#news Maceratese
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Antonio Rezza al Civitanova Film Festival: presto il programma completo
CIVITANOVA MARCHE Iniziano a scaldarsi i motori dell’edizione numero 10 del Civitanova Film Festival, che ha reso noto il primo ospite di quest’anno, Antonio Rezza, confermando l’intenzione di voler guardare anche fuori dal mondo cinematografico. Rezza, insieme a Flavia Mastrella, porterà in scena “Fratto_X” giovedì 26 settembre, alle ore 21,15, al teatro Rossini. Ingresso 10 e 15 euro, con le…
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Macerata, 80esimo anniversario del bombardamento sulla città: mercoledì 3 aprile la rievocazione in onore delle vittime.
Macerata, 80esimo anniversario del bombardamento sulla città: mercoledì 3 aprile la rievocazione in onore delle vittime. Ricorre quest’anno l’80° anniversario del bombardamento su Macerata, una ricorrenza che si inserisce in uno scenario internazionale particolarmente drammatico e offre quindi un importante spunto di riflessione. La rievocazione di quella tragica pagina di storia è promossa, come ogni anno, dal Comune e dalla sezione maceratese dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra, presieduta da Sandra Vecchioni, per celebrare le vittime di tutti gli attacchi aerei che si susseguirono sulla città di Macerata dall’aprile al luglio del 1944. Una messa in suffragio delle vittime del bombardamento aereo su Macerata verrà celebrata da Don Enzo Bruschi mercoledì 3 aprile, alle 19:00, nella chiesa del Sacro Cuore e sarà deposta una corona di alloro in via Pannelli, sotto la targa in ricordo delle vittime civili del 1944. La cittadinanza è invitata a partecipare. Il 3 aprile 1944 i bombardieri alleati colpirono il centro della città causando 106 morti e più di 200 feriti fra la popolazione civile, disseminando distruzione e terrore. Altre incursioni aeree, in particolare quelle del 2 e 14 giugno dello stesso anno, provocarono ulteriori lutti, feriti e danneggiamenti. Tra le vittime di quei tragici eventi vi furono numerosi bambini, donne e anziani, in prevalenza residenti in vicolo della Nana, corso Cairoli, piazza Nazario Sauro, via Santa Maria della Porta, via Padre Matteo Ricci, corso Cavour, via Roma, piazza della Vittoria, le Vergini, via Cioci.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Si sta scrivendo molto in queste ore sulla strage razzista di Macerata, sappiamo tutto dell’attentatore fascista e leghista Luca Traini, ma non sappiamo quasi nulla delle vittime. La narrazione dell’episodio accaduto nella cittadina maceratese è essa stessa avvelenata dal clima razzista che si respira nel nostro paese. Come già qualcuno ha osservato basterebbe invertire il colore della pelle dei protagonisti per ottenere una narrazione completamente capovolta, tutti parlerebbero di un terrorista che semina panico in una città dove i bambini sono costretti a restare chiusi nelle scuole e delle vittime sapremo tutto: nomi, cognomi, abitudini e sogni. Tutto questo creerebbe una naturale relazione empatica tra le vittime ed il lettore. Non è così in questa vicenda, l’attentatore è l’unico protagonista e non troppo tra le righe viene detto che «tutto sommato qualche ragione l’aveva pure soprattutto dopo il crudele assassinio della ragazza da parte di un nigeriano spacciatore». Semplificare gli eventi di Macerata in questo modo è pericolosissimo. A gennaio quando, il candidato leghista del centro destra, Attilio Fontana dichiarò «che la razza bianca va difesa dagli immigrati» in realtà non fece una gaffe come di li a poco si sbrigò a giustificare, ma fu il frutto di una semplificazione razzista, verbale e concettuale in atto da tempo nel nostro paese. La semplificazione storica del razzismo funziona benissimo nei social ed in generale nell’epoca digitale dove per esporre la propria opinione non serve argomentarla ma è sufficiente usare dei buoni slogan per sostenerla; purtroppo questo meccanismo ha un altissima capacità di propaganda tanto è vero che oramai le fake news hanno la stessa veridicità di notizie reali poiché la finalità è quella di sostenere una teoria di parte. La semplificazione razzista è tremendamente efficace, il nemico è negro, spaccia, ruba il lavoro, violenta le donne, la soluzione proposta è altrettanto facile, vanno difesi i confini, tutelata la razza bianca a qualsiasi costo. Se in molti casi queste illazioni restano verbali in altri casi danno origine come nel caso della cittadina marchigiana a comportamenti orribili. La matrice ideologica di questo pensiero razzista è ampiamente conosciuta e riconducibile a formazioni di estrema destra (Casa Pound, Forza Nuova) e ad alcuni partiti politici italiani (Lega, Fratelli d’Italia ) che hanno legami stretti tra loro. Karim Franceschi il noto attivista marchigiano che ha combattuto l’ISIS in Siria fin da subito ha sottolineato come la strage di Macerata abbia una chiara connotazione terroristica. E’ chiaro come il circolo vizioso odio, razzismo e terrorismo si autoalimenti, in un contesto che ha perso gli anticorpi naturali alla rinascita dell’ideologia fascista. L’ampio sdoganamento ottenuto dalle fazioni di estrema destra non solo dal ridicolo supposto che tutti in democrazia possono dire la loro ma anche dagli organi di informazione, va fin da subito arginato prima che si arrivi ad un punto di non ritorno. A pochi chilometri di distanza da Macerata ben ha fatto il sindaco di Ancona a vietare una sala pubblica a Casa Pound e lo stesso diniego è stato ribadito da un hotel a cui la fazione di estrema destra si era rivolta in seconda battuta. Tornando alle vittime di Macerata in quelle ore concitate si sono intrecciate anche storie di eroismo ed amore, come quella che ha visto protagonista Jennifer una ragazza di 25 anni che ha rischiato di morire solo per il suo colore delle pelle, un proiettile l’ha centrata tra spalla e seno e solo per pochi centimetri non l’ha uccisa grazie anche al soccorso del suo fidanzato. Wilson ha solo venti anni anche lui tra i sei feriti, come Omar 23 anni tutti pensavano di aver ritrovato rifugio in Italia finalmente al sicuro dalle violenze dei loro paesi , dalle torture della Libia e dall’incubo della morte in mare ma ora fanno i conti con un nemico più viscido ma altrettanto letale la xenofobia. Il 32enne Festus Omagbon ospite in una struttura di accoglienza del Gus ferito dall’attentatore al braccio aveva appena iniziato a frequentare un corso da operaio carrellista, un piccolo sogno che si stava realizzando ha rischiato di essere spezzato da un proiettile. Omar colpito di striscio inizialmente non era andato all’ospedale perché non capiva bene quello che stava succedendo