#mille-piani
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L'unica città al mondo dove non puoi perderti nel labirinto delle strade!
La città rocciosa di Castellfollit de la Roca, Spagna. Il borgo medievale è lungo 1 km e largo 50 metri. Si tratta di una piccola cittadina "sospesa" su uno stretto altopiano roccioso sopra un abisso profondo 50 m. C'è solo una strada e ci vivono circa mille persone.
La città è costruita su una roccia basaltica formata dalla collisione di colate laviche. Le case sono costruite con massi che la gente del posto taglia con amore dalla stessa lava. La prima menzione documentaria di questa meravigliosa città è stata trovata dagli storici in manoscritti risalenti al 1193. A quel tempo, Castellfollit de la Roca era già descritta come una fortezza inespugnabile dove vivevano le persone, nonostante lo spazio piuttosto limitato e l'impossibilità di avere campi. , terreni e pascoli nelle immediate vicinanze della casa. Di solito, i contadini che vivevano ai piedi della scogliera si nascondevano nella fortezza durante le incursioni per proteggere le loro famiglie dai vicini in guerra. Ma nel tempo vi sono sorte molte case che sembrano essere state "costruite" con la roccia, aumentandone l'altezza di almeno due piani. Questo perché tutte le case sono costruite dalla stessa roccia (basalto) della roccia stessa. Inoltre, il retro delle case è pieno di bordi rocciosi e talvolta leggermente strapiombanti.
Castellfollit de la Roca è l'unico paese dove non ci si può perdere nel dedalo di strade, ma non si può nemmeno passeggiare tra le case.
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Ha perfettamente ragione Franco Cardini: Giorgia Meloni è molto brava a recitare. Ed è stata anche brava a scegliere il copione: quello di una destra ortodossamente neoliberista, ultra-conservatrice e soprattutto ferocemente atlantista, occidentalista e guerrafondaia. Un copione perfetto per essere applaudita in tutte le cancellerie che prendono il la da Washington, e naturalmente perfetto per essere difesa e sostenuta dai garanti del sistema in Italia, tra i colli di Roma e i giornali di Milano.
Ma questo non vuol dire affatto che non sia lecito, e anzi doveroso, fare luce su ciò che c’è dietro la recitazione, e dietro il copione. Perché il vero capolavoro della presidente del Consiglio è quello di esser riuscita a far credere che siano esistite due Giorgia Meloni, distinte e in successione: della prima (francamente fascista e razzista, discepola del repubblichino, servo dei nazisti e fucilatore di partigiani Giorgio Almirante) non resterebbe oggi alcuna traccia, mentre a Palazzo Chigi ci sarebbe la seconda (l’affidabile statista interlocutrice di Joe Biden). Di fronte a tanta fantasia, viene in mente il mito dello sdoppiamento di Elena, per cui Paride avrebbe portato a Troia solo l’immagine della vera moglie di Menelao: anche in quel caso si trattava di salvare ad ogni costo la virtù della protagonista, e l’unico modo era sdoppiarla magicamente. E, dunque, per rimanere al mito di Elena, qual è la vera Giorgia, e quale la sua immagine? Perché la recita non è certo il fine: è ovviamente un mezzo. Una copertura per lavorare indisturbata a quello che davvero le sta a cuore. Distinguere questi due piani è doveroso, e urgente: perché se, appunto, Giorgia Meloni sta recitando, lo fa per dare agibilità e consenso a un progetto politico che non coincide affatto con il copione della recita, ma è invece la sua autentica visione della società, il sistema di ‘valori’ sul quale vorrebbe fondare la sua Italia. E mille indizi, sotto gli occhi di tutti, dimostrano che quei ‘valori’ sono davvero molto vicini a quelli espressi in chiaro nel libro del generale Roberto Vannacci.
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domani sarà un'altra giornata piena, dovrei vedermi con le colleghe di mattina e ripassare almeno un po' di ucraino, dovrei continuare a cercare casa, pensare alle materie da seguire lì e agli esami da fare (ne so zero, un giorno scriverò anche qual è la storia dietro a questo erasmus che assolutamente non era nei piani) e poi basta, in una mattinata non credo riuscirò a fare più di questo, poi ho una lezione. per oggi invece finalmente ho finito, ho fatto mille cose e adesso mi rimane solo il mio silly little ebook banale e scontato da leggere sotto le coperte
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"basta cercare in tutti i modi di fare tutto bene, di tenere tutto in piedi da sola. Basta con questa speranza inutile e vuota che tutto dipenda da te e da come ti comporti; sarebbe troppo facile e troppo bello se la vita reagisse SEMPRE di conseguenza a come ci comportiamo.
Basta, non è più credibile, non è più fattibile. Le cose andranno da sole, secondo piani che non sai nemmeno leggere delle volte.
E per le persone? per le persone... peggio.
Non stringere, non stringere più così forte, non serve a niente. Non dipende da te, non è colpa tua. Ricordalo, ripetilo, dillo ad alta voce davanti allo specchio. Non è colpa tua.
Ti saresti potuta comportare in mille modi diversi, sarebbe andata a finire sempre allo stesso modo."
zoe, pagine di un diario.
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i peggiori incubi che mi capita di fare sono quelli in cui sogno di perdere il controllo delle cose per disattenzione. sogno di avere tantissimo sonno ma di addormentarmi in situazioni in cui ho delle responsabilità, o sogno che la realtà mille volte osservata cambia improvvisamente perché da qualche parte e in qualche momento non ho prestato sufficiente attenzione, così delle email che devo inviare sono tutte sbagliate, ecc ecc. sono degli incubi terribili per il mio benessere mentale perché il richiamo all'attenzione e alla vigilanza che vivo durante il sonno mi impedisce di dormire. il sogno e la realtà cominciano ad aderire perfettamente al punto tale che da sola mi impongo di non dormire, di non poter dormire. questo per dire che ho appena inviato, con un processo a detta del sito irreversibile le email per avere le lettere di referenze per la candidatura al dottorato, e so già che stanotte sognerò di aver sbagliato tutto, o di non poter dormire per controllare che ogni singola lettera dell'indirizzo email sia scritta correttamente. una candidatura che tra l'altro faccio, questa sì, attraverso un processo irreversibile che mi sembra di non guidare neppure, perché se lo guidassi coscientemente forse mi sarei già fermata in preda ai piani più masochistici di autosabotaggio. e se ci rifletto, mi sembra proprio di aver fatto in questo modo le scelte più importanti e un po' folli della mia vita. forse il controllo che ho accettato di perdere in questi ultimi anni è ciò che disperatamente cerco di riottenere sognando, e forse è proprio grazie al controllo che ho accettato di perdere che sono qui dove sono e i miei incubi sono il prezzo da pagare (un giorno, spero, il prezzo da pagare sarà quello della psicoterapia, così da smettere di regalare soldi alle farmacie per prodotti per dormire profondamente)
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Drama Quiz 2023
Bene, ma non benissimo
Drama visti in totale: 72
Japan (14): Alice in Bordeland 2; Ikebukuro West Park; Gomenne Seishun! ; Silent; Danger Less; Kazuku No Uta; Bakura no Yuuki; The Days; Don't Call It Mystery; One Piece; Fuujhinshi; MIU 404; High&Low The Wrost Episode 0, Yu Yu Hakusho
Korea (27): My Love From The Star; Cafè Minamdang; Weak Hero Class 1; Kairos; Extraordinary You; The Spies Who Loved Me; How to Buy A Friend; Love To Hate You; Under The Queen's Umbrella; One The Woman; Taxi Driver; Moon Lovers: Scarlet Heart Ryeo; Fanletters, Please; Tale Of The Nine Tailed; Black Knight; Mystic Pop-up Bar; Reborn Rich; Gaus Electronics; Best Mistake; W; Tale Of The Nine- Tailed 1938; Destined With You; The Forbidden Marriange; Moving; Strong Girl Namsoon; See You In My 19th Life: My Lovely Boxer
Taiwan (3): Small And Mighty; Nowhere Man; Danger Zone
China (18): 11 Left; Medical Examiner Dr. Qin; City Of Streamer; I Am The Years You Are The Stars; Please Feel At Ease Mr. Ling; My Deepest Dream; The Love You Give Me; Goodbye My Princess; Eldest Princess Above; Gank Your Heart; Just Fiancée; Seal Of Love; A Familiar Stranger; My Lethal Man; Back From The Brink; Love Under The Stars; Three Body; Plese Be Married
Thai (7): The Gifted; Ps: I Hate You; Midnight Museum; The Stranded; My Dear Donovan; I'm Tee, Me Too; The Gifted; Graduation.
Hong Kong (1): Forensic JD
Indo (1): Antares 2
Turkey (1): Mezzanotte a Istambul
Dovrei essere contenta vista la quantità dei drama visti quest'anno. Ma ahimè quantità non implica qualità: a differenza degli altri anni, non ho trovato serie capaci di farmi innamorare...capaci di rimanere nella mia mente per settimane e settimane.
Quel drama che ti prende il cuore e si fa amare anche con mille difetti...ho visto drama carini, apprezzabili e godibili ma roba alla Black o alla The Untamed - per capirci - non ne ho trovata.
ma comunque:
1) Il drama più bello che hai visto: Reborn Rich
Ok, diciamo che questo drama è tutto, tranne che perfetto. Il finale poi andrebbe riscritto da capo e la storia d'amore per me, poteva benissimo essere eliminata.
Nonostante ciò a me questa serie è piaciuta molto. La recitazione è stata d'altissimo livello per tutti gli attori, con alcuni che hanno letteralmente spaccato lo schermo data la loro bravura.
La trama non è nulla di innovativo per carità - tizio sfigatissimo che torna nel passato e grazie alle sue conoscenze trova rivalsa e giustizia - ma ho amato tutta la parte anni 80' e 90' e 2000: i vestiti, i film, gli eventi e tutta la cultura che faceva parte di quel periodo. Come dimenticare l'attesa per lo scoccare degli anni 2000? Quando alcuni pensavano che sarebbe finito il mondo?
E' poi così soddisfacente vedere il percorso del protagonista, i suoi piani e soluzioni per raggiungere i suoi obbiettivi e inevitabilmente ti ritrovi a fare il tifo per lui, soprattutto in confronto agli altri personaggi. Song Joong Ki tratteggia un personaggio che per certi versi ricorda il buon Vincenzo e siccome ne ero un po' orfana, trovo bello ritrovare anche qui. Anche se qui la scena viene letteralmente rubata da Lee Sung Min che regala un interpretazione del Nonno del protagonista da Oscar. la dinamica tra Nonno e Nipote poi, credo che sia la cosa più bella e che più mi ha convinto di questa serie.
