#nomea
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Le donne 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘦𝘴𝘴𝘢𝘯𝘵𝘪 hanno un carico decisamente pesante di 𝘵𝘳 da sostenere, in una realtà sessista: sono percepite come in𝘵𝘳iganti, vengono additate come s𝘵𝘳eghe, e, qualora promiscue, devono subire la nomea di 𝘵𝘳oie.
#donna#donne#interessante#interessanti#pesante#nomea#carico#troia#pregiudizio#strega#intrigante#promiscua
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Giorgia D'Artizio: cantare in gruppo ha una forza unica
Un progetto a nome individuale, ma che è figlio di un lavoro di squadra molto coordinato e articolato: Nomea è il nuovo album di Giorgia D’Artizio con La Collettiva, un ensemble che viaggia dal jazz al folk, effettuando numerose tappe intermedie. Anticipato dal video di Insolita allegria, il disco è sostanzialmente un’unica suite, incentrata sul tema della follia. Un lavoro corale molto intenso…
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Magari n' teness cuscienza N' teness problem
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The obligatory beach episode.
#slither scribbles#kittyverse#Haruharu Nomea#Koiyoronoio'odoi I'i#Mirad Lokenev#Vay Gacki#Iysh Sanji#aurelian#zeganite#kasaal#cydroid#vlare
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Is that Hayao Miyazaki
Can you see it
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LITERALLY EVERY MEMBER OF THIS FAMILY IS INSANE THERE IS NO WAY
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coraggiosa presa di posizione del pontefice: "basta sodomia tra uomini adulti, abbiamo una nomea da mantenere riguardo la pederastia"
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Storia di Musica #338 - AA. VV., Picnic-A Breath Of Fresh Air, 1969
La EMI fonda nel 1969 una sussidiaria, la Harvest, sulla scia di altre case discografiche, per intercettare le nuove sonorità, in un periodo, la fine degli anni '60, straordinariamente fertile dal punto di vista creativo. Per questo motivo pensa ad una compilation vetrina di alcuni artisti sotto contratto con la casa madre, affiancati da giovani promesse. Ne esce così un mix musicale intrigante e qualitativamente notevole del panorama musicale britannico. Tra l'altro il disco, un doppio, fu concepito e prodotto per costare pochissimo, per essere venduto nei negozi a 1,5 sterline. Ha delle particolarità: in primis la copertina, opera dei mitici creativi della Hipgnosis, che come tutte quelle agostane della rubrica presenta una spiaggia, in questo caso della Normandia. Un gruppo di uomini ha una maschera antigas. L'interno è ancora più suggestivo, in bianco e nero, dove gli uomini camminano sulla battigia e nel cielo si notano le copertine dei dischi da cui i brani sono presi. Tra questi fece scalpore la presenza di Embryo, inedito dei Pink Floyd. Registrato durante le sessioni di Ummagumma ma non incluso in quel lavoro, il brano ebbe una notevole vita live, cosa che spinse ad includerlo. La band non fu affatto felice della scelta, considerando quel brano alla stregua di un demo, tanto che spinse ad un parziale ritiro della compilation. Fu quindi in fretta e furia ristampata, senza riportare quella canzone. Per questo motivo le prime edizioni senza correzione sono un pezzo pregiato del collezionismo discografico. Ed è un peccato, perché il resto della selezione è favoloso. Si inizia con Into The Fire dei Deep Purple, da Deep Purple In Rock, la culla dell' hard rock. Poi perle del nascente progressive: Mother Dear dei Barclay James Harvest, dal loro meraviglioso disco omonimo d'esordio, quello con la copertina a mo' di rosore di una chiesa. C'è Eleanor's Cake di Kevin Ayers, Water della Third Ear Band, addirittura Syd Barret con Terrapin, da The Madcap Laughs, esordio solista dell' ex Pink Floyd, che uscirà addirittura un anno dopo l'arrivo nei negozi di questo disco vetrina. E ci sono altre perle di band minori, sicuramente per notorietà, ma che suonavano meravigliosamente. Se i Quatermass sono stati già protagonisti di questa rubrica, ricordo altri gioielli che all'epoca vivevano di grandi speranze. I Bakerloo, un power trio alla Jimi Hendrix Experience, qui