#lontano da qua
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Passsivo agli sguardi dei passanti,
Sono il manichino dietro la vetrina,
Nessuno che capisca,
Depressione che appanna la vista,
Solita solitudine soliloquio,
Lo spazio che separa vivere e morire e poco
Lord Madness
#nessunoascolta#musica#citazioni#nessuno ascolta#pensieri#spotify#pensieriprofondi#rap#frasi#bipolarismo#ragionamenti#lord madness#lontano#morte#lontano da qua#scappare#scappo#depressione#suicidio#solo#sola#solitudine#vivere#stanco di vivere#bipolare
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Oggi sono ufficialmente ritornata nelle lande giapponesi.
Ora che sono arrivata mi è passato, ma nel mentre non è stato facile emotivamente perché... non volevo partire più.
Non è stata una vacanza semplice. È iniziata benissimo: mangiate astronomiche e gite a Napoli un giorno sì e l'altro pure. Poi però è arrivata la visita e l'operazione, a cui poi si è aggiunta pure la capatina al pronto soccorso perché il dermatologo era disponibile solo dopo il mio volo e dovevo accertarmi che la ferita in testa fosse a posto.
Mi dispiace aver dato stress e preoccupazioni alla madre della mia migliore amica (già ansiosa di suo), però allo stesso tempo sono super grata del fatto che mi abbiano ospitato perché, onestamente, senza questa possibilità probabilmente non sarei tornata (almeno non nelle mie zone).
È stata una vacanza strana perché per la prima volta non ho festeggiato con la mia famiglia e questo mi ha fatto sentire spesso un pesce fuori d'acqua in varie situazioni.
Vivere lontano mi ha reso più indulgente e permissiva nei confronti di comportamenti indubbiamente molesti (cassiera e poliziotta che chiedono:"ma che ti è successo in testa?"; della serie: ma un paio di cazzi vostri?!), perché, invece di incazzarmi, ho risposto con un sorrisetto sulle labbra come a dire "qua sono fatti così, non c'è niente da fare".
Una vacanza di alti e bassi anche emotivamente. Se Natale chiama famiglia, famiglia per me chiama amarezza - persino la mia migliore amica ha provato sgomento e un senso di malessere dopo essere venuta con me a trovare i miei nonni (gli unici con cui ancora mantengo un rapporto, anche se finto). Oltre l'amarezza, rimangono i traumi - usciti fuori come una valanga di melma nera dalla mia bocca un pomeriggio durante una passeggiata in cui, dopo decenni, ho pianto così tanto che non riuscivo quasi più a respirare, talmente singhiozzavo forte.
Tuttavia, anche se il tempo della mia permanenza è stato breve, sono venute appositamente a trovarmi tutte le persone con cui sono riuscita a creare un legame forte in questi anni e mi sono sentita estremamente grata di avere amicizie così nella mia vita.
Vivere lontano spesso ti fa sentire una monade persa nel globo e sapere di avere qualche legame rimasto, qualcuno che ti pensa e che ci tiene, aiuta a sentirsi meno soli.
Fossi rimasta qualche mese avrei cominciato di sicuro ad odiare di nuovo tutto, però due settimane sono troppo poche per odiare... quindi rimane solo l'amarezza del dover lasciare quel posto dove (per un po') ti senti nel TUO posto.
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Se c'è da spettare io aspetto, se c'è da dimenticare, io dimentico, se c'è da scegliere io scelgo se c'è da lottare io lotto, ma se cammini un po' di qua e un po' di là credo che sia meglio che tu stia lontano da me!
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Ti porterai lontano
Lacrima,
se non mi vedi sto scorrendo
lungo il bordo dei tuoi occhi
Adesso libera
come quel vento che ti spettina i capelli
mentre spicchi il volo via di qua.
Ti guardo prendere il respiro
per tuffarti in mezzo al mondo.
Non sei piccola,
per sempre piccola.
Anima,
sei mia per sempre, anche distante
tu sei sangue del mio sangue,
La felicità
che ti accompagni per le strade,
che decidi di percorrere.
Ti aspetto qua,
mia sempre piccola.
Giurami che ti vorrai sempre bene
che avrai il coraggio dei tuoi desideri,
dai calci ai tristi pensieri.
Giurami che ti porterai lontano
da tutto il male, e se ti perdi, giura
di ritrovare la via del ritorno.
Capita
che cambi pelle come cadono le foglie,
come accade per la verità,
L’unica arma che ferisce per far bene.
Per favore, tu non perderla,
mia grande piccola.
Giurami che ti vorrai sempre bene
che avrai il coraggio dei tuoi desideri,
dai calci ai tristi pensieri.
Giurami che ti porterai lontano
da tutto il male, e se ti perdi, giura
di ritrovare la via del ritorno.
Giurami che ti vorrai sempre bene,
che avrai il coraggio di ricominciare
se quel che ami scompare.
Giurami che ti porterai lontano
da tutto il male, e se ti perdi, giura
di ritrovarti per averne cura.
