#libri su jack lo squartatore
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La nascita di Dracula
L’autore affermò che l’idea per scrivere il suo libro gli venne da un incubo causato da una cena, con lo studioso ungherese Arminius Vambery, a base di gamberi e insalata.
Addormentandosi, lo scrittore sognò un vampiro che sorgeva dalla tomba per recarsi a compiere i suoi misfatti.
Ma l’incubo di Stoker di certo non bastò per costruire la trama di questo capolavoro della narrativa gotica. È noto infatti che l’autore, sotto la guida di Vambery, si documentò scrupolosamente trascorrendo molte ore al British Museum a consultare libri e mappe fino a quando non riuscì a trovare tutto ciò che gli occorreva per scrivere il romanzo. Fece tesoro di quanto apprese sul folklore e sulle tradizioni sui vampiri e su un sanguinario personaggio realmente vissuto nel XV secolo, Vlad Tepes l’Impalatore re di Valacchia, il cui nome deriva da “Dracul”, usato dai suoi contemporanei per designare il padre, Vlad II, della principesca famiglia dei Basarab. Ma sull’origine di questo soprannome di Vlad vi sono due interpretazioni: la prima associa il nome “Dracul” con il diavolo, giacchè “drac” in romeno significa “diavolo” mentre il suffisso “ul” è l’articolo determinativo che viene aggiunto alla fine della parola; la seconda sostiene invece che il nome derivi dalla parola “drago”, l’emblema della famiglia di Vlad.
Perchè la Transilvania?
Stoker scelse la terra dove era vissuto Vlad per ambientare in modo attendibile il suo racconto, la Transilvania, “la terra oltre la foresta”, uno dei luoghi più selvaggi d’Europa. Per descrivere tali luoghi, che non aveva avuto modo di vedere, egli ricorse all’aiuto di Arminius Vambery, insegnante di lingue orientali all’Università di Budapest. Si noti che Arminius è il nome dell’amico del medico Van Helsing, uno dei personaggi del libro.
I vampiri del folklore rumeno
La storia del romanzo di basa su una credenza molto diffusa, quella dell’esistenza dei vampiri, creature terrificanti già menzionate nella letteratura greca ed egizia. Tuttavia per la creazione del conte Dracula, Stoker attinse soprattutto alle credenze del folklore rumeno. Secondo la Chiesa ortodossa orientale, la religione dominante in quel paese, chi muore maledetto o scomunicato diventa un morto vivente, o moroi, finchè non ottiene l’assoluzione da parte del sacerdote. La superstizione locale si associa a creature denominate strigoi, demoniaci uccelli notturni, affamati di carne e sangue umani. La tradizione popolare attribuisce ai vampiri la causa di epidemie e pestilenze.
Secondo le leggende rumene, alcune persone, bambini illegittimi o non battezzati, streghe e il settimo figlio di un settimo figlio, sono destinati a diventare vampiri. Questi ultimi possono assumere le sembianze di animali come il lupo e il pipistrello.
In certi villaggi, chi non mangia aglio è sospettato di essere un vampiro e infatti la miglior difesa contro di essi è quella di strofinare con l’aglio porte e finestre.
Stoker ottenne queste informazioni facendo delle ricerche al British Museum e avvalendosi delle preziose informazioni fornitegli dall’amico Vambery ma sicuramente fu fortemente influenzato dai misteriosi omicidi compiuti, in quel periodo, da “Jack lo Squartatore” e dagli 11 racconti indù sull’argomento “vampiri” tradotti da Richard Burton, altro suo amico, esploratore e letterato.
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Recensione di "Jack lo Squartatore: la vera storia" di Paul Begg
#jacklosquartatore #whitechapel #serialkiller
Buongiorno, amici lettori. Oggi voglio parlarvi del secondo libro che ho letto per il GDL #diariodiunassassinoseriale, ossia “Jack lo squartatore: la vera storia” di Paul Begg. DI COSA PARLA JACK LO SQUARTATORE: LA VERA STORIA? Come sempre, il titolo è un po’ fuorviante, come lo sono sempre i titoli dei libri che affrontano casi irrisolti, ai quali nella quasi totalità dei casi non è possibile…
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Ieri sera ho concluso la lettura di questo splendido capolavoro di Jennifer Donnelly. Non conoscevo l’autrice e mi sono imbattuta nel romanzo per puro caso, mentre cercavo un libro che fosse all’altezza della trilogia della Simons (di cui ho parlato in un precedente post).
Il libro è ambientato nella Londra di Jack Lo Squartatore e segue le vicende di Fiona Finnegan, ragazza povera, che lavora in una ditta produttrice di tè. Il suo sogno è quello di aprire un negozio tutto suo assieme a Joe, suo amore da sempre. Tuttavia, quando quest’ultimo la tradirà e quando alcuni membri della sua famiglia moriranno in circostanze alquanto sospette, Fiona sarà costretta ad abbandonare Londra e a trasferirsi a New York, dove farà fortuna e dove riuscirà a coronare il proprio sogno.
