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PRIMA PAGINA La Nuova Sardegna di Oggi venerdì, 20 dicembre 2024
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E lo so che sei stanca. E lo so che non ci credi più. E lo so che è Settembre. Che un’altra estate è volata via e, questa, più veloce di una cometa. Che l’aria s’è fatta più fresca e anticipa un inverno che, puntuale, arriverà sempre prima. E lo so. So tutto di te. So tutto di me. Ti guardo disillusa. Mi guardo delusa. Lo vedo il tuo ghigno beffardo. Lo vedo il mio mezzo sorriso pungente. E lo so. E lo sai. Ma foss’anche l’ennesimo momento buio… Fosse pure il milionesimo tentativo… Tu lascia aperto, ancora una volta, un’ultima volta… Che, magari, un po’ di luce entrerà. Di sicuro non so, senza dubbio non sai. Poca o tanta, accecante o pallida, quanta o quale luce, non sappiamo. Tu dì: “Non si sa mai” ed io risponderò: “Non si sa mai”. (Non si sa mai). Perché è vero, non si sa mai! E per sicurezza, lasciamo aperto.
-Valentina Marconi-
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"Non si sa mai”
E lo so che sei stanca.
E lo so che non ci credi più.
E lo so che è Settembre.
Che un’altra estate è volata via e, questa, più veloce di una cometa.
Che l’aria s’è fatta più fresca e anticipa un inverno che, puntuale, arriverà sempre prima.
E lo so.
So tutto di te.
So tutto di me.
Ti guardo disillusa.
Mi guardo delusa.
Lo vedo il tuo ghigno beffardo.
Lo vedo il mio mezzo sorriso pungente.
E lo so.
E lo sai.
Ma foss’anche l’ennesimo momento buio…
Fosse pure il milionesimo tentativo…
Tu lascia aperto, ancora una volta, un’ultima volta…
Che, magari, un po’ di luce entrerà.
Di sicuro non so, senza dubbio non sai.
Poca o tanta, accecante o pallida, quanta o quale luce, non sappiamo.
Tu dì: “Non si sa mai” ed io risponderò: “Non si sa mai”.
(Non si sa mai).
Perché è vero, non si sa mai!
E per sicurezza,
lasciamo aperto.
Valentina Marconi
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Va bene milionesimo rewatch di TVD, addio
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[…]ciò che costituisce la natura della Fotografia, è la posa. Poca importanza ha la durata fisica di tale posa; anche se solo per un milionesimo di secondo (la goccia di latte di H. D. Edgerton), vi è comunque stata posa, poiché la posa non è qui un atteggiamento della cosa fotografata (il bersaglio) e neppure una tecnica dell’Operator, bensì il termine di una «intenzione» di lettura: guardando una foto, io includo fatalmente nel mio sguardo il pensiero di quell’istante, per quanto breve esso sia stato, in cui una cosa reale si è trovata immobile davanti all’occhio. Io trasferisco l’immobilità della foto presente sulla registrazione passata, ed è appunto questa sospensione che costituisce la posa. Tutto questo spiega che il noema della Fotografia si altera quando quella Fotografia si anima e diventa cinema: nella Foto, qualcosa si è posto dinanzi al piccolo foro e vi è rimasto per sempre (questa è almeno la mia impressione); nel cinema, invece, qualcosa è passato davanti a quello stesso piccolo foro: la posa viene travolta e negata dal continuo susseguirsi delle immagini: è un’altra fenomenologia e di conseguenza è un’altra Arte che ha inizio, benché derivata dalla prima.
Roland Barthes
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Oggi, al milionesimo corso di formazione, ho imparato la differenza precisa tra bisogno e desiderio: il bisogno si struttura autonomamente, come necessità che, se non soddisfatta, conduce a patologia o morte.
Esempio: il bisogno di cibo, di acqua, di relazione umana.
Il bisogno, una volta soddisfatto, si placa e torna a farsi vivo solo al ricomparire della necessità.
Il desiderio, per contro, è legato esclusivamente all'oggetto, non si genera da solo, e poiché può legarsi a infiniti oggetti, non è mai realmente soddisfacibile, mai saturabile.
Il desiderio è a un tempo insaziabile e inesistente: se non sono attratta da oggetti di desiderio, non sorge.
