#ne ho presa un'altra ora
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ragazzadalsorrisonero · 3 months ago
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presa da un atto di coraggio, recuperai carta e penna, iniziando a scrivere le ultime parole che ti concessi, prima di dirti definitivamente addio.
23 novembre 2023
Ciao amore,
sono passati un po’ di mesetti dall'ultima volta che ti scrissi una lettera, ormai ne ho scritte così tante che ne ho perso il conto, anche se a dire la verità non le ho mai contate.
come ben sai, scrivere è il mio unico modo per esprimere ciò che ho dentro e ciò che non riesco a dire a voce...
in alcune lettere menziono sempre il fatto di dove io avessi sbagliato, di come avrei potuto fare scelte diverse o semplicemente raccontare le mie giornate o quello che comunque faccio nel presente.
poche volte menziono i ricordi, molte volte ripeto quanto ti abbia amato, e soprattutto quanto ancora ti amo.
questa è l'ultima lettera che ti scriverò, ho deciso di mettere la parola fine e il punto a tutto ciò che c'è stato in passato, ma soprattutto alla nostra storia, consapevole che il sentimento che ho provato per te, non lo proverò con nessuno.
ho capito che ci sono un'infinità di amori, che ogni amore con una persona è diverso dall'amore con un'altra, questo l'ho capito con il passare del tempo, e mi dispiace se me ne sia accorta troppo tardi.
ho provato a fare del mio meglio, come tu hai provato a fare del tuo, lottando con anima e corpo.
ogni tanto la sera prima di andare a dormire, rileggo le tue lettere, ogni volta è sempre un'emozione diversa, ogni volta ricado nei ricordi ed è bellissimo riprovare certe emozioni, ma è alquanto bruttissimo invece leggere e rileggere le stesse righe, le stesse frasi, le stesse parole, senza essermi resa conto dei dettagli.
citavi sempre che io meritassi di meglio, che ti sentissi sbagliato per me, e l'ultima volta che le ho rilette, ho capito troppo tardi che tu non ti sentissi all'altezza, e ti chiedo scusa se non me ne sia accorta, ti chiedo scusa se ti ho fatto sentire così, ti chiedo scusa se non ho fatto nulla per far si che non pensassi più cose del genere.
tu mi meritavi, tu eri all'altezza, senza di te mi sarei sentita persa, senza di te sarei crollata ancora prima di rialzarmi, senza di te sarei annegata, per farti capire che tu per me eri importante.
eri tu tra i due il più forte, eri tu tra i due che non mollava, eri tu tra i due che lottava, eri tu e sei sempre stato tu a non mollare tutto. sei determinato, furbo, intelligente, forte, un po' testardo, ma hai un grandissimo cuore e tanto da offrire a mio parere, ora non so come tu sia, ovviamente grande vaccinato e maturo, ma quando ami dai il mondo.
ci siamo sempre detti che nonostante non ci fosse più un per sempre tra di noi, di non mettere al primo posto nessun altro, io l'ho fatto, ma ora ti chiedo di non farlo a te, metti al primo posto Lei, dalle il mondo, amala, rendila felice, voglio che tu sia felice, che tu stia bene in primis, anche se questo porta a lei al primo posto anziché me.
in futuro se mai avrai una famiglia, oltre ad essere un buon padre, che ci scommetto che lo sarai, non raccontare di me, del tuo amore che hai provato per me, non raccontarlo, significherebbe raccontare il dolore, e l'amore non dovrebbe essere dolore, dovrebbe essere felicità.
tienimi solo come un bel ricordo, come una lezione di vita non so, ma tienimi solo per te come la ragazza dagli occhi belli da dio che hai conosciuto al lago durante una banalissima e noiosissima gita scolastica. solo questo ti chiedo.
ama tanto e sii amato, te lo meriti. spero con tutto il cuore che Lei ti stia dando tutto ciò che io non sono riuscita o non ho potuto darti.
grazie per aver fatto parte della mia vita, ti devo molto, ho anche mantenuto la promessa di non farmi del male, ma ora è arrivato il momento di lasciarti andare del tutto e volevo dirti anche che quel giorno dopo le lezioni di recupero in estate, quando hai ammesso di aver sbagliato a fare quello che hai fatto, lo stesso giorno in cui mi hai accompagnata in autobus ascoltando la nostra canzone e canticchiandola labbra contro labbra, in quel esatto momento ti avevo già perdonato, non mi importava del male che mi avevi fatta, non mi importava del male che poi in futuro mi avresti fatto, non mi importava perchè il sentimento che provavo per te era così forte e bello che sovrapponeva il dolore.
però so che tu non mi hai mai perdonata per la scelta che ho fatto, e va bene così, questo ha portato a un te felice ora, e se tu lo sei la sono anche io.
grazie per tutto.
per sempre tua.
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ilpensatoredellaminchia · 1 year ago
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Sono in treno e potre quasi quasi impiegare il tempo per scrivere un po' di cazzate. Cazzate come il mio 2023. Pieno di cazzate. E con il suddetto termine indico quelle cose, decisioni, fatti, avvenimenti avvenuti per mia stessa decisione. Come quella di prendere il treno oggi senza prenotare nonostante ci fosse scritto nero su bianco sull'öbb di riservare. Decisione che mi ha portato a fare un viaggio di due ore seduta sugli scalini davanti al cesso. Ecco, il mio 2023 è stato solo una lunga serie di decisioni simili. In qualche remoto angolo del mio cervello devo aver pensato per tre secondi "mmh qua' c'è qualcosa che non va" per poi dimenticare tutto presa dalla frenesia della vita. No, non della vita. Del "dover fare". Nel mio caso, di dover fare come tutti gli altri hanno fatto. E ancora più grave è che con tutti gli altri mi riferisco a quel gruppo di esseri umani di scarsissima dote culturale che si trova nel paese dove sono nata. Gente che ho sempre odiato. Con molti di loro non ho neanche a che fare da anni. Eppure questo è ciò che fa quella parola orribile chiamata "educazione". Gli esempi di riferimento inculcati nei primi vent'anni di vita. Che cazzo ti porta a fare ah. Ti porta a plasmare la tua vita a idee degli altri. Alle idee di gente che pensavi anche di aver totalmente dimenticato. Alle idee di gente a cui pensavi di non pensare da anni.
Eh niente. Tra una domanda filosofica e un attacco di panico e l'altro un paio di settimane fa sono finita in un bel reparto colore giallo e azzurro ( che combinazione de merda ) con gente un po' strana. Ma anche io sono da sempre strana. Sono? Boh. Mi sento? Sì. Fatto sta che dopo due giorni sono diventata ancora più strana, pure per i miei standard. Presumo, ma non ne sono ancora sicura, che fosse per la mezza pillola blu la mattina. Non mi sentivo così strafatta dal liceo. Mi mancava? Direi di no. Ma dooormivoo finalmente. Non so se sapete di cosa parlo, ma per una persona che da sei mesi dorme circa 15 ore a settimana quando finalmente riesce a dormire una notte di seguito il mondo si manifesta veramente sotto un'altra luce. Uscivo la mattina sull'entrata con l'amico, presumo serbo, con il catetere e pensavo: cazzo ora mi ricordo. Mi ricordo perché pensavo che la vita fosse bella. Perché io davvero lo ho pensato. Per un lunghissimo periodo. Pensavo proprio che la vita fosse bella. Ho passato tanta ma tanta merda nella mia vita ma ci sono stati molti momenti dove io mi svegliavo e pensavo, che bella la mia vita. 
Quest'anno è andato tutto a puttane. Vorrei dire che non so cosa sia successo ma mentirei perché la mia terapeuta me lo ha spiegato, chiaramente, come lei fa sempre. Pure più volte. Succede quando impronti la tua vita sul "dovere". Già la parola "devo" è una stra grande puttanata di suo, se poi questo "dovere" appartiene pure ad altri... allora ti ritrovi nel reparto giallo/azzurro a Innsbruck con me. Magari siamo vicini di letto. Non sono una coinquilina molto simpatica, te lo dico subito. Sto sulle mie. Sembro sembre un po' scazzata ma alla fine sono un pezzo di pane. Però per i primi 20 giorni mi starai sui coglioni di principio, sono sincera.
Comunque, cazzate bei Seite come si dice qua da me, auguro a tutti di fare quel cazzo che volete nella vita. Basta che non mi rompiate i coglioni. Se volete essere barboni su una strada con un cuscino e un cane, vi auguro di poterlo diventare. Se volete lavorare 60 ore alla settimana per accumulare un sacco di soldi su un conto bancario alle Seychelles per pipparvi pure il buco del culo nei tre giorni di ferie all'anno che avete, go for it. Se volete lavorare come cameriere 20 ore alla settimana, thats even better.
Perché questo sarà lo scopo della mia vita d'ora in poi e ci metterò tutte le mie energie: mandarvi tutti a fare in culo dal primo all'ultimo insieme ai vostri consigli di merda non richiesti su come io dovrei vivermi l'unica vita che ho
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nooradeservedbetter · 1 year ago
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Tempo fa ti avevo chiesto perché considerassi zerocalcare basically a lib e mi avevi spiegato come quando si sta nella politica interna alla fine ci si trova, ma nella politica estera si vedono tutti gli errori di analisi. E tbh solo ora capisco. Io sconvolta dalla mancanza di presa di posizione del movimento rispetto alla questione palestinese. Zero controinformazione, zero adesione alle manifestazioni. Immagino per paura di mostrare supporto ad Hamas? Sono felice che un anno fa pur non avendo alcuna comprensione della realtà della "sinistra radicale" italiana ho scelto in una direzione che non mi sta deludendo.
A VOLTE RITORNANO ANON! Ci si rivede, ciao :D
Ti devo dire, onestamente la non-presa di posizione sulla questione palestinese in particolare mi ha stupito, non perché non sia d'accordo con te sulle possibili motivazioni (e di lì ripeto, trovatemi qualcuno che stia materialmente facendo quanto Hamas ma più carinamente e poi ne parliamo), ma perchè lui è stato a Gaza anche.
(Il fatto che ci sia stato in maniera dubbia e molto occidentale e molto shady è un'altra storia ma non mi va di parlarne pubblicamente.)
Era andato là tipo nel... 2014/15? Per insegnare ai bambini a disegnare. Giustissimo non parlare di cose che non si conoscono, ma lui, ripeto, a Gaza c'è stato.
Vabbe' ma poi intanto Chef Rubio che dice invece?
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gaysessuale · 2 years ago
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Questa è una domanda e non un attacco, te lo chiedo tranquillamente: ma i colartino per te sono una ship (passa il termine) o c'è qualche motivo per cui ti piacciono? Nessun attacco, ripeto, solo curiosità.
hello beloved my beloved!! prima cosa: non l'avrei presa come attacco mi fa un sacco piacere parlare di queste cose, ma ti ringrazio per aver specificato!!!!