Anima,
sei mia per sempre, anche distante
tu sei sangue del mio sangue,
adesso libera
(testo di Levante)
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Io sono del centro, quindi non credo di poter capire cosa significa Geolier nel vissuto di gente del Sud e di Napoli, però non sono convinta che sia solo un sentimento discriminatorio nei confronti della sua napoletanità ad aver pilotato il voto delle giurie lontano da lui. Credo che anche il genere che fa sia ancora percepito come troppo divisivo per l'affresco cerchiobottista che è Sanremo. Ovviamente alla gente piace, ma altrettanto ovviamente scatena in altri il - già visto, già sentito per altri mille generi, ma ora è questo il momento - "ma che è sta roba ma come è stato possibile permettere questo??" L'ho sentito da tanti contatti della mia età e oltre - ho 40 anni - una chiusura totale verso una sottocultura che puoi amare o odiare, ma il cui ruolo del panorama musicale italiano è ormai un dato di fatto.
Tldr perchè sono ancora in deprivazione grave di sonno e ho perso un pò il filo... credo che la convergenza sulla Mango a discapito di Geolier sia stato dato non solo dal sentimento anti napoletano ma anche dalla volontà di disconoscere tutta la sottocultura musicale che lui si porta dietro
Ma guarda sono assolutamente d'accordo, diciamo che a me personalmente tocca di più l'antimeridionalismo, perché veramente, basta un attimo fare 2 ricerche, andare a vedere le reazioni della sala stampa, i "non fate votare più i campani", i "quanti call center ci sono a napoli che schifo" e compagnia, per rendersi conto che qua l'antimeridionalismo ha giocato una carta importante.
Ma ovviamente quoto tutto quello che hai scritto, perché è vero, il genere è molto ostracizzato a Sanremo, e già dalla fascia 35+ è meno gradito. Cioè è anche il motivo del perché un Lazza non ha vinto con Cenere nonostante la sua sia la canzone del Sanremo scorso più ascoltata su spotify.
Quindi sì, in breve la combo "trapperino" e "napoletano" è stata micidiale.
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Blue jeans
Vorrei essere in un altro tempo In cui se sbagli riparti da capo Ma il futuro che io avevo in mente Sembra già far parte del passato
Le parole sono un mondo a parte E non servono che a complicare Che da solo mi sento di troppo E il giorno passa senza salutare
E non so come son finito qui È come fossi entrato già a metà del film Io avevo addosso gli stessi blue jeans E tu avevi in bocca le stesse bugie
Quante volte ci abbiamo provato Dando voce anche al fiato sprecato E i ricordi già prendono il largo Verso un mare lontano da qui Ma forse va bene così
Oggi me ne sto da solo e sto per conto mio Forse era un po' meglio prima, ero un po' meglio anch'io Vago in strade senza meta come un senza Dio Quel sorriso a mezza bocca sapeva di addio
Ma pensa te, è tutto qua Una réclame che vola via E questa pioggia si stancherà E il tempo corre sui fili del tram
Siamo ombre tra le ombre, ai piedi del tramonto Orme tra le orme, lungo un binario morto Siamo onde tra le onde che fanno il mare mosso Storie tra le storie, ma nessuno sta in ascolto
E delle volte per vederci chiaro serve stare al buio E per essere davvero sicuri occorre avere un dubbio Ed un fiore che si schiude al freddo poi appassisce a luglio E quello che resta sembra di cartapesta
E non so come son finito qui È come fossi entrato già a metà del film Io avevo addosso gli stessi blue jeans E tu avevi in bocca le stesse bugie
Quante volte ci abbiamo provato Dando voce anche al fiato sprecato E i ricordi già prendono il largo Verso un mare lontano da qui Ma forse va bene così
Oggi me ne sto da solo e sto per conto mio Forse era un po' meglio prima, ero un po' meglio anch'io Vago in strade senza meta come un senza Dio Quel sorriso a mezza bocca sapeva di addio
Ma pensa te è tutto qua Una réclame che vola via E questa pioggia si stancherà E il tempo corre sui fili del tram
-Franco 126 feat. Calcutta-
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La cultura del nulla.
Partirei col dire che oggi che è il giorno della memoria 'corta' ci si è dimenticati di una lezione dura, come detto altre volte non impariamo dai nostri errori, sapendo che l'olocausto non fu solo per gli ebrei ma anche per tutte quelle minoranze che non andavano bene al regime nazista come i nomadi, gli omosessuali e quelli dalla pelle non bianca, ma di norma questo giorno viene considerato solo per gli ebrei. Quei poveri cristi gassati o uccisi male non hanno niente a che fare con quello che sta succedendo adesso tra israele e la palestina, netanyahu e compagnia bella non sono gli stessi, decisamente, e su questo e quello che c'è attorno ci sarebbe molto da dire, ma mi fermo qua perché il post non è dedicato a loro o al massacro che stanno facendo da mesi sotto gli occhi di tutti senza che nessuno che abbia un minimo di voce in capitolo faccia qualcosa.
