’uomo con gli animali (caccia) e con gli altri uomini (guerra) sono una parte importante della vita delle popolazioni africane e le armi di offesa e di difesa sono presentate nel terzo gruppo. Anche qui notiamo una ricerca estetica nelle forme e nella presentazione dell’oggetto che è spesso inciso con disegni geometrici, nel caso di metallo o colorato per gli oggetti in vimini o altro materiale. Il quarto gruppo di oggetti fa entrare nel mondo «spirituale» dell’africano e concretizza tale bisogno dell’uomo con statuette feticci e maschere da danza capaci di servire da filtro fra cielo (Dio) e terra (uomo) e come elemento propiziatorio verso gli spiriti, aleggianti sempre intorno all’uomo, nelle campagne e nelle città. Questo itinerario è completato da una sezione riguardante tessuti di varia provenienza e utilizzo: i colori smaglianti, il materiale diverso, la fattura talvolta complicata mostrano la capacità inventiva di questi popoli. " (Gian Piero Paganini)
9/11/19
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tmnotizie · 6 years ago
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PESARO – E’ arrivato il giorno: sabato 23 febbraio il calendario della Settimana Rossiniana taglia il nastro. Nel primo weekend di festeggiamenti (si arriverà fino al 3 marzo), sono 12 gli appuntamenti per celebrare il ‘Non’ Compleanno del figlio più amato della città. Due giorni in cui vale la pena essere a Pesaro, Città Creativa Unesco della Musica. Un calendario articolato perché risultato del coinvolgimento dei principali soggetti e istituzioni culturali e musicali della città, tutti uniti nel nome di Rossini.
Sabato 23, alle 17.30 a Palazzo Mosca ‘Nella storia del pianoforte’ nell’ambito della mostra ‘Rossini 150’, visita guidata dal pianista concertista Alceste Neri per un viaggio nei 300 anni di evoluzione dello strumento e, in parallelo, in quella dei compositori fino a Rossini; a cura del Museo del Pianoforte Storico e del Suono di Accademia dei Musici.
Alle 18 in via Rossini si inaugura ‘#ELUCEFU Luci in transumanza Alghero/Pesaro’, il nuovo allestimento luminoso nelle vie del centro storico con le lanterne d’artista dalla città di Alghero, firmate da Tonino Serra, Antonio Marras, Giorgio Donini. Alle 19 il concerto dal Balcone di Casa Rossini con l’Accademia Rossiniana Alberto Zedda del Rossini Opera Festival. Alle 20 al Circolo ARCI Villa Fastiggi il ‘Rossini Party. Rossini Street Friends, dj set & Pizza Rossini’ a cura di Periferica, Quartiere IV e ARCI.
Domenica 24 si parte già al mattino. Alle 11 doppia proposta: a Palazzo Mosca la Filarmonica Gioachino Rossini presenta Mario Totaro con la guida all’ascolto ‘La bottega fantastica di Rossini. La musica sinfonica’; al Teatro Rossini la passeggiata nel teatro segreto ‘Rossini è (anche) un teatro!’ a cura della Cooperativa Teatro Skené. Alle 12.15 a Casa Rossini ‘Direzione Buenos Aires.
L’arte di farsi amare da Rossini a Piazzolla’ a cura di Rossini International e Museo Officine Benelli: un viaggio tra opera e tango con tanto di sidecar d’epoca e finale con rombo di tuono delle Benelli da corsa. Nel pomeriggio alle 16.30 a Palazzo Mosca ‘Io, Gioachino Rossini e il pianoforte’, un racconto-concerto a cura del Museo del Pianoforte Storico e del Suono di Accademia dei Musici, nell’ambito della mostra ‘Rossini 150’; la storia dello strumento si intreccia con la vita del compositore e il protagonista sarà il pianoforte originale Erard Parigi 1867, esemplare unico al mondo costruito per l’esposizione internazionale di Parigi, che fa parte della ‘Collezione Claudio Veneri’; finale con aperitivo a base di pesce.
Alle 17 al Teatro Sperimentale, per i più piccoli, la consueta tappa della rassegna ‘Andar per fiabe’ per la Settimana Rossiniana con lo spettacolo ‘Figaro. Largo al factotum! Il Barbiere di Siviglia’. Alle 18 al Teatro Rossini, l’appuntamento che la Stagione dell’Ente Concertidedica a Rossini.
Chicca da segnalare, sia sabato che domenica mattina (dalle 10 alle 13), il barbiere a Casa Rossini con Figaro a disposizione dei visitatori per barba e capelli; ingresso con card Pesaro Cult (3 euro, validità annuale). Da provare se non si è ancora mai fatta questa esperienza.
Accanto agli eventi, i luoghi della cultura della città che partecipano alla festa. Su tutti, i musei e monumenti segnati da Rossini in modi diversi (perché hanno accolto il compositore durante la sua vita o ne custodiscono documenti e testimonianze). Casa Rossini – e con lei i Musei Civici di Palazzo Mosca dove ammirare la collezione Hercolani Rossini – visitabili fino al 3 marzo, tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 18.30.
Eccezionalmente aperto alle visite del pubblico anche il Tempietto Rossiniano, luogo magnifico da ammirare con gli occhi e decisamente prezioso per ciò che custodisce: cimeli originali, lettere e autografi musicali che fanno luce su vita, opere e affetti del compositore. Forse non tutti sanno che si trova a Palazzo Olivieri, sede del Conservatorio Rossini; si potrà visitare su prenotazione chiamando lo 0721 30053 (ingresso libero).