Ho poi trovato interessante come nonostante la serie fosse un mini corso di economia aziendale, tra azioni, borsa, indice di mercato e compagnia, io non mi sia mai annoiata. La serie ha un buon ritmo, svariati colpi di scena ed è emozionante osservare il viaggio di Joong Ki per ottenere la sua rivincita.
2) La storia d'amore che ti ha conquistato di più: My Dear Donovan
Ci sono state tante storie d'amore che ricordo con piacere soprattutto sul lato Korea. Ma faccio il salto della quaglia e voto per My Dear Donovan direttamente dalla Thailandia.
La prima cosa che ho apprezzato è che il lead non fosse il solito CEO arrogante, con la puzza sotto il naso che guarda un po', si innamora del caso umano di turno. In My Dear Donovan, il Donovan è un ragazzo normalissimo che nonostante faccia l'attore e quindi si presume sia superbo come pochi, in realtà è dolcissimo e molto alla mano.
La storia d'amore è semplice ma ben costruita passo passo, con la protagonista imbranatissima in amore ma una volta trovatolo, è decisa a stargli accanto nel bene e nel male. Come ogni relazione ha i suoi alti e bassi, litigate, dubbi, fraintendimenti, problemi di comunicazione ecc ecc ma loro reggono botta - soprattutto grazie alla lead - e superano le difficoltà che gli si pongono davanti guidati dalla voglia di stare assieme.
Carini da morire.
3) Il drama che ti è piaciuto di meno: Gaus Electronics
Ok, questo drama è stato visto unicamente per la presenza di Kwak Dong Yeon, attore che avevo adorato in Vincenzo e che volevo vedermi in un ruolo più centrale. Ed perché era una commedia leggera. Io e @veronica-nardi ci guardiamo sempre mattoni, robe serie e per una volta volevamo qualcosa di più spensierato.
Ma Gaus è troppo spensierato. Ed ha una comicità che non mi ha quasi mai fatto ridere. Un po' come Welcome To Waikiki. Quella voglia di far ridere a tutti costi mettendo appositamente scene assurde che dovrebbero essere divertenti ma che lo senti da lontano che sono forzatissime solo per suscitarti la risata.
Più vedo questi genere di drama koreani e più penso che una certa comicità possa farla ed esser convincenti solo i giapponesi.
4) una serie che meriterebbe un sequel: Mezzanotte a Istanbul
Ne ho due. Il primo è Mezzanotte a Istanbul. Necessito di un seguito perché la serie si è conclusa con un colpone di scena che presuppone un continuo ma che ad oggi, nulla si sa. @ili91-efp nulla?
Le domande lasciate aperte sono milioni e tutte le teorie che mi sono fatta sui vari viaggi nel tempo, il ruolo e l'identità della protagonista, sua figlia, il lead e tutta quest'altra roba, DEVE essere risolta.
L'altro è Moving. Anch'esso è finito facendoci presupporre un continuo, con la presentazione di altri ipotetici villain - un intero alfabeto a quanto pare - ma soprattutto voglio vedere come continua la vita delle persone con i super poteri? Le varie famiglie avranno trovato la pace? O il Governo - come si evince dal finale - non ha ancora finito con loro? Dateci il sequel!!
5) Il personaggio preferito: The Gifted
Nonostante la serie di The Gifted sia affondata nella mia opinione personale come il Titanic in quella celebre notte, una cosa positiva me l'ha data: Wave.
Wave mia stella polare nel nulla cosmico.
Quando inizia la serie Wave ci viene presentato come un vero "dito in culo". Ossessionato dai voti e dalla classifica della scuola, Wave non è interessato a stringere amicizie o conoscere persone. Anche perché soffre di una terribile mancanza di fiducia negli altri e teme di poter essere usato.[ SPOILER] cosa che è effettivamente successo. [FINE SPOILER]
Durante la serie Wave mostra un evoluzione clamorosa. Quello che dice e fa' , mi ha riempito di gioia e di un orgoglio senza pari. Durante il drama rimane un personaggio a tutto tondo, deciso e chiaro, dimostrando però di poter e voler cambiare.
[SPOILER]
Il voler andare nella stessa università dei poracci di Pang rinunciando ad una formazione a 5 stelle per amicizia - anche se per me questi due sono già fidanzati e sposati. Ma non lo dite in giro. Per me sono un BL nascosto - dimostra un cambiamento, un apertura che non ha eguali in nessun altro personaggio della serie. [FINE SPOILER]
6) Il personaggio più odiato: Goodby My Princess
Ci metto quasi tutti i personaggi di Goodbye My Princess. Dal principe in questione, al second lead. Dalla Nonna imperatrice al cane che passa sullo sfondo. Ho augurato ogni male a più di metà personaggi ed ad ogni morte non ho mai versato una singola lacrima. Ok, qui più che colpa dei personaggi era colpa della scrittura della serie.
Ma ancora... se ripenso al lead [SPOILER[ che uccide il second lead davanti alla moglie e dopo gli professa il suo amore, [FINE SPOILER] mi sale un crimine così forte che vorrei entrare nel drama per pestarlo.
Ed è infatti il lead di Goodbye il mio vincitore in questa categoria. La serie ce lo presenta come quest'uomo desideroso di vendetta e potere che manipola, usa, intriga e ammazza chiunque gli si pari davanti. E nemmeno gli affetti più cari sono in salvo dalla sua missione. [SPOILER] Qui ricordo che nella prima vita ha mentito alla lead, la usata, gli ha ammazzato Nonno, Madre e reso pazzo il Padre. L'ha rapita e voleva sposarla con la forza.
Nella sua seconda vita, siccome sta poraccia non aveva sofferto abbastanza, si ritrovano sposati e senza memoria di cosa sia successo prima.
Il lead, nonostante sappia che la famiglia della ragazza sia morta, le mente di nuovo, facendole credere che siano ancora tutti vivi. Forse prova un fascino perverso nel vederla scrivere a dei genitori che MAI RISPONDERANNO. Poi s'innamorano - dio solo sa come - ed il lead inizia a insultarla, stalkerarla... da bravo uomo tossico non comprende come la moglie sia infelice della loro vita matrimoniale e anche se lo capisse NON GLIENE FREGHEREBBE NULLA. L'importante è che lei stia lì. Aggiungiamo sequestro di persona ai reati di quest'uomo.
Con una simile mentalità non può sopportare che la lead sia legata ad un altro uomo, quindi, quando ciccia fuori il second lead e nonostante sappia che sia il maestro della moglie e che lei ci tiene molto, lo ammazza davanti e a lei OBBLIGANDOLA a vederlo morire.
Disperata e obbligata ad un matrimonio tossico la lead finalmente recupera la memoria della sua prima vita e la tegolata che gli arriva in testa è terribile! Quado poi il lead decide di fare guerra al regno della moglie, la ragazza si ammazza pur di fermarlo.
Ma per tutta la serie il lead, con le mani ancora sporche di sangue e sanità mentale della moglie [FINE SPOILER] ci ripeterà che l'ha sempre amata.
OHHHHHH.... l'amore!
Io non so quante imprecazioni ho tirato verso questo personaggio. Ogni volta che era in scena, avevo la bile che saliva a livelli astronomici. Bugiardo, manipolatore, tossico...
7) L'ambientazione più brutta: Back From The Brink
Back from the Brink. Quella foresta di alberi finti tipo recita della scuola mi danno ancora fastidio a pensarci.
Idealmente erano anche paesaggi belli essendo il drama un fantasy, c'erano molte location che visivamente - da lontano - erano belle.
Ma una volta viste da vicino si vedeva questo effetto finto che pareva tutta roba di plastica.
8) Il finale più bello: PS: i hate You
Poetico.
Il finale di questo drama, non solo racchiude perfettamente il mood della serie ma lo fa con un colpone di scena che si poteva annusare da lontano ma che quando accade è così assurdo che non ci credi. Non solo.
Il finale di Ps I hate you chiude splendidamente tutte le trame e da' ai personaggi la conclusione perfetta.
Niente buonismo, niente cose strane per far arrivare al lieto fine forzatamente la storia...finisce tutto come dovrebbe finire.
[SPOILER] ho amato che Saras, l'unica delle cinque ragazze a prendersi la responsabilità dei suoi misfatti, fosse anche l'unica che alla fine sorridesse. [FINE SPOILER]
Finale perfetto. Non lo cambierei di una virgola.
9) Un attore e un attrice che ti sono piaciuti tantissimo: Reborn Rich e One Piece
Attore preferito: Lee Sung Min. La sua interpretazione in Reborn Rich è stata così toccante e intensa che mi sono commossa. Soprattutto nella parte finale della storia quando la trama prevedeva un'interpretazione più emotiva, ha dato il meglio di se. La scena dell'ascensore rimane una delle più toccanti viste quest'anno.
Vorrei però dare il premio di consolazione a Lee Je Hoon in Taxi Driver. Qui la storia prevedeva che l'attore in questione fingesse di essere diverse persone e non importa il tipo: dal coatto di periferia al tirocinante imbranato, Lee Je Hoon ha interpretato in modo magistrale qualsiasi ruolo richiestogli. Bravissimo.
Per le donne invece, voto per Emily Rudd in One Piece. Considerando la giovane età e la pressione del dover intepretare un personaggio così famoso, Emily ha fatto un ottimo lavoro. Il cambiamento della personalità del personaggio durante la serie, è perfettamente realizzato dall'attrice che fa notare molto bene questo passaggio cruciale del suo personaggio.
La sua recitazione non è ovviamente intensa come quella di altre attrici nella mia lista ma voglio dargli il voto sulla fiducia e sul grand lavoro svolto.
10) La morte di un personaggio che ancora non hai superato: Goodbye My Princess
Onestamente non ricordo di morti che non avrei voluto accadessero. Ma trovo allucinante come in Goodbye My Princess [SPOILER] siano crepati TUTTI tranne l'unico a cui auguravo un Erasmus tra i lombrichi.
Scherzi a parte, ci sono rimasta male per la morte della lead poiché sta poraccia aveva avuto una vita di merda, con un matrimonio orribile e l'unico modo per sfuggire a tutto è stato il suicidio. [FINE SPOILER]
Non si meritava quella fine. Non così. E non lei.
Chiariamoci, non è perché mi freghi qualcosa di lei a livello emotivo - mi stava simpatica ma nulla di più - il mio " morte non superata" è più ad un livello di giustizia divina.
Goodbye My princess mi ha insegnato che non c'è giustizia a questo mondo.