Il che mi ha spiegato finalmente un casino di cose sul mio funzionamento e sul perché sono appagata e insoddisfatta a un tempo, sui miei reali bisogni e taluni inutili desideri. Ma soprattutto mi ha resa edotta della confusione che spesso facciamo tra i due e sulla necessità di porsi più domande, di fronte ai desideri, per comprendere se e quali bisogni occultino.
Comunque era un corso di formazione manageriale, checché se ne creda.
Brunella Saccone
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E lo so che sei stanca. E lo so che non ci credi più. E lo so che è Settembre. Che un’altra estate è volata via e, questa, più veloce di una cometa. Che l’aria s’è fatta più fresca e anticipa un inverno che, puntuale, arriverà sempre prima. E lo so. So tutto di te. So tutto di me. Ti guardo disillusa. Mi guardo delusa. Lo vedo il tuo ghigno beffardo. Lo vedo il mio mezzo sorriso pungente. E lo so. E lo sai.
Ma foss’anche l’ennesimo momento buio… Fosse pure il milionesimo tentativo… Tu lascia aperto, ancora una volta, un’ultima volta… Che, magari, un po’ di luce entrerà. Di sicuro non so, senza dubbio non sai. Poca o tanta, accecante o pallida, quanta o quale luce, non sappiamo. Tu dì: “Non si sa mai” ed io risponderò: “Non si sa mai”. (Non si sa mai). Perché è vero, non si sa mai! E per sicurezza, lasciamo aperto.
(Valentina Marconi)
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New Holland segna il due milionesimo trattore a Basildon nel 60° anno di attività dello stabilimento
Nello stesso anno in cui celebra i 60 anni di produzione di trattori, lo stabilimento New Holland di Basildon, in Inghilterra, segna ora la produzione del suo trattore numero due milioni, un’impresa riuscita solo a pochi impianti di questo tipo in tutto il mondo. L’unità numero due milioni è un T7.225 da 225 CV, uno dei modelli T7 più popolari prodotti nello stabilimento di Basildon. Ha ricevuto…
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Ho provato un'attrazione incontrollabile per lei. Ho perso il respiro sfiorandole solo la mano. Di nascosto, sotto al tavolo, la mia mano era sulla sua caviglia. Si è avvicinata e la mia mano è salita lungo la sua gamba. Parlando con gli altri si è spostata più vicina ancora, la mia mano immobile si è ritrovata sulla sua coscia. Il fatto che sia stata lei a muoversi mi ha fatto perdere ogni pudore, ogni controllo, la desideravo come non era mai successo con nessuna. Non era solo il contatto fisico, era questo senso di attrazione reciproco, due fuochi che si aizzano a vicenda, a farmi impazzire. Mi sono spostato io più vicino, la voce di lei si è spezzata per un milionesimo di secondo, provavamo entrambi la stessa sensazione. Essere costretti a stare fermi rendeva il tutto solo più eccitante. Un'orchestra di pensieri risuonava nell'anfiteatro dei miei sensi. Parlavamo in due direzioni diverse, a persone diverse. Eppure io non sentivo nulla di quello che mi rispondevano. Il centro della mia attenzione era a qualche centimetro dalla mia mano sinistra. La sua voce entrava nel mio corpo e ci passava attraverso lasciandomi sempre più in balia dei miei istinti. Quando poi ci siamo alzati per andare da un'altra parte, la mia mano e la sua giocavano in una danza proibita. E mentre il gruppo camminava avanti, l'ho presa e l'ho baciata come se l'avessi amata tutta la vita, come fossimo una cosa unica.
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Terra
A casa di nonna Ida c’è un mucchione di terra che è uscito quando sono state fatte le fondazioni nuove. Presto, si spera, verrà sistemato come si deve, ma ieri, presa da sacro furore, ho tentato di spostarlo a carriolate. Vanga, carriola, rastrello e guanti. Dopo un’ora di sudore, fatica, imprecazioni, sono riuscita a togliere, diciamo, occhio e croce, un milionesimo di mucchione. Mi sono…
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Servì dici che me puzzeno l'ascelle? N'attimo che controllo 644 bis
La merdona, è oramai acclarato, ha un grosso problema alle ascelle. Svelato il quaranta milionesimo segreto di Fatima! Sì, quando si accalora troppo le ascelle della primiera iniziano a emanare un caratteristico odore di ragù alla bolognese andato a male. Quando vendeva puzzone di Moena alla Garbatella nessuno ci faceva caso, ma adesso che è una vips certi odori offendono le narici ai presenti…
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Un articolo dal blog di Giuseppe Merlino per ricordare cosa sono la realtà e la materia.
