#luoghi romantici
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pier-carlo-universe · 2 days ago
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Nera e Velino: La Leggenda di un Amore Impossibile tra le Montagne dell’Umbria. Di Alessandria today
Una storia di amore, sacrificio e magia che dà vita a una delle cascate più spettacolari d’Italia
Una storia di amore, sacrificio e magia che dà vita a una delle cascate più spettacolari d’Italia Tra le montagne dell’Umbria, terra di leggende e meraviglie naturali, si narra la struggente storia di Nera e Velino, due amanti condannati a un destino tragico ma eterno. La leggenda, legata alle celebri Cascate delle Marmore, è uno dei racconti più affascinanti della tradizione locale, dove la…
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immensoamore · 5 months ago
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Ho un desiderio dissennato del freddo, di girare per una bella città infagottata in un cappotto lungo sino alle caviglie, di vedere luoghi romantici e belli, di sedermi a gustare del buon cibo, di entrare nei musei, dilettare gli occhi di angoli di bellezza..
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umi-no-onnanoko · 2 years ago
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10 Luoghi romantici che mi ispirano
@hope-now-and-live per te cara
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fioredialabastro · 9 months ago
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76
Buongiorno 🌻 grazie per la domanda! Avendone ricevute abbastanza, ho deciso che sarà l'ultima di questo gioco, ma sono contenta di aver partecipato!✨
76. Come vorresti che fosse il tuo primo appuntamento? 💕
In questo momento, considerando anche il mio bagaglio di esperienze, dirette e indirette, vorrei tanto che non fosse percepito come tale. Trovo che gli appuntamenti oramai siano molto costruiti, dove sembra quasi che ci sia un copione da recitare: bisogna applicare le regole di galanteria, apparire sempre al meglio come se fosse un colloquio di lavoro, arrovellarsi se dare il primo bacio subito o dopo tre uscite, essere misteriosi, fare tante domande, far ridere, e così via. Se vuoi avere successo, devi seguire ciò che la società e le commedie romantiche oltreoceano hanno deciso per te e alla fine non solo si perde ogni spontaneità, ma nemmeno si capisce che cosa i due malcapitati vogliano nel profondo: sono davvero interessati all'altra persona o vogliono colmare dei vuoti affettivi? Spesso se ne accorgono solo quando vengono messi dinanzi alla realtà, prova del fatto che prima hanno solo recitato una parte, più o meno inconsapevolmente.
Insomma, a forza di seguire un copione, si fa tutto in automatico e si perde ogni tipo di magia, nonché la sostanza delle cose. Mi piacerebbe tanto, invece, conoscere un uomo senza secondi fini, anche se dovesse esserci subito un'attrazione da parte di entrambi, e lasciare che tutto avvenga con estrema naturalezza e spontaneità, senza rendersi conto, qualora dovesse andare tutto per il verso giusto, del momento esatto in cui lo stare bene insieme sia diventato un corteggiamento e senza programmare nulla; baciarsi non perché la regola vuole così, o si è in preda agli ormoni e l'uscita è stata particolarmente piacevole, ma perché ci si accorge che è nato un vero sentimento e che si desidera sinceramente iniziare un cammino di coppia.
Con questi presupposti, tutti i luoghi, più o meno "romantici", più o meno decisi, in cui si ha occasione di parlare, fare qualcosa insieme e conoscersi, diventano un appuntamento, e al contempo non lo sono, o almeno non come lo si intende nella concezione comune.
Pensandola in questo modo, rimarrò single per sempre? "Ai posteri l'ardua sentenza". 😁
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animatormentata · 2 years ago
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Penso che le biblioteche/librerie siano uno dei luoghi più romantici di sempre
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ronny1994 · 9 months ago
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Dirsi addio non è facile. Non lo è mai stato e mai lo sarà. Fa male. È complicato. Non esiste un modo semplice per farlo. Pensare che quella è l’ultima volta che vedrai quella persona fa sanguinare il cuore. Lasciare lei e lasciare tutto quello che avete passato. Insomma lasciarsi alle spalle una parte della vostra vita, che però ricorderete per sempre. Da soli. Quando la vostra canzone suonerà alla radio. Quando incrocerete una coppia che si bacerà sulle panchine. Quando passerete davanti ai luoghi in cui siete stati insieme mano nella mano. Ma sopratutto quando in ogni ragazza che incontri cerchi sempre qualcosa di suo. Dirsi addio uccide. Uccide momenti incancellabili trascorsi insieme. Tra i fiumi del vino allegri, spensierati e tanto felici. Ti porta via quelle sensazioni che ti facevano battere tanto forte il cuore ogni volta che la rivedevi. Una volta che si è detto addio, si ricordano solo le cose belle. Tutti gli errori, le litigate e gli sbagli vengono archiviati. Perchè in fondo l’unica cosa che conta in quella persona sono i momenti belli trascorsi in sua compagnia. Potrà passare tutto il tempo del mondo ma ancora oggi a distanza di mesi, ogni qual volta sento quella canzone. La canzone che suonava in sottofondo, gli occhi si gonfiano di lacrime. Lacrime amare. Lacrime che portano con loro anni stupendi, baci romantici, fughe d’amore, in poche parole vita. E ti ritrovi solo, nel letto, la musica in sottofondo e con il cuore che riapre quella ferita che non guarirà mai. Perché sognare ad occhi aperti un nostro incontro pacificatore, perché parlare allo specchio come se il mio riflesso fossi tu e parlare a cuore aperto inventando e immaginando anche ogni tua risposta, perché piangere dicendo ti voglio bene, perché sognare ad occhi aperti di prendere insieme una decisione: se continuare a pensarci ma per orgoglio e paura non tornare l'uno nella vita dell'altro o ritornare e ricominciare da dove ci siamo allontanati con la promessa di non mentire più, di dirci ogni cosa anche con la paura di ferire l'altro ma evitando così di creare nuovi rimpianti. Perché tutto questo?! Lo so mi manchi un sacco ma io non so se almeno un po' ti manco anch'io, se tornassi indietro tu mi accoglieresti di nuovo o mi diresti non puoi andartene e tornare come se nulla fosse... Perché tu resti parte della mia vita anche se non ci siamo più sentiti, anche se non ho idea di come stai e cosa fai, anche se non ho idea se ti sei già dimenticata di me e se sei riuscita ad andare avanti e chiudere totalmente quel nostro capitolo, che io invece tendo a risfogliare in continuazione.
