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lamilanomagazine · 8 months ago
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Milano, aperto un bando per 31 immobili: in locazione anche 18 box in zona Navigli
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Milano, aperto un bando per 31 immobili: in locazione anche 18 box in zona Navigli.  Le ex Cucine Economiche di via Montegrappa, 18 box in zona Navigli, nove posti auto in diversi quartieri della città. Sono tra gli immobili oggetto di un bando pubblicato dal Demanio del Comune di Milano, che propone in concessione o locazione 31 beni di sua proprietà. Si tratta del più ampio avviso pubblico di questo genere aperto negli ultimi anni e si chiuderà il 29 maggio. Gli spazi saranno aggiudicati, in concessione per 12 anni o in affitto per sei anni rinnovabili, alle migliori offerte economiche che verranno presentate da persone sia fisiche sia giuridiche. L'unità a bando di maggiori dimensioni e valore è costituita dal primo piano dell'edificio di via Montegrappa 8, la storica costruzione in mattoni a vista e decori in terracotta delle Cucine Economiche, progettata da Luigi Broggi e aperta nel 1883 come refettorio per operai e indigenti, oltre che forno sociale per la vendita di pane a prezzi modici. Il fabbricato, in stile neoromanico e soggetto a vincolo di interesse culturale, non ospita più le cucine economiche dagli anni Settanta ma mantiene il suo scopo sociale con il Centro Socio Ricreativo Culturale per il tempo libero Montegrappa, che ha sede al piano terra. Il bando riguarda i 455 metri quadri al primo piano, fin dall'origine destinati ad uffici e proposti in concessione per un canone annuo a base d'asta di 88mila euro. In via Carlo Torre 24, in zona Navigli, si trovano 18 box aggiudicabili in locazione, al piano interrato all'interno di un condominio privato. Si tratta di beni confiscati alla criminalità organizzata e trasferiti al patrimonio indisponibile del Comune di Milano. L'Amministrazione ha deciso di metterli a bando, vincolando i proventi dei canoni a finalità sociali, come consentito dalla normativa. A bando anche nove posti auto, all'interno di diversi condomini privati nei Municipi 4 e 7, una unità di 79 metri quadri destinata a bar in via Cervantes 9 all'interno del Parco Sempione, un negozio di 83 metri quadri in via Morgantini e un chiosco in piazzale Baiamonti.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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pizza-ra-bizza · 2 years ago
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san Senatore Settala in Eufemia Santo
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Tema: san Senatore Settala in Eufemia Santo dei Verdi. Thomo: Settala (verde) Senatore dei Verdi O Verda di cognome, nome. Ubicazione: piazza Sant’Eufemia, Prima pietra: v secolo Stili attuali: neogotico, neoromanico Vedendola oggi, la basilica di Sant’Eufemia non pare affatto una delle più antiche di Milano. A essere sinceri, al contrario, sembra una chiesa non particolarmente degna di nota secondo i canoni della storia dell’arte o dell’architettura. Ciò è probabilmente dovuto alla sua storia turbolenta. Dice infatti la tradizione che Sant’Eufemia sia stata fondata nel v secolo da san Senatore, che donò i terreni per la sua costruzione e fornì la preziosa reliquia della santa che riportò dal Concilio di Calcedonia, al quale aveva partecipato. L’antichità è anche testimoniata proprio dalla dedicazione: sant’Eufemia è una santa originaria di Calcedonia la cui venerazione è spesso legata alla presenza bizantina. Sebbene manchino evidenze documentali, una conferma sembra venire dal fatto che il corpo di san Senatore Settala è proprio custodito all’interno di Sant’Eufemia. Anche la prima menzione della chiesa è antica, perché data al ix secolo. In seguito, proprio per la presenza della chiesa, venne nominata Pusterla di Sant’Eufemia una delle porte minori milanesi, che si trovava a breve distanza. Venne ricostruita una prima volta nel xv secolo e poi di nuovo fu l’architetto Enrico Terzaghi, nel 1870, a sconvolgerne l’architettura interna ed esterna, spazzando via quasi completamente la chiesa precedente per realizzare un tempio neoromanico e neogotico.
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rebrandtdebibls · 2 years ago
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La basilica di San Calimero: Sa Calima !
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Tema: Bo' sa' Calimero Thomo: sa' Cali me Rolo Segeuite voi la retta via O vi dovrò rimettere le vostre azioni . Calima! Basilica di San Calimero Ubicazione: via San Calimero, 9/11 Prima pietra: v secolo Stili attuali: neoromanico, manierismo (crypta) A vederne oggi la facciata, e anche l'interno, sembra difficile immaginare che la Chiesa di San Calimero sia una delle più antiche di Milano, ma le sue radici affondano nel passato remoto della città, poiché i primi documenti che la citano risalgono addirittura già v secolo. Che resta di quell'epoca? Assolutamente nulla, se non l'arco trionfale, visibile però solo nel sottotetto. Poiché alla fine del Cinquecento versava in cattivo stato di conservazione, la basilica di San Calimero fu oggetto di un restauro seicentesco ad opera del grande architetto Francesco Maria Richini: quasi nulla rimane però in superficie del suo lavoro per via di un secondo “restauro” operato da Angelo Colla. Gli esiti dell'operazione di rifacimento, che aveva come intenzione un'ispirazione romanica, sono assai poco convincenti, tanto per la faciata quanto per l'interno. Oltre a essere ricostruita in modo largamento arbitrario, la faciata anche tre guglie collocate al centro e ai lati, che sono tipiche un connotato del gothico lombardo e non certo del romanico al quale il Colla si voleva ispirare. Non meno sconfortante l'interno. Pur in uno stile rittoto asciutto ed elegante, non sembra amalgamarsi con l'insieme la presenza di pitture echeggianti i preraffaelliti e il mosaico del catino absidale, che sembra inutilmente artificioso. Resta, inoltre, un istintivo rammarico per quanto fu deliberatamente distrutto per la ricostruzione della chiesa in chiave attuale.
La basilica di San Calimero Sa Calima !