e chi ce l’aveva con lui e per quale motivo, fortunatamente gli amici lo hanno convinto a curarsi ed evitare conseguenze cliniche peggiori. La paura è stata talmente devastante che alcune vittime non sono neanche andate in ospedale, infatti le persone che hanno chiamato i soccorsi sono più di quelle che si contano negli ospedali . Oltre al trauma fisico l’aspetto più rilevante è il trauma psicologico n uno dei ragazzi feriti non riesce a darsi una spiegazione, «non ho fatto nulla di male, ho lavorato in un supermercato sto cercando di farmi una nuova vita qui, perché qualcuno ce l’ha con me?». La risposta caro Gideon è paurosamente semplice qualcuno ce l’ha con te perché hai la pelle nera, o peggio perché sei negro. Ma una fiammella di speranza è rimasta accesa alimentata da tantissime persone che nella quotidianità combattono il razzismo, si oppongono ai confini, danno la loro solidarietà agli ultimi del pianeta, guidati dalla saggezza e dalla consapevolezza di stare dalla parte giusta. Consapevoli che la razza è una sola quella umana e che ogni individuo è tuo fratello o sorella a prescindere dal colore della pelle e dalla provenienza. Ambasciata dei Diritti di Ancona da Meltingpot.org
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Vota Un centro di comunità per gli abitanti di Ussita. Ne dà notizia l’arcivescovo di Camerino «Il Santo Padre ha espresso la volontà di donare ai terremotati un centro di comunità da realizzare a Ussita» nel Maceratese, «paese duramente colpito dai sismi dell’ottobre 2016 e ancora senza spazi sociali». Con queste parole, monsignor Francesco Massara, […]
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Emilio Schuberth, Federico Emilio (Emilio Federico). – Nacque l’8 giugno 1904 a Napoli, figlio di Gotthelf e di Fortura Vittozzi. Venne alla luce nel pieno centro storico di Napoli, nel quartiere Vicaria. Respirò ben presto l’energia creativa e l’umanità teatrale che da sempre vivono nel ‘ventre di Napoli’. Sulle sue origini vi sono notizie contrastanti. In realtà – come riportato nel certificato di nascita – Federico Emilio (noto come Emilio Federico) all’età di 15 anni fu riconosciuto da Gotthelf Schuberth, «un magnate ungherese», che gli diede il proprio cognome. Anche la sua formazione è avvolta da un alone di leggenda: si fa riferimento a scuole d’arte frequentate a Vienna e a Shanghai, in aggiunta all’Accademia di belle arti di Napoli, che potrebbero in qualche maniera spiegare l’estro e la versatilità di Schuberth, vero «sarto pittore». Nel 1929 sposò Maria Jelasi e ben presto i coniugi si trasferirono, negli anni ’30, da Napoli a Roma, dove Schuberth cominciò un periodo di apprendistato nella sartoria Montorsi, dove dimostra una spiccata dimestichezza nel combinare la seta ai merletti per il settore biancheria: dalla loro unione nacquero due figlie, Annalise e Gretel. Nel 1938 decide di mettersi in proprio ed inaugura, insieme a sua moglie, un primo negozio di modisteria in via Frattina in cui non esponeva cappelli già confezionati, ma li creava volta per volta secondo le esigenze delle sue clienti. Lo venne così a conoscere la contessa Ratti, nipote di Pio XI, che lo incoraggiò a realizzare modelli per abiti femminili, introducendo nel suo atelier donne dell’alta aristocrazia. Sommerso dalle mille richieste delle clienti, nel 1940 costituì e inaugurerà la ditta individuale Schuberth Emilio e l’atelier di alta moda in via Lazio. La clientela continuò ad aumentare, tanto da trasferire, sempre nello stesso anno, i locali dell’atelier in via XX Settembre n. 4, diventando dal secondo dopoguerra meta fissa degli itinerari nella capitale di regine e di attrici del cinema e del teatro, di signore dell’aristocrazia e della politica provenienti da tutto il mondo. Era infatti chiamato la ‘quinta basilica di Roma’. Il suo stile singolare presentava una donna classica e ricercata, che amava i tessuti lussuosi e le sapienti combinazioni dei materiali. Busto sottile e spalle importanti, i suoi abiti, sintesi di fasti ottocenteschi e hollywoodiani: motivo dell’appellativo che gli venne definito “sarto delle dive“.
Tutte sognavano un abito Schuberth per il giorno del matrimonio tanto che veniva inserito nell’invito: “La sposa indosserà un abito di Schuberth”. Quello che tutte ricercavano in Schuberth non erano semplicemente abiti meravigliosi, ma il sentirsi dive.
L’atelier, costruito sul modello francese, era arredato con poltrone, divani di raso, lumi di vetro di Murano, grandi specchi completi di cornici e alle finestre tende che incorniciavano un ritratto di Schuberth eseguito dall’artista maceratese Aldo Severi. Nel suo lavoro di grande rigore e ricerca della perfezione si avvalse sin dagli inizi di uno stuolo di disegnatori, come, tra gli altri, Pino Lancetti, Renato Balestra, Lino Pellizzoni, Giulio Coltellacci, Elio Costanzi, Guido Cozzolino. Schuberth, intuendo profondamente i sentimenti e gli ardori del suo tempo, si immerse a pieno titolo in questo processo creando un suo stile, lo stile ‘schubertiano’, e una moderna comunicazione: trasformò l’abito in linguaggio e il corpo in motore di un cambiamento sociale ed estetico. Precursore in tutto
… amò circondarsi di leggende, sempre in anticipo coi tempi, alimentò il mito per produrre la sorpresa per rompere i luoghi comuni di una società restia ad una svolta epocale.
Fu eccentrico protagonista della vita mondana romana e delle cronache di costume, immergendosi nella magia della ‘Dolce vita’. Anche le nozze delle due figlie, – Gretel nel 1958 con Carlo Rappa e Annalise con De Santis nel 1960 – celebrate a Roma in stile quasi cinematografico, si trasformarono in eventi pubblici trasmessi dai cinegiornali e seguiti dalla stampa.
Gretel – 1958
Annalise – 1960
Schuberth divenne artefice del proprio successo: stravagante, imprevedibile, magnetico, fu il primo a spostare l’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica sul creatore di moda, nuovo protagonista della cronaca, del cinema e della cultura.
Schuberth è stato il primo a esibire anelli vistosi a forma di serpente con occhi di smeraldo avvolgentesi attorno al mignolo. È stato il primo a indossare la pelliccia in persiano al mattino e in visone pastello la sera. È stato il primo a usare il parrucchino, il fondo tinta, il trucco agli occhi […] Schuberth non si è mai vestito come un uomo ma come un artista, l’artista che era.
Una delle prime clienti che la contessa Ratti portò nell’atelier di Schuberth fu Maria Francesca di Savoia. Per il matrimonio di Maria Pia, figlia maggiore di Umberto II e di Maria José, con Alessandro di Iugoslavia, Schuberth realizzò, come dono di nozze, tre modelli e partecipò ai preparativi dell’evento.
