#maschera di volpe
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bearbench-img · 3 months ago
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キツネメン
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狐面(きつねめん)は、日本の伝統的な仮面の一種で、狐を模したデザインが特徴です。これは、日本の民俗芸能や祭りの儀式で使用される重要な小道具です。 狐面は、日本の伝統的な祭りや儀式で今でも使用されており、日本の民俗文化と精神性のユニークな側面を表しています。
手抜きイラスト集
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Sassari, un Carnevale per tutte le età
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Sassari, un Carnevale per tutte le età.   Da sabato 11 a domenica 26 febbraio a Sassari eventi itineranti, carri allegorici, musica, danza, divertimento e tante occasioni per gustare le tipiche pietanze del Carnevale. Il calendario del Carnevale a Sassari, grazie alle proposte di realtà presenti nel territorio accolte, patrocinate, coordinate e in parte sovvenzionate dall’Amministrazione comunale, avrà eventi per tutte le età che animeranno le vie del centro storico e non solo. Si parte con l’evento Street Food in maschera in programma sabato 11 e domenica 12 febbraio, in piazzale Segni. Una due giorni a cura di Sardinia Happy Events in collaborazione con Spazio Conad che prevede un ricco programma con stand dedicati alle produzioni artigianali e al cibo di strada, animazione per bambini, musica e intrattenimento. Giovedì Grasso, 16 febbraio, dalle 9.30 il quartiere di Monte Rosello Alto si vestirà a festa grazie alla sfilata di carri allegorici carnevaleschi organizzata dalla ASD Dance School Number One in collaborazione con l’istituto omprensivo Monte Rosello Alto. La sfilata avrà inizio in via Manzoni per poi proseguire in via Sulcis, via Baronia, via Marogna, via Deledda e concludersi in via Manzoni. Sabato 18 febbraio sarà ricchissimo di appuntamenti. Si inizia la mattina alle 11 negli spazi della Pinacoteca Nazionale in piazza Santa Caterina, dove si svolgerà un laboratorio sui pupazzi di Eugenio Tavolara a cura dell’Associazione Tusitala storytelling. Per il pomeriggio e la sera ci sarà solo l’imbarazzo della scelta. Anche il centro cittadino avrà la sua sfilata di carri allegorici: dalle 16 i gruppi in maschera percorreranno le vie del centro partendo da piazza d’Italia fino ad arrivare in piazza Sant’Antonio. L’evento è a cura di Fenalc Comitato Provinciale Sassari in collaborazione con il Comitato Centro Storico. Alle 16, inoltre, nella Libreria Dessì, di largo Cavallotti, si terrà l’attività di animazione alla lettura dedicata al carnevale sardo. I narratori e i performer di Tusitala inviteranno i bambini a conoscere storie e leggende legate alla tradizione del Carnevale sardo. Alle 17 in piazza d’Italia, la Scuola d’Arte La Volpe Bianca presenta “Il gioco del Carnevale e la magia del Teatro”, una performance a tema che coinvolge i bambini delle scuole primarie. Dalle 18.30 le vie del centro storico saranno invase dalle inconfondibili fragranze della favata e delle frittelle grazie all’iniziativa “Faba e Frisciori. Carrasciari Sassaresu”, organizzato dall’Associazione culturale Taribari. L’iniziativa ripropone il format del Weekend dei Gusti, ma in chiave carnevalesca. L'evento prevede il coinvolgimento di circoli e botteghe, all'interno delle mura della città vecchia, che serviranno le due pietanze accompagnate da buon vino e ospiteranno le esibizioni di gruppi di musica sassarese. I partecipanti potranno acquistare in ogni punto un carnet con 4 degustazioni: un assaggio di favata, uno di frittelle e due di vino. Domenica 19 febbraio S’Arza Teatro ripropone l’iniziativa Carnevale in allegria con lo spettacolo itinerante di animazione teatrale "Nel Magico mondo di OZ" in piazza d’Italia alle 11. Lo spettacolo, ispirato alla storia del Mago di Oz nella rielaborazione colorata di S’Arza Teatro, prevede animazioni e giochi di interazione con i bambini e le loro famiglie. Martedì Grasso, 21 febbraio, dalle 16.30, l’Oratorio della chiesa del Cuore Immacolato ospita l’iniziativa organizzata dalla ASD Dance School Number One Rogo a Re Giorgio con giocolieri, truccabimbi, musica e frittelle. In occasione della festività del martedì grasso ad animare il centro storico sarà “Carrasciari sassaresu” organizzato dall’associazione Tusitala in collaborazione con l'associazione Il corso. L’evento di teatro itinerante invita il pubblico a riscoprire le tante maschere della tradizione sarda e di quella nazionale che animeranno il centro storico con performance artistiche.  Lungo il Corso , in via Luzzatti e largo Cavallotti dalle 17.30 alle 19.30,  saranno allestiti spettacoli e le vetrine faranno da palco ai performer in costume. Il centro storico si trasformerà in un teatro a cielo aperto con effetti scenici, musica diffusa, giochi, degustazioni di frittelle. Gran finale dalle 20 alle 22 in piazza Tola per la festa conclusiva con musica, animazione e le proposte enogastronomiche degli esercenti della piazza. Sabato 25 febbraio dalle 12 in piazza Tola si terrà l’evento Carnevalone Sassarese, vent’anni di Iene, manifestazione musicale organizzata da Wilds srls. A chiudere il programma sarà la pentolaccia con giocolieri,  truccabimbi, musica e frittelle in programma domenica 26 febbraio dalle 16.30 nell’Oratorio del Cuore Immacolato a cura di ASD Dance School Number One. Per promuovere gli eventi è stata studiata una nuova idea grafica sul tema del Carnevale. La campagna di comunicazione prevede l'affissione di manifesti 6x3 nell'area urbana e di poster con il calendario delle iniziative nelle bacheche del Comune in piazza Azuni, a Palazzo di Città, nei siti della rete Thàmus e negli spazi messi a disposizione gratuitamente dal centro commerciale Porte di Sassari. Il depliant del programma è disponibile nella versione online sui siti comune Sassari e turismosassari. Per condividere sui social le immagini più belle che ritraggono le atmosfere del carnevale in città l'hashtag è #carnevalesassari2023... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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psychomoka · 5 years ago
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Momo watching: Luna Nera 1x06
Cesaria vacilla. Rivaluta bene i tuoi ideali, figliola, sei ancora in tempo.
Persepolis che insegna ad Ade a ballare è tenerissima, però la musica (fighissima, per carità) non ci azzecca nulla con il contesto della serie XD
Bellissima la festa delle candele, qui la scenografia è stupenda *_*, però quando ho visto Pietro con la maschera non ce l’ho fatta a resistere e sono scoppiata a ridere. Era uguale identico ad Adrian vestito da uomo volpe XD Come posso prenderlo sul serio?
Cesaria vacilla di nuovo. Dai che c’è speranza...
Povero Spirto ç_ç
Il padre di Pietro: “Amici! Che cos’è il male?”. Non lo so, io direi il tizio che hai di fianco con gli occhi completamente neri e il ghigno malefico.
Figata la scena in piazza! Quindi il bimbo ha i poteri *_* Altro che Ade! Il cardinale se la dà a gambe e Ade uccide il padre di Pietro. Visto che sei davvero connessa alla morte? Tutto torna. Anche il disegno che faceva sempre il bambino ha senso adesso. Poi stacco musicale che rompe il pathos e inquadratura su Pietro mono-espressione ed ecco che mi rovinano tutto. Era troppo bello per essere vero. Questa scena era quasi perfetta.
Il cardinale ha ancora il libro. Non credo sapesse del bambino. Secondo me lui credeva fosse Ade ad avere quel potere.
Valente è una bambina. *_* Bel plot twist. Finalmente spiegano anche come mai la madre aveva cambiato aspetto. 
Pietro diventa un cacciatore (chissà se stavolta è una scelta definitiva?) e Cesaria vacilla per la terza volta. Dai, che magari prima o poi si allea con le streghe. 
Siiiii, Ade è passata al lato oscuro! *__* 
Finale oltre le aspettative. Nel complesso non mi è dispiaciuta. Che sia la volta buona che anche qua in Italia riusciamo a fare qualcosa di decente? Voglio avere speranza.
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eolasrunya · 5 years ago
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Capitolo 22 - Festa in Maschera
L’odiato giorno era arrivato, Eolas era tenuto a partecipare alla festa in maschera della Reggia di Falras, nonostante detestasse quelle feste e i ricevimenti, non si era mai trovato a suo agio tra i nobili.. erano come degli avvoltoi, seguivano il vento cambiando direzione a piacimento, si attenevano a regole antiquate che non si adeguavano ad un personaggio eccentrico come Eolas. Il principe si era spesso trovato a dei ricevimenti finendo per l’essere sempre totalmente ignorato o guardato con sguardi interrogativi e schivi, per diversi anni cercò di vestirsi e presentarsi bene ma gli abiti che indossava sembravano sempre scatenare i pettegolezzi e l’ilarità degli ospiti che non erano abituati a certi gusti “fuori dalle righe”, specie gli orlesiani, attaccati in modo quasi ossessivo alla loro moda, tutto il resto era immondizia o imitazione.  In questo modo finiva con il vagare per le sale senza una meta precisa, approfittando dei vini e dello champagne che giravano tra gli ospiti, cercava di udire notizie interessanti, anche se la maggior parte erano solo pettegolezzi inutili (su di lui o altri duchi e duchesse), ciò intaccò molto la sua autostima, nonostante si comportasse come se non gliene importasse essere giudicato in quel modo segnò Eolas per diverso tempo, tanto che certi suoi aspetti iniziarono a sembrare solo dei difetti di nascita (albinismo e androginia) ma non ne parlò con nessuno. 