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adriandamian · 5 years ago
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Die Herz-Jesu-Kirche ist eine römisch-katholische Kirche in der Südtiroler Landeshauptstadt Bozen. Sie befindet sich in der Rauschertorgasse 6 im Stadtteil Zentrum-Bozner Boden-Rentsch und ist dem Heiligsten Herzen Jesu geweiht. #romanesque #romanesquearchitecture #neoromanesque #romanesquerevival #arteromanico #arte_romanico_medieval #neoromanico (at Bolzano, Italy) https://www.instagram.com/p/B3NSw_Phwr8/?igshid=1rvd3k90z2ig7
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elnaveiras · 5 years ago
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La iglesia de puente Viesgo es una cosa extraña. Una torre del siglo XVII o XVIII y el resto de los años 50 o 40 del siglo XX en plan "neo románico" #sonya7 #sonyalpha7 #sonya7 #neoromanico #puenteviesgo #cantabria #cantabriainfinita (en Puente Viesgo) https://www.instagram.com/p/B1eTi_mCygO/?igshid=ppmdfjz54901
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brujademente · 5 years ago
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Iglesia de los Sacramentinos. Arquitecto: Ricardo Larraín Bravo. 1911-1934. Monumento Histórico. Estilo Neorománico-Neobizantino. #iglesiadelossacramentinos #arquitectura #architecture #neoromanico #neobizantino #ricardolarrainbravo #santiago #chile https://www.instagram.com/p/B0bYv_Wlwg7/?igshid=g0go57p5fdj9
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Tremezzo è noto come il borgo dei giardini e deve il proprio nome alla sua posizione geografica. Si trova di fatto al centro rispetto alla costa del Lago di Como, a metà strada tra il valico svizzero del Canton Grigioni e la Pianura Padana. Il nome sta dunque per “terra di mezzo”. Il comune si suddivide in 10 frazioni di piccole dimensioni, tutte con un proprio motivo d’attrazione per i turisti. Un’area che vanta un panorama naturalistico a dir poco suggestivo, corredato da ville e monumenti di pregio. La storia di Tremezzo Per risalire alle origini di Tremezzo occorre tornare indietro fino al 880 d.C., data cui fa riferimento il primo documento storico certificato che citi la località. Al tempo il nome indicato era Curte Tremecia, mentre la denominazione attuale venne scelta soltanto nei decenni successivi al Mille. Tremezzo vanta una storia a dir poco ricca. Entrò a far parte del sistema difensivo dell’Isola Comacina, schierata al fianco di Milano. Ciò portò all’attacco dei Comaschi, che rasero al suolo il borgo nel 1169. Il periodo più florido risale invece agli inizi del XVII secolo, quando vennero eretti numerosi edifici e ville incantevoli. Il borgo divenne un vero e proprio punto di riferimento per la borghesia italiana ed europea. Era infatti possibile apprezzare famiglie olandesi, francesi e austriache nell’area, avendo scelto le rive del lago come dimora estiva. Tremezzo, cosa vedere La tranquillità domina in ogni dove nel borgo di Tremezzo. Si tratta dell’area ideale per ritrovare un po’ di pace perduta nei caotici centri cittadini, con scenari paesaggistici da sogno. È uno dei borghi barocchi più ricchi d’Italia, caratterizzato da palazzi, chiese e ville che ne arricchiscono il valore architettonico e artistico. Uno dei luoghi simbolo è senza dubbio Villa Carlotta, edificata sul finire del Seicento dal marchese Giorgio Clerici. Un edificio imponente, circondato da un giardino all’italiana curato in ogni dettaglio. Innumerevoli le alte siepi, che mutano colore col passare delle stagioni. Nel corso del XIX secolo la villa si arricchì di opere dal grande valore artistico, tra le quali alcune sculture di Canova e lavori di Hayez e Thorvaldsen. Un vero e proprio museo privato, voluto dal proprietario del tempo, Giambattista Sommariva. È possibile apprezzare inoltre Villa la Carlia, realizzata nel 1676. Una villa privata che ancora oggi viene utilizzata come residenza. Non è possibile visitarne gli interni dunque ma è impossibile non soffermarsi per ammirarne i tratti esterni, così come l’enorme giardino nel quale è immersa. Un elemento architettonico che di certo differisce dal resto è Villa Amila, realizzata secondo i canoni razionalisti nel 1931. Di 20 anni più giovane è invece il Grand Hotel Tremezzo, le cui linee rimandano il pensiero al tanto amato stile liberty. Incantevole anche l’architettura sacra del luogo, che vanta meravigliose chiese, per non parlare della superba cappella funeraria della famiglia Sommariva. Si tratta di una costruzione neoclassica, voluta dalla contessa Emilia Seillière, vedova di Luigi Sommariva. Al suo interno fece costruire un altare sormontato da statue in marmo bianco di Carrara. Un gruppo che raffigura la Madonna con in grembo il Redentore morto. Un’opera alla quale presero parte artisti del tempo come Benedetto Cacciatori, Camillo Pacetti e Pompeo Marchesi. La chiesa più celebre e visitata è di certo quella parrocchiale di San Lorenzo. Il progetto venne avviato nel 1775, con lavorazioni proseguite per più di un secolo, fino al 1894. Un edificio a dir poco eclettico, considerando le tante menti che hanno apportato modifiche nel corso dei decenni. L’ultimo fu l’architetto Parrocchetti, che mise la parola fine a una realizzazione eccellente, che mescola neoromanico e neogotico. Fu lui a realizzare inoltre l’abside ottagonale. Al suo interno spiccano affreschi di grandi artisti, come Luigi Tagliaferri. A breve distanza vi sono inoltre la Chiesa di San Pietro Volesio e la Chiesa della Madonna Nera. Trekking a Tremezzo Essendo immerso nella natura, Tremezzo è anche un paradiso per gli amanti delle escursioni. È possibile infatti cimentarsi nella lunga passeggiata garantita dal “Greenway” del Lago di Como. Un percorso naturalistico che si estende per 10 km, attraversando svariati comuni: Colonno, Sala Comacina, Lenno, Ossuccio, Mezzegra, Griante e Tremezzo. Il modo ideale per essere certi d’aver compiuto un itinerario completo, soffermandosi in ogni borgo di questo paradiso terrestre. https://ift.tt/2y6raQm Cosa vedere nel borgo di Tremezzo sul Lago di Como Tremezzo è noto come il borgo dei giardini e deve il proprio nome alla sua posizione geografica. Si trova di fatto al centro rispetto alla costa del Lago di Como, a metà strada tra il valico svizzero del Canton Grigioni e la Pianura Padana. Il nome sta dunque per “terra di mezzo”. Il comune si suddivide in 10 frazioni di piccole dimensioni, tutte con un proprio motivo d’attrazione per i turisti. Un’area che vanta un panorama naturalistico a dir poco suggestivo, corredato da ville e monumenti di pregio. La storia di Tremezzo Per risalire alle origini di Tremezzo occorre tornare indietro fino al 880 d.C., data cui fa riferimento il primo documento storico certificato che citi la località. Al tempo il nome indicato era Curte Tremecia, mentre la denominazione attuale venne scelta soltanto nei decenni successivi al Mille. Tremezzo vanta una storia a dir poco ricca. Entrò a far parte del sistema difensivo dell’Isola Comacina, schierata al fianco di Milano. Ciò portò all’attacco dei Comaschi, che rasero al suolo il borgo nel 1169. Il periodo più florido risale invece agli inizi del XVII secolo, quando vennero eretti numerosi edifici e ville incantevoli. Il borgo divenne un vero e proprio punto di riferimento per la borghesia italiana ed europea. Era infatti possibile apprezzare famiglie olandesi, francesi e austriache nell’area, avendo scelto le rive del lago come dimora estiva. Tremezzo, cosa vedere La tranquillità domina in ogni dove nel borgo di Tremezzo. Si tratta dell’area ideale per ritrovare un po’ di pace perduta nei caotici centri cittadini, con scenari paesaggistici da sogno. È uno dei borghi barocchi