La Settimana Rossiniana è promossa da: Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei Centenari Rossiniani. Comitato Promotore delle Celebrazioni Rossiniane, Comune di Pesaro, Regione Marche, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, AMAT in collaborazione con: Conservatorio Statale di Musica G. Rossini, Ente Concerti, Fondazione Rossini, Rossini Opera Festival, Sistema Museo; nell’ambito del progetto ‘L’Europa con noi per ripartire’ finanziato da Fesr Marche. Programma operativo regionale POR 2014-2020; main media partner RAI; sponsor: Hera, Poste Italiane.
CALENDARIO
SABATO 23 FEBBRAIO
Palazzo Mosca – Musei Civici, ore 17.30
NELLA STORIA DEL PIANOFORTE Visita musicale agli strumenti della “Collezione Claudio Veneri” (Museo del Pianoforte Storico e del Suono di Accademia dei Musici) presso la mostra Rossini 150
pianista concertista Alceste Neri
ingresso € 15 (include biglietto per mostra Rossini 150); prenotazione obbligatoria 0721 387541
Via Rossini, ore 18
TONINO SERRA, ANTONIO MARRAS, GIORGIO DONINI
#ELUCEFU Lanterne d’artista dalla città di Alghero
Accensione del nuovo allestimento luminoso del centro storico
Casa Rossini, ore 19
CONCERTO DAL BALCONE
Claudia Muschio soprano
Carles Pachón baritono
Tamuna Giguashvili pianoforte
a cura di Accademia Rossiniana “Alberto Zedda” del Rossini Opera Festival
ingresso libero
Circolo ARCI Villa Fastiggi [Piazza Lombardini], ore 20
ROSSINI PARTY Rossini Street Friends, dj set & Pizza Rossini
a cura di Periferica, Quartiere IV e ARCI
ingresso libero
DOMENICA 24 FEBBRAIO
Palazzo Mosca – Musei Civici, ore 11
FILARMONICA GIOACHINO ROSSINI/LA BOTTEGA FANTASTICA DI ROSSINI La musica sinfonica. Guida all’ascolto
a cura di Mario Totaro
ingresso libero
Teatro Rossini, ore 11
ROSSINI È (ANCHE) UN TEATRO! Passeggiata nel teatro segreto
a cura di Cooperativa Teatro Skené
prenotazione obbligatoria 339 6565106; ingresso € 8
Casa Rossini, ore 12.15
DIREZIONE BUENOS AIRES
L’arte di farsi amare da Rossini a Piazzolla sulle strade che dall’Opera portano al Tango, partendo da Pesaro con un sidecar d’epoca
Giacomo Medici baritono Francesca Matacena pianista
Finale con il Rombo di Tuono delle Benelli da corsa
a cura di Rossini International e Museo Officine Benelli
ingresso libero (in caso di pioggia l’evento si svolgerà al Museo Officine Benelli)
Palazzo Mosca – Musei Civici, ore 16.30
IO, GIOACHINO ROSSINI E IL PIANOFORTE
Racconto concerto del pianoforte originale Erard (Parigi 1867) esemplare unico al mondo costruito per l’esposizione internazionale di Parigi, tra gli strumenti della “Collezione Claudio Veneri” (Museo del Pianoforte Storico e del Suono di Accademia dei Musici) presso la mostra Rossini 150
pianoforte Claudio Veneri
testi e voce narrante Valerio Veneri
soprano Pamela Lucciarini
tenore Stefano Gagliardi
ingresso € 20 (include biglietto per mostra Rossini 150 e aperitivo finale a cura di Baia del Porto, con pesce pescato e mangiato dai nostri pescherecci; prenotazione obbligatoria 0721 387541
Teatro Sperimentale, ore 17
ANDAR PER FIABE AL PROFUMO DI ROSSINI/FIGARO. LARGO AL FACTOTUM! IL BARBIERE DI SIVIGLIA
da Rossini e Beaumarchais
ideazione e regia Fabrizio Bartolucci, Sandro Fabiani con Sandro Fabiani, Daniele Rossi
biglietti da € 5 a € 8; info 0721 387621 Teatro Rossini, 0721 387548 Teatro Sperimentale
Teatro Rossini, ore 18
59° Stagione Concertistica/Celebrazioni rossiniane
Silvia Chiesa violoncello Maurizio Baglini pianoforte
musiche Mendelssohn, Bartholdy, Beethoven, Paganini, Rossini, Rachmaninoff
a cura di Ente Concerti
biglietti da € 7 a € 20; info 0721 387621
sabato 23, domenica 24 febbraio
< Casa Rossini 10-13
BARBIERE A CASA ROSSINI Figaro a disposizione dei visitatori per barba e capelli
Ingresso con card Pesaro cult; info 0721 387357
< Palazzo Mosca – Musei Civici / Casa Rossini
10-13, 15.30-18.30
< Tempietto Rossiniano (Palazzo Olivieri, piazza Olivieri)
visite su prenotazione (0721 30053)
Ingresso libero
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pangeanews · 6 years ago
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“Io non so chi sono”: sulle poesie di Klaus Kinski (che terrorizzano l’editoria italiana). Dialogo con Antonio Curcetti
Questo è un libro che fende, che offende, che afferra, come se ti esplodesse un bicchiere di vetro tra le mani, i frammenti, piccolissimi, si conficcano sotto le unghie, tra le palpebre, sui denti. Il libro è sobrio, dedicato alla circolazione clandestina: titolo maledetto (Febbre. Diario di un lebbroso), autore magnetico (Klaus Kinski), editore che sembra uscito dalla mente di Borges (Nessuno Editore). Il libro va orfano di codice isbn, fuori commercio, come le uniche cose degne, che non hanno prezzo. Delle poesie di Klaus Kinski, il viso più potente della storia del cinema, avevo letto anni fa, in un antico numero – era il 2012 – della mitologica rivista di Crocetti, Poesia. C’era da attendersi un libro. Non accadde. Quasi subito, l’irruzione lirica e iconoclasta di Kinski imprime nel cervello una furia dionisiaca: “Io lecco la pietra annerita dalle preghiere/ sulle mie labbra incerte fiorisce l’herpes –/ io sputo contro il Dio che in ginocchio/ gorgoglia con le ostie come un maiale malato”. In questo flusso di reietti, allucinazioni a piene mani, catabasi nell’immemore del sottosuolo, il maledetto (cioè Kinski) è in fondo l’unico innocente (“io non so niente di