#mostra sul futurismo
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"mostra sul futurismo, l'opera di balestrini: perché ritirarla. parla rossana campo (archivio balestrini)" (la7)
il video qui: https://www.la7.it/piazzapulita/video/mostra-sul-futurismo-lopera-di-balestrini-perche-ritirarla-parla-campo-archivio-balestrini-12-12-2024-571698 “Normalmente quando si fanno le mostre, i curatori chiedono il permesso dell’utilizzo dell’opera agli eredi e all’archivio dell’artista, si chiama diritto morale. Se si considera la vita di Nanni Balestrini, la sua opera poetica,…
#art#arte#Balestrini#destra#fascisti#La7#materiali verbovisivi#mostra sul futurismo#Museion#Nanni Balestrini#Roberta Benvenuto#Rossana Campo
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Nel giardino di Balla
Futurismo 1912-1926
a cura di Ada Masoero
Mazzotta, Milano 2004, 106 pagine, ISBN 88-202-1677-9
euro 50,00
email if you want to buy [email protected]
Galleria Fonte d'Abisso, Milano 18 marzo - 29 maggio 2004
La mostra “Nel giardino di Balla. Futurismo 1912-1928” esplora proprio questo versante, sinora poco indagato, della ricerca futurista attraverso 30 opere di tema naturale e floreale di Giacomo Balla, affiancate da alcuni esempi di ricerche affini di Fortunato Depero, Iras Baldessari e Farfa.
"Basta coi fiori naturali. Dobbiamo ormai constatare la decadenza della flora naturale che non risponde più al nostro gusto" : nel novembre del 1924 la Direzione del Movimento Futurista diffondeva il manifesto "La flora futurista ed equivalenti plastici di odori artificiali", firmato da Fedele Azari. Con questo documento, provocatorio come tutti i proclami futuristi, Azari non apriva tuttavia una pista nuova, ma formalizzava una delle innumerevoli applicazioni suggerite dal manifesto "Ricostruzione futurista dell'universo", del 1915, di Balla e Depero. Nel loro sogno utopico di rifondare l'universo secondo le leggi del Futurismo, i due firmatari avevano toccato anche il paesaggio e la natura: Azari procedeva dunque sulla via additata da loro e sceglieva di operare sul segmento che più infastidiva la sua sensibilità "meccanica", di aviatore della prima ora e di uomo d'azione, rimproverando agli incolpevoli fiori di essere stati per secoli alibi di "multiformi romanticismi" ed "espressione del cattivo gusto nei più bassi decorativismi".
05/01/24
#Balla#art exibition catalogue#Fonte d'Abisso Milano 2004#Futurismo 1912 1926#flora futurista#art books#fashionbooksmilano
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Ieri sera ho visto un servizio televisivo che parlava della mostra sul futurismo alla Gnam e dei suoi intrecci con la politica di destra, nelle riprese venivano mostrate file di uomini e donne vestiti riccamente che si soffiavano il naso in attesa di essere fotografati accanto alle opere. Il direttore di una galleria che ha prestato molte delle opere esposte ha dichiarato di non essere fascista, che era una deduzione errata solo perché il suo periodo artistico di interesse era quello del regime (diceva "mi sono specializzato"). La mostra è stata organizzata e gestita dal ministero della cultura, come fosse il comitato di una sagra di paese. Sono state esposte anche opere di Nanni Balestrini e la sua compagna (ora curatrice del suo archivio) era inorridita dal contesto. "Nanni fu tra i fondatori di Potere operaio, sembra che se lo siano dimenticati."
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Il tempo del Futurismo
Una grande mostra sul Futurismo a quasi quarant’anni dalla prima grande antologica del 1986 a Venezia
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Sangiuliano inaugura a Matera una mostra sul futurismo
AGI – “Il Futurismo, movimento che dall’Italia si affermò in tutto il mondo, seppe lasciare tracce a tinte forti anche nel Meridione nel segno di una sfida culturale al rinnovamento e alla creazione di una modernità. Ricostruire i passaggi a Sud di questi visionari delle avanguardie è una delle sfide vinte dagli organizzatori della mostra che hanno centrato innanzitutto l’obiettivo del recupero…
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Aperta a Matera la mostra sul Futurismo in presenza del Ministro Sangiuliano
Inaugurazione del 20 ottobre. Il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano taglia il nastro FUTURISMO ITALIANO.Il Contributo del Mezzogiorno agli sviluppi del Movimento Matera, Museo Nazionale di Matera20 ottobre 2023 – 10 gennaio 2024 Mostra ideata da Annamaria Mauro e Daniele Ferrara e curata da Massimo Duranti, promossa dal Museo nazionale di Matera in collaborazione con la Direzione…
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Como: La mostra "Betto Lotti (1894 – 1977). Di arte e di vita” alla Torre delle Arti di Bellagio
