#macchina da cucire
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Castello Angioino - Civitacampomarano
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#fotografia#foto#scatto fotografico#castello#civitacampomarano#molise#castello Angioino#reportage fotografico#borgo#torre#fauno#macchina da cucire
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Cover for the sewing machine, so it doesn’t get too much dust! In this case, the two-tone yarn does all the work :D
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AAA CERCASI che libro faccio leggere a mia nonna di 92 anni che non credo abbia mai letto nulla in vita sua se non le riviste helppp
#ha letto un mese fa la cattedrale nel mare perché glielo aveva portato zio ma secondo me solo perché era lui sennò col quasi che lo leggeva#era enorme e il massimo che ha letto penso sia tipo pattini d'argento#cuore#quelle cose che ti fanno leggere alle elementari#giustamente lei ha fatto solo le elementari quindi ci sta pure#vorrei farle leggere qualcosa perché se sta senza fare niente dorme#aka dorme tutto il giorno#a casa sua cuciva e rassettava in giro ma qui da noi non ha la macchina da cucire quindi no can do#io leggo un sacco ma per lo più fantasy e/o ya#ho delle cose normali ma ho paura siano comunque too much#avevamo pensato tra me e mamma che forse poteva leggere hyperversum o la bambinaia francese ma li sta ignorando quindi meh#se qualcuno ha idee send help thx#ps ha visto metà di una serie cinese dove un tizio veniva pugnalato ma poi spiegavano che era per finta per darsi morto e poi la notte#si è sognata cinque cinesi che la pugnalavano in testa e la sgozzavano#quindi insomma#adesso ho l'ansia di non darle neanche cose troppo forti akshskhdksl#che poi vbb guarda h24 il telegiornale ma quello non è “troppo forte” nooooo#hhhhhhhhhhhhhhh#*la cattedrale DEL mare
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Nella camera da letto di una signora
cerco di scrivere una poesia
nella camera da letto di una signora
(ho l'alito che sa di cipolla)
mentre lei taglia un vestito
da un materiale nuovo appena
comprato.
penso, come materiale,
di non essere così nuovo,
specialmente con l'alito
che sa di cipolla.
dunque, vediamo -
c'è una signora a Echo Park,
una a Pasadena, una
a Sacramento, una in
Harvard Avenue.
magari una di queste si interesserebbe più
a me
che a un vestito (almeno
per un po').
intanto me ne sto qui nella
camera da letto di questa signora
vicino a una finestra rovente
mentre lei lavora alla
macchina da cucire.
ecco, dice lei, ecco qua
carta e penna,
scrivi qualcosa.
va bene, sarò gentile:
alcune donne scopano come furetti
e danzano come ninfe
e altre creano
bei vestiti e poeti solitari
nei caldi pomeriggi di
luglio.
Charles Bukowski
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“ Sul carro era stato caricato tutto quello che ci poteva stare, anche la macchina da cucire e la bicicletta, anche la damigiana piccola piena di vino. Quindi la porta di casa era stata chiusa. L’aveva chiusa la madre con molta cura, e prima di legare la chiave alla cintura del suo vestito essa si era più volte assicurata che fosse chiusa bene. E poi erano rimasti vicino al carro, di fronte alla porta chiusa. Erano rimasti là fermi un poco, senza far niente perché non c’era più niente da fare, ma pareva loro di dover aspettare chi sa che cosa. E infine il vecchio aveva detto: «Avanti!» con voce solenne, come se fosse risorto in lui l’antico spirito dei capi che guidavano le tribù nelle trasmigrazioni dei popoli. E il figlio Nino aveva incitato i buoi più volte, portando il carro dietro la casa e poi sulla carrareccia che conduceva alla strada grande. E allora la madre aveva camminato in fretta per raggiungere il suo uomo che stava in testa, e insieme e vicini andarono avanti verso la strada. E dietro veniva il carro guidato dal figlio Nino, che senza posa stimolava i buoi con la voce e col lungo bastone. E dietro il carro, dopo la vacca legata che camminava sonnolenta, venivano la ragazza Effa, e la Rossa, che portava in braccio il suo piccolo figlio addormentato. E intanto il cielo sopra la linea dei monti si era fatto chiaro e dorato. «Guarda, Rossa» disse la ragazza Effa. «Deve essere nata la luna.» E la madre, che camminava dall’altra parte del carro accanto al suo uomo, disse: «Guarda, Mangano. Dev’essere nata la luna. Tra poco ci vedremo meglio.» “
Giuseppe Berto, Le opere di Dio, Nuova Accademia Editrice (collana I cristalli degli Italiani), Milano, 1965; pp. 167-69.