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t-annhauser · 1 year ago
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Quando facevo i disegni per abbigliamento c'era il genere sciura ("A Sciura is an elderly lady from the city center of Milan, who is essentially rich, elegantly dressed and often easily recognizable by her careless attitude", wikipedia), era il più divertente da fare, un mimmorotellesco patchwork di animalier (zebra, leopardo, gattopardo, leopardo nebuloso, zibellino delle nevi), optical, motivi classici e barocchi, cravatterie, effetti graffiati, luoghi romantici (in genere Venezia e Tour Eiffel) e chi più ne ha, più ne metta. Era come la ribollita, serviva a riutilizzare gli avanzi. Erano i motivi destinati alle signore di una certa età che si sentono ancora delle pantere, come diceva un mio principale con piglio da motivatore da marketing piramidale: dai, robe esagerate per signore tettone! Le nostre sciure non erano precisamente di Milano e non erano né ricche né particolarmente eleganti, erano delle signore abbondanti vestite in modo sgargiante. I disegni dovevano attirare l'occhio della sciura in cerca di cose allegre: bei colori sfacciati, optical sfarzosi, una bella spataffiata di animalier piazzata nel punto giusto all'altezza delle tette. Seno numero uno: animalier. Seno numero due: motivi pieni per fare da contrasto. Tettone dentro reggipetti plus size sottoseno 115 giroseno 140. Optical che si allargavano come lenti gravitazionali, Tour Eiffel che raddoppiavano la loro altezza sulla trama incurvata della coppa spaziotemporale. Sottogenere: il genere sciura tedesca. Stesso concetto per i motivi, ma colori più spenti. La sciura tedesca è ugualmente maggiorata ma maggiormente votata all'understatement: ecrù, ecrù chiaro, ecrù scuro, mauve. Ton sur ton. Grigio. Smorto. Soprattutto. Smorto. La produzione tessile tedesca in mano ai turchi: si andava in Turchia per vendere i disegni da piazzare sul mercato tedesco. Base a Istanbul, hotel Pera Palace, dove alloggiò Agatha Christie. Un giorno a Bursa, battello per il Bosforo, tornare indietro in giornata. Grandi mangiate di pesce del Bosforo. Turchi simpatici come i napoletani, ammesso che il napoletani siano simpatici. Le stamperie turco-tedesche stampavano motivi per le tettone di mezza Europa, dalla Germania verso il mercato dell'est fino in Russia. Coppe C ed etica di mercato, sulle generose zinne delle sciure appoggiava il mercato tessile europeo.
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alite-pinguin · 7 months ago
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Incontra persone nel dipartimento dell'Ain
Incontrare la persona giusta può richiedere tempo. A volte è necessario dare una mano al destino per porre fine alla propria solitudine. Precisamente, il dipartimento dell’Ain è pieno di luoghi magnifici e romantici dove adorerai passeggiare durante il primo appuntamento. Ecco i miei consigli per incontrare persone fantastiche ad Ain. Chiama un’agenzia matrimoniale ad Ain Per trovare la persona…
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enkeynetwork · 9 months ago
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San Valentino: da Venezia a Vienna i luoghi ideali per chi si ama
Venezia  Con i suoi canali e le sue gondole, spiega Civitatis, società specializzata in visite guidate ed escursioni nelle principali destinazioni del mondo, Venezia è una delle destinazioni più popolari per i viaggi romantici in tutto il mondo. La città è ricca di diversi edifici storici, musei e ponti che formano la cornice perfetta per il romanticismo. Fate un giro tranquillo per i vicoli…
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2centsofwhatilike · 1 year ago
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Spring Evening, Akershus Fortress - Harald Sohlberg
IL FASCINO DEL REMOTO
A caratterizzare il suo approccio al paesaggio, la ricerca di zone non frequentate dai suoi colleghi, dove potesse ritrovare il senso romantico dell’altrove e una certa originalità di soggetto. Scelse quindi luoghi appartati come la regione montagnosa di Rondane (oggi Parco Nazionale), o la cittadina di Røros con un patrimonio architettonico di edifici in legno fra i più antichi e suggestivi d’Europa. Luoghi oggi molto visitati, eppure all’epoca quasi ignorati, che grazie a lui, in breve, divennero assai popolari. Attraverso una tavolozza intensa, ma insieme cupa e pensosa, Sohlberg esprime le sue radici di uomo del Nord, che porta nel cuore la maestosità di una natura luminosa e sferzante, avvolgente ma anche respingente. Il suo stile oscillò sempre fra l’Espressionismo e il Simbolismo, trovando la sintesi in una suggestiva pittura psicologica che riecheggia il Romanticismo, ma in chiave più profonda e matura, all’interno del clima speculativo sulla condizione dell’essere umano nella crisi positivista di fine Ottocento.
LA BELLEZZA PSICOLOGICA DELLA NATURA
Nonostante l’apparenza di naturalismo che permea i suoi dipinti, Sohlberg inseguiva una pittura capace di evocare stati emotivi o psicologici, com’era stato appunto nella tradizione romantica. Alcuni decenni più tardi, a questo slancio si affianca l’inquietudine di fine secolo, dovuta alla crisi politica e sociale che attraversava l’Europa e che, in Scandinavia, avrà nella drammaturgia di Henrik Ibsen la sua traduzione letteraria. Come si evince dai numerosi quadri a tema ‒ fra i quali quello che è forse il più noto della sua intera produzione, Notte d’inverno in montagna (1914) ‒, la maestosità delle grandi altezze fu un costante riferimento per la sua pittura. L’ispirazione gli veniva dal gusto per la ���pittura di montagna” sviluppatasi in Europa sul finire del Settecento, apprezzata anche dai Romantici. Andando tuttavia oltre il loro approccio, Sohlberg trae da quelle rocce spesso innevate non soltanto le emozioni stimolate da un determinato panorama, ma anche riflessioni di carattere più generale sul significato che la montagna aveva per lui, come luogo di riflessione, di solitudine, di ascolto di sé, di metaforica fuga dalla tristezza e la violenza dei tempi. Ma probabilmente Sohlberg tocca le corde più profonde del suo talento pittorico quando si dedica ai tramonti, che riesce a caricare di pathos, di struggente drammaticità, tale da riempire l’anima e togliere il fiato, creando un punto di contatto fra la realtà esterna e l’essenza interiore della condizione umana.
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frabooks · 1 year ago
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I miserabili
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Contesto
Il romanzo viene pubblicato per la prima volta in Belgio, dove Hugo si trova in esilio.
Il libro ha luogo nell’arco dei 17 anni tra il 1815 e il 1832. Giugno del 1815 vede sconfitto Napoleone nella battaglia di Waterloo,
Nel giugno del 1815 era anche appena concluso il Congresso di Vienna, iniziato nell’autunno precedente. La conferenza, a cui parteciparono le principali potenze europee, aveva come obiettivo quello di ripristinare in Europa il governo dei sovrani assoluti dopo gli eventi della Rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche.
Nel giugno del 1832 ci fu la fallita rivolta anti-monarchica per rovesciare il governo di Luigi Filippo di Orléans. Il suo regno viene chiamato Monarchia di Luglio in quanto lui era salito al trono dopo la Rivoluzione di Luglio, soprannominata anche “Seconda Rivoluzione Francese”, avvenuta tra il 27 e il 29 luglio e che aveva rovesciato il regno dell’ultimo sovrano Borbone di Francia, Carlo X. Il 1832 è anche l’anno in cui, finalmente, la pandemia di colera che era scoppiata in India nel 1815 raggiunse Parigi e tra i mesi di marzo e settembre uccise 18.000 persone.