11) La OST che ti è piaciuta di più: High and Low
Qui me la gioco facile. Se nel quiz c'è High and Low, stai certa che vincerà nella categoria musicale. Sarà perché in realtà questo drama è uno spottone al gruppo degli Exile?! probabile
Comunque sia, l'OST che voglio far vincere è Top Down degli Exile appunto, canzone che accompagna il Liceo Housan.
Mado' che carica che da'! Il ritmo e quelle note ti fanno venir voglia di saltare sulla sedia e ballare come se non ci fosse un domani.
youtube
ALZATEEEEE IL VOLUMEEEEEEEEEEE!!!
12) L'attore e attrice peggiori: Café Minamdang/ Back From the Brink
Come attrice peggiore voto Oh Yeon Seo di Cafe Minamdang. Purtroppo a me questa attrice, non c'è verso che mi piaccia. L'avevo già vista in Korean Odissey ed era stata la sua recitazione il più grave motivo per il drop di quella serie. In questa, continuo a trovarla troppo rigida e finta. Una recitazione che non mi convince, con quegli occhi spalancati e quella rigidezza che proprio non mi piace.
Stesso discorso per Neo Hou di Back from the Brink. Ho trovato la sua recitazione troppo rigida con il risultato che il suo personaggio doveva essere altero e freddo ma sembrava troppo compassato. Anche nelle scene presumibilmente più divertenti, la sua rigidità facciale mi ha impedito di godermi i momenti.
13) Una serie che merita più conoscenza: Miu 404
Voterò per MIU 404 premiandolo per essere sì una serie investigativa ad episodi ma capace di sviluppare la trama orizzontale lungo tutta la storia. E non sempre è così. Ha un buon livello di indagine, qualche mistero e personaggi interessanti che creano delle bromance molto carine.
Inoltre ha un buon ritmo e umorismo alla giapponese che non guasta mai.
Merita di essere più conosciuto secondo me, perché è davvero un buon prodotto, uno dei migliori che ho visto di questo genere ad episodi.
14) Il momento che ti ha fatto saltare sulla sedia PS: i hate you
PS: I hate You si è portato a casa qualche premio quest'anno, tra cui questo. Il momento che mi ha fatto saltare sulla sedia non è stato tanto per la rivelazione ma perché era così assurda, così "malefica" - ma che si sentiva da lontano - che quando succede davvero puoi solo coprirti la bocca con la mano sconvoltissima.
E sì, [SPOILER] mi riferisco alla sorpresa di Pitch come psicopatico che ha complottato per uccidere la sua stessa sorella ed avere la ragazza dei suoi sogni come premio e giocattolino nel finale. [ FINE SPOILER]
E' stato stupendo perché io già a metà serie avevo annusato che c'era qualcosa che non andava ma mai avrei pensato che sarebbero arrivati a quel punto.
Capolavoro.
Della psicopatia.
Ma ancora capolavoro.
15) Il protagonista maschile preferito: High and Low The Worst Episode 0
Io sono piuttosto sicura che non è la prima volta che Murayama Yoshiki si prende questo premio. Ahimè sono una sua fan sfegatata: potevo perdermi l'occasione per premiarlo ancora una volta? Dai che è l'ultima.
Tralasciando battute da fangirl, leggendo la lista, grandi lead maschili capaci di prendermi il cuore e farmi empatizzare con loro...non ce ne sono stati. Carini sì. Alcuni più interessanti di altri ma ancora dimenticabili.
Ed allora voto per questo ragazzo - anche se ormai dovrebbe essere sulla venticinquina - ma l'età scolastica del Liceo Oya è variabile - capace sempre di farmi sorridere e stupirmi.
E' chiaro che una delle cose che apprezzo di più in un personaggio è la sua crescita ed evoluzione. Posso amare un characters quando lo vedo crescere, cambiare ed essere una persona diversa, rispetto all'inizio della storia.
Murayama è così. Parte come ragazzino a cui piace fare a botte senza nessuno scopo, per diventare un leader competente e capace anche di prendere decisioni impopolari per salvaguardare il futuro dei ragazzi. E quando nel finale decide di lasciare finalmente la scuola, è come se passasse il testimone agli altri ragazzi che adesso dovranno portare in alto la bandiera dell'Oya come aveva già fatto lui.
Tra i vari personaggi dell'intera saga di High&Low, Murayama è quello che ho amato di più e su cui la serie stessa ha sviluppato la storia. E ci sarà un motivo. XD
16) La storia d'amore che non ti è piaciuta: Extraordinary You
Per non far vincere di nuovo Goodbye My Princess - anche se questa categoria sarebbe la sua, praticamente - voterò per Extraordinaey You.
Non ho mai capito perché e per come questi due si dovessero amare. La lead si incuriosisce del personaggio senza nome che fa da sfondo alla trama del fumetto, iniziano a parlare e s'innamorano. La storia d'amore parte anche in modo carino e per i primi episodi più interessare ma dopo un po' annoia.
Erano perfetti assieme e grondavano miele fuso non c'è mai stato conflitto, tensione, pepe nella loro storia d'amore. Tanto che i classici impedimenti sono stati tutti esterni alla coppia.
Ed alla fine ho trovato la loro storia d'amore piatta e super scontata. Anche perché lui, avendo la personalità di un budino, faceva tutto ciò che la lead gli diceva, lei lo guardava con gli occhi a cuore ecc ecc...
Una coppia noiosa.
17) Miglior bacio: Tale Of The Nine- Tailed 1938
Voto il bacio tra Lee Rang e Jang Yeo Hee.
Finalmente una gioia per quest'uomo!
Dopo un corteggiamento serrato da parte della sirenetta dei nostri cuori e dopo aver ricevuto vari rifiuti, finalmente Lee Rang abbandona tutte le paranoie, insicurezze e dubbi e mi regala un gran bel bacio. Anche perché nato dopo episodi ed episodi di ottima chimica trai due personaggi e occhiate languide da una parte e dall'altra. XD
E' stato bello vederlo sciogliersi a abbandonare l'ossessione per suo fratello per vivere finalmente questa storia d'amore.
18) Il drama che hai fatto fatica a finire: The Gifted 2
Oddio, in questa risposta ci poteva entrare benissimo anche The Midnight Museum ma si è salvato poiché così assurdo e fuori di testa che volevo arrivare alla fine, solo per scoprire cosa gli sceneggiatori si sarebbero inventati di altrettanto inconcepibile.
Ecco perché il voto va a The Gifted 2. La prima stagione mi era piaciuta ma la seconda mi ha terribilmente annoiato e non vedevo l'ora che finisse: personaggi involuti, villain con un plot armor esagerato, buchi di trama, cosa che accadono ma che facciamo finta che non siano mai successe...un delirio.
Inoltre tutta la parte centrale della stagione, non vede la trama fare passi avanti. [SPOILER] Da quando Pang e gli altri si allontano - intorno al 4-5 episodio - fino al 10/11 episodio, non succede nulla di rilevante ai fini della trama. Sì c'è la lotta tra il governo e il preside, la non morte di Time e Korn ma nel disegno globale, tutto questo potevano cancellarlo e voilà il finale non sarebbe cambiato quasi per niente. [FINE SPOILER]
19) Scena d'azione migliore: Yu Yu Hakusho
Incredibile ma vero, non è High And Low a vincere in questa categoria. Anche se le botte sono state meravigliose come sempre!
Voto per combattimenti di Yu Yu Hakusho che sì, c'era troppo sangue e budella per i miei gusti ma le legnate tra Yusuke e Goki nella discarica delle macchine, mi rimarrà nel cervello per mesi.
C'è Goki che prende una portiera di una macchina e la lancia dritto per dritto in faccia a Yusuke. Quello salta al centimetro e con mosse da contorsionista, schiva la portiera che si va a conficcare in un altra auto a 2 cm dal protagonista!
Poesia!
20) Miglior Villain: Reborn Rich
Voto per il vecchio Jin Yang Cheol.
Ok, è un villain un po' atipico ma per il lead e noi spettatori, ha sicuramente rivestito il ruolo di antagonista da sconfiggere.
Il nonno del protagonista infatti, non è malefico, infido o perverso. Quest'uomo è un cinico bastardo, arguto capitalista inflessibile, esigente, a tratti crudele, machiavellico, spregiudicato...ma ha anche dei difetti
Ma allora perché il migliore?
Perché se è difficile creare un eroe in una storia, ancor più difficile è creare un avversario credibile da battere ed il Nonno del protagonista è stato un incredibile rivale per il nipote. Per Do Jun battere il nonno in affari è l'unico modo per mostrare quanto vale, a costo di farlo soffrire.
Ed il finale del personaggio del Nonno è incredibilmente triste e se la serie è riuscita a farmi empatizzare con un tale personaggio, un uomo mostrato spesso nel suo lato peggiore, c'è solo da fare degli applausi.
21) Il finale peggiore: I Am The Years You Are The Star
Qui il premio c'è a mani basse. Dopo 24 episodi che mi rompi il caz..o sulla SICURISSIMA morte della protagonista. poiché malata di una malattia sconosciuta ma incurabile... [SPOILER] lei guarisce. Da cosa non si sa. Come non si sa. Ma lei adesso sta bene. Giusto in tempo per coronare il suo sogno d'amore. Non è bellissimo??! [FINE SPOILER]
Quando sono arrivata al finale ero così basita e fuori dai miei panni che mi sono trovata a ridere istericamente per 10 minuti buoni.
Questo non è un finale. E' una presa per il cu..o.
22) La protagonista femminile preferita: My love from the star
La star Cheon Song Yi. Donna con i contro cazzi ma capace di essere alla mano e super divertente. Nonostante il ruolo da attrice famosissima, Song Yi rimane una ragazza alla mano che fa cose che tutte noi potremmo fare: cantare ubriache davanti alla tv, fare telefonate senza senso o scenate degne della migliore tragedia greca.
Ma oltre a ciò, Cheon Song Yi è anche una donna decisa, che sa quel che vuole e risponde per le rime a chi non la rispetta.
E se qualcosa va male, non si deprime pensando che la sua vita è rovinata ecc..ecc ma prende le cose come vengono. Decisa sì a rimettere in piedi la sua vita dopo i vari problemi ma senza piangersi addosso ogni 3 minuti o implorare l'aiuto di altri.
