#non vi sopporto più
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Se un giorno smetterò di rispondere a qualsiasi chat su questo social, non fatevi domande perché siete voi che mi avete fatto terminare la pazienza e a una certa uno si stufa di chat vuote, inutili, temporanee, saltuarie, mirate a un solo obiettivo, o che bisogna rincorrere. Mi spiace ma io non rincorro più nessuno e la cara ragazza che ci prova e ci riprova con sopportazione e facendo finta di dimenticare sta sparendo, sta arrivando la ragazza che si chiude nel suo mondo, asociale e disinteressata a qualsiasi rapporto umano. Grazie eh ci state riuscendo, sentitevi fieri brutti bastardi.
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#pensieri#mi sono rotta#basta#avete rotto#sopportazione#non vi sopporto più#chat inutili#chat vuote#non rispondo più
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boh, è normale che mi passa la volta di dirvi le cose a sto punto
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dio prendi tutte le mie sofferenze e dalle a dimarco
#streaming funzionante trovato btw ma perché cristo nessuno di quelli che uso di solito funzionava decentemente#cosa tocca fare perché se no si deve pagare 45 euro al mese per dzn#comunque non li sopporto tutti gli interisti ma lui vi giuro lo guardo e mi sale il crimine è più forte di me#milan lb
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non so più come fare non sopporto più nessuno, mi dà fastidio avere gente attorno, sto nervoso costantemente, penso h24 a quanto vorrei stare in una baita nella foresta senza anima viva attorno
madonna quanto mi stanno sul cazzo tuttiiiiiiiiiii tutti tutti tutti io vi odio
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Vi giuro che non ce la faccio più, non sopporto più lo sguardo di uomini di ogni età che ovunque ad ogni ora del giorno mi squadra da capo a piedi con questi occhi assetati e beffardi.
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Non vi sopporto quando scrivete “oddio sta sessione mi sta mandando in depre”.
Pure io ho fatto 5 anni di università ma è stata una mia scelta, di certo non come chi lavora sotto il sole cocente o al freddo d’inverno per 10 ore giornaliere a 1000€ al mese.
Eppure sì, dirà, “che due coglioni”, ma non lo scrive sui social.
Basta con ste stronzate avete 25 anni, poco più poco meno, dai cazzo.
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ma perché dovete commentare le scelte di tutti? da cosa nasce questo bisogno? ormai tutti si sentono in diritto, anzi, quasi in dovere, di mettere bocca su tutto. non sopporto le persone che lo fanno, il più delle volte senza conoscere tutta la storia, le motivazioni che possono esserci dietro una determinata scelta e quant’altro. imparate a pensare a voi stessi, a quello che fate e a quello che siete voi, commentare la vita degli altri non vi porterà da nessuna parte, non è funzionale a passare un esame universitario, a lavorare meglio, a respirare, a vivere. non rompete il cazzo
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CAPITOLO 2
“Pietro! Pietro! Affacciati!” Urlò la prima voce.
“E muoviti! Sei diventato sordo?” Fece eco la seconda.
Cazzo, no che non ero sordo! Ci sentivo benissimo, l’inconveniente era che avevo solo dodici anni. E a quell’età non puoi fare come ti pare, specialmente se è domenica e sei a pranzo con la tua famiglia. Tutta la tua famiglia, tuo padre compreso, che, gli altri giorni della settimana, è sempre via per lavoro: camionista per una ditta di travi e tavolati in castagno. Lavoro di merda, secondo i miei pochi anni, ma pur sempre un lavoro.
Sentivo le spine sotto al culo, ma guai a sollevare le chiappe senza permesso, così continuavo a fissare il minestrone, che tra le altre cose mi faceva pure schifo, e a giocherellare con il cucchiaio fingendo indifferenza.
“Pietro! E forza! Sei sempre l’ultimo!” Insistettero dal vicolo.
Mio padre sbuffò un paio di volte, mollò le posate, distolse lo sguardo dal telegiornale e mi allungò uno scappellotto.
“Ahio! Cosa ho fatto ora?” Protestai.