seconda cosa ovviamente quello che vedete su questo fantastico e magico sito è tipo un centocinquantesimo di quello che penso di loro, diciamo che qui è tutto uno scherzo e un memotto, si fa per ridere qua sopra djlsajdkl ma no certo certo tengo ad entrambi, molto specialmente a lorenzo, artisticamente parlando, per motivi legati sia al fatto che mi piace il suo modo di scrivere e suonare, sia perché io e il CD di Egomostro ne abbiamo passate un po' insieme (sono un nostalgico, mi perdonerai)
e,,,, e mi sembra corretto specificare che non li """shippo""" sul serio, cioè, irl, davvero, per quanto sia tutto divertente è seriamente un meme, non prendetemi sul serio vi supplico
ora però se hai voglia, car* anon, sorbisci tutta la storia della mia vita qui sotto
ti dirò, ho cominciato ad ascoltare colapesce quado è uscito Egomostro, stavo facendo """spesa"""" su torrent di roba da mettermi nel cellulare da ascoltare, c'erano tipo le nuove uscite/nuovi post (fai che era il forum TnTVillage o qualcosa del genere, ecco) e l'ho scaricato, l'ho lasciato nel computer e niente, è rimasto lì sul cellulare per un po', completamente inascoltato
fast forward a qualche mese dopo, ricordo che faceva un sacco di caldo e avevo smesso di prendere alcune medicine, ero sdraiato sul mio letto sopra le lenzuola ed è partita Sottocoperta, credo di aver provato qualcosa, non ti so dire cosa, però quel qualcosa era abbastanza forte da lasciare un impatto sul me di 18 anni. a posteriori ti dico, ha senso, ero piccolo e un sacco spaventato di tutto quello che mi stava accadendo attorno e ti dirò in quel CD ho trovato un po' di pace e di comprensione
esce infedele due anni dopo, ascolto infedele, litigo con mia madre di andare a vederlo all'alcatraz, mia madre risponde (cito testuali parole) "ma non lo conosce nessuno, sarà vuoto, poi vai lì e ti rubano" (gente che paga il biglietto per rubarmi??) e niente, rimango triste a casa a guardarmi i video dei concerti su youtube, intravedo dimartino in qualche video, ma non sapevo che sarebbe stato uno strumentopolo misterioso per dopo
ayways continuo a consumare la sua musica, mi prendo i CD legalmente, ho un video di me briciolino diciannovenne che suona sottocoperta alla chitarra, ho il cd infedele scardinato perché lo aprivo e lo chiudevo troppo spesso tanto lo ascoltavo, un meraviglioso declino tutto macerato... diciamo che lo seguo come artista in maniera abbastanza affezionata e la sua musica ha sicuramente aiutato in qualche modo la mia labile psiche durante l'ultimo periodo, quello più faticoso, di relazione con la mia ex storica (sette anni di sofferenze, modestamente)
consumo infedele, consumo egomostro e,,, niente, passo a spotify, nel mio spotify wrapped del 2019 c'è ancora una reminiscenza di qualche traccia di Egomostro (Maledetti Italiani, credo), nel 2020 compare Satellite e Totale, ma comunque per un motivo o per l'altro li perdo molto di vista fino al 2021 quando tra le indiscrezioni sanremesi mi compare 'colapesce' e io mi precipito qui a dire 'rega ma in che senso colapesce' e,,, e niente, poi escono i nomi dei due best padri di sempre, vado a vedere che ha fatto il Lollo durante la mia assenza e vedo i Mortali
dai mortali si passa alle interviste, mi affeziono anche alla loro persona pubblica, (perché la relazione parasociale ce l'ho solo con Valerio Lundini ma quella è un'altra storia) continuo spizzandomi la musica di dimartino, velocizziamo la trama e arriviamo a ora, che siamo qui a fare i meme insieme a Beppe Vessicchio
tutto questo per dire che per quanto sia un sacco divertente scherzare e scrivere cose divertenti e augurare grandi scopate, tengo davvero molto a Colapesce in quanto artista e sicuramente la sua musica ha impattato sul mio lobo frontale non ancora pienamente formato, devo a quei testi sicuramente una piccola parte di crescita personale
in più, già che ci sono, io ho Un Ossessione per l'archiviazione, tutto quello che ha il mio minimo interesse, dalle vicissitudini della seconda repubblica italiana a sanremo, ha uno spazio sul mio cloud, quindi non sono speciali ad avere l'archivio tsè tsè, sono solo uno tra i tanti argomenti del mio cloud
e sì mi piacciono, mi piace la loro musica, mi piace specialmente il testo delle loro canzoni, sono una persona che ha purtroppo studiato musica e riconosco anche la loro bravura a livello di composizione, insomma, ho affetto per entrambe le discografie e, per quanto riguarda Colapesce, ho anche un affetto legato a tutto il tempo che ho passato da più piccolo ad ascoltarlo
se sei arrivat fino a qui complimenti che voglia
ciao spero sia stata una risposta esaustiva e anche un po' smielata
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Sarà lunga, si spera
Eccoci qua, un'altra volta.
Come al solito leggo l'ultima entry del diario...16 Marzo 2023..ebbene oggi siamo al 31 Gennaio 2025.... Man time flyes
Il problema di scrivere così poco spesso è che mi fa sentire costretta ad aggiornare ogni volta la situazione della mia vita e poi quando vorrei magari sfogarmi o articolare qualcosa di un po' lungo, un po' complesso.. mi dimentico che Tumblr esista. Meglio così forse.. finirei col lamentarmi e pentirmi di scrivere tante cazzate.
Beh gli aggiornamenti sono lunghi... sono successe così tante cose... posso provare a riassumertele ma la cosa principale che correggerei avendo letto l'ultima pagina, è l'ultima cosa che mi piace raccontare, anche a me stessa... anzi, sopratutto a me stessa.
Ad agosto 2023 sono stata cacciata di casa e con me è venuto Nicola a vivere dai miei per quel che è stato poi, poco più di un anno. A Settembre avevo finalmente finito il lavoro da Freelancer per V. e poco dopo è morta Z. E' stata tanto dura...(tutto) ma continuavo a ripetermi che prima o poi avrei avuto casa mia, perchè tutti hanno casa loro xd Solo che effettivamente, guardando alcuni esempi in famiglia, ci sta che mi sembrasse una possibilità quella di rimanere incastrata con i miei per sempre ahahha
E poi, dato che passo da un estremo all'altro, ancora oggi quando parlo con colleghi e amici, dentro di me so d'essere convinta che io me ne sono andata via come una che se n'è scappata perchè troppo indipendente e non poteva più soffrire quella condizione.. ma diciamocelo, me ne sono andata a 25/26 anni, con uno stipendio da 800, si certo ora avrò anche l'indeterminato, ma vivo in una casa in cui pago 200 d'affitto... perciò, scappata di casa, dove? Forse nel modo in cui vado in giro vestita ora che mia madre non si fa venire un infarto ogni volta che vede una macchietta o i peli di gatto sulle mie maglie xd
Comunque si, è la mia grande narrativa da personaggio principale, me ne sono andata perchè non ne potevo più (immaginarsi una attrice di teatro che si getta drammaticamente il braccio/polso sulla fronte, china la testa e guarda al cielo esasperata) povera di me. Che poi, tutti non ne possono più. Oltre al fatto che, beh, ad una certa tutti ce ne dobbiamo andare di casa Ma io sono scappata! U.U
okay comunque... tornando a noi
lentamente, pigramente, in maniera estremamente selettiva (per non dire schizzinosa e molto schifata) ho iniziato a mandare curriculum in giro.. ne mando tanti online, nei negozi di vestiti principalmente, qualche supermercato, cose così Una risosta nelle mail! Mi contattano per organizzare il colloquio. Colloquio fatto, balle sparate, ho indossato come al solito la maschera da persona sicura di se ma non sbruffona, senza ovviamente menzionare le paranoie di finire in cassa, contare male i soldi, odiare il contatto con le persone, avere paura di rispondere al telefono, non saper fare le small talk... presa!
passano 5/6 mesi, dove vengo rinnovata di 2 in 2, e mi danno l'indeterminato! Ora avevo finalmente quel che serviva per essere considerata quando chiedevo di visitare una casa in affitto. Perchè prima a me e N. chiudevano il telefono in faccia, per non perdere tempo con le spiegazioni.
Perchè si, in tutto questo, la disperazione di fuggire era tanta, maggiore di quando ci vivevo prima di aver mai assaggiato degli spazi solamente miei, una vita che potevo considerare mia, libera. E, volevo dire, la disperazione era tanta che per avere uno spiraglio di luce, cercavamo incessantemente le case, un poì da internet, un po' dalle app, con i filtri per zona, prezzo dell'affitto ecc ecc
Ogni casa ad immaginarci come disporla... sti cavolo di computer non ci stavano mai nelle stanze.. quante rogne, non sto nemmeno ad elencarle
La situazione con la famiglia di N. si attenua, e diciamo che si risolve dopo il suo piccolo incidente, che spero sia l'ultima volta per sempre, che lui e la sua famiglia si separino. Perchè lo amo, e perchè è anche la mia famiglia ora. Ti suonerà strano, Alice non perdona cosa del genere, infatti, ti dirò, incontrare l'amore della tua vita non significa esattamente sopportare di tutto (perchè il tuo lui/lei deve essere un posto sicuro) però il tuo amore per lui, che ad una certa inizi a vivere come necessità, ti spingono a sminuire, alleggerire certi problemi, che magari ci saranno sempre ma non saranno mai paragonabili al prezzo di stare con quella persona.
Non so se mi sono spiegata, è complesso e piccola Alice penserebbe che sono diventata come sua madre... beh pensa quel che vuoi, più tardi capirai.
Perciò. Ora da dove ti scrivo? Dal mio Computer. Sulla mia scrivania. A casa mia. A casa nostra, mia e di N. per ora. E' la stessa casa dalla quale ho scritto l'ultima pagina, la stessa dalla quale sono stata cacciata.. la stessa nella quale sono stata riaccolta. A volte le cose vanno per il meglio.
Lavoro ancora da P. sono passati 9 mesi e ora sto cercando di diventare tatuatrice. Ottenuto il lavoro per guadagnarmi da mangiare, ottenuto l'indeterminato per trovarmi una casa, ottenuta la casa, trasloco fatto.. beh è ora di trovare il modo di avere un guadagno sicuro ma tornando nel campo dell'arte. Ho fatto il corso igienico sanitario e l'ho finito il 20 dicembre 2024 se non sbaglio, ho superato l'esame e non sono ancora andata a ritirare l'attestato (è stato rilasciato da poco)
Studio da zia e D. mi sta dando davvero una grande mano a osservare meglio i disegni che faccio a livello qualitativo, devo imparare tanto e voglio imparare tanto. per ora cerco di avere meno farfalle nello stomaco e testa fra le nuvole. Voglio... per una volta, saper fare qualcosa davvero, non perchè sono portata, perchè è la magia di avere una passione... Perchè è un lavoro che voglio saper fare bene, essere soddisfatta di me non tanto a fine giornata, ma nel dire che ho studiato tanto quella cosa e ho ancora tanto da studiare, che si può sempre migliorare senza reputarmi l'esperta e condividere per vanto. Solo perchè voglio impegnarmi tanto, in qualcosa nella vita. Avere una purpose, un senso quasi.
Ci sono tante altre cose di cui potrei parlare ma per oggi mi sento soddisfatta. Voglio solo aggiungere che, tutto è sempre dolce e amaro, triste e felice, arrabbiato e allegro. Tutto è, "voglio essere la migliore" e "non c'ho voglia di andare oggi". Non è mai semplice, mai bianco o nero, è tutto stratificato è tutto come ad un funerale dove piangi e poi ridi un poco anche.. oppure come una gita dove ti stressi per nulla, il viaggio è l'ungo, la vista è bella e poi vuoi tornare a casa perchè sei stanco. Non so se ho reso l'idea ma.. temo di aver vissuto tanto superficialmente, semplificando cose che faticavo a capire e complicando altre cose che avevo paura di non afferrare e appiattendo tutto di bianco e nero, dividendo le persone in buone o cattive.
Quando si cresce e gli ormoni e il pus dei brufoli finalmente si fanno meno ingombranti, immagino che diano un po' più spazio al crithical thinking e se te ne dai l'opportunità, qualcosina l'impari.
Sarà luuuunga...si spera
Buonanotte
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sognosacro · 22 days ago
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Mi sono accorta di una cosa, è da un po che ci penso.
Da parte mia hai ricevuto tutto e puoi dire di vivere una bella vita. Sono stata chiara e ti ho dato cose belle. Ti ho aiutato e fornito tutte le informazioni necessarie, ti ho dato il tempo e mi sono impegnata.
Oggi dal mio punto di vista e per quanto ne sappia, hai una bella casa, compagnia, me, una o più persone con cui uscire, soldi, un lavoro che ti piace, una macchina, una persona che ti ama (me), esci di casa e fai cose che desideri, che ti piacciono. Ti diverti e sicuramente hai un sacco di popolarità.
Io invece da parte tua ho ricevuto confusione, nulla di concreto, promesse mai avvenute, cattiverie e bugie a random, brutte sorprese, non ho una casa, non esco quasi mai, ho ricevuto delle cattiverie da parte dei tuoi amici anche a causa tua, hai rovinato cose mie, mi hai portato via cose per cui ho lavorato molto, hai schiacciato tutto quello che ti ho dato traendone vantaggio solo per te e poi mi hai chiesto ancora, senza considerare come io stessi e cosa avessi bisogno.
Non ho mai chiesto niente ti dico la verità e questo a nessuno, ma questo non significa che tu possa darmi la tua merda.
Anche se nemmeno quella per me hai tenuto da parte.
Quindi in quei momenti in cui mi sono rassegnata a questa decisione "ci provo, ma da un'altra parte", tutte le volte mi hai presa e portata via.
Vivevo male con te e dove mi trovavo. Se venivo a parlarti mi ridicolizzavi ed "era colpa del mio trauma". Come se fossi l'unica ad averli. Anzi mi sono subita anche i tuoi. E so che ora mi dirai che ti sei fatto il mazzo, che ti sei guadagnato tutto perchè hai fatto tanto, che sei grato a me e alle persone che hai attorno, ma pensa anche al lato in cui queste stesse persone mi hanno ferita di proposito e te stai ancora con loro.
Io lì non ci verrò mai, mi hai usata e tenuta da parte con la scusa di proteggermi.
Credendo che io volessi tornare lì, credendo che io volessi fare ciò che stavi dacendo tu e rubarti tutto come la tua ex.