Si sarebbe incontrato con Banreas davanti alla reggia poco prima della festa, il fratello al contrario era sempre benvoluto e apprezzato dalla corte, era gentile e sincero nel suo carattere, era forte e alto, trasmetteva sicurezza e calore agli ospiti e alle dame soprattutto. Eolas avrebbe quasi fatto un patto con un demone se fosse servito a sapere come ci si sentisse ad essere apprezzati dalla gente, da tutta la gente s’intende: essere fermati per strada con saluti calorosi, essere guardati con rispetto e orgoglio, ma ciò accadeva solo all’interno della gilda, fuori in città e nel regno passava semplicemente inosservato.  Eolas indossava un completo con giacca e pantalone bianchi e blu, e anche la maschera molto lavorata riprendeva gli stessi colori, i capelli erano raccolti in una lunga treccia decorata da spilli e fermagli blu e argentati. Allo stesso tempo Luthien era pronta con un vestito lungo verde e dorato, i capelli sciolti con ciocche raccolte in piccole trecce e la sua corona rossa e dorata (portante tre gemme cremisi con al centro il simbolo di una volpe), presto avrebbe accolto gli ospiti all’ingresso principale della reggia. Il sole era calato da poco e il cielo era prossimo a dipingersi di blu, all’orizzonte vide spuntare una testa rosso fuoco, Banreas era arrivato. 
@banreasrunya
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paoloxl · 5 years ago
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(via Chi ha paura di Salvini...chi ha paura? - Carmilla on line)
Muore anche l’impero della notte / I suoi guerrieri vanno via / Prima del domani (Chi ha paura della notte – PFM)
I sacerdoti degli antichi culti pagani, i druidi delle foreste e delle culture celtiche e gli aruspici abituati a “sviscerare” letteralmente il linguaggio dei simboli segreti, avrebbero riconosciuto fin dalla sera precedente e dalla furia degli elementi della mattina stessa tutti i segni di quello che sarebbe stato l’andamento della giornata di sabato 27 luglio.
Sarebbe bastato osservare l’energia che scaturiva dal pogo scatenatosi sotto il palco del Festival Alta Felicità, sul quale i membri della Premiata Forneria Marconi riproponevano, per un pubblico molto più giovane, molti dei loro brani più celebri in una versione quasi punk, oppure l’energia liberata dalla Natura durante il breve il violento diluvio scatenatosi sul campeggio poco prima della formazione del corteo, ma arrestatosi in tempo per permetterne la partenza, dopo aver liberato l’aria dalla minaccia incombente.
Eppure per molti la forza, la determinazione e la vivacità del corteo, che da Venaus è giunto ancora una volta fino al fortino del cantiere in Val Clarea, hanno costituito una sorpresa. Per moltissimi gradita, ma estremamente sgradita per i difensori delle grandi opere inutili e imposte e per le forze politiche e del disordine che dovrebbero garantirne la realizzazione.
Almeno quindicimila persone hanno marciato insieme. Hanno risalito la montagna, percorso il sentiero che da Giaglione si dirige verso l’osceno buco scavato nel territorio da uomini, e macchine, che hanno, forse, la forza e la potenza formale ma non l’intelligenza. Che non hanno sensibilità e nemmeno lucidità, ma che sono soltanto attratti dalle logiche del profitto immediato senza alcun riguardo per il futuro della specie e dell’ambiente con cui la stessa, da centinaia di migliaia di anni, convive.
La forza di quelle migliaia di persone (giovani, anziani, bambini, donne, uomini, italiani e immigrati) ha fatto sì che, ancora una volta, il muro di Gerico eretto per bloccare il percorso fosse abbattuto. Un muro con un cancello odioso: ferro, acciaio, filo spinato israeliano (razor wire), il tutto ancorato alla montagna e al suo terreno, difeso con idranti, manganelli e gas lacrimogeni da cani da guardia che si ritengono sufficientemente feroci.
Un muro che, nel suo scopo di bloccare gli spostamenti di chi vuole impedire la prosecuzione di un’opera mortifera e irrealizzabile allo stesso tempo, simboleggia(va) tutti i muri che ormai, su questo pianeta, dalla Palestina al Messico e dall’Ungheria ai porti italiani ed europei sul Mediterraneo, cercano di impedire gli spostamenti di una specie nata nomade, ma alla quale nei millenni sono stati imposti confini, stati, diritti di proprietà privata anche sugli elementi basilari per la sue stessa esistenza (terra, acqua, cibo, ambiente più in generale).
Un muro che è crollato, che è stato distrutto e smantellato, fatto precipitare giù nel bosco sottostante, dopo che gli agenti del caos posti a sua difesa avevano dovuto precipitosamente abbandonarlo al suo destino a causa della forte e convinta pressione dei partecipanti alla manifestazione. Un’immagine simbolicamente fortissima, che è valsa più di mille piagnistei e di mille parole. L’azione ha dimostrato quanto fragili siano i muri di carta (qualunque siano i materiali utilizzati per realizzarli) eretti dai signori della notte e del capitale e quanto sia facile liberarsene, una volta raggiunto un adeguato grado di determinazione.
Insieme al muro sono precipitati a valle, dopo essere stati adeguatamente revisionati, i serbatoi per l’acqua destinata ad essere usata dagli idranti, recuperando, anche in questo caso l’idea che l’acqua deve essere usata per rivitalizzare gli esseri viventi e il pianeta nel suo insieme e non per essere sprecata in funzione repressiva. Tipico paradosso di un modello sociale che spreca l’acqua in grande  quantità, anche quando questa è destinata a diventare sempre più prezioza per la vita.
E poi l’assedio formale al fortino. I boati delle grida provenienti dalla foresta che lo circonda. Slogan e canti che provenivano dall’ombra e che incitavano coloro che erano quasi a contatto con le forze del disordine a tener duro, a non mollare, a manifestare, anche solo con la presenza e la messa in gioco del proprio corpo, l’opposizione al Tav e al sistema che lo vorrebbe imporre.
Urla, slogan, canti. Centinaia di mani di ogni colore ed età che percuotevano con le pietre ogni struttura metallica presente in loco, dai guardrail ai tralicci di metallo, per inviare un numero infinito di “like” effettivi e materiali, realmente motivati e partecipativi, a chi più sotto resisteva ai lacrimogeni. Un ritmo e un canto tribale che dimostravano quale doveva essere il terrore di altre testuggini, quelle romane, quando si infilavano nei boschi oltre il limes dell’impero. Dove subirono alcune delle loro più cocenti sconfitte.
Una giornata campale e meravigliosa, fino e oltre il tramontar del sole. Una giornata da cui è uscito rafforzato e vincitore un unico attore: il movimento NoTav. Ne è uscito vincitore e rafforzato proprio nel momento in cui i suoi avversari lo avrebbero voluto sconfitto e demoralizzato. E’ uscito vincitore pur mantenendo tutta la complessità di posizioni e la variegata composizione socio-politica che lo caratterizzano da sempre. Ne è uscito orgoglioso e felice nel momento in cui tutti i suoi avversari non potevano far altro che rabbuiarsi oppure far buon viso a cattivo gioco.
Come, ad esempio, le forze del disordine in un primo momento smarrite, dopo la perdita del controllo del cancello, e poi immobili sotto l’effetto dei gas dei lacrimogeni che, sparati a centinaia, tornavano immancabilmente ad avvolgerle in fitte nuvole bianche a causa del vento contrario. Un comunicato della questura, del giorno successivo, che sta a metà tra il surreale e una venatura polemica nei confronti di chi (Salvini?) avrebbe forse voluto un’azione più muscolare ed energica  nei confronti dei manifestanti, in cui si fa un bilancio assolutamente positivo della giornata, come si legge nella nota: Pur operando in un terreno difficile e reso insidioso dalla pioggia, sia gli organizzatori della manifestazione sia gli operatori di polizia, hanno affrontato con grande responsabilità la gestione dell’evento. 48 denunciati a parte, naturalmente.
Un vincitore, si diceva, e parecchi sconfitti. Il ministro del muscolo per primo che ha trovato non solo nel movimento, ma probabilmente anche  tra i vertici della gestione della forza pubblica e delle forze armate, un’opposizione piuttosto decisa alle sue minacce e al suo bullismo istituzionale e sociale. Nel primo, nonostante l’approvazione del Decreto sicurezza e le roboanti dichiarazioni del giorno prima,1 ha dovuto prendere atto di una determinazione e, perché no, di un coraggio cui non è certamente abituato, mente nel secondo caso ha dovuto registrare un’antipatia formale dettata non da un agire o da un pensiero di tipo democratico, ma dall’opposizione di apparati dello Stato, spesso autentici eredi del fascismo, che non amano essere scavalcati da ministri ingombranti e spesso imbarazzanti per le scelte  e le dichiarazioni fatte tenedo conto soltanto della pancia del proprio elettorato. Disposti magari a concedergli un giro sulla moto d’acqua della polizia per il figlio, ma un po’ meno disponibili per un giro anche sulla Talpa, come forse avrebbe voluto richiedere mercoledì 31 luglio il ministro a Chiomonte.
Il secondo grande sconfitto è il Movimento 5 stelle che ha visto nella giornata di sabato la fine di ogni possibile legame con coloro che avrebbe dovuto rappresentare formalmente. Al di là della giustezza o meno della scelta messa in atto da una parte del movimento NoTav in occasione delle passate elezioni, è ormai chiaro da tempo, e oggi ancor di più, che quel rapporto si è completamente consumato. Non esiste più. E questo, messo insieme alla disillusione nei confronti del Movimento in ogni altro angolo d’Italia, non potrà significare altro che la disgregazione dello stesso e la sua scoparsa, al di là di qualsiasi ulteriore baggianata sparata da Di Maio e dal Fatto quotidiano sull’ipotesi di un possibile voto contrario del parlamento sulle grandi opere e sul Tav. Movimento 5 Stelle sul quale mi permetto di ricordare il giudizio espresso definitivamente, da chi scrive, fin dalle elezioni siciliane del 2012.
Il terzo sconfitto è l’equilibrista da circo, l’avvocato del popolo, la Pantera Rosa della scena politica italiana: Giuseppe Conte alias Svicolone (per chi è abbastanza avanti con gli anni per ricordare un noto cartoon di Hanna & Barbera degli anni sessanta). Ha dovuto gettare la maschera dell’equidistanza, dell’imparzialità, dell’avvocaticchio democratico per rivelare ciò che ci si poteva attendere esclusivamente da un personaggio del genere: il suo totale e convinto assoggettamento ai potentati economici, industriali e mafiosi che si nutrono esclusivamente di corruzione, distruzione del suolo e dell’ambiente, rapina finanziaria e morte.