Ieri si è aperta la stagione che vede Tartu (la città estone dove vivo) come capitale europea della cultura. Sono andato a prendere un caffè con la piccoletta che a fine mese si trasferisce in Svezia e abbiamo visto nel gelo della giornata parecchie persone vestite con i costumi tradizionali e in piazza c'era un palchetto con musica terribile, facevano le prove. Li per li pensavo che è legato a una delle loro celebrazioni, ho letto qualche post del compleanno del paese o qualcosa del genere, ma mi sbagliavo. Poi la sera arrivava da non molto lontano l'eco di musiche tecno e house a volumi esorbitanti e la mia compagna mi ha detto che è iniziato il periodo della cultura. Quale cultura? Questo paese al confine del mondo conosciuto, di fatto non viene mai calcolato nelle statistiche europee, nato da pochissimo, se si considera che si sono liberati dall'unione sovietica nel 91 e che gli anni 90 li hanno passati ad assestarsi, si può capire che in realtà il paese ha più o meno 25 anni, niente se si paragona a paesi europei come il nostro o altri che hanno contribuito alla storia e alla creazione di questa civiltà in declino. Ma in quegli anni i governi hanno puntato sulla tecnologia, avrete sentito che l'Estonia è una piccola silicon valley e fin qua niente da dire se si pensa che alcuni software di successo sono stati creati qua, skype e nod32 in testa, ma quello che hanno fatto è stato creare una società stile americano, degli stati uniti, ma assorbendo la parte peggiore quella del puritanesimo per avere una facciata bella ma con un interno vuoto e spesso orribile. Questo ha influenzato la cultura, ovviamente, che è stata messa da parte per dare al popolo l'idea che il lavoro sia una priorità assoluta e che tutto il resto è superfluo. C'è anche da non sottovalutare l'enorme gap che hanno questi paesi, quelli del ex blocco sovietico, in termini di tempo (furono inglobati nel 1940) e siccome i russi non volevano che niente di occidentale venisse venduto o riprodotto o consumato dai popoli sottomessi ecco che tutto quello che abbiamo avuto noi, a livello culturale artistico e letterario nel bene e nel male, loro non l'hanno visto. Recuperare 50 anni di storia e di cultura mondiale non è facile, anzi è quasi impossibile perché i periodi storici e i cambiamenti sociali e culturali si devono vivere e capire per poi progredire, loro no, una volta liberi hanno preso quello che pochi e avidi personaggi propinarono loro attraverso i media, quindi parecchio mainstream e qualcosa che recuperavano dagli anni precedenti, per farvi un esempio quelli della mia età e più grandi ricordano con amore i nostri cantanti come Toto Cutugno, Al bano e Romina i ricchi e poveri e tutti quelli di quei San Remo primi anni 80, io dico che i russi li torturavano con il festival come battuta ma in pochi la capiscono perché il nostro festival non lo conosce quasi nessuno, è una cosa prettamente nostra e soprattutto poco esportabile. Si può capire da questa piccola storiella come l'interesse per le arti in generale non sia una priorità per l'estone medio, per carità ho conosciuto persone che hanno una buona cultura musicale, visto che sono del ramo, molti conoscono l'arte e così via, ma perché sono anche loro nel campo ed è logico che prendendo una nicchia cercano di esplorarla il più possibile, anche grazie al mezzo internet. Ma mi è capitato anche di parlare con persone che non conoscono neanche i loro di cantanti, non dico nomi astrusi di nicchia stranieri, ma neanche quelli locali che ve li sbattono ovunque in tutte le salse? Questo la dice lunga quanto sia bassissimo l'interesse.
Quindi la domanda è : Quale cultura andate a celebrare in questo periodo visto che siete la città della cultura europea? Se poi considerate che schifate lo straniero e quindi non tollerate altre forme culturali, cosa andate a mostrare? La cultura dell'alcol? O quanto siete copia e incolla fatto male di un mondo che non ha niente a che vedere con l'Europa?
Questo è a grandi linee un paese che sulla carta è moderno e innovatore, ma che se sposti la carta vedi tanto di quel marcio che diresti 'Ok, statevi per fatti vostri per altri 150 anni poi ne riparliamo'. A me non frega molto fra 2 settimane torno in Trinacria per un periodo XY a rigenerarmi da tutto questo e non so neanche se tornerò più a vivere qua, ma questo dipende molto da come si mettono le cose con lei. Da noi si dice "comu finisci si cunta" (quando finisce si racconta). Penso che l'album giusto sia l'immortale capolavoro del Banco
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Sto rovinando tutto tutto tutto e per cercare di fare le cose necessarie non sto facendo (nemmeno) quelle importanti.
Non rispondo da giorni a chi è stato carino con me e l'unica forma di rimanere in contatto con queste persone sarebbe questa, ora che siamo lontane. Ma non riesco ad affrontarlo e non riesco a dedicarmi a me. Mi dico che non appena avrò la mente libera lo faccio, vorrei che la prima succedesse davvero. Tra l'altro, chissà a se certe persone andrà bene o non mi vorranno più.
Rispetto a chi ho qui, sono tremendamente sola. Mia madre dice di volermi aiutare ma poi nei fatti c'è sempre qualcosa che viene prima di me, e in ogni caso ormai so benissimo che lo dice solo per quietare eventuali senza sensi di colpa, è una questione di forma, una cosa tra lei e se stessa, per tutta una serie di cose so di non potermi fidare di lei. Parlo solo con i miei pensieri e non sono piacevoli, anzi ogni giorno sono più spaventosi, al punto che nonostante l'ansia, i sensi di colpa e l'atteggiamento ossessivo siano sempre rimasti con me, ora sento di esser tornata talmente tanto indietro che davvero non mi riconosco più. Sto sbagliando tutto e sabotando i miei obiettivi costantemente per finire a sentirmi sempre più stupida.