Il romanticismo nella letteratura
Movimento letterario, artistico, culturale nato in Germania alla fine del 1700 che ha dominato l’Europa fino alla prima metà dell’Ottocento. Alcuni dei suoi temi sono eredità del movimento preromantico dello Sturm und Drang. Il termine “romantico” proviene dall’inglese “romantic” ovvero non reale, fittizio, immaginario. Questa parola nella metà del XVIII secolo indicava quei generi letterari, come i romanzi cavallereschi, che rappresentavano vicende fantastiche all'interno di un'ambientazione storica più o meno accurata. Questo movimento di contrappone all’Illuminismo del secolo precedente, alle sue idee di intelletto, di relazione con il mondo, e di concezione della natura. Rispetto ai philosophes illuministi, che ammettevano e accettavano l’impossibilità di raggiungere l’infinito e Dio a causa dei limiti della Ragione, e si interrogavano invece sul fine della natura, il Romanticismo rinnega una visuale teleologica del mondo. Per gli Illuministi la natura era osservata e catalogata, per i Romantici la natura è profonda e segreta. La ragione per i romantici è guidata dal sentimento. Senza il sentimento la ragione non potrebbe superare i limiti umani. Nel Romanticismo un elemento essenziale è l’INFINITO e l’anelito verso l’ASSOLUTO, la costante ricerca. Questa ricerca si traduce sia in termini spaziali che temporali. Spazialmente, i luoghi esotici e lontani offrono una fuga dalla realtà e temporalmente lo sguardo si rivolge verso epoche diverse passate, come il Medioevo e l’epoca classica antica. In questo sguardo verso il passato la STORIA non è mai intesa come storia del singolo individuo e nemmeno come della singola civiltà ma 1) come sguardo verso il passato e ricerca di un’ARMONIA perduta in tempi antichi e tutti quei valori che ora sono importanti come la fedeltà, la lealtà, il coraggio e 2) come storia universale, storia come manifestazione del progetto/disegno di una Provvidenza. La storia secondo i Romantici non è un susseguirsi di eventi concatenati e di cause e effetti, ma è una "macro manifestazione universale e sovraindividuale di una soggettività astratta”. Importante è anche l’AMORE, in quanto slancio verso l’assoluto che porta alla globalità. Dal punto di vista politico il Romanticismo è duale. Al contempo esistono i Romantici che esaltano la patria e la amano, che sono legati al concetto di popolo e di giustizia e libertà, e sognano un’autonomia nazionale mentre prendono parte ai vari moti rivoluzionari del diciannovesimo secolo e quei Romantici che, invece, vogliono conservare i legami storici con la patria del passato e la tradizione. Il Romanticismo politico stimola una coscienza nazionale che si incastona perfettamente tra le idee di Restaurazione e di Risorgimento.
Personaggi
Jean Valjean protagonista del romanzo, tanto che all’inizio il libro si sarebbe dovuto chiamare “Il miserabile”. In giovane età viene arrestato e incarcerato perché ha rubato del pane da dare alla famiglia di sua sorella. Tenta qualche evasione, la pena arriva a 19 anni. Esce ma è marchiato a vita; torna a delinquere. Conosce Monsieur Bienvenu che gli cambia la vita e si redime. E’ dotato di forza fisica quasi sovrumana, come Quasimodo de Notre Dame de Paris. E’ il centro del romanzo, sicuramente il personaggio più importante attorno a cui gira l’intero libro. Vive più vite lungo tutto il romanzo in modo da riflettere i cambiamenti dell’animo umano tormentato da ciò che gli accade, da ciò che sente di essere, dalle cose che scopre vivendo.
Fantine La incontriamo abbastanza presto nel libro. Si innamora di un ragazzo di un altro ceto sociale, rimane incinta e da lì iniziano i suoi problemi. La sua parabola dura poco ma rimane sempre impressa nel lettore anche perché sua figlia è Euphrasie “Cosette”, altra protagonista del romanzo. È bellissima, ingenua. La sua storia è una delle più struggenti. Perde la sua purezza e la sua morte riflette la sua “discesa” morale (titolo del quinto libro della prima parte).
Cosette Figlia di Fantine. La vediamo letteralmente nascere, crescere, maturare e diventare adulta. Anche lei vive sostanzialmente tre vite: dai Thénardier, con Jean e con Marius. Non ha un carattere definito e per tutto il libro Hugo la descrive invece di farla “vivere”, se non alla fine, dove prende vita davvero. È un personaggio “ideale” e angelicato.
Marius Giovanotto cresciuto dal nonno monarchico. Si ribella, conosce gli amici dell’ABC e vive per conto suo. Diventato “rivoluzionario”, conosce Cosette e se ne innamora. Anche lui è un personaggio abbastanza strano; sembra che Hugo non ce l’abbia bene in mente. Lo descrive molto ed è evidente che ci tiene a farne un personaggio di peso, eppure non gli riesce del tutto. Anche lui prende vita, peso e spessore soprattutto alla fine.
Javert Figlio di delinquenti, è un ispettore della polizia incredibilmente fedele all’idea di giustizia intesa in senso legislativo. È retto, probo, severo. È un personaggio “cinematografico”, di grande spessore e con un filo narrativo interessantissimo. Uno dei personaggi meglio scritti. La sua intera filosofia ed esistenza giusta vengono messe alla prova da Jean Valjean (il culmine di uno scontro lungo praticamente l’intero libro) e questo non lo porta ad una “conversione” ma alla sua fine.
Thénardier padre Ex locandiere caduto in miseria a causa dei debiti. Prima cresce Cosette mandando in rovina Fantine, poi si barcamena sfruttando i figli per le truffe. È un uomo scaltro ma infido, pronto a fregare il prossimo per sopravvivere. È in effetti “il cattivo” del romanzo. Personaggio molto riuscito.
Éponine Primogenita dei Thénardier, uno dei migliori personaggi del libro. È una ragazza vispa, estroversa, carismatica, intraprendente. Hugo la fa parlare e agire moltissimo, è da subito un personaggio molto vivo, credibile, che fa appassionare e empatizzare. Condannata a non poter scappare dalla sua situazione, muore per amore. Ha una gran storia e i pezzi dove c’è lei sono sempre appassionanti.
Gavroche Terzogenito e primo maschio dei Thénardier, è un “monello” che vive per strada. Anche lui è un personaggio vivissimo, sagace, ironico, intraprendente, anche coraggioso e buono (salva due bambini di strada condividendo il suo riparo e del cibo). Parla moltissimo, ha una voce chiara e precisa. Personaggio estremamente intrigante. Anche lui è un personaggio giusto, segue i rivoluzionari perché è la cosa da fare.
Gli amici dell’ABC 8-9 ragazzi che incontriamo a metà libro e che parteciperanno ai moti di Parigi del 1832. I più significativi, secondo me, sono: Enjolras, leader del gruppo e della barricata; è un simbolo dei moti della rivoluzione, è anche lui “angelicato”, ideale, perfetto esemplare di uomo di principio. Courfeyrac, amico di Marius sagace e con la battuta pronta, fin da subito ha un’ottima caratterizzazione. Grantaire, ubriacone senza particolari ambizioni, credenze o ideali, che idolatra Enjolras, ha un buon arco narrativo.
Monsieur Bienvenu Il primo personaggio in assoluto che incontriamo. Scompare presto dalla trama ma rimane fino all’ultima pagina come simbolo portatore di ideali cristiani e guida morale di Jean Valjean.