La stragrande maggioranza dell’umanità è convinta che il mondo “esterno”, così come ce lo rappresenta il nostro cervello, corrisponda alla realtà. In effetti non è assolutamente così ed è molto semplice da comprendere per qualsiasi nostro lettore. Prima di indagare su che cosa sia la “Realtà”, riassumiamo brevemente come si forma la sua rappresentazione mentale nel nostro cervello.
Dobbiamo partire dalla materia, cioè dalla sostanza di cui è costituito tutto l’Universo e quindi anche il nostro corpo, cervello compreso. Più avanti vedremo che anche la materia non è la realtà ultima, ma per ora sarà il nostro punto di partenza. La materia è fatta da atomi, cioè da particelle infinitesime, invisibili anche al microscopio elettronico, a loro volta costituiti da particelle più piccole ancora.
Un atomo è formato da un nucleo centrale costituito da protoni (di carica elettrica positiva) e da neutroni (privi di carica elettrica) attorno al quale ruotano velocissime e disordinatamente delle particelle ancora più piccole di carica elettrica negativa, chiamate elettroni. Per un meccanismo, inutile a descriversi ai fini dell’argomento di questa nota, gli elettroni emanano radiazione elettromagnetica. Questa radiazione elettromagnetica si propaga nel vuoto alla velocità della luce (300.000 km/s) ed ha una natura ondulatoria: è una perturbazione dello Spazio-Tempo costituita dalla propagazione di un campo magnetico e di un campo elettrico perpendicolari fra loro. Il fenomeno è identico a quello che si genera quando si getta un sasso nell’acqua e le onde si propagano in cerchi concentrici: l’acqua, perturbata, oscilla in senso verticale senza che la sua massa venga spostata orizzontalmente. I fenomeni ondulatori sono dunque propagazione di perturbazione e non propagazione di materia. I fenomeni ondulatori dell’esperienza ordinaria (onde del mare, onde sonore etc …) hanno bisogno di un “mezzo” (acqua, aria etc ….) per propagarsi. La radiazione elettromagnetica no ! Si propaga nel vuoto e qui ci sarebbe molto da aggiungere, ma ciò non rientra nell’argomento di questo articolo. La caratteristica principale di un fenomeno ondulatorio è la sua lunghezza d’onda, cioè la distanza tra due creste o due valli adiacenti della sua forma d’onda.
La radiazione elettromagnetica è in realtà un insieme di radiazioni di diversa lunghezza d’onda e viene di solito suddivisa in otto parti che, dalla lunghezza d’onda più piccola alla più grande, sono: raggi gamma, raggi x, raggi ultravioletti, luce visibile, raggi infrarossi, onde corte, onde medie ed onde lunghe. Di tutta questa radiazione, l’occhio umano riesce a percepirne solo una minima parte che viene definita appunto “luce visibile”. Riusciamo a percepire solo le radiazioni con una lunghezza d’onda compresa tra 380 e 760 nanometri (un nanometro = un milionesimo di millimetro). Quasi niente ! Dunque, riassumendo, la materia è fatta di atomi, oggetti per i nostri sensi inconoscibili. Questi atomi emanano radiazione elettromagnetica, ma di questa, noi ne percepiamo solo una parte infinitesima che i fisici chiamano “finestra del visibile”. Ma qui inizia il bello... Questa minima parte della radiazione elettromagnetica che noi riusciamo a percepire, raggiunge la retina in fondo all’occhio dove delle cellule specializzate, i coni ed i bastoncelli, la trasformano in una debole corrente elettrica. Questa debole corrente percorre un sottile filo (il nervo ottico) e giunge in una certa zona del cervello. In questa zona il nostro cervello genera quelle immagini fantasiose che noi chiamiamo realtà. I dati che riceviamo li ordiniamo poi secondo due “Categorie”, lo Spazio ed il Tempo, che non esistono nella realtà, ma che servono solo a creare il nostro mondo illusorio. Dunque la nostra esperienza mentale, non ha nulla a che vedere con la realtà.