[ 1ª edizione originale: Macchia editore, Roma, 1948 ]
#Giuseppe Berto#Le opere di Dio#letteratura#libri#letture#letteratura italiana del '900#leggere#famiglia#racconti lunghi#citazioni letterarie#Veneto#tragedia#padri e figli#contadini#narrativa italiana del XX secolo#Storia d'Italia#scrittori veneti#seconda guerra mondiale#antimilitarismo#Dolomiti#Treviso#Storia d'Europa del XX secolo#Italiani#canone letterario#luna#intellettuali italiani del XX secolo#scrittori italiani#sfollati#vita#profughi
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Sussurro, sussulti
Il Giannetti è il sarto del paese, cuce, cuce la festa e rammenda il quotidiano. Le cuce al ritmo della macchina da cucire.
[Io lo conosco quel ritmo, mi ricordo il muover di gambe di mia nonna, quel far andare i piedi, a volte uno a volte due, scalza anche. Inciso il ricordo, inopportuno, ma frutto del flusso dello scrivere. Punto.]
Ha un'abilità tutta sua nell'unire le stoffe, le più diverse, a volte seta, a volte tela sdrucita. Lui ti guarda e te lo cuce addosso.
Ora lei è lì. E lui imbastisce anche con le parole. È bravo cazzo. La veste. La guarda. Dolce. Delicato. Bambagia lavorata a percalle. Accarezza. Misura. Non c'è un filo di malizia. E sussurra, vicino, mentre la spoglia con leggerezza, come fosse ancora cartamodello.
Non servono altri mezzi con lei. Sa. E vuole. E sapere e volere è tutto quello che serve. La ricopre, di sé. La veste, di sé, mentre è nuda, a protezione del pudore. Continuando a guardarla, a vederla bella, a cucirle addosso i desideri.
Sussurra lui, sussulta lei, dietro lui, le mani, i pensieri, l'impuro dire, l'assenso per addentrarsi nelle fantasie, nel corpo, nella carne e intanto continuare a rimboccarsi la pelle addosso, a scaldarla di sé.
Forte ora, forte come quando le dice "dai", come quando usa l'erezione, veloce, come quando cuce, dentro, come quando attende il "basta" per appuntarle il senso d'abuso che l'allarga e che gli cola addosso, per rimanere odore. In fondo. Mentre ancora le parla, anche dopo. Sempre.
È lei che immagina, ogni volta che pensa ad un vestito bello di primavera.
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Realizzata nel 1913, da John Carlson per sua sorella minore, questa elaborata casa di bambole svedese a quattro piani presentava un ascensore funzionante (fatto con i meccanismi interni di un orologio) e illuminazione elettrica in tutte le sue stanze. C'era anche un telefono che squillava, una mini macchina da scrivere, una macchina da cucire, un lampadario e 30 bambole.