più ricchi d’Italia, caratterizzato da palazzi, chiese e ville che ne arricchiscono il valore architettonico e artistico. Uno dei luoghi simbolo è senza dubbio Villa Carlotta, edificata sul finire del Seicento dal marchese Giorgio Clerici. Un edificio imponente, circondato da un giardino all’italiana curato in ogni dettaglio. Innumerevoli le alte siepi, che mutano colore col passare delle stagioni. Nel corso del XIX secolo la villa si arricchì di opere dal grande valore artistico, tra le quali alcune sculture di Canova e lavori di Hayez e Thorvaldsen. Un vero e proprio museo privato, voluto dal proprietario del tempo, Giambattista Sommariva. È possibile apprezzare inoltre Villa la Carlia, realizzata nel 1676. Una villa privata che ancora oggi viene utilizzata come residenza. Non è possibile visitarne gli interni dunque ma è impossibile non soffermarsi per ammirarne i tratti esterni, così come l’enorme giardino nel quale è immersa. Un elemento architettonico che di certo differisce dal resto è Villa Amila, realizzata secondo i canoni razionalisti nel 1931. Di 20 anni più giovane è invece il Grand Hotel Tremezzo, le cui linee rimandano il pensiero al tanto amato stile liberty. Incantevole anche l’architettura sacra del luogo, che vanta meravigliose chiese, per non parlare della superba cappella funeraria della famiglia Sommariva. Si tratta di una costruzione neoclassica, voluta dalla contessa Emilia Seillière, vedova di Luigi Sommariva. Al suo interno fece costruire un altare sormontato da statue in marmo bianco di Carrara. Un gruppo che raffigura la Madonna con in grembo il Redentore morto. Un’opera alla quale presero parte artisti del tempo come Benedetto Cacciatori, Camillo Pacetti e Pompeo Marchesi. La chiesa più celebre e visitata è di certo quella parrocchiale di San Lorenzo. Il progetto venne avviato nel 1775, con lavorazioni proseguite per più di un secolo, fino al 1894. Un edificio a dir poco eclettico, considerando le tante menti che hanno apportato modifiche nel corso dei decenni. L’ultimo fu l’architetto Parrocchetti, che mise la parola fine a una realizzazione eccellente, che mescola neoromanico e neogotico. Fu lui a realizzare inoltre l’abside ottagonale. Al suo interno spiccano affreschi di grandi artisti, come Luigi Tagliaferri. A breve distanza vi sono inoltre la Chiesa di San Pietro Volesio e la Chiesa della Madonna Nera. Trekking a Tremezzo Essendo immerso nella natura, Tremezzo è anche un paradiso per gli amanti delle escursioni. È possibile infatti cimentarsi nella lunga passeggiata garantita dal “Greenway” del Lago di Como. Un percorso naturalistico che si estende per 10 km, attraversando svariati comuni: Colonno, Sala Comacina, Lenno, Ossuccio, Mezzegra, Griante e Tremezzo. Il modo ideale per essere certi d’aver compiuto un itinerario completo, soffermandosi in ogni borgo di questo paradiso terrestre. Tremezzo è un borgo davvero caratteristico vicino al Lago di Como, ricco di ville storiche, monumenti e paessaggi naturalistici tutta da scoprire.
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madonaperra · 7 years ago
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San Juan de Sahagun #sahagún #neoromanico #torre #patron #diario #madonaperra #jesusalmeida #photo #photography #photographer #foto #fotografia #fotografo #instamood #instamoment #instagram #nofilter #sinfiltro #love #felizdia #frio #odioelverano #porlascalles #porlaciudad #❤️❤️❤️😘😘😘 (en Calle Toro)
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vallsvives · 8 years ago
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Façana principal de l'escola Pia d'Olot des de la plaça Clarà. Església central i torres laterals.
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toradata · 6 years ago
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Arquitectura SXIX.
Introducción: Fue una época e profundos cambios económicos, político, sociales e ideológicos. Encontramos una revolución industrial iniciada en Inglaterra que se difunde por Europa, extendiendo el capitalismo y la industrialización. En Francia tras la restauración de la monarquía y las revoluciones liberales, tomo el poder la burguesía llegando el fin del absolutismo y la sociedad estamental, difundiendo por Europa el liberalismo político y el nacionalismo. El desarrollo científico y tecnológico avanzo gracias a al industralización. 
arquitectura y urbanismo:  Encontramos la aparición y difusión de Historicismo y del  Eclecticismo y por otro lado la explosión de la arquitectura que conocemos como “nuevos materiales” 
1. Arquitectura historicista y ecléctica: En la primera mita del siglo XIX el Romanticismo pone de moda la recuperación de los estilos arquitectónicos del pasado. Prima una arquitectura representativa  de su identidad nacional inspirándose en lo histórico. El historicismo fue la corriente arquitectónica que se inspira en los estilo del pasado e imita sus formas y elementos decorativos. El eclecticismo combina varios de eses estilos en un mismo edificio. Se siguio construyendo edificios neoclasicos pero al mismo tiempo los encontramos neorrenacentista, neoromanico, neogotico, neobizantino, neoislamico, neomudejar o incluso neobarroco. 
De todos estos estilos el neogótico fue el mas característico por su simbolismo cristiano y sus connotaciones nacionalistas. Entre los grandes propagandistas encontramos a los arquitectos británicos Augustus Pugin y John Ruskin. Tambien destaca el frances Eugene Violet-le-Duc. Las obras mas relevantes fueron: 
El pabellón real de Brighton. obra de John Nash. Se inspiro en la arquitectura india y destaca por sus cúpulas bultosas, torres y alminares. Utilizo columnas de hierro como elemento sustentante. 
El parlamento de Londres, edifico neogotico de Charles Barry y August Pugin, considerado uno de los mas importantes de la arquitectura historicista decimononica. Se caracteriza por su gran extensión, su trazado simétrico y la riqueza de las formas neogóticas. Barry se encargo de la estructura y el ordenamiento mientras que Pugin se encargo de la decoración de las fachadas y del interior. 
La opera de París, obra de Charles Garnier, puso de moda el neobarroco. Es un edificio monumental y lujoso, cubierto con una gran cúpula achatada y dotado de una fachada que combina arcos y dinteles, columnas y esculturas. La decoración recargada tanto exterior como interior oculta una estructura de hierro 
España: Encontramos ejemplo en la segunda mitad del SXIX
Universidad Literaria de Barcelona de Elías Rogent (1821-1897), realizada en estilos neorrománico y neogótico 
Biblioteca Nacional de España, en Madrid, obra neorrenacentista de Francisco Jareño (1818-1892) 
La sede central de Banco de España, en Madrid, de Eduardo Adaro (1848-1906), también neorrenacentista 
Las Escuelas Aguirre, situadas frente al parque del Retiro en Madrid, de Emilio Rodríguez Ayuso (1845-1891), en estilo neomudéjar. 
2.Arquitectura de los nuevos materiales: Panorama arquitectónico de la segunda mitad del siglo XIX  marcado por la pugna mantenida entre los primeros y los que veían nuevas posibilidades ofrecidas por los nuevos materiales producto de la industralización. Los arquitectos se resistieron mucho tiempo a estos materiales ligados a la industralización y no a lo artísticos. Por ello empezaron a usarse en partes que no estaban a la vista.  Destacamos edificios como: 
Crystal Palace, de Joseph Paxton, construido para la exposición universal de Londres. Era un enorme pabellón formado por una estructura de hierro recubierta de vidrio. Asombro no solo por sus grandes proporciones si no por la belleza de sus firmas. Estaba inspirado en los invernaderos y estaba construido por elementos prefabricados y montados. 