Como: La mostra "Betto Lotti (1894 – 1977). Di arte e di vita” alla Torre delle Arti di Bellagio. La Torre delle Arti di Bellagio ospita dal 29 aprile al 21 maggio 2023 la mostra “Betto Lotti (1894 – 1977). Di arte e di vita” a cura di Luigi Cavadini. Attraverso una selezione di 40 opere, l’esposizione approfondisce alcuni temi e tecniche che hanno caratterizzato la produzione artistica di Betto Lotti, strettamente legata al rapporto tra l’arte e la vita quotidiana; in particolare il tema del lavoro viene raccontato da diversi punti di vista nelle tre sezioni che danno vita alla mostra. L’inaugurazione di sabato 29 aprile alle ore 17 mette al centro la tematica del lavoro con un evento dedicato al Primo Maggio, Festa dei Lavoratori. La rassegna, realizzata da LottiArt di Daniele Lotti e Lauretta Scicchitano Lotti, con il patrocino del Comune di Bellagio, in collaborazione con L’Associazione culturale Torre delle Arti, si apre con l’Arte e i mestieri del ‘900. Grandi spazi aperti sono descritti da Lotti con pennellate morbide e sfumate che creano atmosfere dal sapore sospeso in cui il lavoro scandisce i ritmi delle giornate come in Chioggia, acquerello del 1950 dove si riconosce un gruppo di pescatori al lavoro sul molo, oppure Contadini, 1940 o la preziosa china del 1952, Le Mondine, dove le figure, rese con pochi tratti sapienti, narrano la gestualità naturale e la semplicità che caratterizzano la vita rurale del tempo. Nella descrizione degli spazi interni come l’osteria, il laboratorio di sartoria e lo studio d’artista Lotti dà vita ad opere che vanno oltre la semplice rappresentazione di ambienti e, grazie alla magistrale gestione di luce e colore oltre alla padronanza di numerose tecniche come l’acquerello, la china e l’olio, ricrea situazioni legate a un passato recente. Nello spazio intermedio della torre sono ospitate Storie di fatica e bellezza in cui l’universo del lavoro femminile viene raccontato con sensibilità e rispetto. In queste opere di grande espressività e semplicità di esecuzione emergono, grazie a pochi segni grafici, i corpi impegnati nel duro lavoro quotidiano come quello de La Pescivendola, sanguigna del 1927 o delle Donne al Pozzo, china acquerellata del 1944; le storie del lavoro quotidiano sono delineate da Lotti con la stessa maestria e attenzione dedicate all’abbraccio tra una madre e il suo bambino, Madre del 1966, e con la stessa leggerezza espressiva di Dame dans le vent del 1925 in cui linee sinuose, le ombre nette e le campiture piatte descrivono, in una strada dal gusto metafisico, una figura femminile sospinta dal vento. Con questa sezione dedicata alle donne LottiArt sostiene Telefono Donna Como, associazione di volontariato che opera sul territorio della provincia di Como dal 1991 come luogo di ascolto, incontro e protezione per tutte le donne italiane e straniere che subiscono violenze e maltrattamenti. L’esposizione si conclude con la sala dedicata ai Grandi cantieri di inizio secolo; disegni e acqueforti di grandi dimensioni come I costruttori del 1914, Disarmo e Nel cantiere entrambi del 1916 raccontano la vivacità e il dinamismo che hanno caratterizzato i primi anni del Novecento. “Siamo alla metà del secondo decennio del ‘900. Lotti ha vent’anni o poco più e le sue qualità grafiche si rivelano già particolarmente mature – afferma il curatore Luigi Cavadini - Il segno e il disegno non sono più unicamente prodotti d’Accademia, ma hanno acquisito freschezza e una capacità descrittiva che trova nel bianco e nero della matita (e delle incisioni all’acquaforte) un ancoraggio sicuro per andare oltre la semplice rappresentazione. A guardar bene questi lavori vi si ritrova un certo spirito tipico del futurismo, da riconoscersi a fronte di cantieri complessi negli intriganti dinamismi degli operai al lavoro”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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La collezione Mattioli è la più importante collezione al mondo di opere futuriste e dell'avanguardia italiana di inizio '900.
Nel 1973 fu dichiarata indivisibile e insostituibile dallo Stato, è formata da 26 opere fra cui Materia di Boccioni, e lavori di Balla, Carrà, Morandi e Modigliani.
La collezione, ha un valore assicurativo di quasi 143 milioni di euro ed è stata ceduta in comodato gratuito per 5 anni rinnovabili.
Grazie a questa collezione, vantiamo la più importante esposizione sul '900 che esiste al mondo.
L'importanza della cessione non sta solo nel valore in sé delle opere - fra cui 'Mercurio passa davanti al sole' di Giacomo Balla, 'Manifestazione interventista' di Carlo Carrà, 'Bottiglie e fruttiera' di Giorgio Morandi e 'Composizione con elica' di Mario Sironi -
ma nel fatto che arricchiscono e completano una collezione già di grande valore. 'Ballerina blu' di Gino Severini, ad esempio, si aggiungerà alla 'Ballerina bianca' già presente.
In termini calcistici, sarebbe come unire Messi a una grande squadra dove già gioca Ronaldo.
Dal 1997 al 2015 la collezione Mattioli è stata esposta al Peggy Guggenheim Museum di Venezia.
Al momento le opere sono esposte al Museo Russo di San Pietroburgo, come parte fondamentale della mostra 'Futurismo italiano della collezione Mattioli. Cubofuturismo russo del Museo Russo e collezioni private'.
A Milano arriveranno la prossima primavera e "la prospettiva - rivela Montaldo - è di presentare la galleria del futurismo con la collezione Mattioli nell'ottobre 2022".
#Mattioli#peggy guggenheim#museitaliani#venezia#Cubofuturismo#umberto boccioni#Carrà#giorgio morandi#modigliani#Futurismo italiano
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I&f RotoWeb Illustrato
Arte Cultura Attualità
"Il Futurismo e la Romagna"
Umberto Boccioni (19 ottobre 1882, Reggio Calabria - 17 agosto 1916, Verona)
I cultori del futurismo sanno che Umberto Boccioni, romagnolo, è nato a Reggio Calabria per caso. Da quella città il piccolo Boccioni tornò infatti in Romagna, a Forlì , a soli 20 giorni. La famiglia era proprietaria di una casa nel Comune di Morciano di Romagna dalla fine del Settecento e anche la madre era del paese. Il padre era usciere di prefettura e aveva da tempo chiesto il provvedenziale trasferimento a Forlì, che giunse, appunto, venti giorni dopo la nascita di Umberto.