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Stasera mi sono dedicata alla lettura e di nuovo con Sortilegi di Bianca Pitzorno ho cominciato e finito tutto d'un fiato. Anche questo è un libro breve, composto da tre racconti, il primo più lungo ed elaborato, gli altri velocissimi. Tante emozioni, dolcezza, sorpresa, rabbia e frustrazione, più il piacere di leggere un italiano "anomalo", perché viene in parte ricreato lo stile dell'epoca dei fatti, ambientati nel corso del Seicento. Mi è sembrato di tornare sui banchi di scuola a leggere i brani delle antologie di letteratura *_*
A riattizzare negli animi la paura della strega ci fu, sul finire di settembre, il caso di Guido di Cesco Arrighi, il quale era stato, come ognuno avea a mente, uno dei primi, insieme al Lapo e al Vieri suoi compagni, a dire d’aver scorto la sconosciuta in fondo alla valle. Guido in quei giorni avea tolto in moglie la figliola di Agapito Grazzini, una giovane sana e ben formata che si nomava Porzia, ma con suo gran sconcerto né la notte degli sponsali né le notti e i dì seguenti gli riuscì di compiere con essa l’unione coniugale. E ciò, come fu appurato più tardi, non a causa di qualche difetto della sposa o della di lei estrema ritrosia, siccome vergine e d’età assai acerba, ma per la propria impotenza, ché ad ogni nuovo assalto Guido si ritrovava col membro intirizzito e privo d’alcun vigore. La vecchia Lisabetta di Poggio Alto, chiamata a dar consiglio e rimedio come colei ch’era esperta nell’arte di raccogliere i putti alla nascita e d’ogni malanno femminile, dopo aver tentato invano di fortificare lo sposo con brodo di cappone nel quale erano bolliti a lungo de’ chiodi di garofano e noce moscata, disse che se questo ottimo medicamento non avea sortito alcun effetto, la cagione del male era da ricercarsi in qualche malocchio o legatura gettati sullo sposo dalla strega di Vallescura. Guido protestò non esser ciò possibile, giurando per tutti i Santi di non essersi mai accostato alla sconosciuta sì da esserne toccato, di non aver mangiato alcun cibo dalla mano di lei, anzi, di non esser mai stato da lei nemmanco veduto, cosa di cui era certissimo. Ma gli fu risposto che simili streghe e maliarde sanno lanciar sguardi senza parere e che tale è la forza di questi sguardi da compiere guasti d’ogni sorta negli uomini, negli animali e nelle cose.
Alla fine del primo racconto c'è anche una breve bibliografia sulla stregoneria e i processi alle streghe, per chi volesse approfondire. Se fossi un'insegnante lo farei leggere alle mie classi, siccome sono solo zia aspetterò che le mie nipotine abbiano l'età giusta per consigliarlo pure a loro. Mi sa che alla prossima occasione lo regalerò a mia mamma, insieme a "Il sogno della macchina da cucire".
Queste storie di donne del passato sono davvero preziose, sono proprio contenta di aver "riscoperto" questa autrice *_*
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Persona in cerca di amic* ☀️✨️
Ehi ciao!
Sono Benny (o Ben), she/they, ho 23 anni. Mi sono appena laureata all'Accademia di Belle Arti e tra poco inizierò un master riguardo i videogame e il mondo 3d.
Sono un'ottimista, amante della vita e delle esperienze, di qualsiasi tipo, dal viaggio in macchina improvvisato alla serata tranquilla a guardare film e chiacchierare. Tra l'ascoltare e il parlare preferisco decisamente il primo: adoro poter conoscere le persone attraverso i racconti delle loro esperienze di vita.
La mia chiacchierata ideale è stesi sul letto, sul pavimento o su un prato, a guardare il soffitto o il cielo e chiedersi il perché delle cose, parlare di sogni, delle esperienze passate e di quelle che ci piacerebbe vivere. Senza vergogna o giudizio. Uno spazio sicuro di condivisione.
Sto cercando persone con cui chiacchierare della vita, commentare serie tv insieme, viaggiare e sognare, scoprire nuovi interessi e passioni, riscoprire ogni giorno quanto, nonostante tutto, siamo fortunati ad essere vivi.