Il quarto sconfitto è il PD. Se sperava di recuperare qualcosa dal disfacimento 5Stelle, è risultato chiaro che quel popolo NoTav, quei manifestanti sono intenzionati ad andare avanti per la loro strada che continua ad essere in rotta di collisione non soltanto con il partito che ha più promosso il progetto del Tav, e che per questo motivo si troverà certamente a votare con Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, la continuazione dello stesso, così come ha già sostanzialmente anticipato l’ex-titolare del ministero delle infrastrutture Graziano Delrio, se mai si dovesse giungere anche solo a un buffonesco e scontato voto parlamentare, ma anche con i progetti di green capitalism come programma di partito con cui quella vecchia volpe dell’attuale sindaco di Milano vorrebbe travestire una compagine ormai marcia, magari anche tramite l’utilizzo di un movimento “giovane” ma ambiguo e molto più che contraddittorio quale quello di Fridays for Future.
Tralasciando l’elenco dei 17 governi che si sono succeduti da quando si è iniziato a parlare di Tav fino ad oggi, gli altri sconfitti sono tutti quelli favorevoli alle grandi opere inutili e imposte: Telt, mafia, Confindustria, cooperative rosse e bianche, sindacati asserviti, giornalisti e media che in nome del “progresso” sono disposti ad avvallare ciecamente qualsiasi grande opera e qualunque devastazione, il pool inquisitoriale della Procura di Torino, ma anche tutti coloro che, alla Mercalli, suggeriscono pratiche individuali per porre riparo al disastro ambientale senza mai affrontare il nodo del salto di paradigma necessario ovvero del superamento dfinitivo dell’attuale modo di produzione.
Nossignori, non siete voi il futuro. E, ancora una volta, non resta che annunciarvi, con Philip K.Dick: Noi siamo vivi e voi siete già tutti morti (insieme al modo di produzione che vi ostinate  a difendere e voler salvare).
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pangeanews · 5 years ago
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Addio ad Annalisa Cima, la musa di Montale che stava antipatica a troppi. Il “Diario postumo” fu uno tsunami. Lei si diceva così: “Vivo la contraddizione d’essere angelo ed Erinni”
Nata nel 1941, a Milano, il 20 di gennaio, Annalisa Cima fu per alcuni musa inesorabile per altri donna detestabile. Ne era consapevole anche lei, per altro. In una fosforica Autopresentazione poetica si declinò così: “Vivo la contraddizione d’essere angelo ed Erinni…/ Amo Driadi e Silvani, non i poeti nani/ e le loro orme che chiamano versi./ Odio chierici e conversi, predatori e untuosi lodatori”. Visse da artista, con la spavalda eleganza, appunto, delle muse del primo Novecento, con l’attitudine austera e sagace delle muse di sempre. Sapeva ammaliare, dicono. Akira Kurosawa “presentò una sua mostra di disegni a Tokyo”, frequentò Manzù e Marini, Max Ernst e Picasso, “nel 1967 conosce Murilo Mendes, poeta e critico brasiliano, il musicista Gian Francesco Malipiero, Marianne Moore, Jorge Guillén, Aldo Palazzeschi, Giuseppe Ungaretti, Ezra Pound”. Il sodalizio con Vanni Scheiwiller si concretizza nella elaborazione di diversi “volumetti della collana ‘Occhio magico’”. Fu lui, Vanni – che vado citando – a redigere la biografia sommaria della Cima e a ricordarne l’incontro fatale (ordito dall’editore, per altro): “Nel 1968 incontrò Eugenio Montale ed ebbe inizio una grande amicizia basata su una profonda stima reciproca”. Di quella amicizia lunare – lei 27 anni, lui 72 – è esito Diario postumo, raccolta di poesie sparse (dal 1969 in poi), una specie di controcanto poetico, di canto obliquo come bluff ai critici, affidate – con la promessa d’essere opera postuma, dunque posteriore al poeta, cioè altro più che canto ultimo – alla Cima. Mondadori stampa il tutto nel 1996 e si scatena lo tsunami: davvero è Montale? Ma quanto Montale c’è lì dentro: un grammo, un brufolo, una sberla? I critici si sono messi, nonostante i dati in dote, a misurare Montale, filone aureo della poesia italica, in carati. Per alcuni, il Diario postumo è puro ottone, è fasullo, lo dice anche Wikipedia, l’enciclopedia dei tiepidi (“Diario postumo è, secondo alcuni, l’ottava e ultima raccolta di poesie di Eugenio Montale”; corsivo mio). In ogni caso, Annalisa Cima, “ultima musa di Montale” (così la nota Ansa) è morta, a Lugano, a 78 anni. Anche gli scarsi indizi che ho allineato fornirebbero il destro per una specie di romanzo. Invece, il ‘coccodrillo’ del ‘Corrierone’, per dire, firmato da Paolo Di Stefano, torna sul tema, negando, sostanzialmente, l’autenticità del Diario (si capisce fin dal sottotitolo: “avevano fatto discutere le liriche che la donna sosteneva fossero state composte per lei”), accennando che “nel 2014, il dibattito fu riacceso da nuove ricerche filologiche (di Federico Condello, Alberto Casadei, Paola Italia e altri) che confermavano la tesi di Isella: si tratta di un «falso in toto o in gran parte, frutto di collage o di registrazioni audio». Annalisa Cima ha assistito pressoché in silenzio al ritorno di fiamma dell’affaire attributivo”. A me resta da ricordare la lunga dichiarazione di Maria Corti (su “la Repubblica”, 4 settembre 1997, titolo: Montale dopo il parapiglia), consapevole del lavoro ultimo di Montale (“Mi rivelò allora che stava scrivendo una raccolta di poesie che non avrebbe mai consegnato al Fondo, sia perché sarebbe uscita postuma e per di più in ondate successive a distanza di anni, sia perché esecutrice testamentaria sarebbe stata la giovane amica Annalisa Cima, a cui la raccolta era dedicata”), pure per testimonianza diretta (“alla mia presenza Montale consegnò alla Cima un notevole gruppo di fogli manoscritti”). In questa vicenda, Cesare Cavalleri – che conosceva bene sia la Cima che Montale – fu tra chi lottò per avvalorare l’autenticità del Diario postumo. Senza fanfare da fanatico, per carità, riconoscendo che “il meglio di Montale è prima, altrove, anche se per la conoscenza di un poeta grandissimo come lui è necessario leggere tutto” (“Studi Cattolici”, n. 424, giugno 1996), studiando la vicenda fin dagli esordi, optando, all’epoca, per questa ipotesi: “L’autorevole dubbio di Isella è che la Cima avrebbe colto a volo certe frasi, certe battute, di Montale, provvedendo poi lei a dar loro forma ‘poetica’. Può darsi. Ma non può darsi per tutte le poesie ‘postume’” (su “Avvenire”, 26 luglio 1997). In questo caso, ribatto la sua prefazione al libro di Annalisa Cima, Le occasioni del “Diario postumo”. Tredici anni di amicizia con Eugenio Montale (Ares, 2012), libro che per altro, piuttosto, testimonia il brio narrativo della fatidica musa. Alcuni ricordi, risolti in forma di sketch, sono cammei mirabili, da romanzo, come questo: “Qualche mese dopo, quando cominciammo a frequentarci, Montale volle sapere tutto del mio incontro con Marianne Moore a New York. Nella sua casa al Village, viveva attorniata da animali in miniatura, soprammobili quasi animati che facevano parte del suo mondo poetico. La prima volta che andai a trovarla, al 35 West 9th St., trovai la porta dell’appartamento socchiusa: lo era per lasciar passare i cavi della televisione. Ogni giorno, infatti, Marianne Moore leggeva, in diretta, poesie e racconti per ragazzi. La poetessa, occhi azzurri, testa circondata da un’aureola bianca, un po’ trasognata e un po’ realista (come quando diede uno schiaffo sulla mano del fotografo Ugo Mulas che aveva osato spostare uno dei suoi animaletti di vetro), non provava alcun timore a vivere con la porta aperta, in una zona della città allora abbastanza a rischio. Diceva: «Ho i miei angeli neri per custodirmi», e infatti, di lì a poco, chiamò due ragazze che l’accudivano, in veste di governante l’una, e di segretaria l’altra. Due sudamericane scure come l’ebano e alte come palme”. Anche questo, a onor dei fatti, bisognava dire, della Cima, del suo talento per il cammeo letterario. Ma, si sa, le muse, figure ineffabili, stanno sulle scatole a troppi, lieti di metterle sotto i tacchi anche post mortem. (d.b.)
*
«Ho vissuto e vivo in un mondo elitario, nel quale non sono riusciti ad avvilirmi né calunnie né falsità, abituata sempre a considerare solo le persone speciali alle quali ho dato e do affetto e amicizia. Tutti gli altri, il sottobosco e tutti quei discorsi tendenziosi, non mi toccano, ma non perché sia stoica, solo perché non m’interessano. Ho una buona considerazione di me stessa e quindi tutto ciò che infanga e corrompe lo lascio lontano dal mio vivere». Così Annalisa Cima parlava di sé a Montale, nel 1979, su richiesta del poeta. Bisogna partire da questa nativa sprezzatura per capire come mai il legame di amicizia fra un sommo poeta di 72 anni e una poetessa, pittrice e musicista di 27, sia durato per tredici anni, e con un Nobel di mezzo. Montale aveva visto in Annalisa l’alter ego che avrebbe voluto essere, scoprendo in sé un sentimento di paternità e, addirittura, di maternità poetica, impensabile anche per i più fedeli ammiratori del poeta che «spesso», tra il 1920 e il 1927, aveva incontrato «il male di vivere». Annalisa Cima che, dopo averla letta, aveva pregato Montale di non pubblicare sul Corriere, nel 1969, la lusinghiera prefazione al suo primo libro di versi («Lo pregai di lasciarmi camminare sulle mie gambe») era, per il poeta, la persona giusta per accogliere quel nuovo sentimento di paternità/maternità, e alla quale affidare, anche in sede testamentaria, la propria fama attraverso la cura dell’Opera omnia.