In più, nell’esperienza ordinaria siamo abituati a distinguere tra un Soggetto ed un Oggetto: io guardo un albero e “stabilisco” che io sono il Soggetto e l’albero è l’Oggetto. Ad un attento esame è però facile notare che entrambi siamo parte di una rappresentazione mentale, al di fuori della quale è impossibile uscire. Sia io che l’albero siamo all’interno di un’unica mente. Siamo due “poli” di una stessa rappresentazione mentale. All’interno di questa Rappresentazione, ci sono io e tutto ciò che io reputo essere “fuori” di me. L’Errore consiste nel mio identificarmi solo con un lato della Rappresentazione, quello che definisco col nome di “io”. In pratica siamo prigionieri della nostra mente dalla quale è impossibile uscire. Anche se mi metto a camminare e penso “vado là”, in realtà, se riflettete e vi concentrate un attimo, vi renderete conto che anche “là” è all’interno della mia mente.
Ma torniamo alla materia che abbiamo preso come causa della nostra rappresentazione illusoria della realtà. La materia è fatta di centinaia di tipi diversi di particelle elementari. Per esempio gli stessi protoni e neutroni all’interno del nucleo atomico, sono formati da quark. Anche qui noi umani abbiamo un problema: la nostra rappresentazione della Realtà è basata sui cinque sensi e, soprattutto, sulla vista ed il tatto: quando ci riferiamo a protoni, neutroni, elettroni, fotoni, neutrini, gluoni, mesoni, bosoni, quark, etc… e li chiamiamo “particelle”, non possiamo fare a meno di immaginarli come “palline microscopiche materiali” e non vi è niente di più falso. La prima convinzione radicata che dobbiamo subito abbandonare è dunque la definizione di Materia che ci dà la Fisica Classica: “Materia è tutto ciò che ha una massa ed occupa uno spazio”. Questa definizione va bene nel nostro piano dell’esistenza, ma è bene cominciare a capire che si tratta di una realtà creata da un punto di vista molto limitato: dobbiamo renderci conto che il mondo “macroscopico” in cui viviamo non è il mondo reale, ma quello rappresentato da un “osservatore” altrettanto macroscopico. Cosa sono dunque queste particelle elementari che costituiscono la materia, causa della nostra rappresentazione illusoria della realtà ? Tutte le osservazioni a livello subatomico hanno confermato che le particelle materiali hanno tutte le caratteristiche delle onde, ma, all’atto dell’osservazione, presentano un comportamento corpuscolare. Dunque la “materialità” è una caratteristica del mondo illusorio creato dall’osservatore, non del mondo reale. Queste onde quantistiche sono funzioni oscillanti nello Spazio-Tempo e sono descritte dalla famosa equazione di Schrodinger. Questa equazione, la funzione d’onda, ha una natura probabilistica. Essa rappresenta l’insieme delle possibilità che una grandezza fisica legata alla particella (per esempio la sua posizione) può assumere. Il suo quadrato è la probabilità concreta di dove potrebbe trovarsi la particella. Solo l’atto di “osservare”, compiuto da un essere cosciente, è in grado di trasformare una “probabilità di esistenza” in una esistenza vera e propria, una delle tante esistenze possibili. Non esiste dunque una realtà oggettiva, ma solo una realtà creata di volta in volta dalle osservazioni dell’uomo. In un oceano di probabilità, l’osservatore crea la sua realtà. Dobbiamo dunque cominciare ad abituarci al fatto che la mente e la realtà fenomenica interagiscono: l’Universo è un tutto unico, non più con un osservatore da una parte e ciò che è osservato dall’altra. Dunque le particelle elementari emergono da una Sostanza sottostante universale e rappresentano una delle infinite possibilità di esistenza che possono provenire da questo substrato, unico reale esistente.
A me piace chiamare questa Sostanza col nome “Materia” con la emme maiuscola, dal vero significato di questo sostantivo, che proviene dal latino Mater, madre di tutte le cose, la Grande Madre. Questa Materia non ha niente di “materiale” ed è quel Principio Unico, unica Realtà esistente, già intuita dai più grandi filosofi nella storia dell’umanità e dalle grandi filosofie orientali quali il Buddhismo, il Taoismo, lo Yogacara e l’Advaita Vedanta induista, ma anche dall’Ermetismo occidentale e dai sufi islamici, dai mistici cristiani e dagli asceti induisti.
Giuseppe Merlino
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"Non si sa mai”
E lo so che sei stanca.