Oltre a Eva Perón, in visita a Roma nel luglio del 1947, e a Narriman d’Egitto, in viaggio di nozze a Sanremo con re Fārūq (re Farouk) nel 1951, furono conquistati dallo stile schuberthiano anche i reali d’Inghilterra, e la regina Sharifa Dina che, qualche settimana prima delle nozze con il sovrano di Giordania Hussein nell’aprile 1955, scelse i modelli dei suoi vestiti nell’atelier di Schuberth.
Ma fu soprattutto Soraya Esfandiary-Bakhtiari, moglie dello scià dell’Iran Mohammad Reza Pahlavi, a consolidare il suo successo. In quegli anni era infatti diventata un’assidua cliente che ordinava abiti tramite telegrafo. Fuggita a Roma dopo il tentato golpe di Mossadeq del 1953, Soraya era scappata da Teheran con il solo vestito che aveva indosso; il 18 agosto si presentò in atelier e Schuberth, in quattro ore, le preparò in emergenza cinque abiti per la giornata. Non appena la situazione in Iran si stabilizzò, Soraya tornò in atelier e ordinò un intero guardaroba che portò con sé a Teheran.
Frequentavano assiduamente l’atelier di Schuberth anche attrici e dive del cinema e dello spettacolo che cooperarono alla costruzione del consenso e alla trasformazione della vita dello stilista in una sorta di palcoscenico girevole a spettacolo infinito. Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Valentina Cortese furono fra le clienti più legate a Schuberth che seppe valorizzarne la bellezza trasformando le loro immagini di dive da vero ‘arbitro di eleganza’. Inoltre, durante gli anni Cinquanta, furono numerosi i film e le riviste alla cui realizzazione la casa di moda Schuberth collaborò o per le cui attrici protagoniste confezionò abiti.
Memorabili sono le sue larghe gonne a ruota sovrapposte; caratteristico l’abbondare di tulle e di lustrini, che ne fanno un maestro di stile per le soubrette della rivista. Perfino le semplici vestaglie e le gonne logore o sbrindellate che Gina Lollobrigida indossa in Pane, amore e fantasia, La provinciale, La romana mostrano il tocco di classe del loro creatore.
Dalla fine degli anni Quaranta la stampa aveva cominciato a interessarsi a Schuberth e alle sue creazioni, essendo uno tra i protagonisti delle manifestazioni organizzate per la diffusione della moda italiana dall’Ente della moda di Torino. Nel dicembre 1948 al Casino de la Vallée di Saint Vincent ‘l’estroso e discusso Dior d’Italia’ partecipò a una sfilata di abiti; l’anno seguente, nel mese di settembre, sfilò nel salone delle Stelle del Casinò del Lido di Venezia. La sua partecipazione al gran gala della moda fu continuativa, presentando negli anni modelli come Mi sento audace, Viaggio d’amore, Ho scoperto l’amore. Emilio Schubert aveva compreso che la comunicazione era fondamentale nel suo lavoro e ad ogni evento mondano non mancava di mettere in scena, con un fare istrionico, le sue apparizioni, accompagnandosi con dodici scintillanti modelle e facendo sfoggio di costosi gioielli che adoperava in particolare per calamitare l’attenzione dei media.
Accolto l’invito di Giovanni Battista Giorgini, il 12 febbraio 1951 partecipò a Firenze, nella residenza fiorentina di villa Torrigiani, al debutto della moda italiana con la prima sfilata di First Italian High Fashion Show per compratori internazionali e stampa statunitense che riscosse un successo straordinario. Si cominciarono a spalancare così le porte dei mercati internazionali e, in particolar modo, di quelli statunitense e tedesco. Nel mese di settembre del 1951, accanto alle collezioni francesi come Dior, Balmain, Lanvin, Balenciaga, Schiaparelli, furono acquistati dai grandi magazzini Bergdorf Goodman di New York e presentati alla stampa statunitense dieci modelli (tra cui Cifrario segreto, Molto amata, Oggi ho venti anni, Celeste orizzonte) di Schuberth. Nel 1952 la ‘Carovana volante della moda’, composta da Fercioni, Vanna, Marucelli, Tizzoni, Antonelli, Carosa, Gabriellasport e Schuberth, fu accolta a New York nel Grand Central Palace con servizi radiofonici e televisivi nel quadro delle manifestazioni New York Fair of Italian manufacturers. Nel 1953 gli abiti di Schuberth, accanto a quelli di Carosa, Mirsa, Elza Volpe, furono scelti dal buyer australiano, David Jones, che volle organizzare la ‘Italian Parade’ a Sydney.
Tra i suoi viaggi non mancava di fare ritorno nella sua città natale: nel 1953, al Circolo della stampa, durante uno spettacolo dedicato alla canzone napoletana, andarono in scena abiti di Schuberth ispirati ai celebri motivi napoletani, mentre ad aprile del 1954, pochi mesi dopo l’inaugurazione, il teatro S. Ferdinando ospitò una passerella di abiti di Schuberth dai titoli tanto suggestivi: Come una volta, Incontro con destino, Cuore in vacanza, Via dell’ingenuità.
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Sempre nello stesso anno, fu invitato a partecipare al I Congresso della moda e dell’abbigliamento e del tessile, promosso dal Centro mediterraneo della moda e dell’artigianato, sede Mostra d’Oltremare.
Schuberth, «ciclonico e inesauribile», seppe in effetti coniugare mirabilmente la grande perizia sartoriale di tradizione napoletana, che nel tempo reinventava e riproponeva, con l’assemblaggio di tecniche diverse e l’utilizzo di nuovi tessuti. Eccelse nell’arte del ricamo, realizzato con conterie e perline di fiume, corallini, strass, pietre preziose incastonate con fili metallici. Creò colori di tessuti sfumati, utilizzò tessuti stampati e tessuti nuovi prodotti in laboratorio: dai rhodia al nylon,
agli acrilici, al tulle artificiale, abbinato a materiali preziosi e tessuti poveri ma naturali.
Nel maggio del 1954 fu organizzata dal Comitato italiano del Congresso internazionale dei tessili artificiali e sintetici e ospitata a Venezia, a Palazzo Grassi, dal Centro internazionale delle arti e del costume, la mostra del tessuto «I tessili dell’avvenire»: la collezione di Schuberth di quell’anno spaziava dai rasi ai modernissimi tessuti Rhodiatoce,
fondata – sottolineava Gianna Manzini, Vanessa per i lettori – sul presupposto di conciliare l’inconciliabile e cioè il desiderio di novità ad oltranza che rende temerarie le donne e il desiderio».
In quegli anni si dedicò anche all’insegnamento presso l’Accademia Koefia di Roma, fondata nel 1951 dalla contessa Toni Alba Koefia.