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Quanto al Montale «privato», bastano poche citazioni. Montale, 1968: «Non appartengo ai paradisi artificiali di Palazzeschi, né agli inferni lussuriosi di Ungaretti; sono un uomo che ha vissuto al cinque per cento. Appartengo al limbo dei poeti asessuati e guardo al resto del mondo con paura». Questa autodefinizione fa giustizia definitiva delle illazioni (becere) non solo sul legame Montale/Cima, ma anche sui rapporti del poeta con le altre sue ispiratrici, Volpe compresa. Di Annalisa Cima è questa definizione, esistenziale e letteraria, monito per i critici futuri: «Uomo del non-possesso, della fantasia resa realtà, è corso sino alla fine verso immagini che materializzava o, meglio, verso persone che smaterializzava». Dalle pagine di Annalisa Cima emerge un Montale affettuoso e scherzoso, sensibile all’amicizia al punto da condividere quell’ipotesi stravagante di «comune» di artisti che avrebbero lavorato e vissuto insieme. E scopriamo, sotto la maschera burbera del poeta che ci è stata tramandata, un uomo che si diverte a organizzare burle agli amici, Gianfranco Contini compreso, senza rinunciare a permali perfino verso Vanni Scheiwiller, fedelissimo amico e complice, che lo andava a trovare quasi quotidianamente. Certamente la «burla» più riuscita è però quella verso i critici e i lettori futuri, che sta appunto all’origine del Diario postumo. Annalisa Cima ne accenna in breve, ma non si può dimenticare che il Diario postumo è stato oggetto della polemica più aspra e pretestuosa dell’ultimo scorcio del Novecento.
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Che l’autenticità del Diario sia stata messa in dubbio da Dante Isella (1922-2007) è ormai solo il ricordo del più clamoroso abbaglio da cui un critico montaliano sia stato accecato, e spiace che, nella successiva campagna mediatica, si sia distinto anche Giovanni Raboni (1932-2004), amico e poeta da me stimato a diversissimo titolo. Sull’autenticità del Diario postumo non può nutrire dubbi chi abbia un minimo di raziocinio. Ci sono le testimonianze di Maria Corti, di Giuseppe Savoca (che ha perfino pubblicato Le concordanze del Diario postumo), di Rosanna Bettarini, Guido Bezzola, Piero Bigongiari, Marco Forti, Emerico Giachery, Oreste Macrì, Alessandro Parronchi, Silvio Ramat, Andrea Zanzotto, per non parlare della mostra degli autografi allestita a Lugano dal 24 al 26 ottobre 1997. Questo nuovo libro, da cui ricevono luce molte poesie del Diario postumo, non si iscrive come ulteriore e ormai innecessario tassello in quell’antica polemica, bensì va letto come utile commento e, ancor più, come «Occasione» (la parola è inevitabile) per rileggere a mente riposata le poesie dell’ultimo Montale. Certo, ci sono interessanti spunti biografici e metatestuali: per esempio, la completa identità della misteriosa Adelheit, citata da Montale nel Diario del ’71 e del ’72, e nel Quaderno di quattro anni, e che le scarne note di Annalisa Cima al Diario postumo (1996) lasciavano nel mistero. Ci sono i tic e le consuetudini del Montale quotidiano, e la straordinaria complicità dell’amicizia con Annalisa: ma, quel che più conta, è la possibilità di verificare lo stacco letterario che metabolizza «l’occasione» in poesia. L’autocommento affidato da Montale ad Annalisa Cima è un caposaldo inamovibile per i critici presenti e futuri: «I primi tre libri [Ossi di seppia, Le occasioni, La bufera] sono scritti in frac, gli altri in pigiama, o diciamo in abito da passeggio. Forse mi sono reso conto che non potevo continuare a inneggiare a Clizia, alla Volpe, a Iride, che del resto non esistono più nella mia vita. Quando scrivevo i primi libri non sapevo che avrei raggiunto gli ottant’anni. Passati gli anni, guardandovi dentro ho scoperto che si poteva fare altro, l’opposto anche». Da qui il tono colloquiale, aforistico, ironico e «occasionale» da Satura in poi. Ma c’è di più. Montale prosegue: «Poi c’è un fatto di orecchio, di orecchio musicale (i critici non ne tengono abbastanza conto): ho voluto suonare il pianoforte in un’altra maniera, più discreta, più silenziosa». L’orecchio assoluto di Montale gli consente una spontaneità metrica tanto più stupefacente quanto più sommessa. Prendiamo, per esempio, la seconda strofa di Mattinata:
Ad ogni apparizione fai rifiorire vegetazioni nuove. Non hai un cliché: emergi singolare. È il segno che travalica gli umani. A noi, in questo anfiteatro di brutture, non resta che ricordo e dulia qual duplice ristoro.
Verso per verso abbiamo: un settenario / un quinario e un settenario / un quinario / un altro quinario (emergi singolare) / seguito in enjambement da un intero endecasillabo (È il segno / che travalica gli umani) / ancora due quinari / e tre settenari in chiusura. L’apparente «semplicità» del dettato è in realtà un’abilissima e spontanea elaborazione dell’endecasillabo, il metronomo della poesia italiana, nelle sue due componenti (quinari e settenari). È questa l’«altra maniera» di suonare il pianoforte dell’ultimo Montale.
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A proposito di pianoforti, è inevitabile il confronto tra Tentava la vostra mano la tastiera degli Ossi (Opera in versi, p. 42) e Il ritratto, con la differenza che là la giovane Paola Nicoli era colta in un attimo di smarrimento, mentre qui Annalisa Cima è «pronta a spiccare il volo». Ma, per tornare al metabolismo fantastico di Montale («immagini che materializzava, persone che smaterializzava»), esemplare è Il caffetano bianco, in cui la figura della giovane poetessa sulla spiaggia di Forte dei Marmi è meno delineata dalla testimonianza visiva del poeta, che non dalla descrizione che gliene fece Carmelo Bene. Analogamente, la volpe azzurra indossata da Annalisa Cima diventa, per misteriose ragioni di metrica, «muflone blu cobalto» (settenario) nella dedica 20 gennaio o 30 anni.
Un cenno, sia pure in sede impropria come questa, è tuttavia doveroso per la poesia di Annalisa Cima, la cui opera finora pubblicata è racchiusa in Di canto in canto (Longo, Ravenna 2007), con prefazione di Paolo Cherchi. Per la qualità, è sufficiente leggere la poesia tradotta in castigliano da Jorge Guillén (p. 67); ma quel che preme sottolineare è la diversità di tono e contenuti rispetto alla poesia anche dell’ultimo Montale: astratta e «filosofica» la poesia di Cima, gnomica e di cronaca quella di Montale. Del resto, è Annalisa Cima a dichiarare allo stesso Montale che i suoi poeti preferiti sono Ungaretti e Zanzotto.
Resta da sottolineare la centralità della poesia Il clou nel Diario postumo. Annalisa Cima ne riconduce il significato alla «conversione» di Montale da Spinoza a Leibniz, ma Oreste Macrì è andato oltre, in due lettere che ho pubblicato nella Revue des Études italiens (n. 3-4, 1998). In data 5 agosto 1997, Macrì mi aveva scritto: «L’approssimarsi di Montale al cattolicesimo fu lungo e graduale; per molti anni di “non praticante”. La Mosca era cattolica ebrea, affine alla Brandeis, motivo per il quale Montale rinunziò all’invito di recarsi in America. La poesia Il clou del Diario postumo termina: “E fu così che il tuo parlare / timoroso e ardente, mi rese / in breve da ateo credente”. La resistenza “gnostica” fu lunga e duratura; la conversione si operò a mio parere nella seconda dimora in via Bigli a Milano. Rammento che ivi andò a trovarlo il Fabiani, che ne scrisse su Oggi, se non ricordo male. Salito al piano dell’appartamento del poeta trovò la porta socchiusa e scorse Montale inginocchiato davanti alla televisione che ascoltava la Messa». E ancora, il 29 agosto 1997: «Mi confermo nell’idea che l’ultima sua donna, Annalisa Cima, celebrata nel Diario postumo, costituisce per lui la liberatrice e salvatrice. Nella poesia Il clou: “Ratio ultima rerum… id est deus. E fu così che il tuo parlare / timoroso e ardente, mi rese / in breve da ateo credente”. E nella poesia di p. 67 la chiama “voce di salvazione”, vocabolo specificamente spirituale cristiano». Lasciamo impregiudicata, nel segreto delle coscienze, l’ipotesi macriana (che tuttavia condivido), e concludiamo con Montale che, nella poesia di risposta al rimprovero di Annalisa per aver accettato il Nobel, scrisse: «Il tempo degli eventi / è diverso dal nostro».
Cesare Cavalleri
*In copertina: Eugenio Montale e Annalisa Cima. Si conobbero nel 1968
L'articolo Addio ad Annalisa Cima, la musa di Montale che stava antipatica a troppi. Il “Diario postumo” fu uno tsunami. Lei si diceva così: “Vivo la contraddizione d’essere angelo ed Erinni” proviene da Pangea.
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newsintheshell · 6 years ago
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Nuove immagini, trailer e cast di “Blackfox”
Svelati altri dettagli sul nuovo anime originale di Studio 3Hz.
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Diffuso un secondo trailer assieme a due nuove immagini promozionali di “Blackfox”, film d’animazione originale prodotto da Studio 3Hz (Sword Art Online: Alternative Gun Gale Online, Flip Flappers) annunciato lo scorso marzo; per ora non si è stato fissato un periodo di debutto.
youtube
Di seguito trovate la sinossi riportata sul sito ufficiale del progetto.
Rikka è la primogenita di una famiglia di ninja, che nutre una gran ammirazione per il padre ricercatore e vive presso la residenza del clan, situata all’ombra di una città futuristica. Un giorno però, la sua quotidianità viene improvvisamente minacciata. Messa alle strette, non potrà fare altro che fare a brandelli l’oscurità e diventare “Black”!
