#movimento radicale
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All’Università di Milano, la libertà di espressione è sotto attacco! Ieri, 26 novembre 2024, durante l'incontro "Accogliere la Vita. Storie di libere scelte" organizzato da Obiettivo Studenti, collettivo studentesco vicino al Movimento Comunione e Liberazione, un gruppo di studenti e attivisti delle fila della sinistra radicale (Udu, Rebelot, Cambiare Rotta. Organizzazione Giovanile Comunista) ha interrotto l'evento, entrando con forza nell’aula che ospitava il convegno e come potete vedere dalle immagini non sono mancate bestemmie, insulti, violenze fisiche e verbali. A un ragazzo di #ObiettivoStudenti è stata versata dell’acqua addosso, l’addetto alla sicurezza dell’Università è stato spintonato e fatto cadere, fuori dall’Università si sono organizzati con cori offensivi, striscioni e fumogeni. L’evento è saltato e nonostante la presenza della Digos, relatori e partecipanti hanno abbandonato l’Università. Esprimiamo piena solidarietà agli organizzatori e ai relatori dell’incontro e chiediamo al Ministro dell’Interno,
@Piantedosim, di garantire maggiore sicurezza per chi ha posizioni pro-vita e pro-famiglia. È inammissibile che in Italia - come dimostrano anche i ripetuti attacchi materiali alla sede di Pro Vita & Famiglia - non sia più possibile esprimere liberamente opinioni non abortiste senza rischiare per la propria incolumità fisica. E al Ministro dell’Università
@BerniniAM chiediamo di intervenire per fermare le frange violente che soffocano il libero dibattito nelle università italiane. Orgogliosamente #ProVita. SEMPRE!
FASCIO-COMUNISTI ALL'OPERA.
MALEDETTE ZECCHE ROSSE
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I commenti da sinistra alla serie M che sto leggendo in giro sono francamente desolanti. C'è un punto storico che a quanto sembra non si vuole proprio vedere e che invece sia il libro sia la serie evidenziano in modo importante, ed è che Mussolini non si è fatto da solo, manco per niente. Mussolini è stato scelto, è stato scelto dallo Stato liberale, ed è stato scelto dal padronato dell'epoca, ed è stato scelto perché Mussolini aveva tradito il socialismo, nessuno meglio di un traditore poteva fare il loro gioco. Mussolini non sarebbe mai stato Mussolini se non avesse prima di tutto fatto carriera nel Partito socialista, di cui non era mica un galoppino qualsiasi ma un dirigente in esplosiva carriera, per poi tradirlo e diventare un fervente strumento dell'antisocialismo. Trovo un po' penoso sentir parlare di M soltanto attorno a Marinelli, che non fa altro che un lavoro spettacolare né più né meno, e non rispetto al grande valore di questa serie cioè sottrarre la figura di Mussolini al mito dei busti e delle effigi per rimetterla dove avrebbe sempre dovuto stare, nei processi storici, e farlo in modo popolare, non solo non accademico ma anti-accademico e dio solo sa quanto abbiamo bisogno di cultura anti-accademica in questo Paese. I processi storici son trattati fra l'altro in modo esteticamente interessantissimo dalla serie, perché la grande Storia è una Storia di scenari e in M gli scenari, quasi teatrali, sono di primaria importanza, esprimono le energie, e tutta la Storia umana è una storia innanzitutto di energie. Mussolini coi Fasci di combattimento non sarebbe arrivato da nessuna parte se non ci fosse stata una classe dominante che aveva bisogno della violenza organizzata per sedare le spinte rivoluzionarie fra le masse. E le spinte rivoluzionarie le spegni molto meglio se a trascinarti è l'odio, Mussolini era odiato fra le masse socialiste perché aveva tradito, e dunque le odiava, perché per loro c'erano in quel momento altre teste pelate da seguire, in una Russia vicina più che mai e che faceva tantissima paura, ai reazionari e non di meno ai riformisti di tutta Europa. Mussolini fu un anti Lenin a modo suo, la funzione storica che giocò fu esattamente quella. E fu anche uno come Mussolini ad aiutare un successivo traditore antiLenin di altra natura, come Josep Stalin, a portare avanti la causa dell'antisocialismo a sua volta. Il figlio del secolo è stato il figlio che si è messo al servizio delle esigenze controrivoluzionarie delle classi dominanti, in un'epoca in cui le masse erano in movimento, la borghesia che affollava il Parlamento le temeva, e solo attraverso la violenza si poteva obbligarle a cambiare direzione. Mussolini fu l'organizzatore di violenza più abile della prima metà del secolo in questo Paese. Il fascismo non ottenne consenso fra le masse, il fascismo ottenne consenso fra le classi dominanti, e poi alle masse si impose, non certo si propose. Qui sta il parallelo, l'unico a mio avviso seriamente pregnante, e di radicale attualità, con il presente. Parliamo di questo, per favore. Non lo esige la serie, lo esige il tempo in cui siamo. Esige decisamente qualcosa di più che commentucci sagaci e compiaciuti da posizioni molto più simili a quelle degli imbelli che obbedirono ai voleri di M a suo tempo, che non certo alla battaglia coraggiosa di Matteotti. Federica D’Alessio, Facebook
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Finora il codice della strada prevedeva la sospensione della patente per chi viene trovato alla guida «in stato di alterazione psico-fisica». Quando le forze dell’ordine sospettavano che una persona avesse fatto uso di sostanze stupefacenti dovevano fare un test preliminare per confermare l’assunzione. Nel caso in cui il test fosse positivo, la persona doveva essere accompagnata in ospedale o in un ambulatorio per accertare lo stato di alterazione psico-fisica. Questo accertamento poteva essere fatto soltanto da un medico. In questo modo veniva preservato il principio per cui in Italia usare sostanze non è reato e veniva punita soltanto la guida in stato di alterazione, esattamente come accade per il consumo di alcol.
La riforma del codice della strada ha eliminato le parole “stato di alterazione psico-fisica” dalle regole e dalle sanzioni relative alla guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti. Di fatto, basterà un test positivo per la sospensione della patente.
Già nei mesi scorsi la nuova norma era stata contestata perché in molti casi le tracce di sostanze stupefacenti rimangono nell’organismo giorni o settimane dopo l’assunzione. Il THC, il componente psicoattivo comunemente associato all’effetto stupefacente della marijuana, può rimanere nell’organismo in concentrazioni molto basse e comunque rilevabili per diverso tempo: dipende dalla dose assunta, dalla frequenza d’uso e dal metabolismo individuale. Nella saliva può essere rilevato fino a tre giorni dopo l’ultima assunzione, nel sangue fino a tre settimane, nell’urina fino a un mese, nel capello fino a tre mesi. Le forze dell’ordine usano prevalentemente test salivari, mentre gli altri tipi di test vengono eseguiti nella maggior parte dei casi in ospedali o ambulatori.
[...]
Federica Valcauda, esponente del movimento politico Europa Radicale, sostiene che ci sia stata poca attenzione in merito a questa specifica norma, secondo lei approvata dai partiti senza avere consapevolezza delle conseguenze. «È una follia politica e una follia scientifica: se i politici leggessero di più cosa dice la scienza si accorgerebbero che l’effetto della cannabis svanisce poche ore dopo l’assunzione. Le nuove sanzioni non hanno senso». Secondo Valcauda è molto probabile che alle prime sanzioni seguano ricorsi perché la legge non rispetta la costituzione.
Molte associazioni che negli ultimi mesi si sono opposte alla nuova regola hanno sottolineato la differenza con il consumo di alcol, le cui tracce svaniscono poche ore dopo aver bevuto: è come se venisse sospesa la patente a una persona che ha bevuto mezza bottiglia di vino una settimana prima, è l’efficace paragone usato da alcune associazioni per dimostrare l’intento repressivo della norma.
Antonella Soldo, coordinatrice dell’associazione antiproibizionista Meglio Legale, spiega che le nuove norme non contengono nemmeno deroghe per le persone che assumono cannabis a usi terapeutici, con regolare prescrizione dei medici: «Queste persone affrontano già molti problemi quando devono rinnovare la patente, in questo caso rischiano la sospensione per un uso autorizzato dal medico. Si vuole punire esclusivamente il consumo di sostanze stupefacenti, che in Italia non è un reato».
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Puoi ignorare i simboli, MA i tuoi nemici no. I comunisti no... Dopo aver preso il potere, la prima cosa che fecero i comunisti fu INVERTIRE il significato di 3 simboli tradizionali.
Evola scrive che i movimenti rivoluzionari moderni prendono "i principi, le forme e i simboli tradizionali" delle società più sane del passato e danno loro una NUOVA svolta. Scava in 3 simboli:
• Il colore rosso
• La parola rivoluzione
• Il simbolo della stella pentagrammica
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sul ROSSO: Nell'antica Roma, l'Imperatore era vestito e tinto di rosso violaceo per "rappresentare Giove, il Re degli Dei". Nel cattolicesimo, i "Principi della Chiesa", i cardinali, indossano una veste rosso scarlatto. Tradizionalmente, il rosso è stato collegato alla gerarchia, all’ordine e al potere. Nell'antichità classica, il fuoco era collegato al colore rosso. Il "paradiso sopra il cielo" era composto da puro fuoco. Il rosso rappresentava autorità e gerarchia. Ma nel XX secolo fu cooptato dai marxisti e fatto rappresentare il contrario. : Uguaglianza, masse e democrazia.
La parola Rivoluzione: “Rivoluzione nel senso primario non significa sovversione e rivolta, ma in realtà anche il contrario: ritorno a un punto di partenza e movimento ordinario attorno a un centro” In fisica questo è vero: la rivoluzione di un pianeta significa "gravitare attorno a un centro". Le rivoluzioni mantengono i pianeti in un'orbita stabile.
Le società tradizionali immaginavano che la rivoluzione fosse un movimento che mantiene in armonia l'universo morale. Ma Evola nota che le rivoluzioni adesso significano: allontanarsi dai centri stabili - sommosse- distruzione della regolarità.
Evola: La Rivoluzione moderna è come lo scardinamento di una porta, l'opposto del significato tradizionale del termine: le forze sociali e politiche si allentano dalla loro orbita naturale, declinano, non conoscono più alcun centro né alcun ordine.
Sul pentagramma:
Il pentagramma, una stella, rappresentava tradizionalmente il destino dell'uomo come microcosmo che conteneva il macrocosmo. Rappresentava l'uomo come "immagine del mondo e di Dio, dominatore di tutti gli elementi grazie alla sua dignità e alla sua destinazione soprannaturale.
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La stella rappresentava l'uomo come "spiritualmente integrato sovrano in modo soprannaturale". Ma i marxisti presero questo simbolo e ne cambiarono il significato. lo hanno reso terreno e "collettivizzato". E' stato messo sulle bandiere dell'URSS e della Cina comunista, diventando distruttivo di ogni valore più alto
Questo degrado dei simboli è un segno dei tempi estremamente significativo ed eloquente. I simboli sono il linguaggio visivo universale. Questa trasformazione radicale del loro significato non è casuale. Sono stati intenzionalmente riorganizzati attraverso l'inversione, la sovversione e il degrado.
