#macchina da cucire
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persa-tra-i-miei-pensieri · 10 months ago
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Castello Angioino - Civitacampomarano
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evadingreallife · 6 months ago
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AAA CERCASI che libro faccio leggere a mia nonna di 92 anni che non credo abbia mai letto nulla in vita sua se non le riviste helppp
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francescosatanassi · 30 days ago
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BATTAGLIA
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In questi primi giorni di dicembre, cinque anni fa, se ne andava nonna Elena. Se ci penso, ancora mi manca. Al suo funerale la chiesa era piena, nonna era bellissima e aveva dei fiori sulla bara di legno. Io piangevo perché lei non c'era più e quando una nonna non c'è più puoi avere anche 30 o 40 anni, le gambe ti tremano lo stesso. La persona che più mi proteggeva al mondo era svanita nel nulla, forse mutata in qualcos'altro, forse niente, soltanto ossa sepolte nella terra fredda. La morte cancella ciò che siamo e ci trasforma in ricordi che i vivi sfogliano quando il cielo si fa il grigio, per far entrare la pioggia, riempirsi fino all'orlo e farla uscire come lacrime che sanno di mare. Sento ancora la sua voce e mi costringo a non dimenticarla. Sento il rumore della sua macchina da cucire, sento il profumo di ragù uscire dalla sua piccola cucina sgangherata. Elena ha vissuto 96 anni con la mente limpida come le notti di montagna. Per me era impensabile che morisse, e quando è successo ho capito che in realtà le nonne non muoiono. Le nonne, come diceva Fredrik Backman, sono persone da portare in battaglia.
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canesenzafissadimora · 2 days ago
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Che è successo con le cose
che non abbiamo potuto portare? Chi le ha?
sono passate di mano in mano
rovinandosi,
il berretto di pelle di papà
i cactus di mamma,
la macchina da cucire,
i miei vestiti da balletto,
la caffettiera e i chicchi sparsi
sulle gocce di un tempo che si è fermato
mentre mia madre macinava il caffè.
I dischi di Stravinsky
e le cassette di Viktor Tsoi,
l’orsetto dei giochi olimpici del 1980,
la casa di due stanze
e il balcone dove volava il nostro pappagallo.
Tutto questo
attaccato al mio corpo
come una veste umida.
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Natalia Litvinova
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ Sul carro era stato caricato tutto quello che ci poteva stare, anche la macchina da cucire e la bicicletta, anche la damigiana piccola piena di vino. Quindi la porta di casa era stata chiusa. L’aveva chiusa la madre con molta cura, e prima di legare la chiave alla cintura del suo vestito essa si era più volte assicurata che fosse chiusa bene. E poi erano rimasti vicino al carro, di fronte alla porta chiusa. Erano rimasti là fermi un poco, senza far niente perché non c’era più niente da fare, ma pareva loro di dover aspettare chi sa che cosa. E infine il vecchio aveva detto: «Avanti!» con voce solenne, come se fosse risorto in lui l’antico spirito dei capi che guidavano le tribù nelle trasmigrazioni dei popoli. E il figlio Nino aveva incitato i buoi più volte, portando il carro dietro la casa e poi sulla carrareccia che conduceva alla strada grande. E allora la madre aveva camminato in fretta per raggiungere il suo uomo che stava in testa, e insieme e vicini andarono avanti verso la strada. E dietro veniva il carro guidato dal figlio Nino, che senza posa stimolava i buoi con la voce e col lungo bastone. E dietro il carro, dopo la vacca legata che camminava sonnolenta, venivano la ragazza Effa, e la Rossa, che portava in braccio il suo piccolo figlio addormentato. E intanto il cielo sopra la linea dei monti si era fatto chiaro e dorato. «Guarda, Rossa» disse la ragazza Effa. «Deve essere nata la luna.» E la madre, che camminava dall’altra parte del carro accanto al suo uomo, disse: «Guarda, Mangano. Dev’essere nata la luna. Tra poco ci vedremo meglio.» “
Giuseppe Berto, Le opere di Dio, Nuova Accademia Editrice (collana I cristalli degli Italiani), Milano, 1965; pp. 167-69.