Inoltre, sono stati svelati anche i primi membri del cast:
Rikka Isurugi, interpretata da Ayaka Nanase, è l’erede del clan ninja Isurugi. Il suo sogno però è quello di diventare una ricercatrice come suo padre. 
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Mia, interpretata da Haruka Tomatsu, ha una mente acuta e delle abilità psichiche molto potenti. È anche molto brava al gioco degli scacchi.
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Melissa, interpretata da You Taichi, è la coinquilina di Rikka che si occupa delle varie faccende di casa, mentre l’amica guadagna da vivere per entrambe.
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La ragazza con la maschera da volpe è una misteriosa figura sulla bocca di tutti, che fa le sue fugaci apparizioni in città a notte fonda.
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Sarà Kazuya Nomura (Robotics;Notes, Joker Game) a supervisionare il tutto, mentre alla regia ci sarà Keisuke Shinohara. La sceneggiatura sarà curata da Naoki Hayashi (Citrus), invece il design dei personaggi sarà a cura di Atsushi Saito.
SilenziO)))
[FONTE]   
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sheis-annie · 6 years ago
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Buonasera ragazze e ben tornate nella rubrica “metto tutto in faccia qualcosa funzionerà”…ah no. In realtà fino a poco tempo fa davo poca importanza alla skincare routine, complice la mia pelle che non mi aveva mai dato problemi e il fatto che mi truccassi pochissimo. Fino a quattro anni fa neanche mettevo il fondotinta: la mia pelle appariva priva di rossori, rughette d’espressione e qualche cenno di occhiaie ma ho sempre optato per un buon correttore così subito la mia pelle era pronta al trucco (solo mascara e matita).
Come cambiano le stagioni, i mesi, i programmi, la politica, le tasse, le mode e le culture, cambia anche la nostra pelle. Ad oggi la pelle di qualche tempo fa me la posso proprio sognare, di base per chi ha scompensi ormonali, come me, è veramente difficile mantenere una pelle bella, rosea e ben illuminata senza l’utilizzo di prodotti adatti. Più in generale, dimostrare una pelle pulita e sana è difficile per tutti. Se fino a qualche anno fa i prodotti skincare erano associati alle creme anti-age della nonna dal prezzo esorbitante ad oggi il trend consta di millemila prodotti posti sul mercato per ogni tipo di esigenza e divisi per prezzo, complice la necessità sempre maggiore di prodotti che salvaguardino la nostra pelle dal make-up e/o dal sole. Ogni marchio ha dovuto adeguarsi a questo nuovo trend beauty creando prodotti competitivi e sempre più adatti alle esigenze di ragazze e donne.
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Come da titolo, l’articolo verte sulle migliori maschere low cost che ho provato e mi sono trovata meglio. La maggior parte le potete trovare nei supermercati o negozi come OVS e Upim, altre direttamente online, ad es. su Amazon. Pronte? Let’s go girls.
1. Maschere Geomar
L’estate scorsa mi trovavo da Upim e incuriosita dalle maschere Geomar (tutte in crema), di cui avevo già sentito parlare, decido di prenderne circa quattro. Fate conto che ogni maschera Geomar che prendete vale per due dosi. Ho preso due nutrienti e vellutanti, una esfoliante e idratante e, infine, una purificante. Le ho pagate circa €3,50 l’una e devo dire di essermi trovata molto bene.
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Ph. from: http://www.omaggiomania.com/testare-prodotti-gratis/diventa-tester-maschere-geomar/
La mia preferita rimane quella nutriente e vellutante in quanto la differenza tra il prima e il dopo è notevole: la pelle rimane liscia, vellutata e sembra già più sana. Io ho messo subito dopo una crema per cercare di mantenere più a lungo la freschezza di quel momento; in generale, però, la maschera permette di nutrire la pelle in modo da arricchirla di principi mancanti. Non aspettatevi miracoli sia chiaro, ma facendola una volta a settimana anche la vostra pelle ne risentirà in positivo. Infine è ottima se bisogna partecipare ad eventi e/o cerimonie perchè agisce in 5-10 minuti e anche il make-up che andrete a fare apparirà più naturale.
Consigliate.
2. Maschera Garnier
Tra le maschere low cost che compro e ricompro sempre quando sono da OVS vi sono le  maschere Garnier Skin Active, in particolare la monodose purificante (che tende al verde) e quella all’acqua per pelli secche e disidratate. Sono maschere che costano una belinata (circa €1,30) e mi piacciono un sacco perché lasciano la pelle liscia, rimpolpata e subito più giovane.
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Sul web le recensioni sono quasi tutte positive e anche i tempi di posa sono molto brevi. Queste maschere sono monodose ma senza esagerare e mettendole nei punti giusti è possibile utilizzarne una almeno due volte. Vi terro aggiornate perchè queste maschere sono in crema ma ho intenzione di comprare le nuove in tessuto, le Hydra Bomb energizzante e per pelli sensibili quindi Stay tuned.
Super consigliate
3. Maschere 7° Heaven
Sono le classiche maschere reperibili ovunque. Io le prendo da OVS, come molti altri prodotti. Vi sono di diversi tipi ma…vanno a ruba! Complice di questi “furti” il prezzo veramente basso da €1,00 a €1,90 e ogni maschera ha un sacco di prodotto cremoso all’interno che basta anche per più di tre applicazioni. Le compro e le ricompro sempre anche io. La maschera di questa linea che più uso è la Dead Sea Mud Pac ma è ottima anche la Black Seweed Peel Off, maschera peel-off nera.
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Ph. from: http://valentinaabbr.blogspot.it/2018/02/maschera-viso-skin-polisher-exfoliating.html
Ph. from: https://aliasdaisy.wixsite.com/aliasdaisy/blog/maschera-peel-off-all-alga-7th-heaven
Sono maschere per lo più idratanti e purificanti con azione più o meno forte in base al tipo di pelle, se mista, secca o grassa. Difficile non trovare il prodotto giusto. Io consiglio di farle almeno 2 volte a settimana visto che hanno un’effetto a breve durata (una giornata circa) ma per quanto costano svolgono bene il loro lavoro. Io cerco sempre di tenerne in casa una di riserva.
Super consigliata e da provare!
4. Maschere Sephora
Le maschere di Sephora sono conosciutissime e le recensioni sul web sono piuttosto positive soprattutto in riferimento alla qualità-prezzo. Queste maschere sono presenti in tutti i punti Sephora e anche online su sephora.it. Si dividono in maschere in tessuto e maschere in argilla. Quelle in tessuto sono le ultime uscite: esistono in 7 diverse colorazioni aventi ognuna proprietà diverse. Hanno un costo di €3,90 e all’interno è presente una maschera in cotone che ben si adatta alla forma del viso e ne rimane attaccata a lungo data la presenza di siero in quantità medie. Più di tutte mi piacciono e consiglio la maschera al melograno, per un effetto energizzante e rilassante, e la maschera alla rosa per un effetto ultra idratante e illuminante per chi ha pelle secca e tendente al grigiastro.
  Ph. from: https://it.pinterest.com/pin/345369865158942546/
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Anche le maschere all’argilla sono presenti in 7 colorazioni diverse in base all’effetto che danno. Sono bustine di 35 ml ciascuna e si applicano come le normali maschere in crema. La quantità di prodotto presente, ovviamente, permette più applicazioni nel tempo, basti che vengano richiuse bene. Quelle che uso di più sono quella all’argilla viola e all’argilla verde che sono perlopiù purificanti ed esfolianti. Per qualcosa di più leggero ma comunque idratante e illuminante uso la maschera all’argilla rosa. Ce ne sono per tutti i gusti con possibilità di mixare le maschere sulla pelle in base le problematiche delle varie zone viso.
Ph. from: https://it.pinterest.com/pin/439101032408963497/
Sia quelle in tessuto che quelle all’argilla sono consigliate.
5. Maschere TonyMoly I’m Real
Le maschere TonyMoly sono tra quelle più conosciute e apprezzate dalle ragazze amanti della skincare. Sono maschere koreane che esistono da tanto e sono anche economiche e molto valide. Per queste maschere, come per molte di quelle finora elencate, il rapporto qualità-prezzo è molto buono. Solitamente si tratta di un brand che è facilmente reperibile su Sephora.it e/o nei punti vendita make-up. Le maschere hanno all’interno 21 ml di prodotto che ci fa pensare possano essere riutilizzabili, se non applicate in eccesso. Sono simpaticissime, presenti in molte varianti e con un packacing che non passa inosservato, ognuna con un ingrediente principale che la contraddistingue e le permette di svolgere una specifica funzione.
Ph. from: http://lifestylenotes.it/im-real-mask-le-maschere-tonymoly-dallo-stile-kawaii/
Ph. from: https://www.beautydea.it/tony-moly-italia-skincare-makeup-coreano/
Ogni pelle, quindi, necessita di un’azione specifica in base alle problematiche possedute e, come per le maschere Sephora, anche con queste è possibile ricreare un mix di più elementi su varie zone del viso che permettano una maggiore e più completa azione. In realtà a parte la simpatia per queste maschere la funzione non è per tutte diversa, anzi a grandi linee si tratta di maschere più che altro idratanti. In Italia sono presenti in 6 varietà: pomodoro, limone, cocco, avocado, aloe e alle alghe. Ogni maschera costa circa 5 euro mentre al di fuori dell’Italia il prezzo scende di gran lunga (possono arrivare a costare 2 euro) e spesso sono presenti super offerte. Il consiglio è comprarle su ebay o se all’estero, se ne avete la possibilità, inoltre fuori dall’Italia la varietà è maggiore (circa 13 varietà).
Non indispensabili
6. Maschere Shaka Pretty Animalz
Ad oggi sul web le maschere Pretty Animalz di Shaka sono super chiacchierate perchè low cost, koreane e adatte soprattutto per le giovanissime. Sono maschere vivaci, carine da provare con le amiche e in generale hanno un’azione idratante, purificante e nutriente. Le Pretty Animalz sono maschere in tessuto divise in 8 varianti, ognuna la quale ha un’azione un po’ più specifica. Queste maschere sono facilmente reperibili da OVS nel reparto shaka beauty e hanno un costo di €3,99.