Quindi hai sempre creduto che io fossi lei, mi hai trattata come se il fossi lei.
Ma almeno sai chi sono? Mi riconosceresti in mezzo a migliaia di persone a occhi chiusi?
Non lo so, ma voglio avere anche io la bellezza da parte tua, la grazia, la dolcezza e l'affetto.
Non sono un pezzo di marmo che non sa amare, che non sa ricevere e che sta fermo come una statua.
Sono coraggiosa. Ho fatto cose che mi sono costate moltissimo e molte di queste solo per te. E sono costate così per il modo in cui mi hai trattata dopo, non perchè io non sapessi calcolare le convenienze.
Certo questo mi ha insegnato ad essere più egoista, a rifiutare la gente del cazzo come facevi te con me. A godere delle cose anche se ero nella merda, a fare ciò che avevo bisogno di fare senza sentirmi in colpa (dormire). Tante cose in fondo mi hai dato, ma grazie a me. Penso che questo vale anche per te, non è che sia merito mio che ora sei dove sei e hai quello che hai, ma mi piace l'idea di aver contribuito al tuo benessere.
Poi onestamente io odio quando uno si prende il merito di ciò che ho fatto nella vita. Quindi mi prendo il merito di aver fatto ciò che ho fatto, giusto o sbagliato che sia. E per quanto tu posso provare a negare tutto, a dirmi che non sono stata io, che è tutto merito di una qualche altra persona negativa, ti sbagli. Lo sai.
Ci sono tante persone che mi hanno aiutato, dovresti dire, e una in particolare a cui devo tutto. Ma sono troppo egoista perchè ho paura di perdere ciò che ho costruito. Quando avrò.. Blablabla.
Tutte cazzate.
Se mi ami, mi ami anche da povero.
Non ti ho mai chiesto di darmi ciò che ê tuo e non perdi niente. La tua è una scusa, una paura legata alla tua ex.
A me ci ho sempre pensato da sola, nessuno mi ha dato niente e ho imparato a prendermelo. Per questa ragione ora devo stare ferma e imparare a ricevere tutto senza muovere un dito. Per dire perchè le dita le muovo tutte.
Però provaci te ad essere nella merda (sempre per dire) e a stare fermo. Quando tutto attorno fa schifo, urta e trigghera a gratis, devi essere stronzo e sentirti un credtino davanti agli altri. Io non posso stare li e non far niente. Ma neanche mandare tutti a cagare. Anche se non mi dispiacerebbe, perchè per quanto mi rifuarda non si salva nessuno.
Però d'altra parte nemmeno io sono perfetta. Ma so da che parte andare. So dove devo camminare, ma mi è difficile non fare quello che ho fatto con te. Che non so esattamente cosa sia, ma tutti me lo chiedono come se fosse una terapia. Ma a me chi ci pensa?
Io non vi do niente. Non chiedetemelo. Lasciatemi stare e se volete qualcosa datemi i vostri soldi.
Questo mi fa piangere dentro.
Non sono felice, mi sento in una guerra.
Ho paura, voglio soldi amore e coccole.
Voglio sentirmi amata, al sicuro e protetta.
E mi dirai "chi non lo vuole" "tutti hanno questo"
Perchè si, secondo questo aspetto io non sono nulla di speciale. E anche se elenco ragioni per cui io possa credere il contrario, vengo smentita.
"Non faccio mai abbastanza" "Sono troppo così o troppo cosà" "Devo fare questo e quello"
Ma che cazzo me ne frega della vostra opinione? Non è quello che vi ho chiesto!
E sai come mi aiutano le persone? "Ti aiuto ma devi fare quello che dico io"
"Ti porto qui, ma devi avere questo" Io mongola lo compro (ed è anche magari una scarpa del numero sbagliato) e li non mi ci porta.
Certo certo, siamo tutti bravi a dare consigli, a fare le cose per gli altri. Ma per noi stessi cosa stiamo facendo? Certo siamo diventati bravi anche questo. Non diamo più tutto agli altri. Non rimaniamo più senza niente.
Ma siamo comunque dei mongoli che non sanno allontanare le persone da sè, che non sanno fare diversamente di fronte alle questioni diverse dal solito. Rimaniamo uguali continuamente e se ci chiedono qualcosa di diverso lo riteniamo sbagliato.
C'erto è bello avere qualcosa di nuovo e utile, ma è anche bello non averlo e fare diversamente. Perciò mi chiedo, come si sta ad avere tutto e non dare niente?
Non mi sembra nemmeno una realtà possibilie. Mi sembra una finzione ridicola.
Probabilmente è l'illusione che mi sono creata guardandoti, diresti te.
Ma tu credi che il modo in cui ti vedo sia bello? Non è che sia tu quello illuso di te stesso? No perchè se ti dicessi cosa penso di te, mi chiederesti cosa ci faccio ancora qui a dirtelo.
Però comunque, forse io sono stupida.
Ma non credo si possa scegliere chi amare. Si può scegliere con chi passare il tempo e cosa fare, ma non credo nemmeno di provare sentimenti.
Però mento a me stessa.
E in certe occasioni lo faccio per proteggermi da te.
Che non ha senso, perchè mi basterebbe stare altrove, fare diversamente. But I can't help myself.
Io non voglio fare per esempio un lavoro diverso per avere cose più belle. Vorrei fare di più il lavoro che faccio e mai fare quello che mi chiedono gli altri. Però non posso, ho capito che devo fare quello che devo fare e non preoccuparmi.
Ma in ogni caso sento troppi conflitti.
Come se nua va bene perchè non ricevo niente.
E non è neanche così, sono stufa di crederlo.
Mi sono annoiata di questo gioco. È inutile anche solo pensarlo.
Ma diresti te.. Faresti di tutto per amore.
Be onestamente faccio tutto perchè amo. Se non mi amassi sarei dove ero prima. E siccome mi amo sto andando avanti.
Niente a che vedere con te. Questo sappilo.
Te non centri nulla, anzi centri perchè al posto di dare tutto l'amore a te lo do a me stessa. Le attenzioni, gli aiuti, idem.
Il tuo unico merito è quello di essere stato uno stronzo egoista. Ma la cosa "peggiore" è che io ti devo ringraziare perchè da te imparo una marea di roba interessante.
Non capisco la vita. Però mi piaci ancora.
È assurdo pensare che ora userai quest'informazione per ferirmi, la userai co tro di me come se fossi una maniaca ossessionata. Che non ti ho mai dimenticato e che ti piombo sotto casa nuda o chissà cosa. Che tra l'altro non avresti il coraggio di farmi entrare e darmi dei bacini u.u
Solo per cosa? Control minded diresti. Ma mocala! Sarai mica scemo di fronte a una cosi?! Haha che neanche ti piace la gente come lei. E vorresti farmi credere che quella ti controlla. Usa il tuo dolore e la tua debolezza a suo piacimento. E tu cedi perchè hai paura di ferirla.
Però intanto a me hai agito come un carroarmato e non ti ho fatto niente di male.
Pensa che ancora mi chiedo se quella storia al mare che raccontavi, dicevi che mi porteresti li a fare l'amore ecc.
Era un modo per dirmi cosa hai fatto con la tua amica o un modo per dirmi quanto ti mancavo.
In ogni caso non avrebbe senso il tuo modo di farlo. Dimmelo e basta, non aver paura di ferirmi.
Sticazzi!
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martapalazzo · 10 months ago
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tempo fa trovai una citazione che era del tipo ' se non ti piace una situazione in cui ti trovi aspetta 3 mesi e vedi che si sarà evoluta' e sinceramente è molto utile oltre che veritiera.
sono passati 3 mesi esatti, io sono riuscita per la prima volta con un ragazzo (siamo rimasti amici), ne ho avuti altri a cui interessavo, ho conosciuto molte persone nuove tutte molto simpatiche e carine, sono stata per la prima volta all'estero dove ho compiuti i 'fatidici' 16 anni, sono andata anche in Puglia dove ho incontrato un gruppo favoloso di persone con la quale spero di mantenere questo bel legame per quest'estate e ora piaccio anche ad un ragazza.
ma la cosa più importante è forse che non mi importa quasi più di te.
a san valentino le portasti una misera rosellina con dei tulipani, ogni tanto vi vedevo in giro ma mai mano nella mano, l'hai postata 2 volte sul privato e forse chissà anche negli stretti, a Canterbury hai incontrato il 4c con la quale sei rimasto amico, e lo sei ridiventato con tutta gente che dicevi di non sopportare (falsooooo), ti sei lasciato una settimana fa con Gaia e un pò mi ero abituata a lei, poi in Puglia quando mi dissero che erano ormai 2 mesi che stavate insieme (apparte nel momento in cui lessi il messaggio) non mi è fregato nulla di ciò (pensa venerdì ho iniziato ad ascoltare Calcutta ed ero felicissima, e di ciò (che ero più felice) in realtà se ne sono accorti in molti dicendomi infatti che stavo meglio), però ora ti piace un'altra che ti sta palando ma boh può essere che la conquisterai a pasquetta che per caso, alla fine, non passeremo più insieme con Simone.
Però sei stato molto carino (ironia coglione) martedì ad interessarti di me chiedendo a Sara se fosse successo qualcosa e poi hai passato la giornata o ad origliarmi o a guardarmi, hai mezzo riso quando Giulio mi lanciò i fazzoletti e io non li raccolsi impegnata a mangiare (me li hai passati tu), ed infine abbiamo fatto eye contact perchè tu mi stavi fissando.
Solo ora mentre scrivo mi sono presa qualche secondo per abbandonarmi ai ricordi scoprendo che in fondo quel fissarmi in quel modo lo facevi quando ti eri appena accorto che esistevo anche io nell'ecosistema della classe e ti incominciai a piacere. Non lo so mi è apparso spontaneo questo pensiero/ricordo, senza che lo forzassi per provare anche solo a pensare che ti interesso ancora minimamente (a detta di Angelo, detto da Giulia e Lucrezia, tu mi pensi ancora, che cretino). In fondo ti interessa una ragazza dagli occhi scuri (mi pare) e molto simpatica con la quale vuoi passare l'estate insieme, quindi non so magari ti sei finalmente rinnamorato di qualcun'altra e avevi bisogno di un ultimo saluto/sguardo prima di voltare definitivamente pagina. Te lo auguro, per la prima volta, sarà perchè non mi interessi più né mi piaci. Non penso torneremo mai insieme e mi va bene così cioè sono in pace con me stessa per la prima volta da non so quanto tempo.
Ho riletto alcune chat e penso che si, ho esagerato, ma anche che tu mi hai mentito spudoratamente volendo poi farmi passare per la falsa bugiarda che sfortunatamente per te (e per Giulio) non sono. Per una volta nella tua vita caccia fuori le palle e ammettilo che non mi amavi più da tanto tempo e che ti facevo solo pena.
Meglio per me, ora so di poterti dimenticare un pò più velocemente e soffrire un pò meno ogni giorno :)
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impiegatopigro · 14 years ago
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Quasi come...
Apro gli occhi meccanicamente. In anticipo sulla sveglia di 5 minuti! Mi sento stranamente riposato. Allora cominciamo! Doccia, colazione, "che mi metto?", mi scelgo un libro nuovo da leggere che ieri ho finito quell'altro, lo metto in borsa e via.
Il viaggio in treno passa come al solito tra la letture e un po' di sonnecchiamento. Guardo la gente intorno. Chi sferruzza una maglia, chi legge il giornale, chi dorme, chi sente la musica con le cuffiette. Quei quattro laggiù fanno il solito casino: il calcio, la Formula 1, un po' di politica. Tutti intenti nelle loro occupazioni. Tutti insieme nell stesso vagone me isolati a gruppetti o singolarmente.
Il tragitto dalla stazione all'unversiatà è breve. Mi fermo davanti una tabaccheria. E' faticoso ma non entro. Giro sui tacchi e faccio un profondo respiro. "Ho detto basta". Un tipo in cravatta e abito scuro svolta l'angolo e mi investe fecendomi cadere seduto in terra e facendomi sentire un idiota visto che mi urta proprio mentre mi dicevo ad alta voce "basta!". Mi giro ma quello ha già svoltato l'altro angolo. Mi guardo intorno imbarazzato e mi accorgo che la gente passa e basta. Gli unici due che sono fermi sono due ragazzi sul cofano di una macchina, incollati per le labbra. Sono molto impegnati. L'indifferenza che mi circonda mi da stranamente sollievo. "A be', almeno non se n'è accorto nessuno!"