Spunti
Personaggi-simbolo e personaggi veri Simboli: Fantine, Cosette, Marius, Enjolras Veri: Jean Valjean, Eponine, Javert, Gavroche, Thénardier Hugo ritrae i personaggi in due modi distinti: i personaggi veri e i personaggi simbolo. I personaggi simbolo sono utilizzati da Hugo per rappresentare un ideale.L’esempio più immediato è Enjolras che incarna la giustizia e la rivoluzione: il suo personaggio non fa né è nient’altro che ciò che rappresenta. Un altro esempio riguarda Cosette che per tutto il libro non ha una sua propria voce, non viene mostrata fare qualcosa di specifico, non prende decisioni, insomma non è davvero nel mondo; Cosette rappresenta la donna vergine e angelicata. Altri due personaggi che, secondo me, sono più ideali che personaggi vivi, sono Fantine e Marius. Riguardo Marius addirittura Hugo si dilunga in almeno 3 parti diverse del libro nel descriverlo astrattamente, da fuori, con un diluvio di aggettivi. Ecco un esempio:” Del resto, era un ragazzo ardente e freddo, nobile, generoso, fiero, religioso, esaltato; dignitoso fino alla durezza, puro fino alla selvatichezza”. Una sfilza di aggettivi che dicono e non mostrano. Questi personaggi sono meno veri e umani, ci si può rispecchiare molto poco, anzi non hanno vere caratteristiche umane, proprio perché, essendo “ideali”, sono un connubio precisissimo e irrealistico di caratteristiche generali: “la rivoluzione, “la verginità angelicata”, i due esempi migliori sono proprio questi. Gli altri personaggi, quelli veri, hanno una loro voce, fanno cose, Hugo li mostra; al contrario degli altri, loro sono vividi, possiamo capirli molto di più. Alcuni di questi personaggi veri e vivi sono: Jean Valjean, Eponine, Javert, Gavroche, Thénardier. Spiccano in particolare Eponine e Gavroche che non vengono praticamente mai presentati né descritti, eppure sono vividi, personaggi tridimensionali e realistici. Un esempio riguardo Gavroche. La prima cosa in assoluto che dice è: p 763 “Toh, è la vecchia, -disse il bambino.- Salve, Sguscialumache. Sono venuto a trovare i miei antenati”
Religione classica Idea del raggiungimento del Paradiso solo dopo grandi sofferenze e dopo una vita intera di moralità I miserabili non hanno un biglietto gratis per il paradiso solo perché soffrono.
Tipo di scrittura di Hugo - Fluviale Hugo è stato uno scrittore molto prolisso, fluviale, esagerato: ha portato all’estremo una tendenza del romanticismo dell’800. Ne I miserabili c’è tutto l’Hugo ossessionato dall’esprimersi, anche ripetendosi più volte. Un esempio chiarissimo lo si ha nel primo libro della parte quinta, l’ultima. E’ il famoso pezzo in cui sono le barricate. Queste barricate vengono descritte più volte di fila in una pagina e mezza densa di ripetizioni. Un altro esempio di “fluvialità” sta nelle digressioni: le digressioni in quanto tali sono parte dei grandi romanzi classici, non sono un difetto. Hugo porta all’estremo il concetto della digressione con interi capitoli laterali: uno sulla battaglia di Waterloo, uno sul sistema dei conventi, uno sulle fogne, ad esempio. Sono concettualmente “giusti”, secondo me; però sono molto lunghi, prolissi, ripetitivi. Si perde in moltissimi minuscoli dettagli. Hugo aveva la chiara scelta di dire le stesse cose in metà delle pagine o dire tutto ciò che voleva senza contenersi né rinunciare a qualcosa, ha scelto la seconda. Questo stile è anche, in parte, una non-scelta di Hugo perché lui di suo è uno scrittore portato all’esagerazione, alla prolissità.
Tipo di scrittura di Hugo - Ha dei pattern (il “doppio”, il “si chiama”). Ho notato un modo molto peculiare di articolare alcune frasi, soprattutto quando Hugo non sta raccontando un’azione ma sta riflettendo oppure sta presentando delle situazioni o dei personaggi. Non so come definirlo quindi lo chiamo “il doppio”. Non so bene neanche come descriverlo: è un modo per associare le cose sempre a coppie, presentarne una vuol dire portarne sempre una d’accompagnamento. Alcuni esempi: “Aveva un pungolo? sì, certo, la sua miseria; aveva le ali sì, certo, la sua gioia.” “La cucina degenerò e diventò pessima, il vino, che era sempre stato cattivo, diventò orribile” “la guerra contro la frazione è insurrezione, l’attacco della frazione contro la totalità è sommossa” “c’è una sete sola, la pace, un’ambizione sola, essere piccoli” “Wellington era il Barème della guerra, Napoleone ne era il Michelangelo” “Esiste uno spettacolo più grande del mare, è il cielo; esiste uno spettacolo più grande del cielo, è l’interno dell’anima” “Il progresso è lo scopo; l’ideale è il tipo.”
Tipo di scrittura di Hugo - Si chiama. Hugo pur di usare qualche parola in più ha il vizio, l’ossessione, di usare il “si chiama” invece di dire quel che deve dire. Esempi: “il bambino che si chiamava Marius, sapeva di avere un padre, ma nulla di più” “Abbiamo domato l’idea, e si chiama steamer; abbiamo domato il drago, e si chiama locomotiva; stiamo per domare il grifone, già lo teniamo, e si chiama pallone” “Questa sovranità dell’io sull’io si chiama libertà” “Questa identità di concessione fatta da ciascuno a tutti si chiama Uguaglianza” “Questa protezione di tutti su ciascuno si chiama Fratellanza” “Nell'uscire da quella cosa deforme e nera chiamata galera…” Fa parte dello stile di Hugo, non credo si possa definire errore vero e proprio, è solo un modo banale e impreciso per allungare il brodo. Se nei primi capitoli non si notava neanche, alla lunga mi ha stancato.
Tipo di scrittura di Hugo - Hugo ha uno stile di scrittura che riflette, in parte, il suo tempo e il suo carattere. In alcune parti di romanzo, la sua scrittura diventa molto paternalista e forse anche didascalica e retorica. L’esempio perfetto è la domanda retorica, vuota per definizione, eppure usatissima da Hugo. “Ma di che parlavano allora, quegli amanti?” “Dove siamo in questo momento? Nel gergo. Che cos’è il gergo?” “Che cosa accadeva in quella mente tanto giovane e già tanto impenetrabile? Che cosa vi stava compiendo? Che cosa succedeva all’anima di Cosette?” “Il monello è una grazia per la nazione, e nello stesso tempo è una malattia; malattia che deve guarire; come? con la luce.” “Il progresso è lo scopo; l’ideale è il tipo. Che cos’è l’ideale? è dio.” “Che era mai? Era un luogo abitato dove non c’era nessuno.” “Era possibile che Napoleone vincesse quella battaglia? Rispondiamo di no. Perché? […] A causa di Dio.” ““Che cos’è questa storia di Fantine? È la società che compra una schiava.” E’ uno stile che ho trovato, con l’andare della lettura, sempre più pesante e posticcio. Rallenta la lettura, la rende arzigogolata e inutilmente autoriferita.
Tipo di scrittura di Hugo - Cambia stile e portata a seconda dei momenti fino a diventare frenetica e potentissima. Come i grandi autori, Hugo ha un’ottima padronanza del ritmo. Ci sono alcuni momenti in cui questa gestione è magistrale. Ad esempio, nella prima parte, c’è una scena di profonda introspezione da parte di Valjean che deve decidersi a consegnarsi alle autorità; la scrittura è lenta, filosofica, psicologica, immaginifica. Poco dopo parte l’azione, la corsa disperata di Valjean e il suo ritorno e il devastante momento di Fantine; la scrittura si fa più secca, precisa, legata agli eventi, frenetica.