Ogni volta che apro bocca per interfacciarmi con qualcuno anche sconosciuto faccio sempre la parte della disadattata. Come se parlassi la lingua di un altro paese, come se cercassi a forza di indossare un vestito che mi va stretto con risultati ridicoli.
Cose semplici come copiare e incollare un messaggio su Facebook mi restano difficili come andare sulla Luna, sono bloccata in un pantano di stupidità. Mi sento quanto più lontano da una persona funzionale esista e vorrei solo chiudermi su me stessa e arrendermi, tanto come può questa persona che sono essere anche la persona che avrà la forza di stare meglio o aspettare fino a quel momento.
Scrivo cose patetiche qua ed è l'unico conforto che trovo, rendiamoci conto
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Ieri sono andata a fare il barbecue con i colleghi del mio vecchio lavoro.
Il mio ex leader del Myanmar mesi fa aveva detto:"A Luglio vogliamo andare a pescare?". E così, eccoci qua. Non eravamo tutti, ma c'era anche un ex collega che se n'è andato dal progetto in cui ero anche io un mese dopo che ero arrivata. Se n'era andato solo dal progetto, quindi lavora ancora nella mia ex azienda, però nel dipartimento HR.
Quando mi ha chiesto:"Come va il lavoro nuovo?", ha anche detto:"Quando hai dato le dimissioni nel dipartimento erano tutti sotto shock! Hanno detto:"Nonostante il capo took so much care of her... (non lo so dire in italiano con queste precise parole - per far capire il concetto)"" Io:"EEEEEEH?!?!? E perché proprio per me?!?" (stavolta quella sotto shock ero io).
Praticamente chiedendo meglio dopo ho capito che il capo "tiene particolarmente" a quelli a cui ha fatto lui in persona il colloquio (e capita quasi esclusivamente con gli stranieri che vengono da lontano). In primis perché lui ha l'ultima parola su se assumere o meno la persona, in secundis perché siamo un investimento ingente per l'azienda (dato che pagano sia il viaggio aereo che le spese del trasloco).
Io già me l'ero immaginato che quelli pretendevano fedeltà assoluta dato tutti i soldi che avevano investito su di me, però io manco mi avevano assunta e già sapevo che avrei cambiato prima o poi. Figuriamoci poi quando mi sono resa conto che era al 100% un'azienda giapponese, quindi fatta di pazzi stakanovisti... ma col cazzo che rimango da voi! Anzi piuttosto, grazie mille per il pesce e a mai più rivederci!
Mentre ero in macchina con la mia ex collega le ho chiesto:"Da voi da quando a quando sono le vacanze estive?" Lei:"Non le abbiamo..." Io:"Eh?!? Però nell'azienda del progetto dove lavorate è festa no? Come fate?" Lei:"Eh andiamo lo stesso..." Io:"Pure se non ci sarà nessuno?!" Lei:"Eh sì, forse ci dividiamo e facciamo metà smart in quei giorni".
Giuro che in quel momento mi sono detta: GRAZIE A DIO CHE ME NE SONO ANDATA.
(Infatti nella mia azienda attuale è festa non solo lunedì- che è festa nazionale- ma anche Martedì e Mercoledì e in più spingono per far prendere le ferie anche per i due giorni restanti, dato che nella sede in Giappone si usano tipo la metà delle ferie disponibili. Purtroppo per me, dato che sono ancora nel periodo di prova, non posso prendere ferie e quindi dovrò andare per forza.
Non è che ero triste per questa cosa, però insomma, un po' "che sfiga" l'ho pensato. Ma dopo che ho visto com'è la situazione altrove, io ringrazio Dio, i santi e la Madonna per avermi fatto trovare questo posto. Il lavoro mi farà pure mezzo schifo, però penso che finché rimango in Giappone, io in questa azienda ci muoio. Letteralmente.)
La giornata è cominciata con me che ho preso il primo treno intorno alle 5 del mattino e mi accorgo che la linea che volevo prendere era non in ritardo, ma completamente ferma (alla faccia dei treni giapponesi sempre efficienti) e quindi ho dovuto fare tutt'altro percorso. Arriviamo al punto di incontro e poi con l'auto abbiamo fatto circa un'altra ora di viaggio. Ieri notte ho dormito tipo 4h e a metà mattina ero già morta.
Il tempo di costruire tutte le cose per il bbq e già eravamo a grigliare roba. La mia ex collega si è messa a preparare il riso con un metodo vecchissimo (foto 2). A quanto pare ha detto che il riso lo cuocevano così durante la guerra, così che potessero sopravvivere nei boschi.
Nonostante non avessi il costume, faceva talmente caldo che mi sono buttata nel fiumiciattolo dove tutti gli altri si stavamo facendo il bagno e penso di non aver mai preso decisione migliore perché l'acqua era freschissima; tanto faceva talmente caldo che in 20min i vestiti erano già asciutti. Dopo mangiato, ha cominciato a tuonare e pensavamo si avvicinasse un temporale... invece ha fatto 2 gocce e poi ha smesso. Nel frattempo abbiamo smontato tutto che erano le 17 e dopo esserci riposati un po', siamo di nuovo partiti con l'auto per tornare alla stazione di partenza. In macchina ovviamente io sono letteralmente crollata e penso di aver fatto tante di quelle figure di merda russando e mettendo la bocca aperta che non voglio nemmeno immaginare. Dopo quello mi aspettavano altre 2h di treno e alla fine alle 21 ero finalmente a casa. Il tempo di farmi una doccia veloce e alle 21:30 ero già a dormire con tutto l'arsenale per dormire il più a lungo possibile: condizionatore a 29°C sennò mi sveglio perché ho freddo, tappi alle orecchie e mascherina.