23) La scena o frase che ti è rimasta impressa: Reborn Rich
Di nuovo Reborn Rich e qui metterò papale papale la scena incriminata: [SPOILER]
Io non credo che potrò mai dimenticare il 12° episodio: la scena nell'ascensore, quando il Nonno dopo una sfuriata colossale al lead, si fa la pipì addosso e guarda il ragazzo con lo sguardo disperato è di una potenza stratosferica. Credo di aver pianto. Tornando alla scena dell'ascensore, quella è emblematica per mostrare i diversi livelli di attaccamento dei due nipoti verso il nonno: mentre il maggiore mette consapevolmente il nonno in difficoltà, mettendolo appositamente in imbarazzo, desideroso di mostrare agli altri la demenza del Nonno per il proprio tornaconto, Do Jin protegge la dignità dell'anziano, rovesciando appositamente il secchio d'acqua per nascondere la pipì del vecchio e non far capire alla donna delle pulizie lì presente, quello che era successo.[FINE SPOILER] Nonno e Nipote si ritrovano a proteggersi a vicenda cementificando un legame già stupendo e regalando allo spettatore tutta l'intensità di questa relazione ormai arrivata alle battute finali ma che è stata così incisiva e bellissima lungo tutto l'arco della serie.
Ci ho ripensato per giorni a questa scena e ancora adesso mi fa scendere la lacrimuccia e mi fa commuovere.
24) Il villain peggiore: W
Cosa c'è di peggio di un cattivo scritto male??
Uno che non esiste. e voilà
Eh già. Perché il fantastico autore di questo fumetto ha pensato bene di dare al villain un valore emotivo e non narrativo e quindi non strutturando nessuna storia attorno a lui. [SPOILER]
Il cattivo di W e poi anche del fumetto, non ha motivazioni, non ha background, non ha nulla. Semplicemente è un cartonato che sta lì per ammazzare la famiglia del lead, incastrarlo per omicidio della stessa e ciao. Adios amigos. [FINE SPOILER]
Terribile. E lo so che dovrei prendermela con lo scrittore del fumetto per aver creato sto mostro di nonsense, ma siccome si vota il "villain peggiore" e l'autore non si è impegnato manco mezzo secondo per crearlo, il voto della vergogna se lo prende lui.
25) Una bromance spettacolare: Tale Of The Nine Tailed
Qui voto per il fratelli volpe. Lee Rang e Lee Yeon lungo tutte le due stagioni hanno un rapporto molto strano: Il minore è legatissimo al fratello - quasi ossessivo - ama suo fratello ma lo risente per averlo abbandonato. Vorrebbe passare del tempo con lui ma ha sempre il terrore di affezionarsi e poi soffrire nel caso che Yeon [SPOILER[ lo abbandoni di nuovo. [FINE SPOILER]
D'altra parte Yeon adora il fratellino ma vorrebbe vivere una vita sua, stare con la ragazza che ama e vorrebbe che anche Rang trovasse una sua strada che sia a prescindere dalla vita di Yeon.
Nella prima stagione tra i due fratelli c'è maretta e una dinamica conflittuale ma che allo stesso tempo è amorevole. Nella seconda, le cose vanno ancora meglio ed i due fratelli finalmente si riappacificano e trovano ognuno la propria strada.
Una bromance carina, profonda e divertente che rivedo sempre volentieri.
25 BIS) L'anno scorso la sfida era vedere:
Un cdrama storico o wuxia
Un drama tratto da un libro/novel/manga/webcomic
Un drama che ha vinto almeno un premio
come è andata? ci siete riusciti?
Yes! E non ho nemmeno dovuto cercarli. Mi sono capitati e solo quando sono andata a fare il quiz, mi sono accorta di aver completato la missione.
Back From The Brink per il drama Wuxia, One Piece per il drama tratto da manga e Moving per aver vinto il Grand Bell Awards nella categoria Miglior Serie. oltre ad aver vinto una fraccata di altri premi.
La sfida di quest'anno è di vedersi un drama/film co-prodotto o con attori (principali) di due o più paesi, entro la fine del 2024. Dite che è fattibile? XD
Qui ho barato. Onestamente non avevo idea di quale drama vedermi con queste caratteristiche...ma poi leggendo la risposta al quiz di @lisia81 mi sono illuminata: One Piece.
Cioè!
Non è che è fattibile, è già fatta praticamente.
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Questa sera serata no. E senza motivo tra il resto, tranne una piccolezza al lavoro che però mi ha completamente cambiato i piani e quindi un po' destabilizzato. Non so se il mio umore sia riconducibile a questo. Ma sono triste. Sono troppo lontana da chiunque e dalla mia cultura, dal mio stile di vita, da tanta gente simile a me. Sono triste, mi sento sola e continuo sempre a pensare che vorrei solo tornare indietro a quegli anni meravigliosi che ho vissuto tra studentato, università e altre mille mille cose fantastiche. Mi manca tutto, mi manca la mia città, mi mancano le mie "cose" i miei posti - la mia vita di una volta. Chissà fra cinque anni quando mi riguarderò indietro cosa penserò di questa scelta di stare un anno a Vienna. Ora e per i prossimi mesi la mia priorità è comunque abituarmi alla nuova vita da adulti... Faccio fatica. Questo weekend vengono i miei a trovarmi e se ci penso un po' piango. Sono felice. Vorrei tornare con loro a casa mia. Sono felice.
Non so che cazzo mi abbia preso sta sera e come cazzate possano mandarmi a puttane le giornate mi sciocca sempre.
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La pazienza dell'acqua
Cos’è che ti tiene sveglio la notte, Obito? Non è l’incessante ticchettio della pioggia di questo maledetto posto, lo trovi quasi superfluo mentre s’insinua attraverso il sottile velo del sonno per fondersi con l’affanno dei sogni, ne sei talmente assuefatto da non sentirlo neanche più; finisce per essere familiare, combinato con le cellule di chi vive lì. Fa da costante sottofondo agli occhi di Rin, spalancati, sempre uguali. Lei ti guarda, non sono cambiati, ancora così grandi e con l'invitante colore nocciola. Cosa c’è di diverso, allora? Cosa manca nell’attimo che precede l’innaturale dilatarsi delle pupille? Hai sempre creduto nell’anima, un giorno la ritroverai e la riconoscerai tra mille.
Le lacrime di Kakashi che si dispera sulla tua falsa tomba hanno il suono di quelle gocce insistenti, scavano il tuo nome sotto un perenne cielo grigio. La bugia che sta lentamente uccidendo il tuo amico ha scheggiato la lapide, la persistente acqua del dolore la erode.
No, non sono le magagne del passato a farti sobbalzare nel cuore delle tue notti tormentate, vero, Obito? Non puoi neanche scaricare la responsabilità sui tuoni, in questo dannato villaggio finiscono tutti per farci l’abitudine.
È un dito che spinge e gratta dentro il tuo stomaco. Un’immagine che resta indefinita dietro gli occhi di Rin e sotto le lacrime di Kakashi. Non affiora mai in superficie, non la decifri, ma sai che è lì.
Un tuono più forte, neanche troppo eccessivo come intensità sonora, è solo diverso. Non romba, nessuna bassa frequenza fa vibrare le finestre, a far trasalire Obito è una scudisciata simile a una frusta.
Non capisce se era già sveglio, è arduo pescare proprio la risposta che serve nella matassa di incubi e rimorsi. Obito si preme le mani sulla faccia, la metà destra adesso è insensibile, come sempre quando non impegnata a infliggergli fitte a caso e senza motivo. Ansima con il cuore a mille e il petto compresso in una morsa, si arrotola tra le lenzuola intrise di sgradevole sudore freddo. Merita la sferzata appena sentita, ne prenderebbe altre mille dritte nel cervello se servisse a cancellare i suoi sbagli, se potesse restituire vita e sorrisi a tutte le persone che non può più vedere e a quelle a cui sta rovinando l’esistenza.
Senza togliersi le mani dal viso, si rigira a pancia sotto, affonda la testa che scoppia nel cuscino nel vano tentativo di placare quel tarlo che adesso lo tormenta anche di giorno. Quel baco che gli succhia il rispetto verso se stesso senza neanche avere la decenza di farsi vedere in faccia. Da quando ha iniziato a farsi scrupoli nei confronti della feccia che ha deciso di sfruttare?
Il dubbio lo rode, gli irrompe in testa senza permesso togliendo valore a Rin, mina i piani per cui è sempre vissuto, fa impallidire il vuoto a cui è stato condannato. Tenta di riempirlo, di farglielo accettare per andare avanti in una vita differente. Scava come quella dannata acqua, gli sfila il terreno da sotto i piedi un granello per volta in un sadico stillicidio. Gli si introduce subdolo nella mente bisbigliando che per camminare a testa alta è sempre necessario calpestare e perdere qualcuno. Ma è un inganno. Obito non ha più nessuno, è solo al mondo, ogni affetto in cui credeva è stato tradito e strappato.
Un genjutsu lanciatogli da Itachi? Probabile. Deve stare allerta, il suo sharingan menomato potrebbe non riuscire a competere con quello di Itachi.
La sua sofferenza non può essere invalidata da una stupida remora senza fondamento. Mantenere inamovibile l’astio verso chi lo ha reso un vegetale emotivo, e l’ostinato egoismo nel perseguire i suoi obiettivi sono le uniche vie per continuare ad avere riguardo del dolore patito.
Obito sa di non essere nato così, che quel bambino sorridente e fiducioso è rimasto sepolto da una valanga di tormento e ripudio. Ecco, i responsabili dovranno pagare. Senza sconti.
Impedendosi di cadere in ulteriori indugi, Obito si alza, iniziare la giornata è un dovere verso se stesso. Un altro passo verso la meta.
Si avvicina alla finestra, nonostante sia sveglio da circa un quarto d’ora, il tetro bagliore al di là del vetro non è cambiato. Grigio, stessa intensità, non si scorge niente attraverso i fiacchi rivoli di pioggia che tracciano contorti ghirigori sulla superficie. Impossibile intuire che ore sono dall’inclinazione della luce, ad Amegakure non sale mai oltre quel livello di fiochezza. Obito è nudo, il calore emanato del suo corpo appanna gli angoli. Sospira lasciando perdere la finestra, non ci sarebbe comunque niente da vedere a parte strade deserte e quei maledetti tubi, le curve a cui sono costretti per assecondare qualunque struttura li rendono ancora più brutti.
I tubi sono un materiale.
Tutto è costituito di tubi. Le pareti, i tetti, le strade, le scalinate, persino quelle che pretendono di essere statue o decorazioni.
Non si sfugge dalle gocce che sussurrano: ti vedo, so dove sei.
Il gocciolare del lavandino è discorde da quello proveniente dal tetto. La pioggia rotola nei tubi con un vago suono di pietruzze, attraversa le profondità dei muri per andare a dissolversi sottoterra.
Obito ignora entrambi mentre si occupa dell'orbita vuota. È essenziale una scrupolosa pulizia due volte al giorno: la sera per rimuovere i detriti della giornata inaspriti dall’uso perenne della maschera, la mattina per eliminare le lacrime rapprese. Le mani tremano, il sudore gli stilla dal mento seguendo i binari delle cicatrici ormai indurite.