[ 1ª edizione originale: Macchia editore, Roma, 1948 ]
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solovedreidue · 11 months ago
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Sussurro, sussulti
Il Giannetti è il sarto del paese, cuce, cuce la festa e rammenda il quotidiano. Le cuce al ritmo della macchina da cucire.
[Io lo conosco quel ritmo, mi ricordo il muover di gambe di mia nonna, quel far andare i piedi, a volte uno a volte due, scalza anche. Inciso il ricordo, inopportuno, ma frutto del flusso dello scrivere. Punto.]
Ha un'abilità tutta sua nell'unire le stoffe, le più diverse, a volte seta, a volte tela sdrucita. Lui ti guarda e te lo cuce addosso.
Ora lei è lì. E lui imbastisce anche con le parole. È bravo cazzo. La veste. La guarda. Dolce. Delicato. Bambagia lavorata a percalle. Accarezza. Misura. Non c'è un filo di malizia. E sussurra, vicino, mentre la spoglia con leggerezza, come fosse ancora cartamodello.
Non servono altri mezzi con lei. Sa. E vuole. E sapere e volere è tutto quello che serve. La ricopre, di sé. La veste, di sé, mentre è nuda, a protezione del pudore. Continuando a guardarla, a vederla bella, a cucirle addosso i desideri.
Sussurra lui, sussulta lei, dietro lui, le mani, i pensieri, l'impuro dire, l'assenso per addentrarsi nelle fantasie, nel corpo, nella carne e intanto continuare a rimboccarsi la pelle addosso, a scaldarla di sé.
Forte ora, forte come quando le dice "dai", come quando usa l'erezione, veloce, come quando cuce, dentro, come quando attende il "basta" per appuntarle il senso d'abuso che l'allarga e che gli cola addosso, per rimanere odore. In fondo. Mentre ancora le parla, anche dopo. Sempre.
È lei che immagina, ogni volta che pensa ad un vestito bello di primavera.
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stregh · 1 year ago
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Realizzata nel 1913, da John Carlson per sua sorella minore, questa elaborata casa di bambole svedese a quattro piani presentava un ascensore funzionante (fatto con i meccanismi interni di un orologio) e illuminazione elettrica in tutte le sue stanze. C'era anche un telefono che squillava, una mini macchina da scrivere, una macchina da cucire, un lampadario e 30 bambole.
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nusta · 7 months ago
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Stasera mi sono dedicata alla lettura e di nuovo con Sortilegi di Bianca Pitzorno ho cominciato e finito tutto d'un fiato. Anche questo è un libro breve, composto da tre racconti, il primo più lungo ed elaborato, gli altri velocissimi. Tante emozioni, dolcezza, sorpresa, rabbia e frustrazione, più il piacere di leggere un italiano "anomalo", perché viene in parte ricreato lo stile dell'epoca dei fatti, ambientati nel corso del Seicento. Mi è sembrato di tornare sui banchi di scuola a leggere i brani delle antologie di letteratura *_*
A riattizzare negli animi la paura della strega ci fu, sul finire di settembre, il caso di Guido di Cesco Arrighi, il quale era stato, come ognuno avea a mente, uno dei primi, insieme al Lapo e al Vieri suoi compagni, a dire d’aver scorto la sconosciuta in fondo alla valle. Guido in quei giorni avea tolto in moglie la figliola di Agapito Grazzini, una giovane sana e ben formata che si nomava Porzia, ma con suo gran sconcerto né la notte degli sponsali né le notti e i dì seguenti gli riuscì di compiere con essa l’unione coniugale. E ciò, come fu appurato più tardi, non a causa di qualche difetto della sposa o della di lei estrema ritrosia, siccome vergine e d’età assai acerba, ma per la propria impotenza, ché ad ogni nuovo assalto Guido si ritrovava col membro intirizzito e privo d’alcun vigore. La vecchia Lisabetta di Poggio Alto, chiamata a dar consiglio e rimedio come colei ch’era esperta nell’arte di raccogliere i putti alla nascita e d’ogni malanno femminile, dopo aver tentato invano di fortificare lo sposo con brodo di cappone nel quale erano bolliti a lungo de’ chiodi di garofano e noce moscata, disse che se questo ottimo medicamento non avea sortito alcun effetto, la cagione del male era da ricercarsi in qualche malocchio o legatura gettati sullo sposo dalla strega di Vallescura. Guido protestò non esser ciò possibile, giurando per tutti i Santi di non essersi mai accostato alla sconosciuta sì da esserne toccato, di non aver mangiato alcun cibo dalla mano di lei, anzi, di non esser mai stato da lei nemmanco veduto, cosa di cui era certissimo. Ma gli fu risposto che simili streghe e maliarde sanno lanciar sguardi senza parere e che tale è la forza di questi sguardi da compiere guasti d’ogni sorta negli uomini, negli animali e nelle cose.