Stamattina mi sono svegliata alle 8:30, ho dormito 11h e non dormivo così tanto e decente da un mese, o forse anche di più.
È stata una bella giornata, ma non so se la ripeterò mai con un ritmo del genere... per me è troppo pesante, io c'ho quasi 30 anni e mi sto a fa vecchia, ste cose da giovani pazzi non sono più per me, io voglio dormì.
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quando cresci in una famiglia disfunzionale non ti rendi conto che è così, quello che per te è normale potrebbe non esserlo, impari che è abitudine fare o dire o provare determinate cose e spesso proprio non te ne accorgi, quando cresci senza amore poi passerai la vita a rincorrerlo, quando tutto è instabile non desideri altro che una pausa, un attimo, un respiro, mi sdraio. qua. è stata una doccia ghiacciata, fa male ma forse ne avevo bisogno. sto stringendo talmente forte i pugni che finirò per sgretolarmi. non penso, non posso permettermelo. sono di nuovo sola e fa fottutamente male, questa volta molto di più, ma questa volta voglio imparare a starci da sola. con tutti i casini che porto, non ho più fiducia nelle persone. questa volta forse voglio stare sola, voglio tutti cazzo lontano da me. ho deciso di andarmene di casa, mi creo la mia realtà, ci credo così tanto che già sta diventando possibile. non voglio correre, girerò su me stessa in continuazione tanto da avere i capogiri, voglio mettere tutto in discussione, cambiare le sensazioni, essere padrona delle mie scelte e non avere paura di sbagliare, vedere di più e percepire ciò che conta davvero nel mondo. voglio fare tante cose belle e sentirmi parte della melodia. adoro i silenzi. i pensieri sono potenti. e sì cazzo, ci credo nel cambiamento... è inevitabile.
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Robert Rauschenberg
a cura di Dominique Stella
Catalogo a cura di Carlo Cambi
Galleria Agnellini Arte Moderna, Brescia 2015, 120 pagine, 28,5x25cm
euro 50,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Galleria Agnellini Brescia 16 maggio - 31 ottobre 2015, in esposizione circa 20 opere polimateriche create dall’artista tra il 1973 e il 1988.
Il pensiero e l’opera di Robert Rauschenberg, nato a Port Arthur in Texas nel 1925, per la complessità dei temi affrontati e per l’originalità delle soluzioni prospettate, rivestono un ruolo primario nell’ambito della riflessione estetica della seconda metà del ‘900. L’artista salì alla ribalta nel periodo di transizione fra l’Espressionismo Astratto e la Pop Art degli anni '50. Allora Rauschenberg è conosciuto per i suoi Combines, nei quali utilizzava materiali non convenzionali e oggetti vari disposti in combinazioni innovative.
Rauschenberg ha lavorato anche con la fotografia, la stampa, la fabbricazione della carta e la performance. Nel 1962 utilizzò, per la prima volta, la tecnica della serigrafia su tela mescolata con pittura, collage e oggetti. Usata in precedenza solo in applicazioni commerciali, la serigrafia ha permesso a Rauschenberg di affrontare la riproducibilità delle immagini multiple e il conseguente appiattimento di esperienza che ciò comporta. Le immagini raccolte qua e là occupano un posto preminente nel suo linguaggio visivo, nel quale aggiunge le riproduzioni di giornali e riviste ai suoi disegni, alle sue opere grafiche e ai suoi dipinti, perfezionando la sua padronanza di varie tecniche come il trasferimento con il solvente, la litografia e la serigrafia. Egli concepì i suoi disegni basati sulla tecnica di trasferimento con il solvente nello stesso periodo dei suoi ultimi "Combine", e vi integrò il collage in uno spazio bidimensionale, con le immagini che seguono la superficie del lavoro e si mescolano ad aree disegnate o dipinte. La miscela di figurazione e astrazione rimarrà una caratteristica costante dello stile di Rauschenberg. Nel 1963 si tenne la sua prima retrospettiva europea alla Galerie Sonnabend di Parigi, portata anche al Jewish Museum di New York. Nel 1964 ebbe una retrospettiva alla Whitechapel Gallery, Londra, e vinse il Gran Premio alla Biennale di Venezia. Nel 1970 Rauschenberg lascia New York per stabilirsi a Captiva, un'isola nel Golfo della Florida, dove vive e lavora fino alla morte nel 2008, perfezionando la sua tavolozza di colori.
Lontano dall'immaginario urbano egli privilegia un linguaggio astratto e l'uso di fibre naturali, come tessuti e carta. Nella serie Hoarfrost, alla quale appartengono alcune delle opere del 1974 in mostra, Rauschenberg utilizza una varietà di tessuti trasparenti, traslucidi e opachi, che vanno dalla garza di cotone ad esotici raso e seta, su cui stampa testi e immagini ripresi da giornali e riviste. Altre opere della serie Airport, sempre del 1974, e della serie 7 characters, del 1982, hanno le stesse caratteristiche di assemblaggi di tessuti e oggetti vissuti incollati o serigrafati che riacquistano vita in montaggi e collages tipici della produzione dell’artista.