quello che i cuori ruminano/ io so solo che da qui al sole c’è il mio angelo”): bisogna sorbire tutti i veleni del mondo – lo detta Rimbaud – per vivere assolti, al sole. Le poesie di KK, redatte nell’estrema giovinezza – tra il 1948 e il 1956 – su cui gravano enigmi, poco prima della vita cinematografica, sono andate perse, poi miracolosamente ritrovate. Pubblicate in Germania nel 2001 e nel 2006, sono state scoperte e tradotte con devozione lisergica da Antonio Curcetti, che ho contattato. Nessun editore italiano di pregio s’è preso il rischio di pubblicarle – KK ha le stimmate del dannato, ancora, e può farsene vanto. Appena giunte le poesie, come gesto liturgico, ho sfogliato la mia copia di Fitzcarraldo. Quando l’uomo mi affligge e il mondo mi è troppo, guardo il film e rileggo il soggetto di Werner Herzog. Rivivo l’epopea di Kinski, in perfetto abito bianco, icona dell’innocenza, il dissennato, l’idiota che vuole portare la musica classica nel caos della foresta amazzonica. La parte finale è superba. ‘Fitz’ che sussurra al pappagallo, mentre l’orchestra su enormi chiatte abbozza Wagner, “al di là dell’equatore non esiste il peccato”; poi scatta la chiusa, con KK che ascolta l’opera, “e questo lo rende felice”. Il film si chiude sul bordo della felicità. La felicità. Questa forma pura che irrompe nell’impossibile, nell’impensato. (d.b.)
Partiamo dalla prima volta che ha incrociato Klaus Kinski…
Ricordo ancora adesso la prima volta che vidi la sua faccia in un western all’italiana, incarnava brutalità eppure irradiava tenerezza, toccava corde “psichiche”. D’altronde negli anni ’70 fu lui a ricoprire i muri di Roma con un manifesto che riproduceva il suo volto e con un’unica parola, “La Faccia”; un’operazione affatto pubblicitaria, anzi, impietosa nel rimarcare il destino d’avere un volto unico e già segnato da una solitudine fatale, così come recita una poesia tratta da “Febbre”: “Caro il prezzo di possedere un volto!”.
Le poesie di KK provengono dai recessi della sua giovinezza, un periodo di cui si sa molto poco. Ci spieghi.
Leggo ancora da una sua poesia: “Io non so chi sono, né chi sono stato, un estraneo davanti a me stesso, eppure giovane e vecchio, quando mi guardo allo specchio – io credevo che la mia casa fosse ovunque, e già ero un profugo ancora prima d’esserci arrivato”. Questo per dire che, quando Kinski diventò un attore famoso interpretando personaggi luciferini e psicologicamente instabili, della sua vita di “prima”, dei luoghi in cui aveva vissuto, poco o nulla si conosceva; si venne a sapere dell’arruolamento nella Wehrmacht, della prigionia e delle prime rappresentazioni teatrali in abiti femminili nel campo d’internamento inglese (così come fece in seguito nel dopoguerra, quando recitò vestito da donna “La voix humaine” di Jean Cocteau), della morte della madre e di una delle sorelle sotto ai bombardamenti alleati. Anche della sua ossessione per François Villon, il padre dei poeti maledetti, cantore di puttane e bordelli e che il giovanissimo Kinski aveva presentato per la prima volta in Germania, dopo aver riadattato e reso ancora più blasfema la traduzione fatta del poeta espressionista tedesco Paul Zech; e di come nei primi anni ’50, dopo il debutto in teatro, Kinski continuasse a leggere poesie di Rimbaud e testi di Dostoevskij, Büchner e Nietzsche, a piedi scalzi e in piedi sui tavoli di oscuri locali berlinesi, lì dove ebbe inizio la sua leggenda di attore folle.
KK scrittore è davvero una scoperta. Che rapporto ha Kinski con la scrittura e perché non ha mai fatto cenno alle sue poesie?
Dopo la morte di Klaus Kinski vennero alla luce molti inediti: sceneggiature, abbozzi di romanzo, tentativi di autobiografie abbandonate sul nascere.  Di lui si conoscevano il “Jesus Christus Erlöser”, dove un Cristo anarcoide predica circondato da genti in lotta contro autorità e morale, o “All I need is Love”, l’autobiografia definitiva pubblicata nel 1989 e scritta con prosa céliniana, dove lui si raffigura come un angelo depravato per bisogno di dolcezza, infine la sceneggiatura del “Kinski-Paganini”, una delle sue maggiori ossessioni, film che realizzò e che lo portò dapprima all’isolamento, poi alla morte. Delle poesie non si sapeva nulla, al punto che, quando le pubblicarono postume, ci fu chi dubitò della loro totale autenticità, forse perché l’attore non ne aveva parlato nella sua egoica autobiografia; altri credettero che una mano-ombra avesse dato unità a dei testi incompleti, finendoli alla “maniera” di Kinski. Quello che sappiamo è che nel 1955, durante un’intervista con un giornalista di “Film Revue”, l’attore dichiarò d’aver scritto nel passato una raccolta di poesie “senza eguali nel suo tempo”, e che in uno dei suoi primi tentativi autobiografici, “Leben bis sommer 1952”, parlando di sé in terza persona afferma: “Scrive più di dieci poesie al giorno, non riflette più, tutto è pronto da lungo tempo. Il cervello lavora in fretta e le parole arrivano come un urlo improvviso”. Prima, nel 1949, Kinski era stato ricoverato a forza nella clinica psichiatrica di Wittenau e di fatto ognuna delle sue poesie appare permeata da quell’esperienza dolorosa, dall’urlo di chi subisce l’elettroshock, quello del poeta coperto di scherno, del reietto che finisce per immedesimarsi in Cristo, del lebbroso o, con una definizione che somma tutte le precedenti, del malato di mente.