Mi ritrovo spesso (quasi sempre) sola. Mi sono accorta che le persone buone molto spesso vengono usate e poi dimenticate. Attraverso questo blog mi piacerebbe trovare qualcuno che almeno una volta si sia sentit* così. Nessuno è destinato a rimanere solo, combattiamo insieme la solitudine 🌻
Qui vi lascio un elenco delle cose a cui sono interessata, spero potremo avere qualche interesse in comune 😊:
Serie Tv: Heartstopper, Good Omens, Loki, One Piece, Arcane, The Dragon Prince, The Owl House, Jujutzu Kaisen, Attak on Titan (e molte altre. Accetto volentieri consigli su nuove serie da vedere).
Film: mi piacciono tutti i generi tranne l'Horror (mi fanno troppa paura 😂). Sono un'appassionata dei film d'animazione.
Libri: non leggo molto ma sono super disposta a leggere qualche libro insieme. Alcune mie letture correnti sono: La casa sul mare celeste, La canzone di Achille e Finché il caffè è caldo.
Videogiochi: Genshin Impact e Honkai Star Rail (ma spero di ampliare la mia lista al più presto).
Hobby: giardinaggio (amo le piante 🌱), disegno, fotografia, mondo 3d e animazione digitale, passeggiare immersa nella natura, viaggi.
Altri hobby a cui spero di avvicinarmi a breve: imparare a cucire e a usare l'uncinetto, dipingere sia su carta che su tessuti, imparare a scolpire con l'argilla e realizzare vasi e tazzine. Sono aperta ad imparare qualsiasi tipologia di arte 🎨
Se siete arrivat* fin qui vi ringrazio e se siete interessat* potete anche solo lasciarmi un 🩷, vi scrivo io 🥰
(Il mio main è @thinkingaboutminds, potete trovarmi anche lì)
#nuove amicizie#amicizia#italia#compagnia#searching for friends#looking for friends#italy#queer#queer friendship#queer friend groups#queerfriends#heartstopper#nature#natura#paesaggi#good omens#one piece#genshin impact#honkai star rail#the owl house#jujutsu kaisen#plants
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Era il momento di sognare in piccolo, una cosa alla volta. Perchè tanti piccoli sogni formano un sogno grande. Un po’ come il vestito da Arlecchino cucito insieme a sua madre da bambina: una magia di cento pezzi di stoffa colorata uno attaccato all'altro. Ricordava ogni particolare di quel giorno, un carnevale di vent'anni prima: lei e la mamma da sole nella vecchia casa, un caldo quasi estivo, innaturale a febbraio, e il tavolo tappezzato di colori. La macchina da cucire, il suono di mitraglietta che faceva, strizzare l'occhio per infilare l'ago, la felicità di riuscirci ogni volta al primo tentativo. Non aveva mai cucito prima, e la mamma le insegnò con gioia. Si punse, giocando col ditale troppo grande e l'ago. Mostrò alla mamma la pallina di sangue che s'ingrossava lenta sul suo dito e lei la succhiò via, poi glielo fece mettere sotto il rubinetto. Ricordava perfino la musica che c'era in sottofondo: la mamma cantava sempre allora. Canta che ti passa, le diceva.
- Stefano Tofani, Fiori a rovescio, Nutrimenti
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domani è il compleanno di mia madre, negli ultimi mesi avevo messo da parte qualcosa per riuscire a comprarle la macchina da cucire
il suo più grande sogno sin da piccola è sempre stato quello di cucire ma ha messo sempre questo sogno da parte
domani non arriverà il regalo in tempo ma sono contenta lo stesso perchè un pochino so che la renderò felice quando scarterà il regalo tra qualche giorno
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Il grande finale di questo ciclo sarà, quindi, intitolato "I conti con la realtà", un titolo che ai pkers dovrebbe far risuonare qualche campanello.