Nel 1953 Schuberth, insieme alle sorelle Fontana, Ferdinandi, Fabiani, Giovannelli-Sciarra, Mingolini-Gugenheim, Garnett e Simonetta, fondò a Roma il Sindacato italiano dell’alta moda (SIAM), sancendo la centralità di Roma in questo ambito. Dopo un tentativo non andato a buon fine, nel 1954, il SIAM organizzò la prima Rassegna di alta moda italiana nella cornice di Castel Sant’Angelo. Schuberth fu accolto come il ‘re dei re’ per la linea Fanfara e per i suoi cinque abiti da sera di morbidissima seta, denominati Porcellane di Sassonia.
Nel 1955 Schuberth fece produrre da Adam, ditta parmense produttrice di essenze, il profumo Schu Schu, il primo di una serie; Tale profumazione fu suggellata anche dalla collaborazione tra Schuberth e René Gruau. L’immagine pubblicitaria ritraeva, sotto al titolo del profumo in alto a sinistra, l’araldica aquila schuberthiana, e l’indicazione della internazionalizzazione del prodotto, New York, Roma, Berlino. Seguiranno poi le fragranze Coquillages e Taffetas.
Durante una tournée in Germania, sempre nel 1955, fu padrino di Arwa Stretch, marca tedesca di calze estensibili che, dopo aver entusiasmato il pubblico berlinese, conquistò le donne italiane. Nel campo delle calze per signora, collaborò poi negli anni Sessanta anche con il Calzificio del Mezzogiorno di Latina. Nel settembre del 1957 Schuberth si recò in Germania, prima a Düsseldorf poi a Wiesbaden, per una sfilata di modelli per l’inverno e per definire il piano produttivo e distributivo dei modelli di pronto moda con la ditta Italmodell GmbH: per il suo arrivo inventò un evento mediatico, lanciando la promessa di regalare un abito della nuova collezione alle cacciatrici di autografi. All’alta moda affiancò, dal 1957, alcune linee di moda pronta – Miss Schuberth, e in seguito, Lady X, Signorinella – stringendo un accordo con Delia Soldaini Biagiotti, per l’esportazione negli Stati Uniti e in Germania.
Nel 1958 prese parte – insieme a numerose altre case di moda – alla costituzione a Roma della Camera sindacale della moda italiana, di cui fu nominato presidente del collegio dei revisori; nel 1962 tale Camera fu ribattezzata con il nome di Camera nazionale della moda italiana. Nel gennaio 1960, per il XIX compleanno della moda a Palazzo Pitti, la collezione di Schuberth, battezzata International look e dedicata alle donne di tutto il mondo, provocò scalpore nel pubblico e nella stampa: le indossatrici sfilarono con i capelli rasati. A marzo dello stesso anno inaugurò una nuova boutique nel prestigioso palazzo Torlonia di via Condotti, destinata anche a una clientela medio-borghese che poteva scegliere capi ideati da Schuberth e confezionati dalla ditta di confezioni Stylbert di Arezzo.
Molto noto negli anni ’60 per il suo stile stravagante e onirico, è considerato come colui che ha rivoluzionato, grazie alla spettacolarizzazione della moda, il ruolo del “sarto“, pressoché invisibile, trasformandolo nella figura dello “stilista” odierno. Maestro indiscusso della moda italiana.
Oltre che su occhiali, biancheria intima, biancheria da tavolo, cravatte, costumi da bagno, nel 1965 il suo nome apparve legato alla bambola Jenni, realizzata dalla Italo Cremona, ambasciatrice del made in Italy. Nell’aprile 1967 all’Esposizione universale di Montréal fu allestita una sezione ‘costumi’ in cui, insieme a creazioni di note case di moda, vi erano anche modelli Schuberth.
Durante la sua carriera, furono tanti i riconoscimenti conferitigli. Nei primi anni Settanta, con il declino dell’alta moda, Schuberth aveva cominciato a produrre prêt-à-porter «ma era stato il suo dolore più grande, assicurano i suoi collaboratori». Nel 1967 partecipò al filmato promozionale, Vedette 444, per il battesimo della prima locomotiva del gruppo E.444 delle Ferrovie dello Stato, avvalorando un curioso parallelismo: la costruzione meccanica della locomotiva venne paragonata alla creazione di una vedette della moda nell’atelier di Schuberth.
Schuberth è stato “personaggio“, oltre che sarto famoso, capace di recitare una parte istrionica nella società dello spettacolo dell’epoca. Fu il primo stilista a partecipare a programmi televisivi come La via del successo (1958) e Il Musichiere (1959) non soltanto da costumista, ma anche esibendosi come cantante, e ad aprire le porte del suo atelier alle cineprese per diversi film, tra cui Margherita fra i tre (1942) e Femmina incatenata (1949). Come maestro della moda italiana, i suoi studenti includevano Valentino e Roberto Capucci. Fu maestro di Laura Biagiotti.
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Schuberth si spense a Roma il 4 gennaio 1972 a causa di un collasso cardiocircolatorio. Le figlie, Annalise e Gretel, hanno donato l’archivio paterno all’Università di Parma.
La sua moda ha irrorato la contemporaneità
per contrasto – come lui affermò – creando un mondo fittizio, in opposizione alla realtà: un mondo basato sull’illusione che alimenta le illusioni di tutti i poeti: quella della dolcezza e della grazia femminile. Anche se fosse una leggenda, non sarebbe del tutto inutile a temperare la brutalità della vita odierna. Considerate dunque la mia moda come un contro-veleno e sarete nel vero.
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Nel 2007 un gruppo di imprenditori napoletani ha deciso di dare nuova vita alla maison Emilio Schuberth, ma sempre tenendo fede all’identità originale del brand.
Non c’ è lo stilista di grido al timone creativo, non c’ è il grande gruppo, ma la volontà di riproporre al mercato l’ essenza ed il valore di un marchio che fatto la storia del made in Italy, riproponendo quel lifestyle capace di far sognare. E’ questo l’ intento con cui la E.M.I. Italia (che sta per Emilio Moda Italia) capitanata da Elena Perrella, docente di comunicazione della moda all’ Università di Napoli ma soprattutto grande appassionata di moda, ne ha rilevato il marchio. La sfida della Perrella è la collezione battezzata Emilio Schuberth Couture, presente da qualche stagione soprattutto su alcuni mercati esteri, Russia e Paesi Arabi in testa, debutta ora una linea di prêtà-porter, chiamata semplicemente Schuberth, che unisce artigianale e contemporaneo, prodotta dall’azienda napoletana F.F.C con uno stile dalle radici ben salde e una creatività che parte da un grande studio anatomico per pezzi.
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Nuova revisione del marchio a partire dai tre profumi, rieditati con un packaging tutto nuovo, Schu, Taffetà e Coquillage, con la Extraordinary Fragrance di Napoli, sino al tessile casa, collezione autunno/inverno 2011/12 realizzata dalla fiorentina Annamaria Biancheria, per arrivare alle borse prodotte su licenza dalla Garis di Varese.