Ph. from: https://www.whatsinmybag.it/2018/04/maschere-in-tessuto-pretty-animalz.html
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Nelle indicazioni vi è scritto di tenerle almeno un 15 minuti ma molte ragazze sul web dichiarano che dopo aver tolto la maschera attenendosi molto bene alle indicazioni la pelle appare oleosa per via del siero rimasto. Qui io vi consiglio un massaggio utilizzando il siero rimasto piuttosto che lavare via tutto! Quelle idratanti ovviamente lasciato la pelle liscia e idratata almeno per tutta la giornata, riuscendovi a truccarvi anche meglio (es. quella con maialino, tigre e panda). Quella purificante è la maschera con il pinguino che consiglio di fare ogni tanto per via della presenza abbondante di siero. Le maschere scimmia, lontra e gatto sono nutrienti ed infine quella con la volpe è fortemente illuminante. Super consigliata. In generale le considero da provare almeno due volte al mese magari alternate a maschere più leggere come le 7th Heaven.
Consigliate
Bene adesso attendo le vostre istruzioni e i vostri commenti. Avete provato qualcuna di queste maschere? Condividete le opinioni o ve ne sono alcune che proprio non tollerate? Fatemi sapere tutto e condividete l’articolo in tutti i vostri social per aiutarmi a conoscermi ma prima mettete un like giù, nell’apposito button. 
Alla prossima. Grazie a tutte ❤
  Skincare addicted: migliori maschere viso low cost Buonasera ragazze e ben tornate nella rubrica "metto tutto in faccia qualcosa funzionerà"...ah no. In realtà fino a poco tempo fa davo poca importanza alla skincare routine, complice la mia pelle che non mi aveva mai dato problemi e il fatto che mi truccassi pochissimo.
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izumi89 · 7 years ago
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Alcune maschere tradizionali in vendita al tempio di Asakusa #tokyo 😄👺 #giappone #japan #asakusa #maschera #mask #traditional #folk #folklore #kitsune #volpe #tengu #monsters #travel #travelphotography #blog #blogger #instatravel #photography #picoftheday #instalike #insta #instagram #instagood #instadaily #photo #color #lovetravel #viaggio
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vrije-vos · 6 years ago
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Sfoghi
Che poi, me ne hanno dette di tutte i colori: pesante, pessimista, "Schopenhauer", sdolcinato, complessato, ma nessuno in realtà mi ha chiesto come stessi realmente.
Io sto bene, semplicemente ho inconsciamente paura di conoscermi, paura di chiedermi se sono felice.
A volte penso se tu, o chiunque altro, scoprissi che sono io a nascondermi dietro questo blog, dietro questa volpe.
Cosa penseresti di me? Perché in fondo, la mia paura maggiore è l'impressione, devo essere Perfetto, in ogni occasione, adornato con la giusta Maschera.
Purtroppo però, troppe occasioni, troppe maschere, non so nemmeno in che occasione spogliarmi. In realtà non ricordo nemmeno come sono fatto senza maschere, sempre se ci sono ancora.
Per ora mi nascondo dietro una volpe, vomitando i miei pensieri, sentondomi un po' più libero, seppur nascosto.
Ecco il mio paradosso.
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the-entangler · 6 years ago
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Il buffone balzò su un trespolo, piroettò su un piede e annunciò:
«Signori e signore,
Pubblico benevolo,
Lasciate che vi presenti
La compagnia di Buondiavolo!»
Era usanza di questa compagnia recitare con delle maschere di animali. Puck era una volpe del bosco; dietro di lui c’era un tipo grande il doppio, con una maschera da orso; c’era quindi una ghiandaia, un gallo, un cervo, e altri animali selvatici che avrebbero interpretato i caratteri della commedia.
La volpe si inchinò e disse: «possa compiacervi e intrattenervi in questa lieta occasione con una gran prova della mia recitazione. Io, Puck Buondiavolo e la mia compagnia di guitti, metteremo in scena l’Allegoria del buono e del cattivo governo, ed i suoi effetti».
S’alzò brusio in sala, chi si dava di gomito, chi sogghignava.
«Questa è la storia di Aloisio, figlio del barone Arnaldo, vassallo del conte Amadisio dello Yorkshire. Aloisio è innamorato di Matilda, ragazza tanto bella quanto virtuosa, ma di umili natali. Un amore difficile, sì, ma non impossibile. Tale era la passione dei due giovani e lo struggimento nei momenti in cui erano divisi, che gli illuminati genitori di Aloisio decisero di ignorare le costumanze e concedere il loro favore all’unione dei due giovani in fidanzamento.»
Dopo il preambolo, gli attori misero in scena efficacemente le vicende di Aloisio, il quale viveva in un’epoca davvero felice, o di “buon governo”, come recitava il titolo del I atto.
Aloisio e i suoi compari escogitarono diverse astuzie per incontrare la giovane Matilda, ora ad una festa di paese, ora nella piazza del mercato, ora in chiesa. Queste furberie si trasformavano puntualmente in pasticci assai spassosi: in una, Aloisio si arrampicava alla finestra della stanza di Matilda, ma vi trovava al suo posto la grassa e scorbutica governante. In un’altra escogitava un piano per far recapitare una lettera d’amore assieme ad un mazzo di fiori a Matilda; ma il messaggio e i fiori arrivarono non alla giovane, bensì al suo porcaro, che si fece delle strane idee sul giovane nobile.
Le scene si susseguirono in questo modo, intrecciandosi raffinatamente con spaccati di vita quotidiana. Gli spettatori più avveduti, si sarebbero accorti comunque delle contraddizioni, le limitazioni e gli scempi che pur trovano spazio anche nei migliori governi. Povertà, peso fiscale, disuguaglianze ed un malcelato quanto insopportabile “tradizionalismo”.
Ad un certo punto, proprio quando gli avvenimenti sembravano convergere verso l’unione felice dei due innamorati, arrivò una lettera firmata dal Re. Il braccio e la spada di Aloisio erano richiesti in guerra, sull’altra sponda della Manica.
I due amanti si congedarono, versando lacrime e scambiandosi saluti, baci e promesse. Aloisio dunque partì per la guerra, dove diede più e più volte testimonianza del suo valore e del suo coraggio. In numerose contese uscì vincitore e in moltissime azioni eroiche si conquistò l’ammirazione dei suoi pari e dei superiori. Fiumi e fiumi di sangue nemico furono versati per effetto della sua lama e tanto era animato dal desiderio di uscire vincitore dalla carneficina per tornare dalla sua amata che in battaglia diventava pazzo furioso, cosa che gli valse l’appellativo di Diavolo dello Yorkshire.
In questo frangente, la compagnia fu molto abile nel riprodurre coi pochi mezzi a disposiizone la confusione e la violenza della battaglia. Il conte era tanto entusiasta che si lasciò cadere una coppa di vino, imbrattandosi l’abito.
Vinta la guerra, Aloisio si conquistò il privilegio di tornare in patria per sposare finalmente la sua amata.
— Fine del primo atto —
Il secondo atto si aprì con il rientro di Aloisio in Inghilterra. La sua fu una lunga cavalcata da Ipswich fino allo Yorkshire. Puck era la voce fuoricampo che annunciava i mutamenti avvenuti nel regno durante l’assenza del giovane nobile. Molte cose erano cambiate: un nuovo re aveva usurpato il trono del fratello, la carestia, il rigido inverno e le tasse sempre più salate avevano ridotto la popolazione alla fame. Aloisio cavalcava tra campagne in fiamme, soldati in marcia, fattori in subbuglio, criminali in agguato. Si fermò in una locanda non lontano da York in cerca di riparo e notizie circa gli ultimi avvenimenti. L’unica cosa che trovò fu il disprezzo e la derisione del suo gonfalone. Apprese suo malgrado che il padre venne privato del titolo e dei possedimenti dal nuovo gran giustiziere. Si dileguò con gran vergogna e commozione, si spogliò della cotta e dei vessilli, si vestì da povero e come tale entrò nella città. Qui non trovò altri ad accoglierlo che il caos: degli straccioni si litigavano un tozzo di pane come cani affamati – qui gli attori eccedettero in realismo arrivando persino a menarsi e azzannarsi per davvero, con gran sollazzo dei banchettanti. E vide le mura diroccate e frantumate come ossa consunte da un cancro. E dame importunate da bande di villanzoni, e donne di malaffare esercitare il proprio mestiere negli angoli umidi e lerci del borgo.
Gli attori seppero riprodurre il degrado con somma maestria. Uno di loro fu mendicante, quando un altro gli “donò in elemosina” un calcio nel sottocoda. Uno più giovane ed efebico si infilò due grosse mele mature nella camicia e se ne andava ancheggiando con l’occhio maliardo. C’era persino un gobbo che si pasceva nella decadenza e danzava sul lerciume – per la rappresentazione del quale presero certi avanzi del banchetto e li rovesciarono in terra.
Aloisio riconobbe un suo compagno di bischerate e gli chiese cosa mai fosse accaduto al loro regno. Scoprì di aver perso ogni cosa: titolo, terre, promessa sposa e padre, a causa della simpatia di quest’ultimo per il vecchio re. Di collera e dispiacere morì il vecchio barone, senza nemmeno conoscere la sorte incontrata dal figlio in guerra. Matilda, rimasta anch’ella orfana e senza sostentamento alcuno, venne presa a lavorare al castello del conte Amadisio, il quale s’impuntò di farne la sua sposa.
I due vennero scorti dalle guardie, che avevano riconosciuto il giovane Aloisio nonostante l’aspetto trasandato. Ma prima che queste si fossero avvicinate, Aloisio mise una mano su un muretto e vi balzò oltre, sparendo dalla loro vista.
