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tradizioni-barcellona · 2 years ago
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LUNEDÌ 20 FEBBRAIO 2022 ♦️ SANTA GIACINTA MARTO♦️ Jacinta de Jesus Marto, conosciuta in italiano come Giacinta Marto, (Aljustrel, 5 marzo 1910 – Lisbona, 20 febbraio 1920), è nota per essere stata una dei tre "pastorelli" che avrebbero assistito alle apparizioni di Fátima. È venerata come santa dalla Chiesa cattolica. Giacinta, assieme al fratello Francesco, sono i più piccoli dei sette figli di Manuel Pedro Marto e Olimpia de Jesus, abitanti di Fatima, in Portogallo. Giacinta nacque l’11 marzo 1910 nella casa dei genitori e ricevette il battesimo il 19 dello stesso mese presso la chiesa parrocchiale. Sia GIacinta che Francesco non frequentarono la scuola, perciò crebbero analfabeti. Vennero educati al cristianesimo in casa o per mezzo della zia, la madre della loro cugina Lucia Dos Santos. Erano soliti partecipare la domenica alla Santa Messa, pregavano in famiglia e vennero educati al rispetto ed alla carità verso i poveri. Quando Giacinta aveva solo 6 anni e suo fratello Francesco 8, iniziarono a prendersi cura del gregge dei genitori insieme alla cugina Lucia, anche lei pastorella. Il 13 maggio 1917 si trovava a Cova da Iria, vicino alla località di Fatima, in Portogallo, insieme al fratello maggiore Francisco e alla cugina Lúcia dos Santos, per badare al gregge. Secondo quanto riferito dai pastorelli, improvvisamente videro apparire una "signora", che identificarono con la Madonna, che aveva rivelato loro tre segreti, noti in seguito come "Segreti di Fátima". Le apparizioni sarebbero continuate fino al 13 ottobre 1917, quando si verificò il fenomeno noto come Miracolo del sole. Lucia racconta che all'epoca Jacinta era una bambina come tante altre: le piaceva giocare e ballare ed era un po' permalosa. Dopo l'incontro con la Madonna, però, la sua vita e le sue abitudini erano cambiate]: pregava molto, fino a quando, il 23 dicembre 1918, fu colpita, assieme al fratello Francisco, dal terribile virus della spagnola. Rispetto al fratello la malattia fu più lunga e dolorosa. Venne anche ricoverata, inutilmente, all'ospedale di Lisbona, dove morì il 20 febbraio 1920. Da Il Santo del Giorno Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia ♦️ Link ➡ ➡️ bio (presso Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia) https://www.instagram.com/p/Co4kQnYIeny/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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lillyslifestyle · 5 years ago
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La statua del Cristo Rei (Cristo Redentor) di Lisbona (in realtà di Almada) è un delle icone imprescindibili della vista della città. Durante i miei tour, quando arriviamo a Piazza del Commercio la curiosità sulla bianca statua nasce spontanea. Ma perché è simile a quella di Rio de Janeiro in Brasile?
Rio de Janeiro vs Lisbona
Cominciamo con un po’ di storia. La statua più antica è quella brasiliana. Quando il cardinale Dom Manuel Gonçalves Cerejeira visitò Rio nel 1934 decise che anche Lisbona avrebbe dovuto avere un Cristo così.
Prima di raccontarvi la storia del Cristo portoghese credo sia d’obbligo, da parte mia, andare per ordine (cronologico) e quindi devo scrivervi prima della storia del Cristo brasiliano.
Cristo Redentor di Rio de Janeiro
Il Cristo Redentore è una statua in stile Art Déco costruita sulla cima del monte del Corcovado. Sapevate che la collina si trova a 700 metri sul livello del mare o, per meglio dire, sulla baia di Rio de Janeiro?
La statua, con i suoi 38 metri di altezza, otto dei quali di basamento, è stata costruita in calcestruzzo e pietra saponaria tra 1922 e il 1931. Nel 2007 è stata inclusa nella lista delle sette meraviglie del mondo moderno.