Jash Dholani
[Julius Evola (L'inversione dei simboli- 1928]
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Lo stupore del socialame (moderato) che denuncia: questo governo di destra fa politiche "socialiste". Stupore o piuttosto timore per la concorrenza sleale?
Noi che socialisti non siamo mai stati, né nazional socialisti né social globalisti né socialdemocratici europidi, sorpresi non siamo affatto.
A parte che il governo sta mettendo in pratica classiche scelte NAZIONAL POPOLARI, non per caso il dna della Destra italica si chiama Movimento SOCIALE.
Non è certo matrice liberal libertaria, esattamente come NON LO E' MAI STATO il socialismo democratico e radicale, il quale però, da ipocrita o da ignorante, si racconta addosso di esserlo.
Quanto a FI, il suo liberalismo originario fu fin dall'inizio diluito dai transfughi craxiani alla Cicchitto, mentre la Lega da federalista- indipendentista s'è imborghesita da mo', facendosi nazional populista democrista (piccola borghesia dei borghi, artigiana, commerciale e professionale). Btw, niente di male ad esser populisti democristi: sono i veri MODERATI CONSERVATORI, la constituency dei borghi di quaggiù, altro che finto cul-turati socialdemocratici passé di provincia, incapaci di capire i loro stessi interessi.
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Körper, Sasha Waltz (2000)
"Life’s substance can be pulled this way and that, thrown about, piled up and dissected. Through a sober recognition of the body’s materiality, this piece tries to understand the fundamental split imposed on us by our physical nature. It interrogates cultural templates for movement, brutal forms of pleasure, enhanced performance and cosmetic improvement: the body regarded as a resource. Why do we treat our fragility with such severity? Why do our accounts of our own bodies always bypass what we actually feel? Naked to the skeleton, to the kidneys, the piece submits the body to an even more radical undressing: the removal of the names which afflict and conceal it at every turn. Twisting and turning the body, taking it down wrong paths, over and over again this choreography begins the work of a genuine making-visible. The body appears as something never before seen."
La sostanza della vita può essere tirata in tutte le direzioni, lanciata, accumulata e dissezionata. Attraverso un riconoscimento sobrio della materialità del corpo, quest'opera cerca di comprendere la frattura fondamentale imposta dalla nostra natura fisica. Interroga i modelli culturali di movimento, le forme brutali di piacere, le prestazioni potenziate e il miglioramento cosmetico: il corpo visto come una risorsa. Perché trattiamo la nostra fragilità con tale severità? Perché i nostri racconti dei nostri corpi saltano sempre ciò che realmente proviamo? Nudi fino allo scheletro, ai reni, l'opera sottopone il corpo a un disvelamento ancora più radicale: la rimozione dei nomi che lo affliggono e lo nascondono ad ogni passo. Torcendo e girando il corpo, prendendolo per strade sbagliate, ancora e ancora questa coreografia inizia il lavoro di una vera visibilità. Il corpo appare come qualcosa di mai visto prima.
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+++Breaking Complottista News+++
Il documento del WEF uscito il mese scorso, sottolinea quanto segue:
Più di due terzi della popolazione mondiale sarà urbana entro il 2050. Se vogliamo soddisfare le loro esigenze e raggiungere gli obiettivi climatici dell'Accordo di Parigi, il rapporto raccomanda "elettrificazione, trasporto pubblico e mobilità condivisa".
Ciò significherà molte meno auto: "Ridurre i veicoli da un potenziale 2,1 miliardi a 0,5 miliardi". Questo è un calo radicale con meno di 30 anni per farlo.
Ma questo, afferma, "potrebbe ridurre le emissioni dei veicoli passeggeri dell'80% rispetto a uno scenario normale, riducendo la quantità di CO2 nell'atmosfera di 3,9 miliardi di tonnellate all'anno".
Ho dimostrato più volte che è impossibile trasformare in elettriche le attuali 1,3 miliardi di auto private. Ora si capisce che lo sapevano anche loro. L’obiettivo non è l’elettrico ma la nostra libertà di movimento.
"Non andrai da nessuna parte e sarai felice" - "Volare sarà una cosa solo per i ricchi"- "Città di 15 minuti"
Il grande reset delle auto è arrivato.
Fortunato Nardelli
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La futura America non potrà più avventurarsi in politiche di "esportazione della democrazia" alla George W. Bush, come accadde per l’Afghanistan e l’Iraq.
Politiche che a suo tempo sostenni decisamente.
Ma, purtroppo, il risultato non e' stato quello sperato.
Donald Trump gode dell’indubbio vantaggio di non aver scatenato guerre, e' da sempre restio a sacrificare soldati americani per le cause ideali.
Ovviamente, per assicurarsi la sicurezza sul fronte occidentale, The Donald sarà ben contento di sottoscrivere accordi con Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky per porre fine ad una guerra che non porterà da nessuna parte e abbandonare realisticamente la speranza di un ritorno di un Ucraina antecedente alla guerra, dato che per lui è il solo modo di frenare il declino americano, riorientando all’interno tutte le immense potenzialità economiche dell’America.
Invece, la sua spiccata "reaganite" lo porterà ad alleggerire la tassazione sul ceto medio e sulle grandi aziende con forti dosi di detassazione e deregulation, decretandogli un forte gradimento popolare.
Perché, il Leviatano Trump è sopravvissuto a tutti i tentativi woke e progressisti di inguaiarlo giudizialmente e di ridicolizzare la sua postura politica, di cui The Donald ha fatto tesoro per la sua strepitosa crescita elettorale.
Vincendo con largo margine sulla radicale di sinistra Kamala Harris, Trump ha fornito una prova concreta all’opinione pubblica mondiale che l’America condivide la sua Agenda 47, proposta dal movimento MAGA, in cui spiccano le politiche dei tagli fiscali, dell’espulsione di massa degki immigrati clandestini e pericolosi, e della bonifica in profondità del Deep State.
Il tutto si sposa con il sentire popolare, che prevale in tutto l’Occidente, di un clima anti-elite sfavorevole a chi ha già governato, dato che i cittadini non ne possono più di "migrazioni libere", inflazione e cambiamenti culturali, a tutto danno delle identità nazionali e della conservazione delle proprie tradizioni.
Per noi, che rappresentiamo la Venere vegetariana del mondo cannibale, che si tinge quest’ultimo sempre più di giallo, nero e rosso, sarà meglio che Donald Trump mantenga tutte le sue promesse, compresa quella di obbligarci a scegliere, finalmente, una strada comune europea per difesa e innovazione tecnologica.
Solo Donald Trump può salvare la nostra Europa.
Come?
Facendola camminare sulle sue gambe con le buone, la carota, altrimenti a calci nel culo, il bastone.
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I dieci danni che ci lasciò il '68
Mezzo secolo fa l'arroganza del (presunto) contropotere generò la dittatura chiamata "politicamente corretto"
Sono passati cinquant'anni dal '68 ma gli effetti di quella nube tossica così mitizzata si vedono ancora. Li riassumo in dieci eredità che sono poi il referto del nostro oggi.
SFASCISTA Per cominciare, il '68 lasciò una formidabile carica distruttiva: l'ebbrezza di demolire o cupio dissolvi, il pensiero negativo, il desiderio di decostruire, il Gran Rifiuto.
Basta, No, fuori, via, anti, rabbia, contro, furono le parole chiave, esclamative dell'epoca. Il potere destituente. Non a caso si chiamò Contestazione globale perché fu la globalizzazione destruens, l'affermazione di sé tramite la negazione del contesto, del sistema, delle istituzioni, dell'arte e della storia. Lo sfascismo diventò poi il nuovo collante sociale in forma di protesta, imprecazione, invettiva, e infine di antipolitica. Viviamo tra le macerie dello sfascismo.
PARRICIDA La rivolta del '68 ebbe un Nemico Assoluto, il Padre. Inteso come pater familias, come patriarcato, come patria, come Santo Padre, come Padrone, come docente, come autorità. Il '68 fu il movimento del parricidio gioioso, la festa per l'uccisione simbolica del padre e di chi ne fa le veci. Ogni autorità perse autorevolezza e credibilità, l'educazione fu rigettata come costrizione, la tradizione fu respinta come mistificazione, la vecchiaia fu ridicolizzata come rancida e retrò, il vecchio perse aura e rispetto e si fece ingombro, intralcio, ramo secco. Grottesca eredità se si considera che oggi viviamo in una società di vecchi. Il giovanilismo di allora era comprensibile, il giovanilismo in una società anziana è ridicolo e penoso nel suo autolesionismo e nei suoi camuffamenti.
INFANTILE Di contro, il '68 scatenò la sindrome del Bambino Perenne, giocoso e irresponsabile. Che nel nome della sua creatività e del suo genio, decretato per autoacclamazione, rifiuta le responsabilità del futuro, oltre che quelle del passato. La società senza padre diventò società senza figli; ecco la generazione dei figli permanenti, autocreati e autogestiti che non abdicano alla loro adolescenza per far spazio ai bambini veri. Peter Pan si fa egocentrico e narcisista. Il collettivismo originario del '68 diventò soggettivismo puerile, emozionale con relativo culto dell'Io. La denatalità, l'aborto e l'oltraggio alla vecchiaia trovano qui il loro alibi.
ARROGANTE che fa rima con ignorante. Ognuno in virtù della sua età e del suo ruolo di Contestatore si sentiva in diritto di giudicare il mondo e il sapere, nel nome di un'ignoranza costituente, rivoluzionaria. Il '68 sciolse il nesso tra diritti e doveri, tra desideri e sacrifici, tra libertà e limiti, tra meriti e risultati, tra responsabilità e potere, oltre che tra giovani e vecchi, tra sesso e procreazione, tra storia e natura, tra l'ebbrezza effimera della rottura e la gioia delle cose durevoli.
ESTREMISTA Dopo il '68 vennero gli anni di piombo, le violenze, il terrorismo. Non fu uno sbocco automatico e globale del '68 ma uno dei suoi esiti più significativi. L'arroganza di quel clima si cristallizzò in prevaricazione e aggressione verso chi non si conformava al nuovo conformismo radicale. Dal '68 derivò l'onda estremista che si abbeverò di modelli esotici: la Cina di Mao, il Vietnam di Ho-Chi-Minh, la Cuba di Castro e Che Guevara, l'Africa e il Black power. Il '68 fu la scuola dell'obbligo della rivolta; poi i più decisi scelsero i licei della violenza, fino al master in terrorismo. Il '68 non lasciò eventi memorabili ma avvelenò il clima, non produsse rivoluzioni politiche o economiche ma mutazioni di costume e di mentalità.