Man mano che mi avvicino alla mia meta aumenta la frenesia: la gente, i ragazzi o meglio gli studenti. Tutti che convogliano verso lo stesso punto. All'ingresso c'è la solita calca. Il vociare sommesso. Mi fermo ad ascoltarlo. L'eco prodotto dagli alti corridoi confonde tutto. Allora provo a ripetere sottovoce "rabarbaro, rabarbaro..." mentre m'avvio verso l'aula. La gente nei corridoi cammina, sta ferma, si scambia libri, sguardi, sorrisi e saluti, prova nuove tecniche d'approccio... Pesto il piede di una ragazza minuta seduta per terra a ripassare vicino la porta di un'aula. E' talmente presa che non se ne accorge neanche. Rimango così sorpreso che il pensiero "Scusa!" non arriva neanche a far tendere le corde vocali. M'allontano guardandola assorta camminado all'indietro. Poi cominciano le lezioni e tutto cessa.
Alla terza ora il professore lì giù in fondo (è talmente lontano che non distinguo il colore della cravatta!) scrive una infinità di formule alla lavagana. Una appresso all'altra. La voce monotona sembra che stia facendo una riflessione tra se e se più che parlare ad una platea. Cerco disperatamente il modo di suicidarmi ma non ho proprio la possibilità di muovermi. Il tipo alla mia destra sta lì che ricopia freneticamente tutto. Gli occhi allucinati si spostano con scatti rapidissimi dalla lavagna al foglio e del foglio alla lavagana. Non si distrae neanche quando lo scuoto un po' chiedendogli di farmi passare. Lo fisso esterefatto per qualche secondo poi mi giro. Niente da fare neanche di qua: c'è una fila di una decina di studenti. Non ce n'è uno sveglio. "Aiuto". Aspetto.
Alla mensa c'è un'altra calca. La peggiore. Quando arrivo davanti la pietanza che ho scelto la indico e la donna dall'altra parte la porziona e me la porge. Ripete meccanicamente il gesto per chi viene dietro di me. Ho l'impressione che sia in grado di non pensare a nulla. C'è gente che ci perde una vita in meditazioni per farlo. Gli altri stanno lì a pensare e perder tempo su quello che vogliono che non vogliono, no questo non mi piace però c'ho voglia... Nel frattempo io ho finito e mi avvio all'uscita. Mi metto a leggere sotto un albero. Il mio romanzo, non certo a ripassare le lezioni!
Il pomeriggio trascorre tra altre lezioni più o meno tediose e poi un'altra ora di treno fino a casa.
Vuota. Sono tutti via. I miei stanno fuori: 2° luna di miele! Mia sorella: "sono da Ele torno dopo cena, tranqi xxx".
Io mi ordino una pizza e Tv... No, l'antennista viene domani... Allora leggo!
Si è fatta quasi mezza notte e decido che per oggi basta. Sono già pigiamato e lavato. Sono seduto sul letto e mi colpisce il pensiero che oggi non ho rivolto la parola a nessuno. Si. E' lampante! E nessuno si è rivolto a me!
Drin drin! "Pronto... Ciao..." Il resto è personale e intimo... e non ve lo racconto...
Spengendo la luce penso che se non fosse stato per lei, la mia lei, oggi sarei passato in questa giornata quasi come un fantasma.
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soisbelle-et-soistriste · 1 year ago
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Non è tardi - It goes like (na na na)
8:07 pm
Oggi a lavoro tutto ok, veramente non voglio dirlo ma 7h è fin troppo iykwim.
Sicuramente non faccio tutto bene come dovrei, ma non è che le condizioni aiutino molto, nel senso management un po’ vecchia scuola in generale è proprio l’ambiente che mi turba, senza un ufficio una sedia documenti. Boh in generale quel corner un po’ spiacevole.
Despite of this diciamo che il lavoro è ok anche se certo un po’ di ansia la ho sono sincera, ma faccio anche un lavoro che l’ansia me la butta ed un management comunque rigido soprattutto nella comunicazione parlo personalmente rispetto a come sono io.
Parlando di cose personali sarei contenta di fare un recap della dieta da quando l’ho iniziata:
-> Allora oggi 4° giorno di Keto/low carb dove quest’ultimo lo metto perché non lo so se sto a fa proprio le cose per bene tbh
20.08
Uno stracchino senza lattosio, un hamburger di tacchino con maionese, zucchine grigliate con olio e poi la sera non me ricordo boh
21.08
Non me ricordo era l’altro ieri cazzo, forse tipo la sera petto di tacchino con stracchino sicuro, poi a pranzo spinacino con petto di pollo al pesto e la mattina uovo al pesto con burro e sottiletta che chiedeva pietà da 2 mesi una barretta al cocco low carb presa post palestra
22.08
Ovvero ieri allora B. mi ha offerto la cena era tipo crudo, mozzarella, olive taggiasche, pomodorini e insalata, a pranzo un vuoto di memoria boh io impazzita e la mattina comunque uno Skinny Latte di Starbucks capace lo yogurt intero con cioccolata low carb e crema di mandorle ah e poi verso le 11 così un caffè con quei biscottini top dell'Equilibra low carb
23.08
Ovvero oggi iniziato un po’ così con un pezzo de ricotta e un Alpro soya e caramello, a pranzo fiocchi di latte osceni con salame, poi ho mangiato delle noci pecan top e una barretta low carb del Todis, stasera carpaccio di polpo e ho spizzicato del pesto che poi lo odiavo anni fa sto cazzo di pesto ora non vivo senza boh
Sicuramente non è come 2 anni fa però devo dire che mi piace la mia costanza degli ultimi giorni, sono positiva ah e poi stamattina ho anche fatto gongyo perciò sono fiera di me stessa perché la costanza è la mia invalidità maggiore.
Comunque domani chiamo il medico mi faccio segnare le ricette di gabapentin e fluoxetina, lo so greve però sento che possono aiutarmi ora ne approfitto anche che non sto bevendo (oggi è il quarto giorno very proud non che fossi un’alcolizzata, ma sto evitando anche il bicchiere di piacere).
Comunque mi fa ridere e nel contempo riflettere come il nostro intuito sia unico e solo, immacolata fonte di realtà.
Oggi niente alla fine pranzo con lo stock keeper di McQ e il mio intuito (che ha lavorato proprio come lavorò con Riccardo a VT) mi ha suggerito "Inutile, non è utile ora, non è la vibrazione giusta, non è lui, il tempo con lui sarà inutile e sofferto", difatti na pausa pranzo demmerda.
Ed ora parlando "[...] sono meno tosto per un'altra persona" e che cazzo però dimmelo!
Non che io sia interessata considerando quanto dopo aver rivisto G. io abbia fatto due conti fatti bene e per tanto il mio interesse è proprio proprio altrove, oltre che è praticamente l'unico uomo a rispondere alla mia domanda "Sì, ma con questo che ce fai." e sicuramente il sopra-sopra citato non rispondeva bene.
Così come non rispondevano bene tutti gli altri da Maggio dello scorso anno.
Nessuno, tutti quei cosi di cui non ricordo niente, mi fanno una tristezza.
Però vabbe sticazzi va bene anche così.
Non vedo l'ora di risposare venerdì comunque!
Vorrei fare un sacco di cose, sicuro vado in palestra, poi arriva lo stipendio quindi mi divido tutte cose inizio a farmi due conti sereni e tutto.
E poi anche sicuro mi pulisco casa, a proposito domani sta zadankay a casa di Flaminia ed io sono troppo ispirata, troppo felice.
Certo mi intriga l'idea di un po' di sole però non me la sento di andare al The Sanctuary, sinceramente sento che voglio farmi i cazzi miei, anche e sopratutto da quando si è attenuato il puzzo di muffa a casa.
Comunque ho recitato anche stasera, sono soddisfatta dei miei progressi.
Goodnight!
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demonecelestiale · 4 years ago
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ah. stavo pinzando le fatture e la pinzatrice ha finito i punti. poco male. peccato che non so come si apra perché è strana :)
oggi totale cospirazione contro di me: i piatti che devo riportare dai nonni che facevano rumore in macchina, io che mi scordo cose, mi sono alzato con la sveglia (bleah) e ora prima di entrare in bagno ho incrociato il collega quindi ora sa che mi faccio i cazzi miei in bagno prima di entrare in ufficio
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benzedrina · 3 years ago
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La mia vita è possibile riassumerla in questi gloriosi punti:
- I miei mi accollano mio fratello, fresco 18enne, per un sabato sera. Devo portarlo in un'altra città (la meravigliosa città delle saline) per il vaccino. Perché ha urgenza. Perché mi sa che gli è scaduto il green pass. Perché non ne ho idea. Prenotazione 21.30.
- 20.30 sono dai miei, perché loro hanno l'ansia e ogni prenotazione significa andarci 1 ora prima. Stavolta non dico nulla, qui anche se hai la prenotazione vale un clamoroso sticazzi.
- Mio fratello (famo che lo chiamo l'accollo) ha problemi con la stampante. Deve stampare un poster per una festa (stasera ndr.) e la stampa esce na merda. Non pulisce gli ugelli da 2 anni.
- 21.00 scendiamo di casa con mia madre che urla "Gi, Via Strasburgo". Faccio 3 passi fuori casa. "GI, VIA SALISBURGO".
- 21.10 arriviamo alla città delle saline. Non ascolto l'informazione di mia madre perché la conosco. L'istinto mi dice di andare al liceo scientifico perché solitamente lì fanno ste cose. Chiuso.
- Cerco hub vaccinale Puglia. Quello di questa città si trova nella stessa via di quello di un'altra città. Alias hanno sbagliato a scrivere sul sito perché in questa città non esiste Viale Kennedy.
- Cerco "open night 19 24 vaccino covid Puglia". Mi manda su una sezione dell'ASL che sa di darkweb. Via Vanvitelli, scuola media Pascoli. Aperto dalle 19 alle 24. Era a 2 minuti di macchina da dove avevo parcheggiato.
- Fila chilometrica. L'accollo attende, io attendo. Sabato sera a puttane per me e per lui.
- Per curiosità cerco via Salisburgo/Strasburgo. Non esistono in questa città.
Ora la domanda è una sola. Mia madre quell'informazione dove l'ha presa?
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georgeeyre · 3 years ago
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Diario, un giorno di molti anni fa.
I primi contatti di chat, credo fosse libero. Finestre che si aprono, parole che si ripetono all'infinito. Noia, mi annoiavo nel leggere le solite cose così curiosavo nei gruppi, leggevo, raramente intervenivo. Osservavo.
Lei era sempre lì, avevo compreso chi le interessava, cambiava modo di scrivere con lui. Si capivano tante cose da come Pinco Pallino si rivolgeva a Ciospa o a Morgana, si formavano delle coppie virtuali che spesso passavano al reale che il più delle volte era un buco nell'acqua.
Lei era sempre più presa da lui, un lui che mi ricordava qualcuno. Il tempo passava , io osservavo ,parlavo e alla fine ho voluto toccare il reale.
A distanza di tempo ritrovo lei, lei e una sua lettera lasciata in un forum. Era rivolta a lui, quel lui di cui era perdutamente innamorata, lo era così tanto da accettare un ruolo non suo.
Era passata al reale, a quel reale che lacera dentro se non va come vogliamo.
Quella lettera , non riuscivo a togliermela dalla testa, troppi dettagli, troppe cose a me familiari.
Alla fine ne ho parlato con lei, troppe cose mi disturbavano , quel lui lo conoscevo. Lei raccontava, era molto più piccola di me e sentivo quanto tenesse a lui. Soffriva perché non poteva vederlo, quel lui, quello di cui conoscevo ogni cosa le aveva raccontato una bugia dopo l'altra e lei se le era bevute tutte.
Decido di mandare un messaggio a lui
- Conosci mica Lucia?-
- Si, come hai fatto a capirlo?!-
- Ho visto che la segui in chat, ossia usi uno dei tuoi tanti alias-
- Come li conosci?-
- Da come scrivi, come ti poni, lo sai che amo osservare, lo avevo capito da tempo, lo facevi anche con me, spero tu smetta di fare il cretino con lei, le hai detto che hai moglie e figli come se non ci fosse un domani?!-
Ricordo la sua risata
- Eh si, tu sai tutto di me siamo rimasti amici noi-
- Allora da amica ti chiedo di finirla con lei o le racconto chi sei-
- Ma dai, che ti costa, tienimi il gioco-
Non dissi più nulla.
Lei continuava a sentirlo nonostante i miei avvertimenti, fino a quando, era Pasqua, lui mi scrisse. Buffo, mi scrisse anche lei felice del messaggio che lui le aveva inviato, lei sperava ancora mentre io sapevo. Alla fine le ho raccontato la verità, di quella moglie che ignorava, di quell'uomo che amava andare in giro solo per scopare. Rammento i messaggi di lui, prima gentili poi offensivi. Lei era cosa sua e io dovevo stare zitta.
Credici.