Una curiosità per noi italiani: sapevate che ai piedi della statua nel 1974 fu collocata una targa dalla comunità italiana, in occasione del centenario della nascita di Guglielmo Marconi, per commemorare l’accensione delle lampade della statua? E sapevate che la loro accensione è avvenuta grazie ad un impulso radio che partì da Roma proprio dalle mani dello scienziato italiano il 12 ottobre 1931?
A GUGLIELMO MARCONI
SCIENZIATO ITALIANO CITTADINO DEL MONDO CHE DELL’INGEGNO UMANO AFFERMÒ IL PERENNE VALORE, LA VITTORIA SULLE DISTANZE E ILLUMINÒ DA ROMA, CITTÀ ETERNA, QUESTO SIMBOLO DI RIO, CITTÀ MERAVIGLIOSA
LA SOCIETÀ ITALIANA DI BENEFICENZA E LA COMUNITÀ ITALIANA DI RIO NEL PRIMO CENTENARIO DELLA NASCITA OFFRONO CON REVERENTE MEMORIA
28 LUGLIO 1974
Marconi, nel suo ufficio di Roma il 12 ottobre 1931, mentre trasmette il segnale per la accensione delle lampade della statua del Cristo Redentore a Rio de Janeiro. Da sinistra: il marchese Solari, l’ambasciatore del Brasile, Guglielmo Marconi e S. E. Pession.
cristo rei di lisbona
Una volta che vi ho raccontato la storia del Cristo brasiliano posso attraversare l’oceano Atlantico ed arrivare a Lisbona, in realtà Almada, dove si trova il Cristo portoghese per raccontarvi la sua di storia.
Bisogna attendere il 20 aprile del 1940 quando l’espiscopato portoghese si riunisce a Fatima per chiedere a Dio di risparmiare il Portogallo dalla partecipazione alla II Grande Guerra Mundiale. In offerta, in caso Dio avesse accettato la “proposta”, avrebbero costruito un santuario al Cristo Redentor.
PRENOTA TOUR IN BUS PONTE 25 DI APRILE + CRISTO
La situazione politica era ben più complessa di una “patto” divino sia per l’amicizia con il Regno Unito e sia per la tendenza fascista dell’epoca. Ma non è questo il luogo e nemmeno il momento per parlarvi di tutto ciò. Torniamo alla statua.
La prima pietra fu collocata il 18 dicembre del 1949, alla fine del conflitto mondiale. Inaugurata poi il 17 maggio del 1959 in presenza dei cardinali di Rio de Janeiro, di Lourenço Marques e di circa 300 mila persone tra autorità locali, ufficiali e cittadini.
Avrebbe dovuto presenziare anche il Papa che però inviò solo un messaggio radio che fu trasmesso durante l’inaugurazione.
La base della statua è un progetto dell’architetto António Lino ed ha la forma di una porta alta 75 metri, sopra la quale è posta la statua di 28 metri raffigurante il Cristo Re realizzata da Francisco Franco de Sousa.
Pensate che la sua costruzione durò 10 lunghi anni. La visita in cima alla statua ha un costo di 6 euro (i prezzi possono variare nel tempo).
PRENOTA TOUR IN BUS PONTE 25 DI APRILE + CRISTO
Nei pressi del belvedere, con vista mozzafiato su tutta Lisbona, potrete visitare le 14 fermate della Via Crucis di Gesù. All’interno del monumento troverete invece una nicchia con l’Angelo del Portogallo (della Pace) che offre l’ostia ai tre pastorelli di Fatima, rappresentando le apparizioni di Loca do Cabeço nel 1916.
Continuando la visita troverete anche la cappella dos Confidentes do Coração de Jesus dovre troverete le reliquie di Santa Margarida Maria Alacoque, della beata Maria do Divino Coração e di Santa Faustina Kowalska.
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CURIOSITÀ: sapevate che esiste in Portogallo un altro santuario con un Cristo Rei? È molto più piccolo e si trova nella cittadina di Oleiros, nel distretto di Castelo Branco. È situata sulla collina dell’Alto das Sesmarias, misura 15 metri di altezza e pesa 10 tonnellate.