TOSSICO Un altro versante del '68 preferì alle canne fumanti delle P38 le canne fumate e anche peggio. Ai carnivori della violenza politica si affiancarono così gli erbivori della droga. Il filone hippy e la cultura radical, preesistenti al '68, si incontrarono con l'onda permissiva e trasgressiva del Movimento e prese fuoco con l'hashish, l'lsd e altri allucinogeni. Lasciò una lunga scia di disadattati, dipendenti, disperati. L'ideologia notturna del '68 fu dionisiaca, fondata sulla libertà sfrenata, sulla trasgressione illimitata, sul bere, fumare, bucarsi, far notte e sesso libero. Anche questo non fu l'esito principale del '68 ma una diramazione minore o uscita laterale.
CONFORMISTA L'esito principale del '68, la sua eredità maggiore, fu l'affermazione dello spirito radical, cinico e neoborghese. Il '68 si era presentato come rivoluzione antiborghese e anticapitalista ma alla fine lavorò al servizio della nuova borghesia, non più familista, cristiana e patriottica, e del nuovo capitale globale, finanziario. Attaccarono la tradizione che non era alleata del potere capitalistico ma era l'ultimo argine al suo dilagare. Così i credenti, i connazionali, i cittadini furono ridotti a consumatori, gaudenti e single. Il '68 spostò la rivoluzione sul privato, nella sfera sessuale e famigliare, nei rapporti tra le generazioni, nel lessico e nei costumi.
RIDUTTIVO Il '68 trascinò ogni storia, religione, scienza e pensiero nel tribunale del presente. Tutto venne ridotto all'attualità, perfino i classici venivano rigettati o accettati se attualizzabili, se parlavano al presente in modo adeguato. Era l'unico criterio di valore. Questa gigantesca riduzione all'attualità, alterata dalle lenti ideologiche, ha generato il presentismo, la rimozione della storia, la dimenticanza del passato; e poi la perdita del futuro, nel culto immediato dell'odierno, tribunale supremo per giudicare ogni tempo, ogni evento e ogni storia.
NEOBIGOTTO Conseguenza diretta fu la nascita e lo sviluppo del Politically correct, il bigottismo radical e progressista a tutela dei nuovi totem e dei nuovi tabù. Antifascismo, antirazzismo, antisessismo, tutela di gay, neri, svantaggiati. Il '68 era nato come rivolta contro l'ipocrisia parruccona dei benpensanti per un linguaggio franco e sboccato; ma col lessico politicamente corretto trionfò la nuova ipocrisia. Fallita la rivoluzione sociale, il '68 ripiegò sulla rivoluzione lessicale: non potendo cambiare la realtà e la natura ne cambiò i nomi, occultò la realtà o la vide sotto un altro punto di vista. Fallita l'etica si rivalsero sull'etichetta. Il p.c. è il rococò del '68.
SMISURATO Cosa lascia infine il '68? L'apologia dello sconfinamento in ogni campo. Sconfinano i popoli, i sessi, i luoghi. Si rompono gli argini, si perdono i limiti e le frontiere, il senso della misura e della norma, unica garanzia che la libertà non sconfini nel caos, la mia sfera invade la tua. Lo sconfinamento, che i greci temevano come hybris, la passione per l'illimitato, per la mutazione incessante; la natura soggiace ai desideri, la realtà stuprata dall'utopia, il sogno e la fantasia che pretendono di cancellare la vita vera e le sue imperfezioni... Questi sono i danni (e altri ce ne sarebbero), ma non ci sono pregi, eredità positive del '68? Certo, le conquiste femminili, i diritti civili e del lavoro, la sensibilità ambientale, l'effervescenza del clima e altro... Ma i pregi ve li diranno in tanti. Io vi ho raccontato l'altra faccia in ombra del '68. Noi, per dirla con un autore che piaceva ai sessantottini, Bertolt Brecht, ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati. Alla fine, i trasgressivi siamo noi.
Marcello Veneziani
Editorialista del Tempo, sul '68 ha scritto Rovesciare il '68 (Mondadori, anche in Oscar, 2008)
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“ A soluzioni per il dilemma del mondo arabo l’islamismo non è interessato: si limita alla negazione. Si tratta sostanzialmente di un movimento impolitico, dato che non avanza richieste negoziabili. In poche parole desidera che la maggioranza degli abitanti del pianeta, che è fatta di infedeli e di apostati, capitoli o venga sterminata. Questo ardente desiderio non può essere appagato. Certo, l’energia distruttiva dei perdenti radicali è sufficiente per ammazzare migliaia, forse decine di migliaia di persone che non c’entrano per niente, e per danneggiare seriamente la civiltà alla quale hanno dichiarato guerra. Un segnale dell’effetto che qualche dozzina di bombe umane è in grado di provocare sono i controlli quotidiani ai quali il mondo si è abituato. All’incirca 1,7 miliardi di passeggeri delle linee aeree sono costretti ogni anno a sottoporsi a perquisizioni non soltanto moleste, ma anche umilianti. Da commiserare, del resto, sono pure gli addetti alla sicurezza, tenuti a confiscare con aria severa tonnellate di forbicine per le unghie. Ma questo sarebbe il meno, quanto a disagi nella vita civile provocati dal terrorismo. Il quale può innescare un clima diffuso di paura e reazioni dettate dal panico. Il terrorismo accresce il potere e l’influenza della polizia politica, dei servizi segreti, dell’industria bellica e delle agenzie private di sicurezza, promuove la promulgazione di leggi sempre piú repressive, avvelena il clima politico e porta alla perdita di diritti di libertà conquistati storicamente. Non occorre il ricorso a teorie del complotto, per capire che esistono persone alle quali queste conseguenze del terrorismo sono assolutamente bene accette. Non vi è nulla di meglio di un nemico esterno, al quale gli apparati della sorveglianza e della repressione si possano appellare. Dove questo porti, non è rilevabile soltanto dall’esempio della politica interna russa. Il piú pericoloso di tutti gli effetti del terrorismo è l’infezione da parte dell’avversario. Anche la democrazia americana si è lasciata manifestamente contagiare dai suoi nemici islamisti, assumendo dal loro repertorio mezzi illeciti, quali la cattura arbitraria, il rapimento e la tortura. “
Hans Magnus Enzensberger, Il perdente radicale, traduzione di Emilio Picco, Einaudi, 2007. [Libro elettronico]
[ Edizione originale: Schreckens Männer. Versuch über den radikalen Verlierer, Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main, 2006 ]
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Zanotelli: «Serve un unico, forte movimento per la pace e l’ambiente»
«Siamo sull’orlo di due abissi: l’inverno nucleare, basta un incidente e ci siamo, e l’estate incandescente per la crisi climatica. Serve un unico forte movimento per la pace e l’ambiente»: così il missionario comboniano Alex Zanotelli fotografa l’attuale momento storico.
Festeggiamo la Repubblica, che vieta la guerra come mezzo di offesa ma anche di risoluzione delle controversie, con una parata militare.
È assurdo e l’ho sempre detto in questi anni. Ma cos’ha a che fare la parata militare con la festa della Repubblica italiana? Una repubblica che è bastata sull’articolo 11, che ripudia la guerra, mentre invece siamo in guerra da tutte le parti. Una contraddizione totale.
Il conflitto in Ucraina va avanti da più di un anno, si riaccende l’ex Jugoslavia. In Italia non c’è un vero dibattito.
C’è una narrativa in questo paese in cui incredibilmente la parola pace è scomparsa. La guerra in Ucraina ha riarmato l’Europa, quello che sta avvenendo fa paura. Secondo il rapporto Sipri, nel 2022 la spesa militare degli stati dell’Europa centrale e occidentale è stata di 345 miliardi di dollari, per la prima volta ha superato quella del 1989. A questo ha contribuito anche l’imposizione dettata dalla Nato di impiegare il 2% del Pil in armamenti. Il presidente Usa Biden ha detto «voglio che la guerra in Ucraina continui per indebolire la Russia per poi fronteggiare la Cina» e questo sta infiammando tutto l’Indopacifico. Gli Usa hanno dato i sottomarini atomici all’Australia e hanno chiesto alle Filippine di installare altre 5 basi militari. Si sta armando fino ai denti il Giappone, che ha una costituzione pacifista. Si sta armando anche la Germania, che pure ha una costituzione pacifista, mettendo sul piatto 100 miliardi. Una Germania che si arma è pericolosa per l’Europa. Giochiamo tutti col fuoco.
Il parlamento Ue ha approvato il progetto di legge Asap a sostegno della produzione di munizioni anche con i fondi del Pnrr.
Una cosa di una gravità estrema. Quei fondi dovevano servire per scuola, sanità, creare possibilità di vita. Invece si potranno dirottare verso l’industria bellica, ci sono già 500 milioni di euro preventivati, una bestemmia. Mi preoccupa come il Pd sta votando: il Partito democratico e la sinistra devono svoltare su questi temi. Non è concepibile barcamenarsi tra visioni opposte.
La giustificazione del provvedimento sono gli arsenali vuoti. Stiamo ristrutturando l’industria europea verso il settore militare?
Siamo dentro un’economia di guerra, del resto basta vedere quante porte girevoli ci sono nel governo verso Leonardo, uno dei maggiori player della sicurezza. Papa Francesco ha detto «siamo già dentro la Terza guerra mondiale». E Gutierrez, il segretario Onu, afferma che stiamo andando «a occhi aperti» verso una nuova guerra mondiale.
Nel 2024 ci sono le elezioni europee che potrebbero segnare un cambio radicale verso destra.
Nel mio libro Lettera alla tribù bianca racconto come il suprematismo sta invadendo il mondo: Bolsonaro, Trump, i paesi europei come Polonia e Ungheria. Se in Spagna vincesse Vox rischiamo che l’ultradestra travolga le stesse istituzioni Ue. Dobbiamo dire «gente, vogliamo davvero andare verso il disastro totale?». Non solo l’olocausto nucleare ma anche l’estate incandescente. Spese militari, guerre, voli di aerei da combattimento stanno pesando sull’ecosistema tanto quanto lo stile di vita del 10% più ricco del mondo. Il pianeta non sopporta più la presenza dell’homo sapiens, divenuto demens.
Industria di guerra, cambiamento climatico provocheranno nuovi movimenti migratori a cui l’Europa risponde chiudendo i confini.
I migranti superano già i 100 milioni, immaginiamo cosa succederà quando il calore crescerà nella zona saheliana. La gente scapperà e vale lo stesso per i conflitti. Fuggono da guerre che facciamo noi, da cambiamenti climatici che provochiamo noi nel nord del mondo. L’Africa nel prossimo secolo potrebbe raggiungere oltre 2 miliardi di persone ma chi ci potrà vivere se si va avanti in questo modo? Ai nostri politici interessa il profitto, se arriva dagli armamenti non importa. Questi sono gli ultimi dati di spesa in Italia: 4 miliardi e 200 milioni destinati all’esercito per 200 carrarmati; alla marina 12 miliardi per la terza portaerei e il raddoppio della flotta; all’aeronautica 8 miliardi e 700 milioni per F35 e Eurofighter Typhoon. È follia.