So che lei ora sta bene, ama un uomo che poi ha anche sposato, e vive in Paradiso. Il suo uomo,un uomo che io conosco, ma questa è un'altra storia.
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sciatu · 4 years ago
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Ravioli-rosa-di-pesce-spada-e-cernia-grigia; Ravioli ripieni di Cernia ;ravioli di spigola con sugo di pescespada ; Ravioli neri ripieni di pescespada; Ravioli-di-melanzane-con-sugo-di-pesce-spada ; ravioli-con tartare di pescespada ; ravioli-ripieni-di-pesce spada con burrata finocchietto e vongole; ravioli-di-pesce-spada con ricciolo di limone; ravioli ripieni di pescespada con pomodori Pachino; Ravioli-a ghiotta ripieni di pescespada
Un amore in tre atti unici - Atto secondo
FEBBRAIO 2020 - SAPERSI
Guardò la rampa di scale, l’ultima prima di arrivare al pianerottolo di casa sua. La osservò rendendosi conto che era tornata a casa senza far caso alla strada fatta, presa com’era dai suoi pensieri e dal nulla che la circondava. Ormai, con il lockdown, tutte le strade erano vuote e solo le macchine della polizia o dei carabinieri le popolavano di inquietudine. Lei tornava sempre a casa di corsa senza neanche alzare la testa a guardarsi intorno perché, ormai, non c’era nulla da guardare. Era tutto strano, con tutti quei morti al nord e l’attesa che il male arrivasse pure nell’isola facendo una strage perché gli ospedali siciliani non erano come quelli del nord. Salì l’ultima rampa di scale ed incominciò ad aprire con un gran rumore di ferraglia il suo portoncino. Si aprì la porta alla sinistra della sua, quella della signora Carmela e la vecchia con la sua figura minuta e i capelli bianchissimi apparve con una busta di plastica in mano
“Signora bonasira – esordì – è venuto il signor Giuseppe e le ha portato qualcosa da mangiare. A noi ha portato il pane e una teglia di salsiccia e patate, ai Romeo una teglia di pasta al forno: con i loro tre figli e il marito disoccupato, gli ha fatto un bel pensiero. Il signor Giuseppe è una bella persona, meno male che c’è gente come lui picchì si no ni ittiriumu unu a scippare l’occhi all’ autru (incominceremmo a strapparci gli occhi l’uno all’altro).”
Lei la ringraziò e dopo due parole di circostanza entrò in casa.
Da quando i ristoranti erano chiusi, Giuseppe le portava ogni giorno la cena. Lei appoggiò il sacchetto sul tavolo e lo aprì. In un portavivande vi erano dei ravioli di gamberi e pescespada in un brodo di crostacei. Solo l’odore la ripagò della tristezza della giornata. Si cambiò ed incominciò a mangiare con la televisione accesa ma con il volume al minimo. Non aveva voglia di sentire parlare ancora di morti e di dolore. Nel sacchetto c’era anche una bottiglia piccola di Rapitalà , lei si riempì il bicchiere e andò a sdraiarsi sul letto. Sul comodino vi erano i menù del ristorante di Giuseppe. Aprì quello emozionale e lesse la descrizione dei ravioli:
“Una nuvola di pescespada impreziosito dall’amorevole dolcezza mediterranea del prezioso gambero rosso, in una sottilissima sfoglia di pasta solare, il tutto cucinato in un delicato ed intenso brodo di scampi e cicale, esaltato da pezzettini di aromatica triglia di scoglio e di freschissime verdure di stagione.”
Sorrise. Giuseppe sapeva descrivere le cose in un modo bellissimo. Prese il menù Sensuale e lesse lo stesso piatto
“La passione amorosa del pescespada sposata con la dolcezza sensuale del gambero unite per la vita in una sfoglia di morbida ed appassionata pasta, sottile come il sospiro di una innamorata vogliosa. I ravioli si amano sospesi nel mare della vita addolcito dall’intensità degli scampi e delle cicale, in un unico abbraccio amoroso con i frutti della terra. Piatto dedicato a chi ama i sottili piaceri della vita, l’amore inteso come dolce continuo desiderare e gustare, il sesso come lento cammino verso il piacere”
Sorrise ancora. Guardò l’orologio, doveva chiamare i suoi e sentire come stavano ed ascoltare le disgrazie di famiglia. Nella mezzora di discussione finì il vino e la pazienza. Per cui tornò in cucina a mettere il piatto nell’acquario in mezzo a tanti altri sporchi e a preparare la caffettiera e la tovaglietta per la colazione. Fece in fretta perché Giuseppe l’avrebbe chiamata alle ventidue precise, un appuntamento che dava senso alla sua giornata.
Alle ventidue si sdraiò sul letto e attese. Il cellulare si illuminò mostrando un piatto di tagliolini con astice.
“Quindi io sarei una a cui piace continuamente desiderare e gustare?”
“Certo, hai una sensualità compressa, il giorno in cui la renderai libera sarai una tigre del sesso”
“Oh povera di me! Mi stai dando della Messalina repressa,”
“Sto dicendo che sei un albero che ancora non sa fiorire”
Decise di cambiare discorso
“Sei ancora arrabbiato per l’altra volta?”
“Sto metabolizzando e pensando. Non mi aspettavo che reagivi in quel modo”
“È che non sopporto che mi si stia vicino, che mi si tocchi”
“Questo lo posso capire. Non capisco come mai non mi vuoi dire perché. Poi ti stavo abbracciando, non ti stavo strozzando.”
“Ecco – sentì che tutto le stava sfuggendo di mano, che non vi era una spiegazione se non quella vera, quella che non voleva dire – poi magari ne parliamo di persona … ora, al telefono non mi viene facile”
“Neanche di presenza ti viene facile … sembra che non ti fidi di me …”
“No, non è questo … non ti so spiegare … Per favore parliamo di altro, mi fai sentire sotto processo”
“Come vuoi, ma se qualcuno ti lancia un salvagente mentre anneghi non puoi voltarti dall’altra parte”
“Non sto annegando!!!”
fece lei esasperata in modo secco ed arrabbiato.
Giuseppe restò in silenzio per quasi mezzo minuto
“Ti sono piaciuti i ravioli?” esordì improvvisamente
“Si molto buoni, tua madre è molto brava”
“Si, continua a cucinare per tutti. I fornitori, quei quattro contadini e pescatori che ci forniscono, le hanno detto di pagarli poi con calma, quando riapriremo, ma lei li continua a pagare regolarmente, come se ancora facessimo il tutto esaurito”
“Come mai?”
“Dice che se ci fermiamo tutti, i soldi non girano più e tutto si blocca. Per fortuna, con la storia che sono tutti a casa e che molti non escono neanche per la spesa, ci ordinano pranzi completi da consegnare a casa, e restiamo in pareggio”
“È un brutto momento. Vedere tutti quei vecchi che aspettano al freddo e sotto la pioggia fuori dalla posta il loro turno è angosciante. Speriamo che il lockdown serva a qualcosa…”
Continuarono a parlare di quelle cose banali che si dicevano sempre e lei si rese conto che stavano parlando per sentirsi ancora vicini malgrado il suo scatto nervoso di prima. Giuseppe le dava corda perché voleva tranquillizzarla ma lei sentiva che anche lui era come imbarazzato.
“Ora sono stanca – gli disse improvvisamente – ci sentiamo domani”
Probabilmente lui guardò l’orologio e sicuramente notò che stavano finendo prima del previsto.
“Va bene, riposati, ciao”
concluse brevemente
“Ci sentiamo domani mattina … ti chiamo io … ciao ciao”
Si sentiva in colpa. Giuseppe non voleva essere insistente. Capiva che lei aveva dei problemi e voleva aiutarla, ma lei … lei non era pronta. Forse non lo sarebbe mai stata, ma adesso meno che mai. Con tutta questa provvisorietà, tutto questo casino che stava succedendo, non era il momento di parlare del passato. Di dissotterrare fantasmi, demoni e fobie. Si certo, il loro era un rapporto strano, anche lui se ne era accorto. Prima che lei andasse dai genitori a Capodanno l’aveva invitata in campagna con dei parenti e amici. Era la loro prima uscita, un modo di rendere ufficiale quello che già dentro di loro sapevano. Qualcuno si era messo a suonare uno di quei balli paesani, la Cumparsita o un un'altra musica latina. Lui l’aveva tirata in mezzo alla sala a ballare. Lei era andata sperando che con lui non avrebbe avuto problemi. Invece appena l’aveva stretta in lei era incominciata l’ansia, più lui la stringeva, più lei sentiva crescere in se la paura, un inquietudine angosciante, una sensazione di soffocare e di dover fuggire. Gli disse sottovoce “lasciami, basta”, ma lui felice perché lei era li con lui di fronte a tutti i suoi, sorrise e continuò a girare seguendo la musica. Fino a che lei non si mise ad urlare “Lasciami, lasciami, ti ho detto di lasciarmi” e si divincolò restando nel silenzio assoluto e con tutti i presenti che la guardavano stupiti. Lei li guardò, poi corse al suo posto a prendere il soprabito e scappò fuori. Lui l’aveva rincorsa chiedendole scusa, che non gli sembrava di averla importunata più di tanto, ma lei gli disse solo di portarla a casa, che era stanca.
Da allora non si erano più visti e se lui chiamava lei gli rispondeva che non voleva parlare, che era troppo presa. Non andò più al ristorante e da allora ogni sera si trovava davanti alla porta la cena calda. Dopo una settimana lo chiamò per dirgli di non mandare più niente: Giuseppe rispose che era sua madre a mandargli i piatti pronti, lui sarebbe venuto di persona e piano piano rincominciarono a parlare, principalmente di notte, quando i telegiornali avevano finito di contare i morti e i positivi e facevano vedere camion piene di bare e strade vuote. In quella penombra di morte che copriva ogni città ed ogni quartiere, nel risentirlo lei scopri che ne era felice. Che forse aveva sbagliato a non dire le cose come erano. Ora, quella sera, avevano di nuovo litigato. Non che avessero veramente litigato, ma quel suo scatto era stato un eccesso imprevisto, come quello di quando ballavano. Il senso era sempre quello. Lei che non riusciva a parlare. Ma Giuseppe non aveva colpa, non doveva sempre trattarlo così. Non era giusto.
Richiamò
“E’ successo qualcosa?”
“No, volevo chiederti scusa per prima. Mi sono saltati i nervi per la stanchezza”
“non era la stanchezza lo sai”
“No, è che in ufficio mi fanno disperare”
Lui restò in silenzio, poi iniziò con una voce seria
“Ascolta, con questa pandemia non siamo a niente, ma non saremo mai a niente se continuiamo a parlarci a distanza e distanti l’uno dall’altra. Proprio quando tutto è provvisorio come ora che bisogna fare delle scelte e trovare dei punti fissi di riferimento. Ti sto chiedendo solo di parlarne per incominciare a trovare la nostra strada.”
“Ma è solo stanchezza, quando passerà e il virus scomparirà, tutto diventerà normale”
“Facciamo così: io tra un ora sono li da te sotto casa. Se mi mandi un messaggio salgo e ne parliamo seriamente, se no saremo sempre qui a parlare come gli innamoratini e presto ce ne stancheremo. Una relazione non dura se non capiamo chi è che abbiamo davanti. Possiamo dirci tutte le parole del mondo ma se non diciamo mai quelle vere, quelle che dicono chi siamo, non diciamo nulla”
“Hai ragione ma non è così semplice, poi c’è il coprifuoco…se ti fermano cosa dici? Che hai la zita che ha le paranoie? Cerca di essere pratico”
“Fra un ora sono li. Tu sei più importante di qualsiasi multa. Se non mi fai salire sarò li domani e dopodomani ancora, finché non parleremo o ci lasceremo.”
Chiuse la telefonata.