Mi fissò con i suoi occhi chiarissimi e l’aria burbera di sempre, poi ordinò: “Su, affacciati e senti cosa vogliono quei piccoli rompicoglioni dei tuoi amici; ché così non mi fanno capire una sega! Già non lo sopporto quello del telegiornale, se non mi fanno neanche capire quello che dice, me lo spieghi tu cosa cazzo lo guardo a fare?”
Controllò il suo orologio e aggiunse: “Ma è appena l’una e quaranta! Come li fanno mangiare ‘sti bambini quelle scansafatiche delle loro madri? Li imboccano con la fionda? Su sbrigati Pietro, che sento che stanno iniziando a girarmi.”
“Tanto a te girano sempre!” Pensai mentre mi precipitai sul balcone.
“Era ora Pietro! Ma che te stai a magna'?” Dissero in coro Tonino e Sergio non appena mi videro.
“Veramente ho iniziato adesso! Ma che volete a quest’ora? E’ troppo presto, i miei si incaz… si arrabbiano se rompete all’ora di pranzo.” Risposi.
Fortunatamente avevo fatto marcia indietro in tempo. O almeno così speravo. Mia madre diventava una iena quando mi scappava qualche parolaccia. Diceva che, per quel genere di vocabolario, bastava e avanzava mio padre. E non è che avesse tutti i torti.
“Ma che ti sei rincoglionito? La proposta l’hai fatta tu ieri sera ed oggi già non te la ricordi più?” Mi ammonì incredulo Tonino.
“Allora davvero sei rincoglionito!” Aggiunse Sergio, che, dei due, era quello che andava sempre a rimorchio.
Finalmente lo sguardo mi cadde sulle biciclette appoggiate al muro scrostato della casa di fronte e la nebbia nella mia mente si diradò all’istante.
“Cazz…volo! Il fiume! Dobbiamo andare al fiume a fare il bagno! Me l’ero proprio scordato! Che testa di legno che sono!” Dissi
“Di legno è dir poco! Di cazzo è più esatto!” Disse Tonino ridendo e facendo ridere anche Sergio.
“Aspettatemi lì, finisco in fretta di mangiare e scendo. Non vi muovete!” Dissi ancora.
“Sbrigati però, che gli altri sono già sotto porta che ci aspettano. Avevamo detto alle due precise!” Insistette Tonino.
“E allora? Non sono ancora le due, stronzi!” Stavolta mi era scappata sul serio e sperare che sarebbe passata inosservata era un’illusione che neanche io potevo concedermi.
“Pietro! Vieni subito dentro!” Fu l’ordine militaresco di mia madre. Come volevasi dimostrare.
Rientrai immediatamente in cucina e la trovai già in posa per la predica. Si era tolta il tovagliolo da sopra le ginocchia, si era alzata in piedi, aveva divaricato leggermente le gambe, ma, quel che è peggio, aveva appoggiato il dorso delle mani sui fianchi, che era davvero peggissimo. Tutte e due le mani, la posizione della brocca, praticamente tuoni e fulmini in arrivo. Fosse stata una sola mano, la posizione a tazzina, come l’avevamo battezzata noi ragazzini, te la potevi anche cavare a buon mercato, ma con la brocca eri finito. Avrei volentieri pensato: “Erano cazzi!” Ma in quel frangente avevo persino paura a pensarle, le parolacce; non tanto per la sgridata, o gli scappellotti, che avrei potuto prendere e che avrei sicuramente preso; quanto per la paura che mi avrebbero potuto vietare di uscire. Quella si sarebbe stata una catastrofe planetaria.
“Allora, signorino? Quante volte ti ho ripetuto che non voglio che tu dica le parolacce?”
“Scusa mamma, mi è scappata!” Risposi col tono più innocente che riuscii a trovare.
Non vidi partire la mano, ma l’impatto con la mia testa lo sentii; eccome se lo sentii.
“Ahio!” Urlai tra il sorpreso, l’arrabbiato e il piagnucoloso. Poi guardai mio padre di traverso.
Lui raccolse il tovagliolo con la mano assassina, si pulì i folti baffi castani, mi fissò e disse: “Scusa, mi è scappato. Non volevo. Magari se ci avessi pensato prima, sarei anche riuscito a non dartelo; ma purtroppo è così che va il mondo e io non posso farci un cazzo di niente!”