«Non era romagnolo di nascita ma pochi avevano caratteristiche romagnole come lui e si vantava di averle», scrisse la sorella Amelia in una lettera nel periodo in cui, intorno al 1930, Filippo Tommaso Marinetti aveva pensato di fondare un Museo Boccioni a Morciano. Lo scrittore Aldo Palazzeschi (Firenze 1885 - Roma 1974) ribadiva: «Purosangue romagnolo, era vulcanico, esplosivo e al tempo stesso incapace di rancore, di nutrire risentimento per chicchesia qualunque cosa gli avesse fatto, e in qualunque modo si fosse sviluppata e conclusa una contesa, era principio e fine in se stesso, né valeva la pensa di serbarne il ricordo».
Boccioni morì a 33 anni e fu sempre presente in Romagna come nume tutelare, come entusiasta patrocinatore della causa dell'arte nuova. Intorno al 1910, scrisse al compositore musicista romagnolo Francesco Balilla Pratella (Lugo di Romagna 1880 - Ravenna 1955) travolto dal ciclone futurista:
«Possibile che in Romagna non ci siano dei pittori, degli artisti d'eccezione? Mandami gli indirizzi di quelli che sono più matti, più esaltati» avrebbe ricordato molti anni dopo Arnaldo Ginna Corradini (Ravenna 1890-Roma 1982), pittore, scultore e regista.
La breve ma affettuosa corrispondenza col pittore faentino Giannetto Malmerendi (Faenza 1893-Cesena 1968) dimostra che la ricerca andò a buon fine. Nel gennaio del 1915, Malmerendi aprì una mostra di opere futuriste all'albergo Corona di Faenza, inaugurata da Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944).
Il 18 gennaio 1915 Boccioni scrive a Malmerendi e ad Armando Cavalli (Faenza 1893-1950), firmatari di un articolo inviato a Boccioni, pubblicato sul "Piccolo" di Faenza del 10 gennaio 1915, sulla carta del ristorante Savini di Milano. «Carissimi amici! Vi ringrazio di cuore per avermi scritto. Spero che la nostra corrispondenza continuerà e che potremo presto conoscerci personalmente. Per varie circostanze non ho potuto accompagnare Marinetti a Faenza e me ne rincresce molto. Egli mi ha parlato con vivo entusiasmo del vostro forte coraggioso ingegno ed io sono esultante che due nuovi amici si siano aggiunti per la battaglia che ap0pena s'inizia [...] L'Italia purtroppo è costituita da piccoli o grandi centri disseminati che impediscono l'intesa tra i giovani [...] Bisogna combattere questo [...] disgregamento etnico con viaggi continui e quando si può con corrispondenza».
Nell'immagine: Umberto Boccioni
Tavola per la copertina del volume Musica Futurista di Balilla Pratella, 1912 tempera e inchiostro su carta, 59x32 cm
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Banda Pó de Mico e DJ Zago são atrações do Lowbrow nesta sexta-feira Brasilidades, pop rock e tropical vibes são os ritmos das apresentações, que começam às 20h30 Nesta sexta-feira (11), quem comanda a programação musical do Lowbrow Lab Arte & Boteco é a banda Pó de Mico e o DJ Zago. As apresentações começam às 20h30, com um repertório recheado de brasilidades, pop rock e tropical vibes. Formada por Arthur Araújo (voz, violão e percussão), Arthur Ornelas (teclado, voz e percussão), Bruno S. Dias (bateria), Vitor Monte (baixo e voz) e William Siqueira (guitarra), a Pó de Mico promete irreverência em um show alegre e dançante. Além de uma interação visual com interpretações e vestimentas diferenciadas, a banda leva versões autênticas de canções consagradas de nomes como Titãs, Os Paralamas do Sucesso, Skank, O Rappa, Tim Maia, Jorge Ben Jor, entre outros. Já Zago soma apresentações em casas de diferentes cidades, passagens por grandes festivais e produções no Brasil e no exterior. O DJ promete um som contagiante, que se une à ritmos de raiz cultural, mesclando batidas que variam entre vintage, moderno, contemporâneo e o futurismo. Em seu set, o goiano radicado em São Paulo traz influências de vertentes que se expandem pela House Music, Disco House, BreakBeat, Jazz House, Afro House, Funky House, Moombahton, AfroBass e Hip Hop. Além das apresentações, o público poderá conferir a mostra coletiva “Ancestral”, que traz pinturas, fotografias, instalações e outros trabalhos das artistas Mirna Anaquiri, Roberta Rox, Ayanna Duran e Katiúscia Costa. Lembrando que a casa cumpre todas as regras impostas pelo último decreto municipal para o enfrentamento da Covid-19 e reforça a todos sobre a obrigatoriedade de usar máscara, manter o distanciamento social e apresentar Cartão de Vacinação constando ao menos duas doses da vacina ou teste negativo de até 48 horas. SERVIÇO Show com banda Pó de Mico + DJ Zago Data: 11/02 sexta Horário de abertura da casa: 19h Horário do show: 20h30 Entrada: R$ 20 Local: Lowbrow Lab Arte & Boteco (Rua 115, quadra F43A, lote 214, nº 1684, Setor Sul) Em cartaz: Mostra Coletiva Ancestral, de Mirna Anaquiri, Roberta Rox, Ayanna duran é katiuscia costa (em Goiânia, Goiás, Brasil) https://www.instagram.com/p/CZzxVgzpXoh/?utm_medium=tumblr