“Il solito testardo e presuntuoso. Per me te ne puoi restare fuori per tutta la notte ... “
Pensò arrabbiata. Prese il bicchiere andò a cercare un po' di vino. Non ne trovò perché con il Covid non aveva più tempo di fare la spesa. Si arrabbiò, il vino l’aiutava a cacciare i demoni e a non averne paura. Decise di farsi una lunga doccia e di lasciare sul tavolo il cellulare così da non rispondere al suo messaggio. Quando non avrebbe avuto risposta se ne sarebbe tornato a casa con le pive nel sacco. Andò in camera da letto e si spogliò. Quando lo faceva non guardava mai lo specchio dell’armadio, ma quella volta era tanto arrabbiata con lui che non se ne ricordò e quando si levò la canottiera di cotone, si vide allo specchio. Restò sorpresa e si osservò. Le cicatrici brillavano sotto la luce riflessa dello specchio. Erano tante, lunghe e dritte o curve e qualcuna serpeggiava da un fianco all’altro per come quei demoni gliele avevano fatte. Malgrado i dottori avessero fatto miracoli si vedevano ancora e in certe parti il suo corpo sembrava sformato e irregolare o cresciuto a casaccio. Cosa ne poteva sapere lui, non aveva sentito come lei i loro corpi contro il suo impotente ed ormai un giocattolo su cui sfogare tutto il male che una fantasia malata poteva immaginare. Lui non poteva sapere la violenza, l’umiliazione, il dolore, l’orrore che c’era nell’essere usata, nel subire tra le botte e lo schifo, le voglie di un altro. Lui non poteva saperlo e non era colpa sua. Lei aveva sbagliato a crederci, a dargli corda a pensare veramente che la vita potesse anche dare invece di togliere e basta. Non era servito a niente andare in un'altra casa con altra gente, in un'altra vita, i demoni l’avevano seguita e quando durante la festa lui non l’aveva lasciata, lei si era sentita tra le braccia dei suoi diavoli e si era ribellata. Non era colpa sua, non poteva sapere. Lei forse doveva fargli capire che lei … ma non sapeva neanche come definirsi, come spiegare. Non era colpa sua, si ripeteva sotto la doccia. Lui era buono, ma se l’avesse vista nuda, con tutti i segni dei demoni, che cosa avrebbe fatto? e tenerlo lontano, a cosa serviva? Aveva ragione che stare così senza dare o avere vuol dire essere morti. Pensò che lui non si era arreso, insisteva a voler capire e questo non per presunzione ma perché a lei ci teneva. Glielo aveva fatto capire in mille modi! Perché non accettare di mostrare i suoi problemi, le sue fobie, quello che alla fine era? Aveva ragione lui, era meglio trovare il coraggio di chiarire, chiamare le cose con il loro nome
Uscì velocemente dalla doccia e mettendosi l’accappatoio corse in cucina a prendere il telefono. Vi era il suo messaggio di un quarto d’ora prima
“Salgo?”
Rispose subito
“ Si vieni, vieni”
E corse ad aprire la porta cercando di fare il meno rumore possibile. Quando aprì lui era già dietro la porta che sorrideva
“Vieni”
Disse lei e lo tirò dentro chiudendo velocemente.
Lui entrò andando in cucina
“Che casino che c’è..”
Lei si avvicino e senza dire niente lo baciò stupendosi lei stessa di quanto stava facendo e capendo che per quanto lui insisteva a cercarla, lei stessa, a modo suo, lo cercava con la stessa intensità, lo voleva con il suo stesso desiderio e tutti i suoi modi che lo spingevano via, erano solo una maschera con cui nascondere il suo bisogno di averlo accanto. Perché aveva bisogno di essere amata e desiderata da lui e di amarlo e desiderarlo allo stesso modo, con la stessa intensità. Capì che le era mancato, che tutto quel pensare e considerare, ora che c’era lui, non aveva senso se non per ribadire che non poteva tornare indietro facendo finta che tutto era tornato normale. Lui rispose al bacio ma non l’abbracciò. Lei fu contenta di questo e disse che andava un minuto di la a mettersi qualcosa. Dovevano prima parlare, poi poteva accadere tutto quello che doveva accadere, ma prima doveva avere il coraggio di mettere le cose a posto. Andò nella stanza da letto, chiuse la porta e girò la chiave come sempre faceva quando non era sola in casa, poi dal comò prese una mutanda e una maglietta e incominciò a slacciarsi la cinghia dell’accappatoio. Nel fare questo si girò verso la porta e guardandola si rese conto che aveva fatto qualcosa di strano. Aveva chiuso a chiave la porta, quasi barricandosi nella stanza da letto, anche se di là c’era Giuseppe che tra tutti gli uomini di questo mondo, era quello che non avrebbe mai potuto farle del male. Il suo Giuseppe, quello che sapeva cosa lei volesse prima che lo pensasse. Non erano serviti a niente i buoni propositi di prima: la paura guidava ancora le sue azioni consce ed inconsce. Chi le aveva fatto del male era lì con lei, nella falsa sicurezza della stanza da letto, nella prigione in cui i suoi ricordi l’avevano chiusa. Aveva ragione Giuseppe, doveva parlare, doveva dirgli di lei e delle cicatrici, del perché non dormiva la notte e non voleva essere toccata. Buttò sul letto la mutandina e la maglietta e lentamente andò verso la porta e dopo qualche secondo di esitazione girò la chiave e l’aprì. Camminò per la casa con l’accappatoio ancora addosso come se fosse in trance. Arrivata sulla porta della cucina lo vide che stava mettendo in lavastoviglie un piatto.
“Giuseppe …”
lui si raddrizzò e si asciugò le mani con un tovagliolo guardandola, lei si avvicinò e cercò le parole che non aveva mai voluto dire prima.
“… io…volevo dirti, io …”
E si fermò incapace di iniziare a descrivere il mostro che da anni viveva come un diabolico parassita dentro di lei. Allora, disperata perché i suoi incubi le avevano levato la capacità di parlare di loro, di descriverne l’infelice causa ed i terribili effetti, slacciò la cinghia dell’accappatoio e lo lasciò cadere per terra facendo vedere quello che i suoi demoni avevano lasciato sulle sue carni.
Giuseppe continuò a guardarla negli occhi, senza indulgere sul suo corpo o mostrare meraviglia per le offese che vedeva. Lei capì che anche se non l’osservava vedeva quelle cicatrici e con loro tutto il male che le avevano fatto, ma sembrava che non volesse dargli importanza come se non gli interessasse. Voleva dirle che per lui contava solo il dolore che sapeva dentro di lei che le rubava quella serenità che voleva per lei, e che era il loro presente, il loro futuro e non il passato che non meritava di essere considerato. Allora lei prese coraggio e lentamente si avvicinò ancora di più e quando fu a pochi centimetri da lui lo abbracciò goffamente, tremando e vincendo la repulsione che provava perché ora che sentiva il suo calore e il suo profumo capiva che ne era attratta, mentre gli incubi rimasti dentro la sua anima le gridavano di correre via, al riparo del dolore che un altro corpo poteva darle, via a rinchiudersi dentro la stanza da letto, a vivere come una reclusa, una sepolta viva. Ma lei lo stringeva e non voleva fuggire: di tutta la sua vita, sentiva questo momento come l’unico in cui aveva preso per mano il suo destino. Per questo motivo voleva restare stretta a lui come da sempre non aveva mai stretto nessun altro, come un naufrago aggrappato ad un relitto per salvarsi, per non finire annegata negli abissi delle sue paure.
Lui non l’abbracciò, le accarezzava i capelli con le sue labbra, ma non l’abbracciò.
“ Quando te ne sei andata dalla festa mi sono messo a pensare. Ho chiamato un collega giornalista che copre il tuo paese e gli ho chiesto se li da lui fossero successi dei fatti che avessero coinvolto delle ragazze – lentamente incominciò a baciarla in fronte e poi ancor più lentamente sull’orecchio e sul collo, ma non la stringeva ancora – mi ha mandato degli articoli. Una ragazza era stata uccisa ad un passaggio pedonale, una seconda aveva rapinato con un amico una farmacia per rubare del metadone. Una terza era una minorenne – lentamente, usando lo stesso tono di voce continuò a baciarla sul collo e quindi sulla spalla e lei scoprì che il suo toccarla le dava inaspettatamente piacere – questa ragazza fu violentata sul treno che prendeva per andare a scuola nel capoluogo da tre ragazzi che, spaventati da una possibile denuncia, l’avevano picchiata e inferto una ventina di coltellate lasciandola per morta. La ragazza sopravvisse ma dovette subire molte operazioni perché del suo corpo avevano fatto uno scempio – Si fermò a baciare la spalla più volte – nell’ultimo articolo che ho letto, avevano intervistato la madre e lei diceva che sperava che condannassero i tre all’ergastolo perché sua figlia l’avevano violentata nel corpo e nell’anima, tanto che ora non poteva neanche abbracciarla che lei tremava e scappava via perché per lei ogni contatto fisico era il ricordo della violenza”
Tornò a baciarla sfiorandole appena le labbra.
“allora ho capito che avevi i tuoi motivi per non farti mai abbracciare e toccare e che non potevo lasciarti prigioniera di una violenza che per te non era mai finita “
“abbracciami, stringimi... – disse lei con il volto contro il suo petto e gli occhi chiusi – ho bisogno di sapere che tu non sei come quelli”
Lui alzò le mani ad accarezzare le sue spalle poi le fece scendere lungo la schiena e l’abbracciò leggermente, al bacino. La sentiva tremare, ma non si staccava da lui ne rifiutava il suo abbraccio, anzi lo stringeva più forte quasi a chiedergli di proteggerla dalla stessa paura che quell’abbraccio faceva nascere in lei. In quel momento, nel profondo della sua testa, lei era sdraiata su un sedile del treno, una mano le stringeva la bocca per non farla gridare, qualcuno le stava tenendo le gambe aperte, altre mani le stringevano i polsi per tenerla ferma, mentre sentiva un corpo schiacciarla e un dolore tra le gambe che cresceva fino a diventare un fuoco. Si dibatteva disperatamente e qualcuno la prendeva a pugni e schiaffi o la tirava per i capelli. Sentiva dolore ovunque, in bocca aveva sapore di sangue fino che le arrivò un pugno sulla tempia che la stordì e tutto di nuovo fu solo dolore e schifo in un buio assoluto. Avrebbe voluto morire ma si strinse a Giuseppe, dicendosi che era tutto finito. Tutto, finalmente, era finito.
Giuseppe capì che lei stava lottando contro i suoi demoni, era una lotta silenziosa e terribile quella che lui sentiva nel tremore del suo corpo, una lotta per uscire dall’oscurità dei suoi incubi e poterlo amare ed essere amata per come voleva e doveva, per ritrovare la luce di quella impossibile stato d’animo, che chiamano normalità.
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mudimbi · 3 years ago
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LA MIA SECONDA PRIMA VOLTA
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Sono agitato? Forse.
Sì, credo di sì.
È passato così tanto tempo che non ricordo nemmeno più come ci si agita. Credo di esserlo un po', ma forse non abbastanza.
Non manca tanto allo spettacolo. Non so. Due ore, Forse tre. Credo quattro.
Le prove sono andate così così, nel senso che sono andate bene credo, ma anche quelle non mi ricordo più com'è che andavano una volta. Ricordo che non gli davo nemmeno peso "tanto lo so come si fa, figurati se mi servono le prove". Oggi non mi ricordo nemmeno più come si fanno le prove. Dovrei stare attento ai volumi? Mi sento troppo? Mi sento troppo poco? Ci sono le spie, ma io non canto più con le spie non so da quanto. Usavo gli in-ear. Gli in-ear mi hanno rammollito. Sono un viziatelo da in-ear. Sta a guardare. No, ora dimostro a me stesso che sono ancora quello tosto di una volta, che cantava nei rave sotto cassa, nelle serate d'n'b gonfio di droga o nelle dancehall in spiaggia ubriaco e fumato. Sono sempre io. Ce la facevo una volta, ce la faccio ancora. Spero.
"Pier mi puoi alzare solo un po' la voce in spia?"
"Purtroppo no, perché dalle spie esce quello che esce anche fuori e se alzo la voce a te la alzo anche al pubblico."
"Ah."
Sono fottuto.
Sono fottuto.
Sono in un mare di merda.
Già non so se mi ricordo i testi. Quanto tempo è passato dall'ultima volta? Credo fosse l'estate del 2018. Cristo è dal 2018 che non tengo un microfono in mano?! Ma com'è possibile?! Ma che sono stato criogenizzato per tutto questo tempo?!
E poi io la maggior parte delle canzoni che canterò stasera non le ho mai cantate proprio se non quando le ho registrare, due anni fa. Sono fottuto, lo sento.
Sono due settimane che le canto tutti i giorni e tutti i giorni sbaglio qualcosa. Le ho cantante anche un paio d'ore fa, in camera. Stavolta mi sono anche mosso un po' per vedere se mi reggeva anche il fiato mentre mi muovevo. Risultato? Sono in un mare di merda. Avrei dovuto farmela qualche corsetta. Non sono più il ghepardo di una volta. Fottuto divano. Fottuto lockdown. Fottuto io più che altro.
E poi sono un po' preoccupato per i testi. Perché questo non è il mio pubblico. A proposito:
"Ste ma che tipo di pubblico c'è stasera?"
"Vario."
"Ah."