Alla fine del primo racconto c'è anche una breve bibliografia sulla stregoneria e i processi alle streghe, per chi volesse approfondire. Se fossi un'insegnante lo farei leggere alle mie classi, siccome sono solo zia aspetterò che le mie nipotine abbiano l'età giusta per consigliarlo pure a loro. Mi sa che alla prossima occasione lo regalerò a mia mamma, insieme a "Il sogno della macchina da cucire".
Queste storie di donne del passato sono davvero preziose, sono proprio contenta di aver "riscoperto" questa autrice *_*
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unsognoallavolta · 1 year ago
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Persona in cerca di amic* ☀️✨️
Ehi ciao!
Sono Benny (o Ben), she/they, ho 23 anni. Mi sono appena laureata all'Accademia di Belle Arti e tra poco inizierò un master riguardo i videogame e il mondo 3d.
Sono un'ottimista, amante della vita e delle esperienze, di qualsiasi tipo, dal viaggio in macchina improvvisato alla serata tranquilla a guardare film e chiacchierare. Tra l'ascoltare e il parlare preferisco decisamente il primo: adoro poter conoscere le persone attraverso i racconti delle loro esperienze di vita.
La mia chiacchierata ideale è stesi sul letto, sul pavimento o su un prato, a guardare il soffitto o il cielo e chiedersi il perché delle cose, parlare di sogni, delle esperienze passate e di quelle che ci piacerebbe vivere. Senza vergogna o giudizio. Uno spazio sicuro di condivisione.
Sto cercando persone con cui chiacchierare della vita, commentare serie tv insieme, viaggiare e sognare, scoprire nuovi interessi e passioni, riscoprire ogni giorno quanto, nonostante tutto, siamo fortunati ad essere vivi.
Mi ritrovo spesso (quasi sempre) sola. Mi sono accorta che le persone buone molto spesso vengono usate e poi dimenticate. Attraverso questo blog mi piacerebbe trovare qualcuno che almeno una volta si sia sentit* così. Nessuno è destinato a rimanere solo, combattiamo insieme la solitudine 🌻
Qui vi lascio un elenco delle cose a cui sono interessata, spero potremo avere qualche interesse in comune 😊:
Serie Tv: Heartstopper, Good Omens, Loki, One Piece, Arcane, The Dragon Prince, The Owl House, Jujutzu Kaisen, Attak on Titan (e molte altre. Accetto volentieri consigli su nuove serie da vedere).
Film: mi piacciono tutti i generi tranne l'Horror (mi fanno troppa paura 😂). Sono un'appassionata dei film d'animazione.
Libri: non leggo molto ma sono super disposta a leggere qualche libro insieme. Alcune mie letture correnti sono: La casa sul mare celeste, La canzone di Achille e Finché il caffè è caldo.
Videogiochi: Genshin Impact e Honkai Star Rail (ma spero di ampliare la mia lista al più presto).
Hobby: giardinaggio (amo le piante 🌱), disegno, fotografia, mondo 3d e animazione digitale, passeggiare immersa nella natura, viaggi.