04/01/25
#Robert Rauschenberg#art exhibition catalogue#Galleria Agnellini Brescia 2015#opere polimateriche#art books#fashionbooksmilano
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Nel lontano 2015 questa, non a caso ovviamente.
Amami da vicino, da lontano,
come ti riesce, come puoi.
Non mi importa di essere
una di quelle che vanno a giro
vestite bene la domenica pomeriggio
con l’uomo per mano.
Non mi importa di andare
a cena fuori per il mio compleanno.
O per l’ultimo dell’anno.
Non mi importa.
Non mi importa se passeremo
più tempo al telefono che a fare
qualsiasi altra cosa che tutti gli altri fanno.
Io ho questa vita, e in questa vita
mi sono innamorata di te,
e in questa vita siamo lontani,
ma non importa.
Tu amami,
io sono forte abbastanza
per amarti anche da qua.
- Susanna Casciani -
&
IO
Quando l'amore abitava in noi me.
Per me il Martedì è peggio del Lunedì.😝
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Doppia confessione (mi ero perso quella di inizio gennaio☹️)
Avendo fatto il cuoco per anni diciamo che le occasioni non sono mancate. Tra cameriere già presenti e new entry, clienti abituali ecc ecc (potessero parlare quei muri..).
Avevo anche qualche anno in meno e ero un bel vedere, il pomeriggio mi fermavo sempre al ristorante stando lontano da casa e capitava qualche volta che anche le cameriere si fermavano dopo il turno. Tra battute durante i servizi e chiacchiere sparse qua e là diciamo che qualcosa è scappato con più di una cameriera (dello stesso ristorante) variabile da baci e toccate fugaci a veri e propri rapporti non curanti del fatto che effettivamente si poteva dar spettacolo all’esterno dato che era tutto a vetrate. Ma la miglior cosa mai successa e nemmeno voluta fu quella volta che la moglie del capo, post intervento di aumento del seno, entrò in cucina e con totale disinvoltura si alzò la maglia per farmi ammirare il risultato..Incredulo di quanto stava succedendo rimasi a fissarle stupito e con faccia da pesce lesso ahahah. Avevo una cotta mostruosa nei suoi confronti già da quando era solo cliente e non era nemmeno la moglie del capo.
Quella scena era un qualcosa di inaspettato e eccitante, troppo vista la reazione nei bassifondi che ne è conseguita e non è passata inosservata dato che poi lei con una battuta me lo fece capire (non aveva peli sulla lingua e non si faceva di certo problemi a fare battute, tanto meno sul sesso). Sta di fatto che, sempre tette al vento, passa dietro i fornelli della cucina e mi si piazza a una spanna dalla faccia, io viola in faccia per l’imbarazzo e le tutto di botto mi prende la testa e me la mette tra le tette…
Non capivo più nulla e lei continuava, io visibilmente mi stavo eccitando sempre di più e preso dal momento misi le mani sui sui seni “nuovi” e mi ci affondai ancora di più in mezzo…La cosa che mi lasciò ancora più stupito fu il fatto che, oltre a non allontanarmi e non dire una parola, a un certo punto sentii la sua mano scivolarmi lungo la cerniera dei pantaloni con tocco leggero ma ben consapevole di quello che stava facendo!
Pensai che mi stesse palesemente prendendo per il culo e invece stava succedendo davvero…io e lei a fare porcate, in cucina tra l’altro…
Poi la cosa ci è sfuggita di mano (letteralmente,è il caso di dirlo) e vi lascio immaginare il resto🐷🐷
Pomeriggio indimenticabile direi, ci penso ancora adesso nonostante siano passati anni da quel giorno
Per la confessione n°2
Noi maschietti abbiamo un repertorio più limitato (lo hanno già detto immagino), ma con un po’ di fantasia si può sempre trovare qualcosa di stuzzicante per masturbarsi…
Io personalmente, oltre alla mano (che sia a letto, in bagno sia di casa che qualche volta al lavoro o anche qualche volta mentre ero in giro a camminare in posti non frequentati), ho usato il massaggiatore per il collo appoggiato mentre mi coccolavo,una salvietta umida avvolta attorno (piacevole il contrasto della salvietta “ruvida” e bagnata di acqua calda), strusciarmi a pancia in giù sul letto,appoggiato sul bordo del lavandino con una mano a tenerlo fermo simulando l’atto in sé…e poi ho provato qualche giochino, dal classico anello vibrante al vibratore appoggiato, varie e classiche varianti con cibo (panna, ghiaccio, fragole ecc ecc)…e più altre cose che non vi racconto ma decisamente piacevoli.
Penso di aver detto tutto (non è vero😝), spero sia valida la doppia confessione
...
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Circe, ammettiamolo una volta buona: tu sei una che ha capito tutto. Sì, certo, hai una brutta fama, figlia mia. «E’ una Circe, è una Circe!» dicono quelli che ti vogliono criticare, e si fermano per farlo a qualche dettaglio di contorno, tipo il fatto che trasformavi gli uomini in maiali. Che poi, anche senza essere maga, ci volesse un granché.