Galería de las maquinas de charles Louis Dutert y Victor Contamin para la expo universal de París del 89. Era un pabellón ferro-vitreo de 420m de largo y 115 de ancho, con gran luminosidad gracias a su cubierta acristalada 
Torre Eiffel de Gustave Eiffel para la exposición universal de paris del 89. Costa de 300m de altura y esta formada por piezas de hierro prefabricado. Mostro al mundo las posibilidades de los nuevos materiales. Tiene 3 pisos y todo su peso se apoya en cuatro enormes pilares inclinados y unidos por arras. Eiffel demostró que con hierro podía levantarse cualquier construcción. Fue la obra cumbre de los nuevos materiales 
Sala de lectura de la biblioteca de santa Genoveva y la sala de lectura de la biblioteca nacional, por henri Labrouste. En esta ultima empleó arcos y columnas de hierro fundido para sostener las bóvedas vaídas con oculos de la cubierta. Estos materiales le otorgan ligereza y claridad al recinto . 
Galeria Victor Manuel II. de Guuiseppe mengoni  Es uno de los mejores empleo de las numerosas galería edificadas del periodo. Planta de Cruciforme formada por dos calles que se cruzan en un espacio octogonal central. La cubierta abovedada esta construida con hierro y recubierta de vidrio
En España lo mas interesante se construye a finales del siglo XIX, la estación de Atocha de alberto palacio y el palacio de cristal de velázquez bosco. 
3. Escuela de Chicago: Tras el incendio  que destruyo buena parte de la ciudad  surgió un grupo de arquitectos que utilizaron el hierro colado y fundido para crear un nuevo tipo de edificio funcional, como fue el rascacielos. Este nuevo edificio se caracterizaba por su altura y al tener una estructura octogonal de pilares y vigas de hierro. Su aportación se debió a varios motivos: 
La carestía del suelo que animo a aumentar la altura de los edificios. 
a falta de tradición arquitectónica 
la invención del ascensor 
la edificación con estructuras de hierro que permitía suprime los muros de carga por o que no tenían que ser sustentantes 
Los edificios tenían un fin funcional, almacenes, oficinas y viviendas. Los principales arquitectos fueron: 
Louis Sullivan que trabajo asociado a Dankmar adler construyendo los almancenas carson. Destaca por su amplitud y numero de ventanas. Otra interesante obra de Sullivan es el auditorio de Chicago con forma cubica y sobria y la fachada llena de ventanas para la iluminación interior. Conserva detalles tradicionales como el muro de piedra, la cornisa moldurada y el juego entre vanos y arcos. 
Henry Richardson autor de los almacenes Marschall Field 
William Le Baron Jenney que diseño el home insurrance Building, de diez pisos. 
Daniel Burnham y john Root autores del relience building 
4. El modernismo: El art nouveau fue un movimiento artístico desarrollado en Europa  que aspiro a una renovación de las artes entre 1890 y 191. Destinado a la clase burguesa por el alto coste de sus obras, que revaloriza la belleza de la producción artesanal frente a la producción industrial en serie. Se inspira en la naturaleza y por ello rechaza tanto la arquitectura ecléctica como la de los nuevos materiales. Uno de los principales teóricos y artistas de esta corriente fue William Morris., impulsor del movimiento Arts and Crafts, rechazaba el trabajo industrial y el maquinismo, consideraba que ahogaba la libertad creativa del artista. Entre las características de este estilo encontramos: 
Concepción unitaria de las artes
La importancia de la decoración de los edificios a base de lineas curvas, de formas inspiradas en la naturaleza
Utilización de materiales tradicionales como el ladrillo, piedra o madera junto con nuevos  materiales. 
Gran importancia de la luz de penetra por ventanales y claraboyas
El empleo de algunos elementos historicistas tomados de la arquitectura medieval y oriental
Diferenciamos dos tendencias: 
1. La organiza: Se basa en el uso de elementos decorativos y lineas curvas. Los focos principales los encontramos en : 
Bélgica: Que destaca con Victor Horta autor de la casa Tassel donde usa el hierro como elemento decorativo y funcional a la vez. Se caracterizara por la importancia de elementos decorativos basado en lineas curvas. Apreciamos la utilización de diferentes materiales integrándolos todos en un conjunto armónico. La columna de hierro fundido tiene un fuste muy delgado y su capitel se ramifica con vástagos ondulantes, que sirve para sostener las viga. Destaca también el mosaico del pavimento, policromo que imita motivos curvilíneos o los peldaños de la escalera, también curvos. Los motivos decorativos inspirados en el movimiento Arts and Crafts. La casa del pueblo de bruselas fue la sede del partido socialista y considerada su obra maestra. Tenia una fachada cóncava acristalada y un salón de actos que destacaba por sus vigas onduladas de hierro y soportes inclinados del mismo material pero fue demolido en los años 60 del siglo pasado. 
Francia: Destaco Hector Guimard que realizo varias entradas de metro en París, con marquesinas acristaladas sostenidas por estructuras de hierro y decoración de formas vegetales y curvilíneas. 
España: El modernismo arraigo sobretodo el Cataluña gracias al desarollo industrial y la pujanza de la burguesía enriquecida. El principal representante del modernismo fue Antonio Gaudi. Tiene un estilo personal e imaginativo, con edificios cargados de fuerte simbolismo religioso y formas vegetales, animales, formas rocosas, fantásticas y elementos curvilíneo. Utilizo todo tiempo de materiales. Entre sus obras destacan: 
La casa batllo, terminada en 1906 con una fachada de balcones que se asemejan a antifaces y un tejado curvilíneo. Esta decorada con azulejos policromos y su comisa esta alabeada
Casa Mila, también conocida como la pedrera su planta es asimétrica y curvilínea. La fachada es de piedra y tiene un aspecto ondulante  a base de lineas cóncavas y convexas que simulan un acantilado . Los balcones son de hierro retorcidos, el tejado simula las huellas de las olas y sus chimeneas, decoradas con trencadis
La sagrada familia es un templo inacabado, símbolo del misticismo cristiano frente al materialismo de su época. Tiene planta de cruz latina con cinco naves y su alzado recuerda una catedral gótica. Su interior semeja un bosque donde las columnas se ramifican. La fachada es escultórica y delirante, reproduce figuras naturalistas de animales y vegetales junto a temas religiosos. los remates de las torres están decorados con cerámica de colores 
El parque Guell donde combina formas arquitectónicas curvilíneas, decoración cerámica y arcos parabólicos, con zonas ajardinadas 
Otras obras son el capricho (Cantabria) la casa vicens o la casa botines (león)
2. Tendencia racionalista o geométrica: Se caracteriza por las formas geométricas y las lineas rectas buscando la simplificación de volumen y la sobriedad decorativa. Los principales focos los encontramos en: 
Gran Bretaña: Destaca Mackintosh con su escuela de Bellas Artes de Glasgow con edificios de formas geométricas, lineas rectas y decoración sobria. Grandes cristaleras en la fachada. Combina los muros de piedra con le hierro y el vidrio de la fachada
En Austria el modernismo estuvo representado por el grupo de la denominada Secesion vienesa. Destaca olbrich, Wagner y Hoffmann. Olbrich es el autor de la sezession de viena con volúmenes geométricos y coronado por una esfera dorada calada con adornos de hojas. Wagner  realizo edificios funcionales, desnudos de decoración y volúmenes geométricos, anticipando la bauhaus y arquitectura racionalista. En Viena construyo las estaciones del metro de la que destaca la arlsplatz, la caja postal de ahorros y la saca mayolica
5. Urbanismo: Con las ciudades de grandes masas de población consecuencia de la industrialización y del éxodo rural, hizo necesaria la planificación y organización de los espacio urbanos . Se separaban los barrios según clases sociales, construir fabricas, estaciones, zonas verdes... Por ello las ciudades se ampliaron mediante ensanches al tiempo que los cascos históricos se re modelaron para hacerlos viables, se iluminaron las calles y construyeron cloacas entre otras. Las principales transformaciones urbanas se hicieron en parís llevadas acabo por Haussmann. Contemplo la ampliación de la ciudad siguiendo un plano ortogonal y reforma de centro histórico, creando grandes avenidas que mejoran el trafico y permiten el rápido desplazamiento del ejercito. Destaca la palza de la estrlla, con el arco del triunfo, que se convirtio en una enorme plaza donde parten donce amplias avenidas
En España la actuación urbanística mas importante fue el ensanche de Barcelona proyectado por Idelfonso de Cerda. Se hizo entorno al casco histórico. Para despejas el centro del ensanche trazo dos grandes avenidas en diagonal que se cruzaban en una plaza central, donde solo llego a construirse una, la avenida diagonal. Formaron manzanas cuadrangulares entre las calles. 