E lo so che non ci credi più.
E lo so che è Settembre.
Che un’altra estate è volata via e, questa, più veloce di una cometa.
Che l’aria s’è fatta più fresca e anticipa un inverno che, puntuale, arriverà sempre prima.
E lo so.
So tutto di te.
So tutto di me.
Ti guardo disillusa.
Mi guardo delusa.
Lo vedo il tuo ghigno beffardo.
Lo vedo il mio mezzo sorriso pungente.
E lo so.
E lo sai.
Ma foss’anche l’ennesimo momento buio…
Fosse pure il milionesimo tentativo…
Tu lascia aperto, ancora una volta, un’ultima volta…
Che, magari, un po’ di luce entrerà.
Di sicuro non so, senza dubbio non sai.
Poca o tanta, accecante o pallida, quanta o quale luce, non sappiamo.
Tu dì: “Non si sa mai” ed io risponderò: “Non si sa mai”.
(Non si sa mai).
Perché è vero, non si sa mai!
E per sicurezza,
lasciamo aperto.
Valentina Marconi
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"To understand the value of a year, ask a student who has lost a year of study.
To understand the value of a month, ask a mother who gave birth prematurely.
To understand the value of a week, ask the editor of a weekly newspaper.
To understand the value of an hour, ask two lovers who are waiting to meet.
To understand the value of a minute, ask someone who just missed the train.
To understand the value of a second, ask someone who just avoided an accident.
To understand the value of a millionth of a second, ask an athlete who won the silver medal at the Olympics.
Value every moment you experience, and give it even more value if you can share it with a special person, special enough to dedicate your time to them.
And remember that time waits for no one"
��Marc Levy
"Per capire il valore di un anno, chiedi ad uno studente che ha perduto un anno di studio.
Per capire il valore di un mese, chiedi ad una madre che ha partorito prematuramente.
Per capire il valore di una settimana, chiedi all'editore di un settimanale.
Per capire il valore di un ora, chiedi a due innamorati che attendono di incontrarsi.
Per capire il valore di un minuto, chiedi a qualcuno che ha appena perso il treno.
Per capire il valore di secondo, chiedi a qualcuno che ha appena evitato un incidente.
Per capire il valore di un milionesimo di secondo, chiedi ad un atleta che ha vinto la medaglia d'argento alle Olimpiadi.
Dai valore ad ogni momento che vivi, e dagli ancor più valore se lo potrai condividere con una persona speciale, quel tanto speciale da dedicarle il tuo tempo. E ricorda che il tempo non aspetta nessuno"
✍Marc Levy
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Ma come abbiamo fatto?
Come abbiamo fatto a vivere, bruciare e rovinare tutto in due misere e straordinarie settimane.
Come hai potuto pensare che stare lontani fosse meglio che stare avvinghiati, sudati, uno dentro l'altro a guardarci negli occhi?
Non riesco a darmi pace, non riesco a farmene una ragione.
Quanto ti ho aspettato, io lo sapevo che stavo aspettando te.
Come nelle favole, nelle favole che cono talmente tanto esagerate che è impossibile che siano vere e invece poi accade. È rarissimo, ma accade. Come abbiamo fatto a farcelo sfuggire?
Vorrei scriverti, ho bisogno di farlo. Ho bisogno di dirti che mi mancano i tuoi occhi su di me, mi manca il tuo sorriso ma soprattutto, in maniera completamente egoisticia, mi manca il modo in cui mi sento viva e a casa di fianco a te.
Come facciamo a credere e a pensare che questo non sia abbastanza? Come facciamo a stare lontani?
Mi faccio queste domande in testa ma la risposta la so già, la conosco perché mi capita di sentirla sempre cucita di me. La risposta è che tu ci riesci perché per te non sono casa, non sono la straordinarietà che dà luce alla tua vita, non sono la tua persona, non sono la tua metà. Per te potrei essere interessante, potrei persino essere bella ma non sono unica e irripetibile.
Quando arrivo a questo pensiero decido che va bene non scriverti, non cercarti e passare oltre. Allora deglutisco. Asciugo le lacrime che sono scese per la milionesimo volta.
Faccio un respiro profondo e penso che un giorno sarò unica e irripetibile per qualcuno e lui lo sarà per me. Se questo non dovesse accadere, lo sarò io per me stessa.
Questa vita sarà straordinaria comunque.
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