Tipo di scrittura di Hugo - Cinematografica. Hugo ha uno stile tale per cui alcune scene sembrano perfette per il cinema, per un adrenalinico film d’azione tipo 007. Javert è, in questo senso, il personaggio più cinematrografico. Ha battute ed entrate in scena ad effetto. “Volete il mio cappello? - gridò una voce dalla soglia della porta. Si voltarono tutti. Era Javert. Teneva il cappello in mano e lo porgeva sorridendo”
Tipo di scrittura di Hugo - Digressioni Niente di nuovo: Hugo fa tante digressioni lungo tutto il libro. Alcune digressioni sono utili per presentare nuovi personaggi, come quella adatta a farci conoscere Fantine. Altre sono storiche, come quella che racconta la battaglia di Waterloo. Altre specifiche per il tempo e il luogo in cui è stato scritto il libro, come una piccola digressione sui “personaggi famosi” della Parigi dell’800. Poi ci sono digressioni più estreme, come quella in cui spiega nel dettaglio il sistema fognario di Parigi.
Finale Come per Notre Dame de Paris, il finale è costruito fin dai capitoli precedenti con molta cura. Hugo si prende oltre 100 pagine e moltissimi capitoli per costruire un finale emozionante in cui riesce a fare il punto e a concludere le storie dei personaggi principali alla perfezione.
Voce di Hugo Ci sono libri in cui l’autore è onnisciente ma invisibile, non lo si percepisce mai, né platealmente (non si tira mai in causa direttamente) né implicitamente. Invece ne I miserabili la voce dell’autore è molto forte, soprattutto quando Hugo si prende del tempo per analizzare dei concetti - ad esempio nelle digressioni. A un certo punto Hugo addirittura sente l’esigenza di spiegare cos’è I miserabili e cosa il lettore dovrebbe vederci dentro: “Il libro che il lettore ha sotto gli occhi in questo momento è, da un capo all’altro, nell’insieme e nei particolari, quali che siano le intermittenze, le eccezioni e le mancanze, il cammino dal male al bene, dall’ingiusto al giusto, dal falso al vero, dal buio alla luce, dall’appetito alla coscienza, dalla putredine alla vita, dalla bestialità al dovere, dall’inferno al cielo, dal nulla a Dio. Punto di partenza: la materia, punto d’arrivo: l’anima. Idra da principio, angelo della fine”. E’ una posizione molto forte e discutibile: d’altronde si potrebbe dire che l’autore non è responsabile di ciò che il lettore ne fa del romanzo. Eppure Hugo, esagerato com’è, vuol mettere mano anche su questo. Parte della voce di Hugo è anche sgradevole e maschilista, in parte perché Hugo è “figlio del suo tempo”, in parte, probabilmente, per la sua persona. Un esempio che mi ha lasciato interdetto: “Abbiamo accennato una volta per tutte al balbettio della Toussaint. Ci si consenta di non accentuarlo più. La notazione musicale di un’infermità ci ripugna”
Amici dell’ABC All’inizio presentati con mere descrizioni che rimangono sospese e poco chiare. Prendono vita nella barricata. Avrebbe potuto usarli molto di più, comunque ottimo impatto di Enjolras, Courfeyrac e Grantaire. Gli amici dell’ABC sono 8-9 ragazzi che parteciperanno alle barricate. Li conosciamo di sfuggita contemporaneamente alla storia di Marius. Hugo fa una scelta precisa che io reputo discutibile: li descrive. Tutti. Di fila. Circa 5-6 pagine di mere descrizioni. Se per un Enjolras potrebbe bastare, dato che è un personaggio simbolo (vedasi sopra), per tutti gli altri è semplicemente un muro di testo che non lascia nulla. Non li conosciamo davvero. Iniziamo a conoscerli quando prendono parola. Courtfeyrac è amico di Marius e ha qualche battuta: poche frasi bastano per caratterizzarlo molto di più di mezza pagina di descrizione. Prendono tutti vita parecchie pagine dopo con l’evento della barricata. E’ un’occasione sprecata, secondo me, perché sarebbero stati interessantissimi.
Lunghezza libro Sarebbe potuto durare 1000 pagine in più, c’era ancora sugo, potenzialmente. Non è un peso, anzi, ci permette letteralmente di accompagnare alcuni personaggi dalla nascita. Credo sia tipica dei romanzi d’appendice: hanno tanta trama, tanti personaggi, tanti ambienti. Potenzialmente non hanno una fine specifica. La storia sarebbe potuta continuare con Marius e Cosette che diventano adulti, magari fanno un figlio. Thénardier fa cose. Azelma, la figlia di Thénardier e sorella di Eponine, ha tutto lo spazio del mondo.
Questione carceraria "Scarcerazione non è liberazione. (Si esce dalla galera, ma non dalla condanna)." “la galera è “la più schifosa delle vergogne” “Jean Valjean era entrato in galera singhiozzante e fremente; ne uscì impassibile. Vi era entrato disperato, ne uscì cupo. Che era accaduto in quell'anima?” “Nell'uscire da quella cosa deforme e nera chiamata galera, il vescovo gli aveva fatto male all'anima come una luce troppo viva gli avrebbe fatto male agli occhi nell'uscire dalle tenebre.” “La galera fa il galeotto” Il tema della giustizia delle carceri, delle pena e della riabilitazione è molto cara a Hugo scrittore e poi a Hugo politico. Dentro i Miserabili c’è la storia di Jean Valjean, IL miserabile, che dopo 19 anni di galera esce trasfigurato, corrotto e deviato dalla pena. Poi poi c’è anche una scena a cui assistono Valjean e Cosette adolesce del trasporto dei carcerati: sono animali senza dignità.
Cosette Personaggio con potenzialità enormi “grazie” all’infanzia difficile, alla rinascita con Jean Valjean e al possibile triangolo (che non si realizza) con Marius ed Eponine. Eppure rimane sempre senza voce, impalpabile. Prende voce, ed è una piacevolissima sorpresa, solo alla fine, con un carattere spontaneo, fresco.
Marius Hugo lo descrive con enorme sforzo molte volte, come se temesse non sia chiaro. Infatti rimane non chiaro fino alla fine. E’ interessante il cambiamento adolescenziale da monarchico a napoleonico fino a diluirsi con la maggiore età, ma il resto del carattere è più descritto che mostrato e infatti rimane fosco. Si riprende grazie allo splendido finale. “Era realista, fanatico e austero” “Non era più Marius il sognatore entusiasta, l’uomo deciso, ardente e risoluto, l’audace provocatore del destino, il cervello che costruiva avvenire su avvenire, la giovane mente…” A pagina 654 ho fatto questa nota: Quante descrizioni di Marius! Sono capitoli che ci torna su. Ha paura di non ritrarlo bene?
Javert Uno dei personaggi migliori. Cinematografico (ha tante frasi ad effetto), devoto alla giustizia legislativa, carismatico, alla caccia di Jean Valjean per tutto il romanzo. Sembra monodimensionale e invece non lo diventa mai, tanto da mostrarsi in tutta la sua complessità nella parte finale.
Note su Hugo dal saggio Hugo era un borghese conservatore non particolarmente originale, cosa sorprendente se si pensa all’enorme impegno nel raccontare “I miserabili”; questa nota non pregiudica nulla della lettura o del romanzo in sé, ovviamente. La vita degli autori di per sé non dice nulla sulle opere (inteso come causa effetto oppure come “grande uomo-grande opera”), né c’è bisogno di vicinanza col soggetto: Tolkien non era un elfo e Capote non un assassino.
Ananke e il buio che lo accompagnerà per tutta la vita (e che gli dà tridimensionalità); come ci si aspetta, i grandi autori sono persone “rotte”. Hugo aveva una parte di sé oscura, tenebrosa che è ritornata lungo tutto la vita e ha sempre fatto da contrappeso ai suoi ideali.