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aggiornato al 4 gennaio 2020
Autore: Lynda Di Natale Fonte: treccani.it, emilioschuberth.it, repubblica.it, wikipedia.org, web
Emilio Schuberth #emilioschuberth #schuberth #creatoridellostile #creatoridellamoda #perfettamentechic #felicementechic Emilio Schuberth, Federico Emilio (Emilio Federico). – Nacque l’8 giugno 1904 a Napoli, figlio di Gotthelf e di Fortura Vittozzi.
#4 gennaio 1972#Accademia Koefia#Adam#Aldo Severi#Alessandro di Iugoslavia#amore e fantasia#Annalise Schuberth#Annamaria Biancheria#arbitro di eleganza#Arwa Stretch#‘re dei re#bambola Jenni#Bergdorf Goodman#Calzificio del Mezzogiorno#Camera Nazionale della Moda Italiana#Camera sindacale della moda italiana#Cappelli#Carovana volante della moda#Celeste orizzonte#ciclonico e inesauribile#Cifrario segreto#Come una volta#Comitato italiano del Congresso internazionale dei tessili artificiali e sintetici#contessa Ratti#Coquillage#Coquillages#Cuore in vacanza#David Jones#Delia Soldaini Biagiotti#E.M.I. Italia
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MACERATA – Si è conclusa la prima parte della trasferta istituzionale in Cina della delegazione maceratese guidata dal sindaco Romano Carancini su invito ufficiale della Municipalità di Zhaoqing.
I tre giorni a Zhaoqing sono stati un’occasione proficua per approfondire la conoscenza della città cinese dove Padre Matteo Ricci visse e operò per sei anni e per consolidare il patto di amicizia sottoscritto dal sindaco di Zhaoqing Lyu Yiuyn e dal sindaco di Macerata Romano Carancini nell’agosto scorso.
L’accordo segue una linea privilegiata di internazionalizzazione con la Cina nei settori della cultura, dell’istruzione, del turismo e dell’economia; dopo Taicang, dunque, un’altra importante città orientale, collocata al centro della nuova Silicon Valley cinese nel triangolo Shenzhen, Canton e Hong Kong che, nonostante il futuro ipertecnologico, non dimentica ciò che Padre Matteo Ricci ha rappresentato, continuando a considerarlo una delle figure centrali della sua cultura e della sua storia.
Lo dimostra la permanenza della pietra monumentale a ricordo del tempo che il gesuita maceratese trascorse a Zhaoqing e il progetto di dedicare a lui uno spazio della nuova citta. A testimoniarlo anche il centro studi universitario a lui intestato e infine i tanti scritti che ne tengono viva la memoria e l’insegnamento.
“Il patto di amicizia sottoscritto con il sindaco Lyu Yiuyn – afferma il sindaco Romano Carancini – ci dà la soddisfazione di rappresentare per la Cina e per città importanti come Zhaoqing un punto di riferimento per tenere salde le radici comuni, oggi più che mai attuali, tra civiltà lontane che si riconoscono nei valori dell’amicizia, dello scambio di conoscenze e della crescita fondata sull’umanesimo capace di rinnovarsi.
D’altro canto la contestuale presenza di Università e Accademia valorizza appieno il sistema Macerata costituito dalla sinergia di attori che unendo i propri talenti accrescono il prestigio e l’autorevolezza di un territorio piccolo per dimensione ma grande a tal punto da affascinare l’altra parte del mondo”.
In questa occasione, infatti, unitamente alla città, hanno partecipato l’Università degli Studi di Macerata, rappresentata dalla Console Generale italiana a Canton Lucia Pasqualini e l’Accademia di Belle Arti di Macerata presente con le docenti delegate Francesca Cecarini e Mascia Ignazi.
Per quanto riguarda l’Ateneo maceratese ha sottoscritto con l’Università di Zhaoqing un memorandum d’intesa che dà ai due istituti l’opportunità di realizzare significativi progetti e scambi di esperienze didattiche. Buone idee e proposte sono scaturite anche per poter definire una futura collaborazione tra l’Accademia di Belle Arti e la stessa università di Zhaoqing che ha un importante dipartimento dedicato alle arti.
“Per l’Accademia di Belle Arti di Macerata – è il commento di Francesca Cecarini delegata dalla direttrice Rossella Ghezzi – l’incontro di Zaoqing può consentire nuove opportunità di crescita culturale all’interno della nostra offerta formativa verso un mondo attratto dalla professionalità del nostro corpo docente e da una città ideale per esprimere il talento delle arti”.
L’occasione della visita ha permesso al sindaco Romano Carancini di visitare anche il cantiere dell’avveniristico progetto di espansione “New Area” che nei prossimi anni proietterà Zhaoqing al centro di una crescita dell’intero quadrante a sud-est della Cina.
Da Zhaoqing la delegazione maceratese oggi è partita alla volta di Taicang la città cinese legata a Macerata da un importante e proficuo patto di amicizia stretto nel 2016 che interessa diversi ambiti, dallo sport al turismo, dall’economia all’educazione per finire all’arte e alla cultura.
Si tratta di un’ulteriore importante opportunità di approfondimento della cooperazione già attiva tra le due città anche alla luce del futuro coinvolgimento dei comuni del territorio della Marca Maceratese.
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Il piccolo era sfuggito al controllo della madre, è stato travolto: alla guida un anziano https://ift.tt/2TtsLXl
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Macerata (Marche). Lauro Rossi Theater (1774). Piazza della libertà On the initiative of 46 citizens from Macerata, the new city theater was built in the old town hall, which already housed the "Sala della Comedia". The arch. Antonio Galli, called Il Bibiena. It was later named after the Maceratese musician Lauro Rossi. Sometimes you are lucky enough to visit ancient theaters, so it happened in Macerata, while an event was being prepared. Marche kindness. #theater #macerata #marche #rossi #freedomsquare #comedia #galli #ilbibiena #reconstruction #igersmacerata #musician #lucky #happened #kindness #tourist #instagood #trip #holiday #travelling #travel #traveling #vacation #instapassport #instatraveling #mytravelgram #travelingram #igtravel #massimopistis #sovVERSIvi #ilmiolibro https://www.instagram.com/p/BrGKubAFvAv/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=18cy7hwrfdxes
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“Sono particolarmente contento di poter dare buone notizie alla provincia maceratese martoriata dal sisma. Ho finalmente potuto firmare il decreto di aggiudicazione provvisoria dei lavori riguardanti la ricostruzione della nuova scuola Eustacchio Divini di San Severino Marche” [Piero Farabollini, Commissario per la ricostruzione]
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Sabato da protagonisti per il Gruppo Arbitri Marche
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Sabato da protagonisti per il Gruppo Arbitri Marche
Un altro straordinario sabato da leoni per il Gruppo Arbitri Marche che, domani pomeriggio, sarà impegnato con ben otto arbitri sui campi di tutta la regione. Si inizia alle 10.30 di mattina, al Belletti di Porto Sant’Elpidio, con la sfida tra Allievi 2002 Porto Sant’Elpidio-Montemilone Pollenza. A dirigere il match Emanuele Trementozzi.