Inutile procedere. Obito sbuffa, scaraventa con rabbia spugna e sapone nel lavandino, desidera solo ficcarsi sotto una doccia fredda.
L’acqua gelida gli mozza il respiro, le ombre di Rin e Kakashi gli scivolano lungo la pelle, la ragnatela di incubi allenta un poco le maglie. Ma qualcosa rimane lì, ostinato come una macchia di sangue. Non va via, è senza forma, non ha nome.
Obito soffoca, sbatte più volte la fronte sulle piastrelle, poi la lascia lì. Vorrebbe gridare di essere lasciato in pace. Prega, chiunque sia, di smetterla di guastargli gli obiettivi, di comprendere la sua sete di giustizia per il troppo male ingiustamente subito. Però, non riesce a spiccicare niente di assennato a parte un informe verso gutturale.
Sta a Obito non lasciarsi abbindolare dal venefico serpente che vorrebbe nutrirsi della sua anima, che andasse a pasteggiare con uno qualsiasi dei pusillanime che infestano il mondo.
Risoluto, balza fuori dalla doccia e si asciuga.
Non serve guardasi allo specchio per infagottarsi nella condanna quotidiana, ormai Obito conosce ogni pezzo a memoria e ha anche imparato a indossare tutto velocemente. Esala il primo respiro ovattato dalla maschera. Che lo spettacolo abbia inizio.
Tu conosci il motivo per cui oggi eviti accuratamente il corridoio su cui si affacciano le stanze dei sottoposti? Sì che lo sai, Obito.
Il covo di Amegakure può accogliere una sola squadra per volta, e cioè due componenti. È di stanza qui il gruppo che ha bisogno di nuovi equipaggiamenti, di sostituire quelli danneggiati o per l’urgente cura di ferite o problemi di salute. Si fermano, di solito, solo una notte. Non si sono ancora svegliati o si stanno preparando per iniziare le mansioni del giorno.
Scivoli di soppiatto, arranchi furtivo nella penombra. Lo conosci, sai che soffre d’insonnia almeno quanto te. Schivare quel tratto di corridoio abusando del Kamui sarebbe inutile, finiresti intercettato, ormai individua il tuo chakra a menadito, quasi sprigionasse un cattivo odore. Lo sharingan con cui vorrebbe friggerti il cervello è opera tua, aveva solo otto anni quando lo hai costretto a guardare il corpo dilaniato del suo amico che pendeva dalla tua mano.
Ti vergogni, vero? Far sbloccare un tale potere a un bambino così piccolo equivale a rovinargli la vita e tu lo sapevi. Eppure lo hai fatto, mostro. In nome del tuo egoismo. Volevi solo che quella dannata rivolta avesse luogo e hai calpestato cadaveri senza neanche guardarli in faccia.
Che fai, sei pentito? Si sta per caso affacciando il dubbio che tu abbia sbagliato?
Vai dritto convinto che solo il tuo dolore valga, pretendi la comprensione altrui e trucidi chi non ti soddisfa o si azzarda a difendere le proprie ragioni.
Ma tu comprendi lui? Ci hai mai provato, almeno?
Vedi quanta sofferenza sta sopportando?
Quando aveva tredici anni ti ha fatto infradiciare l'interno della maschera di lacrime un paio di volte, su, ammettilo. Non lo credevi capace di spingersi così a fondo nelle tenebre. Lo hai costretto tu, lurido verme.
Tredici anni e già il dolore lo aveva slabbrato, masticato, risputato e lasciato lì come spazzatura. Già possedeva quel mangekyou sharingan da cui ami svignartela, eppure lo hai visto ammazzarsi per contrastare la follia da te fomentata.
Tu metti il tuo dolore davanti a tutto il mondo.
Lui mette tutto il mondo davanti a se stesso.
Vorresti essere come lui, confessalo. Ammiri e invidi la sua capacità di non perdere di vista il bene malgrado le offese subite. Sei geloso e adori la bontà della sua anima che sopravvive a dispetto di odio e ingiurie vomitategli addosso dal mondo intero.
E, riconoscilo, la tua viltà ti impedirà sempre di buttare nel cesso la tua vita per ideali più grandi di te come, invece, ha fatto lui.
Siete simili, ma uguali no. Non succederà mai.
Sei tu a non essere alla sua altezza.
Per fortuna la maschera cela il sospiro di sollievo una volta giunto sano e salvo nella sala delle riunioni di Pain.
Le ombre si allungano dagli angoli bui per smangiarsi tutta la stanza, l’illuminazione è affidata all’unica finestra stretta e incupita dal meteo all’esterno. Obito apprezza solo la sagoma di Pain, occupa già il suo posto, tiene le mani intrecciate sul tavolo. Non servono parole o gesti per diffondere la spessa tensione, la cappa impenetrabile fa arrestare un istante i passi di Obito. Lo sharingan attivo è solo una proforma, non ci sarà nessun combattimento o reciproco furto di informazioni carpite dritte dalla mente.
Obito oltrepassa silenzioso la soglia per posizionarsi di fronte a Pain. Appena si siede, una porta mimetizzata dalla penombra si apre sulla parete di fondo. Come se avesse percepito il lieve scricchiolio della massiccia sedia di legno, Konan fa il suo ingresso trasportando una risma di fogli. Uno sprazzo di luce, sgusciato tra una nuvola e l’altra, guizza sui capelli blu della donna. Ma è un colore freddo, perciò non smorza l’atmosfera fosca. Quando perdono tempo in questi muti giochi di chiaroscuri e smorte tonalità è in ballo qualcosa di grosso, Obito ne avverte il peso nell’aria.
Konan si accosta alle spalle di Pain scampando ancora alle tenebre che avvolgono tutto il resto, cerca rapida tra i documenti e ne estrae quello che serve con sapienti gesti delle dita. Prima di tornarsene da dove è venuta senza proferire parola, non risparmia a Obito un'occhiata torva.
Tra loro non corre buon sangue dal giorno in cui Obito ha portato Itachi ad Amegakure. Attualmente il membro più giovane di Akatsuki, allora era poco più di un bambino. Konan conosce le innumerevoli colpe di Obito, questo l’ha spinta ad adottare un atteggiamento materno nei confronti di Itachi. In fin dei conti è una donna costretta a ritrovarsi davanti il cadavere del suo amato ogni giorno, non ha potuto realizzare il desiderio di maternità, sa di essere la causa della rovina di se stessa e dei propri cari. Obito non si ritiene così disumano da non riconoscere una persona non più intera psicologicamente. È tollerante e le concede pietà. Per ora.
Pain finge di maneggiare i fogli che ha davanti, però non ne pesca nemmeno uno e lo sguardo rimane fermo su Obito.
Lo sharingan lampeggia sotto la maschera per fotografare gli sprazzi di carta casualmente emersi, per qualche attimo, dalla pila. Obito raddrizza, con la mente, i pochi scampoli di immagini registrate, applica una specie di zoom per poter leggere le parole memorizzare qua e là.
Grave scompenso cardiaco. Da usare come palliativo. Dato riservato.
Qualcuno è molto malato.
“Naruto è solo con Jiraiya lontano da Konoha” Pain esordisce senza preamboli “Non possiamo farci scappare il momento di vulnerabilità.”
“Nessuno dei due è da sottovalutare” Obito frena a stento la proposta di occuparsene personalmente, indovina l’intenzione di Pain di affidare la cattura dell’Enneacoda alla squadra migliore, ovvero Itachi e Kisame. I due sono lì, ci hanno trascorso la notte. E, poco fa, Konan ha elargito quei documenti colmi di condanne a morte. Però, la certezza che siano rientrati a causa della salute di uno dei due non c’è, i fogli potrebbero riguardare chiunque, Obito non ha letto nomi. Al rinnegan non sfugge niente, Pain si è accorto dello sbirciare di Obito nell’attimo esatto in cui lo ha fatto “Cosa li ha spinti ad allontanarsi?”
“Il Terzo Hokage è morto” Pain continua monocorde, la voce sembra uscire per magia dal suo fantoccio prediletto “È stato Orochimaru, è riuscito a infiltrarsi grazie al corpo sottratto al Quarto Kazekage. Naruto e Jiraiya sono sulle tracce di Tsunade, è lei la candidata a Quinto Hokage.”
L’acqua rotola senza sosta nei tubi di cui sono infarcite le pareti. Scava e scava.
“Orochimaru potrebbe trasformarsi in un’atroce spina nel fianco, Pain. Non scordarti cosa è successo il poco che è stato con noi, punta sempre a Itachi o a chiunque possegga lo sharingan. Potrebbe attaccare alche altri se può far fruttare il loro corpo” sebbene Obito giri intorno all’argomento, è palese dove voglia arrivare. Spedire un malato terminale contro Naruto, Jiraiya e, eventualmente, Orochimaru equivale a inviarlo al mattatoio. Forse Pain non vede l’ora di liberarsi del sottoposto difettoso per avere l'opportunità di sostituirlo. Con Sasuke, magari. Esca perfetta, Naruto lo verrebbe a cercare cadendo dritto nella trappola.
Sì, le intenzioni di Pain sono chiare. Obito ha un groppo in gola che gli mozza il respiro, il cuore gli martella fino in testa.
Tuttavia, non sa chi è nominato nei documenti, si appiglia disperato all’evanescente scappatoia per non soccombere al panico.
“Non più. Sarutobi ha usato il Sigillo del Diavolo impedendo a Orochimaru l’uso delle braccia” Pain si china leggermente in avanti, un movimento impercettibile, studiato, quanto basta per fare emergere il viso impassibile e traforato di piercing dal buio “Orochimaru ha tentato di estorcere cure alla stessa Tsunade dietro la minaccia di un nuovo attacco a Konoha, ma lei ha desistito appena saputo che diventerà Hokage.”
L’acqua erode con infinita pazienza, non importa la durezza della roccia e quanto dovrà aspettare, alla fine la spunta.
Lo stesso fa il tarlo nel cuore di Obito.
“Non preoccuparti, Itachi e Kisame se la caveranno egregiamente” dopo aver letto il pensiero di Obito come attraverso un involucro di vetro, Pain si riadagia sullo schienale rituffandosi nelle ombre. Resta lì, immobile, Obito intuisce che si muoverà solo dopo averlo visto uscire.
“Riferirò le direttive alla squadra personalmente, subito” Obito si affretta ad alzarsi, teme di sentire altro o che Pain, vedendolo indugiare, cambi idea. Potrebbe aggrapparsi al pretesto di dover proteggere l'identità farlocca, meglio scongiurare che gli salti il grillo di appellarsi alla massima priorità“Mi conoscono entrambi. Kisame ha chiara la mia faccia dal giorno del reclutamento. Mentre Itachi…”
Si sa.