Altri hobby a cui spero di avvicinarmi a breve: imparare a cucire e a usare l'uncinetto, dipingere sia su carta che su tessuti, imparare a scolpire con l'argilla e realizzare vasi e tazzine. Sono aperta ad imparare qualsiasi tipologia di arte 🎨
Se siete arrivat* fin qui vi ringrazio e se siete interessat* potete anche solo lasciarmi un 🩷, vi scrivo io 🥰
(Il mio main è @thinkingaboutminds, potete trovarmi anche lì)
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dinonfissatoaffetto · 1 year ago
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Era il momento di sognare in piccolo, una cosa alla volta. Perchè tanti piccoli sogni formano un sogno grande. Un po’ come il vestito da Arlecchino cucito insieme a sua madre da bambina: una magia di cento pezzi di stoffa colorata uno attaccato all'altro. Ricordava ogni particolare di quel giorno, un carnevale di vent'anni prima: lei e la mamma da sole nella vecchia casa, un caldo quasi estivo, innaturale a febbraio, e il tavolo tappezzato di colori. La macchina da cucire, il suono di mitraglietta che faceva, strizzare l'occhio per infilare l'ago, la felicità di riuscirci ogni volta al primo tentativo. Non aveva mai cucito prima, e la mamma le insegnò con gioia. Si punse, giocando col ditale troppo grande e l'ago. Mostrò alla mamma la pallina di sangue che s'ingrossava lenta sul suo dito e lei la succhiò via, poi glielo fece mettere sotto il rubinetto. Ricordava perfino la musica che c'era in sottofondo: la mamma cantava sempre allora. Canta che ti passa, le diceva.
- Stefano Tofani, Fiori a rovescio, Nutrimenti
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miniatdetective · 10 months ago
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Un artista eclettico e grande innovatore.
Franco Battiato nasce il 23 marzo 1945 a Riposto (Catania); appassionato di musica, interrompe gli studi universitari per occuparsi a tempo pieno della sua passione; segue un decennio di sperimentazioni tra rock progressivo e new wave.
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Suona la chitarra al Cabaret 64 Club, dove apre lo show con un repertorio di canzoni siciliane; nel 1981, con l'album La voce del padrone vende oltre 1 milione di copie, entrando a far parte della storia del pop italiano con brani leggendari come Bandiera bianca, Cuccurucucù e Centro di gravità permanente.
Con la sua opera Genesi, Battiato prosegue alternando musica leggera e lirica; si dedica al genere etnico, riflettendo nei suoi testi l'interesse verso esoterismo e filosofie orientali. Nel 1988 pubblica Fisiognomica, dove si trova il celebre brano E ti vengo a cercare.
A metà degli anni Novanta, esce l'album pop L'ombrello e la macchina da cucire; nel 1996 realizza l'album L'imboscata, al cui interno troviamo il brano La cura.
Nel 2011, insieme a Loca Mandoia, partecipa al Festival di San Remo con la canzone L’alieno; nel 2019 esce l'album Torneremo ancora.
Dopo una lunga malattia, Franco Battiato muore il 15 Maggio 2021 a Milo, in provincia di Catania.
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amareggiata · 2 years ago
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domani è il compleanno di mia madre, negli ultimi mesi avevo messo da parte qualcosa per riuscire a comprarle la macchina da cucire
il suo più grande sogno sin da piccola è sempre stato quello di cucire ma ha messo sempre questo sogno da parte
domani non arriverà il regalo in tempo ma sono contenta lo stesso perchè un pochino so che la renderò felice quando scarterà il regalo tra qualche giorno
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patemi-pk · 1 year ago
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Il grande finale di questo ciclo sarà, quindi, intitolato "I conti con la realtà", un titolo che ai pkers dovrebbe far risuonare qualche campanello.
"Paperink e i conti con le realtà" è stata una storia pubblicata su Paperinik Appgrade che fungeva da raccordo fra Universo Pk e La macchina del Fangus. Se UPK era stata ambientata da Faraci in un universo alternativo in cui Paperinik non ha mai incontrato Uno, con questa storia quel Paperinik si trovava ad avere a che fare con universi alternativi, fra cui il nostro, quello in cui Pkna è accaduta. Sisti, che aveva ereditato il timone delle inedite del mensile del papero mascherato, fa collassare tutti gli universi in uno, facendo convivere il Paperinik di UPK quello tradizionale, per poi riutilizzare elementi pikappici (Angus Fangus) in storie future. Prima di Potere e Potenza, quindi, Sisti pensava di poter far rivivere la lore pikappika nel Paperinik del mensile, probabilmente senza considerare che il rilancio vero (e duraturo, sono passati 9 anni) sarebbe avvenuto il mese dopo e lui sarebbe stato coinvolto nel progetto (con una coordinazione poco efficace, purtroppo, come il prologo al Raggio Nero ci ha mostrato).