In che contesto emergono queste poesie, quando sono state scritte, perché?
Nel dopoguerra Kinski visse a Parigi con Thomas Harlan, figlio del regista tedesco Veit Harlan, autore di uno tra i film più famigerati della storia, “Süss l’ebreo”. Fu proprio Thomas Harlan a ricordare l’amico che gli leggeva esaltato le sue poesie, aggiungendo che il titolo provvisorio della raccolta era “Bergell”,  nomignolo che il giovanissimo Klaus aveva dato a una ragazza norvegese di cui s’era invaghito, magrissima e gravemente malata alla gola, forse ispirato dal nome di un paese della Val Bregaglia, in Svizzera, non molto distante da quello natio di Alberto Giacometti, dove i due amanti erano andati a trascorrere qualche settimana, per poi separarsi. Ritornato a Parigi, Kinski decise di raggiungere Marsiglia in compagnia di Thomas Harlan, dove si imbarcarono come mozzi su di una nave diretta ad Haifa, in Israele; prima di partire, stivò le sue cose in una valigia, lasciandola in custodia presso l’abitazione della famiglia di un amico, dove non tornò più a riprendersela. In questo prematuro stillicidio io vedo l’ombra di un addio definitivo, perché da lì a poco Kinski avrebbe abbandonato poesia e teatro, scegliendo il cinema, diventando l’emarginato di successo in un mondo che disprezzava. Forse non tutti sanno che molti anni più tardi, all’apice della fama, buttò nella spazzatura la “légion d’honneur” attribuitagli dalla Francia per i suoi meriti nel cinema; ma non sarà un caso se, in mezzo all’odio e all’irrisione tributati a tutti i registi e colleghi di cinema con cui aveva lavorato, quasi con consapevolezza sadiana sull’universale prostituzione, Kinski avrebbe ricordato con piacere solo gli anni in cui recitava Villon e Rimbaud davanti a pochi spettatori.
Come sono state scoperte le poesie di KK?
Quando Kinski divenne un attore famoso, qualcuno si ricordò della grossa valigia lasciata in custodia per decenni nella soffitta di una casa borghese; la trovarono vuota, incolparono una domestica non più a servizio d’averne sottratto e venduto il contenuto. Passarono altri due decenni, finché a otto anni dalla morte di Kinski un centro d’aste di Monaco mise in vendita una collezione di memorabilia appartenuta a un medico scomparso qualche tempo prima; assieme a molti materiali sul cinema tedesco, c’erano anche le poesie di Kinski vergate in grafia Sütterlin, o dattiloscritte in inchiostro rosso. Oltre a disegni autoritratti e fotografie, c’era anche la copertina che Kinski aveva ideato e che raffigurava una scimmia legata da un viluppo di corde; questo lotto fu acquistato da Peter Geyer, uno sconosciuto giornalista tedesco che dal 1999 ne amministra ufficialmente le sorti. La prima edizione di “Febbre – diario di un lebbroso” apparve in Germania nel 2001 per la Eichborn Verlag, introdotta da un testo di Thomas Harlan, che rievocava gli anni trascorsi in compagnia di Kinski; letta la notizia in un trafiletto di settimanale, riuscii a procurarmene una copia. Così mi gettai in quello che la liturgia ufficiale aveva e avrebbe espulso, vagai nella lingua tedesca alla cieca e fu un’esperienza opprimente per chi viveva con me.
Come ha tradotto KK? Che tipo di esperienza è stata penetrare la sua poesia? E poi… perché la pubblicazione per un editore clandestino?
L’insieme delle poesie costituisce un canto nevrastenico modellato sull’uomo “fuori di sé”, com’era il Cristo di cui riferisce il Vangelo di Giovanni, e il loro messaggio finale sta nella sfida estrema di chi, rispedendo a Dio la responsabilità delle proprie colpe, cerca la propria morte pur non volendo morire. Tradurre questo garbuglio di luci e ombre in conflitto, pronte a scannarsi eppure complementari, è stata un’esperienza travolgente e ossessiva; oltre a dare forma alla componente visiva in tutta la sua potenza, bisognava fare i conti con la forte percussività del testo tedesco pensato per la recitazione. Non volendo e non potendo mimarla, ho accentuato la tessitura di dissolvenze, una dinamica ritmica più interna e sostenuta dal battito di allitterazioni consonantiche che aiutano a scolpire il verso nella testa; oltre a far deflagrare il senso sul fronte del significante più che del significato. E ora che quell’esperienza vertiginosa è “sfinita”, posso dire d’essere contento d’aver dato voce a poesie che fanno a meno d’ogni idea consolatoria di perennità dell’arte, che inseguono il sensibile ma non la metafisica; sono soprattutto contento d’aver messo in fuga quasi tutti, la grande editoria spaventata dall’orco e quella cosiddetta alternativa, invecchiata e senza più il coraggio della pura perdita. L’unico che le avrebbe pubblicate e senza preoccuparsi delle conseguenze di doverlo poi giustificare, è stato Nicola Crocetti, costretto però al ritiro dalla rapacità del mercante tedesco. E così questo libro, metafora della cacciata dall’Eden editoriale, restituisce Kinski alla clandestinità di quei locali fumosi dove iniziò a declamare poesie; e anche ammantata di fugacità, quest’opera è destinata a diventare un classico profano nel senso letterale del termine, ovvero quello di starsene “fuori” imprecando davanti al tempio.