Senza dimora né famiglia, Aloisio si liberò infine anche del suo nome come fosse un ramo avvizzito. Si rifugiò tra i boschi, dove pensava avrebbe trascorso gli ultimi giorni della sua vita. Ebbe ragione nel pensare che la sua vita stesse volgendo al termine, ma non immaginava che nella fine si nascondevano i germogli della rinascita. Nella selva si fece folletto e conobbe altri come lui. Una comunità di spiriti, un tempo cittadini del reame dalle estrazioni più disparate, scopertisi estranei al nuovo ordine stabilito. Tra questi spiriti c’era un vecchio – altri non era che Puck con un’altra maschera – che confortava il giovane per ciò che aveva perso, ma allo stesso tempo illustrò con grande chiarezza la situazione al suo pupillo e agli spettatori tutti: non cadiate in fallo ponendo il secondo atto in contrapposizione al primo; le miserie del cattivo governo nascono dai semi piantati nell’era del buon governo. Non crediate che la cattiva stagione porti nient’altro che cose negative. Osservate come, con l’aiuto del fuoco, un roseto infestato dalla malerba può fiorire come mai prima. Per vederlo, vi basterà attendere il terzo atto di questa farsa!
Lo spettacolo giunse ad un momento di stanca; i primi sbadigli si spalancarono sulle bocche dei conviviali. Occorreva un guizzo da gran drammaturgo per ridestare l’attenzione: Puck portò due dita tra le labbra ed emise il fischio più acuto che quelle nobili orecchie avessero mai udito. A quel rumore seguì un fracasso d’inferno e dopo ancora parve che l’inferno stesso si riversasse davvero nel castello di Lincoln: le fiamme si rincorsero sugli arazzi, bruciarono i legni, avvolsero persino le pietre. Interdetto, il conte, osservava Puck levarsi la maschera e rivelare il suo volto.
Hashford lo riconobbe e ne gridò il nome: «È Robin Hood!».
[continua]
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In questo primo racconto mi sono divertito a narrare una storia, quella di Robin Hood, le cui fonti sono innumerevoli e spesso contraddittorie. L’andatura della narrazione è quella di una rana che salta tra diversi piani narrativi come se fossero rocce di un ruscello. Nell’estratto qui riportato, la banda di Robin recita una farsa che è in parte una satira politica, in parte un biopic dello stesso Robin Hood con nomi ed eventi già presenti nel mito che si affiancano ad altri inventati di sana pianta, che ha come risultato un intrico di eventi irrisolvibile (o almeno spero). I merry-men oltretutto recitano mascherati da animali per non farsi riconoscere (si presume che una sorta di identikit di Robin Hood sia presente in tutto il regno), cosa che mi ha permesso di giocare con diverse corrispondenze e di confondere ulteriormente le acque: Robin ha una maschera da volpe, perché è un trickster - un guastafeste - come Reynard the fox, il più famoso imbroglione del folklore britannico e nord-europeo; si esibisce in uno spettacolo così travestito come fosse un Peter Gabriel del XII secolo, che a sua volta si proponeva come un trickster nel tour di Foxtrot (e nella copertina dell’album); nel film Disney, Robin Hood è una volpe antropomorfa - idea riciclata da un’idea poi abortita di un film su Reynard the fox -; e chissà quanti altri link mi sono venuti in mente mentre scrivevo che ora ho dimenticato.*
La narrazione compie altri salti - si può dire che non faccia altro - tra false introduzioni - che sono favole raccontate da Fra’ Tuck ai monelli del villaggio, ma potrebbero essere anche testimonianze dell’origine “sovrannaturale” di Robin e i suoi - possibili flashback - ma potrebbero essere “solo” sogni - e l’intreccio di un piano assurdo per entrare nel castello - alla Lupin III - di mascherate (in un effetto che vuole somigliare a quello del “Teatro nel Teatro™”), esplosioni pirotecniche, cavalli di Troia (Robin che si lascia catturare per permettere ai suoi uomini di liberare i carcerati) cambi di fronte inaspettati con gli invasori che si ritrovano assediati, ellissi narrative e fughe spettacolari da un luogo reale a un luogo di fiaba (Fra’ Tuck che fugge dal villaggio per entrare nella favola che stava raccontando all’inizio).

Il risultato, ora che ci penso, potrebbe sembrare quello di un Inception folkloristico. Che poi sia riuscito o meno lo lascio decidere ai lettori.
*oh sì, c’è anche la questione dello pseudonimo, ovviamente. Puck Goodfellow è l’unione tra due nomi dello stesso personaggio: Puck, un folletto/spirito presente nel folklore di un po’ tutto il nord-europa, nonché nella commedia di Shakespeare “Sogno di una notte di mezza estate”, e [Robin] Goodfellow, o Robin Buondiavolo, che parrebbe essere l’origine etimologica di Hobgoblin (con Hob che sarebbe la contrazione di Robin) - il folletto dei boschi che si divertiva a cambiare i sentieri, far smarrire i viandanti e altre carognate così - nonché l’origine mitica(?)/fiabistica/ancestrale di Robin Hood.

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lamilanomagazine · 2 years ago
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Milano, il 31 ottobre arriva “The Halloween Damn With Pulsation”
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Milano, il 31 ottobre arriva “The Halloween Damn With Pulsation”. Tra gli appuntamenti di questa settimana: Giovedì 20 ottobre Alle 22.00 – BARBERA & CHAMPAGNE coi CIAPARATT: giovane trio musicale che propone dal vivo un raffinato repertorio della canzone popolare milanese rivisitando in questo stile famose canzoni del genere, da Gaber a Jannacci, Cochi e Renato e Dario Fo. Venerdì 21 ottobre Alle 22.30 - BANDIERA GIALLA con ALBERTO TREVISAN QUINTET LIVE: un viaggio musicale dal blues alla disco music, dal soul al pop, dal reggae al latin. Con una formazione di prim’ordine, Stefano Volpe alla batteria, Gabriele Costa al basso, Giorgio Guiducci alla chitarra, Alberto Trevisan alla voce e Aldo Banfi alle tastiere. A seguire Dj Set con MarianoRanoDj. Biglietto di ingresso 7€ per chi cena o fa aperitivo, 15€ con consumazione per chi viene dopocena (10€ per i soci Spirit de Milan Aps 2022). Sabato 22 ottobre Alle 22.30 – HOLY SWING NIGHT con CATTANEO-FERRARIO SWINGTET: quintetto composto da grandi jazzisti milanesi tra cui il noto clarinettista Alfredo Ferrario ed una delle trombe del jazz classico più rinomate in Italia, nonché il genovese Fabrizio Cattaneo. A seguire Swing Dj Set. Biglietto di ingresso 7€ per chi cena o fa aperitivo, 15€ con consumazione per chi viene dopocena (10€ per i soci Spirit de Milan Aps 2022). Domenica 23 ottobre Dalle 12.00 – apertura porte per il pranzo Alle 15.30 – HOT JAZZ CLUB con SPIRIT HOT FOUR: tornano sul palco Alfredo Ferrario e Fabrizio Cattaneo in quartetto per un’esibizione di jazz anni ’20 e ’30. Alle 20.30 – SPIRIT IN BLUES con FABIO MARZA BAND: formazione che si caratterizza per la proposta artistica di brani originali ed uno show energico di forte impatto emotivo. Negli anni ha partecipato ad alcuni tra i principali festival blues e ha collaborato con i principali esponenti del blues. E il 31 ottobre si festeggia la notte degli “spirit” con una serata di musica dal vivo, ballo e sorprese da paura! Alle 22.30 il locale verrà travolto dal funk dei Pulsation, e a seguire il dj set di Damn Spring. Consigliata la maschera (soprattutto quella da zombie)! Biglietto di ingresso 15€ (compreso un drink) per chi viene a cena (ridotto a 10 euro per i tesserati 2022 Spirit de Milan Aps); 25€ (compreso un drink) per chi viene dopo cena (ridotto 20 euro per i tesserati 2022 Spirit de Milan Aps). Pista da ballo aperta, ma il biglietto non garantisce il posto a sedere!  L’atmosfera vintage tipica dello Spirit De Milan è custodita nei suoi 1500 mq: lo Spirit de Milan non è solo musica dal vivo, risate e divertimento, ma anche buona cucina (tutto, ovviamente, nel rispetto delle norme di sicurezza)! Lo Spirit de Milan è aperto dal martedì alla domenica dalle 19:30 alle 01:00 (il venerdì e il sabato fino alle 02:30). Per cenare alla “Fabbrica de la Sgagnosa”, è fortemente consigliata la prenotazione utilizzando il form online. Prenotazioni cena: https://spiritdemilan.it/per-prenotare/ Informazioni e prenotazioni: [email protected] Una volta arrivati nella zona ristorante bisognerà aspettare che La Mariuccia o L’Ambroes vengano ad accogliervi e ad accompagnarvi al tavolo prenotato. Il menù, ovviamente, comprende i piatti della tradizione milanese: cose semplici come quelle della nonna, cucinate con amore e con ingredienti selezionati. Spirit de Milan è anche un’associazione di promozione sociale; la tessera annuale non obbligatoria (valida fino al 31 dicembre) prevede un contributo di 15 euro e consente di avere riduzioni sulle serate a pagamento, oltre a dare la possibilità di partecipare ad eventi organizzati ad hoc per i soci e a sostenere le attività della web radio di Spirit, lo Spiritophono (www.spiritophono.it). Il progetto SPIRIT DE MILAN è un’idea di KLAXON srl, società nata nel 2000 come studio di progettazione che opera nel campo dell’exhibition design e ideatrice del festival SWING’N’MILAN. Tra i suoi obiettivi principali c’è quello di creare eventi tematici che coinvolgano i partecipanti a 360��. www.spiritdemilan.it www.facebook.com/spiritdemilan... Read the full article
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psychomoka · 6 years ago
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Momo watching: Adrian 1x02
Anidride e Carbonica mi piacciono. Sono gli unici personaggi che riesco a sopportare. Voglio uno spin-off sulle loro avventure.
Io ancora non capisco come facciano gli agenti Orso e Carbone a non trovarlo. Vive nell'unico quartiere della città che salta subito all'occhio, perché non ci azzecca nulla con tutto il resto.
Immigrati… giustamente i temi attuali non mancano.
Adesso ha una maschera da volpe, gli manca solo la tutina.
Anche basta però con le scene in cui Gilda gli si struscia addosso mezza nuda. Abbiamo capito che la storia è carente di trama e riempiamo i buchi così (battuta non voluta, giuro)… però comincia ad essere ridicolo. Poi lui che la chiama piccola fa tanto gangster anni ‘30. Il prossimo nomignolo sarà bambola o pupa.