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BLUE SKY Quando al pittore Dudovich fu chiesto di decorare gli interni del Palazzo dell’Aeronautica di Roma immaginò il paradiso dei piloti. ☁️ Inventò varie scenette ambientate sulle nuvole con i ragazzi che vanno a caccia, oppure che sentono la musica o leggono il giornale, tutto in tono molto ironico. Lo scopo era quello di rallegrare e far sognare. Il palazzo era modernissimo per l’epoca: aveva uffici open space; un sistema di posta pneumatica; un campo da tennis sul terrazzo, una mensa e bar interni (grande novità per l’epoca). Tutte queste cose furono depredate dopo l’armistizio e non ne rimane alcuna traccia. Solo le pitture sono rimaste e sono visitabili fino all’11 luglio, grazie alla mostra organizzata dall’ @aeronautica.militare . 👆🏻di più nelle storie di oggi #palazzoaeronautica #aeronauticamilitare #marcellodudovich #italobalbo #futurballa #futurismo #anni30 #artefuturista #arteannitrenta #trasvolataatlantica #stiledeco #rocailleblog #rocailleguide #romasegreta #unknownrome (presso Rome, Italy) https://www.instagram.com/p/CRCPN3zHQCd/?utm_medium=tumblr
#palazzoaeronautica#aeronauticamilitare#marcellodudovich#italobalbo#futurballa#futurismo#anni30#artefuturista#arteannitrenta#trasvolataatlantica#stiledeco#rocailleblog#rocailleguide#romasegreta#unknownrome
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Futurism & Europe. The Aesthetics of a New World
Il più importante movimento artistico italiano e la sua rilevanza internazionale nella grande mostra sul futurismo a Otterlo, Paesi Bassi
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Capolavori del Futurismo
Palazzo Blu Pisa 11 Ottobre 2019 - 9 Febbraio 2020
La mostra presenta i picchi più significativi del Futurismo, attraverso più di cento opere. La rassegna si propone di provare come i più grandi fra gli artisti futuristi seppero rimanere fedeli alle riflessioni teoriche enunciate nei manifesti, traducendole in immagini dirompenti, innovative e straordinariamente felici sul piano artistico.
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13 apr 2021 18:19
"SENZA LA TV NON AVREI PAGATO BOLLETTE E TASSE. VADO DOVE MI CHIAMANO. SONO COME GLI IDRAULICI" – MUGHINI FA 80 E SI RACCONTA A LUCA BEATRICE: "A CERTI LIVELLI ESSERE INTELLETTUALE È SOLO D’IMPACCIO. VANNO BENE LE INFLUENCER CHE SE NON APRONO BOCCA MEGLIO È. UNA VOLTA HO CITATO TOGLIATTI E..." - E POI L'IMMAGINARIO EROTICO, BRIGITTE BARDOT, LA JUVE DI PIRLO (“I MIEI AMICI DICONO CHE DOVREMMO ANDARE IN GINOCCHIO DA MAX ALLEGRI E IO NON HO NULLA CONTRO QUESTO PUNTO DI VISTA")...
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Luca Beatrice per
Mowmag.com
Diversi anni fa, nel suo secondo libro dedicato alla Juventus, Giampiero Mughini parlò di me per un paio di pagine, usando un’espressione così bella che la rimando spesso a mente: “dove lo tocchi, suona”. Aggiungendo poi che le mie eventuali qualità intellettuali e le mie curiosità culturali si vanificano in un istante se si parla di calcio, dove divento tifoso accecato dall’ideologia e dalla partigianeria.
Frequentassi più spesso Roma avrei maggiori occasioni per incontrarlo e visitare la sua splendida casa, tra Stazione Trastevere e Monteverde, da dove comincia questo dialogo che MOW mi ha commissionato per festeggiare il suo ottantesimo compleanno.
Giampiero, cominciamo dal libro del 2014, Una casa romana racconta, in cui parli appunto della tua bellissima casa. Bene o male finisce per assomigliarci. Cominciamo da qui: in questi 14 mesi di isolamento è cambiato il rapporto con la tua casa?
In nulla, il mio isolamento non è stato maggiore rispetto agli altri mesi e anni della mia vita recente. Non vado da nessuna parte, non frequento nessun salotto, me ne sto appartato nella stanza dei libri e produco da qui quel poco di reddito che mi serve per pagare le tasse e bollette.
Quelle volte che ci sono entrato ho percepito che ogni dettaglio fosse stato concepito come la parte di un autoritratto assai complesso.
La casa è stata un luogo dell’anima e ciascun chiodo è stato piantato con l’intento di ripercorrere le tracce del Novecento. Le tracce disseminate hanno la forma di collezioni, anche se il termine, detto da un poveraccio che non è François Pinault, pare eccessivo. Con quel poco che mi resta compro le cose che mi piacciono, libri, fotografie, oggetti di design, vinili d’epoca. La casa non è un deposito, ma il luogo dove tutto ciò prende una forma e svela una vita.
Ovviamente restai impressionato dalla collezione del Futurismo che, nel frattempo, è stata alienata: perché? Ti sei allontanato da quella passione che hai alimentato nei decenni attraverso ricerche forsennate di prime edizioni e rarità?