L'articolo “Io non so chi sono”: sulle poesie di Klaus Kinski (che terrorizzano l’editoria italiana). Dialogo con Antonio Curcetti proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2TCYncd
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zadmoultaka · 7 years ago
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Intervista a Zad Moultaka
Quali sono i suoi primi ricordi musicali?
La musica folcloristica libanese, la musica della Chiesa d’Oriente, quella del muezzin, la “Passione secondo Matteo” di Bach, Chopin, Paganini e un disco di musica da circo trovato nella collezione dei miei genitori.
Cos’era la musica per Moultaka agli esordi e cos’è  la musica oggi?
Ieri come oggi, la musica per me è uno spazio interiore che, come l’athanor, il forno usato dagli alchimisti, mi permette di trasformare e di cambiare per diventare migliore.
A Concerti a Teatro proporrà “La passion d’Adonis”, può dirci qualcosa su questo lavoro?
Il testo di Adonis è stato scritto 20 anni fa. La violenza di cui parla è di inquietante attualità, infatti le parole di Adonis superano il tempo e le spazio. Ho voluto ridare vita a questo testo perché ritengo che tra le responsabilità dell’artista vi sia quella di parlare della tragedia del Medio Oriente che passa inosservata davanti ai nostri occhi. Si tratta di un testo oscuro che permette, però, di cercare e di intravedere un barlume di luce.
Al Teatro Civico l’Ensemble Mezwej eseguirà “La Passion d’Adonis”, può raccontarci la storia di questo ensemble?
Mezwej è uno strumento ideale per esplorare le due culture, Occidente e Oriente. L’ensemble è composto da musicisti eccezionali dalla forte personalità, in grado di passare agilmente da un mondo a un altro.
In conclusione, è stato nominato per rappresentare il suo paese, il Libano, alla Biennale Arte 2017, quali argomenti proporrà?
All’interno della nostra civiltà, che si sta perdendo sulle rive del materialismo, è imperativo e urgente mettere in discussione il sacro nel cuore dell’uomo. Il progetto del padiglione libanese per la Biennale di Venezia si propone di essere al centro di questa discussione attraverso un dialogo spaziale, temporale e sonoro tra Ur in Iraq, Beirut in Libano e Aleppo in Siria, città teatro di violenze terribili nel passato e nel presente, ma anche luoghi simbolici e culla delle civiltà orientali e occidentali.
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tarditardi · 7 years ago
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21 - 23/9 Nextech a Firenze. Techno & dintorni con Adam Beyer, Alva Noto, Ralf, Sam Paganini (...)
L'anteprima nazionale del nuovo progetto di Alva Noto a La Compagnia, la ricerca “storica” del dancefloor al Viper Theatre con Ralf ed infine la Drumcode night alla Fortezza Da Basso, capitanata da Adam Beyer. Sono queste le tre anime dell'undicesima edizione di Nextech, festival di musica elettronica fra i più longevi in Italia, che quest'anno si svolgerà dal 21 al 23 settembre (Firenze, La Compagnia / Viper Theatre / Fortezza Da Basso / Move On).
21 - 23/9 Nextech a Firenze
LOCATION La Compagnia / Viper Theatre / Fortezza Da Basso / Move on prevendite: Box Office, Tinì www.nextechfestival.com
DJS Adam Beyer, Alva Noto, Gea Brown, Layton Giordani, Nick Anthony Simoncino, Ralf, Sam Paganini, Wooden Crate
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La serata di giovedì 21 vede il debutto del festival in una nuova location: La Compagnia. Lo spazio, riaperto lo scorso anno grazie alla Regione Toscana, adesso è la casa del documentario e dei festival di cinema fiorentini. La sua tecnologia e la sua versatilità d'uso gli consentono di ospitare anche eventi e performance musicali, tra questi il nuovo progetto UNIEQAV (beta), che Alva Noto presenterà in occasione di Nextech Festival in anteprima nazionale. Carsten Nicolai, questo il nome all'anagrafe dell'artista, fa parte di una generazione di artisti che lavora intensamente in una zona di transizione tra arte e scienza. Dopo la sua partecipazione a importanti mostre internazionali come "Documenta X" e la 49° e 50° Biennale di Arti Visive di Venezia, le opere di Nicolai sono state presentate in due mostre personali alla Kunsthalle di Francoforte e alla Neue Nationalgalerie di Berlino nel 2005. Le sue performance sono giunte nei centri d’arte più importanti del mondo, dal Solomon R. Guggenheim Museum di New York, al Moma di San Francisco, al Centre Pompidou di Parigi, fino alla Kunsthaus di Graz e alla Tate Modern di Londra. Fra i suoi tanti progetti, tra cui la fondazione dell'etichetta Raster-Noton che in 18 anni si è imposta come una delle realtà più innovative e influenti nel panorama della musica elettronica sperimentale, le collaborazioni in progetti discografici, performativi e installativi con nomi del calibro di Blixa Bargeld, Michael Nyman, Mika Vainio, Thomas Knak e Ryuichi Sakamoto. Insieme a quest'ultimo ha composto la colonna sonora per “Revenant - Redivivo”, il film di Alejandro González Iñárritu uscito nel 2015. La pellicola, premiata agli Oscar nelle categorie Miglior regia, Miglior attore protagonista e Miglior fotografia, ha ricevuto anche 3 nomination come Migliore colonna sonora ai Golden Globe, ai BAFTA e ai Critics' Choice Movie Awards. Il live di Alva Noto a Nextech Festival sarà introdotto da Gea Brown, sound artist che traduce la propensione alla ricerca e alla selezione musicale in un personale approccio al djing. Dal 2010 ha creato live set e sonorizzazioni ambientali per designer e artisti che lavorano con danza, teatro, performance e videoarte. Vive e lavora a Prato dove cura progetti legati alla performatività sonora e alle intersezioni tra arte contemporanea e tessile.