Di cosa hai urgenza di sincerarti, Obito? Perché hai iniziato praticamente a correre appena uscito da quel cubo di tenebre? Eppure, tu lo hai visto il suo viso segnato dalla sofferenza. Hai toccato con mano i sogni infranti di un tredicenne che ha perso l’unico amico mai avuto; lo hai costretto, senza pensarci due volte, a cancellare il futuro del fratello minore che tanto amava. Nonostante tu ti sia straziato le dita con le schegge del suo cuore, hai voltato la testa dall’altra parte pur di non ammettere che non sei l’unico a esserti forgiato nel dolore.
Non hai l’esclusiva di niente, Obito. Molto più di quello che pensi vi accomuna.
Una volta qualcuno non ha detto che a governare la vita non sono gli eventi, ma piuttosto la reazione di chi li subisce?
“Dannazione, mai un momento di pace” Kisame borbotta agganciandosi Samehada all’enorme fascia di cuoio. La sua mole intimorirebbe chiunque persino da seduto, Obito non può esimersi dal sobbalzare ogni qualvolta lo guardi in piedi.
Ma non è l’aspetto minaccioso di Kisame a trasformargli il sangue in un fiume di ghiaccio. Un proiettile lo raggiunge al cuore appena si avvede che i due non hanno chiesto nuove forniture o sostituito quelle vecchie.
Il cinturone di Kisame è leggermente logoro, così come le scarpe di entrambi. Le divise sono intatte e pulite, però il lieve scolorimento dei materiali ne tradisce l’età.
Non hanno armi aggiuntive.
Nessuno ha ferite fasciate.
Obito cerca spasmodico i segni dei suoi timori sul corpo di Itachi. È più pallido, i segni sugli occhi più marcati. Obito ne è stregato ancora, senza rimedio.
Però non ha letto il suo nome da nessuna parte, si chiede se questa supposizione sia sufficiente nella sua disperata arrampicata di specchi.
Itachi non spiccica parola, Obito sa che tra qualche ora partirà per la missione senza fargli sentire la sua voce. I due Uchiha sono entrambi taciturni e questo non può essere che positivo. La maschera mimetizza il deglutire difficoltoso, il serrarsi dei denti, l’impaccio che Itachi genera in Obito con la sua sola presenza.
Itachi non è cambiato di una virgola. Inespressivo, diligentemente infagottato nel mantello con la faccia nascosta da colletto e capelli. Si premura che solo lo sguardo non sia dissimulato da niente. Saldo, deciso. Nonostante l’eterno grido di dolore, mette in soggezione Obito persino adesso che non è acceso dallo sharingan.
Itachi intimidisce chi sa di aver sbagliato; resta dignitoso senza mai superare il labile confine con la strafottenza.
Obito non potrebbe mai restare impassibile come il ragazzo che ha davanti. Il dualismo dei sentimenti prorompe imperioso: odio, disprezzo, invidia per quello che Obito non riesce a gestire pur essendo più anziano di lui. Ammirazione che lascia il posto a prepotente complesso di inferiorità. Rimorsi che traboccano costringendolo a ponderare il senso di responsabilità verso quel bambino che ha deliberatamente sepolto lì.
Obito grida il suo dolore.
Itachi ingolla la sofferenza mettendo al primo posto il suo dovere di shinobi senza mai concedersi il minimo cedimento.
A Obito manca il respiro quando realizza che deve essersi ammalato per questo. Il corpo magro di Itachi è squassato da emozioni annichilite, schiacciato da quell'indicibile dolore che ha deciso di trasportare da solo. Come è possibile sopravvivere senza mai condividere sofferenza e lacrime? In che modo si può andare avanti privi di abbracci, carezze e amore? Quanto si può durare non potendo cedere qualche fetta della grossa torta dei rincrescimenti?
È inammissibile. E infatti Itachi sta morendo, basta mentire.
Il mento della maschera sta per tracimare, non è la stessa acqua che scroscia dal cielo, questa è amara, salata e impaziente. Obito è fortunato, Itachi e Kisame gli fanno la grazia di andarsene prima che l’acqua traditrice faccia capolino prendendosi, impellente, il suo posto nel mondo.
Certo che ricordi quando lo hai portato qui, Obito. Non camminava neanche con le sue gambe. Quel giorno il rammarico per averlo costretto a morire troppo presto ti ustionava ogni cellula, ma la tua sciocca paura di mancare di rispetto a te stesso ti ha messo i paraocchi per farti procedere come un toro furioso e senza cervello.
Ora ti nascondi dietro il senso di responsabilità che senti nei suoi confronti, giusto? Lo stai usando come pretesto per mascherare altro? Qualcosa che, temi, possa farti apparire debole?
In fondo sei un campione di maschere, identità rubate, pseudonimi e mero apparire.
Cosa ne pensa il vero Obito, invece?
Fissi il suo corpo agile e perfetto protetto vigliaccamente dalla maschera, le sue gambe slanciate i fianchi stretti ti irretiscono, non è mai stato robusto e dotato di una forza fisica prorompente. Allontani dalla tua coscienza, con ogni mezzo possibile, gli sforzi che fai per non sfiorargli i lucidi capelli di seta. Lo immagini elegante persino nella danza letale dei suoi innumerevoli delitti.
Ma non sei attratto solo da questo, vero?
È il marciume che divora le vostre anime. Lo schifo che avete in comune, l'orrore e il sangue innocente che insudicia le vostre mani. Proprio questo ti lascia di stucco, Obito. Potreste comprendevi a vicenda se non foste separati da un muro di orgoglio.
Tu lo innalzi, Obito.
Tu ti barrichi dietro il pretesto dell'incompatibilità. Non siete differenti, Obito. Dillo che ti senti da meno e basta.
Lui, con il disprezzo verso la vita, ci è nato. Però, al contrario di te, sa metterlo a frutto per non perdere il controllo, trasforma il dolore in determinazione per realizzare i suoi obiettivi.
E ci riesce, Obito.
L’autentico te già bussava frenetico per farsi ascoltare quando lo hai recuperato a pezzi da quel tetto, una massa informe arrotolata su se stessa, si era annidato lassù a piangere ancora imbrattato del sangue dei suoi cari.
Così si piange, Obito, quando nessuno sente o vede. Non gridandolo ai quattro venti sotto la luna.
Hai pensato di essere sull’orlo dell’infarto mentre sbrogliavi le sue membra, sembrava un pezzo di carta appena pescato dalla spazzatura, talmente anestetizzato dal dolore che non gliene fregava niente d’essere stato scoperto.
Hai notato il cambiamento, da quella notte Itachi ha imparato a non emettere suoni, a vivere senza esistere. Lo hai tenuto d’occhio mentre gli scaldavi il sakè nel lurido covo muffoso in cui ti rimpiattavi dopo i tuoi loschi incontri con Danzo. Verificavi, ogni pochi secondi, che fosse sempre accasciato al tavolo corroso dai tarli e che respirasse ancora.
Ti sei premurato di lenirgli la sofferenza come potevi. Neghi ancora l’evidenza, Obito?
Hai scelto di non parlare e non guardarlo imboccando la strada verso Amegakure, sarebbe stato letale per te il viso di uno zombie condannato a respirare, mangiare, avere il cuore che batte nonostante fosse già morto. Hai trattenuto il fiato pur di continuare a captare i suoi lievi passi dietro di te, intanto la faccia ti marciva sotto la maschera fradicia di lacrime.
Quando quella lunga notte è terminata, lui ha avuto un cedimento, l’unico che abbia mai esternato. Un nuovo giorno era sorto ma voi sareste rimasti per sempre a dibattervi nella vostra ragnatela di oscurità. È stata dura per lui rendersi conto che nuovi giorni e futuro non gli appartenevano più.
Gli hai sostenuto busto e testa mentre vomitava il poco che aveva nello stomaco, l’ultimo pasto consumato insieme a i genitori, gli hai impedito di stramazzare per terra. Hai ripulito il suo viso svenuto dal sangue rappreso usando un brandello strappato alla tua veste, in quel momento ti sei sentito libero.
Libero di non mettere una maschera anche sui sentimenti dal momento che lui era gelido e privo di sensi. Niente idee sconvenienti, la sua bellezza non ti ha incantato subito in modo inopportuno. Non avresti permesso che un tredicenne affogasse nel suo vomito senza intervenire, tutto lì. E, sì, una morsa ha stritolato il tuo cuore perché hai contribuito a spezzargli la vita.
La fredda acqua della borraccia sul viso non è bastata a farlo riprendere, è rimasto immobile e bianco come uno straccio. Una bambola fatta a pezzi, lo specchio del deserto che aveva dentro. Un mondo morto, incenerito senza rimedio.
Ti sei alzato in piedi, issandoti in braccio il suo corpo inerme. Hai percorso il paio di chilometri che restavano più velocemente possibile; capendo il suo bisogno di cure, non ti sei mai concesso il lusso di rallentare il passo nonostante il suo corpo pesasse tra le tue braccia.
Non puoi aver dimenticato il freddo che ti ha morso le ossa, non è arrivato dal cielo fumoso e dalla pioggia incessante, bensì dal corpo che stringevi tra le braccia. Gli ultimi metri sono stati i più ardui, hai intuito che stavi seppellendo un ragazzo all'inferno.
Bugiardo con te stesso fino in fondo, non hai mai confessato la pugnalata che ti ha trafitto scorgendo la fumata della fornace in cui Pain forgia gli anelli. Per fare quello di Itachi, ha bruciato tutti i suoi effetti personali, compresa l’uniforme con cui è arrivato lì indossata con tante speranze.
E, diamine, riconosci lo strazio che hai provato vendendo gli ultimi brandelli dei suoi sogni andare in fumo.
Chissà per quale astruso motivo l’ingresso di quel maledetto covo è modellato a forma di faccia, forse perché finisce per inghiottire le anime di chiunque si inabissi nella sua bocca. Obito lo nota dal giorno in cui ha portato lì Itachi. Ricalca proprio la loro realtà.
Preferisce infradiciarsi fino al midollo seduto sulla punta della lingua con una gamba penzoloni, piuttosto che stare dentro e rischiare di incrociare Konan e Pain. Gli occhi gialli di quella donna lo squadrano con disprezzo a ogni casuale incontro, Obito è urtato dal suo affettato atteggiamento materno, non è necessario ricordargli la sua disumanità ogni istante. È stufo di essere paziente e mandare giù rospi.
Lui non è uguale a Itachi.