Da una parte mia madre, ovvero la teoria, dall’altra mio padre, senza ombra di dubbio la pratica. Insieme formavano una morsa d’acciaio che mi avrebbe stritolato senza scampo. Potevo dire addio agli amici, al fiume, al bagno e a chissà quanti altri divertimenti.
Ma non andò così. Una via di fuga esisteva, ridotta al lumicino, ma esisteva ed io la imboccai di filata, incurante dei tremendi pericoli ai quali sicuramente andavo incontro. Non fu una scelta consapevole, proprio no, fui costretto ad imboccarla dalla rabbia e dal desiderio di vendetta per essere stato colpito, a mio avviso, ingiustamente e a tradimento.
“Allora perché lui le dice in continuazione?” Urlai verso mia madre, ma rivolgendomi più che altro a mio padre. Gli occhi mi si affollarono di lacrime, ma le trattenni stoicamente. Ero schifosamente orgoglioso, fin da piccolo. Era un colpo basso, lo ammetto, avventato e alla cieca, l’ultimo colpo, di quelli che come va, va; quello della disperazione, che ti può regalare il KO, ma che, più spesso, fa finire te al tappeto e trionfare l’avversario.
“Cosa, cosa?” Ringhiò basso mio padre.
“Le parolacce ecco cosa! Perché tu puoi dirne quante ne vuoi, ma se ne scappa una a me sono guai? Penso che se una cosa è sbagliata, è sbagliata per tutti!” Dissi, sempre con le lacrime in bilico e sforzandomi di non abbassare lo sguardo. Un rischio della Madonna!
Fu ancora svelto come un gatto, mi afferrò per la maglietta e mi trascinò a pochi centimetri da lui, facendomi rovesciare la sedia dove prima ero seduto. Ma come aveva fatto? Era grosso come un armadio e con la pancia di chi non sa mai dire di no ad una bella bevuta; ma quando si muoveva era Flash Gordon in persona. Certo che da grande avrei voluto essere come lui! Nessuno mai si sarebbe azzardato a prendermi in giro!
“Ascolta bene, stronzetto,” Mi disse inondandomi col suo alito di vino. Di vino: staccato,”L’unica persona che poteva dirmi ciò che dovevo, o non dovevo fare, era mio padre ed ora sta sotto un paio di metri di terra. Pace all’anima sua.”
Devo dire che il sospetto che lo avesse ammazzato lui mi attraversò la mente, ma mica potevo dirlo.
“Adesso ho quarantacinque anni,” Proseguì,” e nessuno, dico: nessuno, può permettersi di darmi degli ordini.”
“Io non…” Tentai di giustificarmi.
E giù un altro scappellotto, stavolta un po’ più sonoro, visto che mi rimbombarono i pensieri. Il vecchio ora era incazzato sul serio. Ora non potevo fare passi falsi. Dovevo stare attento a giocare bene le mie carte. Soprattutto dovevo uscire il più in fretta possibile da quella spiacevole situazione. Fortunatamente ed inaspettatamente mia madre arrivò in mio soccorso. Cuore di mamma non tradisce mai.
“Dai Alfredo, lascialo stare. Basta con gli schiaffi!” Disse con tono pacato ma perentorio.
“Cosa fai ora, Maria? Prendi le sue difese? Io intervengo a darti manforte e tu mi vieni contro? E’ ora che qualcuno insegni davvero l’educazione a questo moccioso sfrontato e se non vuole capire con le buone, peggio per lui! Io sono cresciuto a pane e scapaccioni tuttavia non mi sono mai sognato di rispondere a mio padre; anche perché mi avrebbe scorticato vivo!”
“Ma io non ti ho risposto male! Ho solo dett…”
Fu il terzo scappellotto della giornata a troncare il discorso e a sbaragliare la mia timida difesa.
“E basta Alfredo! Piantala di alzare sempre quelle tue manacce! Poi non picchiarlo sulla testa che è pericoloso!” Lo ammonì di nuovo mia madre.
“Così impara a parlare soltanto quando è interrogato! In quanto agli schiaffoni invece, di cosa hai paura? Per il tuo marmocchio la testa non è un organo vitale, visto che è vuota. O forse temi che il rimbombo possa causargli danno all’udito?” Concluse ridendo di gusto.