Che cazzo vuol dire vario? Sicuro che al primo "troia" che dico mi arriva una shitstorm di proporzioni bibliche. Però con Gio abbiamo rivisto la scaletta. Credo che così qualche speranza di salvarmi ce l'ho. Iniziare con Ballo era decisamente troppo hardcore. La mia idea era entrare a gamba tesa, ma non sapevo che prima di me ci sarebbe stato uno spettacolo di burlesque. Entrare in scena dopo due ore di burlesque con un "Tra te e la tua amica non so chi è più troia. Girate in due tu succhi lei ingoia." a un non so che di terroristico. Io non faccio musica per questo. Meglio entrare con Il mago. Così mi scambiano per un bravo ragazzo.
Quanto manca?
Un'ora.
Diciamo un'ora.
Bello il burlesque, non l'avevo mai visto.
Sono agitato? Non capisco se sono agitato o meno. Sta a guardare che cinque minuti prima di salire sul palco mi viene il cagotto. Sicuro. Matematico.
Però ho voglia di salire sul palco. Sì, mi sa che ho voglia. Vorrei salire ora. Però ora sul palco c'è Gonzalo completamente nudo con palle e pisello in un sacchetto tempestato di paillettes. Forse aspetto a salire.
Ma non manca molto.
Sento che da un momento all'altro inizio ad agitarmi. Che tra l'altro avrei anche ragione a farlo. Mi agitavo prima quando ero in tour da tre anni, provavo in continuazione le mie canzoni, cantavo con gli in-ear, avevo un...microfono radio! Cazzo non hanno il microfono radio! Glielo avevo anche chiesto! È l'unica cosa che avevo chiesto. Non canto con il microfono a filo dal 2013. Sicuro che con quel filo mi lego per le caviglie come un agnellino. Sicuro. Una volta l'ho strappato con i piedi mentre saltavo sul palco. Che giovane. Che energia. Ok devo ricordarmi di muovermi poco per due motivi: il fiato e il cavo. Ok. Ma se non mi muovo che cazzo faccio? Magari canto.
"Mudimbi!"
Che è?! Ah devo salire. Cazzo, mi sono scordato di agitarmi. Merda. Partiamo male.
Ecco il microfono col cavo. Che bello, mi ci posso impiccare. Ora dico qualcosa di simpatico.
Fatto.
Vabbè cantiamo.
Il mago la so abbastanza dai. Sarà che l'ho cantata sul peggiore, nel senso di ansia, dei palchi. Direi che su questa sono a prova di bomba. Dai sto andando bene, anche il fiato regge. Si alla fine ho fatto bene a cambiare la scaletta. Ballo è complicata anche a livello di fiato, oltre al fatto che non l'ho mai cantata prima in pubblico. Il mago è il migliore dei rodaggi. Ah ok, questo è il buco strumentale dopo il secondo ritornello. Faccio il balletto. Mi sento un coglione. Madonna mi sembro un ciocco di legno. Che schifo. Mi dispiace che sta gente abbia pagato per vedere sta roba. Vabbè. Devo cantare lo special adesso. Comunque dai, è quasi finita. Intendo questa canzone. Alla fine la prima ce la siamo quasi tolta.
"...il mago, c'est moi!"
Finita.
Mo che cazzo dico?
Improvviso.
Meglio se improvviso che quando mi preparo le cose sembro ancora più legnoso di quanto già non mi senta.
Comunque gli devo far capire che le cose che dico non vanno prese alla lettera. Per forza, glielo devo far capire, che sennò entro domani finisco a testa in giù su una croce. Simpatia. La butto sulla simpatia e sul non prendermi troppo sul serio che io sto qua a cantare canzoni mica a fare un comizio.
Simpatia...simpatia...
Chissà se gli sto rimanendo simpatico? Secondo me invece gli sto andando più sul cazzo che altro. Fammi cantare va.
"Muoviti muoviti come se nessuno qui guardasse te."
Cazzo questa è tosta. Parte in extra-beat. E io non so manco se mi basta la saliva che c'ho in bocca. Alla fine de Il mago mi si stava attaccando il labbro superiore alla gengiva tanto mi si era seccata la bocca dall'agitazione. Devo ricordarmi di bere.
Oh ce l'ho fatta. Ho fatto l'extra-beat. E non è stato manco na merda dopotutto. Dai che un po' ho capito come regolarmi con queste spie. Però mi sento sempre un ciocco di legno. Ma com'è che facevo prima? Mi ricordo che ero così agile, così sciolto. Bò.
È già finita?
Cazzo.
Quindi adesso Ballo.
Faccio una premessa? Non la faccio? La faccio breve che le premesse mi stanno sempre sul cazzo, sembra che ti stai a giustificà quando nessuno t'ha ancora detto niente. E che c'hai la coda di paglia?
Ok vado. La canto.
"..........................troia..........................."
Nessuna m'ha tirato una scarpa.
Forse non l'hanno sentito.
Effettivamente l'ho detto veloce.
Vabbè mejo così.
"......ma non è colpa mia se sei una vacca quella non è una vulva è una baracca..."
Aridaje.
Ma che c'avevo quando ho scritto sta canzone? Perché io lo so il significato che sta dietro alle parole che uso, ma davanti a un pubblico che non conosco, dopo quasi tre anni, un po' di ansia che all'improvviso parta un plotone della morte per asfaltarmi mi viene.
".......mi avvicino alla vecchia puttana..."
Ho finito!
Basta. Ce la siamo tolta dal cazzo.
Madonna.
Però sono vivo. Senza segni di percosse. E la gente? La gente era presa bene. Non li vedo tutti perché c'ho i fari puntati al centro delle pupille che anche se mi muovo mi seguono, ma ho percepito della presa a bene.
Dai.
Dove sono quei due ragazzi che mi sono venuti a salutare prima? Mi sa che mi avevano detto dove si sarebbero seduti ma forse l'ho dimenticato. Vabbè, meglio quello che i testi delle canzoni. Comunque mi ha fatto troppo piacere vedere che almeno due stronzi si ricordano di me e si sono fatti la sbatta di venirmi a vedere stasera. Chissà se l'hanno capito che ero veramente felice e anche un po' imbarazzato? Magari avranno pensato che recitassi, il finto cordiale. Sono contento che almeno loro due siano venuti per me stasera.
"Supercalifrigida!"
Questa me la canto davvero da Dio. Bé la canto da quando avevo diciott'anni, se non canto bene questa non canto bene niente. Il fiato c'è. Non mi devo nemmeno muovere troppo, perché questa mi piace cantarla stando abbastanza sul posto. Granitico. La canto da paura. Quanto gli voglio bene a questa canzone. È stata la mia croce e la mia fortuna. Al mio funerale suonate questa per favore. Ma poi, posso dirlo? La canto molto meglio adesso che quando l'ho registrata. Senti che voce che ho adesso. Riesco a tenere un timbro molto più basso, senti come vibra. Quando l'ho registrata c'avevo na voce di uno a cui non sono ancora scese le palle. Forse la devo ri-registrare va.
"...ma siccome tutte le cose belle finisco, siamo già arrivati all'ultima canzone."
Ammazza, già è l'ultima.
Qua mi devo impegnare. El Matador è complicata. Devo fa un sacco di voci diverse. Non so se me le ricorde tutte. Vabbè mo qualcosa m'invento. Oh, comunque alla fine sbaglio sbaglio, mica ho sbagliato così tanto. Sì giusto 2 parole mangiate, ma tanto la gente mica sta a sentì a me, figurati.
Ok vado.
"Sono il più amato dai poveri. Apro ricoveri. Regalo vestiti Coveri."
Dinamicità fratello, dinamicità. Qua ti devi muovere. Ma non mi ricordo come si fa cazzo. Quando torno a casa mi guardo due tutorial di danza.
Aspetta, qui mi ero preparato un passo.
Eccolo.
No.
Non lo sto facendo come me l'ero preparato.
Vaffanculo Michel.
Ok, tra un po' c'è un altro momento identico. Ci posso riprovare.
Eccolo.
Vai.
Lo sto a fa uguale a prima porca di una troia puttana.
Vabbè a casa me lo provo.
Tanto loro non lo sanno che volevo fare un'altra cosa, quindi tranquillo.
Finito.
Non ci sto a capì un cazzo.
Ma com'è andata?
Già che non ho sentito un vaffanculo per me è stato un successo.
"Bis!"
Che ha detto?
"Bis!"
Ma sai che ti dico? Ma chi cazzo se ne frega, stasera vale tutto. So arrivato vivo fino a qua. Famo il primo bis della mia vita.
Supercalifrigida.
Che bellezza. Non avevo mai fatto un bis. È una bella sensazione. È bello vedere che la gente non vuole farti scendere dal palco. Forse non ho fatto così schifo come penso. Che poi non penso di aver fatto schifo. Sicuramente sono stato sottotono per i miei standard. Ma è pure passato del tempo. E c'ho pure n'età.
"Grazie!"
E adesso che succede?
Devo scendere dal palco, ok. Ma dopo?
Mi spaventa questa parte.
Scendere dal palco è sempre un momento decisivo. Più che salirci. Parlo per me almeno.
Scendo pieno d'adrenalina. Pieno di entusiasmo. Pieno di speranza.
Speranza in cosa? In qualcuno che mi dica "Cazzo sei stato bravissimo! Hai spaccato!". Perché io sono il primo a dire che dei complimenti non me ne frega niente, ma solo finché me li fanno.
Comunque ora vedremo.
Spero che vado bene.
Spero davvero che vada bene.
Sono agitato? Forse.
Sì, credo di sì.