Kisame va a nozze con l’acqua, ci scivola fluido attraverso quasi fuso con essa. È a suo agio nell’umido, può muoversi rapido, le sue possenti ossa da mezzo squalo non scricchiolano e non rischia malanni. Itachi, accanto a lui, è l’immagine di un misero fagotto.
Transitano ora sotto Obito sospeso nell’aria grigia, sa che non guarderanno su e neanche si volteranno indietro.
Nonostante Itachi sia ermetico nello stringere legami e, dopo Sasuke e Shisui non abbia più aperto il cuore a nessuno, a Obito non sfugge l’affinità che ha con Kisame. È l’unica squadra affiatata, Kisame è disposto a smussare il suo rude carattere solo per Itachi. Indulge sull’atteggiamento da automa di Itachi indispensabile per poter sopravvivere al dolore. Kisame capisce la macchina in cui Itachi si è trasformato per portare a termine gli obiettivi. D’altronde, a Itachi non resta altro. Ha solo diciannove anni e già aspetta la morte considerandola una liberazione, Kisame lo rispetta senza bisogno che Itachi chieda niente.
Una stilettata di acredine lacera, improvvisa, la pelle di Obito.
Perché Itachi non vede? Per quale motivo non gli è chiaro il prodigarsi di Obito in seguito alla responsabilità nata dopo quella notte?
Obito non ha mai avuto intenzione di abbandonarlo, è sempre lì, disponibile ad ascoltare eventuali suoi sfoghi. Pronto ad alleviargli, come può, sofferenza e malanni.
Ma Obito riceve in cambio solo disprezzo.
Sotto la freddezza, Itachi è ancora vivo, il rapporto con Kisame ne è la prova.
Lo sharingan si attiva senza volerlo, spesso basta una forte emozione per metterlo in allerta. L’acqua ha scavato la sua roccia fino in fondo, ora Obito è pronto a guardare in faccia il putrido tarlo che disseppellisce le sue zone più oscure.
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LA ZONA DI INTERESSE
“La zona di interesse” di Jonathan Glazer è un film raccapricciante e, anche se può sembrare paradossale, un raccapricciante capolavoro. La famiglia di Rudolf Höss vive in una algida villetta appiccicata al muro perimetrale del campo di concentramento di Auschwitz e Höss è lo spietato direttore del campo. Forse spietato non è l’aggettivo esatto, Rudolf Höss è un esecutore del male pianificato, messo in campo dal nazismo per far scomparire il popolo ebraico della faccia della terra. E’ una storia raccontata mille volte (per fortuna), ma mai o quasi mai in modo così persuasivamente e sottilmente inquietante. Non si tratta di una ricostruzione storica, ma di uno psicodramma che vive di allusioni, di segni, di dialoghi e di suoni, a cominciare da quello schermo buio iniziale, popolato da sussurri e grida e dalle tonalità della composizione di Mica Levi, possente come lo “Shemà Israel“ che prorompe da "Un sopravvissuto di Varsavia" di Arnold Schönberg. L’incubo si trasforma, nella scena di apertura, in un idillio campestre della famigliola di Höss che trascorre qualche ora di serenità in riva ad un lago. Questa dualità sarà presente in feroce contrasto in tutto il film, anzi “è” tutto il film. L’intimità domestica e famigliare del gerarca nazista è contigua alla più perversa idea di sterminio mai perpetrata dall’essere umano. A ricordarlo, sono le altane del campo di concentramento che quasi gettano la loro ombra funerea sulla serra e sulla piscina della casa di Höss, casa, ambientazioni e abbigliamenti molto “Neue Sachlichkeit”. La narrazione è statica, nel film non succede quasi nulla, ma quel che non succede lascia intravedere ciò che è stato. Il sordo rumore dei forni crematori in funzione, di cui Rudolf Höss era lo spietato pianificatore, gli spari, appena percepiti nel sottofondo delle garrule grida dei bambini in giardino, dell’abbaiare del cane, del rumore del vento. Una vita domestica che prosegue senza scossoni fino al trasferimento di Rudolf Höss ad altro incarico che lascia però inalterata l’atmosfera idilliaco-paranoica della famiglia del militare. Se Hannah Arendt aveva parlato di “banalità del male”, nulla meglio di questa villetta razionalista nella campagna bavarese e appiccicata al Konzentrationslager Auschwitz, può rendere al meglio il concetto della filosofa tedesca. Jonathan Glazer ha girato il film servendosi di telecamere ad altissima definizione che rendono iperreali luoghi, persone, fatti. Piani di ripresa fissi, nessun movimento, quasi a voler scegliere una neutralità che rende tutto ancora più agghiacciante, anche se nel film c’è molto del “Nuovo cinema tedesco”, quello di Rainer Werner Fassbinder in particolare; come non pensare infatti alla lattiginosa atmosfera in cui si muoveva Veronika Ross (interpretata divinamente da Hanna Schigulla), della cosiddetta “BRD-Trilogie” di Fassbinder. Anche in questo, come in quel film, straordinaria l’interpertazione di una donna, Sandra Hüller nei panni della moglie di Höss (interpretato da Christian Friedel). Per chi vi scrive Oscar già vinto e stravinto.
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in ginocchio per nessuno, ti giuro e mi torturo il cranio perché non c'è più nessuno qui
come butta zì? che mi dici? ho perso ventuno amici, tutti ragazzi infelici
il mio cuore ha mille cicatrici di volti di attrici incapaci, buone solo a rovinarti i piani
domani sarà peggio di oggi non c'è sole, non più raggi sui ragazzi selvaggi
ti immagini se fosse sempre domenica e se domani scoppia un'altra bomba atomica
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Che poi stasera sarei dovuta uscire per davvero, o meglio avrei voluto sfruttare questa cosa che ho casa libera, immaginando una notte con braccia che mi stringono e una colazione insieme, soli, poi è successo quel che è successo ed allora ho cambiato piani chiedendo ad amica se venerdì avesse voluto venire a far quattro chiacchiere direttamente da me ma il venerdì e il weekend si sa, sono dedicati a chi un ragazzo ce l'ha davvero! Quindi niente. Mi ero oramai programmata una seratina relax, e poi proprio uscita da lavoro, F che non vedo da mesi, tornato proprio da una settimana mi chiede se alla fine avremmo potuto far stasera, però in forse. E mi son detta "dai si assolutamente!" mentre pensavo a quel forse e nemmeno il tempo di dire si no a che ora, che mi dice che non riesce e allora mi viene quasi da ridere, che forse doveva andar così, star comunque sola e che davvero le cose manco quando ho la totale libertà! Ed alla fine ho fatto mille cose una volta arrivata a casa, sistemare, cucinare, lavare...e adesso la stanchezza la sento, così che a letto mi ci fiondo e quasi quasi chiudo gli occhi direttamente.
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Io penso che le persone non si dimenticano. Non puoi dimenticare chi un giorno ti faceva sorridere, chi ti faceva battere il cuore, chi ti faceva piangere per ore intere.
Le persone non si dimenticano. Cambia il modo in cui noi le vediamo, cambia il posto che occupano nel cuore, il posto che occupano nella nostra vita. Ci sono persone che hanno tirato fuori il meglio di me, eppure adesso tra noi, c’è solamente un semplice ‘ciao’. Ci sono persone che hanno preso il mio cuore e lo hanno ridotto in mille pezzi, senza nemmeno pensarci due volte. Ci sono persone che sono entrate nella mia vita in punta di piedi e ne sono uscite esattamente nello stesso modo. Ci sono persone che hanno creato un gran casino, che hanno sconvolto i miei piani, che hanno confuso le mie idee. Ci sono persone che nonostante tutto, sono ancora parte della mia vita. Ci sono persone che sono arrivate e non sono più andate via. Ci sono persone che, anche se io non le ho mai sentite, ci sono sempre state. E poi ci sono persone che non fanno ancora parte della mia vita, ma che tra qualche anno forse, saranno le persone più importanti per me. Ci sono persone che: nonostante mi abbiano fatto versare lacrime, mi abbiano stravolto la vita, mi hanno insegnato a vivere. Mi hanno insegnato a diventare quello che sono. E, anche se oggi tra noi resta solamente un sorriso o un semplice ‘ciao’, faranno per sempre parte della mia vita. Io non dimentico nessuno. Non dimentico chi ha toccato con mano, almeno per una volta, la mia vita. Perché se lo hanno fatto, significa che il destino ha voluto che mi scontrassi anche con loro prima di andare avanti..
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Un po' di chiarezza sulla questione giudaismo - sionismo - nazismo e palestina, e un occhiata alla geopolitica attuale.
Come già detto in articoli precedenti, il nazional socialismo alias nazismo è una creazione dei servizi segreti inglesi, il regno dei sionisti Rotschild che dettano legge almeno dal 1620.
D'altronde il nazional socialismo altri non era che una politica laburista accelerata economicamente per avere una grande credibilità da parte del popolo, e condita da spiritualità varie.
Hitler, se anche non fosse stato un agente inglese, e seppur all'epoca la distinzione non fosse ancora del tutto evidente, non poteva non conoscere la differenza tra giudaismo e sionismo, inoltre, essendo la sua una dottrina basata sulla razza, non poteva non sapere che i veri nemici non fossero semiti, ma bensì caucasici.
Sicuramente nella questione sionista, ovverosia la creazione di uno stato ebraico, ci sono cascati tantissimi giudei, al riguardo suggerisco di guardare l'ultima intervista al dr Gabor Mate' , un reduce di Auschwitz semita Ungherese.
Tenete presente che il grande inganno della Shoah non vale solamente per i non ebrei, poiche anche gli ebrei stessi sono stati e sono tuttora presi in giro sull'argomento, con mille menzogne, anche perché i mandanti sionisti dovrebbero altrimenti giustificare il fatto di aver sacrificato una parte di loro per la "causa".
Il vero giudeo, o meglio, il bravo giudeo, rispettoso delle regole della Torah, come ben spiega il noto rabbino Yisroel Dovid Weiss, prega ogni giorno Dio affinché lo stato di Israele cessi di esistere.
Come spiegato in altri post, Vladimir Putin, il cui vero nome non ci è dato sapere, è a sua volta un ebreo sionista, e avendo a disposizione tutti gli archivi di Auschwitz, non può non sapere cosa realmente avvenne in quegli anni. In un recente discorso ( credo ai brics) ha puntato l'indice sul fatto che in canada abbiano dato voce ad un nazista e questi sia stato applaudito anche dal presidente Ucraino Zelensky, ricordando che questi sia di origine ebrea. Ora, non dimentichiamo che la nazione Ucraina a partire dal 2014 si è trasformata in uno stato Nazista, così come è nazista la stessa Israele.