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Tempo fa ti avevo chiesto perché considerassi zerocalcare basically a lib e mi avevi spiegato come quando si sta nella politica interna alla fine ci si trova, ma nella politica estera si vedono tutti gli errori di analisi. E tbh solo ora capisco. Io sconvolta dalla mancanza di presa di posizione del movimento rispetto alla questione palestinese. Zero controinformazione, zero adesione alle manifestazioni. Immagino per paura di mostrare supporto ad Hamas? Sono felice che un anno fa pur non avendo alcuna comprensione della realtà della "sinistra radicale" italiana ho scelto in una direzione che non mi sta deludendo.
A VOLTE RITORNANO ANON! Ci si rivede, ciao :D
Ti devo dire, onestamente la non-presa di posizione sulla questione palestinese in particolare mi ha stupito, non perché non sia d'accordo con te sulle possibili motivazioni (e di lì ripeto, trovatemi qualcuno che stia materialmente facendo quanto Hamas ma più carinamente e poi ne parliamo), ma perchè lui è stato a Gaza anche.
(Il fatto che ci sia stato in maniera dubbia e molto occidentale e molto shady è un'altra storia ma non mi va di parlarne pubblicamente.)
Era andato là tipo nel... 2014/15? Per insegnare ai bambini a disegnare. Giustissimo non parlare di cose che non si conoscono, ma lui, ripeto, a Gaza c'è stato.
Vabbe' ma poi intanto Chef Rubio che dice invece?
#chef rubio non è solo antisionista--è tipo a un passo dal negazionismo dell'olocausto#e ne fa una questione di religione che brrr#comunque anon: un grosso abbraccio e spero che ti trovi bene nel tuo percorso politico <3#zerocalcare#italian things
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Raichō Hiratsuka
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In principio, la donna era il sole. Una persona vera e autentica. Ora è la luna, una luna malata, succube, che riflette la luce.
Raichō Hiratsuka, scrittrice e giornalista, pioniera del femminismo giapponese e importante voce pacifista, è stata un’importante luce che ha illuminato i movimenti femminili nel primo ventennio del Ventesimo secolo.
Ha fondato Seitō, la prima rivista femminista del paese e si è impegnata per ottenere il diritto di voto per le donne.
Proponeva l’ideale della atarashii onna (nuova donna) che si opponeva alla morale preesistente con la convinzione che le donne avessero il diritto di esprimersi in quanto esseri umani.
Nata a Tokyo il 10 febbraio 1886 con il nome di Haru Hiratsuka e figlia di un impiegato statale di alto rango, è stata una delle pochissime donne che ai tempi avevano accesso all’Università, dove, nonostante l’opposizione del padre, ha studiato letteratura.
Il Giappone in piena Rivoluzione Meiji, si era aperto a conoscenze e correnti derivanti da Europa e Stati Uniti che le consentirono di entrare a contatto con filosofia, l’arte e la storia europea.
Particolarmente importante nella sua formazione è stata l’influenza della scrittrice femminista svedese Ellen Key, di cui ha tradotto alcuni lavori.
Adottando il nome d’arte Raichō, che significa “uccello di tuono”, chiamava le donne a una rivoluzione spirituale.
Dopo la laurea era entrata nella Scuola inglese femminile Narumi dove, nel 1911, ha fondato la prima rivista letteraria di sole donne, Seitō, che significa calze blu, termine usato in modo dispregiativo per indicare le donne che si occupavano di lettere. Dopo i primi tempi in cui vi si leggeva di letteratura femminile, aveva cominciato a scrivere di uguaglianza di genere e emancipazione femminile.
Pubblicata a ogni primo del mese fino al 1916, si avvaleva di prestigiose collaborazioni ed era distribuita in tutto il paese, diffondendo l’idea di un cambiamento radicale che rifiutava la tradizionale società patriarcale.
A causa delle idee anarchiche che riguardavano temi scottanti come aborto, sessualità femminile e prostituzione, diversi articoli vennero censurati dallo stato che alla fine ne aveva decretato la chiusura.
Nel 1913 ha pubblicato il saggio Alle donne del mondo in cui mette in discussione l’idea di una femminilità idealizzata fatta di dolore, sacrificio e pazienza a favore degli uomini.
Negli anni successivi si è dedicata alla politica, in particolare a favore dei diritti delle donne e si è schierata contro le guerre.
Interessandosi alle condizioni delle lavoratrici nel tessile, nel 1920 ha fondato, insieme a Fusae Ichikawa, Shin Fujin Kyōkai l’Associazione delle donne nuove, che hanno sostenuto anche avviando diversi scioperi. È stato attraverso gli sforzi di questo gruppo che l’Articolo 5 del Regolamento della polizia per la sicurezza fu fatto abolire nel 1922. L’articolo, entrato in vigore nel 1900, aveva fino a quel momento vietato alle donne di far parte o seguire organizzazioni politiche.
La sua opera più importante è l’autobiografia In the Beginning Woman Was the Sun, che sostiene la repressione graduale dell’individualità femminile nella società. Il messaggio di fondo è quello di rifiutare la relegazione ai ruoli domestici e la condizione inferiore rispetto al genere maschile promuovendo la riscoperta della creatività e del potenziale femminile.
Nel 1941, dopo anni di relazione, ha sposato l’artista Hirosho Okumura, con cui aveva avuto due figli fuori dal matrimonio, dimostrando la propria determinazione e libertà anche nella vita privata.
Prima della seconda guerra mondiale si era ritirata in campagna.
Nel 1950 è stata negli Stati Uniti insieme alla scrittrice ed attivista Yaeko Nogami e a tre delegate del Movimento femminile del Giappone (Fujin Undō-ka) per presentarsi all’allora segretario di Stato statunitense Dean Acheson con la richiesta di creare un sistema per cui il Giappone potesse rimanere neutrale e pacifista.
Ha continuato a scrivere e tenere conferenze fino alla sua morte, avvenuta il 24 maggio 1971, all’età di 85 anni.
Nonostante la sua carriera come attivista politica sia durata molti decenni, viene soprattutto ricordata per la sua gestione del gruppo Seitō.
LaNuova organizzazione femminile del Giappone (Shin Nihon Fujin no Kai), che aveva fondato nel 1963, è tutt’oggi attiva.
Un suo diario inedito, scritto tra il 1948 e il 1950, è stato recentemente ritrovato e esposto nel museo della sua casa a Ueda.
Si parla di libertà di pensiero verso temi fondamentali come la pace. ponendo l’attenzione sull’importanza di includere le donne nelle decisioni riguardanti la guerra e di quanto fosse essenziale il loro volere.
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(...) Il merito principale del presidente argentino Javier Milei non è tanto quello di aver vinto le elezioni, quanto l’aver creato un movimento, una figura e soprattutto un messaggio capace di dare il via a un cambiamento culturale (...). Già le sue manovre iniziali hanno provocato un vero e proprio sconquasso (...) e pure la paura di molti leader populisti che l’esempio argentino, in caso di successo, possa provocare un effetto domino di prospettive per ora non quantificabili (...), sensazione che si percepisce (...) anche in alcuni Paesi europei e specialmente in Italia (...).
È curioso notare come la stampa mainstream nostrana lo ha perseguitato nel corso dell’intera campagna elettorale e anche dopo, attribuendogli politiche di estrema destra e addirittura ipotizzando una dittatura (...). Ma anche se Milei si è tolto il vestito da Beppe Grillo (...), continua la persecuzione a suon di interpretazioni fasulle di certe sue decisioni iniziali e attuali.
(I) ben 340 decreti presidenziali emessi già la prima settimana di lavoro , mettono in moto un cambiamento radicale di un universo politico, economico e sociale che ha permesso a quella che, fino al 1947, era la terza potenza del mondo anche a livello di riserve auree nelle casse dello Stato, già nel 1953 di non avere in pratica nulla (...), proseguito fino ad arrivare a portare la nazione (a) default continui, ma anche di tracolli sempre più grandi come l’ultimo (:) la povertà è salita al 50% con un’indigenza infantile che ha raggiunto il 67%. Bei risultati, non c’è che dire.
La stampa italiana rispondente al Pensiero Unico Radical-Chic ZTL ha immediatamente parlato (...) di tutta una serie di “scioperi generali” dichiarati nei prossimi mesi dai sindacati legati al peronismo (...), ma anche sbandierando il licenziamento di ben 7.000 dipendenti pubblici, privatizzazioni “selvagge” delle aziende statali e cessioni di terre ai grandi investitori stranieri.
A parte che quest’ultima affermazione è una gigantesca bufala (o fake se preferite), pure le altre sono frutto di una interpretazione totalmente (deviata). È da giorni che chi scrive riceve telefonate da persone che lavorano presso i Ministeri, dove pare che (...) risulti impossibile trovare sedie nei vari uffici (...), scrivanie e strutture utili al lavoro.
No, non c’è stato un furto di massa di suppellettili, bensì una presenza totale del personale (:) da un giorno all’altro si sono presentati al lavoro migliaia di persone che negli ultimi 4 anni non si erano fatte vedere, ma si è pure scoperto che circa 159.919 di loro percepivano stipendio (e) ricevevano pure sussidi che spendevano in viaggi all’estero con aerei, navi, auto. Una truffa resa possibile da un sistema che elargiva benefit a persone vicine a partiti o organizzazioni sindacali in cambio di (...) “militancia”. (...) Tra questi si registrano pure coloro i quali (i famosi 7.000), per decreto, sono stati (assunti) dall’ex presidente nell’anno elettorale (...).
Altro particolare non di poco conto, inserito nel decreto definito “omnibus” (...) è quello che prevede che i Parlamentari e tutte le cariche dello Stato provvedano al pagamento dei propri viaggi privati di tasca propria (...). Milei ha firmato la settimana scorsa un decreto dove ha sottoscritto di non ricevere alcun compenso da parte dello Stato, cosa già da lui attuata da deputato. (...)
Il citato Decreto Omnibus (...) prevede tutta una serie di decisioni che configurano cambi epocali nella gestione non solo dello Stato ma anche dei suoi doveri nei riguardi della cittadinanza. Saranno privatizzate 41 aziende pubbliche (quasi tutte con deficit colossali o attivi “pompati”), riformata la legge sulla concorrenza, creata l’Agenzia per i mercati, liberalizzate le tariffe delle compagnie assicurative (...). Si introduce la sentenza diretta per reati inferiori ai 5 anni, la legge sulla legittima difesa (dove se chi commette un reato muore non ha diritto a nessun risarcimento), la possibilità di divorzio senza intervento giudiziario.
Per quanto concerne l’istruzione, le Università potranno tariffare la presenza di studenti stranieri non residenti e i professionisti non insegnanti potranno partecipare al processo educativo. È altresì vietato l’ingresso nelle scuole superiori di alunni che non abbiano completato con un diploma la scuola secondaria.