La scultura in granito è opera del maestro Américo Viage Lima che la idealizzò per l’entrata nel nuovo millenio, nel 2000.
Foto: cm-oleiros
Come arrivare al Cristo Rei
Sfatato il mito che il Cristo è di Lisbona, cominciamo a localizzarlo, come si deve, ad Almada. Come arrivare da Lisbona? Avete diverse opzioni:
TRAGHETTO + BUS
Per visitarlo, la maniera più facile è raggiungerlo con la formula traghetto + autobus da Lisbona verso Cacilhas. Per chi vive a Lisbona potrà utilizzare il pass mensile Navegante Metropolitano che comprende anche la metropolitana e gli autobus in città.
Per arrivare in cima al Santuário Nacional de Cristo Rei potete prendere il bus 101 (info) al molo (alla sinistra dell’uscita del traghetto), incluso nel pass, per i turisti o i non possessori del pass mensile potranno pagare la singola corsa che costa 1,45 centesimi (andata e ritorno 2€, attenzione i prezzi possono variare nel tempo).
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IN AUTO DA LISBONA
Se avete l’auto e preferite recarvi con il vostro mezzo, basterà attraversare il Ponte 25 di Aprile in direzione Almada e poi seguire le indicazioni per il santuario. Tragitto a pagamento.
Se invece preferite non esser voi a guidare, potrete optare per un transfer con autista privato, cliccate qui per visualizzare la tariffa ed eventualmente prenotare.
IN TRENO + BUS
Altra ed ultima alernativa la formula Treno + Autobus. Treno fino alla stazione Pragal e poi autobus per Cacilhas. Arrivati alla cittadina Cacilhas, dovete prendere l’autobus 101 per arrivare in cima al santuario.
Se non volete prendere l’autobu avete un’altra possibilità: arrivati a Cacilhas potete prendere la metro di superfice MTS (Metro Transporte do SUL) della Linha 1 (azzurra) e scendere ad Almada. Da lì potrete arrivare a piedi, il santuario dista circa 1,5 km (una bella salita però) oppure prendere la navetta che collega la stazione Almada al santuario.
INFORMAZIONI UTILI
Indirizzo: Alto do Pragal, Avenida Cristo Rei, Almada
Telefono: +351 212 751 000 oppure +351 212 721 270
Orari visite: Dal 1º al 14 luglio: 09:30 alle 18:45. Dal 15 luglio al 31 agosto: 09:30 alle 19:30. Dal 1º al 20 settembre: 09:30 alle 18:45. Dal 21 settembre al 30 giugno: 09:30 alle 18.
Orario della messa nel Santuário de Cristo Rei – Capela Nossa Senhora da Paz – (Monumento) alle 17 – dal 17 maggio al 15 ottobre Capela do Divino Coração (Edifício) alle 17 – dal 16 ottobre al 16 maggio. Maggiori informazioni
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samdelpapa · 6 years ago
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Il ritorno della questione tedesca
- di Sergio Fabbrini
29 aprile 2019
Recenti scelte e dichiarazioni di leader politici tedeschi hanno riaperto la discussione sull’identità della Germania. Rispondendo qualche settimana fa ad Emmanuel Macron, Annegret Kramp-Karrenbauer (presidente del principale partito di governo, la CDU) è stata addirittura provocatoria quando ha chiesto alla Francia di rinunciare al seggio di sicurezza delle Nazioni Unite o alla sede di Strasburgo del Parlamento europeo, in assenza di qualsiasi contro-partita tedesca.
Alla riunione del Consiglio europeo della settimana scorsa, di fronte all’ingiustificabile indecisione britannica a implementare l’Articolo 50 del Trattato di Lisbona, Angela Merkel ha assunto una posizione così accondiscendente verso i britannici da opporsi platealmente alla posizione francese (che invece pretendeva dai britannici una maggiore coerenza con la scelta di lasciare l’Unione europea). Alla assemblea del Partito popolare europeo di un mese fa, la Cdu di Annegret Kramp-Karrenbauer ha spinto per una soluzione compromissoria nei confronti del partito sovranista ungherese di Viktor Orban (che fa parte di quel partito), promuovendo la sua “auto-sospensione” temporanea contro la richiesta di espulsione sostenuta invece dai partiti cristiano-democratici del nord Europa.