Quindi, nel pomeriggio, il boom. Alle 16 ben quattro incontri in contemporanea: sempre Trementozzi fischierà l’inizio delle ostilità tra HR Maceratese e Vigor Castelfidardo, mentre Roberto Del Rosso sarà di scena al Del Conero per Anconitana-Sangiustese. Allo Sticchi di Tolentino, invece, Florin Drilea darà il via al Real contro il Serralta; chiude Pierluigi Ricci allo Scarfiotti con Potenza Picena-Portorecanati.
Alle 16.30, invece, Patrick Di Lupidio sarà impegnato a Villa Musone nel test tra i gialloblu di mister Angelo Cetera e il Chiesanuova. Chiude, alle 18, la terna composta da Joris e Gianmarco Verrucci, oltre a Ciro Trinetta, per Valdichienti-Montegiorgio.
Il sabato di fuoco fa seguito all’ottimo mercoledì scorso, che ha visto in campo il Gruppo Arbitri Marche per ben quattro incontri. Roberto Del Rosso ha diretto il match tra Cluentina e San Claudio al Valleverde di Piediripa, terminato 7-1 per gli ospiti, mentre Patrick Di Lupidio si è recato a Camerino per la sfida tra i padroni di casa e il Montemilone Pollenza.
Emanuele Trementozzi ha chiuso il poker al Ferranti di Porto Sant’Elpidio: prima la formazione di mister Eddy Mengo si è battuta contro il San Marco Lorese, cedendo per 3 a 2, poi la Vis Faleria è stata sconfitta dal Trodica per 4 a 3.
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Arriva Appignavalon. Sabato e domenica ad Appignano
APPIGNANO – Al via la III edizione di Appignavalon, dedicato al comics, ai cosplayer e ai giochi di ruolo per grandi e piccini in programma sabato 13 e domenica 14 luglio nell’affascinante cornice medioevale del centro storico del borgo di Appignano, ad ingresso gratuito. in copertina: immagine di repertorio
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Marche: approvato l'accordo Regione-Anas per la variante da 11 milioni di euro alla SS16 a Porto Potenza Picena.
Marche: approvato l'accordo Regione-Anas per la variante da 11 milioni di euro alla SS16 a Porto Potenza Picena. "C'è un filo sottile che lega Acqualagna e Potenza Picena, il Governo Meloni e la nostra giunta regionale. Lungo quel filo scorre la firma siglata il 28 ottobre scorso proprio dallo stesso Primo Ministro in occasione della visita alla città del tartufo, che ha dato il via agli interventi infrastrutturali previsti nella nostra regione dall'Accordo di Coesione 2021-2027, tra cui quello da 11 milioni di euro a Potenza Picena. Una giornata storica che ha programmato interventi sulle Marche per un valore complessivo di 532,5 milioni di euro. Il Piano delle Infrastrutture 'Marche 2032' avanza a ritmi intensi". È il commento dell'assessore alle Infrastrutture Francesco Baldelli a seguito dell'approvazione in giunta dello schema di Accordo Regione Marche-Anas per la realizzazione della variante alla SS 16 "Adriatica" a Porto Potenza Picena, un'opera destinata a liberare dal traffico a lunga percorrenza il centro abitato lungo la zona costiera del comune maceratese e a decongestionare un tratto caratterizzato dal passaggio di mezzi pesanti e dall'intenso traffico estivo. "Il cambio di passo – osserva l'assessore Baldelli – è stato compiuto nell'aprile del 2021 con il Masterplan delle infrastrutture stradali della Regione Marche, un documento che dettava le linee guida della nostra visione che ha poi trovato la sua massima espressione nel Piano Regionale 'Marche 2032' recentemente adottato dalla giunta Acquaroli. Il bypass di Porto Potenza Picena è stato inserito tra quelli ritenuti strategici e si avvale di un finanziamento, per il primo stralcio dei lavori, di 11 milioni di euro. La politica sulle infrastrutture si nutre di fatti che danno forma alla nostra visione grazie al lavoro di squadra tra Regione e Governo". Soddisfatto il Sindaco di Potenza Picena Noemi Tartabini: "Si tratta di un evento epocale per la nostra città – commenta -. Lo spostamento della SS 16 di Porto Potenza Picena, da tempo al centro del dibattito politico-istituzionale, diventa finalmente cosa concreta, grazie alla firma dell'accordo tra Anas e Regione e allo stanziamento economico voluto dalla giunta regionale. Una svolta che, oltre a ricucire il territorio portopotentino, diviso in due proprio dal passaggio della statale, garantirà una maggior sicurezza a residenti e visitatori, limitando in maniera sostanziale il traffico, in particolare quello dei mezzi pesanti. Un'opportunità importantissima per la vivibilità del nostro litorale". Il bypass coglie tre obiettivi: migliora la qualità della vita degli abitanti che vivono lungo la Statale "Adriatica", accresce la competitività delle imprese e delle attività lungo un'arteria che in molti tratti è una vera e propria strada urbana, aumenta, infine, l'attrattività turistica di luoghi affollati ogni estate da migliaia di turisti. Lo stesso Piano della Infrastrutture "Marche 2032" sottolinea come gli investimenti in infrastrutture rappresentino "la più grande opportunità per migliorare la vivibilità della popolazione che vive nella fascia costiera, oltre a valorizzare in Italia e nel mondo le nostre eccellenze naturalistiche, culturali e imprenditoriali". La variante alla SS 16 nel tratto che attraversa l'abitato di Porto Potenza Picena, verrà realizzata tra il km 334+300 e il km 337+600, e va annoverata tra gli interventi in grado di risolvere il problema di congestionamento delle città costiere delle Marche.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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MICAM 86 – Spazio all’Invidia. Con le calzature personalizzabili DIS si batte la crisi del Retail
E’ proprio all’invidia che si ispira la campagna tematica che accompagnerà l’attesa verso la prossima edizione di MICAM Milano (16-19 settembre) ed è proprio grazie alla bramosia di avere per noi qualcosa di unico e migliore ai nostri piedi che DIS – Design Italian Shoes ha costruito a piccoli passi il suo impero, affermandosi oggi come unico brand di calzature Made in Italy in grado di offrire il servizio innovativo più veloce al mondo di personalizzazione.
La tendenza di voler possedere e sfoggiare qualcosa di differente e che rispecchi la personalità unica di ciascuno di noi è guidata e dimostrata nei fatti dai grandi risultati raggiunti da DIS in questo anno. Solo nel primo semestre 2018, DIS è passata da un e-commerce in grado di servire con marginalità positive ben 30 mercati, ad una network di 50 rivenditori dislocati nelle principali capitali mondiali che hanno fatto del servizio DIS la punta di diamante della loro strategia multi-canale e di fidelizzazione clienti, differenziandosi in modo netto rispetto alla concorrenza.