L’Argentina inoltre ha comunicato la sua uscita dal gruppo Brics, la sua adesione agli accordi di Parigi sul clima e alla Convenzione internazionale sulla protezione delle nuove varietà vegetali, stabilita nel 1991.
Come si vede si tratta di un vero giro a 180 gradi di una nazione che vuole uscire al più presto dalla gigantesca crisi nella quale il populismo peronista e kirchnerista l’ha inserita da decenni, in un processo nazional-popolare che ha aumentato la ricchezza della casta politica e i suoi privilegi e portato la povertà a livelli inaccettabili (...).
Ed è anche chiaro che questa serie di riforme (che al contrario di quanto annunciato anche dai media italiani ha provocato manifestazioni ben poco “spontanee” e partecipate) se potrà essere attuata, lo ripetiamo, provocherà un effetto domino che potrebbe investire anche il nostro Paese.
via https://www.ilsussidiario.net/news/diario-argentina-la-cura-anti-crisi-di-milei-che-non-piace-alla-nostra-stampa-mainstream/2639760/
SPERIAMO.
Applausi a scena aperta per Milei, un Grillo che ce l'ha fatta (perché non é gretto come Grillo, si basa non sui mal di pancia ma su un (anzi IL) sistema di riferimento positivo socioeconomico scientifico solido a supporto, non la boita Casaleggio&Associati).
Il 2024 si presenta come anno di crescenti pianti mainstream e forge di fake per i medioman su Milei: un anno tutto da godere.
Mica solo sul piano economico sociale, anche su quello della politica estera: supporto a Israele in primis, fanculo Cina e ciaone al satrapo retrò Putin, en attendant dello sciacquone pulisci Biden a fine anno che tutto quanto sopra risolverà (le sue lavanderine ucraine seguiranno automaticamente).
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Corpus Alter - La Carne Duttile
Galleria Leonides, Piazza Navona, Roma Artista: Frank Turner
La Galleria Leonides di Piazza Navona, nel cuore pulsante di Roma, ospita una mostra audace e provocatoria: Corpus Alter - La Carne Duttile, del celebre artista inglese Frank Turner. L’esposizione, curata dall’italo-britannica Moon Atkins, propone un viaggio viscerale e onirico attraverso il concetto di corpo come spazio senza confini, dove l’umanità si dissolve nel sogno e nella materia pulsante della carne.
Le opere: Sculture e pittura che deformano il confine del corpo
Frank Turner, noto per la sua estetica radicale, presenta una serie di sculture e dipinti che sfidano le convenzioni dell’arte figurativa. Le sue opere rivelano corpi dilatati, deformati, aperti alla contaminazione con il sogno, il sangue e la natura stessa della materia vivente.
Le sculture, imponenti e al contempo inquietanti, figure che sembrano emergere dal terreno, con arti che si dissolvono in protuberanze organiche, mentre altre sono sospese nel vuoto, quasi a rappresentare corpi in trasformazione. I materiali utilizzati – resine, metallo e tessuti organici – rafforzano l’idea di una carne che si piega e si ricompone.
Le tele, caratterizzate da toni profondi e sanguigni, sono un’esplosione di movimento e metamorfosi. Turner crea paesaggi emotivi dove i corpi si fondono in un magma onirico, perdendo forma e identità per diventare puro flusso di vita.
La carne come luogo di trasformazione
La "carne duttile" non è solo un tema estetico, ma un simbolo del dialogo tra umano e ultraterreno. Turner esplora il corpo come un’entità aperta, un limen tra il sé e l’altro, il materiale e l’immateriale. Ogni opera è un invito a riflettere sulla vulnerabilità e la mutevolezza della condizione umana.
La curatela, Moon Atkins
Moon Atkins, curatrice con un approccio multidisciplinare, ha voluto valorizzare il dialogo tra le opere e l’ambiente circostante. La mostra si sviluppa come un percorso immersivo, in cui le opere dialogano con l’architettura della galleria e con l’anima della città eterna, amplificando il senso di spaesamento e trasformazione. "La carne è duttile perché è sogno", afferma Atkins, "...ed è attraverso questa duttilità che troviamo il vero volto dell’umanità".
Informazioni sulla mostra
Durata: Dal xx/xx/2025 al xx/xx/2025
Orari: Martedì-Domenica, 10:00-20:00
Biglietti: Intero €12 | Ridotto €8
Un’esperienza unica
Corpus Alter - La Carne Duttile è una mostra che non si limita a essere osservata: è un’esperienza che interroga, inquieta e incanta. Un evento imperdibile per gli amanti dell’arte contemporanea e delle esplorazioni radicali del corpo e dell’anima.
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L’Architettura del Successo: Come il Manchester City Ha Trasformato la Sua Casa e la Cultura Calcistica
1. Introduzione
La città di Manchester è da sempre un epicentro di trasformazione, innovazione e passione, non solo per la sua rilevanza industriale, ma anche per il suo contributo alla cultura calcistica globale. L'influenza del Manchester City, uno dei club più prestigiosi del mondo, si estende ben oltre i confini del calcio, modellando l'identità della città e divenendo un simbolo di modernità e successo. Attraverso un perfetto connubio di storia e innovazione, il Manchester City ha saputo incarnare lo spirito della "tradizione moderna" nel panorama calcistico.
Questo articolo esplora come il club, con la sua evoluzione e il suo stile, abbia influenzato non solo il gioco, ma anche l'architettura, la moda e la cultura di Manchester. In particolare, si analizzerà come il modernismo abbia permeato ogni aspetto della sua storia, dalla trasformazione dei suoi stadi alle tendenze calcistiche globali. Inoltre, esamineremo come il club abbia contribuito a definire l'identità sociale di Manchester, facendo del calcio una parte integrante della sua eredità culturale.
Analizzando l'evoluzione del Manchester City, le sue innovazioni nel design delle maglie, il suo impatto sulle infrastrutture e il suo ruolo nel panorama globale, scopriremo come questo club abbia creato una fusione unica di tradizione e modernità. Un viaggio che non solo celebra il calcio, ma anche il dinamismo di una città che ha saputo reinventarsi e ridefinire la propria cultura nel contesto globale.
2. Il Modernismo a Manchester
Manchester, conosciuta come la “città delle due rivoluzioni”, ha avuto un ruolo cruciale nello sviluppo del modernismo, non solo in ambito industriale, ma anche nelle sue espressioni culturali, artistiche e sociali. La sua storia industriale, che ha avuto inizio con la Rivoluzione Industriale nel XIX secolo, ha gettato le basi per una trasformazione radicale che ha influenzato tutti gli aspetti della vita cittadina, incluso il calcio.
La Rivoluzione Industriale e la nascita del modernismo
Nel XIX secolo, Manchester si è affermata come uno dei principali centri industriali mondiali, noto per la produzione di tessuti e per la sua rete di trasporti. Le sue fabbriche, i suoi fiumi e le sue ferrovie hanno dato forma a una città in continuo movimento, che ha creato le condizioni ideali per l’emergere di nuove forme di espressione culturale. Il modernismo a Manchester ha preso piede attraverso la reinvenzione del paesaggio urbano e la nascita di nuove istituzioni culturali.
Questo spirito innovativo ha influenzato profondamente il modo in cui la città si è sviluppata e ha affrontato le sfide del nuovo secolo. Dalle macchine agli stili architettonici, dalla musica alla moda, Manchester è diventata il terreno fertile per il modernismo, che ha permeato ogni aspetto della vita quotidiana. L’industrializzazione, sebbene abbia portato anche difficoltà sociali, ha dato alla città una vitalità unica, alimentando nuove forme di pensiero e creatività.
Manchester come culla del modernismo calcistico
Con l'emergere di un moderno tessuto urbano e industriale, anche il calcio a Manchester ha cominciato a riflettere l’influenza di questi cambiamenti. La nascita di nuove infrastrutture calcistiche, come stadi più grandi e tecnologicamente avanzati, e l'introduzione di un sistema professionistico, sono esempi lampanti dell'incidenza del modernismo sul gioco. Manchester, in particolare, si è distinta per la creazione di spazi dove la passione per il calcio potesse crescere e prosperare.
Il modernismo ha anche influito sul modo in cui i club calcistici, come il Manchester City, si sono strutturati e hanno evoluto il loro approccio al gioco. L’organizzazione dei club e delle squadre è diventata più sofisticata, introducendo tecnologie all’avanguardia per migliorare le prestazioni e l’esperienza del tifoso. In questo contesto, il Manchester City ha rappresentato un perfetto esempio di come il calcio possa sposare la modernità, non solo sul campo da gioco, ma anche nei suoi aspetti più esterni, come il design delle maglie e delle strutture.
L’arte e la cultura visiva del modernismo
Anche le espressioni artistiche di Manchester, come il movimento del Modernismo nelle arti visive, hanno avuto un impatto significativo sullo sviluppo della cultura calcistica cittadina. L’estetica modernista, con la sua enfasi sul minimalismo, sulle linee pulite e sull'uso di nuovi materiali, ha influenzato il design delle maglie, degli stadi e persino delle campagne pubblicitarie legate al calcio. Il Manchester City, attraverso la sua identità visiva, ha adottato alcuni degli stessi principi modernisti: semplicità, innovazione e adattamento ai tempi.
L'influenza del modernismo a Manchester ha anche favorito una fusione tra il calcio e altre forme di cultura popolare, come la musica e la moda. Negli anni '90, con l’ascesa del Britpop e delle culture giovanili, la maglia Manchester City è diventata un simbolo di tendenze e identità, una fusione di sport e stile che ha preso piede a livello globale.
Il modernismo come simbolo di cambiamento e di rinascita
Il Manchester City, attraverso la sua storia, ha incarnato un’altra faccia del modernismo: quella della rinascita e dell’evoluzione. Come la città ha attraversato diverse fasi di trasformazione sociale e industriale, anche il club ha vissuto periodi di crisi e rinascita. La recente ascesa del City, con gli investimenti globali e l'introduzione di tecnologie avanzate, ha simboleggiato la capacità della città di reinventarsi, proprio come il movimento modernista ha fatto nelle arti e nella cultura.
In sintesi, il modernismo a Manchester è stato il catalizzatore di una trasformazione radicale che ha influenzato profondamente la cultura calcistica della città. La continua evoluzione della sua architettura, la nascita di strutture calcistiche moderne e il design innovativo delle maglie riflettono come il calcio, espressione visibile e dinamica di una comunità, possa incarnare lo spirito del modernismo: innovativo, in continuo movimento e sempre alla ricerca di nuove frontiere.
3. Manchester e la Cultura Calcistica
Manchester non è solo una città industriale e culturale, ma anche una delle capitali mondiali del calcio. La cultura calcistica di Manchester è unica, un intreccio di passione, rivalità storiche e innovazione che ha fatto di questa città un simbolo a livello globale. Il calcio a Manchester non è solo uno sport, ma una vera e propria parte integrante dell'identità cittadina, dove le storie dei suoi club si fondono con quelle dei suoi abitanti. Il Manchester City, insieme al suo eterno rivale, il Manchester United, ha plasmato e continua a plasmare la cultura calcistica, sia dentro che fuori dal campo.