Hugo era ossessivo, esuberante, strabordante. L’uso esagerato delle parole è servito anche per supporto emotivo contro l’ignoto: finché scrivo posso non ascoltare l’ignoto.
Aveva un’immaginazione visiva, vedeva i sentimenti, le emozioni, i dettagli, tutto è visivo. L’ho notato soprattutto nella difficile riflessione di Jean Valjean riguardo il consegnarsi alle autorità. In realtà tutto il libro ha bellissimi riferimenti visivi, immagini, appunto quasi cinematografiche, potenti, vaste.
Era una persona estremamente contraddittoria e ipocrita, come ci si aspetta giustamente da qualcuno di largo e grande (tutti siamo contraddittori ma i grandi artisti di più).
Un esempio della non originalità o profondità di pensiero di Hugo: p 487 “Sappiamo che esistono atei illustri e possenti. In fondo costoro, ricondotti al vero della loro stessa potenza, non sono tanto certi d’essere atei, con loro in fondo è soltanto questione di definizione e comunque, se non credono in Dio, essendo grandi spiriti dimostrano Dio”
Sono cambiato nella lettura 1300 e rotte pagine sono tante da cambiare addirittura il mio stesso approccio al romanzo. Alcune cose del romanzo, dei personaggi, della scrittura e della trama, sono passate sotto traccia per le prime centinaia di pagine. Dalle 8-900esima pagina, invece, ho iniziato a non sopportarle più. Un po’ ne ho già parlato, riassumo brevemente. La scrittura ripetitiva di Hugo; l’uso del “doppio”; le domande retoriche; le digressioni fluviali; la caratterizzazione vaga di alcuni personaggi; la voce troppo presente. Sono tutti aspetti che hanno reso la lettura, nella seconda parte, pesante. È palese che sia la descrizione plastica del rapporto libro-lettore, del fatto che un libro non è un oggetto inanimato ma vive del nostro riflesso.
E noi cambiamo con lui.
Pezzi
“Non è forse tutto? e che si può desiderare di più? Un giardinetto per passeggiare e l’immensità per fantasticare. Ai piedi quello che si può coltivare e cogliere; sulla testa quello che si può studiare e meditare; alcuni fiori sulla terra e tutte le stelle nel cielo” P.57
“Nel mondo morale non c’è più grande spettacolo di questo: una coscienza torbida e inquieta, giunta sul limitare d’una cattiva azione, che contempla il sonno di un giusto.” p. 100
p 129. “Dahlia, vedi, sono triste. E’ tutta l’estate che piove. Il vento mi fa venire il nervoso, il vento non si calma, Blachevelle è un gran tirchio, è grazia se riesci a trovare i pisellini al mercato, non si sa che cosa mangiare, ho lo spleen, come dicono gli inglese, il burro è tanto caro! e poi, vedi, è un vero orrore, stiamo mangiando in una stanza dove c’è un letto, e questo mi fa venire il disgusto della vita”.
p 145 “Una persona seduta invece di essere in piedi: i destini dipendono da questo”.
p 148 “Esistono anime gamberi che indietreggiano continuamente verso le tenebre, che retrocedono nella vita, invece di avanzare, usando l’esperienza per aumentare la loro deformità, peggiorando di continuo e impregnandosi sempre più d’una crescente nefandezza.”
p 151 “L’ingiustizia l’aveva fatta astiosa e la miseria l’aveva resa brutta. Le restavano soltanto i suoi begli occhi che facevano pena perché, grandi com’erano, sembrava di vederci una maggiore quantità di tristezza”.
p 179. “Un’anima per un tozzo di pane. La miseria offre, la società accetta”.
“Che cosa oscura l’infinito che ogni uomo porta dentro di sé e col quale misura disperatamente le volontà del suo cervello e le azioni della sua vita!”
p 235 “Tutte le cose della vita sono continuamente in fuga davanti a noi. Gli ottenebramenti e le luci ci frammischiano; dopo un abbagliamento, un’eclisse; si guarda, ci si affretta, si tendono le mani per afferrare ciò che passa; ogni evento è una svolta della strada; e d’un tratto si è vecchi.”
P 283 circa “Il parroco credette di far bene, e forse fece bene, riservando ai poveri più denaro che fosse possibile, di quanto aveva lasciato Jean Valjean. In fondo di chi si trattava? di un galeotto e una prostituta. Per questo egli semplificò la sepoltura di Fantine, e la ridusse a quello stretto necessario chiamato fossa comune. Fantine fu quindi sepolta in quella parte gratuita del cimitero che appartiene a tutti e a nessuno, e dove di sperdono i poveri. Per fortuna Dio sa dove ritrovare l’anima. Fantine fu stesa nelle tenebre, fra ossa sconosciute; ella subì la promiscuità delle ceneri. Fu gettata nella foss
pag 378 “la paura […] le faceva occupare meno posto che fosse possibile, lasciandole appena il respiro necessario”
p 449 “I grossi spropositi sono fatti spesso, come le corde grosse, di una moltitudine di fili. Prendete il cavo, filo per filo, prendete separatamente tutti i piccoli motivi determinanti, rompeteli uno dopo l’altro e dire: è tutto qui? Intrecciateli e torceteli insieme ed è un’enormità”
pag 577 “non potendo avere suo figlio, si era messo ad amare i fiori”
p 612 “Errare è umano, andare a spasso è parigino”
p 646 “ da quella specie di concentrazione risulta una passività che, se fosse ragionata, somiglierebbe alla filosofia. Si declina, si scende, si defluisce, si crolla perfino, senza quasi accorgersene. Tutto questo finisce sempre, è vero, in un risveglio tardivo. Nel frattempo pare di essere neutrali nella partita in gioco tra la nostra felicità e la nostra sventura. Noi siamo la posta, e assistiamo alla partita con indifferenza.”
p 881 “-questa poi,- esclamò Gavroche,- che roba è questa? Ripiove! Santo Iddio, se va avanti così, disdico l’abbonamento!”
p 918 “Siete voi uno di quelli che son detti felici? Ebbene, ogni giorno siete triste. Ogni giorno ha il suo gran dolore o il suo piccolo affanno. Ieri, tremavate per una salute che vi è cara, oggi temete per la vostra; domani sarà una preoccupazione di denaro, dopodomani la diatriba di un calunniatore, dopodomani ancora la disgrazia di un amico; poi che tempo fa, poi qualcosa di rotto o perduto, poi un piacere per la coscienza e la spina dorsale vi rimproverano; un’altra volta, l’andamento degli affari pubblici. Senza contare le pene d’amore. E così di seguito”
p 941 “Ma di che parlavano allora, quegli amanti? L’abbiamo visto, dei fiori, delle rondini, del tramonto, dello spuntar della luna, di tutte le cose importanti.”
p 1015 Grantaire “”Puah! ho mandato giù un’ostrica cattiva. Ecco che mi torna l’ipocondria. Le ostriche sono guaste, le serve brutte. Odio la specie umana” “c’è una sola realtà: bere” “Questa povertà di mezzi mi stupisce da parte del buon DIo. Ogni momento si deve rimettere a ingrassare la scanalatura degli avvenimenti. Si incaglia, non va. Presto, una rivoluzione” “tra gli uomini ci vogliono i geni, e tra gli eventi le rivoluzioni” “Sì, è tutto mal combinato, nulla si adatta a nulla, questo vecchio mondo è tutto sbilenco, io mi metto all’opposizione. Va tutto di traverso; l’universo da stizzire. è come coi figlioli, quelli che li vogliono non li hanno, quelli che non li vogliono li hanno. Conclusione: mi indispettisco.”
p 1133 “I bimbi poveri non entrano nei giardini pubblici; eppure bisognerebbe pensare che, come bambini, hanno diritto ai fiori.”
p 1222 “Sono troppo vecchio, ho cent’anni, ho centomila anni, da tanto tempo ho il diritto di essere morto. […] Su, è morto, proprio morto. Io me ne intendo, che sono morto anch’io”
p 1229 “Ma come fare per dare le dimissioni a Dio?”
p 1293 “Non sono di nessuna famiglia, io. Non sono della vostra. Non sono di quella degli uomini. […] Io sono il disgraziato; io sono fuori.”