Tra i principali i punti di forza del servizio di personalizzazione che DIS offre alle piccole e grandi catene sartoriali nel mondo:
Nessun canone per il servizio e nessuno stock di prodotto;
Calzature personalizzate Made in Italy prodotte in soli 10 giorni;
Oltre 50 milioni di combinazioni di modelli e materiali;
Capacità di soddisfare anche il mercato del fuori-taglia;
Personale dedicato per pianificare attività di marketing volte all’aumento costante del sell-out.
Tra le novità che saranno presentate da DIS al MICAM 86:
Un rinnovato e potenziato processo produttivo, digitalizzato dalla produzione al controllo qualità, che garantisce la massima cura nelle lavorazioni e nei dettagli, ed una logistica integrata e completamente tracciabile. Packaging rinnovato ed arricchito ulteriormente, nuovi allestimenti a supporto della vendita pensati per valorizzare il servizio in negozio;
L’innovativo corner tecnologico DIS pensato per i negozi fisici e dotato di Totem Touch Screen interattivo, sensori per il riconoscimento dei prodotti e scanner 3D dove grazie ad un innovativo algoritmo di intelligenza artificiale viene suggerita in automatico la taglia esatta da acquistare. Nuove tecnologie dunque per i negozi, per combinare l’esperienza virtuale del Configuratore 3D DIS con l’esperienza reale del consumatore in negozio che – grazie al supporto del personale di vendita formato da DIS – può toccare con mano i prodotti, provarli ai propri piedi, scegliere dal vivo i materiali e gli accessori con cui realizzarli.
Un miglioramento ed ampliamento linea Exclusive e della linea classica che – reinterpretate in chiave estiva – si arricchiscono di nuove combinazioni di pellami scamosciati e colorati, permettendo giochi di colore a contrasto e tono-su-tono;
Uno rilancio importante della collezione sneaker che raddoppia nei modelli e si arricchisce di pellami pregiati impreziositi da nuove lavorazioni artigianali che le rendono ideali per essere abbinate ad un abito sartoriale;
Una nuova linea di mocassini morbidi in stile driver, caratterizzati da battistrada in gomma leggera, dettagli ad alto tasso di artigianalità, forme rivisitate, inediti accostamenti di materiali ed innovative lavorazioni;
Dopo la preview della collezione femminile presentata alla scorsa edizione del Micam, DIS presenta una nuova proposta donna elegante e bon-ton, che si ispira al guardaroba classico maschile. Per questa edizione infatti, i modelli di punta sono le intramontabili icone di eleganza classica, le francesine, ma anche gli stivaletti bassi ed i mocassini, presentati in versioni colorate ed estive, con pellami laminati e lucidi. A completamento della collezione, la linea décolleté e la linea sneaker.
Con DIS il futuro dell’innovazione digitale entra in negozio per rivoluzionare i processi di vendita ed offrire al cliente un’esperienza di acquisto coinvolgente, un vero e proprio viaggio emozionale nella creazione della scarpa ideale, dando libero sfogo alla propria creatività e giocando con milioni di combinazioni virtuali disponibili.
Per un prodotto Made in Italy, veramente unico, come la personalità di ciascuno di noi. In poche parole: invidiabile.
Be Different, Be Yourself!
DIS – Design Italian Shoes DIS è il brand di calzature personalizzate che evolve l’eccellenza manifatturiera italiana con l’introduzione della digitalizzazione più avanzata: DIS è tradizione, innovazione e Made in Italy. DIS nasce nel 2015 dall’intuizione dei fratelli Andrea e Francesco Carpineti e di Michele Luconi: dall’obbiettivo di innovare il settore della calzatura Made in Italy e di valorizzare la“shoe valley”, il distretto marchigiano del fermano-maceratese dove da generazioni vengono realizzate calzature anche per i più famosi marchi a livello mondiale. Oggi DIS, tramite il suo e-commerce, tradotto in 7 lingue, spedisce in oltre 30 paesi diversi offrendo oltre 50 milioni di possibili combinazioni di calzature realizzate a mano dagli artigiani italiani in soli 10 giorni lavorativi, ed è presente in numerosi punti vendita e boutique sartoriali in Europa, Stati Uniti, Cina e Giappone. DIS è stata anche consacrazione come una delle migliori startup fashion-tech italiane da parte di eventi internazionali come Decoded Fashion New York Summit, Obuv Mir Kozhi a Mosca, Chic Shanghai e World Fashion Tokyo, raccogliendo anche grande l’attenzione delle più gradi testate interazioni come BESPOKE, VOGUE, FORBES, WIRED, L’OFFICIEL e THE ECONOMIST.
Area Stampa: https://www.designitalianshoes.com/it/media-kit // [email protected]
Appuntamenti: Micam (Milano) 16-19 Settembre 2018: Padiglione 3, Stand DIS H08 // [email protected] // https://www.designitalianshoes.com/it/shoes-customisation-services
https://ift.tt/1PvGjeW // Ph: +39 (0) 733 18 71 806
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Tutti bambini con gli occhi spalancati
a vedere gli artisti di strada
a Colmurano
Colmurano dove a Luglio si esibiscono gli artisti di strada
Colmurano, un minuscolo borgo nella provincia di Macerata che a luglio diventa internazionale, con la manifestazione Artistrada, artisti di strada provenienti da tutto il mondo
Gli artisti di strada si riuniscono una volta all’anno per meravigliare e far tornare bambini, creando spettacoli, per le vie di questo meraviglioso borgo maceratese.
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Colmurano il borgo che una volta all’anno diventa un teatro all’aperto con gli artisti di strada
Colmurano, l’insediamento umano era già presente in epoca pre-romana, la sua storia dalla fine dell’epoca romana fino all’Unità d’Italia, descrive un paese sempre sottomesso al dominio della vicino Tolentino, con qualche sporadica alzata di capo, ma subito fatta riabbassare.
In epoca medievale il borgo, raggiunge la propria autonomia vigilata dal rispettivo Castello e ogni tanto, era costretto a subire la protezione e le angherie del vicino comune di Tolentino, in quel periodo, grossa potenza economica e militare.
Rimane l’unico castello nel territorio, dopo la distruzione del vicino castello di Montenereto da parte dell’esercito di Tolentino, a governare l’intero territorio, ad un’unica condizione, il suo sindaco sarà un cittadino di Tolentino e costretto annualmente a giurare fedeltà al comune oppressore, nella Chiesa di S.Catervo, non sarà quindi più scelto dal popolo colmuranese, al quale non rimane altro compito che quello di pagare le nuove gabelle, essere disponibile con i propri uomini per necessità belliche e soddisfare tutte le altre obbligazioni che discendono dal dominio del nuovo padrone.