Cosa volete farci, mio padre era fatto in questa maniera: se la suonava e se la cantava. Faceva le battute e rideva da solo. Era capace di passare dall’incazzatura più nera all’ilarità più sfrenata, e viceversa, in un battibaleno. Difatti mi strizzò l’occhio, mi scompigliò i capelli neri e arruffati e disse:”Dai, finisci la minestra, mangia la carne e fila via. I tuoi amici saranno già in pensiero.”
“E no, cari miei!” Intervenne mia madre sempre mantenendo la posizione; ma ebbi l’impressione che la “brocca” in questa circostanza, fosse tutta per mio padre: “Con te facciamo i conti dopo,” Disse rivolta al vecchio, “In quanto a te signorino: ora finisci di pranzare, poi te la fili dritto, dritto in camera tua. Uscirai domani. Sempre che tu sia capace di non dire ancora parolacce.” E questo era per me.
“Ma dai, Maria! Tre sberle, per oggi, vanno più che bene come punizione. Domani, se si azzarderà ancora ad essere maleducato, lo portiamo al fiume e ce lo affoghiamo! Così ci togliamo il pensiero!” Detto ciò si batté forte sulle gambe e rise a crepapelle.
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in questa vacanza con le amichette ci sono dei momenti in cui non ne sopporto due
bisticciano tutto il tempo come due bambinette, vi giuro dopo un po' non se ne può più
oggi in spiaggia sono arrivata quasi al limite e senza peli sulla lingua io e l'altra gli abbiamo fatto notare che alle volte anche meno, diventa troppo e pesante per noi sopportarle
non credo abbiamo afferrato il messaggio perché continuano a comportarsi così (non sempre eh ma spesso), prima le ho sentite chiedersi "ma nche senso ci hanno detto che siamo così?"
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d’ ora in poi questo blog è vietato ai penemuniti, grazie 💗💗💗💗💗 non vi sopporto più
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Di essere nata storta ne ero già consapevole. Preferire il tormento della tempesta alla falce luccicante del sole, lo strusciare dei gatti alle persone, il silenzio alle parole, la follia alla saggezza, la passione alla ragione, mi ha reso viva. Strana, sì, ma viva.
A quarantacinque anni ci sono arrivata arrampicandomi con le mani, mentre le nocche sanguinavano e il fiato si faceva corto. La vita mi ha dato tanto: le conversazioni più belle e profonde le ho avute con viandanti sconosciuti, ho provato un'immensa gratificazione nel far crescere una pianta, ho visto più umanità nello sguardo di un cane che in quello delle persone, ho avuto un amore grandissimo che mi ha spappolato il cuore, ho visto Dio nel sorriso di mia figlia.
Conosco il dolore, quello che ti scava lo stomaco e l'anima e ti taglia il respiro. Molti di voi mi hanno vista piangere ed è stato come vedermi nuda; altri hanno pianto con me e vi amo per questo. Ho sempre pensato di non essere né migliore né peggiore degli altri esseri umani: mi alzo, vado a lavoro, torno a casa e mi addormento.
Questi vuoti di tempo, che non sono mai da riempire con atti banali, li colmo con l'amore verso le mie figlie e verso me stessa. Cerco di ridere almeno una volta al giorno e canto quando sono triste.
Una cosa che invece evito come la peste sono i posti di blocco, i semi dell'uva e il 90% delle persone. Il restante 10% non lo sopporto comunque, ma è composto da persone a cui voglio immensamente bene. Ed è a questa minoranza che mi rivolgo: ci vediamo e sentiamo raramente, magari non ho tutta quella leggerezza adatta ai momenti di relax, non ho letto manuali di psicologia e pensiero positivo... ma in nessuna occasione, se tu dovessi porgermi la mano, io ti rifiuterò il mio aiuto o riderò della tua debolezza crogiolandomi nella convinzione di sapere tutto. Mai!