Venerdì 22 settembre Nextech Festival si sposta in periferia, e più precisamente al Viper Theatre. Il nome di spicco stavolta è quello di Dj Ralf, al secolo Antonio Ferrari, tra i più conosciuti e apprezzati artisti della house music in ambito internazionale. Dai locali della sua Perugia a New York passando per Ibiza, la capacità di Dj Ralf di adattare una tendenza musicale al suo stile è riconosciuta in tutto il mondo. Dj, produttore, musicista e all'occorrenza giornalista, Ralf è a tutti gli effetti uno dei protagonisti indiscussi del palcoscenico musicale italiano. La sua breve biografia ufficiale parla da sola: “Mancato ballerino di prima fila, faccio ballare la gente da più di trent'anni. E questo è quanto”.
A scaldare la pista del Viper spetterà a Nick Anthony Simoncino: produttore, dj e collezionista di vinile Italiano, da più di undici anni vanta una collezione di oltre 10.000 dischi, principalmente Chicago House, Techno Detroit e Garage 80′s. Le sue produzioni sono state remixate da vere e proprie leggende come Larry Heard, Chez Damier, Virgo Four, Ron Trent, Gene Hunt e Dream 2 Science. Ha suonato e suona regolarmente nei migliori club di tutto il mondo come Panorama Bar, Rex, Fabric, Arma 17, Watergate e molti molti altri.
Venerdì 22 settembre è anche il giorno in cui Nextech Festival debutta con un nuovo format grazie alla collaborazione con Molinari. Alle 19:30 al negozio di dischi Move On si terrà una lecture curata dal giornalista Damir Ivic che vedrà come ospite uno dei protagonisti della serata al Viper, ovvero il sopracitato Ralf.
Un'iniziativa, a nome #ExtraContent, nata per conoscere gli artisti più da vicino. Scoprirne passioni, segreti, aneddoti, ricordi, idiosincrasie, sogni. Andare al di là della dimensione della performance cercando anche il dietro le quinte, il tocco umano, lo “storytelling” più intimo ed emotivo. Un tocco in più per arricchire il festival che vuole dare, al cento per cento, una prospettiva incisiva e approfondita sulla creatività più avanzata.
Nel giorno successivo le lecture di Molinari avranno il piacere di ospitare Sam Paganini, uno dei nomi di punta della serata conclusiva di Nextech (l'ingresso agli incontri è gratuito).
Sabato 23 gran finale in Fortezza da Basso, con una vera e propria maratona techno targata Drumcode, l'etichetta del producer svedese Adam Beyer, tra i nomi di punta di questa undicesima edizione di Nextech Festival. Beyer è riuscito a costruire una delle più consistenti e solide eredità nel mondo techno; dai main stage dei più quotati festival, ai club, fino alle classifiche di Beatport, la musica di Beyer è protagonista a tutto tondo. Alla fine del 2016 Adam si rivela molto positivo: “Questo è uno dei periodi più eccitanti che abbia mai vissuto – finalmente sono riuscito ad arrivare dove volevo. Essendo un dj techno so bene che questo non poteva avvenire dal giorno alla notte; arrivare al punto di ottenere fedeltà dell'industria discografica e dei fan è stata davvero una lunga strada”.
Parte fondamentale della carriera di Adam Beyer è certamente il marchio che ha reso la techno davvero globale: celebrato il 20esimo anniversario lo scorso anno, Drumcode non è soltanto una etichetta che produce dj di successo ma anche e soprattutto un brand, una identità musicale, nonché punto di riferimento nella scena elettronica. Proprio attraverso Drumcode, Beyer riesce a scovare nuovi talenti ed al tempo stesso espandersi in giro per il mondo grazie alle serate brandizzate ed all'omonimo show trasmesso in ben 53 differenti paesi. Il suo sound è stato spesso imitato, la sua resistenza più volte testata dal cambiamento del mercato musicale, ma la Drumcode ha dato prova di essere sempre più forte, un brand ai vertici divenuto fucina di idee.