"Paperink e i conti con le realtà" è stata una storia pubblicata su Paperinik Appgrade che fungeva da raccordo fra Universo Pk e La macchina del Fangus. Se UPK era stata ambientata da Faraci in un universo alternativo in cui Paperinik non ha mai incontrato Uno, con questa storia quel Paperinik si trovava ad avere a che fare con universi alternativi, fra cui il nostro, quello in cui Pkna è accaduta. Sisti, che aveva ereditato il timone delle inedite del mensile del papero mascherato, fa collassare tutti gli universi in uno, facendo convivere il Paperinik di UPK quello tradizionale, per poi riutilizzare elementi pikappici (Angus Fangus) in storie future. Prima di Potere e Potenza, quindi, Sisti pensava di poter far rivivere la lore pikappika nel Paperinik del mensile, probabilmente senza considerare che il rilancio vero (e duraturo, sono passati 9 anni) sarebbe avvenuto il mese dopo e lui sarebbe stato coinvolto nel progetto (con una coordinazione poco efficace, purtroppo, come il prologo al Raggio Nero ci ha mostrato).
Il destino di questa storia è stato particolare. Nelle successive edizioni in volume Universo Pk è stato debitamente presentato come una realtà parallela a Pk, mentre nel volume sulla Macchina del Fangus Sisti, in ragione del suo sincretismo, ha oensato di retconnare le vicende ed eliminare nei redazionali ogni riferimento al fatto che l'ambientazione fosse la fusione degli universi di Universo Pk e di Pkna, presentandola con una storia mai narrata posta nel lungo iato del Pk tradizionale.
Questo ha messo "I conti con le realtà" in una situazione scomoda, essendo ora l'unico tassello in grado di smontare la retcon. Il riferimento dell'ultima storia del fuoriserie sarà solo un divertissement nel titolo o ci saranno riferimenti più concreti che tenteranno di cucire lo strappo?
(Immagini fornite dal Papersera)
#disney#comics#disney comics#pk#duck avenger#fumetti#donald duck#pkna#paperinik#paperino#alessandro sisti#claudio sciarrone#il nemici del ragno#i conti con la realtà
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Five Years
Novembre è il mese che è. Piovoso, freddo, malinconico e rimuginante. C'è però una bellezza tutta particolare in questo periodo. Saranno i primi nasi freddi, gli stivali nuovi, i vetri della macchina che si appannano appena respiro. Non lo so, però un po' mi piace.
Questo per dire che c'è un playlist fatta da un amico che, da quando lo conosco, ha elevato la mia cultura musicale a livelli interstellari. Non so come fa, ma ha la capacità di cucire pezzi diversissimi tra di loro, senza che stonino mai l'uno con l'altro. La playlist sembra un'unica meravigliosa canzone che dura un paio d'ore.
Ascoltatela. Ne guadagnerete in cultura musica, in sorrisi e in wooooow in almeno un paio di occasioni; quando partiranno proprio quei pezzi che avevate dimenticato di conoscere.
Ascoltatela, seguite lui, che partorisce una playlist al mese - una più bella dell'altra - e tornate qui a dirmi cosa ne pensate, perchè Zkimmy è così bravo che vorrei che si occupasse della colonna sonora della mia vita. E magari se l'ascoltiamo in tanti, me la fa davvero.
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Ottobre è passato velocemente e Novembre va anche più veloce. Devo finire quella cazzo di tesi che mi sta mangiando la testa. Ho scritto 3 canzoni, "l'alfa di mio cugino", "noi", "figli delle stelle". Sono così scemo che le canticchio pure. Questo perché il tipello, ricco da schifo, ha una stanza di produzione ma non c'ha mai prodotto nulla e io scimmiottando la sua ricchezza gli ho detto di fare un gruppo indie, io scrivo, lui suona, qualcuno canta. Non si farà nulla, ma le canzoni ci sono. Ho dipinto due tele e un po' di fogli sparsi e ho scritto 4 capitoli di qualcosa che non ha ancora senso. Cioè le cose le sto facendo, cappelli con la macchina da cucire di mia madre, cose all'uncinetto, cene e altro, eppure boh, mi sento di perdere tempo nel senso di sentirlo scorrere e non farci nulla.