Circe, la grande ammaliatrice, il prototipo della donna fatale e pericolosa, quella ti rovina l’esistenza e la famiglia, un disastro e una jattura.
Ma quando mai? No, davvero, ditemelo, spiegatemelo bene, perché se una si va a leggere l’Odissea, ma tutta tutta, da principio alla fine, sta cosa non si trova, e Circe, al contrario, ne viene fuori come una donna molto ammodo e riservata, anzi persino schiva, che se ne sta tranquilla sulle sue, non seduce, non gattamorteggia. Pure con gli uomini, si fa gli affari suoi quando capita e il tizio vale, ma poi non frigna, non lagna, lo lascia andare via senza drammi e senza patemi, battendo di molte misure le sue discendenti donne in carriera tutte Sex and The City, che però dopo lacrimano come scolarette non appena quello con cui hanno deciso di fidanzarsi parte per un convegno di due giorni a Canicattì e le lascia sole a rimirare l’armadio di Manolo Blahnik.
Certo, la famiglia di provenienza aiuta. Ti chiamano maga, ma in realtà eri la figlia del Sole, e quindi fin da piccola di cose ne devi aver viste di ogni. Dea di prima grandezza, quindi, per ascendenza quasi più antica di Zeus, quel parvenu che s’era preso l’Olimpo con un colpo di mano.
Tu, di antica razza e di antico potere. t’eri ritirata nell’isola tua, ed è difficile darti torto. Ai confini del mondo e soprattutto lontano dalle rotte frequentate, perché gli umani dilagavano ovunque e tu di mischiarti con loro non avevi gana. Snob? Certo, ma non più di qualsiasi vip odierno, e poi la privacy nella nostra società è ipertutelata, perché Circe non ne dovrebbe aver diritto?
Lì, nella tua isola, non dai fastidio a nessuno. Capita invece che molti diano fastidio a te. Ogni tanto qualcuno arriva e da bravo mortale si crede autorizzato a sbarcare e fare come se fosse a casa propria. Tanto tu sei donna, no? Quindi si piazza sulla spiaggia, poi sale al tuo palazzo, e pretende accoglienza, e tavola pronta, e magari anche qualche conforto che va più in là. Tanto tu sei single, no? Quindi, nella testa di questi idioti, sei a disposizione, anzi dovresti pure essere grata se t’invadono e si piazzano lì a farsi servire, che almeno riempiono la tua noiosa vita con la loro imprescindibile presenza.
Tu, che sei una gran signora, mica strepiti o lagni. No, che diamine. Possono scocciarti, ma umiliarti mai. Così li accogli con il più sarcastico dei sorrisi, che loro, scemi, scambiano per ancillare benevolenza. Sei l’ospite perfetta: li curi, li coccoli, servi loro cibo prelibato. Ci mancherebbe altro che ti abbassi a lottare o a perdere la calma. E poi, zacchete, quando meno se lo aspettano, un goccetto di pozione qua e là mischiata ai cibi, li trasformi in ciò che poi è loro vera natura: sono porci invasori, che porci diventino davvero.
Hai torto? No, eccheccazzo. Un giudice equo archivierebbe nell’ambito della legittima difesa, anche se esercitata con somma e perfida intelligenza. Che nessuno riesce mai a battere davvero, poi. Perché persino Ulisse, che con te la sfanga, mica si salva per acume suo: è Ermes a dagli una dritta e fornirgli l’antidoto al tuo veleno. Sennò anche lui, da solo, sarebbe finito a grufolare nel tuo recinto e poi a trasformarsi in porchetta.
Certo, poi tra voi nascono le scintille. E vorrei ben vedere. Lui è Ulisse, uno che ha tanto fascino da riempire l’intero Mediterraneo e oltre. Lo vuoi tra i tuoi trofei. Ma tu sei Circe, però. E infatti, gli stai a fianco ma da pari a pari, e comunque gli fai capire che la distanza c’è. Se Calipso si era umiliata ad offrirgli il matrimonio e l’immortalità, a te manco passa per la testa. E’ uomo, caspita, e tu sei dea. Può essere divertente e intelligente, ma alla lunga è solo un mortale, e viene a noia. Così lo ospiti, finché diverte te, e lo aiuti pure, perché ritrovi la strada di casa, regalandogli anche un’ultima notte di favoloso sesso d’addio. Vuole tornare dalla moglie? E che torni. La dimensione sua è quella là: la casa, la sposa, l’isoletta su cui comandare indiscusso, perché alla fin fine anche il più intelligente dei maschi quello vuole, un posto dove nessuno lo contesti e possa sentirsi re.
Per cui lo metti sulla nave, dopo aver controllato che si porti via ben tutti quegli zotici dei suoi compagni, e gli fai ciao ciao con la manina quando sparisce all’orizzonte.
Poi te ne torni a casa tua, che hai un sacco di cose da fare, non ultimo magari accogliere qualche altro bel marinaio sperduto e più giovane, naufragato qua e là. C’è un mondo, attorno, e tu sei libera ed immortale. E guardando all’orizzonte la barca che si allontana, sorridi.