Otro tuvo lugar en Madrid por carlos maria de castro que rodeaba el casco histórico en sentido radical siguiendo un plano ortogonal, diferenciando los barrios según clases sociales. El proyecto de Ciudad lineal de Arturo Soria consistía en grandes avenidas de mas de 40 m con edificios y zonas verdes a ambos lados de la misma. Pretendía crear un modelo de ciudad descentralizada pero bien comunicada
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fashionluxuryinfo · 2 years ago
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A RomaFashion White 2022 l’Alta Moda Sposa sfila in Chiesa“
RomaFashion White”, uno dei più importanti appuntamenti dedicati al mondo del “Wedding” giunge nel 2022, alla sua XV^ Edizione. L’evento ideato da Antonio Falanga, organizzato da Grazia Marino, prodotto da Spazio Margutta, anche quest’anno è stato condotto dalla giornalista Cinzia Malvini.Il suo format, un fashion-show esclusivo, si contraddistingue dalle altre iniziative del settore per l’unicità della sua location: la Chiesa Episcopale San Paolo Entro Le Mura, un complesso architettonico in stile neoromanico-neogotico
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Milano: riprendono le visite guidate gratuite all'antica "Chiesina Rossa" Santa Maria alla Fonte
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Milano: riprendono le visite guidate gratuite all'antica "Chiesina Rossa" Santa Maria alla Fonte. Dopo la pausa estiva riprendono a grande richiesta le visite guidate a Santa Maria alla Fonte, l'antica e preziosa ‘Chiesina Rossa’ dei milanesi lungo l'Alzaia Naviglio Pavese. L'iniziativa fa parte di una serie di eventi culturali e musicali promossi dalla nuova rettoria della comunità dei Frati Cappuccini, presente qui dal 2009. Domenica 24 settembre alle ore 15,30, la prof.ssa Enrica Garlati, presidente del Comitato Chiesa Rossa e docente di storia, condurrà i partecipanti alla scoperta delle vestigia e delle opere d'arte dell'antico luogo di culto, capolavoro neoromanico del X secolo sorto sopra le fondamenta di un sacello paleocristiano. Fondamentale per le sorti del complesso l’impegno del Comitato Chiesa Rossa, un gruppo di cittadini volontari che dal 1988 si spende per sostenerne l'uso pubblico e scongiurarne l'abbandono. Il ritrovo è proprio davanti al cancello del parco omonimo dove si accede al complesso, in via Chiesa Rossa 55 (Metro Abbiategrasso). Ricostruita e restaurata più volte nel corso dei secoli, notificata come edificio di notevole interesse artistico dal 1911 e dichiarata monumento nazionale nel 1928, oggi Santa Maria alla Fonte vanta un valore storico inestimabile ed è meta di pellegrinaggi di preghiera per la testimonianza di vita evangelica e fraterna dei religiosi che l’hanno in cura. Non solo: la presenza di un affresco, del 1400, che riproduce la miracolosa Madonna del latte, ne ha fatto un richiamo importante per la devozione mariana. L’occasione darà modo anche di scoprire, per chi ancora non ne fosse al corrente, l’ampio complesso, immerso nel verde, che comprende il luogo di culto, due antichi cascinali e altri ‘ruderi’ ora ristrutturati e adibiti a moderna biblioteca civica multimediale e bar affacciato su un ampio gradevole portico aperto.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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daniela--anna · 3 years ago
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Halászbástya 🇭🇺
Il bastione dei Pescatori o Halászbástya è un bastione in stile neogotico e neoromanico situato sulla riva di Buda del Danubio, sul colle del castello di Budapest vicino alla chiesa di Mattia. È stato progettato e costruito tra il 1895 e il 1902 su disegno di Frigyes Schulek. Tra il 1947/48, il figlio di Frigyes Schulek, János Schulek, ha condotto il progetto di restauro per riparare i danni patiti durante la seconda guerra mondiale.
#Ungheria #Europa
📸 #ScattiDalMondo
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giovannirubencozzolino · 5 years ago
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Nome: Basilica di Saint-Lazare Autore: Sconosciuto Data: 1120-1146 a.C. Collocazione: Autun, Francia Descrizione: La cattedrale, a tre navate e a croce latina con nave molto lunga e transetto corto, si presenta con un coro profondo tripartito chiuso da tre cappelle absidali. Sui lati, cappelle (XVI secolo). La chiesa ha due campanili, uno gotico con guglia (XV secolo) e uno neoromanico (XIX secolo). Interessanti i tetti in piastrelle verniciate, tipiche della Borgogna. Nella facciata a portico, stretta tra due torri ottocentesche, spicca il portale (XII secolo) gemino attribuito a Gislebertus restaurato nel 2009: nel timpano, la Maestà di Cristo, con, a destra, San Pietro che fa entrare i giusti in Paradiso e la Vergine Maria che intercede per loro, e, a sinistra, i dannati salvati da San Michele, è collocata sopra un architrave in cui sono raffigurati la resurrezione dei morti, Adamo ed Eva e donne a seno nudo morse dal serpente. Intorno, due archi a tutto sesto con una trentina di medaglioni circolari con raffigurazioni dei Segni zodiacali e dei Lavori dei mesi dell'anno, sostenuti da colonne con capitelli istoriati. Nel pilastro centrale, San Lazzaro e le sue sorelle.
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pietroscalisi03 · 5 years ago
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-Nome: Basilica di Saint-Lazare
-Autore: Sconosciuto
-Data: 1120-1146 a.C.