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agrpress-blog · 1 year ago
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Debutterà giovedì 9 novembre 2023 alle ore 20.30 al Teatro Spazio 18B - via Rosa Raimondi Garibaldi 18b, zona Garbatella/via Cristoforo Colombo - lo spettacolo di Massimo Roberto Beato Dracula. La leggenda, regia di Jacopo Bezzi, ed interpretato da M. R. Beato, Tommaso Paolucci, Veronica Rivolta e Carlotta Mangione, con le voci di Dario Penne ed Eugenio Marinelli. Il mito dei vampiri e di Dracula è come quest’ultimo: eterno. Terrorizzava nel Medioevo, affascinava i romantici, oggi seduce i ragazzi. Ecco perché́ i vampiri piacciono ancora tanto. Scritto in forma di stralci di diari e di lettere, Dracula di Bram Stoker è uno fra gli ultimi grandi romanzi gotici. Riprendendo il mito del vampiro, Stoker scrive un romanzo dalle atmosfere cupe e oscure, in cui l’orrore e la minaccia, sempre ben presenti, assillano i protagonisti, in un crescendo rossiniano di emozioni che conduce alla scoperta dell'orrore rappresentato dal tetro vampiro. L’opera vede in scena quattro personaggi: Vladimir Basarab conte Dracula, Jonathan Harker, Lucy Westenra e Mina Murray. Il racconto si snoda attraverso i due scenari privilegiati già dallo stesso Stoker: il castello di Dracula, in Transilvania, e la regale dimora londinese di Mina. Attraverso un gioco di specchi e di rimandi, i due luoghi si contaminano intrecciando indissolubilmente i destini dei quattro protagonisti. Particolari ed unici saranno i momenti audio, interpretati dalle voci di doppiatori come Dario Penne ed Eugenio Marinelli. Dracula. La leggenda di Massimo Roberto Beato - regia: Jacopo Bezzi; interpreti: M. R. Beato, Tommaso Paolucci, Veronica Rivolta, Carlotta Mangione; voci: Dario Penne, Eugenio Marinelli; produzione: La Compagnia dei Masnadieri - rimarrà in scena al Teatro Spazio 18B fino a domenica 19 novembre 2023 (orario: da giovedì 9 a sabato 11 e da giovedì 16 a sabato 18, ore 20.30; domenica 12 e domenica 19, ore 18.00). www.compagniadeimasnadieri.org
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pennainfiamme · 1 year ago
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La musica, mio caro amico, è come quel mago buffo che riesce a far ballare anche i piedi più impacciati! Immagina: una sinfonia di note che si fondono, intrecciano e si scambiano segreti nel grande palcoscenico dell’aria. È come se gli strumenti fossero le parole di una lingua universale, capace di parlare a ogni cuore senza bisogno di traduzioni.
Quando le melodie dolci sussurrano all’orecchio, è come se l’anima si sdraiasse su un’amaca di emozioni, cullata dalla dolce brezza dell’armonia. Ma non si tratta solo di dolcezza, amico mio! La musica può scuotere le viscere con la forza di un terremoto sonoro, facendo vibrare ogni fibra del tuo essere come un campanello in festa.
E che dire degli accordi romantici? Sono come il bacio gentile di una brezza primaverile sulle guance, un abbraccio di note che stringono il cuore e fanno brillare gli occhi. È un tuffo nell’amore e nell’innocenza, un passo di danza tra le sensazioni che ci fa credere che il mondo sia un posto migliore.
Ma non temere, amico, la musica ha anche un’anima ironica! È come quel sorriso malizioso di un clown, capace di farti scuotere la testa e ridere allegramente. Può giocare con le tue aspettative, portandoti in luoghi mai immaginati, come un viaggio in un mondo di bizzarrie sonore.
Quando la melodia si fa commovente, è come se ogni nota fosse una lacrima che scivola giù per una guancia invisibile. La musica può afferrarti per il cuore e stringerlo con delicatezza, portandoti in un’atmosfera di empatia e comprensione senza bisogno di parole.
E che dire dei ritmi travolgenti che ti fanno battere il piede all’istante? Sono come un invito irresistibile a lasciar andare ogni inibizione, ballando con l’energia di un fuoco che arde senza fine. È la festa dell’anima, il rituale segreto che celebra la vita stessa.
In definitiva, la musica è un tesoro nascosto nel baule delle esperienze umane. È la poesia senza parole, la danza senza passi, il dipinto senza colori. È un viaggio che ti porta oltre le stelle, che ti fa danzare con le emozioni e ti abbraccia con le sue melodie. Quindi, metti su quella canzone che fa battere il tuo cuore e lasciati trasportare… chi sa dove ti porterà questa sinfonia della vita!