Libertà e bellezza. Il nome c'è, possiamo far partire la campagna elettorale.
Finalmente il momento supereroe. È un incrocio tra Zorro (che tra l’altro è la traduzione spagnola di volpe) e Batman… e 🎶 combatte con lealtà con caparbietà, con agilità 🎶 a ritmo di tango. Questa scena è una perla. Voglio una gif di lui che balla con il delinquente.
Ed ecco la scena incriminata di Victim blaming. Nulla da dire. Anzi ci sarebbe molto da dire ma non è questa la sede. Sono certa che le intenzioni fossero buone. È un uomo di 81 anni, mi aspettavo che non cogliesse le possibili interpretazioni di un messaggio del genere. È cresciuto con un certo tipo di valori e cultura, non è colpa sua se non si è reso conto subito di quanto quella fosse un'uscita infelice. Il guaio è che nessuno glielo abbia fatto notare prima di mandare in onda sta roba (soprattutto perché l'intero progetto ha lo scopo di aprirci gli occhi e venirci a fare la morale. Almeno fatele bene fino in fondo le cose).
Critica al consumismo, nella scena del supermercato, e ritorno ai veri valori con Gilda che mette una mela marcia in mezzo a quelle perfette nella cassetta.
Mentre il regime cerca di rintracciarlo, dichiarandolo criminale, e l'altra metà della popolazione lo idolatra come un eroe, a Ginevra un'azienda di orologi ha capito tutto e mette in palio un premio in denaro per chiunque trovi l'Orologiaio. Lo vogliono come loro testimonial e con i soldi si ottiene tutto. Bravi.
Scena in barca nei canali sotterranei ed è subito Corte dei Miracoli.
Il fatto che prima di prendere a botte la gente parli in rima mi fa scompisciare.
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cacciatoridilike-blog · 6 years ago
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Il fallimento e’ una vecchia volpe, si maschera da nemico ma genera in te esperienza e perfezionamento. Il trucco e’ non fare niente! La noia e’ decisamente meglio di avventure disastrose del quale si può ridere al bar. Elimina ogni obiettivo e quando qualcuno ti chiederà se ci sono novità potrai rispondere fieramente “ Nessuna”. (presso La Spezia, Italy) https://www.instagram.com/p/BsQ5U8xlOm0/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=yd9d6j7zbsi
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occhidibimbo · 6 years ago
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Maschere da colorare di animali per bambini 🐶
Maschere da colorare riscuotono ancora fortissimi apprezzamenti. Per un giorno si trasformeranno nel eroe preferito oppure in terribili mostri! E il bello è che… non c’è bisogno di sostenere alcuna spesa. Basta avere una stampa e potrete realizzare qualsiasi cosa vorrete. Un modo per stare insieme e, magari, far adoperare al bambino le sue tenere manine. Ti proponiamo raccolto alcune tra le maschere da colorare più in voga. Preparatevi a tirarvi su le maniche (simbolicamente :-D) e iniziamo!
Maschere da colorare animali
Passaggio 1 Stampare su cartoncino Anzitutto, occorre stampare una delle maschere da colorare qui raffigurate su cartoncino formato A4 o americano letter. Va bene anche su carta normale, ma è necessario incollarle poi su cartoncino per renderle più rigide. Passaggio 2 Colorare Colorate o dipingete il disegno, a vostro piacimento. Se avete invece preferito stampare  disegni colorati, passate, ovviamente, oltre. Lasciate che i bambini si divertano a decorare usando vernice, pennarelli, adesivi, pastelli, glitter, pompon artigianali, fogli, washi tapes, carta fantasia o carta crespa e, con fantasia, qualunque cosa abbiate in casa. Dipende dal personaggio ritratto, ma è possibile infilare anche piume. Passaggio 3 Ritagliare fessure degli occhi Ritagliate con cura il profilo della maschera, stando attenti a non lasciare bordi. Se possibile, date una mano: può risultare abbastanza complicato. Verificate molto attentamente che il posizionamento dei fori combaci con quello dei loro occhi. Passaggio 4 Rafforzare il punto dove farai passare la corda Notate la coppia di punti su ciascun lato? Qui è necessario praticare dei fori per attaccare la corda. Le maschere di carta normalmente si strappano attorno dopo pochi utilizzi. Per rafforzarle, applicate sui fori contrassegnati il nastro adesivo all’interno della maschera. Passaggio 5 Eseguire i buchi Praticate con un cutter dei fori sulla coppia di cerchi indicati (passaggio 4) e legate le estremità di una stringa elastica su ciascuno. Passaggio 6 Provare la maschera Dovrebbe adattarsi perfettamente alla testa, senza però stringere troppo. Regola la lunghezza della corda se necessario. Qualora, indossando la maschera direttamente, non si sentisse a proprio agio, potete utilizzare un sostegno, da tenere in mano davanti al viso. Incollatelo su un bastone artigianale, una matita non appuntita o un tassello di legno sul retro della maschera.
Maschere da ritagliare e colorare
Orso
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  Create una famiglia di teneri orsi. Sulla colorazione, avete libera scelta tra... bianco e nero :-D Decorate con cappelli di carta o tessuto, fiocchi, occhiali, baffi o altri spunti divertenti. Queste maschere da colorare si utilizzano molto facilmente nella narrazione o nei giochi di ruolo. Coniglio
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Ideale in primavera o durante le festività pasquali. Aggiungete materiali come feltro o stoffa per le orecchie, pompon per il naso e cotone per un muso soffice. Gatto
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    Valutate se impiegare una "pelliccia" uniforme, variopinta o a macchie. Aggiungete dettagli divertenti come ciglia, sopracciglia o lingua. Cane
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    Ispiratevi alla pelliccia del vostro cane preferito (es. marrone dorato per i golden retriever, bianco e nero per i border collie, ecc.) o quello che preferite. Arricchitelo con una toppa intorno all'occhio, dei baffi o un cappello o un arco sulla parte alta del musino ;-) Volpe
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  Le volpi rosse sono piuttosto popolari. Ma, se desiderate mostrarvi unici, indirizzatevi sul grigio, argentato, marrone chiaro e, infine, bianco per una volpe artica. Tra le maschere per colorare impiegatela come un travestimento o usatela per rappresentare racconti come il Piccolo Principe o La volpe e l'uva di Esopo. Read the full article
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newsintheshell · 6 years ago
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Proseguono gli annunci di Crunchyroll
Fra le proposte autunnali, anche la serie di Vento Aureo.
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Annunciate da Crunchyroll altre tre serie autunnali. Vediamo in dettaglio quali altri anime potremo vedere a breve in simulcast sulla piattaforma, sottotitolati in italiano. (Giorno e orario di debutto delle serie non sono ancora stati divulgati)
VOICE OF FOX
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Serie anime tratta dal fumetto cinese “Hu Li Zhi Sheng” di Guang Xian Jun, diretta da Koujin Ochi (Sengoku Musou, Kiniro no Corda) e animata presso lo studio Yumeta Company (ex-TYO Animations).
Il cantante fantasma con la maschera da volpe che è intonato e l'idol che non può assolutamente cantare si trovano assieme nel mondo dello spettacolo. Hu Li nasconde il suo volto e il fantasma canta con la sua voce eccezionale. Kong Que è di bell'aspetto, ma non sa cantare affatto. I due si troveranno a scontrarsi tra loro e con i loro rivali, mentre scaleranno i gradini per la fama.
The IDOLM@STER SideM Wakeatte Mini!
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Miniserie anime basata sul manga spinoff “The Idolm@ster SideM Wake Atte Mini!” disegnato da Sumeragi. L’anime sarà diretto da Mankyuu (The Idolm@ster Cinderella Girls Theater) e prodotto dallo studio Zero-G.
Dal franchise di "THE iDOLM@STER: SideM" che ha dato vita al gioco, spettacoli dal vivo e fumetti giunge un corto animato che include gli idol della 315 Production, in forma ridotta. Il numero totale di idol dello show è... tutti e 46! Il regista Mankyu, che non è nuovo alla serie iDOLM@STER ("Puchimasu!" "THE iDOLM@STER Cinderella Girls Theater"), porta le mitiche e carine vite quotidiane degli idol a tutti i produttori nei dintorni.
JoJo's Bizarre Adventure: Golden Wind
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Nuovo capitolo della serie tratta dal longevo e popolare manga “Le bizzarre avventure di JoJo” firmato da Hirohiko Araki ed edito in Italia da Star Comics. L’arco narrativo di Vento Aureo sarà prodotto ancora una volta dallo studio David production e a dirigere il progetto saranno Yasuhiro Kimura (Sansha Sanyou) e Hideya Takahashi (Keijo!!!!!!!!), supervisionati da Naokatsu Tsuda. La sceneggiatura sarà sempre curata da Yasuko Kobayashi.
Giorno Giovanna è un giovane uomo che vive a Napoli ed è il figlio di DIO, la nemesi della famiglia Joestar. Quando era più giovane fu oppresso e ha iniziato a comportarsi male, ma un giorno ha salvato la vita a un membro di una gang e ha imparato a fidarsi della gente. Bizzarramente, non ha mai dimenticato questo e ha imparato a essere rispettoso con la sua gang che lo ha raddrizzato. È così che ha iniziato ad aspirare a divenire un Gang-Star. Ora quindicenne, Giorno si trova nei guai con la gang Passione, che controlla la malavita di stampo mafioso in Italia e ora è un bersaglio...
L’opera di Araki, iniziata a fine anni ‘80 e tuttora in corso, ha già visto adattati i primi due capitoli della saga Phatom Blood e Battle Tendency in una prima stagione di 26. La parte di Stardust Crusaders è stata racchiusa in una serie di 48 episodi, mentre Diamond is Unbreakable è stata raccontata nell’arco di 39 episodi. Le puntate sono tutte disponibili, sottotitolate in italiano, su Crunchyroll, mentre su VVVVID è possibile trovare solo la prima e l’ultima stagione.
SilenziO)))
[FONTE]
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