-Collocazione: Autun, Francia
-Descrizione: La cattedrale, a tre navate e a croce latina con nave molto lunga e transetto corto, si presenta con un coro profondo tripartito chiuso da tre cappelle absidali. Sui lati, cappelle (XVI secolo). La chiesa ha due campanili, uno gotico con guglia (XV secolo) e uno neoromanico (XIX secolo). Interessanti i tetti in piastrelle verniciate, tipiche della Borgogna. Nella facciata a portico, stretta tra due torri ottocentesche, spicca il portale (XII secolo) gemino attribuito a Gislebertus restaurato nel 2009: nel timpano, la Maestà di Cristo, con, a destra, San Pietro che fa entrare i giusti in Paradiso e la Vergine Maria che intercede per loro, e, a sinistra, i dannati salvati da San Michele, è collocata sopra un architrave in cui sono raffigurati la resurrezione dei morti, Adamo ed Eva e donne a seno nudo morse dal serpente. Intorno, due archi a tutto sesto con una trentina di medaglioni circolari con raffigurazioni dei Segni zodiacali e dei Lavori dei mesi dell'anno, sostenuti da colonne con capitelli istoriati. Nel pilastro centrale, San Lazzaro e le sue sorelle.
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fondazioneterradotranto · 5 years ago
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Tradizioni ed edilizia funerarie a Spongano
di Giuseppe Corvaglia
  Nel 1600, come in tutti i paesi di Terra d’Otranto, a Spongano non c’erano cimiteri e i defunti venivano seppelliti nelle chiese. La Chiesa Madre aveva le tombe della comunità che, successivamente, saranno differenziate in: quelle per i sacerdoti, poste vicino all’altare maggiore, quelle per i nobili (sepulchra nobilium) anch’esse poste in prossimità dell’altare o vicino agli altari della famiglia, quelle delle vergini (tumbae virginum), quelle dei bambini (parvulorum sepulchrum) e quelle degli altri abitanti. La prima a essere sepolta in Chiesa Madre, nel 1604, fu una certa Domenica Gallona.
Ancora oggi si può osservare il pavimento della sacrestia, in parte ristrutturato, ma in parte ancora irregolare, deformato dalla pressione dei gas, formati dai processi di decomposizione dei corpi.
I nobili, come detto, avevano urne vicino agli altari, di cui avevano jus patronato, o una tomba vicino all’altare maggiore, ma alcuni di essi potevano essere sepolti nelle cappelle patrizie di proprietà.
Accadeva per gli Scarciglia e i Riccio, ad essi imparentati, che tumulavano i propri defunti nella Cappella di San Teodoro, fatta erigere da Don Pomponio Scarciglia, e per i Bacile che costruirono la propria cappella, prospiciente il Palazzo e dedicata alla Madonna dei sette dolori, grazie all’opera di Don Giuseppe Bacile, Arcidiacono della Cattedrale di Castro. In essa il primo ad esservi tumulato fu Giovanni Antonio, fratello del prelato.
Ricordiamo pure che nella piccola comunità era attiva una Confraternita della Buona morte che garantiva un funerale ai poveri che non potevano permetterselo e pregava in suffragio delle anime, avendo patronato su un altare della chiesa che, in seguito, verrà dedicato a Santa Vittoria.
Quando le fosse della chiesa si riempivano e quando la chiesa fu chiusa, per i lavori di restauro nel XVIII secolo, i defunti furono tumulati nella Chiesa della Madonna delle Grazie che oggi conosciamo come Congrega.
Se il numero dei morti diventava elevato, come accadeva in occasione di epidemie, quali: il colera nel 1836, il vaiolo nel 1880, la difterite nel 1886, la scarlattina, il morbillo nel 1888… si ricorreva al cimitero epidemico (Agro Sancto Epidemico) che si trovava sulla via per Surano, in Contrada Taranzano. La rivoluzione francese aveva affrontato il problema delle sepoltura con l’uso delle tombe comuni poste a distanza dai centri abitati.
A Spongano, come in tutto il Regno delle Due Sicilie, si comincia a parlare di Cimitero solo nel 1817, quando una legge, “per garantire la salute pubblica, ispirare il rispetto dei morti, e conservare la memoria degli uomini illustri”, dispose che i defunti venissero inumati o tumulati in luoghi appositi, chiusi da mura e da un cancello, distanti almeno un quarto di miglio dal centro abitato. A Spongano e nei comuni associati, Surano e Ortelle, si cercarono i siti per la costruzione del cimitero locale. Per Spongano si individuò un luogo detto “Vignamorello”, posto fra l’attuale piazza Diaz e la ferrovia, dove c’era una grotta, usata come neviera in disuso, che avrebbe consentito di inumare le salme più agevolmente.
L’iter fu travagliato e furono proposti, negli anni, altri luoghi, ma senza mai decidersi a realizzarlo, nonostante un altro dispositivo, il Real Rescritto dell’11 gennaio 1840, reso esecutivo in Terra d’Otranto il 25 gennaio 1840.
A questo contribuì l’opposizione, più o meno palese, del Clero, che traeva benefici economici dal tumulare i morti nelle chiese, la credenza dei fedeli che la tumulazione in Chiesa, vicino alle reliquie dei santi e luogo di preghiera, fosse migliore e, soprattutto, la necessità delle varie amministrazioni di stornare i fondi destinati ai cimiteri per spese più necessarie e urgenti, differendo la soluzione del problema.
Nel 1880 la Regia Amministrazione Sabauda ritorna alla carica con leggi apposite e stimola decisamente i Comuni a dotarsi di un Cimitero. In questa temperie, i Decurioni, nel 1883, decidono di costruire il nuovo cimitero acquistando all’uopo un fondo denominato “Campo San Vito” sulla via per Ortelle. Il progetto fu fatto dall’Ingegner Pasanisi e fu approvato dal Genio Civile nel 1885.
Il Camposanto fu inaugurato l’11 maggio 1885 e già il giorno dopo vi fu sepolto il primo sponganese, Ruggero Alamanno. Da allora non furono più seppelliti morti in chiesa (l’ultima salma fu tumulata in Chiesa il 1° maggio 1885).
Ingresso del cimitero di Spongano
  Architettonicamente possiamo dire che, nel complesso, la parte più antica risente di quel gusto architettonico, molto in voga nell‘800 fino agli inizi del ‘900, chiamato Eclettismo, qui particolarmente evidente, che utilizza in libertà tutti gli stilemi architettonici del passato, come modelli di riferimento, per progettare edifici esteticamente belli che colpiscono il gusto del fruitore ancora oggi.
La facciata, austera, si ispira a un’architettura classicheggiante; in alto al centro è scolpito il chrismon con ai lati l’alfa e l’omega, all’apice una croce (caduta e non più ripristinata) con due fregi ai lati.
Statua di Cristo risorto di A. Marrocco
  Sempre all’ingresso sono situate due epigrafi in latino che ammoniscono gli umani.
Una riporta “La mia carne riposa nella speranza” (CARO MEA REQUIESCET IN SPE) e l’altra dice “Il corpo corruttibile e mortale dell’uomo conduce all’immortalità”  (MORTALE INDUET IMMORTALITATEM).
    Alcuni anni fa è stata posta, nel piazzale antistante, una bella statua bronzea dell’artista contemporaneo Armando Marrocco che rappresenta Gesù risorto.