con il torrido rock mozzafiato di The Worried Feeling, dal loro unico, bellissimo, ma sfortunato album Bakerloo; Again And Again de The Greatest Show On Earth, che pubblicarono due preziosi dischi nel 1970, entrambi con la copertina firmata Hipgnosis, capaci di un rock progressive segnato da una sontuosa sezione fiati; Tea And Symphony furono tra i precursori del progressive folk, con una formazione che mutava di continuo, furono inoltre una delle prime formazioni ad avere un proprio impianto luci per i primi spettacoli multimediali. Un altro rock trio presente è The Edgar Broughton Band, gruppo di Warwick, famoso per la voce blues, urticante e caratteristica di Edgar Broughton. Ebbero anche una sinistra nomea perché spesso organizzarono concerti in luoghi pubblici che finirono non poche volte in gigantesche risse con intervento della polizia, tanto che la band fu bandita da diverse città. Vista l'aura di culto, la EMI realizzò un cofanetto di 3 CD dal titolo A Breath Of Fresh Air - A Harvest Records Anthology 1960-1974 che mantiene alcune canzoni, tra cui Embryo, ne sceglie altre dagli stessi autori della prima e aggiunge qualche brano dell'ultima stagione del progressive. Vale la pena recuperare le canzoni del primo, per una playlist ante litteram di un momento eccezionale per la musica europea. E non solo.
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Serracchiani = Violante 2
È sempre più chiaro che il ruolo del PD è tirare la volata ai fasci.
Serracchiani: «Finalmente parole chiare da Meloni»
Ora tenendo conto che per dire come Renzie, Serracchiani doveva essere il nuovo che avanza nel PD... l'ala giovane e "a sinistra" e poi è finita a dire cose che potrebbero stare appunto bene in bocca a Salvini o Meloni come «Stupro più odioso se commesso da profugo»...
MA CHE CAZZO STAI A DIRE? MA CHE SONO LE COMICHE?
Questi sono opportunisti, bugiardi patologici.
Ma che cazzo ti vuoi guadagnare? La nomea di essere imparziale e cogliona? Imparziale con i fascisti?
Se solo ti stesse anche vagamente a cuore l'interesse dell'elettorato che fingi di rappresentare, non ti sarebbe MAI venuto in mente di dire una coglioneria tale.
Ricordiamoci ancora come ce la menano con Almirante ai funerali di Berlinguer.
Almirante era fascista ed è rimasto un fascista fino all'ultimo. Questa NON È gente per bene. Sono fascisti.
Ai fascisti gli si fa le imboscate, non gli si porge l'altra guancia. Non li si invita al dialogo, alle trasmissioni per un confronto.
È EVIDENTE che limitarsi a votare il meno peggio NON È ABBASTANZA.
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Visto che molti giornali stanno riprendendo la campagna contro l'istruzione pubblica e per una scuola "meritocratica", bombardandoci quotidianamente con improbabili storie di fantomatici geni laureatisi a 15 anni solo grazie alla forza di volontà, vorrei riportare un breve aneddoto personale. Alcuni mesi fa sono stato accettato per un dottorato (PhD) in Relazioni Internazionali dall'Università di Cambridge. Il processo di selezione, più che meritocratico, mostra come le università più conosciute ("d'eccellenza", direbbero quei giornali) siano sempre più luoghi inaccessibili per chi non ha un privilegio di classe. Per potersi candidare sono necessari una serie di pre-requisiti ufficiali, come le certificazione linguistiche, e ufficiosi, (per esempio, è quasi impossibile essere presi senza aver fatto esperienze di studio all'estero). Tutte cose estremamente dispendiose a cui solo una minoranza può avere accesso. Uno studente che va in Erasmus, per esempio, riceve circa 300€ mensili come borsa di studio, una cifra con la quale in una grande città europea si può a malapena coprire il vitto. Tutto il resto è a spese proprie. Per non parlare di esperienze lavorative utili al curriculum ma sottopagate o non pagate affatto (l'ONU, per nominarne uno, offre tirocinii di 6 mesi a New York senza prevedere alcuna remunerazione). Chi viene da una condizione abbastanza agiata e si può permettere alcune di queste cose, con un po' di fortuna e un po' di bravura, può riuscire a venire accettato in un'università conosciuta e rinomata. Le disuguaglianze più rilevanti