A lavoro ho mandato a cagare uno dei piani alti (da manco un mese), pausa pranzo, gli altri al cellulare, io facevo un cappello, lui mi dice "anziché perdere tempo potresti lavorare" e io "anziché guardare me potresti lavorare", è partito qualche vaffanculo di cuore. Di contro c'è che la "presunta fidanzata" (giuro che non ho chiaro questo rapporto tra noi, cioè non c'è nulla di fisico o nulla più di una semplice amicizia, ma Cristo siamo proprio la coppietta che sta insieme da 7-10 anni con gelosie, scazzi e silenzi) mi dice "vabbè pure tu mettiti al cellulare come noi" e nada, uncinetto no, Instagram si.
Ho conosciuto due ragazze nuove. La prima per caso a una serata giochi da tavolo/ruolo. Intesa e confidenza da subito, una cena a casa di gruppo e ora ci mandiamo reel di ricette, cose di cibo, e prossimi argomenti da cena. Il tipello me la critica ma il tipello ha gusti da ragazzo ricco e annoiato. La seconda a lavoro, più grande, più esperienza, parliamo di foto, disegni, tatuaggi e boh, abbiamo un botto di interessi in comune. Oggi le ho fatto un origami di un corvo solo perché il suo prossimo tatuaggio deve essere un corvo. Stiamo a sti livelli qua. "presunta fidanzata" mi voleva menare e ha smontato ogni mio entusiasmo.
A rileggermi mi sento come il 15enne che scriveva sul diario con quel corsivo illeggibile. Qui è un ricordarmi di cose, lì era uno sfogarsi incessante tra disillusioni e famiglia strozzante. A rivedere mio fratello, rivedo me, stesse paranoie, più complessi nel doversi rapportare alla narrazione che i miei hanno creato di me. "gigi lavorava e studiava". "gigi non aveva un fratello che lo aiutava". "gigi s'è fatto da solo". "gigi ora lavora e vive da solo". Che a mio fratello lo capisco pure se odia la percezione che si è creata intorno a me, e pur con tutto l'affetto che cerco di dargli, con tutto il conforto e l'amore fraterno che posso riversargli addosso, questa distanza dovuta a una riverenza che non dovrebbe esistere la sento e mi fa male. La differenza è che lui ha scelto lettere e io mi ero buttato su biotecnologie. Lui tutto impaurito da una strada scientifica e io che gli ho messo sotto il naso il programma di lettere.
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“ Mia madre, la voce profonda che le sentivo nascere in gola. Le serate di festa in cui mi addormento sulle sue ginocchia, quella corrente d’aria, le porte sbattute, tutte le cose che intorno a lei vibrano, a volte persino esplodono, come quel giorno, magnifico e stupefacente, in cui un posacenere vola dalla finestra e si schianta in mille pezzi sul marciapiede, di fronte allo scioccato fornitore colpevole di non averle consegnato non so più quale merce. Il risultato di uno dei suoi scatti d’ira, di quelle sue rabbie semplici che si autoalimentavano fino a sbraitare che basta, questo mestiere è proprio una merda, ma poi di nuovo la quiete, e il barattolo delle violette di zucchero che mi lasciavano la lingua scarlatta, la grande scatola di biscotti assortiti dalla quale pescheremo entrambe per consolarci del suo caratteraccio. Lo so, lo sappiamo che urla giusto per sfogarsi e per il piacere di farlo, ma che in realtà non si stancherà mai di essere la padrona, di un negozietto, certo, ma pur sempre la padrona. Quando abbassa la guardia dice che in fin dei conti si è giocata proprio bene le sue carte. Il lavoro occupa tre quarti del suo tempo. È lei che riceve i rappresentanti, controlla le fatture e calcola le tasse da pagare. Sono giornate di mormorii corrucciati, che trascorre china sui fogli, facendo le addizioni a mezza bocca e leccandosi le dita per sfogliare le fatture, che nessuno la disturbi. L’eccezione di un’intera giornata di silenzio, di solito intorno a lei regnano il rumore e la vita, tintinnare di bottiglie, sbatacchiare dei piatti della bilancia, storie di malattie e di morti. L’unico momento tranquillo, quello in cui scarabocchia un conto sul retro dell’incarto del camembert o del pacco di zucchero, poi si ricomincia con le storie, chi si è fidanzata, chi ha trovato lavoro, chi si ributta in pista. La prima eco del mondo esterno mi è arrivata attraverso lei. Non ho esperienza delle stanze in cui il silenzio è rotto solo dal ticchettio della macchina da cucire, i fruscii discreti delle madri al cui passaggio nascono l’ordine e il pulito. “
Annie Ernaux, La donna gelata, traduzione di Lorenzo Flabbi, Roma, L'Orma editore (collana Kreuzville Aleph), 2021¹; pp. 19-20.