Perché loro, poveretti, pensano che tu sia una povera donnetta sola senza un uomo. E tu, invece, Circe, sei una dea.
Galatea Vaglio
Illustrazione Circe di Franz von Stuck (dettaglio)
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Dodici gennaio
C'è un gruppo di persone del TRC che è diventato una specie di allegra comunità terapeutica. È successo un po' per caso, perché stiamo vivendo situazioni relativamente simili, siamo single o quasi (se si dice ancora), vicini ai trenta, per eccesso o per difetto, in bolletta e con prospettive deprimenti. Passiamo molto tempo assieme e corriamo molti chilometri (comunque meno di un anno fa, quando tutto andava bene, o forse peggio, ma mi sentivo invincibile di fronte alle forze del male dell’ultrarunning). Parliamo abbastanza tra di noi, per lo più di cose di poco conto, abbastanza di questioni personali, e raramente di cose impegnate. Beviamo il giusto, io comunque poco, o meno del solito, che è sempre poco, fatto salvo un paio di occasioni, si fa per dire, non feriali. Sembra una serie TV anni Novanta, e in parte non ci andiamo lontano. Anche i nostri problemi sono quelli di una serie TV, e cioè non sono problemi, o sono comunque poco importanti, in buona parte, anche se sembrano insormontabili quando ti ci trovi dentro. Penso che sia importante non trascendere. Due contingenze non fanno una costante e se ti sono andate storte tre cose in una settimana non è perché capitano tutte a te, è solo che ti sono andate storte tre cose in una settimana. Tutto qua. L'autocommiserazione non ha mai aiutato nessuno. Nemmeno l'autoaiuto ha mai aiutato nessuno, ma almeno quello è divertente, se fatto correndo.
Delle informazioni a caso non richieste sul giro di ieri, non correvo così a lungo da JFK a novembre. In questo momento 27km mi sembrano tantissimi.
A volte mi capita di voler stare da solo, e quando succede c'è un posto in cui vado; il Biography, naturalmente. Del TRC, ieri non ero l'unico ad averci pensato: avremmo potuto trovarci ai Bindesi e farlo insieme, ma volevo correre da solo e andare a blocco. Era uno di quei rari giorni di grazia fisica, quelli che hai sì e no una o due volte l'anno, quasi sempre in allenamento, mai in gara.
La stradina che da casa mia conduce alla chiesa del paese è piuttosto ripida, l'ho corsa senza affanno, al contrario di come mi capita di solito, da freddo. Era una giornata calda per gennaio, così ho corso con una maglia a maniche lunghe e gli shorts. Sono uscito di casa a mezzogiorno senza acqua e senza cibo, a digiuno dalla sera prima (avevo però bevuto la canonica caraffa da due litri di caffè filtro prima di partire). Senza mangiare né bere ho un'autonomia di circa due ore, ma considerando che il giro finiva con una lunga discesa potevo tirare avanti un altro quarto d'ora. Bastava correre più velocemente.
Tuscany Crossing, che non c'entra niente
Il primo chilometro è lappato dopo 5 minuti e 58''. C'è un po' di dislivello fino al sentiero ed è raro che lo corra sotto i sei minuti. Se potevo correre bene il primo chilometro potevo correrli bene tutti, così ho accelerato. Alle quattro strade ho scavalcato la grande recinzione che chiude il sentiero in manutenzione e sono sceso a Cognola dal 402. Il primo chilometro di discesa è lappato in 3'52'': è un single track abbastanza ripido e non si riescono a fare grandi velocità, quel tempo mi è sembrato buono. Poi Povo, Villazzano, Grotta, Bindesi, e Loop. Tre salite da 400 metri sono gestibili anche in crisi, così ho accelerato un po'. Sono arrivato all'ultimo tratto di single track prima del Maranza un po' fuso, ma lo ho corso tutto e da lì mi sono tirato in giù da un sentiero che non avevo mai fatto. Dai Bindesi ho preso la vecchia strada che facevo quando abitavo in città e sono arrivato in Piazza Vicenza. Lì è arrivata finalmente la crisi che stavo premeditando dalla sera prima. Sono passato da correre a 4'20'' a 10' /km da un metro all'altro, ma a quel punto mancavano solo 200 metri ai 27 chilometri prestabiliti, e così mi sono fermato a cambiarmi la maglietta e ho cercato un bar. In centro a Trento di domenica non sono aperti neanche i bar in Piazza Duomo. Sono entrato da Pingu e ho ordinato tre palline di gelato, un latte macchiato (cosa mai ordinata prima, non ero nemmeno certo di cosa fosse) e una brioche alla crema (alla crema?). Poi sono andato all'Urban e ho preso un chai latte grande da sei euro da bere sull'autobus verso casa. Una volta arrivato a casa ho mangiato due etti e mezzo di pasta.
Sono felice del lungo di ieri, anche se nel complesso è stata una giornata un po' di merda, ma non per la corsa. Sono riuscito a tenere un'effort vicina a un ritmo gara per due ore e mezza, il giorno dopo il cross e un doppio. Sto cercando di tenere volumi più contenuti dell'anno scorso, ma per la prima volta da mesi sento la voglia di allenarmi tanto e bene. Quindi cerco di farlo ma tirando un po' indietro. Magari a giugno ci arrivo vivo. Day by day. Chi lo sa.
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