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racconterodinoi · 2 years ago
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12/06/2023
“Per i romantici questa è una storia d’amore; i cinici la definirebbero una tragedia. Nella mia mente è un po’ tutt’e due le cose, e comunque si voglia interpretare la fine, non cambia il fatto che ha coinvolto una grande parte della mia esistenza determinando la via da seguire. Non rimpiango tale scelta e i luoghi dove mi ha condotto; esistono altri rimpianti, quanto basta per riempire una tenda da circo; ma la via prescelta era quella giusta, non avrei potuto accettarne una diversa”
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personal-reporter · 2 years ago
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OrientaVerbania 2023
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Con il mese di maggio sul Lago Maggiore torna OrientaVerbania, evento di orientamento ad accesso libero e gratuito dedicato agli studenti delle superiori che si trovano nel momento della scelta universitaria, patrocinato dal Comune di Verbania e organizzato in collaborazione con la Consulta Provinciale degli Studenti e l'associazione tipofthehat APS. L’evento è previsto per domenica 21 maggio presso Villa Giulia a Verbania dalle 14.30 alle 18, allo scopo di veicolare messaggi importanti per la scelta universitaria, oltre a offrire agli studenti momenti di confronto e favorire la riflessione su se stessi per avere un supporto nella scelta dell'università. Durante l'evento, i partecipanti avranno modo di confrontarsi con laureati e laureandi di diverse facoltà interagendo liberamente e facendo loro domande. Inoltre nel corso del pomeriggio sarà previsto uno spazio dedicato alle associazioni universitarie, che offrono opportunità di crescita personale e professionale che va oltre le lezioni universitarie. Gli studenti delle superiori che parteciperanno ad OrientaVerbania avranno così l'opportunità di approfondire le esperienze e i vari percorsi dei ragazzi universitari presenti tra gli stand e confrontarsi con i rappresentanti delle associazioni, rivolgersi direttamente a laureati e laureandi delle facoltà di loro interesse, instaurando un rapporto informale e amichevole basato sul concetto giapponese di senpai e kohai. I relatori, in qualità di senpai, sono laureati con esperienza che possono offrire consigli preziosi sulla scelta universitaria ai kohai, cioè gli studenti delle superiori che si trovano nella difficile fase di selezione dell'università. Questi relatori hanno il ruolo di fratelli/sorelle maggiori che hanno superato le difficoltà della scelta universitaria, e quindi possono comprendere al meglio le preoccupazioni dei partecipanti. Per ulteriori informazioni riguardo l'evento OrientaVerbania, si può inviare una mail a [email protected] Città diffusa nata nel 1939 dall’unione di Intra, Pallanza e Suna, Verbania è una delle più note e apprezzate località turistiche del lago Maggiore. Ricca di storia plurimillenaria, immersa nella natura, signorile, offre panorami incantevoli e romantici sul lago e sulle montagne, eleganti e raffinati palazzi e ville di varie epoche, immersi in parchi immensi e giardini rigogliosi con alberi e fiori rari che nulla hanno da invidiare a posti più rinomati. Spesso palcoscenico a cielo aperto di romanzi e film. Un passato tra il 700, la Belle Epoque e gli anni 30 del secolo scorso che ha fatto sognare con la vicina Stresa. Luoghi e paesaggi che hanno incantato, inspirato e stupito re, regine, nobili, pittori, artisti, scrittori di ogni epoca e ogni latitudine. In molti presero ad abitare qui, su tutti Paolo Troubetzkoy, artista russo ma verbanese d’adozione. Costruì un vero e proprio cenacolo culturale, che diede vita a diversi movimenti pittorici e scultorei. Il celebre direttore d’orchestra Arturo Toscanini, dal 1927 al 1952 scelse di risiedere sull’isolino San Giovanni di fronte al centro di Pallanza. Isolino dove nel corso dei secoli si sono alternati numerosi personaggi illustri. Punto fermo il rigoglioso e coloratissimo giardino di Villa Taranto a Pallanza, uno dei più belli d’Italia e del mondo; fa parte del circuito inglese della Royal Horticultural Society. Visitato ogni anno da più di 150.000 persone, è stata realizzato tra il 1931 e il 1940 dal capitano scozzese Neil Mc Eacharn con l’aiuto del botanico Henry Cocker, su un’area di circa 20 ettari tra lago e collina con un patrimonio botanico che conta più di 20.000 varietà e specie di particolare valenza botanica provenienti da tutto il mondo. Particolarmente apprezzata è la fioritura dei 50mila tulipani in primavera. Decisamente gradito dai turisti e davvero comodo,  è l’arrivo con i battelli che solcano il lago e che hanno l’attracco proprio davanti ai giardini della villa. Dall’ingresso della villa parte una pista ciclopedonabile che porta in centro a Pallanza, apprezzatissima da visitatori e locali, da dove si può godere al meglio del lago. A Pallanza si possono ammirare anche Villa Giulia e Villa San Remigio, con giardini stupendi e una storia davvero unica da raccontare. La storia dell’ottocentesca Villa Giulia, in stile neoclassico è legata alla famiglia Branca, inventori nel 1836 di uno dei più famosi liquori italiani il Fernet. Negli anni 30′ del secolo scorso, divenne Hotel, ma anche Casinò noto come Kursaal. Negli anni ‘80 e primi ‘90 fu poi apprezzatissima discoteca all’aperto. Oggi Villa Giulia è di proprietà comunale ed è sede di numerose mostre ed esposizioni di arte, soprattutto, ospita importanti manifestazioni come la Mostra della Camelia, uno dei fiori tipici del territorio, sia in primavera che in inverno. Sulla sommità del Colle della Castagnola troviamo Villa San Remigio che domina il lago con un giardino di otto ettari, conosciuta per essere una delle locations per antonomasia dei matrimoni sul lago Maggiore. Deve il suo nome da una piccola chiesa romanica del XII secolo, dedicata appunto a San Remigio che delimita il parco. Realizzata a fine dell’800 da una coppia di nobili, il marchese Silvio della Valle di Casanova, musicista e poeta, e dalla moglie l’irlandese Sophie Browne, pittrice, che l’aveva ricevuta in eredità dal nonno. L’idea era quella di ricreare un ambiente di perfetta simbiosi tra natura e arte. Fecero trasformare e ampliare un preesistente chalet in stile svizzero, in una villa in stile barocco lombardo. Nel grande parco oltre a maestose e imponenti piante centenarie, fiori, essenze varie troviamo statue antiche di diverse epoche e Il parco è costituito da giardini a stanze e terrazzamenti, in vari stili, italiano, inglese, medievale e frutteto. Vari stretti passaggi immettono in giardini a tema: delle Ore, della Letizia, della felicità, della Mestizia, delle Memorie e infine in quello dei Sospiri. Grazie alla collezione di spartiti autografi di Liszt, la villa è stata anche un importante punto d’incontro di musicisti provenienti da tutto il mondo. Da Gabriele D’Annunzio, Isolde Kurz, Richard Voss, Georg Brandes, ai pianisti Emil Von Sauer, Wilhelm Kempff, al compositore Hugo Wolf e a Ferruccio Busoni che proprio qui fu ritratto da Umberto Boccioni. A Pallanza merita certamente una visita, il Museo del paesaggio, a Palazzo Viani-Dugnani, dove si possono ammirare affreschi e dipinti risalenti al XV secolo. Una parte è dedicata alla gipsoteca Troubetzkoy con lastre, stampe, disegni di vario tipo, oltre a una parte archeologica dedicata ai reperti appartenenti ai Leponzi. Sempre a Pallanza, la chiesa romanica di Madonna di Campagna, che custodisce opere di Camillo Procaccini, Bernardino Lanino, nota per il miracolo del sole, a marzo e agosto. Intra è il cuore pulsante di Verbania: il mercato del sabato mattina, l’imbarcadero in stile liberty del 1860 con i ristoranti affacciati sul lago, l’apprezzata Piazza Ranzoni, la movida nelle sere d’estate e la salita di Via San Vittore, ricca di negozi di ogni genere e locali vari, tra viuzze laterali e cortili che si aprono improvvisamente che conquista per i suoi colori e lo stile, meta di turisti di ogni angolo del mondo. Qui sorge anche il particolare ed avveniristico Teatro “Il Maggiore” progettato da un team di architetti sotto la guida dello spagnolo Salvador Perez Arroyo. La frazione di Suna con il suo chilometrico lungo lago con spiagge dove poter fare il bagno e un’ampia scelta di locali dove pranzare o prendere l’aperitivo ammirando il lago con lo straordinario tramonto che regala in ogni stagione, e il paesaggio con le luci notturne. Senza dimenticare le altre frazioni come Biganzolo con la sua spiaggia, Trobaso, Zoverallo e Arizzano, dove godere del fresco d’estate, contemplando il lago. Cavandone con il Monterosso luogo di culto dei Celti, e ammirare una pianta di tasso di oltre 400 anni. Uno dei punti di forza del territorio di Verbania è la Riserva Naturale Speciale di Fondotoce, che si estende su 365 ettari sul tratto della foce del fiume Toce. Un’area protetta che comprende una zona umida e un canneto, caratterizzata da un alto grado di biodiversità con molti animali selvatici di ogni genere. Per favorire l’avvicinamento dei visitatori ai luoghi più nascosti e suggestivi della riserva e per facilitare l’osservazione dei suoi abitanti animali è stato creato un facile sentiero pianeggiante, percorribile in un’ora circa. Read the full article
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