e i maggiori privilegi, però, non si mostrano durante il processo di selezione dei candidati, ma dentro l'università stessa. Molte delle "università d'eccellenza", infatti, non forniscono stipendio ai loro dottorandi/ricercatori e anzi chiedono loro un'ingentissima retta. Di fatto, i dottorandi (che nella pratica sono lavoratori dell'università) devono pagare per poter lavorare gratis in cambio della nomea dell'università. È vero che esistono alcune borse di studio, ma queste sono generalmente poche, spesso esterne all'università, e non di rado portano a una commisitione moralmente discutibile coi più variegati gruppi privati. Il loro criterio di assegnazione è infine generalmente opaco e spesso finiscono paradossalmente per essere vinte dagli studenti più benestanti e altolocati che meno ne necessiterebbero. Per ritornare alla mia esperienza personale, io non ho vinto borse di studio. L'Università di Cambridge ha stimato che per affrontare il dottorato, tra retta e costi di vita, avrei dovuto pagare di tasca mia 52 000€ l'anno, ossia più di 200 000€ per i quattro anni di studio/lavoro. Poiché non dispongo di tale cifra (e anche avendola, non la regalerei a un'università con un patrimonio di 20 miliardi di € che semplicemente non vuole pagare i suoi dottorandi) ho rifiutato l'offerta di dottorato. In futuro forse farò altre domande di dottorato, anche se in università con una maggiore attenzione alle condizioni dei suoi studenti/lavoratori. Tuttavia, questa esperienza pratica mi ha confermato alcune cose: che l'unico modello universitario veramente di eccellenza è quello pubblico, gratuito e accessibile a tutti, anche e soprattutto ai più svantaggiati. Che nel modello della fantomatica "università del merito", sempre più privatizzata e a pagamento, la norma non sarebbero gli scintillanti adolescenti geniali rallentati dalla burocrazia dell'istruzione pubblica (una minoranza statisticamente inesistente), bensì i ricchi ereditieri ed emiri che si possono permettere un diploma dal costo di una Maserati per fare bella figura in alta società. E che, in quel modello, cultura e istruzione non sarebbero degli straordinari fattori di emancipazione sociale e collettiva, quali dovrebbero essere, bensì puri e semplici strumenti di disuguaglianza, esclusione e oppressione. Alessandro Maffei, Facebook
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Spesso si ha un problema nella propria vita, a volte anche più di uno. Quello che potrebbe aiutarci è l'avere a fianco una persona, un'anima che vuole aiutarci nel risolvere questi problemi. Non a condannarci come spesso accade, per farci sprofondare. Questo avviene quando una persona con noi vuole condividere, comprendendo la solitudine che spesso una persona può avere nell'affrontare i problemi della vita.
Diversamente si è soli. La solitudine, alla lunga, accende il bisogno primario di avere qualcuno che ci ascolti. Anche se si vive in una società di "sordi". Quelli peggiori, quelli che non vogliono ascoltare.
Un "io ci sono per te" può essere uno dei doni più belli che si possa avere.
Anche quando la tua nomea non è la migliore. Ecco, questo è un punto fondamentale che fa la differenza. Quella che ci sta tra chi crede nel giudizio altrui e chi, invece, vuole conoscere veramente una persona. Così da comprendere se la cattiva reputazione è reale oppure una calunnia. Sapendo che oggi il principio secondo cui una persona è innocente, fino a prova contraria, è stato sostituito dall'opinione certa di colpevolezza.
Ci sono momenti della vita, poi, in cui le certezze crollano. Come quelle che si hanno su se stessi. Ecco allora l'importanza di avere vicino qualcuno che aiuti a ritrovare se stessi. A comprendersi e a non perdere il lume della ragione. Altrimenti si può passare per pazzi, per deboli o per degli incapaci.
Avere dei sogni nel cassetto, voler realizzare un'idea. Immaginate se, nel voler intraprendere una nuova strada, non fossimo soli. Se al nostro fianco ci fosse qualcuno disposto a seguirci e, importante, a fare parte del sogno. I progetti di vita condivisi credo siano quelli più appaganti. Perché a ogni traguardo raggiunto ci si può fermare per abbracciarsi.