Adam Beyer si è approcciato a questo 2017 con la seconda edizione di un nuovo progetto, il Junction 2 Festival di Londra, unito alle consuete notti estive ad Ibiza e alla partecipazione ad altri maggiori festival internazionali e non, come la sua attesissima
performance a Nextech festival. In ordine alfabetico, sempre nella serata di sabato, troviamo Layton Giordani. Nato a New York, classe 1992, Layton ha concentrato tutti i suoi sforzi unicamente sulla musica elettronica e prima ancora di aver compiuto 22 anni, aveva già suonato nei migliori club di New York come il Pacha, il Cielo, lo Space. La sua prima release su Phobiq Records, “Careless Suggenstions” ha letteralmente lasciato tutto il mondo dell'elettronica senza parole; Deadmau5 l'ha suonata dal main stage dell'Ultra Music festival, Carl Cox l'ha usata per il suo mix radio per la BBC, e l'album è rimasto nella Top 100 Techno di Beatport per quasi sei mesi. Nel 2016 è entrato a pieno diritto nel prestigioso roster Drumcode. Alla lettera S troviamo il già sopracitato Sam Paganini: l'unico artista Italiano con release a proprio nome su 3 etichette del calibro di Plus8, Cocoon e Drumcode. Dal 1996, anno in cui "Zoe" pubblicata con lo pseudonimo di Paganini Traxx è diventata una hit nei dancefloor di mezzo mondo, la ricerca musicale di Sam non si è mai arrestata e lo ha portato a collaborare e rilasciare le sue tracce su svariate etichette discografiche fino a ricevere la fiducia di un pioniere come Richie Hawtin, il quale ha firmato "Cobra EP" per la sua leggendaria label Plus8 nel 2011. Pochi fortunati artisti possono vantare nel proprio percorso musicale un disco “manifesto”, potente da superare i confini di genere e dilagare nel mainstream arrivando ai cori da stadio. Tratta dal fortunato album “Satellite” pubblicato su Drumcode nel settembre 2014, “Rave” è diventata un vero classico. Nr.1 in Beatport Techno per oltre 2 mesi, più di un anno e mezzo in chart e oltre 6 milioni di click su youtube (traccia techno più cliccata di sempre). Alla lettera W coloro che si qualificano a pieno diritto come i dj resident di Nextech Festival, ovvero i Wooden Crate. Il duo, formato da Davide Rosafio e Giuseppe Gonzalez, è nato sei anni fa nella scena musicale fiorentina. Negli ultimi due anni sono entrati a far parte di una importante label, la Dirty Session Records di Luca Bear e successivamente hanno iniziato a partecipare ai prestigiosi party ufficiali Cocoon, la storica etichetta di Sven Väth. A loro l'onore di aprire questa prima Drumcode Night al Nextech Festival.
Nextech Festival Press Office Lorenzo Migno [email protected] 339 4736584
Location: La Compagnia - Via Cavour 50R Move on - Piazza di San Giovanni, 1/R Viper Theatre - Via Pistoiese, 309/4 Fortezza Da Basso - Viale F.Strozzi 1
Tickets: dai15ai50€ +d.p. Preventite Boxoffice Maggiori Informazioni: www.nextechfestival.com
Partners istituzionali: Comune di Firenze / Estate Fiorentina, Network Sonoro, Fondazione CR Firenze, Regione Toscana, Ministero dei beni e delle attività culturali
Partners: Soundwall, Zero Sponsor: Molinari
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lamilanomagazine · 5 months ago
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Genova, in occasione della festa della repubblica torna "Palazzi Svelati": aperti al pubblico i palazzi delle istituzioni tra cui quello della Regione
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Genova, in occasione della festa della repubblica torna "Palazzi Svelati": aperti al pubblico i palazzi delle istituzioni tra cui quello della Regione Domenica 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, torna a Genova "Palazzi Svelati", l'apertura straordinaria al pubblico dei palazzi delle istituzioni, tra cui quello di Regione Liguria. Sono 23 le istituzioni coinvolte e 22 le dimore storiche pronte ad aprire le porte per rivelare a cittadini e turisti i propri tesori (Prefettura e Città metropolitana di Genova hanno sede nello stesso edificio, palazzo Doria Spinola), tra cui tre novità dell'edizione 2024: Villa Sauli Bombrini Doria (sede del Conservatorio Paganini nel quartiere di Albaro), il Museo Diocesano di Genova con il Chiostro dei Canonici di San Lorenzo e il Palazzo Ducale di Genova. I "Palazzi Svelati" saranno aperti al pubblico a partire dalle 9 di domenica 2 giugno; prenotazioni, con diverse modalità a seconda del palazzo, sul sito https://palazzisvelati.happyticket.it/. "Anche quest'anno torna un appuntamento di grande rilevanza: l'apertura straordinaria degli edifici istituzionali, solitamente chiusi al pubblico, quale occasione per ammirare il patrimonio artistico e architettonico della città festeggiando l'anniversario di nascita della Repubblica– commenta il presidente ad interim di Regione Liguria –. Si tratta di un evento unico per far conoscere i luoghi dove si svolge la vita amministrativa e politica, un gesto simbolico di avvicinamento tra cittadini e istituzioni, che è anche in grado di arricchire la vasta offerta culturale del nostro capoluogo e della Liguria. Anche il Palazzo della Regione in piazza De Ferrari, che nell'ultima edizione aveva accolto 1700 visitatori, è pronto ad aprire i battenti, offrendo anche aprire le porte per rivelare a cittadini e turisti i propri tesori oltre alla quadreria dell'Ente e alle statue in bronzo di Francesco Messina, prestito della Wolfsoniana". "Dopo gli oltre 70mila visitatori che hanno partecipato all'ultima edizione dei Rolli Days, grazie a Palazzi Svelati si apriranno al grande pubblico porte di alcune delle più belle dimore storiche genovesi che accolgono le sedi di istituzioni pubbliche, politiche e culturali – dichiara l'assessore al Marketing Territoriale del Comune di Genova – I numeri ci dicono che, in questi ultimi anni, le iniziative realizzate dagli enti locali per la divulgazione del nostro patrimonio culturale stanno riscuotendo un successo crescente tra cittadini e turisti. Finalmente, dopo un periodo di stanchezza, Genova sta tornando ad aprirsi al mondo in tutti i campi: non solo quello economico, dell'industria, della