Di fronte a queste e ad altre posizioni, non pochi osservatori si sono domandati se la Germania abbia smarrito la propria vocazione europeista. In incontri che ho avuto recentemente con studiosi ed imprenditori americani è emersa con regolarità la preoccupazione sul nuovo corso della politica tedesca. George Soros ha ricordato l’intervento che fece già nel 2017 al Brussels Economic Forum, quando sostenne che, che dopo l’esplosione della crisi finanziaria, «la Germania riunificata non si è più sentita politicamente motivata né ricca abbastanza per rimanere il motore dell’integrazione». Robert Kagan ha addirittura scritto che non si può escludere la rinascita di un nuovo nazionalismo tedesco. Cosa sta succedendo dunque in Germania?
La Germania europeista post-bellica è il risultato di condizioni geo-strategiche che sono, oggi, minacciate. La Germania è uscita dal dramma della sua sconfitta militare e morale attraverso l’integrazione nel sistema occidentale ed europeo. Attraverso quell’integrazione, le leadership tedesche hanno potuto rilegittimare internazionalmente il loro Paese, oltre che ricostruirlo economicamente. Grazie al nuovo sistema regolativo multilaterale, la Germania ha potuto promuovere la sua economia basata tradizionalmente sulle esportazioni, senza generare conflitti con altri Paesi come era avvenuto prima della guerra. Oggi la Germania è il Paese con il surplus più alto al mondo di partite correnti, una macroeconomic imbalance che eccede di gran lunga i limiti previsti dal Patto di stabilità e crescita. Nello stesso tempo, grazie al sistema di difesa transatlantico, la Germania ha potuto garantire la sua sicurezza e quindi realizzare la riunificazione dell’ottobre 1990 in un quadro di reciproche garanzie con gli altri Paesi europei (Francia in primo luogo). Con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca nel 2016, tale contesto economico e militare non è più garantito. La guerra commerciale sta prendendo il posto dell’apertura dei mercati, la garanzia militare della Nato è messa in discussione da un’America catturata dalla furia sovranista. Si sta così indebolendo il principale ancoraggio economico-militare della Germania post-bellica. La guerra dei dazi è destinata a colpire la sua economia basata sull’export, l’aggressività russa è destinata a riaprire la questione della sua ri-militarizzazione.
In un mondo che sta divenendo “nazionalista”, non si può escludere che anche la Germania finisca per diventare tale. Dopotutto, il nuovo partito nazionalista, Alternative für Deutschland, ha conquistato un terzo dei seggi del Bundestag nelle elezioni del 2017. Ma soprattutto quel partito sta condizionando, con la sua stessa esistenza, l’agenda europea del Paese. Da quando l’Alternative è divenuta elettoralmente competitiva, né Angela Merkel né Annegret Kramp-Karrenbauer hanno più avanzato proposte di riforma dell’Ue e dell’Eurozona in particolare. A Berlino, si parla sempre meno di euro-budget, tassazione europea, ministro delle finanze europeo, unione bancaria, politiche anticicliche.Un’introversione culturale, oltre che politica, che coinvolge anche il Partito socialdemocratico di Andrea Nahles, ormai incapace di esprimere un pensiero che abbia a che fare con l’Europa. Lo stesso ministro socialdemocratico delle finanze, Olaf Scholz, è difficilmente distinguibile dalla sua cancelliera. Si sta ripetendo a Berlino la stessa sindrome che ha condotto al dramma di Londra. Dovendo scegliere tra l’interesse di partito e l’interesse dell’Europa, sia Theresa May che Angela Merkel (e ancora di più Annegret Kramp-Karrenbauer) privilegiano il primo a danno del secondo. Nessuna di loro è in grado di pensare ad una diversa equazione politica tra i due interessi.