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Francesco Guccini Cirano
Venite pure avanti, voi con il naso corto
Signori imbellettati, io più non vi sopporto
Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio
Perché con questa spada vi uccido quando voglio
Venite pure avanti poeti sgangherati
Inutili cantanti di giorni sciagurati
Buffoni che campate di versi senza forza
Avrete soldi e gloria, ma non avete scorza
Godetevi il successo, godete finché dura
Che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura
E andate chissà dove per non pagar le tasse
Col ghigno e l'ignoranza dei primi della classe
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna
Però non la sopporto la gente che non sogna
Gli orpelli? L'arrivismo? All'amo non abbocco
E al fin della licenza io non perdono e tocco
Io non perdono, non perdono e tocco
Facciamola finita, venite tutti avanti
Nuovi protagonisti, politici rampanti
Venite portaborse, ruffiani e mezze calze
Feroci conduttori di trasmissioni false
Che avete spesso fatto del qualunquismo un arte
Coraggio liberisti, buttate giù le carte
Tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese
In questo benedetto, assurdo bel paese
Non me ne frega niente se anch'io sono sbagliato
Spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato
Coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco
E al fin della licenza io non perdono e tocco
Io non perdono, non perdono e tocco
Ma quando sono solo con questo naso al piede
Che almeno di mezz'ora da sempre mi precede
Si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
Che a me è quasi proibito il sogno di un amore
Non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute
Per colpa o per destino le donne le ho perdute
E quando sento il peso d'essere sempre solo
Mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo
Ma dentro di me sento che il grande amore esiste
Amo senza peccato, amo, ma sono triste
Perché Rossana è bella, siamo così diversi
A parlarle non riesco
Le parlerò coi versi
Le parlerò coi versi
Venite gente vuota, facciamola finita
Voi preti che vendete a tutti un'altra vita
Se c'è, come voi dite, un Dio nell'infinito
Guardatevi nel cuore, l'avete già tradito
E voi materialisti, col vostro chiodo fisso
Che Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso
Le verità cercate per terra, da maiali
Tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali
Tornate a casa nani, levatevi davanti
Per la mia rabbia enorme mi servono giganti
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco
E al fin della licenza io non perdono e tocco
Io non perdono, non perdono e tocco
Io tocco i miei nemici col naso e con la spada
Ma in questa vita oggi non trovo più la strada
Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo
Tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo
Dev'esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
Dove non soffriremo e tutto sarà giusto
Non ridere, ti prego, di queste mie parole
Io sono solo un'ombra e tu, Rossana, il sole
Ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
Ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
Perché oramai lo sento, non ho sofferto invano
Se mi ami come sono
Per sempre tuo
Per sempre tuo
Per sempre tuo
Cirano
youtube
#scambio di doppia consonante#francesco guccini#cirano#d'amore di morte e di altre sciocchezze#live#Youtube
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Tra tanti dei termini d'uso comune che proprio non sopporto c'è il verbo "segarsi" utilizzato per descrivere la masturbazione maschile. Chiara la sua discendenza: da "farsi una sega", modo volgare e piuttosto comune da parecchio tempo di definire l'atto auto-erotico maschile. Ma non è mica l'unico. Anzi, si vedrà che "farsi una sega", per quanto comune, non è così trasversalmente diffuso nel linguaggio volgare di tutto il paese; regionalmente, vi sono parecchie varianti altrettanto note: raspa, raspone, pugnetta, trimone, pippa e via dicendo. Perché, dunque, da qualche anno a questa parte le giovani generazioni (e pure quelle meno giovani che però vanno su internette a rimorchiare nelle ciàt) usano questa orrenda forma verbale riflessiva? Segarsi è terrificante, personalmente in me evoca l'immagine di uno che si trancia un arto di netto mentre sta fabbricando un tavolo. Fate voi, ma non mi pare il massimo da usare se si spera di ottenere determinati risultati. Cosa c'era di male nel "farsi una sega"? Davvero due paroline in più ci costano tanto? E andiamo, su. Capitolo a parte per quelli che scrivono in italiano ma chiamano la fica "pussy", possiate non vederla più fino alla fine dei vostri giorni.