La nascita e l'evoluzione del Manchester City
Il Manchester City, fondato nel 1880 con il nome di St. Mark's (West Gorton), è stato un pilastro del calcio inglese fin dalla sua creazione, ma solo nel corso del XX secolo ha raggiunto l'apice della sua fama. La storia del club è segnata da periodi di alti e bassi: dai successi negli anni '60 e '70, alla crisi che lo ha portato a lottare per la sopravvivenza nelle leghe inferiori, fino alla straordinaria ascesa negli ultimi due decenni, grazie a enormi investimenti e una gestione moderna.
Questa evoluzione è il riflesso del cambiamento della città stessa, che ha visto una modernizzazione radicale e un incremento della sua influenza globale. Oggi, il Manchester City non è solo un club calcistico, ma un marchio internazionale che rappresenta la rinascita e l'innovazione. Il calcio a Manchester, dunque, si intreccia profondamente con il cambiamento sociale ed economico che ha caratterizzato la città, facendo del City un punto di riferimento per una cultura calcistica che celebra la modernità e l'evoluzione.
La rivalità tra Manchester United e Manchester City
Un aspetto fondamentale della cultura calcistica di Manchester è la storica rivalità tra il Manchester United e il Manchester City. Questa rivalità, una delle più accese al mondo, non è solo sportiva, ma rappresenta una divisione sociale ed economica che affonda le radici nella storia della città.
Il Manchester United, con la sua lunga tradizione di successi internazionali, è il club che ha incarnato la classe operaia e l'ascesa sociale, mentre il City, spesso visto come il club dei “lavoratori” e dei “sottovalutati”, ha trovato il suo riscatto nel corso degli anni grazie alla moderna gestione e agli investimenti globali. Questa rivalità è una delle più intense e seguite non solo a Manchester, ma in tutto il mondo, ed è spesso descritta come una battaglia tra tradizione e modernità, con il Manchester City che, negli ultimi anni, ha saputo imporsi come simbolo di innovazione e rinnovamento nel calcio.
Il Manchester City come motore di innovazione
Il Manchester City è sempre stato all'avanguardia nell’adozione di nuove tecnologie e nell’evoluzione del gioco. Dalla costruzione del Etihad Stadium, un impianto all'avanguardia che riflette la moderna filosofia del club, alle innovazioni nel campo della preparazione atletica, il Manchester City ha dimostrato un impegno costante nell’adattarsi e nel guidare l’evoluzione del calcio moderno. La filosofia di gioco, caratterizzata da un gioco offensivo e dinamico, è il risultato di anni di studio, analisi e innovazione.
Inoltre, l'approccio del club alla gestione dei dati, attraverso l'uso di software avanzati per monitorare le prestazioni dei giocatori, è uno degli aspetti distintivi che ha reso il Manchester City un esempio di come il calcio moderno possa essere supportato dalla tecnologia. La cultura calcistica della città, quindi, non si limita alla passione per il gioco, ma si arricchisce anche di una componente intellettuale e scientifica che porta il calcio a livelli mai visti prima.
L'influenza del Manchester City sulla moda calcistica
Oltre al gioco stesso, il Manchester City ha avuto un impatto significativo sulla moda calcistica. Le sue maglie sono diventate simboli di stile e appartenenza, particolarmente tra le nuove generazioni. Le divise del City sono un perfetto esempio di come il modernismo abbia influenzato anche l’estetica calcistica: colori brillanti, design minimalisti e un impegno crescente per la sostenibilità dei materiali.
Nel corso degli anni, la maglia del Manchester City è passata da essere un semplice pezzo di equipaggiamento sportivo a un vero e proprio oggetto di culto. Con l'ascesa globale del club, la completini calcio del City è diventata un simbolo riconoscibile, indossato non solo dai tifosi durante le partite, ma anche come parte di uno stile di vita urbano. Il moderno design delle maglie, unito all’attenzione ai dettagli e alle innovazioni tecnologiche, ha consolidato la connessione tra il club e la cultura popolare.
L'impatto del Manchester City sulla cultura popolare
Il Manchester City ha anche contribuito a plasmare la cultura calcistica a livello globale, non solo attraverso i suoi successi sportivi, ma anche attraverso la sua crescente presenza sui social media e la sua interazione con i tifosi. La capacità del club di raggiungere e coinvolgere una fanbase globale ha reso il calcio di Manchester un fenomeno culturale che trascende i confini della città.
Con una forte presenza nei media digitali, il City è diventato un modello di come un club calcistico possa costruire una comunità globale di appassionati, che non si limitano a seguire la squadra durante le partite, ma che partecipano attivamente alla vita del club, creando una cultura calcistica condivisa che va oltre lo stadio.
La cultura calcistica di Manchester e l'identità sociale
Il calcio di Manchester è profondamente legato all'identità sociale e culturale della città. Il calcio non è solo un passatempo, ma un fenomeno che rappresenta la speranza, l’orgoglio e l’unità dei suoi abitanti. La passione per il Manchester City, così come per il Manchester United, è parte di una storia che affonda le radici nella classe operaia, ma che nel tempo ha inglobato nuove realtà sociali e culturali.
La cultura calcistica di Manchester rappresenta quindi una miscela di tradizione e modernità, in cui il legame tra il club e i suoi tifosi è tanto forte quanto l'impatto che il calcio ha avuto sulla vita quotidiana della città. Il Manchester City, in particolare, ha saputo adattarsi ai cambiamenti sociali ed economici, divenendo simbolo di un’era nuova e di un calcio che guarda sempre al futuro.
4. L'Influenza del Modernismo sulla Moda Calcistica
Il modernismo, come movimento culturale, ha avuto un impatto profondo su molte aree della società, dal design all’architettura, dalla musica all'arte. Il calcio, sport che ha da sempre subito il fascino della modernizzazione, non è stato immune a queste trasformazioni. L’influenza del modernismo sul "calcio moderno" è stata una forza trainante nel cambiamento di come il gioco viene percepito, praticato e organizzato, influenzando tutto, dalla preparazione fisica dei giocatori alla tecnologia utilizzata sul campo. E proprio il Manchester City, uno dei club più emblematici nell'adozione di approcci modernisti, si è trovato all'avanguardia in questo cambiamento.
L'integrazione della tecnologia nel calcio
Uno degli aspetti più evidenti dell'influenza del modernismo sul calcio moderno è l'adozione di nuove tecnologie per migliorare ogni aspetto del gioco. L’introduzione di sistemi di analisi dati, l’uso di dispositivi indossabili e la digitalizzazione degli allenamenti sono diventati strumenti fondamentali per i club di successo, e il Manchester City ha sicuramente guidato questa transizione.
Nel calcio di oggi, l’uso della tecnologia non si limita più solo alla registrazione dei punteggi, ma influisce anche sulle strategie, sulle scelte tattiche e sul miglioramento delle prestazioni individuali. Grazie all'adozione di tecnologie moderne come il VAR (Video Assistant Referee), i club hanno potuto perfezionare l’imparzialità delle decisioni arbitrali. A livello più profondo, la video-analisi e i sensori indossabili sono diventati strumenti chiave per monitorare in tempo reale la condizione fisica e le prestazioni tecniche dei giocatori, portando il calcio a un livello di precisione e ottimizzazione che sarebbe stato impensabile solo pochi decenni fa.
Il Manchester City, sotto la guida di figure come Pep Guardiola, ha fatto dell'innovazione tecnologica un marchio di fabbrica. Il club ha investito in data analysis, utilizzando software avanzati per analizzare il gioco, prevedere tendenze e ottimizzare le prestazioni individuali e di squadra. Questa attenzione ai dettagli è un chiaro riflesso della mentalità modernista che persegue l’ottimizzazione e la perfezione attraverso la scienza e la tecnologia.
La preparazione fisica e la scienza sportiva
Il modernismo ha anche cambiato radicalmente l’approccio alla preparazione fisica nel calcio. Negli anni, si è passati da un approccio più “naturale” e poco scientifico alla preparazione atletica a una scienza del movimento in grado di analizzare e ottimizzare ogni singolo gesto. Le sala fitness, le tecniche di recupero e l'uso di biomeccanica e neurologia per migliorare la performance fisica dei calciatori sono il frutto di una mentalità modernista che cerca l’efficienza massima.
Nel Manchester City, la scienza sportiva è diventata una parte fondamentale della strategia del club. I calciatori non sono più solo atleti che si allenano duramente; sono veri e propri laboratori viventi di performance fisica e mentale, con allenamenti personalizzati che si adattano a ciascun giocatore. Tecniche moderne come la palestra funzionale, il massaggio sportivo ad alta tecnologia e il monitoraggio del sonno sono tutte pratiche radicate nell’approccio modernista e adottate dal club per assicurarsi che i suoi atleti possano raggiungere e mantenere i più alti standard.
L’approccio tattico e il gioco del calcio
Il modernismo ha influenzato anche l’evoluzione del gioco stesso. Il calcio è passato da un gioco caratterizzato principalmente da forza e resistenza a uno che richiede intelligenza tattica, controllo tecnico e una grande attenzione alla posizione e al movimento senza palla. Il passaggio da un calcio più fisico a uno che valorizza la gestione della palla e la circolazione veloce ha portato alla nascita di schemi più sofisticati e complessi.
Il Manchester City, sotto la guida di Pep Guardiola, ha incarnato questa trasformazione. L’adozione della filosofia del "tiki-taka", che si basa su passaggi rapidi e precisi e su un possesso palla prolungato, è stata una rivoluzione nel gioco. La squadra ha saputo integrare un calcio moderno, tecnico e spettacolare, che ha non solo cambiato l'andamento delle partite, ma ha anche influenzato i sistemi di gioco in tutto il mondo. Il controllo assoluto della palla e il dominio del campo sono diventati simboli di un calcio che riflette la razionalità e l’efficienza, pilastri del modernismo.
L’estetica e il design delle maglie
Non solo la performance sul campo è cambiata, ma anche l'estetica del gioco è stata influenzata dal modernismo. Le maglie dei club, in particolare quelle del Manchester City, sono diventate vere e proprie dichiarazioni di stile. Il design delle maglie è passato dal semplice utilizzo del colore e dello stemma a un'arte in continua evoluzione, che gioca con linee pulite, materiali innovativi e design minimalisti.
Il Manchester City, che ha una forte connessione con il modernismo urbano, ha introdotto maglie che riflettono l’ estetica contemporanea. Maglie dai colori brillanti, ma con uno stile sobrio e raffinato, che si adattano alla moda e alla cultura urbana globale. Non sono più solo indumenti da gioco, ma veri e propri oggetti di culto, spesso indossati al di fuori del campo come parte di un look quotidiano, dimostrando come il design modernista ha permeato ogni aspetto del calcio.