Anche la tomba comune, dove trovavano sepoltura tutti i cittadini che non avessero una tomba propria, si ispirava a un sobrio classicismo. L’ingresso, sormontato da un timpano con un bordo modanato in pietra leccese, aveva due nicchie laterali e una porta centrale che conduceva a un semi-ipogeo, che ricordava le catacombe, dove vi erano i loculi che accoglievano le salme e una fossa comune (a carnara). In fondo, al centro, vi era un altare dedicato alla Madonna del Carmine, oggi restaurato. Negli scorsi anni è stata restaurata la tomba comune ricavando al piano terreno dei colombari nuovi e un ampio ambiente coperto; la nuova facciata riecheggia la forma della vecchia struttura.
Più o meno coeve sono diverse cappelle gentilizie, costruite con stili diversi, anch’essi liberamente ispirati all’Eclettismo.
Anche a Spongano, come in quasi tutti i comuni del Salento, le famiglie nobili, borghesi o benestanti, sentivano la necessità di costruire la propria cappella funeraria per custodire le spoglie dei propri cari, ricordarne la memoria, ma anche per ostentare il proprio stato.
La materia usata, prevalentemente, è la pietra leccese che, come dice Gabriella Buffo nel suo articolo su Fondazione di Terra d’Otranto, “Edilizia funeraria a Nardò e nel Salento”, “diventa il morbido tessuto su cui ricamare tutta la simbologia della morte”.
Entrando si può ammirare, sulla sinistra, la tomba della famiglia Rizzelli che sfoggia uno stile classico arricchito, da ghirlande di fiori, scolpite nella pietra leccese. La facciata è abbellita da due colonne sovrastate da un timpano semicircolare che si ripete sui quattro lati. Lo stesso stile classico si può osservare nella più discreta tomba dei Rini.
Cappella della famiglia Rizzelli
      Particolare della cappella Rizzelli (lato nord)
   Di fronte vi è la cappella della famiglia Coluccia che richiama uno stile neoromanico, come la cappella della famiglia Scarciglia che si trova più avanti. In quest’ultima, oltre al raffinato portale, che richiama le decorazioni di Santa Caterina in Galatina e di San Nicolò e Cataldo a Lecce, si nota un bel rosone con al centro una testa di leone.
Cappella Scarciglia
  particolare con il rosone della cappella Scarciglia
  Di stile neorinascimentale è la cappella dei Bacile, progettata da Filippo Bacile, architetto e umanista pregevole, sempre seguendo il gusto dell’eclettismo in voga. Il portale è protetto da un elegante loggiato, sormontato da una sorta di baldacchino, con un timpano, sorretto da due colonne, adorne di capitelli corinzi, che reca lo stemma di famiglia e un bordo con gli spioventi decorati a scacchiera, dove si alternano cubetti cavi a cubetti pieni. L’interno della cappella è semplice e le sepolture sono allocante in una parte semi-ipogea.
Cappella della famiglia Bacile
  Cappella funeraria della famiglia Rini
  Cappella funeraria della famiglia Coluccia
  Nel corso degli anni il cimitero è stato ampliato e oggi si possono vedere tombe più moderne, alcune dallo stile essenziale, altre di pregevole fattura come quella che accoglie il Caporal maggiore Antonio Tarantino, caduto a Nassirya durante una missione di pace. La cappella, progettata dall’architetto Virgilio Galati, presenta sulla facciata uno squarcio che rompe due strati: quello del corpo (pietra leccese) e quello dell’anima (cemento). Un altro squarcio spacca la parete posteriore che, con la sua struttura a lamelle sovrapposte, sembra la corazza di un guerriero e quello squarcio diventa un finestrone irregolare che, orientato a est, accoglie la luce del sole che nasce. All’interno, sulla tomba del giovane milite, si ergono due possenti, ma al tempo stesso elegantissime, ali di angelo in marmo greco. La pavimentazione e la volta riproducono cerchi come pianeti di una costellazione. Il tutto esprime la tensione a volare in cielo, ma, allo stesso tempo, la crudele e dirompente realtà della fine di una giovane vita.
Cappella del caporal maggiore Antonio Tarantino, caduto a Nassirya
                       particolare della cappella funeraria Tarantino
  Interessante la cappella di un altro soldato, morto tragicamente mentre era in servizio, Claudio Casarano, figura eclettica di artista prestato all’esercito; in essa è possibile ammirare la riproduzione in marmo di Carrara di una sua scultura in legno d’ulivo, molto suggestiva che esprime il rinchiudersi in se stessi per non vedere la crudeltà del mondo. Interessante anche sulla facciata un sofferente crocifisso in ferro battuto, fatto dal milite nella sua attività artistica.
Particolare della cappella Casarano
  Pure di interesse è la tomba Polimeno per gli infissi in ferro battuto di Simone Fersino, che si rifanno al mosaico di Pantaleone della Cattedrale di Otranto (l’albero della vita che poggia su due elefanti e Alessandro Magno sui grifoni), e un bellissimo angelo sull’altare, affrescato da Roberta Mismetti in foggia bizantina.
Altra tomba particolare è la tomba Corvaglia, progettata dall’Architetto Sigfrido Lanzilao, posta dietro la tomba Rini. Segno caratteristico è un piccolo arco a tutto sesto che richiama l’arco romano e poggia su due colonne a sezione quadrangolare (o a pilastro) e che, con armonia ed eleganza, sovrasta le tombe e accoglie un crocifisso in legno, ottenuto da un artista ligure con rami rimaneggiati dal mare. Le tombe ai lati sembrano due ali disposte come un abbraccio che accoglie; all’interno ci sono due fioriere una a forma di ciotola votiva e una che richiama un antico mortaio con i simboli della forza e del coraggio (zampa di leone), dell’estro e dell’allegria (uva), del genio e della tecnica (squadra) e della vita ottenuta dalla morte (spiga di grano) opera, come l’arco, di Bruno Polito.
Fino a qualche anno fa c’era un piccolo cenotafio, un vaso commemorativo, in pietra leccese, scolpito e decorato da un genitore affettuoso e valente artigiano, Oronzo Rizzello, per la piccola figlia Graziella, portata via da una malattia e sepolta in una tomba comune. Il vaso (su cui era scritto A GRAZIA RIZZELLO I GENITORI e poco sotto a soli tre anni ti perdemmo, chi ne consolerà) è stato rubato da mani sacrileghe, durante dei lavori di riposizionamento.
Ma il Cimitero non è solo l’insieme di note storiche, stilemi architettonici, lapidi e sculture: il Cimitero è, soprattutto, un crogiuolo di ricordi, talvolta intimi, evocati dai foto-ritratti o dagli epitaffi e di storie, talvolta, solo immaginate.
Tipico esempio di questa evocazione è il giro che si fa il giorno dei morti, quando si vaga senza uno scopo preciso, oltre le solite visite, per cercare un parente più lontano che ci ha lasciato o un amico che non c’è più e, talvolta, ci si perde a immaginare la vita della persona raffigurata in un ritratto antico.
Di quei giorni e di tante domeniche mi vengono in mente le discese veloci dalla copertura della scala della tomba comune, un piano inclinato, pavimentato di chianche, su cui ci si arrampicava e si scendeva d’un fiato. Il pensiero oggi mi fa rabbrividire per il rischio che correvamo, ma all’epoca chi ci pensava?