Erano trent’anni che lo collezionavo, lo studiavo, però quell’avventura intellettuale si era consumata. Guardavo i libri sui ripiani della biblioteca e mi sembravano inerti. Tra trattenerli così e farne un bellissimo catalogo edito dalla libreria Pontremoli di Milano e con il ricavato della vendita avviare una nuova avventura collezionistica incentrata sul libro d’artista del secondo Novecento, ho preso questa seconda decisione. L’amputazione di queste ottocento voci è stato però il gran lutto della mia vita.
Un’altra considerevole parte è dedicata all’erotismo. È ancora lì?
Ma certo, senza l’erotismo si può vivere? Senza l’immaginario che si deposita su un oggetto, sul lavoro, non dico su un’amicizia… è qualcosa che brucia dentro in senso positivo e la donna lo è per eccellenza. Come scrisse Leonardo Sciascia, quanto più l’erotismo si accende tanto più la donna reale è assente. Sono stato particolarmente sollecitato dall’immaginario erotico negli anni in cui vivevo da solo, dai trenta ai cinquanta, quando la femminilità per me era immaginata, sognata, il che rendeva straordinariamente improbabili i rapporti con le donne reali che non corrispondevano a quell’immaginario o se vi corrispondevano era proprio un disastro.
Hai comprato qualcosa di interessante recentemente?
Alcune tavole di Guido Crepax, che in Italia è il maggior cantore dell’erotismo, in particolare quella da cui origina la copertina del 33 giri di progressive rock Nuda dei Garybaldi, uscito nel 1972, probabilmente la più bella mai pubblicata su un vinile italiano. Ci tenevo tanto.
Da cacciatore di rarità tra antiquari e librerie, usi anche il web per i tuoi acquisti?
Ho imparato, in particolare per i libri. In effetti dovrei erigere un monumento a Jeff Bezos: per esempio ho cercato a lungo il catalogo di una mostra sui Lettristi francesi del 1988 e l’ho trovato in rete da un libraio tedesco.
Almeno due libri tuoi sono dedicati all’eros. L’omaggio a Brigitte Bardot e Sex Revolution. Ora, di questi tempi, non ce la passiamo troppo bene a tal proposito, dacché l’erotismo è costretto a passare attraverso l’ondata di neo-moralismo pericolosissimo. Che ne pensi?
Io però li disprezzo. C’è un limite a tutto. Non sono disposto neppure ad avviare un ragionamento. Non si può guardare un’immagine femminile e pensare sia un atto pruriginoso. Ti racconto questa storia: per strada accanto a casa c’erano lavori e il passaggio si restringeva giusto per far passare una sola persona. Nella direzione avversa alla mia veniva una giovane donna, mi sono fatto di lato e l’ho lasciata passare. Lei è divenuta rossa in viso e mi ha sorriso, ha capito che era un omaggio alla sua femminilità. Se finissero questi omaggi sarebbe la fine del mondo. Così come non permetto a una sola donna di parlare genericamente di uomini quando si parla di stupri e violenza. Ciascuno risponde di sé stesso, solo di sé stesso.
Hai più volte ribadito che BB è la donna più bella di tutti i tempi, ma ti sei espresso anche in favore di Kate Moss. Oggi, c’è un nuovo sex simbol, ovviamente femminile?
Belle donne tante, però con un potere magico come loro, no. Oggi è molto diverso perché tutto si consuma nello spazio di cinque minuti. Pensa alla politica, Matteo Renzi aveva il 40% dei consensi e dopo poco il 2%. Togliatti, Andreotti, De Gaulle, duravano ben di più.
Un dato biografico. Tuo padre era originario di Marradi. Ti è giunto lo spirito di Dino Campana, in qualche modo?
Lo spirito è dir poco. Mio padre abitava a ottanta metri dalla casa dei Campana che era importante, sul fiume e a metà strada c’era la tipografia che avrebbe dovuto stampare le mille copie dei Canti orfici, ma Campana non credo ne abbia pagate più di cinquecento. Mi chiamò uno studioso del poeta secondo il quale da una carta del Comune di Marradi sembrava che Campana avesse dettato i suoi Canti orfici a un certo Mughini che però faceva errori di battitura e lui s’incazzava. Papà nel 1914 avrebbe avuto quindici anni. È pensabile che fosse stato lui quel dattilografo? Sì, possibile, ma a casa sua non c’era l’edizione originale che invece ho comprato tanti anni dopo.
E la politica. Hai detto più volte che non voti da anni, forse da decenni… Però tutti sanno che sei stato tra i fondatori del Manifesto e direttore responsabile di Lotta Continua e che te ne sei andato dopo poco. Allergia da redazione o ci fu dell’altro?
Politica?! Oh Dio mio, mi sto sentendo male. Chiamami un medico (ride). No, solo qualche volta non ho votato, recentemente pensando proprio a Renzi ho votato PD. In quanto a LC, non avevo rapporti particolari, mettevo la mia firma per far uscire il giornale in edicola come fecero anche Pasolini e Pannella. Nelle redazioni ho lavorato per trent’anni a tempo pieno a Paese Sera e divenni giornalista professionista, all’Europeo, a Panorama che all’epoca vendeva 600mila copie per diciotto anni, non proprio poco. Però è vero, non mi sono mai sentito un uomo di redazione. Giornalista è una qualifica che non sento, ho tratto il mio reddito dai giornali e di questo li ringrazio ma non più che questo, non ho il senso della notizia di giornata e non mi interessa.