Il destino di questa storia è stato particolare. Nelle successive edizioni in volume Universo Pk è stato debitamente presentato come una realtà parallela a Pk, mentre nel volume sulla Macchina del Fangus Sisti, in ragione del suo sincretismo, ha oensato di retconnare le vicende ed eliminare nei redazionali ogni riferimento al fatto che l'ambientazione fosse la fusione degli universi di Universo Pk e di Pkna, presentandola con una storia mai narrata posta nel lungo iato del Pk tradizionale.
Questo ha messo "I conti con le realtà" in una situazione scomoda, essendo ora l'unico tassello in grado di smontare la retcon. Il riferimento dell'ultima storia del fuoriserie sarà solo un divertissement nel titolo o ci saranno riferimenti più concreti che tenteranno di cucire lo strappo?
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(Immagini fornite dal Papersera)
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whatdoyoudothisfor · 1 day ago
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2 gennaio 2025 (ma pubblicato il 9 gennaio)
Capodanno non mi piaceva quando ero più piccolo, lo passavo sempre con i miei genitori, da qualche parte in Italia oppure a cena assieme. Andavo a letto presto. Invece da qualche anno lo passo con i miei amici – prima a Venezia e ultimamente a Padova – e ogni volta capisco il valore di passare del tempo con le persone a cui voglio bene.
Non mi piacciono i buoni propositi. Non mi piace l'idea di cominciare un nuovo anno con una maschera nuova. Sono sempre lo stesso ed ogni giorno cambio età: non ho bisogno del primo gennaio per iniziare qualcosa di nuovo. Mi sono comunque posto alcuni obbiettivi, delle linee guida: imparare a parlare lo spagnolo, fare due stage nel mondo dell’arte (vetreria a Murano e galleria a Parigi?), imparare a fare la verticale, non esitare, pelle pulita, imparare a cucire (bene), fare più quello che voglio e meno quello che devo.
Sto studiando molto in questi giorni. Arrivo alla VEZ verso le nove e tre quarti, mi siedo e studio, ma mai abbastanza. Erano anni che non ci entravo, ma quando ho salito le scale, con i muri affrescati, il marmo pitturato sull'intonaco, non ho provato particolare nostalgia. Ho dovuto rifare la tessera – avevano ancora il mio nome nel database, nonostante io non venissi dalla prima superiore. Pioveva spesso, non pranzavo e venivo a tradurre le mie versioni nei tavoli all'entrata, le scarpe bagnate.
Ho realizzato che la differenza tra la storia dell'arte e la giurisprudenza è che della seconda mi piace il fine, l'affare concluso, il poter aiutare gli altri, mentre della prima mi piace il processo stesso, l'analisi dell'opera, scoprire cose nuove. Mio padre mi ha regalato un libro su Pollock e Rothko (per continuare il ragionamento sui regali iniziato a Natale: se da un lato fa male sentirsi degli sconosciuti, dall'altro mi sento violato quando ricevo un regalo che effettivamente mi piace da parte di mio padre) e per quanto l'autore scriva in maniera orrida, mettendo troppo della sua personalità nella narrazione, che normalmente non sarebbe un problema se non fosse che la sua personalità è fastidiosa (non sono tuo amico – non parlarmi così), il libro mi ricorda che mi piace effettivamente la storia dell'arte. L'ho dimenticato spesso questo semestre. L'ultima volta che me ne sono ricordato è stata all'esposizione Arte Povera alla Bourse de Commerce, Pinault Collection a Parigi. Studiare storia dell'arte mesoamericana mi fa schifo.
A capodanno ho preso il treno con Cecilia. Lei aveva mal di testa e non abbiamo parlato molto – Clara è venuta a prenderci in macchina con sua cugina Alice, che era molto agitata. Mi sono chiesto se avesse cambiato medicine, perché mi sembrava molto più tremante, preoccupata, del solito. Cecilia ha preso un oki; a volte vorrei che esistesse un oki per far sentire meglio anche me, una tachipirina per i momenti in cui vedo le macchine e devo fissare le strisce pedonali per trattenermi dal camminare in strada con il rosso.