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quello che più non sopporto è il comportamento di certe persone nei miei confronti da quando prendo la cura ormonale o da quando ho scelto di chiamarmi Athos, ormai due anni. anche parenti, anche mia zia o mia nonna perché io lo vedo nei loro occhi che non sono gli stessi occhi con cui mi guardavano prima e io non capisco cioè sono sempre io se hai dubbi, se non riesci a capire perché non me ne parli? come mai non mi chiedi cosa mi ha spinto a intraprendere questo percorso invece di fissarmi come se fossi un mostro. Io quando vado a casa dei miei nonni per le feste e non, sento questo senso di disagio salire perché so che non capiscono e non accettano quello che sono e io mi chiedo cosa vi ho fatto di male? niente quindi non c'è dubbio che io rimanga in silenzio a subirmi i vostri giudizi
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Vi sono state rimostranze negli scorsi giorni attorno alla pubblicazione degli Omnibus, visti da alcuni fan come pretesti per spillare soldi, dannosa, in quanto esclude l'allargamento della fanbase. Questa edizione, però, si propone di avere obiettivi diversi. Non vuole essere il vattelapesca che trovi in edicola, bensì l'edizione con cui consegnare Pk alla storiografia. Insomma, è un'edizione che è giusto che esista.
Gli Omnibus, poi, sono edizioni che hanno un loro mercato e, nonostante la loro natura elitaria, risultano essere, alla fine, spesso il mezzo più economico per raccogliere delle serie lunghe in tempi ragionevoli; imbarcarsi in ristampe di lunga durata in periodi così instabili sarebbe un azzardo che renderebbe improbabile la stessa conclusione di tale impresa.
Per quanto riguarda l'accesso di nuovi lettori, si pone certamente un problema. Se un Omnibus è un acquisto impegnativo, una serie di Omnibus lo è ancora di più. Ma d'altronde, quando io mi sono approcciato al mondo supereroistico, vi erano svariate serie e saghe storiche irrecuperabili se non tramite omnibus (Alias e il Daredevil di Miller mi salutano ora dalla libreria di fronte). Recentemente sono state date alle stampe edizioni più popolari, ma grazie a concause esterne (serie TV) e alla coda lunga delle edizioni in bonellide (non credo desidereste mai vedere Pk in formato 19x21 b/n).
Ma allora, come vendere Pk (una serie che ha come grossa problematica la sua lunghezza, per essere proposta ad un pubblico ampio in modalità sostenibili economicamente e mantenendo l'interesse dei lettori) ad un pubblico che non sia lo stesso che già lo conosce?
Ecco che allora mi è caduto l'occhio sul volume Deluxe di Trauma e mi si è accesa la scintilla. Per qualcuno che volesse approcciarsi a Pk, coinvolgerlo in un investimento pluriennale, anche solo per capire se la serie possa essere nelle proprie corde, potrebbe non essere la soluzione migliore. Ma una ristampa delle singole storie più iconiche, in un formato elegante (anche se personalmente non sopporto la ratio delle Deluxe) che renda giustizia alle tavole?
Io stesso ricordo di essermi approcciato per la prima volta con un volume di Pk Memories, contenente la bilogia del Razziatore (e se non ti rapisce la bilogia del Razziatore puoi anche lasciar perdere).
Quindi ben vengano questi volumi per attirare nuovi lettori, che poi troveranno ad aspettarli gli Omnibus per approfondire questa saga.
#disney#comics#disney comics#pk#duck avenger#donald duck#pkna#fumetti#paperinik#paperino#omnibus#pk omnibus
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mi arriva un messaggio di Lu (amica di Siu, che non sopporto) "ho avuto uno scambio con MC 😈" alias il birraiolo, speravo in uno suo ritorno su questi schermi
pure questo giovedì me l'ha ritirato fuori, dimostrando la sua invidia, questo è, nei miei confronti solo perché io e lui avevamo parlato a ottobre/novembre mentre lui spillava la mia birra (tipico di me)
(vi dico solo che per lei scriversi con qualcuno fino alle 4 del mattino significa che c'è un rapporto tale che se lei pubblica una storia su Instagram, tu non solo gliela devi visualizzare ma anche commentare sennò drama queen)
se dovessi parlare di Lu non finirei più, ma credo che già da quello che ho scritto si capiscano le sue dinamiche da elementari, per me inaudite
comunque anche questa volta ho paura che si sia fatta i castelli in aria dopo questo cosiddetto scambio con MC (2 messaggi in croce, a cui lui ha messo solo un cuore, che lei ha interpretato come un troncare la conversazione, mai iniziata)
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