Considerandoti tu un uomo del Novecento sono tentato di usare due categorie che oggi non esistono più: sinistra e destra. Ma fino a pochi anni fa c’erano eccome. E tu, che hai certamente una matrice culturale da progressista e radicale, sei stato tra i pochi a consumare un’eresia: scrivere per “Libero”, il quotidiano diretto da Vittorio Feltri. Altro che “compagni addio…”.
E ho fatto benissimo, intanto non è che ci fosse il Washington Post a cercarmi, ero rimasto senza lavoro nei giornali, mi ero dimesso da Panorama, Vittorio - che conoscevo da una vita - mi telefonò dicendomi che avrei potuto scrivere quel che volevo, in totale libertà e pagato benissimo. Oggi non sarebbe pensabile.
Ti racconto l’ultima: mi ha chiamato il vicedirettore di un giornale, “avremmo piacere di una sua collaborazione”, avendo un precedente con la stessa testata gli comunico che il mio cachet era di 1.000 euro a pezzo. Non si è mai più fatto vivo, capisco che oggi quella cifra non la darebbero neppure a Borges, però almeno fatti vivo, dì che non interessa o ne te lo puoi permettere, tra uomini si fa così. Da 1.000 a 200 euro proprio no: se io non posso pagare cinque volte in meno quello che compro, perché allora il mio lavoro deve valere cinque volte meno? La produzione intellettuale non ha più valore… Mi chiamano a una trasmissione tv, “noi abbiamo previsto un cachet”, no guardi della cifra ne discute con me, perché uno non vale uno. Questa è una cosa di ferro… uno non vale uno.
Dagli anni ’80 si sviluppa e cresce il tuo rapporto con la tv. Anzi, si può dire che è stata la televisione a offrire inedita popolarità agli intellettuali “non organici” come te, Roberto D’Agostino e Vittorio Sgarbi, spesso parlando d’altro, di calcio, costume e politica. Un’onda lunga durata molto ma che oggi pare in via d’esaurimento perché la tv generalista sta scomparendo ed è assai meno influente sulla vita sociale rispetto all’affermazione di Mediaset. Oggi rispetto a ieri, che rapporto hai con la tv?
A certi livelli essere intellettuale è solo d’impaccio… Una volta ho citato Togliatti, gelo nello studio, la metà del pubblico non sapeva chi fosse e forse neppure il conduttore. Vanno bene le influencer che se non aprono bocca meglio è. In ogni caso dal lavoro in tv ho imparato rapidità, prontezza, sintesi. Se protrai un ragionamento oltre quaranta secondi il pubblico ti lascia e questa è una bella scuola, il batti e ribatti, il ping pong mi piace. Certo, la mia anima raramente è coinvolta ma ringrazio il cielo, senza la tv non avrei pagato bollette e tasse. Vado dove mi vogliono, sono come gli idraulici, quando mi chiamano vado a sturare i lavandini.
Altra nota biografica. Il documentario “Nero e bello” del 1980 dove indagavi l’ambiente della destra neofascista. Mi pare fosse stato Pino Rauti a parlare della teoria degli opposti estremismi, per chi viene dalla sinistra insomma non è poi così innaturale.
È uno dei lavori di cui vado più orgoglioso. L’espressione opposti estremismi sta in piedi, negli anni ‘70 si sono misurati due opposti fanatismi con morti innocenti da una parte e dall’altra. Poi non c’è discussione, fascismo e comunismo sono le due grandi tragedie del Novecento, nate l’una dall’altra, la rivoluzione d’ottobre del 1917 ha innescato la reazione che ha generato nazismo e fascismo. Poi che tutti i nostri amici fossero di sinistra e non di destra non cambia molto.
Anche se a ben vedere qualcuno dei migliori, come Stenio Solinas, stava con Rauti e Paolo Isotta, un’intelligenza elettrica, veniva da destra. Divisioni che oggi non hanno nessun senso, viviamo un presente di cui nessuno sa nulla, nessuno sa come verranno pagate le pensioni in Italia tra dieci anni, tanto per dire una cosa banale. Tornando a “Nero è Bello”, orgoglioso perché su Rai2 in prima serata nel 1980 era la prima volta che qualcuno da sinistra parlava dei ragazzi della destra come se avessero due narici e non tre.
Da nero è bello a bianconero è bello. Ai farisei non riusciremo mai a far capire che tifare Juventus è una grazia dal cielo che ci ha evitato periodi della vita tristi e infelici, ma sempre carichi di successi con gli occhi colmi di bellezza.
A dieci anni vivevo a Catania e tra i pochi giocattoli avevo le figurine dei calciatori. Due mi piacquero enormemente, Giampiero Boniperti perché si chiamava come me, ed Ermes Muccinelli, l���ala destra, piccolo e nervoso com’ero in quegli anni, e allora ho preso la decisione di tifare Juve ed è stata la più importante della mia vita per due ragioni, perché mi ha dato grandi gioie e molto reddito, la Juventus ha mercato molto più che l’Atalanta, per dire di un’ottima squadra. Sì, una grazia dal cielo.
Una volta mi dicesti che Michel Platini fosse stato il più forte di tutti i tempi, la sintesi cartesiana dell’esprit de finesse e dell’esprit de geometrie. È ancora lui, oppure CR7…
Se tu in questo momento sulla bilancia mi offri Platini, cinque anni alla Juve e tre volte capocannoniere, e il Cristiano Ronaldo di oggi, prendo Platini perché lui era giocatore per la squadra mentre Cristiano di sé stesso, formidabile nella giocata individuale, la penetrazione, il tiro. Platini riceveva il pallone spalle alla porta e lanciava Boniek a 40 metri.