Anche un luogo così mesto poteva diventare divertente, come le coccole dei cipressi che diventavano biglie … o pallottole.
Io, poi, ogni volta che varco il portale dell’ingresso e vedo la porta sulla sinistra, non posso fare a meno di ricordare il mio bisnonno, Donato, che, come capomastro, partecipò alla costruzione di quel camposanto e, una volta ultimati i lavori, ebbe anche l’incarico di custode notturno che svolgevano a turno i figli i quali, per farlo, dormivano in una cameretta al primo piano sopra la camera mortuaria a cui si accedeva, appunto, da quella porticina.
Quando c’era un morto, gli si legava alle mani una cordicella che saliva fin nella cameretta e si collegava a una campanella che avrebbe suonato in caso di risveglio del trapassato, come accade nei casi di morte apparente (nell’architrave dell’ufficio del custode che una volta era camera mortuaria, è possibile vedere ancora la carrucola e il foro che portava alla cameretta del custode).
Donato Corvaglia capomastro muratore
  Mi ricordo pure di un altro Donato Corvaglia, un caro amico. Era una persona speciale che, come impiegato comunale, svolse diversi ruoli: netturbino, archivista, messo comunale e alla fine custode del cimitero e “precamorti”. Di lui ricordo la bontà e la bonomia, la cura nell’insegnarci il catechismo, la semplicità e la sensibilità delle sue poesie che amava comporre in quella pace, ma anche la delicatezza e la discrezione nei momenti della sepoltura, quando il distacco fra il defunto e i familiari diventava lacerante. Lui mostrava sempre umana pietà, sensibilità, solidarietà e la giusta fermezza, tutte viatico per l’addio. Ha lasciato in eredità ai suoi colleghi un attrezzo da lui inventato che loro chiamano, affettuosamente, Mangone (era il soprannome patronimico) che serve a scardinare la lastra di pietra murata nelle dissepolture.
E poi, ai più attempati verrà in mente un altro Precamorti mitico: u Paulu.
“Paulu” viveva, praticamente, nel cimitero anche se aveva una sua casa in paese. Vestiva abiti dimessi, era solo e, spesso, accettava la carità di un pasto, offerto per “l’anima dei morti”, o anche solo un bicchiere di vino, due, tre….*
Lui accettava volentieri, ma veniva considerato uno sventurato e, spesso, i ragazzi lo prendevano in giro. Allora lui, quando si arrabbiava, urlava minaccioso: « A cquai ve spettu tutti!!!» ( Vi aspetto tutti qui!!! intendendo al Camposanto).
Aveva preso parte in una sacra rappresentazione della Passione di Cristo, rimasta memorabile, (quella, per intenderci, in cui Mesciu Carmelu Carluccio, cantore, era Gesù) interpretando un efficace e credibilissimo Cireneo che, su quelle spalle malferme, sbilenche, si caricava il segno della redenzione del mondo senza essere il Messia.
Altri aneddoti si raccontano su di lui. In particolare si racconta di una giovane vedova, innamoratissima del marito, morto prematuramente, la quale, ogni giorno, portava sulla sua tomba delle pietanze, come se fosse vivo. Paolo se le mangiava e lei ogni giorno non mancava di rinnovare il suo gesto affettuoso nei riguardi del marito. Un giorno di estate, nel caldo della canicola, era scesa nel colombario sotterraneo e non poteva immaginare che Paolo precamorti si fosse infilato in un loculo per sfuggire alla morsa di quel caldo soffocante. Quando lo vide uscire, per poco non rimase stecchita. Era una donna forte, molto cara, che non morì per lo spavento, ma concluse la sua vita in tarda età con la compagnia di due cani affettuosi per poi ricongiungersi al suo amato Salvatore.
    *Piccola nota di costume.
Nel Salento si usa offrire delle cose da mangiare, specie a chi è più sfortunato, per ottenere delle preghiere in suffragio delle anime defunte. È quasi come offrirle al caro che non c’è più e, spesso, il cibo o il frutto offerto è quel cibo o quel frutto che piaceva particolarmente al caro estinto.
Talvolta si sogna un caro che manifesta il desiderio di un cibo e si cerca di soddisfarlo, dando quel cibo a qualcun altro che quel cibo può mangiarlo fisicamente. C’è chi racconta di aver regalato dei cibi a qualcuno e che il caro estinto sia andato poi in sogno, esprimendo soddisfazione per quel pasto.
In particolare una conoscente, riferiva di aver preparato e donato delle sagne col sugo da portare a una famiglia benestante che, però, non apprezzava particolarmente quel dono. La domestica, incaricata del servizio, un giorno aveva fame, si sedette e se le mangiò. Dopo aver mangiato si sentì ristorata e soddisfatta e, come si usava, pregò il riposo eterno ai defunti della donatrice. Nei giorni successivi, chi aveva donato il cibo sognò il defunto che mangiava le sagne, seduto su alcuni gradini. Quando la donna rivide la domestica, per ripetere il dono, le chiese se le sagne erano arrivate a destinazione. Di fronte alle domande insistenti, la donna raccontò la verità e il posto dove le aveva mangiate era lo stesso dove, nel sogno, il caro defunto si era seduto a mangiare. Da allora le sagne, quando preparate, furono destinate alla domestica.
Un’altra volta, un’altra massaia aveva mandato del pesce fritto da portare in dono e chi lo portava, inciampando, ne fece cadere, accidentalmente, alcuni. Non poteva rimetterli nel piatto, ma non voleva buttare quel ben di Dio. Così li pulì dalla polvere e se li mangiò con gusto pregando un Recumaterna alli morti sentito.
Giorni dopo la massaia sognò il defunto che raccoglieva del pesce da terra e se lo mangiava. Indagò e scoprì l’accaduto.
Come diceva il Commedantore del Don Giovanni Mozartiano: “Non si pasce di cibo terreno chi si pasce di cibo celeste…” e per noi uomini moderni è difficile credere che ci possano essere dei legami reali e sostanziali diversi da quella che può essere solo una suggestione.
Anche una richiesta, oggi domandata per favore, un tempo veniva perorata chiedendola “per l’anima de li morti toi”. Magari, se la richiesta era particolarmente importante, per meglio ottenerla, si chiedeva il favore per l’anima di un defunto particolarmente caro (Pe l’anima de lu Tata tou, o pe l’anima de la Mamma tua).
Inoltre ogni volta che si voleva ringraziare qualcuno si usava dire “Recumaterna alli morti toi” (in segno di ringraziamento, prego il riposo eterno per i tuoi cari defunti) o anche Ddhrifriscu de i morti, che vuol dire la stessa cosa oppure Ddhrifriscu de Diu che voleva dire che il Signore Iddio misericordioso conceda il riposo eterno ai tuoi defunti. Anche questo andava a consolare le anime che, secondo gli insegnamenti cristiani, potevano stare in Purgatorio in attesa della beatitudine.
Per contro, se si voleva offendere qualcuno in modo estremo, ci si rivolgeva a lui imprecando contro i suoi defunti.
  Si ringraziano per le foto Mirella Corvaglia e Antonio Corvaglia
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