L'influenza sulla gestione e sull'organizzazione del club
Il modernismo ha anche avuto un impatto sulle modalità di gestione e organizzazione dei club calcistici. La filosofia di gestione del Manchester City, incentrata sull'efficienza, sull'innovazione e sul miglioramento continuo, riflette chiaramente il pensiero modernista. L'adozione di sistemi di gestione integrata, l'utilizzo di tecnologie avanzate per la pianificazione e l'organizzazione delle risorse, e l’attenzione al benessere complessivo dei giocatori sono tutte pratiche che mirano ad ottimizzare ogni singolo elemento per il successo a lungo termine.
Il Manchester City ha adottato un approccio scientifico e modernista anche alla gestione delle risorse umane, implementando strutture di supporto psicologico per i giocatori, e utilizzando data analysis per ogni decisione strategica, dai trasferimenti agli acquisti, fino alla selezione dei giocatori in campo. Questo approccio ha permesso al club di massimizzare i risultati, in linea con le tendenze del modernismo che promuovono l’efficienza, l’organizzazione e l’innovazione.
5. L'Architettura e il Calcio: Stadi e Infrastrutture
Il modernismo non ha solo influenzato il gioco del calcio e le sue pratiche, ma anche l'infrastruttura che lo sostiene. Gli stadi, le strutture di allenamento e le città che ospitano i club sono diventati spazi in cui la funzionalità e il design si incontrano, rispecchiando le idee moderne di efficienza, estetica e sostenibilità. In questo contesto, il Manchester City ha rappresentato una delle esperimentazioni più significative nella progettazione di stadi e infrastrutture che non solo ospitano le partite, ma diventano anche simboli di innovazione e modernità.
La transizione dal Maine Road all'Etihad Stadium
Il viaggio del Manchester City nel campo delle infrastrutture moderne è strettamente legato alla sua evoluzione come club. Nel corso degli anni, il Manchester City ha vissuto una transizione radicale, passando dal tradizionale Maine Road, il vecchio stadio che ha ospitato il club per oltre 80 anni, al moderno Etihad Stadium, che è diventato un'icona di innovazione e tecnologia nel calcio.
Il Maine Road, pur essendo amato dai tifosi, rappresentava un esempio di stadio che si adattava poco alle esigenze della nuova era calcistica. Negli anni '90, quando il club iniziò a soffrire sia sul campo che economicamente, le carenze strutturali dello stadio divennero sempre più evidenti. La decisione di trasferirsi nell'Etihad Stadium nel 2003, in collaborazione con la città di Manchester, fu simbolica di una nuova era per il club, che mirava a diventare una potenza globale, non solo sul campo ma anche a livello infrastrutturale.
L'Etihad Stadium, inaugurato nel 2003, è un esempio di modernismo che unisce funzionalità ed estetica. Lo stadio ha una capacità di circa 53.000 spettatori e presenta caratteristiche all'avanguardia, tra cui sistemi di illuminazione e sonorizzazione all'avanguardia, aree hospitality di lusso e impianti ecocompatibili. L'uso di materiali moderni, come acciaio e vetro, e l’integrazione con il paesaggio circostante lo rendono un punto di riferimento non solo per il calcio, ma per la città stessa.
L’architettura come simbolo di identità e appartenenza
Un aspetto fondamentale del design moderno di stadi come l'Etihad è il modo in cui l’architettura diventa un simbolo di identità e appartenenza. Lo stadio non è solo un luogo dove si gioca a calcio, ma un’area che riflette l’evoluzione della città e del club, rendendo l’esperienza del tifoso più coinvolgente e significativa.
L’architettura moderna ha permesso al Manchester City di creare un impianto che non solo risponde alle esigenze pratiche di un club di alto livello, ma che integra anche valori simbolici. La forma e la struttura dello stadio sono progettate per evocare dinamismo, movimento e fluidità, concetti chiave nel modernismo. La disposizione del pubblico, la visibilità del campo da ogni angolo e la connessione tra tifosi e squadra sono aspetti centrali nell’ideazione dello stadio, che mira a offrire un'esperienza il più coinvolgente e immersiva possibile.
Inoltre, la posizione strategica dell’Etihad Stadium nella East Manchester, una zona che ha visto una rinascita urbana significativa negli ultimi decenni, ha reso lo stadio un motore di sviluppo per tutta la zona. Con l’investimento in strutture di supporto come il City Football Academy e i vari impianti per il calcio giovanile, il Manchester City ha contribuito al rinnovamento e alla crescita della città, rendendo il calcio una forza trainante non solo sul piano sportivo ma anche economico e sociale.
L’importanza delle infrastrutture di allenamento
Se l'Etihad Stadium è il cuore visibile dell’impegno del Manchester City nella modernizzazione delle sue strutture, la City Football Academy rappresenta il cervello che supporta il club dal punto di vista dell’allenamento e dello sviluppo dei giovani talenti. Inaugurata nel 2014, la City Football Academy è una delle strutture di allenamento più avanzate al mondo, progettata per formare non solo i calciatori professionisti, ma anche le nuove generazioni che aspirano a entrare nel mondo del calcio.
La struttura, che si estende su 80.000 metri quadrati, include diversi campi da gioco, un centro medico, una palestra all'avanguardia, oltre a una serie di impianti per l’analisi delle performance fisiche e tecniche. La City Football Academy è un esempio di come le infrastrutture moderne possono essere utilizzate per sviluppare l’aspetto umano, fisico e tecnico di un calciatore, rendendo il club all’avanguardia anche nel campo della formazione.
L’innovazione sostenibile nelle infrastrutture
Un altro aspetto fondamentale della modernità e dell'influenza del modernismo nel calcio è l’adozione di pratiche sostenibili. Con l’aumento della consapevolezza ecologica e la necessità di ridurre l’impatto ambientale delle grandi infrastrutture, il Manchester City ha investito in iniziative di sostenibilità per le sue strutture. L'Etihad Stadium, ad esempio, è stato progettato per ottimizzare l'uso dell'energia, migliorando l'efficienza energetica e implementando soluzioni a basso impatto ambientale. Inoltre, le pratiche di raccolta differenziata dei rifiuti e l'adozione di tecnologie verdi sono diventate parte integrante della gestione dello stadio e delle sue attività.
L’attenzione alla sostenibilità si estende anche al City Football Academy, che è dotata di impianti di irrigazione ad alta efficienza e sistemi di riscaldamento che riducono al minimo l’impatto ambientale. Questo impegno riflette un approccio modernista che non solo mira all'efficienza, ma cerca anche di garantire che il calcio contribuisca positivamente alla comunità e all'ambiente.
Stadi come luoghi di connessione sociale
In un mondo sempre più globale, gli stadi moderni hanno anche un ruolo cruciale come luoghi di connessione sociale. L’architettura degli stadi del Manchester City è pensata non solo per accogliere i tifosi, ma anche per creare spazi di interazione e inclusività. L’Etihad Stadium, con le sue ampie aree di accesso, le zone VIP, i ristoranti e le strutture per i bambini, ha trasformato l’esperienza della partita in un evento sociale che va oltre il calcio stesso. La partecipazione ai match, quindi, diventa una parte integrante della vita quotidiana, con lo stadio che funge da centro di aggregazione per diverse tipologie di persone.
La moderna architettura calcistica del Manchester City, quindi, non solo risponde alle esigenze funzionali e tecniche, ma abbraccia anche i valori di comunità, sostenibilità e inclusività che sono alla base della visione modernista.
6. Cultura Calcistica e Identità Sociale
L'influenza del modernismo sulla cultura calcistica di Manchester non si limita solo agli aspetti estetici e funzionali degli stadi e delle infrastrutture. Piuttosto, essa si estende a un piano più profondo, influenzando la cultura sociale e l'identità che il calcio incarna in una città intrinsecamente legata alla sua storia industriale e alle sue trasformazioni. In questo contesto, la relazione tra il calcio e la cultura sociale è fondamentale per comprendere come il modernismo, attraverso il Manchester City, abbia contribuito a ridefinire l'identità della città, specialmente in un'era di globalizzazione e di rinnovamento urbano.
Il Manchester City come simbolo di rinascita
La storia del Manchester City è strettamente intrecciata con quella della città stessa, che ha attraversato cambiamenti profondi dal punto di vista economico, sociale e culturale. Negli anni '80 e '90, Manchester ha vissuto una serie di difficoltà economiche, legate principalmente al declino dell'industria manifatturiera, che ha portato a una crisi sociale e a un senso di perdita d'identità. In questo contesto, il Manchester City è stato, a volte, simbolo di speranza per la città, ma anche di frustrazione per la sua lunga lotta per il successo.
Tuttavia, il passaggio dal vecchio stadio di Maine Road all'Etihad Stadium nel 2003 ha rappresentato un nuovo capitolo nella storia del club e, per estensione, della città. Il moderno stadio, situato in una zona in fase di rigenerazione urbana nell'East Manchester, è diventato simbolo di una rinascita culturale e sociale. Con il nuovo impianto, il Manchester City non solo ha riacquistato prestigio sul campo, ma ha anche contribuito al risorgere di un'identità cittadina, legata a un'immagine di innovazione e cambiamento.
Il modernismo, con la sua enfasi sull'innovazione e il progresso, ha permesso al club di diventare un motore di trasformazione sociale. Oggi, l'Etihad Stadium è un luogo che attira tifosi e visitatori da tutto il mondo, fungendo da punto di incontro per diverse culture, e da simbolo di una città che ha saputo reinventarsi attraverso il calcio e le sue infrastrutture.
Il ruolo del Manchester City nella costruzione di una cultura globale
Il calcio è diventato, nel corso degli ultimi decenni, uno strumento potente di connessione culturale. Il Manchester City, con la sua crescente popolarità e il suo brand globale, ha utilizzato il calcio per costruire una narrazione che va oltre i confini della città. La sua espansione internazionale è stata alimentata da un perfetto mix di innovazione calcistica, design moderno e marketing intelligente. La presenza di giocatori di fama mondiale, come Sergio Agüero, Kevin De Bruyne e Yaya Touré, ha ulteriormente amplificato l'immagine globale del club, attirando tifosi da ogni angolo del mondo.
Il modernismo, con il suo impulso a superare i limiti e a spingersi verso il futuro, ha permesso al Manchester City di trasformare la sua storia locale in un fenomeno globale. Il calcio, infatti, diventa in questo caso una lingua universale, che abbatte le barriere geografiche e linguistiche, e che contribuisce a dare forma a un'identità sociale globale legata alla passione per il gioco.
L'influenza della squadra sulla cultura cittadina si estende anche attraverso iniziative come i programmi di responsabilità sociale, che mirano a migliorare la qualità della vita nelle zone circostanti al club e a rafforzare i legami tra la comunità e il club. Questi progetti sono radicati nella filosofia modernista di innovazione e miglioramento collettivo, e si riflettono nel costante impegno del Manchester City verso il benessere sociale e il miglioramento delle condizioni di vita per le persone più vulnerabili.