Dopo nove scudetti di fila, quest’anno dovremmo accontentarci. Pazienza. Meno pazienza, da 25 anni, un quarto di secolo, non vinciamo niente in Europa. Perché proprio non ce la facciamo, oltre confine?
Perché gli altri sono più forti. La Champions l’abbiamo vinta un paio di volte, una caterva di finali perse, alcune per sfortuna. Ora ci fermiamo agli ottavi. Il calcio italiano questo è, non possiamo far finta che non sia così. Se vai a vedere la Juve che innervava nel '78 la Nazionale: c’erano Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli, Causio, Bettega e Paolo Rossi che giocava ancora nel Vicenza e juventino lo diventerà nel 1982. C’è bisogno ripeta questi nomi a lungo… dai..
Per quanto… Chiellini, Bonucci…
Due. E poi nel calcio il caso gioca un ruolo notevole. Nel tennis non è così, sì ci può essere una palla che schizza sulla linea, ma una.
Ho letto che ti piace Jannik Sinner.
Un gran bel giocatore ma non mi trafigge l’anima. Un giocatore di forza, violenza, continuità agonistica, ma se mi metti sulla bilancia di prima Nicola Pietrangeli, non ci può essere gara. Detto questo iddio ce l’ha dato guai a chi ce lo tocca, purché si sappia che è tedesco, non parla quasi l’italiano e scrive su twitter in inglese.
Che pensi di Andrea Pirlo allenatore? Pensi ritornerà Max Allegri?
Lo lascerei lavorare tranquillo, Andrea è intelligente, può solo migliorare e poi non si cambia allenatore ogni stagione. I miei amici dicono che dovremmo andare in ginocchio da Max Allegri e io non ho nulla contro questo punto di vista.
È uscito da poco il Nuovo dizionario sentimentale, quasi trent’anni dopo il primo pubblicato nel 1992. Perché riscriverlo? Cosa c’è di nuovo?
Il titolo era azzeccato già allora perché voleva sottolineare che le cose decisive nella vita sono i sentimenti, non le ideologie, amicizia, lealtà, amore, fedeltà alla parola data. Qui ci trovi la Parigi delle librerie tanto amate, Israele che si batte per diventare una nazione, il ricordo di mia madre, i miei adorati cani.
I ritratti di Marco Pannella e Clint Eastwood. Ultimi eroi di un tempo che non c’è quasi più?
Il politico più rilevante e l’uomo che mi commuove solo a vederlo, che non ha bisogno di aggiungere nulla perché c’è in lui tutto ciò che apprezzo della vita, il coraggio, l’affrontare viso aperto gli avversari, non mentire. Altro che Mao Tze Tung.
E per (quasi) finire. Ti trovo un uomo elegantissimo. La scelta di abiti e accessori mi risulta una vera e propria ricerca di cui vorrei conoscere principi, passioni e idiosincrasie.
Amo la scuola giapponese, a cominciare da Yoshi Yamamoto, che ha rotto certe convenzioni dalla giacca diversa da come la portano i politici italiani, morbida, ti sta addosso, non ti impaccia, che dice qualcosa ma non più del necessario, non posso pensare che i politici siano tutti vestiti allo stesso modo. Basterebbe questo per dire cos’è la politica. Ciascuno deve raccontare una storia e loro no, indossano una divisa.
Tu, Giampiero, nel vestire e negli accessori, racconti tante storie, a cominciare dal colore.
Spero, ma non tutti sono intelligenti come te e lo capiscono. Il colore è nella storia della cultura italiana, pensa a Memphis, a Ettore Sottssass.
Ti sei sposato lo scorso 11 settembre con Michela Pandolfi. State insieme da una vita. Non ti chiedo le ragioni di una scelta così “meditata”…
Dopo trent’anni, passiamo tutta la giornata insieme, quando io schiatterò lei dovrà pagare un fottio di tasse. Però matrimonio è un termine che mi sta… pesante.
Il 16 aprile come festeggerai il tuo ottantesimo compleanno?
In nessun modo. Massimo due amici a cena. Non vado mai in luoghi dove ci siano più di sei persone, eccezion fatta per il salotto di Roberto D’Agostino. Dago è un fratello, le regole con lui non valgono, ma è l’unico caso.