logistica e del digitale, ma anche quello – essenziale – della promozione del territorio e delle sue bellezze che per varietà, ricchezza e qualità, hanno davvero pochi eguali a livello internazionale". La città svelata : Il "gran teatro" di Piazza Nuova con gli occhi di un nordico (a cura di Anna Orlando) Durante 'Palazzi Svelati' i visitatori della sede della Regione Liguria in Piazza De Ferrari potranno ammirare una selezione delle opere d'arte custodite al suo interno e normalmente non visibili al pubblico. In occasione dell'edizione 2024, inoltre, il Palazzo della Regione ospiterà un singolare dipinto di collezione privata che svela un angolo di città che non c'è più. Siamo nel 1670-1680 circa, quando il tedesco Pietro Maurizio Bolckman, nato nel 1640 in Germania, a Gorinchem, e morto a Torino nel 1710, visita Genova città e ne ritrae uno degli angoli più vivaci e colorati: l'attuale piazza Matteotti, al tempo conosciuta come "Piazza Nuova", rappresentata durante lo svolgimento di un mercato. Quando ancora vi si svolgeva un grande mercato e Palazzo Ducale era protetto, come se fosse una fortezza, da una “cortina”, costruita alla metà del Quattrocento e demolita a metà Ottocento. Tra "besagnini", prelati, nobili trasportati in portantina e tanti altri personaggi, i visitatori potranno ammirare la piazza sotto una luce inedita, cogliendo le differenze e le similitudini tra la sua forma attuale e quella del XVII secolo. Bolckman, in Italia almeno dal 1664, ha un enorme successo a Torino, dove si trasferisce dopo aver visitato Roma, Napoli e Genova; è uno dei più importanti esponenti della cosiddetta “pittura di genere”, nella quale si ritaglia un ruolo da protagonista come specialista di vedute di città, specie grandi piazze gremite di gente. Come è nella tradizione dei pittori nordici, sempre attenti a curare ogni minimo dettaglio nella riproduzione della realtà che restituiscono su piccole lastre di rame o tavolette, oppure su tela come in questo caso, Bolckman racconta tanti piccoli episodi all’interno di una grande scena. Dopo una prima impressione generale, in cui già sentiamo il chiasso, il vociare acceso, l’abbaiare dei cani e il verso dei muli carichi di verdura, e persino il rumore degli zoccoli dei cavalli sul selciato, viene spontaneo indugiare sulle tante storie di tutti i giorni dei genovesi di allora. Vediamo chi vende e chi compra, chi passeggia e chi attraversa la piazza in portantina, cani, pollame, buoi squartati, nobili, popolani, monaci e monsignori. Ciascuno di loro è un attore o una comparsa, come in una gran teatro del quotidiano. Bolckman inscena una sorta di palcoscenico, in cui le quinte sono costituite dai palazzi, dalla chiesa del Gesù, dalla cattedrale di S. Lorenzo. Anche ogni edificio, al pari degli abiti degli “attori” o di ogni singola merce venduta sui banchi di Piazza Nuova, è descritto minuziosamente. L’artista ci svela, in alcuni casi, la città che non c’è più. Non ci colpiscono tanto il campanile e la cupola del Duomo, che appaiono proprio come sono oggi, ma alcune facciate dipinte secondo la tipica tradizione genovese, oggi sbiadite o del tutto svanite con il passare dei secoli. Gli attori sul palcoscenico sono una folla animata, dove riconosciamo il macellaio, il pollivendolo, le “besagnine” (ossia le donne che dalla val Polcevera scendevano in città per portare le frutta e la verdura dei loro orti), la lattaia che vende anche la “prescinsêua”, ossia quella “quagliata genovese” o “giuncata” che originariamente veniva dall’entroterra, specie dalla Val d’Aveto. Micro storie, tutte così vere, grazie agli “occhiali magici” di un nordico in città. "Ogni opera d'arte è un piccolo capitolo di storia che si svela sotto forma di figura e ci regala non solo bellezza, ma anche conoscenza - dichiara la curatrice Anna Orlando -. Il dipinto di Pietro Maurizio Bolckman, un pittore tedesco che visitò Genova alla fine del '600, illustra nei minimi dettagli una parte della nostra città in un momento di vita quotidiana di oltre 300 anni fa. Siamo virtualmente in piazza Matteotti e, come se indossassimo degli occhiali magici, ci ritroviamo in Piazza Nuova, quando vicino alla chiesa del Gesù e a Palazzo Ducale, difeso da mura come una fortezza, si svolgeva il grande mercato con frutta e verdura, con i banchi del macellaio, del pollivendolo e della lattaia. Altrettanto magicamente, questo capolavoro di collezione privata si trasforma sotto il nostro sguardo da un'immagine fissa a un gran teatro di persone e animali in movimento, dei quali ci pare di sentire persino il vociare festoso e chiassoso". I "Palazzi Svelati" 2024: Palazzo Doria Spinola – Prefettura e Città Metropolitana di Genova; Palazzo della Regione Liguria; Palazzo Doria Tursi - Comune di Genova; Palazzo Tobia Pallavicino - Camera di Commercio; Palazzo della Borsa; Palazzo De Gaetani - Banca d'Italia; Museo dell'Accademia Ligustica di Belle Arti; Palazzo dell'Università; Palazzo Lomellini Patrone - Comando Militare Esercito "Liguria"; Palazzo San Giorgio - Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale; Museo del Risorgimento - Istituto Mazziniano; Sala Operativa della Protezione Civile di Regione Liguria; Avvocatura Distrettuale dello Stato; Palazzo Ducale di Genova; Palazzo degli Uffici Finanziari - Agenzia delle Entrate; INAIL - Direzione regionale Liguria; Forte San Giorgio - Istituto Idrografico della Marina Militare; Capitaneria di Porto - Guardia Costiera; Comando dei Vigili del Fuoco; Museo Diocesano - Chiostro dei canonici di San Lorenzo; Villa Sauli Bombrini Doria – Conservatorio Paganini; Caserma "San Giorgio" - Comando Regionale della Guardia di Finanza. Maggiori dettagli e orari sul sito a questo link. In occasione del 2 giugno si terrà la cerimonia ufficiale di celebrazione della Festa della Repubblica, in piazza Matteotti, a partire dalle 9.30. In programma, dopo l'alzabandiera, l'esecuzione dell'inno nazionale da parte del Conservatorio Niccolò Paganini di Genova e la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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