[1ª Edizione originale: La Femme gelée, Paris, Éditions Gallimard, 1981]
#Annie Ernaux#La donna gelata#letture#leggere#maternità#letteratura francese contemporanea#autobiografie#XX secolo#Annie Thérèse Blanche Ernaux#Annie Duchesne#femminismo#letteratura europea del '900#citazioni letterarie#scrittrici#libri#racconto di formazione#Lorenzo Flabbi#genitori#madri e figli#Festa della mamma#ira#furore#rabbia#iracondia#donne#autodeterminazione#indipendenza#emancipazione#famiglia#femminilità
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MASSIMO CACCIA: “OH!”
Massimo Caccia è un pittore che illustra più che un illustratore che dipinge, ma non è nemmeno un illustratore in senso tradizionale. Massimo Caccia è un generatore di immagini simboliche ad alto contenuto segnico. Sì, forse è una definizione un po’ maniacale, ma credo azzeccata. Basta dare un’occhiata al suo ultimo lavoro editoriale, l’illustrazione di “Oh!” con testi di Giovanna Zoboli, edito da “Topipittori” e presentato lo scorso sabato, presso la libreria “La Talpa” di Novara. In un mondo che è tutto una “inclusione”, gli animali sono i soggetti esclusivi dell’attenzione di Massimo Caccia, quasi a voler sancire un incanto per il mondo animale ed una sostanziale noia per l’antropocene e il suo seguito. E come non dargli ragione… Ma bisogna sgombrare il campo da un equivoco: il mondo animale raccontato da Massimo Caccia, non è un paradiso terrestre e le “dialettiche animalesche”, benché rappresentate da un segno quieto, da campiture di colore piatte e uniformi, da tonalità spesso complementari tra loro, appaiono molto spesso aspre, in stridenti e reciproche significanze e contro-significanze: il profilo di una zampa di elefante che poggia pesantemente sul carapace di una tartaruga, un pesce che fa pericolosamente l’altalena sul naso di una foca, un uccellino che tiene nel becco la coda di una serpe, senza accorgersi della testa del rettile che lo punta minacciosamente. “Oh!” è l’espressione della meraviglia infantile (pubblico al quale il libro è prevalentemente destinato), ma è anche la nostra espressione di sorpresa e di malcelato disappunto per questi accostamenti qualche volta dolci, come la zampa di mamma orsa che si protende verso la zampetta del cucciolo. Il mondo animale di Massimo Caccia, non è paradisiaco e nemmeno ingenuo; non lo è come non lo è il mondo naturale, dove specie scacciano altre specie, dove esseri vengono divorati da altri esseri, dove ogni giorno, come dice la vulgata, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più veloce del leone per sopravvivere. Ma il libro e le tavole, danno spazio anche ad altri “sentimenti”, primo fra tutto lo stupore, come quello dell’orso sul cui capo è mollemente adagiata una salamandra. Accostamenti di animali che possono vivere in ambienti e magari anche a latitudini diverse e per questo molto insoliti, ma come ci ricordava il conte di Lautrémont la bellezza risiede spesso “nell’incontro di una macchina da cucire con aun ombrello su di un tavolo anatomico…”. Un libro da regalare a bambini curiosi e non omologati, (e genitori attenti) disposti a non appiattirsi sulle forme del banale-quotidiano.
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