Insomma, è indubbio che la Germania sia sottoposta a pressioni che stanno sfidando la sua tradizionale predisposizione europeista. Anche se quest'ultima si era già trasformata a partire dalla riunificazione dell’ottobre 1990. Da allora, infatti, si è progressivamente affermata una Germania più consapevole della propria forza e meno timorosa di affermare i propri interessi nazionali. Tuttavia, la Germania continua ad essere il Paese che ha più beneficiato della moneta unica, che ha più massimizzato i vantaggi dei mercati aperti, creando catene di valore che la collegano a buona parte dei Paesi dell’Est europeo oltre che alle aree del centro-nord italiano. Così, la disintegrazione di questa Europa sarebbe, per la leadership tedesca, un fallimento nazionale. Ecco perché la Germania non può diventare anti-europeista, anche se il suo europeismo è diventato conservativo. La politica tedesca è cambiata, come sostengono molti. Ma è cambiata perché è guidata non da nuovi Junkers, ma da capi di partito che guardano all’Europa come gli amministratori di un condominio. È questo, mi sembra, il problema tedesco che richiede una soluzione.
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ilfebioapollo · 8 years ago
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Sull’Eurovision Song Contest.
Anche questo Eurovison Song Contest è finito e io, come ogni anno, da quando l’Italia e ritornata a partecipare, l’ho seguito. Non mi ritengo un esperto, ma essendo un amante della musica e un cantante in erba credo di essermi fatto una sensibilità artistica e quindi volevo esprimere le mie impressioni, senza presunzione e spocchia. 
Prima di parlare delle canzoni in gara ci tengo a dire che amo l’ESC, ma ci sono delle che non mi piacciono proprio e che spero in futuro possano cambiare. Sto parlando del diritto alla finale dei “Big 5″, trovo scorretto e poco etico che i 5 paesi che (detta in parole povere) sganciano più soldi abbiano diritto alla finale, non è per niente in linea con lo spirito di coesione e inclusione dell’Eurovision. Tuttavia penso sia giusto che ci siano dei finalisti di diritto, per bilanciare le semifinali che altrimenti sarebbero troppo “affollate”. Quindi, se dovessi stabilire io un regolamento, concederei la finale di diritto ai primi 5 (o 6) paesi nella classifica dell’anno prima, in questo modo probabilmente si darebbe almeno un po’ più di giustizia a chi partecipa al contest. La cosa che odio di più però del contest è questo favoritismo dei paesi vicini nei voti della giuria di qualità: squallidissimo. Il sistema di votazione sarebbe anche ottimo se non fosse per questa disonestà intellettuale da parte dei giurati; francamente non saprei come risolvere il problema, ma è possibile che non si trovi una soluzione?
Bando alle eurociance, quali sono le mie canzoni preferite di questo contest? Non volevo fare una classifica vera e propria, ok, alcune sono migliori di altre ma a loro modo hanno tutte qualcosa di particolare perciò ho diviso le mie 10 canzoni preferite in 3 gruppi a cui ho dato dei nomi molto originali perchè ho molta fantasia: “BELLISSIME”, “BELLE”, “BELLINE” . Le mie preferenze, tengo a precisare, sono basate da un insieme di fattori: gusto personale, qualità oggettiva musicale, qualità dell’esibizione sul palco. Non voglio usare tante parole, in molti ne hanno già parlato e stra parlato quindi darò un breve parere complessivo, Cominciamo!
BELLISSIME: Portogallo, Italia, Azeirbaigian, Armenia. Secondo me le canzoni che sono più efficaci all’eurovision sono quelle che uniscono elementi autoctoni e elementi internazionali, queste canzoni sono quelle che hanno saputo meglio condensare questi due aspetti. Ognuno di questi artisti poi ha saputo farsi riconoscere, personalmente sono tutte è quattro si sono “infilate” perfettamente nel mio cervello, non per l’orecchiabilità quanto per le particolarità di queste canzoni. Parlando di punteggi e classifica, non posso non essere d’accordo con la vittoria tanto amata e odiata di Sobral, però per Gabbani un posto sul podio secondo me ci stava tutto. Invece la azera e la armena credo che abbiano ricevuto poche attenzioni, specialmente la canzone armena. Comunque tutti e quattro gli artisti hanno saputo dare il meglio e anche dare un pizzico di originalità nel solito guazzabuglio di canzoni eurovisive.