Ci siamo preparati da Clara, dopo aver fatto una piccola spesa. Mi sono sentito carino, portavo un top di raso smanicato, con una scollatura a drappeggio, che però ho messo con una spallina abbassata. Mi sono coperto le palpebre e i punti alti del viso di ombretto trasparente e brillantinato e mi sono rispruzzato il profumo prima di uscire.
Alla festa eravamo una sessantina. Ho quasi baciato due persone. Ho ballato molto con un mio amico etero, che solitamente non balla mai ma che quella notte mi ha messo le mani sulla vita. Ho bevuto troppo, ma sempre la stessa cosa e quindi non mi sentivo ubriaco, semplicemente molto leggero. Non sono mai stato solo – in terrazza a fumare c'erano sempre persone, in bagno la coda era lunga, in soggiorno c'erano sempre gruppetti seduti sui divani a mangiare, vicino ai drink c'era sempre qualcuno a mischiare varie cose nel bicchiere. E quindi ho pensato a Matteo e ho pensato a Roberto e ho pensato a tutto, come sempre, ma poiché non ero solo non mi sono lasciato andare alla deriva, aggrappandomi ad ogni conversazione, sorridendo a persone che non vedevo da molto, presentandomi a quelli che non avevo mai visto.
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chez-mimich · 8 days ago
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Parigi, gennaio 2025. Se proprio dovessi scegliere una foto della grande mostra del Centre Pompidou intitolata semplicemente “Surréalisme” ma che come sottotitolo ha un significativo “La Surréalisme d’abord et toujours”, sceglierei questo “Hommage à Lautrémont” di Man Ray del 1931-1932. La bella fotografia allude naturalmente alla definizione di bellezza surrealista mutuata proprio da Lautrémont: “Bello come l’incontro di un ombrello e una macchina da cucire su di un tavolo anatomico”
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Mia madre, la voce profonda che le sentivo nascere in gola. Le serate di festa in cui mi addormento sulle sue ginocchia, quella corrente d’aria, le porte sbattute, tutte le cose che intorno a lei vibrano, a volte persino esplodono, come quel giorno, magnifico e stupefacente, in cui un posacenere vola dalla finestra e si schianta in mille pezzi sul marciapiede, di fronte allo scioccato fornitore colpevole di non averle consegnato non so più quale merce. Il risultato di uno dei suoi scatti d’ira, di quelle sue rabbie semplici che si autoalimentavano fino a sbraitare che basta, questo mestiere è proprio una merda, ma poi di nuovo la quiete, e il barattolo delle violette di zucchero che mi lasciavano la lingua scarlatta, la grande scatola di biscotti assortiti dalla quale pescheremo entrambe per consolarci del suo caratteraccio. Lo so, lo sappiamo che urla giusto per sfogarsi e per il piacere di farlo, ma che in realtà non si stancherà mai di essere la padrona, di un negozietto, certo, ma pur sempre la padrona. Quando abbassa la guardia dice che in fin dei conti si è giocata proprio bene le sue carte. Il lavoro occupa tre quarti del suo tempo. È lei che riceve i rappresentanti, controlla le fatture e calcola le tasse da pagare. Sono giornate di mormorii corrucciati, che trascorre china sui fogli, facendo le addizioni a mezza bocca e leccandosi le dita per sfogliare le fatture, che nessuno la disturbi. L’eccezione di un’intera giornata di silenzio, di solito intorno a lei regnano il rumore e la vita, tintinnare di bottiglie, sbatacchiare dei piatti della bilancia, storie di malattie e di morti. L’unico momento tranquillo, quello in cui scarabocchia un conto sul retro dell’incarto del camembert o del pacco di zucchero, poi si ricomincia con le storie, chi si è fidanzata, chi ha trovato lavoro, chi si ributta in pista. La prima eco del mondo esterno mi è arrivata attraverso lei. Non ho esperienza delle stanze in cui il silenzio è rotto solo dal ticchettio della macchina da cucire, i fruscii discreti delle madri al cui passaggio nascono l’ordine e il pulito. “
Annie Ernaux, La donna gelata, traduzione di Lorenzo Flabbi, Roma, L'Orma editore (collana Kreuzville Aleph), 2021¹; pp. 19-20.
[1ª Edizione originale: La Femme gelée, Paris, Éditions Gallimard, 1981]
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