La rivalità cittadina e l’identità sociale
La rivalità tra il Manchester City e il Manchester United è un altro elemento chiave nell'esplorazione della cultura e dell'identità sociale legate al calcio moderno. Sebbene l'United abbia goduto di maggiore successo internazionale, il City ha continuato a costruire una sua identità distintiva, spesso espressa in contrapposizione al suo vicino storico.
Questa rivalità ha radici profonde, alimentate da fattori economici, storici e sociali. Tuttavia, la rivalità stessa è diventata parte dell'identità sociale della città, riflettendo le sfide di una città che si è sempre trovata a bilanciare l'orgoglio del suo passato industriale con le aspirazioni di modernizzazione. Oggi, sia i tifosi del Manchester City che quelli del Manchester United si identificano con le rispettive squadre come espressioni delle loro identità locali e della loro visione del futuro della città.
In un certo senso, il Manchester City ha trasformato la sua posizione da outsider a protagonista, passando da un club relegato ai margini del calcio inglese a uno dei principali attori della Premier League. Questo passaggio è emblematico della rinascita culturale e sociale di Manchester, che, seppur divisa dalla storica rivalità calcistica, ha trovato una nuova coesione nel suo amore per il calcio e nel riconoscimento del potere di trasformazione che questo sport ha portato alla città.
Il Manchester City e l'inclusività
Un altro aspetto che sottolinea l'influenza della cultura socialmente inclusiva è la crescente attenzione del Manchester City alle politiche di diversità e inclusione. Il club si è impegnato in iniziative per promuovere la partecipazione di persone provenienti da tutti i ceti sociali e da tutte le origini etniche. Questo impegno è evidente nella sua accoglienza multiculturale e nell'offerta di opportunità per tutti, indipendentemente dalla loro origine.
Il calcio, sotto l'influenza del modernismo e dei suoi ideali di inclusività, è diventato un veicolo di coesione sociale. Per il Manchester City, ciò significa non solo vincere titoli, ma anche essere un simbolo di come il calcio possa unire le persone, indipendentemente dalle loro differenze. Le iniziative del club, come la promozione del calcio femminile e l’accesso per le persone con disabilità, rappresentano un impegno concreto verso una visione inclusiva e moderna della cultura calcistica.
Conclusioni
Il Manchester City ha rappresentato, e continua a rappresentare, un esempio emblematico di come il calcio possa essere utilizzato per costruire e rafforzare l'identità sociale di una città, pur restando in continua evoluzione. L'influenza del modernismo sul club non si limita agli aspetti estetici o strutturali, ma si riflette in un approccio globale che abbraccia l’innovazione, l’inclusività e la responsabilità sociale. Il calcio moderno a Manchester non è solo uno sport; è un motore di cambiamento culturale, una forza di coesione sociale e un simbolo della capacità della città di reinventarsi continuamente.
7. Il Futuro del Calcio a Manchester
Il calcio di Manchester è da sempre una forza di coesione culturale e sociale, non solo per la città stessa, ma anche per l’intera nazione. La tradizione calcistica della città è intrinsecamente legata alla sua storia industriale, ma ha subito una trasformazione radicale negli ultimi decenni, grazie all’ascesa del Manchester City. Questo capitolo esplorerà come il calcio di Manchester, rappresentato oggi dai due grandi club, il Manchester City e il Manchester United, sia diventato simbolo di tradizione, innovazione e diversità, e come questa evoluzione abbia influenzato la cultura cittadina e nazionale.
La rivalità tra Manchester United e Manchester City
La rivalità tra il Manchester United e il Manchester City è una delle più celebri nel mondo del calcio. Sebbene entrambi i club siano espressioni della passione calcistica di Manchester, le loro storie sono molto diverse, e questa differenza ha alimentato una competizione che si estende ben oltre il campo da gioco. L’United, con la sua lunga e vittoriosa tradizione, ha dominato la scena calcistica inglese per molti decenni, diventando il club simbolo della città a livello mondiale. D’altra parte, il City, per lungo tempo relegato in posizioni meno prestigiose, ha vissuto un periodo di difficoltà, ma ha sempre mantenuto una base di tifosi fedeli che l’hanno sostenuto, nonostante i successi scarsi.
Negli ultimi vent’anni, però, il Manchester City ha vissuto una rivoluzione, passando da una squadra di medio livello a una delle formazioni più dominanti della Premier League. Questo cambiamento radicale è stato facilitato dall’acquisto del club da parte di Abu Dhabi United Group nel 2008, che ha portato ingenti investimenti, permettendo al City di attrarre giocatori di livello mondiale e di rinnovare radicalmente la sua infrastruttura. L’ascesa del Manchester City non solo ha dato nuova linfa alla rivalità cittadina, ma ha anche permesso alla città di riprendersi, economicamente e culturalmente, grazie all’influenza che il club ha avuto sulla rigenerazione di East Manchester, un’area precedentemente degradata.
Il Manchester City come simbolo di cambiamento sociale
Il calcio di Manchester non è solo una questione di sport, ma un mezzo potente attraverso il quale la città esprime il suo spirito di cambiamento sociale. Il Manchester City, in particolare, ha utilizzato il suo successo per promuovere iniziative di responsabilità sociale che vanno ben oltre il campo da gioco. Attraverso progetti che vanno dalla sostenibilità ambientale all’inclusione sociale, il club ha cercato di essere una forza positiva per la città.
Uno degli esempi più significativi di questo impegno è il Manchester City Football Academy, un centro che non solo si occupa di formare giovani calciatori, ma offre anche opportunità educative e sociali per i giovani provenienti da famiglie svantaggiate. In questo modo, il calcio diventa un canale per combattere la disuguaglianza e offrire un futuro migliore a coloro che vivono in aree socialmente e economicamente svantaggiate.
Anche il club ha cercato di influenzare positivamente il tessuto sociale della città attraverso l’organizzazione di eventi comunitari, come partite benefiche, iniziative per il supporto alle persone con disabilità, e progetti di educazione calcistica per ragazze e donne. Queste azioni sono parte di un progetto più ampio che cerca di legare il calcio alla crescita e alla prosperità della città stessa, sottolineando l’importanza del calcio come strumento di cambiamento sociale.
Il calcio e l’identità culturale di Manchester
Il calcio ha sempre giocato un ruolo fondamentale nell’identità culturale di Manchester. Storicamente, il calcio rappresentava l’espressione di una classe operaia che cercava in questo sport una forma di svago e di unione sociale. La passione per il gioco ha sempre attraversato le classi sociali e le etnie della città, contribuendo alla creazione di un’identità calcistica che non si limita solo ai tifosi dei due club, ma è parte integrante della vita quotidiana di chiunque viva a Manchester.
La cultura calcistica della città ha anche giocato un ruolo cruciale nel superare le divisioni sociali. Sebbene il calcio sia stato a lungo visto come un elemento che separava i tifosi in fazioni contrapposte, esso ha anche servito da terreno di incontro per persone di diverse origini, culturen e tradizioni. L’evoluzione del Manchester City da una squadra di successo a un gigante globale ha, di fatto, amplificato il senso di orgoglio cittadino e ha contribuito a consolidare l'immagine di Manchester come città cosmopolita e progressista.
Il calcio come motore economico e culturale
La trasformazione del Manchester City ha avuto un impatto diretto sull'economia locale, contribuendo alla creazione di nuovi posti di lavoro, alla rigenerazione urbana e al rafforzamento del turismo. L’Etihad Stadium, sede del club, è diventato un’icona non solo per gli appassionati di calcio, ma anche per i visitatori internazionali, attratti dalla storia e dalla modernità del club. La tourism economy di Manchester ha beneficiato enormemente del successo del Manchester City, che ha portato milioni di tifosi a visitare la città, assistere alle partite e partecipare agli eventi organizzati dal club.
Inoltre, la crescita del City ha portato alla creazione di un vero e proprio business calcistico globale, con il club che ha esteso la sua influenza oltre i confini nazionali, utilizzando il suo brand per attrarre sponsorizzazioni da multinazionali e aumentando la propria visibilità internazionale. Questo ha posto il calcio di Manchester al centro di una nuova economia sportiva, che abbraccia non solo il calcio stesso, ma anche l'industria dell'intrattenimento e delle tecnologie digitali.
Conclusioni
Il calcio di Manchester, e in particolare l’ascesa del Manchester City, ha avuto un impatto significativo sulla città, non solo in termini sportivi, ma anche sociali, culturali ed economici. Il City, con la sua storia recente di successo, ha riscritto la narrativa calcistica della città, passando da outsider a protagonista globale. La rivalità tra il Manchester City e il Manchester United, pur restando uno degli aspetti più affascinanti del calcio cittadino, è diventata anche un simbolo di una città in continuo cambiamento, che non smette mai di reinventarsi. Oggi, il calcio a Manchester non è solo un gioco, ma un catalizzatore di cambiamento sociale, innovazione culturale e identità cittadina.
8. Conclusioni
L’influenza del Manchester City sulla cultura calcistica di Manchester va ben oltre il semplice successo sportivo. La trasformazione del club, da una squadra tradizionalmente in difficoltà a una delle potenze globali, è un riflesso del cambiamento culturale, sociale ed economico che la città ha attraversato negli ultimi decenni. La rinascita del Manchester City ha ridisegnato l’identità calcistica della città, mettendo in luce non solo la passione dei tifosi, ma anche la capacità del club di influenzare in maniera positiva il tessuto sociale ed economico di Manchester.
Il modernismo che ha permeato l’architettura della città, l'urbanistica e l'approccio alla rigenerazione urbana ha trovato una perfetta espressione nei nuovi stadi e nelle infrastrutture che hanno visto il City come protagonista. La trasformazione di East Manchester, il rinnovamento del Etihad Stadium e la creazione della Manchester City Football Academy sono esempi tangibili dell'impatto che il calcio può avere su un intero sistema urbano e sociale.
La cultura calcistica di Manchester, influenzata dalle radici storiche industriali, si è adattata ai cambiamenti imposti dalla globalizzazione, dall'inclusività e dall’innovazione tecnologica, con il Manchester City che ha fatto da catalizzatore in questo processo. La rivalità tra il City e il Manchester United è diventata simbolo di una città che, pur nella sua competizione, si unisce attorno alla passione per il calcio, con il gioco che funge da elemento di coesione sociale tra le diverse generazioni e culture.
Il calcio a Manchester, e in particolare l’ascesa del Manchester City, ha ridefinito ciò che significa essere una città calcistica moderna, utilizzando il successo sportivo per alimentare iniziative sociali, culturali ed economiche. Con la sua presenza internazionale, il Manchester City ha reso Manchester non solo un centro calcistico di eccellenza, ma anche un esempio di come lo sport possa essere un potente strumento di cambiamento sociale e innovazione urbana.
L’Architettura del Successo: Come il Manchester City Ha Trasformato la Sua Casa e la Cultura Calcistica
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