BELLE.  Belgio. Macedonia, Finlandia. Brevemente: la Macedonia mi ha fatto ballare e diveritre, e rispetto alle precedenti proposte macedoni è di gran lunga il miglior frutto che questo paese ha raccolto (che simpatico umoristaaaaaa!!). La Finlandia mi ha dato un’ atmosfera commovente, lei è stata impeccabile ed elegantissima, e chi ha detto che lei assomiglia ad Adele ha la vista di un Ray Charles e l’orecchio di un Van Gogh. Francamente ero convinto che entrambe passassero in finale, forse però hanno colpito più me personalmente che gran parte del pubblico, o forse non hanno sorpreso abbastanza sul palco, per questo le ho messe in questo gruppo. Sul Belgio devo dire che all’inizio proprio non mi piaceva il pezzo, ma nemmeno in semifinale l’ho apprezzato, ma in finale mi ha stregato. Blanche ha saputo mettere da parte lo “scagazzo” che aveva di stare sul palco della semifinale e quindi la performance è riuscita molto bene. Non ho messo Blanche tra le “bellissime” perchè il pezzo secondo me manca di qualcosa, però non so cosa e tutto ciò ancora mi disturba, perchè non riesco a capire cosa manchi alla canzone. (Help me!!!)
BELLINE. Moldavia, Serbia, Albania. Onestamente questo gruppo non è necessario, potrei benissimo classificare queste canzoni come “belle”, però volevo credermi per un pomeriggio un critico musicale quindi ho cercato di essere più rompipalle. I Moldavi sono stati fighissimi sul palco e il pezzo è un piacevole brainwashing, però personalmente non mi fa impazzire molto, sarò un po’ cattivo però mi ha ricordato molto le giostre delle sagre, e non è un bel ricordo da riesumare se siete me. Serbia e Albania sono canzoni che mi sono piaciute, anche se non particolarmente però le ho messe tra le mie dieci preferite anche perché credo si meritassero benissimo la finale e anche qualche buona posizione nella classifica. Sono canzoni che mi hanno “preso” molto comunque, l’Albania per il testo e la Serbia per l’arrangiamento drum n bass che a me garba sempre molto.
Voglio essere però onesto, più che altro con me stesso e con la mia vena canora che spero possa diventare una carriera.  Alcune canzoni non mi sono piaciute però penso che oggettivamente siano state valide, come per esempio la Danimarca, la Svezia, l’Olanda e la Bulgaria. I pezzi non mi piacevano, specialmente quello della Bulgaria (il suo secondo posto mi ha amareggiato perché ci ho visto, come molti, un gioco politico che ammiccava alla Russia). Devo ammettere però che questi artisti sono stati impeccabili, sia vocalmente e sia dal punto di vista della performance, ma per mero gusto personale non mi hanno colpito le canzoni. Inoltre la Svezia e l’Olanda sul palco, a mio parere, sono sembrati inumani, sterili emotivamente, quasi come dei robot, mi hanno dato l’impressione che fossero sul palco solo per vincere. Insomma, la mia reazione a queste performances è stata “meh...”.
Prima di concludere definitivamente per quest’anno con l’eurovision ho deciso di fare un ultimo gruppo, nel quali ho messo non solo le canzoni ma anche i momenti più strani e più brutti del contesti. Momenti che mi hanno fatto ridere, piangere, incazzare, o tutti e 3, molti di questi momenti mi hanno proprio stordito la psiche. Li elenco brevemente come una sorta di inventario:
Sarò scontato ma l’invasione di culo australiano è stato un altissimo momento di televisione.