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intotheclash · 4 years ago
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Quella mattina faceva un freddo cane nel nostro quartier generale. In barba all'estate, un vento impetuoso di tramontana spazzava la piazza con furia maniacale. Sbatacchiava senza pietà le chiome delle vecchie Paulonie, lì da sempre, danzava con le loro foglie e tutte le cartacce sparse per terra a quell'ora, per poi infilarsi direttamente su per i nostri calzoni corti, fino a ghiacciarci le palle. Ma non sarebbe durata. A Luglio, quel vento infame, di solito, aveva vita breve. durava appena lo spazio di poche ore, poi, come si era alzato, si riabbassava altrettanto improvvisamente, per poi sparire in chissà quale altro posto. Io, Sergetto, Tonino e il Tasso eravamo in attesa, sugli scalini della fontana, in attesa di quei dormiglioni di Schizzo e Bomba. Ci stava aspettando la nostra seconda giornata di lavoro. La prima ci aveva rotto le ossa, ma non ci aveva piegato. Certo, ci era andata molto vicino, ma avremmo resistito. Erano ormai quasi le otto e dei due perdigiorno, neanche l'ombra. anzi no, un'ombra sbucò all'improvviso dal vicolo che proveniva dalla Ripa dei Somari; chissà mai perché si chiamava proprio in quel modo curioso. quell'ombra avanzava verso di noi con una lentezza esasperante ed aveva una forma assai bizzarra: sembrava quella di un avvoltoio, uno di quelli che apparivano sempre, al tramonto, nei cartoni animati. Era Schizzo. Che arrivava da non si sa dove, visto che la sua casa era dalla parte opposta del paese. “Alla buonora!” Urlò il Tasso, non appena lo riconobbe. “Con calma, eh! Tanto noi non si sa cosa fare, possiamo aspettare!” Schizzo si bloccò all'ingresso della piazza, alzò quel suo sguardo assente che, generalmente, tendeva sempre a sfiorare l'asfalto, come se fosse una delle cose più interessanti del mondo, perse un po’ di tempo a metterci a fuoco, per via di quelle lenti esagerate che si portava addosso, e, con un candore disarmante, chiese: “Chi stavate aspettando?” Ci guardammo un attimo allibiti, poi scoppiammo a ridere, come se avesse detto la battuta del secolo. Schizzo era un comico nato, solo che lui non lo sapeva, si erano dimenticati di avvisarlo. “Ma brutto sciroccato di un quattrocchi! Si può sapere dove cazzo sei stato?” Gli urlò, di nuovo, il Tasso. “Sono passato a trovare mia nonna.” Rispose, spiazzandoci di nuovo. Non era mai scontato. “Tua nonna? Certe volte mi fai paura sul serio, Schizzo. Ma come tua nonna? tua nonna è morta l'anno scorso!” “Lo so che è morta, mica sono un idiota. C'ero anch'io al suo funerale. C'era un sacco di gente al suo funerale. Infatti non è che sono andato a trovare proprio lei…” “Giuro che non ti capisco.” Affermai. E, a giudicare dalle facce degli altri, era evidente che neanche loro avessero capito. “Sono andato a trovare la casa di mia nonna. Quella dove abitava quando era viva.” “Ecco, adesso si che è tutto chiaro!” Si intromise Tonino. “Sei stato a trovare la casa. Mi sembra giusto. Chi è che non va a trovare le case? Io stesso, ogni tanto, ci vado.” Ma il sarcasmo non sfiorava nemmeno Schizzo, che continuò per la sua strada: “Ci vado spesso. Ci passo quasi tutte le mattine. Mi fermo un po’ sotto al portone, guardo la facciata tutta scrostata, le persiane che, ormai, stanno cadendo a pezzi, annuso l'aria e ricordo com'era. E quasi mi sembra che ci sia ancora. Che non sia morta. La vedo esattamente come l'ho sempre vista. Con quella sua veste scura, con sopra il grembiule da cucina, a trascinare quelle sue gambettine rinsecchite da una stanza all'altra, sempre in moto, sempre indaffarata. Oppure la vedo davanti al camino, quello grande della cucina, dove ci appendeva un paiolo di rame grosso come una carriola e ci cuoceva certi minestroni profumatissimi, con dentro tutte le erbe selvatiche che trovava in campagna. Come era buono il minestrone di mia nonna! E anche lei era buona. non mi ha mai picchiato. Neanche una volta. Era un angelo mia nonna.” “Beato te, Schizzo,” Disse il Tasso con un moto di invidia, “La mia mi carica di botte. La stronza! A casa mia, tutti me le danno, lei compresa. E’ sciancata, cammina di traverso come i gamberi, ma come le passo a tiro di bastone, me la fa pagare, anche quando non ho fatto un cazzo. E’ cattiva nell'anima, la vecchiaccia. Non poteva morire la mia, al posto della tua! ci avremmo guadagnato tutti e due!” “Dio non è così giusto come dicono. Oppure è troppo vecchio per fare quel lavoro. E’ distratto, non si ricorda una sega…dovrebbe scegliere bene chi far morire. Forse sarebbe ora che si trovasse un aiutante, uno giovane e serio, che faccia il lavoro per lui.” “Infatti. A me quella cosa che se ne debbano andare i migliori, mi pare proprio una bella stronzata.” Aggiunse il Tasso. La fragorosa risata di Tonino ci colse tutti di sorpresa, così ci voltammo a fissarlo con aria interrogativa. “Ma che ti sei bevuto il cervello? La nonna di Schizzo è morta, la mia mi massacra di legnate e tu te la ridi? Bell'amico che sei!” “Scusa, Tasso, è che mi hai fatto venire in mente quella volta che abbiamo aiutato tuo padre con la lavatrice nuova. Te lo ricordi?” “E chi se lo scorda più! Ancora porto addosso la cicatrice!” Conoscevamo tutti la storia, non c'erano segreti tra noi. L'avevamo già sentita più di una volta, ma era una bella storia, divertente, e una bella storia non stanca mai. Poi avevamo tempo, visto che Bomba chissà dov'era. “Se ci ripenso, mi vien voglia di suonartele ancora oggi!” Disse minaccioso il Tasso, ma si vedeva bene che gli veniva da ridere. “A me? E che c'entro io? Hai fatto tutto da solo! Te le sei cercate. Quella volta, tuo padre aveva ragione!” Replicò, Tonino. “Col cazzo! Mio padre non ha mai ragione. E tu dovresti stare zitto, perché se no…” “Piantala, Tasso! E racconta.” Lo esortammo in coro. “E’ successo l'anno scorso, durante le vacanze di Natale. Alla vecchiaccia si era rotta la lavatrice, ma rotta, rotta, tanto che il tecnico non fu in grado di ripararla. Mio padre, allora, fu costretto a decidere di comprarne una nuova e di farle un regalo, anche se si vedeva che gli giravano i coglioni, sia per la spesa, che per il fatto che fossimo sotto Natale. Perché dice che, sotto le feste, quelle carogne dei negozianti aumentano tutti i prezzi e siccome alla gente non va di fare una figuraccia, di passare per pidocchiosa, va a finire che compra lo stesso. Si fece prestare il furgone da suo fratello, quello che fa il muratore, quello gentile, tant'è che dicono, anche mio padre lo dice, che sia dell'altra sponda. Però io, una volta, mentre me ne andavo in bici su per le curve di Orte, l'ho visto fermo sul ciglio della strada, dove stanno le donnacce. ciò significa che è solo gentile e quello che dicono di lui è una stronzata. Insomma, mio padre prende il furgone e va a Viterbo a comprare la lavatrice. Al ritorno, trova me e Tonino a giocare al calcio nella piazzetta, sotto casa di nonna, così ci chiede di aiutarlo a scaricare l'attrezzo e a portarlo su per le scale. ” Tonino rideva forte e si batteva le mani sulle gambe. “Non posso pensarci! Ancora mi piscio addosso dalle risate. Quante ne hai prese quel giorno!” “Tu non fiatare, bastardo di un amico! E, quel giorno non ne ho prese tante come dici. Non più di tutte le altre volte che me le ha date, almeno. la differenza è che le ho prese per colpa tua!” “Mia? Che colpa ne ho io se quell'affare pesava come un morto e, quando stavamo a tirarlo giù dal pianale, mi è sfuggito di mano e il morto è finito sul piede di tuo padre?” “Ecco, bravo, è proprio questo il punto. E’ sfuggito a te, ma il calcione nel culo l'ho preso io!” “Mi sembra giusto! mica sono io il figlio! Mica si possono picchiare i figli degli altri!” disse Tonino, che non la finiva più di ridere. “Mi fa incazzare ancora, ma fin qui ci posso stare. Dopo, però, sulle scale, il morto ti sarà sfuggito un'altra mezza dozzina di volte. Quindi le cose sono due: o tu hai le mani di merda, oppure lo facevi apposta!” Il quesito era elementare, e il Tasso conosceva già la risposta. Tonino rise ancora più forte, quasi si strozzò per i singhiozzi. “Cazzo, tuo padre tirava fuori certi bestemmioni che non avevo mai sentito. E ti mollava certe sberle che l'eco rimbalzava giù per tutta la tromba delle scale che era una bellezza!” “Allora lo ammetti, vile traditore!” “Certo che lo ammetto, ma la cicatrice non è stata colpa mia. Quella te la sei cercata. Hai fatto tutto tu. E’ stato tutto merito tuo.” “Quale cicatrice?” Chiese improvvisamente Schizzo. “Quale cicatrice? Questa cicatrice!” Strillò il Tasso, mostrando con orgoglio il bottoncino, ancora rosso vivo, al centro del polpaccio. “E come te la sei fatta?” Ci rotolammo tutti in terra dal ridere. Ogni volta la stessa domanda, come se Schizzo non avesse mai ascoltato la storia. Il Tasso decise di non dargli peso e tirò dritto: “Una volta arrivati in casa, mio padre, sudando come un maiale per lo sforzo, liberò la lavatrice dagli imballaggi e iniziò ad armeggiare con i tubi per collegarla e metterla in funzione. Io E Tonino avevamo finito, non servivamo più, stavamo per andarcene, quando mi andarono gli occhi sulla marca della lavatrice. Mi voltai e guardai mia nonna che appoggiata al suo bastone, trascinava per casa la sua faccia cattiva e quella sua gamba matta. Mi uscì di bocca senza pensarci: bravo, papà! hai scelto la lavatrice giusta per la nonna. Una Zoppas! Calò un silenzio di tomba, poi questo giuda di Tonino scoppiò a ridere. Mia nonna faceva fiamme dagli occhi e prese ad insultare me e mio padre per avermi messo al mondo. Tentò anche di colpirmi con il bastone, ma fui lesto a schivare. Fui lesto a schivare pure il tentativo di presa al volo del mio vecchio, ma lui, con l'altra mano, afferrò il cacciavite e me lo lanciò contro, quando ormai, ero convinto di averla scampata. Sentii una fitta tremenda al polpaccio e mi schiantai in terra. Vidi quell'arnese infame piantato, per metà, nella mia gamba e il sangue che iniziava ad uscire. Cacciai un urlo che nemmeno Tarzan nella giungla si sarebbe mai sognato, mio padre si avvicinò lentamente, con la faccia soddisfatta, recuperò il suo maledetto cacciavite, lo pulì sui suoi pantaloni da lavoro e disse: Così un'altra impari a fare lo spiritoso! E se ne tornò soddisfatto alla sua cara lavatrice.” “Giuro che, in quel momento, non mi veniva affatto da ridere, anzi, mi presi pure un bello spavento; chi se la sarebbe aspettata una mossa del genere! Ma ora, ora che è passato, cazzo se mi fa ridere!” Terminò Tonino.
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limortivostri · 3 years ago
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QUELLA VOLTA IN CUI… sbagliammo strada 🛣️
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Quando io e il mio ragazzo ci troviamo uno nella regione dell'altro, cerchiamo sempre di fare qualcosa all'aria aperta, ci piacciono molto le scampagnate e le escursioni.
Questa storia è tattile, se ci mettiamo d'impegno, possiamo rivivere la mattina del 17 ottobre 2021, quando l'aria era fredda e il sole ci salutava dal balcone di casa (un po' come Orso della casa blu!); decidemmo allora che la nostra meta sarebbe stata il lago di Scanno (AQ).
In realtà eravamo già stati lì alcuni mesi prima, ma solo dopo scoprimmo che percorrendo un determinato sentiero, si può vedere il lago a forma di cuore.
IL VIAGGIO
Erano le 8 del mattino quando ci mettemmo in viaggio, decidemmo che come prima tappa saremmo andati a comprare il pranzo, "un panino a testa andrà bene" -ci siamo detti- infatti ne mangiammo due a testa.
Le casse dell'auto cantavano qualche pezzo di Caparezza, e noi con loro, finché, dopo un'ora e mezza di marce inserite, macchine superate e musica, raggiungemmo la località di Scanno dove i primi soldi persi, furono quelli per pagare il parcheggio per 2H, il minimo richiesto. Scendemmo dalla macchina, na stiracchiata e subito raggiungemmo il parchimetro, l'intuito ci disse di addentrarci  in un percorso, nonché l'unico.
Cammina, cammina, scoprimmo -fortunatamente dopo qualche passo sennò sai gli urli dove arrivavano- che stavamo percorrendo la strada sbagliata!
Per andare a vedere il cuore, avremmo dovuto parcheggiare alla parte opposta; praticamente avevamo proprio sbagliato l'uscita in autostrada! Che disgrazia!
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L'ARRIVO
La decisione era stata presa, non volendo sprecare quei 4€ per 2H di parcheggio, decidemmo di fare una passeggiata nei dintorni, con l'idea di tornare a prendere la macchina alla scadenza delle ore, per poi trasferirci sul percorso del cuore. Stavamo facendo il giro del lago a piedi, quando ad un certo punto sentimmo miagolare…
Non tutti conoscono la "struttura" del lago di Scanno, né ho una fotografia da mostrarvi, quindi ve la spiego, per quanto ne sia capace...
Il lago di Scanno è una distesa di acqua cristallina sullo stesso piano c'è una spiaggia artificiale di sassi bianchi, poi c'è un burrone, pieno di spini, erbaccia e sterpaglia, salendo si trova subito la strada, dove le macchine sfrecciano come se se la fossero comprata (i sorrrdi loro!)
Questo miagolio si sentiva sempre più forte e sempre più frequente, siccome non capivamo da dove provenisse, ci guardammo intorno per cercare questo fantomatico gatto, che ovviamente non trovammo. Ci avvicinammo di più al dirupo e lo sentimmo chiaro e forte, una piccola palla di pelo arancione con gli occhi verdi, ci stava chiedendo aiuto! Senza pensarci su, ci siamo armati di ingegno e improvvisazione per provare a salvare il gatto da morte certa, visto che se fosse rimasto lì sarebbe -nel migliore dei casi- morto di fame, se fosse riuscito a salire, avrebbe fatto una fine altrettanto dolorosa
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WHISKEY il ROSCIO
Non sapevo cosa fare, il micio era diffidente ai soliti richiami che si utilizzano per attirare un animale, allora mi venne in mente di prendere il telefono, andare su YT e digitare "miagolio gatto", appena misi play, il piccolo iniziò a miagolare sempre più forte, come a rispondere al richiamo della mamma gatta, mi si strinse il cuore.
Dopo almeno un'ora passata con il gatto che provava a salire ma non riusciva, perché era circondato dalle spine, allo scoccare della seconda ora, al mio ragazzo venne in mente una mossa non proprio facile, rispetto al punto dove ci trovammo. Scese sotto, dal gatto, ovviamente da una parte più pulita ma più alta. Nel mentre io stavo sulla strada con YT in play, lui stava dietro il gatto per provare a prenderlo e dopo molti tentativi e un'altra ora trascorsa con il gatto che scappava sempre, ci riuscimmo.
Lo prese. Whiskey era tra le sue braccia.
Certo, rimediò graffi e morsi in segni di gratitudine, però era salvo.
Ci sono state mille peripezie anche per farlo salire e scendere dalla macchina, ma questa è un'altra storia. Whiskey finalmente era con noi, in salvo. 🐱
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squarci di vita di Alessia Balzano.
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