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Riconosciuto Comune nell’anno 1798, dopo che fu istituita nelle Marche, il Dipartimento del Musone, con Macerata capoluogo e Tolentino primo Comune di tutto il territorio, che comprendeva anche il Comune di Colmurano, quindi il potere torna nelle mani del suo secolare oppressore.
Un anno dopo tutto il territorio torna sotto il dominio del Papa, fino al periodo napoleonico con l’annessione del territorio delle Delegazioni Pontificie al Regno italico.
Bisognerà attendere l’anno del 1860 per avere l’annessione delle Marche nel Regno d’Italia, quando finalmente Colmurano, come per altri comuni delle Marche, diviene un libero Comune della Nazione Italiana.
Il vecchio castello di Colmurano, era dove oggi si trova la piazza su cui si affacciano la Chiesa parrocchiale e l’edificio del Comune.
Come molti paesi delle Marche, gli abitati erano edificati su colli con la torre o la rocca, a difesa e vigilanza del territorio, sul punto più elevato, subito sotto partivano le mura difensive, intercalate da torri minori, che circondavano l’abitato presente sulla spianata, che aveva favorito l’insediamento sulla sommità del colle.
Colmurano non era da meno, le sue mura si addossavano al colle seguendo l’andamento del terreno, con quattro torri e una rocca e sul fondo, la valle del Fiastra dove si trova la meravigliosa Abbazia Cistercense di Santa Maria di Chiaravalle di Fiastra.
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Da Pizzagra a Artistrada artisti di strada il passo è breve
Una semplice sagra paesana “Pizzagra”, dove si sfornano tuttora, centinaia di pizze cotte con forno a legna e per tutti i gusti, manifestazione oggi collaterale a quella che trasformò, la semplice sagra ad una manifestazione artistica e culturale, artisti di strada “Artistrada”.
Nasce con la base di non essere la solita “festa di paese”, da un lato si intendeva valorizzare il centro storico di Colmurano, con i suoi angoli suggestivi, ignoti alla maggior parte dei non residenti, dall’altro centrare lo spettacolo su di un genere di artisti, originali ed insoliti, che avessero il contatto diretto, senza quelle barriere che potevano essere palchi, transenne e altro ancora, che segnano il confine tra spettatore e artista, ma che si amalgamassero con l’ambiente, con il pubblico, come per far sentire “sono uno di voi”.
Artisti di strada internazionali
artisti di strada
esibizioni artistiche di artisti di strada
Nei vent’anni della manifestazione, si sono aggiunti artisti di strada a quelli che già erano presenti, dando sempre più la varieganza e, crescendo d’importanza, l’internazionalità a quella che era nata come semplice sagra paesana.
Occupando maggiori spazi comunali e ampliando l’offerta dell’arte proposta, quindi non più solo musica, ma piccoli e apprezzatissimi spettacoli teatrali, giocolieri, clown, magia, equilibrismo, spettacoli del fuoco, danza e tantissimi altri spettacoli tra le vie, giardini e piazzette.
Altre manifestazioni si aggregano agli artisti di strada, come il concorso di poesia, le mostre dell’arte ed il mercatino Stravaganzia, che hanno contribuito a renderla un’esperienza, più che una semplice festa.
Il tutto nello spirito dell’accoglienza, giovialità e perché no nella presunzione di poter, per quattro giorni nel mese di luglio, far tornare bambini e il sorriso anche agli adulti, che per il resto dell’anno sono oberati di responsabilità e pensieri, come le Marche sanno fare.
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Artisti di Strada a Colmurano Tutti bambini con gli occhi spalancati a vedere gli artisti di strada a Colmurano Colmurano, un minuscolo borgo nella provincia di…
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Vincisgrassi: le deliziose lasagne al forno alla marchigiana
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Vincisgrassi: le deliziose lasagne al forno alla marchigiana
I vincisgrassi sono delle lasagne al forno ripiene di ragù di carni miste: un primo piatto gustoso tipico della cultura marchigiana.
Oggi cuciniamo i vincisgrassi, una ricetta tipica di Macerata e che ancora oggi è considerata una fra le più importanti della tradizione marchigiana. Questo piatto consiste in una sorta di lasagna a strati, composta da pasta all’uovo e ragù fatto da diverse carni, e ne esistono tantissime varianti differenti: alcuni, ad esempio, utilizzano le creste di gallo, altri le rigaglie di pollo, altri ancora inseriscono nella preparazione la besciamella.
Oggi vi proponiamo una ricetta dei vincisgrassi con un ragù misto di manzo e maiale, insaporito con della pancetta e con cui farciremo le sfoglie di lasagne. Provate questo piatto in famiglia o con ospiti a cena: il risultato vi sorprenderà.
Andiamo a vedere come si fanno le lasagne alla marchigiana!
Ingredienti per la ricetta dei vincisgrassi alla maceratese (per 4 persone)
500 gr di lasagne all’uovo
500 gr di passata di pomodoro
200 gr di carne di maiale macinata
200 gr di carne di manzo macinata
100 gr di pancetta
2 cipolle
1 carota
1 costa di sedano
1 bicchiere di vino bianco da cucina
Olio extravergine di oliva q.b.
Sale q.b.
Pepe q.b.
Formaggio grattugiato q.b.
DIFFICOLTA’: 1 | TEMPO DI COTTURA: 60′ | TEMPO DI PREPARAZIONE: 30′
FONTE FOTO: https://it.pinterest.com/pin/572379433876672814/
Preparazione dei vincisgrassi marchigiani
Per cominciare, andiamo a preparare il ripieno con cui farciremo le sfoglie di pasta all’uovo. In un tegame fate soffriggere il sedano, la carota e le cipolle tritati finemente con due cucchiai di olio extravergine di oliva. Fate appassire per bene le verdure, dopodiché unite il macinato di manzo e di maiale e anche la pancetta tagliata a cubetti o a listarelle.
Aggiungete il sale e il pepe e fate insaporire per bene la carne, poi sfumate con un bicchiere di vino bianco da cucina e infine aggiungete la passata di pomodoro. Fate cuocere per almeno mezzora, girando di tanto in tanto per non far attaccare il sugo ai bordi della pentola.
Quando il ragù sarà pronto, prendete una pirofila e stendete una sfoglia di pasta all’uovo. Farcite con il sugo e con del formaggio grattugiato e ripetete l’operazione per almeno 5 volte. Coprite l’ultimo stato con qualche cucchiaio di ragù e abbondante formaggio grattugiato e cuocete in forno preriscaldato per almeno 25-30 minuti alla temperatura di 180°.
Le vostre lasagne fatte in casa alla marchigiana sono pronte per essere servite. Buon appetito!
FONTE FOTO: https://it.pinterest.com/pin/572379433876672814/
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Parma - Maceratese maçını canlı izle 2 nisan 2017
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