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Como: La mostra “Betto Lotti (1894 – 1977). Di arte e di vita” alla Torre delle Arti di Bellagio
Como: La mostra “Betto Lotti (1894 – 1977). Di arte e di vita” alla Torre delle Arti di Bellagio. La Torre delle Arti di Bellagio ospita dal 29 aprile al 21 maggio 2023 la mostra “Betto Lotti (1894 – 1977). Di arte e di vita” a cura di Luigi Cavadini. Attraverso una selezione di 40 opere, l’esposizione approfondisce alcuni temi e tecniche che hanno caratterizzato la produzione artistica di Betto Lotti, strettamente legata al rapporto tra l’arte e la vita quotidiana; in particolare il tema del lavoro viene raccontato da diversi punti di vista nelle tre sezioni che danno vita alla mostra. L’inaugurazione di sabato 29 aprile alle ore 17 mette al centro la tematica del lavoro con un evento dedicato al Primo Maggio, Festa dei Lavoratori. La rassegna, realizzata da LottiArt di Daniele Lotti e Lauretta Scicchitano, con il patrocino del Comune di Bellagio, in collaborazione con L’Associazione culturale Torre delle Arti, si apre con l’Arte e i mestieri del ‘900. Grandi spazi aperti sono descritti da Lotti con pennellate morbide e sfumate che creano atmosfere dal sapore sospeso in cui il lavoro scandisce i ritmi delle giornate come in Chioggia, acquerello del 1950 dove si riconosce un gruppo di pescatori al lavoro sul molo, oppure Contadini, 1940 o la preziosa china del 1952, Le Mondine, dove le figure, rese con pochi tratti sapienti, narrano la gestualità naturale e la semplicità che caratterizzano la vita rurale del tempo. Nella descrizione degli spazi interni come l’osteria, il laboratorio di sartoria e lo studio d’artista Lotti dà vita ad opere che vanno oltre la semplice rappresentazione di ambienti e, grazie alla magistrale gestione di luce e colore oltre alla padronanza di numerose tecniche come l’acquerello, la china e l’olio, ricrea situazioni legate a un passato recente. Nello spazio intermedio della torre sono ospitate Storie di fatica e bellezza in cui l’universo del lavoro femminile viene raccontato con sensibilità e rispetto. In queste opere di grande espressività e semplicità di esecuzione emergono, grazie a pochi segni grafici, i corpi impegnati nel duro lavoro quotidiano come quello de La Pescivendola, sanguigna del 1927 o delle Donne al Pozzo, china acquerellata del 1944; le storie del lavoro quotidiano sono delineate da Lotti con la stessa maestria e attenzione dedicate all’abbraccio tra una madre e il suo bambino, Madre del 1966, e con la stessa leggerezza espressiva di Dame dans le vent del 1925 in cui linee sinuose, le ombre nette e le campiture piatte descrivono, in una strada dal gusto metafisico, una figura femminile sospinta dal vento. Con questa sezione dedicata alle donne LottiArt sostiene Telefono Donna Como, associazione di volontariato che opera sul territorio della provincia di Como dal 1991 come luogo di ascolto, incontro e protezione per tutte le donne italiane e straniere che subiscono violenze e maltrattamenti. L’esposizione si conclude con la sala dedicata ai Grandi cantieri di inizio secolo; disegni e acqueforti di grandi dimensioni come I costruttori del 1914, Disarmo e Nel cantiere entrambi del 1916 raccontano la vivacità e il dinamismo che hanno caratterizzato i primi anni del Novecento. “Siamo alla metà del secondo decennio del ‘900. Lotti ha vent’anni o poco più e le sue qualità grafiche si rivelano già particolarmente mature – afferma il curatore Luigi Cavadini - Il segno e il disegno non sono più unicamente prodotti d’Accademia, ma hanno acquisito freschezza e una capacità descrittiva che trova nel bianco e nero della matita (e delle incisioni all’acquaforte) un ancoraggio sicuro per andare oltre la semplice rappresentazione. A guardar bene questi lavori vi si ritrova un certo spirito tipico del futurismo, da riconoscersi a fronte di cantieri complessi negli intriganti dinamismi degli operai al lavoro”. Betto Lotti (1894 - 1977) nasce a Taggia (Imperia), frequenta il Liceo Artistico a Venezia e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze dove stringe amicizia con Ottone Rosai. Ultimati gli studi, prosegue l’attività artistica: carboncino, pittura a olio, acquerello e incisione sono le tecniche che predilige. Frequenta artisti come Carrà, Soffici, Papini, Campana con i quali condivide anni di grande fervore culturale ed artistico. Lotti già dalle prime collettive di acqueforti mostra una precoce inclinazione naturale a questa tecnica e ottiene importanti riconoscimenti; nel 1913 a Firenze, in occasione della prima mostra personale con Rosai, i due artisti ricevono grandi apprezzamenti da parte di Marinetti, Boccioni, Carrà, Papini e Soffici. Durante la Prima Guerra Mondiale viene internato in un campo di concentramento in Austria dove continua a dipingere. Nel 1918 torna a Firenze e frequenta il vivace ambiente artistico dello storico caffè delle Giubbe Rosse. In questi anni Lotti avvia una proficua attività di giornalista, illustratore e cartellonista in Italia e all’estero. Nel 1936 vince la cattedra di disegno a Como dove si trasferisce con la famiglia. Durante i suoi quasi 40 anni di vita vissuta a Como, Lotti conosce gli astrattisti comaschi consolidando il legame con Mario Radice, Manlio Rho, Aldo Galli, Carla Badiali, esponenti dello storico “Gruppo Como”. Egli non aderisce però alle teorie degli amici astrattisti, ma indubbiamente risente della loro influenza. La sua pittura si fa più asciutta, più attenta alle forme. Si spegne improvvisamente a Como il 13 aprile del 1977. Partecipa a mostre collettive e personali in sedi istituzionali e private ed è considerato una personalità di rilievo nel panorama artistico. Nella sua carriera ottiene riconoscimenti e premi, le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, come la Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli del Comune di Milano, la Pinacoteca Civica di Como e il Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso. Su di lui sono stati pubblicati numerosi articoli, cataloghi e testi critici, fra cui si ricordano quelli di Luciano Caramel, Raffaele De Grada e Elena Pontiggia.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Divine e Avanguardie a Palazzo Reale
Divine e Avanguardie a Palazzo Reale
Fino al 5 aprile 2021 la mostra di Palazzo Reale Divine e Avanguardie. Le donne nell’arte russa è uno sguardo sul mondo artistico russo e il ruolo della donna nello Stato più grande del mondo. Dalle icone ortodosse della Vergine e delle sante di devozione popolare, fino alla donna operaia della Rivoluzione sovietica e alle artiste delle Avanguardie, dal Futurismo al Suprematismo la donna russa è…
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