#marina cvetaeva
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«Soffro, in generale, di atrofia del presente – aveva scritto a Boris Pasternak – non solo non ci vivo: non ci càpito neanche di tanto in tanto».
Marina Cvetaeva
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E io invece voglio leggerezza, libertà, comprensione, - non trattenere nessuno, e che nessuno mi trattenga.
Marina Cvetaeva
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"Risuonano i cavi lirici della mia alta tensione.
Palo del telegrafo! Cos'altro - tanto celere? Finché ci sarà il cielo, la trasmissione di sentimenti - senza sosta, tangibili notizie di labbra...
Sappi: finché ci sarà il firmamento, finché ci sarà l'aurora all'orizzonte - sarai per certo, per sempre legato a me, per ogni dove.
In mezzo alla bufera del secolo, tra mucchi di menzogne - da un capo a un altro - i miei sospiri inediti, la mia passione intramontabile..."
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La spensieratezza è un caro peccato,
caro compagno di strada e nemico mio caro!
Tu negli occhi m’hai spruzzato il riso
e la mazurca mi hai spruzzato nelle vene.
Poiché mi hai insegnato a non serbare l’anello,
con chiunque la vita mi sposasse.
A cominciare alla ventura – dalla fine,
e a finire – ancor prima di cominciare.
A essere come uno stelo, ad essere come l’acciaio.
Nella vita, in cui così poco possiamo,
a curare la tristezza con la cioccolata
e a ridere in faccia ai passanti.
- Marina Cvetaeva
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L’anima non è mai amata come il corpo, al massimo - lodata.
Il corpo, lo si ama con mille anime.
Chi mai s’è dannato per un’anima?
E anche se qualcuno lo volesse, sarebbe impossibile:
amare un’anima fino alla dannazione significa essere già angeli.
Marina Cvetaeva
____ Alina Shamalova
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“Ho sempre voluto
e addirittura preteso,
che mi si ami come sono,
per ciò che sono,
perché sono!
Non per ciò che,
secondo voi,
potrei, dovrei,
avrei dovuto essere…”
— Marina Cvetaeva
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"Riconosco l'amore dal boato - dal trillo beato - lungo tutto il corpo!"
.🦋.
🔸M. I. Cvetaeva ~ ph. Gil Rigoulet
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L’amore è carne e sangue .
Fiore innaffiato del proprio sangue.
Voi credete che l’ amore sia
discorrere davanti a un tavolino?
…
L’amore vuol dire - legame.
Per noi tutto è separato: le bocche e le vite.
~ Marina I. Cvetaeva
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“Sfamalo pure come vuoi, il lupo ha sempre gli occhi verso il bosco”.
(Marina Cvetaeva, Il poeta e il tempo)
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Un ladro che un giorno penetrò nell'appartamento rimase inorridito da quello spettacolo di povertà. La Cvetaeva lo invitò a sedere e cominciò a parlargli. Nell'andarsene, il ladro le offrì dei soldi. Nel diario, dopo episodi bui come questo, leggiamo un commento sorprendente:
"Ho trascurato di annotare la cosa più importante: la gaiezza, l’acutezza dei pensieri, gli scoppi di gioia al minimo buon esito, l’appassionata apertura dell’intero mio essere."
Charles Simic, Tr. Adriana Bottini, "Marina Cvetaeva: la vita tragica" in "La vita delle immagini"
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Tutta la pupilla
ti ho allagato.
E immobile - io.
E fluisce l’anima tua
nella mia.
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La profonda serietà del mio essere – la tragicità – nessuno la conosce. Per la gente sono per sempre uno strano enfant terrible – ein Kleid, das mich gut kleidet– ma non è la mia essenza. Così per la gente sono più digeribile.
—
Non mi viene in mente di ridere quando sono sola.
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Non faccio alcuna differenza tra un libro e una persona, un tramonto, un quadro. Tutto ciò che amo, lo amo di un unico amore.
Marina Cvetaeva
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Marina Cvetaeva per quasi un anno intrattiene una fitta corrispondenza con Rainer Maria Rilke, dal 3 maggio fino ad agosto del 1926, con lettere di sublime intensità. Il 29 dicembre Rilke muore di leucemia nel sanatorio svizzero di Val-Mont. La prima lettera di Rilke conteneva una copia dei Sonetti a Orfeo e delle Elegie Duinesi, accompagnate da una dedica: “A Marina Ivanovna Cvetaeva. Ci sfioriamo. Con cosa? Con ali.” E la Cvetaeva: “Cosa voglio da te ? Niente. Tutto.” gli scrive. “Voglio leggerezza, libertà, comprensione – non trattenere nessuno e che nessuno mi trattenga”; “E’ così raro che le mie mani vogliano qualcosa”. A differenza di Rilke, che sacrifica il rapporto col resto del mondo e si ritira in solitudine, credendo sia l’unico modo per aderire alla vocazione poetica, Marina sente la necessità di instaurare forti legami con gli altri “Ciò che amo di più di ogni altra cosa al mondo è l’essere umano, l’essere vivente, l’anima umana-più della natura, più dell’arte, più di ogni cosa “. Ma sembra poi doversi quasi giustificare di fronte a questa posizione: “Il verbo visibilmente mi ama molto e io per tutta la vita non faccio altro che tradirlo !- A vantaggio degli umani !”
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Ecco ancora una finestra, dove ancora non dormono. Forse – bevono vino, forse – siedono così. O semplicemente – le due mani non staccano. In ogni casa, amico, c’è una finestra così. Non candele o lampade hanno acceso il buio: ma gli occhi insonni! Grido di distacchi e d’incontri: tu, finestra nella notte! Forse, centinaia di candele, forse, tre candele... Non c’è, non c’è per la mia mente quiete. Anche nella mia casa è entrata una cosa come questa. Prega, amico, per la casa insonne, per la finestra con la luce.
23 dicembre 1916
Marina Cvetaeva, da Psiche, 1923
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