La Romania (non credo ci siano bisogno di spiegazioni).
La Croazia e la Grecia che ricevono 12 punti (seriamente, perché?)
La Spagna (sei fortunato che sei finalista di diritto, mannaggia a te Manel, tu e il tuo ritornello!! Comunque giustizia è stata fatta e sei arrivato ultimo).
La messa in scena dell’Azerbaigian (forse è proprio vero che “il troppo stroppia” perché la canzone in sé era molto interessante, peccato per la performance nonsense).
L’outifit dell’annunciatrice australiana.
Mi devo complimentare con Federico Russo e Insinna per la loro crona… ah no l’ho visto su youtube senza commenti grazie al cielo.
La mia TL di Twitter, veramente patetico, ok ha fatto ridere anche a me questo accanimento contro San Marino ma per i primi 5 minuti poi basta. Poi che Sobral possa non piacere capisco perché non è un genere popolare, però non c’è bisogno di annunciare guerre per dire che una canzone non piace.
Bene, credo di aver detto tutto, volevo anche parlare più nello specifico di Gabbani, della questione Rai e di Sobral, ma poi mi sono reso conto che finirei per scrivere un libro che nessuno leggerebbe e poi, come già ho detto, di questo Eurovision 2017 se ne è parlato troppo ma più che altro male. Il mio augurio per l’anno prossimo è che la Rai prenda esempio da questo tipo di contest e che il pubblico italiano se ne interessi di più. 
Ci risentiamo l’anno prossimo a Lisbona!!
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lillyslifestyle · 7 years ago
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Restano sempre tutti molto sorpresi quando, durante i miei tour, passiamo davanti la Chiesa del Loreto, o per meglio dire, la chiesa degli italiani. Titolo attribuito nel 1518 da D. João V per accogliere gli italiani residenti a Lisbona, principalmente mercanti e marinai. Fu uno dei primi luoghi di aggregazione della comunità italiana in città, voluta da chi? Dagli italiani stessi.
  Situata in una zona nobile della città, in pieno quartiere Chiado, la Igreja do Loreto fu edificata nel 1518 anche se, in realtà, la prima edificazione della chiesa la si deve a Filippo Terzi, e solo in seguito, con la sua ultima ricostruzione di stampo neoclassico, fu firmata da José Costa e Silva, nome legato anche al Teatro São Carlos sempre in Chiado.
Il terreno su cui si erge la chiesa fu acquistato dagli italiani e su di esso esisteva un antico eremo dedicato a Santo Antonio, della fine del XV seculo. Quest’anno, più precisamente l’8 aprile 2018 (giorno in cui si è svolta una messa solenne con la presenza del Presidente della Repubblica Portoghese, Marcelo Rebelo de Sousa e celebrata dal Monsignore Rino Passigato), la chiesa compie 500 anni.
Duas igrejas, num saudoso largo,
Lançam a nódoa negra e fúnebre do clero: Nelas esfumo um ermo inquisidor severo, Assim que pela História eu me aventuro e alargo.
Cesário Verde, «O Sentimento dum Ocidental».
Citata in opere di Fernando Pessoa, nato in un edificio a pochi passi dalla chiesa, da Eça de Queiroz e dal poeta Cesário Verde, giusto per citarne alcuni, è una chiesa dedicata al culto della Madonna del Loreto.
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Ma non solo poeti e scrittori sono i nomi celebri legati alla chiesa, ricordiamo anche Padre António Vieira (1676), il re D. João VI con la regina e la sua corte, il Papa Pio VI, quando era ancora cardinale (1799). Per non parlare poi della regina Maria Pia di Savoia, sposa di D. Luís (1862). Per terminare il cardinale Angelo Roncalli, conosciuto come Papa João XXIII, che celebrò tra queste mura una solenne messa nel 1956.
” È il primo santuario internazionale dedicato alla vergine, durante secolI, vero cuore della cristianità” (Giovanni paolo, ii).