Una persona così al proprio fianco, però, necessita a sua volta di un aiuto. Quello di non fargli passare mai la voglia di restare al nostro fianco. Anzi, di rendere questa persona sempre grata della condivisione e del ritorno che può avere da noi.
Perché tutto quello che di buono si può ricevere da una persona, gli va restituito con tutta la nostra anima. Do ut des: io do (a te) perché tu dia (a me). Diversamente de nihilo nihilum, con il nulla non si fa nulla. Può sembrare cinico e speculativo, vero, ma credetemi, per esperienza personale, quando vi dico che dopo tanto dare senza niente chiedere ti svuoti. Rimanendo senza energie.
Nessuno è perfetto, d'accordo, per questo secondo me bisogna imparare ad accettare alcune imperfezioni, a comprenderle e a conoscerne la natura. Già l'ammettere i propri difetti è un passo importante per agevolare chi ci sta vicino, perché spesso quelli definiti "difetti" in realtà sono delle fragilità. Le fragilità vanno rafforzate e protette, così che non si vedano e percepiscano più.
Così si imparerà davvero ad amarci e amare.
P.S. tranquilli, questi pensieri mi capitano una o due volte all'anno. Siete salvi per quest'anno.
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Giorgia D'Artizio, "Nomea": recensione e streaming
Esce per l’etichetta Lilith Label il terzo lavoro in studio di Giorgia D’Artizio con La Collettiva, Nomea: una suite musicale tra jazz, folk e indie scritta a più mani che racconta il disagio del vivere in un pianeta ancora troppo lontano dalla nostra comprensione. La suite ruota attorno a precisi nuclei tematici e si può considerare a tutti gli effetti come una forma di arte rigenerativa…
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Conosco laziali che rimpiangono Berlinguer lo giuro
Comunque non è che la Curva Sud sia tanto meglio, le squadre della capitale hanno entrambe un bel problemino col tifo nero, anche se la nomea ce l'ha solo la Lazio
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Avere un geco in casa è considerato di buon auspicio in molti paesi. La nomea di portafortuna probabilmente affonda le sue radici nel fatto che questi animaletti discreti e silenziosi provvedono a ripulire la casa da tutti quegli insetti fastidiosi come le zanzare e le mosche spesso difficili da scacciare.
Il geco è simbolo di fortuna e per questo motivo nelle case è sempre ben accetto e mai allontanato. Tuttavia, non è racchiuso solo questo significato dietro alla rappresentazione del geco. Affezione, benevolenza e fedeltà sono infatti espressione dell'essenza simbolica di questo animaletto.
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I casalesi hanno una nomea che non meritano.
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Assieme a Nole The Goat, un altro serbo kicked un bel po' di asses in questi giorni: the Joker Nikola Jokic, 28 anni, centro fisico da 2,15 che fa assist meglio di un play. Oppure triple. Immarcabile. Nel mentre fa il record di rimbalzi e di triple doppie consecutive (10+punti, 10+assist, 10+rimbalzi). MVP della lega nel 2021 e 2022, quest'anno è MVP delle Finals.
Coach Malone è stato intelligente a costruirgli una squadra attorno: lui visionario segna e fa segnare in tutti i modi. Denver s'è fatta la nomea di squadra votata all'attacco, ma è invero sacchiana imho, cioè aggredisce a tutto campo con e senza palla. Infatti nella loro metà campo i Nuggets difendono in modo feroce e intelligente con cambi sistematici e tagliafuori.
Spiegatelo a Tranquillo & soci che ancora non l'hanno afferrato: ma quale solo attacco, se il Joker piglia 10+ rimbalzi a partita e se l'altra finalista, come i Lakers in finale di Conference, viene tenuta sistematicamente sotto i 100 punti con percentuali oscene di tiro, vuol dire che Denver difendicchia anzichenò. Miami l'hanno asfissiata coi cambi sistematici e soprattutto senza fare falli, piuttosto la lasciavano tirare. Grande innovazione. In sostanza una squadra corta ha dovuto guadagnarsi ogni singolo punto senza quasi mai poter tirare il fiato in lunetta - a 1600 metri slm e dovendosi dannare in difesa contro l'imprevedibile Jokic, si sente.
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