Israele poi è stata una di quelle nazioni che durante la pagliacciata covid, ha maggiormente vessato il proprio popolo, costringendo praticamente l'intera popolazione a farsi inoculare un finto vaccino che in pochi anni porterà tutti alla morte.
Durante la prima intifada a partire dal 1987 i palestinesi lottavano pacificamente per la creazione di un loro stato autonomo, erano guidati da un uomo forte e popolare Yasser Arafat. Questo scompigliava i piani di Israele, fu' allora che il Mossad creò i terroristi di Hamas finanziandoli e favorendoli, offrendo loro visibilità; il nemico era creato, e assieme a lui la possibilità di "difendersi".
Fu' infatti grazie agli attacchi terroristici che Israele continuò la sua espansione nei territori occupati, sino agli ultimi attentati che molto probabilmente consentiranno a Israele di occupare definitivamente e del tutto anche la striscia di Gaza e, probabilmente una buona parte della Cisgiordania.
Ricordiamo una cosa, la striscia di Gaza è un piccolo buco di 360 km2 confinante col mare e con l'Egitto, oltre che con la stessa Israele, per dare un idea il territorio comunale di Roma è di 1285 km2, ovvero 3 volte e mezza Gaza. Ora, sappiamo che prima degli attacchi coi missili Netanyahu ha dato ordine di abbassare la guardia per 7 ore, e già questo è di per se un evidenza, ma il punto è: come sono entrati 3.500 missili a Gaza? Ma credete davvero alla puttanata che in quel fazzoletto di terra più piccolo di Olbia e grande quanto Enna, possano entrare tutti quei missili senza che gli israeliani se ne accorgano? Se davvero lo pensate dovreste farvi curare da uno bravo 😂.
Tornando ai brics, vi siete mai chiesti chi li ha creati e finanziati? No? Ve lo dico io, Goldman Sachs. Questo fa' capire benissimo la direzione che stiamo prendendo; avete presente la guerra fredda e la cortina di ferro? Il mondo diviso in due tronconi? Ecco, esattamente lo stesso, adesso come allora l'uno era imprescindibile per l'esistenza dell' altro, e viceversa, ma con l'unica differenza che prima servivano i poveri per ingrassare l'occidente, adesso servono le popolazioni senza o con pochissimi diritti per terminare l'occidente; se pensate che i brics possano essere la salvezza, non avete capito nulla, il sistema di controllo cinese è il nostro destino e il destino anche di tutti gli altri, dopo aver, appunto, depopolato nei limiti del possibile senza violenza evidente.
A Singapore l'altra settimana c'è stata l'asta annuale per le automobili; dovete sapere che a Singapore per poter acquistare un automobile bisogna avere il permesso. Ecco, i permessi ( che sono in numero limitato) vengono concessi mediante offerte all'asta, quest'anno l'asta ha superato i 100.000 dollari. Mi spiego meglio, a Singapore ci vogliono 100.000 dollari non per acquistare un automobile ma per avere il permesso di acquistarla. Guardate pure ai brics... Ah dimenticavo, i brics sono stati creati e finanziati dalla banca ebreo sionista americana Goldman Sachs nel 2001, se pensate lo abbiano fatto per voi siete da curare 😁
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L’odore di gelsomino le faceva prudere le narici eppure, per quanto quel pizzicore potesse risultare fastidioso, Elena non aspettava altro per tutto l’anno. All’inverno uggioso o alla sprizzante primavera preferiva l’odore di quei piccoli fiori bianchi che sbocciano in Giugno, portando con essi il calore dell’estate e il sapore aspro delle limonate in riva al mare. Erano i mesi in cui poteva chiudere i libri di scuola e aprire i suoi adorati romanzi, carichi di amori e avventure a occhi aperti. Quella mattina come tutti gli anni da quando ne aveva memoria - esattamente dodici e nove giorni - era giunto il momento di trasferirsi nella casa al mare della famiglia paterna. Due ore di macchina separavano il loro appartamento di città da quello spiraglio di felicità che Elena bramava con ansia, e che cominciava soltanto nel momento in cui quell’odore dolciastro proveniente dal giardino dei nonni dichiarava ufficialmente iniziata l’estate.
Il cancello color rame era seguito da un piccolo sentiero di piastrelle che, con i loro toni colorati, conducevano a una modesta villetta su due piani. Il tetto era leggermente malandato, reduce da tutte le volte in cui suo padre aveva promesso di aggiustarlo una volta arrivate le prime piogge; e poi le seconde, le terze, le quarte, perché tutto era ancora fermo lì almeno da un paio d’anni. A Elena non dispiaceva, in fin dei conti dopo un’estate umida che le lasciava i capelli appiccicati in faccia per il sudore non attendeva altro che i primi temporali d’agosto prima di ripartire.
L’arrivo era sempre un momento nostalgico tanto quanto la partenza. Tutto era esattamente come l’avevano lasciato l’estate precedente, solo il grande albero di salice sembrava ridursi in proporzione a quanto Elena acquistava centimetri d’altezza durante i mesi invernali.
«Aiutami a far scendere Bea dalla macchina prima di andare» le aveva detto sua madre. Consapevole anche lei che, nel momento esatto in cui i piedi di Elena avrebbero toccato terra, nulla l’avrebbe fermata dal correre direttamente in spiaggia e sparire così per le due ore successive. Questa volta però un aiuto con i bagagli le era d’obbligo dopo che in famiglia si era aggiunta Beatrice, una piccoletta dal sorriso a due denti e un ciuffo di capelli biondi. Abituarsi a questa nuova realtà dopo tanti anni da figlia unica non era stato semplice, aveva dovuto modificare abitudini, sonno e pensieri. Eppure non vedeva l’ora di portare la sua sorellina al mare per la prima volta e lasciarle scoprire il calore della sabbia sotto ai piedi nudi, le onde che s’infrangono sulla riva e le risate di bambini e ragazzi che giocano insieme.
«Dopo possiamo portare anche Bea a mare?» aveva provato a chiedere, con il cuore che le martellava in petto in attesa di una risposta. In quel posto non aveva dei veri e propri amici come molte altre ragazze della sua età, passava le giornate ad osservare l’orizzonte o a leggere un libro seduta sulla riva. Poter portare lì Beatrice le dava un vero motivo per godersi un’estate di giochi in spiaggia e castelli di sabbia. Un po’ come aveva ridato vita alla loro famiglia, proprio quando le cose sembravano sul punto di frantumarsi in mille pezzi.
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"Piccola considerazione, fatta così tanto per...
Ho notato, nei diversi posti di lavoro, tralasciando le solite frasi di circostanza del tipo "se poi ci troveremo il rapporto continuerà", "ci possono essere tot rinnovi e poi chissà..." (parole che ho imparato a farmi entrare da un orecchio e uscire dall'altro in quanto veritiere solo nell'1%, neanche, dei casi) che sia dai "piani alti" che dai colleghi stessi, c'è questa cosa del dare per scontato che il lavoratore debba accettare un eventuale continuità del rapporto di lavoro.
Non dicono mai "se vorrai continuare", "se deciderei, in caso di rinnovo, di rimanere..."
ma sempre "se ti terranno", "se ti faranno continuare a stare qua...", "se ti impegni e non fai casini, vedrai...", "mi chiedono come lavori quindi continua a fare così che stai andando bene..." etc.
Deve andare bene massacrarsi mentalmente e/o fisicamente. Deve andare bene fare mille ore anche se il contratto dovrebbe essere part-time. Deve andare bene non esprimere a pieno se stessi sennò "non piaci". Deve andare bene prendere una miseria rispetto all'impegno richiesto. Sto generalizzando eh, mi baso soprattutto sulle diverse esperienze/proposte lette su tale gruppo. Pare di essere dei robot. Effettivamente poi la situazione lavorativa ti mette in ginocchio quasi da essere grato di avere un'occupazione, spesso penosa.
Non è un annuncio ambiguo o generico ma secondo me rappresenta bene la realtà odierna. Il lavoratore viene visto come un qualcosa di cui decidere quasi non avesse volontà propria o comunque un qualcuno il quale, effettivamente, ha poco potere di scelta vista la situazione lavorativa presente[...]"
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Wystan Hugh Auden
"Blues Del Profugo"
Dicono che questa città ha dieci milioni di anime.
Alcuni vivono nelle ville, altri vivono in buche.
Eppure non c’è posto per noi, mia cara, non c’è posto per noi.
Una volta anche noi avevamo un paese e questo ci sembrava buono.
Cercate nell’atlante e lo troverete là.
Non possiamo andare lì adesso, mia cara, non possiamo andarci .
Nel cimitero del villaggio cresce un vecchio tasso,
e ad ogni primavera germoglia di nuovo.
I vecchi passaporti non possono farlo, mia cara, i vecchi passaporti non possono farlo.
Il console ha sbattuto i pugni sul tavolo ed ha detto:
“Se non hai i passaporto, sei ufficialmente morto!”
Ma noi siamo ancora vivi, mia cara, noi siamo ancora vivi.
Mi sono recato ad una commissione; mi hanno offerto una sedia.
Mi hanno detto gentilmente di tornare il prossimo anno:
ma dove andremo oggi, mia cara, dove andremo oggi?
Sono andato ad una riunione. Il relatore si è alzato ed ha detto:
“Se permettiamo che stiano qui , loro ci toglieranno il pane quotidiano”;
Stavano parlando di me e di te, mia cara, stavano parlando di me e di te.
Pensavo di aver sentito il rombo di tuono nel cielo;
È stato Hitler in Europa, e diceva:’ Quelli devono morire ‘;
Eravamo nella sua mente, mia cara, eravamo nella sua mente.
Ho visto un barboncino avvolto in un cappotto,
Ho visto una porta aprirsi e un gatto che veniva fatto entrare:
Ma non erano ebrei tedeschi, mia cara, non erano ebrei tedeschi.
Sono stato giù al porto e mi sono fermato sopra il molo,
Ho visto i pesci nuotare come se fossero liberi:
A soli dieci metri di distanza, mia cara, a soli dieci metri di distanza.
Ho camminato attraverso un bosco, ho visto gli uccelli tra gli alberi;
Non avevano i politici e cantavano a loro agio:
Non erano della razza umana, mia cara, non erano della razza umana.
Sognando ho visto un edificio con un migliaio di piani,
Un migliaio di finestre e mille porte;
Nessuno di questi era nostro, mia cara, non uno di questi era nostro.
In piedi su una grande pianura sotto la neve che cadeva,
Diecimila soldati marciavano su e giù:
stavano cercando noi due, mia cara, stavano cercando noi due.
....non erano della razza umana....
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