Il culto della Madonna del Loreto arriva in Portogallo nel 1200 con i mercanti veneziani e genovesi ma per venerarla c’era bisogno di un tempio a lei dedicato. Fu costruita così una chiesa inglobandola nella Cerca de D. Fernando, mura fernandine edificate tra il 1373-75 (in basso un disegno di Alberto Sousa).
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  Ancora oggi è possibile vedere parti di queste mura all’interno del vicino Espaço Chiado, antico centro commerciale del quartiere.
Al lato della chiesa si trovava la torre della Porta di Santa Catarina. Si dice che parti delle decorazioni, recuperate durante la demolizione, siano state inglobate nella facciata della Chiesa di Encarnação situata di fronte. Chiesa definita la “figlia del Loreto” e costruita per riempire lo spazio lasciato vuoto dall’antica porta demolita.
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Foto: Francesco Rocchini
  Sopravvissuta ad un terribile incendio del 29 marzo del 1651, cosa che non possiamo dire dei due lavori di Tiziano al suo interno, la chiesa del Loreto soffrì grandi opere di ricostruzione per opera dell’Architetto Marcos de Magalhães nel 1676.
Il terremoto del 1755 arrecò molti danni alla struttura che fu in parte ricostruita nel 1785 da Joaquim António dos Reis Zuzarte.
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In questo pannello, conservato nel Museu Nacional do Azulejo, possiamo vedere una rappresentazione su piastrella del XVIII secolo della chiesa.
Entrando con me, o da soli, noterete che è una chiesa a navata unica con 12 cappelle rivestite in marmo italiano e decorate da 12 statue dipinte che rappresentano gli apostoli. Incredibile l’organo del XVIII secolo, di autore sconosciuto, scampato alle varie calamità che colpirono la chiesa negli anni (la musica del video in cima proviene proprio da quest’organo).
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Non si può restare indifferenti ai pannelli di azulejos che rivestono la sacristia, opera  del ceramista spagnolo Gabriel del Barco e alle pareti è possibile apprezzare la pittura di António Machado Sapeiro. Per non parlare poi del magnifico affresco della Madonna del Loreto che sovrasta il tetto della chiesa opera del pittore Pedro Alexandrino.
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Foto: Renascença
  Gli altari laterali sono dedicati a santi di città italiane: San Giovanni Battista (Genova, Torino e Firenze), San Carlo Borromeo (Milano), San Francesco di Assisi e San Francesco di Paola (Napoli). Sull’altare centrale, ovviamente, troviamo l’immagina della Madonna del Loreto con ai lati la bandiera vaticana, sulla sinistra, e quella italiana sulla destra.
Sinceramente, quello che più colpisce è l’entrata della chiesa e il suo frontone del XVIII secolo, opera del Borromini (le armi pontifici con i due angeli).
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A completare la magnificenza della facciata, le statue della Nossa Senhora do Loreto (Madonna del Loreto), di San Paolo e di San Pietro. Se vi può interessare tutte le domeniche alle 11:30 è celebrata una messa in italiano. 
A questo punto non mi resta che scrivervi alcune pillole curiose sulla chiesa:
Quando l’Italia non era ancora unita a Lisbona la comunità italiana si riuniva periodicamente e fu così che crearono quella che fu designata come “Nazione Italiana” a Lisbona. Incredibile vero? 
Pare che Cristoforo Colombo sia stato frequentatore di questa chiesa quando si trovava a Lisbona per chiedere fondi al re e fu in Portogallo che studiò alcune tecniche di navigazione. Dove? Presso la famosa Escola de Sagres.
La statua della Madonna del Loreto ha 300 anni. Fabbricata in legno di cedro del Libano è l’esatta copia della Madonna del Loreto venerata in Italia.
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Prima di salutarvi voglio ricordarvi che durante l’intero 2018 numerosi saranno gli eventi organizzati per la celebrazione dei 500 anni della chiesa.
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La chiesa degli italiani di Lisbona festeggia 500 anni Restano sempre tutti molto sorpresi quando, durante i miei tour, passiamo davanti la Chiesa del Loreto…
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