Devo dire che è stato un libro che ha soddisfatto le mie aspettative. Si tratta di una vicenda interessante, mai scontata, scritta in modo impeccabile. Segue un impianto corale, per cui il punto di vista non è solo quello della nostra protagonista, e questo ci permette di comprendere a pieno le caratteristiche e le motivazioni alla base delle azioni dei singoli personaggi. Ho amato Fiona e Joe come protagonisti, anche se il mio personaggio preferito è quello di Nick Soames (che, quando leggerete il romanzo, amerete profondamente per la sua bontà e dolcezza).
Come con “Il Cavaliere D’Inverno”, parliamo di una lettura che ti incanta ma che allo stesso tempo ti fa soffrire, in quanto oltre l’amore e le entusiaste aspirazioni di una ragazza di 16 anni, vengono trattati temi quali l’abbandono, la morte, la povertà.
Un’altra analogia è il fatto che si tratti di una trilogia, una trilogia che non segue, però, una narrazione lineare. Si tratta di tre storie differenti, legate tra di loro, ma incentrate su diverse vicende e diversi personaggi. Non ho letto gli altri due libri (Come una rosa d’inverno e La Rosa Selvatica), ma li ho ordinati su Amazon e spero di leggerli al più presto, in quanto sono rimasta rapita da “I giorni del tè e delle rose”.
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⁉️ Leggete mai libri in un'altra lingua? Io sto provando ora e non mi trovo tanto male. Sto leggendo #thestringsofmurder Siamo nel 1888, Londra è terrorizzata dagli omicidi commessi da #jacklosquartatore L'ispettore Ian Frey lavora a #scotlandyard grazie al commissario Warren. Quando quest'ultimo, però, viene allontanato, anche Frey perde il posto. Nello stesso giorno viene licenziato, viene lasciato dalla fidanzata e riceve una sfuriata dalla sua famiglia. Ma non tutto è come sembra. Frey è stato licenziato perché il primo ministro in persona lo vuole concentrato su un unico caso segreto, quello del violinista. Un caso terribilmente simile a quelli commessi da Jack lo squartatore. Non è lui però il colpevole, perché la stessa sera stava commettendo un altro omicidio a chilometri di distanza. Frey indagherà in incognito, agirà all'interno di una divisione insolita, una divisione che si occupa di creature sovrannaturali. La trama è interessante, ricca di mistero. L'autore è un po' troppo abbondante con le descrizioni però. Ogni volta che viene introdotto un nuovo personaggio o una nuova ambientazione, queste vengono descritte abbondantemente. Sono curiosa però di entrare nel vivo delle indagini. 🔹️🔹️🔹️🔹️🔹️🔹️🔹️🔹️🔹️🔹️🔹️🔹️🔹️🔹️🔹️ Sfida n.4 Tema: Bianco e nero Fotografate il libro che state leggendo su uno sfondo bianco e nero. Inserite #iltorneodeilettoriprofessionisti e la casata #instabookclub #instalibri #abookformy2020 #leggerepillole #antrodilibri #springbooksvibes #libriciositapillolose #amicandoqui #bookcomunity #booksocial #reading2020 #passionelibro1 https://www.instagram.com/p/B-gy0VcIStI/?igshid=fa962sgpvkaq
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Un’estate da premi(are) 2019: fra Strega, Bancarella e Campiello
Il percorso di lettura odierno è un viaggio fra i romanzi premiati o candidati ai maggiori premi letterari italiani, fra cui potrete, ce lo auguriamo, scegliere alcune delle vostre letture estive.
L’acclamato vincitore del Premio Strega di quest’anno è Antonio Scurati, con il suo M, il figlio del secolo, uno dei libri di cui si è parlato di più quest’anno. Si tratta della storia dell’ascesa al potere di Benito Mussolini. Ciò che probabilmente è risultato vincente è il punto di vista dell’autore: Scurati sceglie, infatti, di lasciar parlare l'uomo più che il personaggio storico, mettendone a nudo tutte le contraddizioni, le debolezze, le idiosincrasie, le ossessioni e i patetismi. Un punto di vista che solo un romanziere avrebbe potuto scegliere.
Seconda è arrivata Benedetta Cibrario, candidata con Il rumore del mondo: “Fondato su minuziosi studi d’archivio e sostenuto da una verve narrativa personalissima, il lavoro di Benedetta Cibrario ci mostra un punto di vista non convenzionale sul Risorgimento” (Giorgio Ficara).
Al terzo posto Marco Missiroli con Fedeltà: “Nelle sue pagine risiede la risposta che solo la letteratura poteva dare allo stupore espresso da Freud dinanzi all’incapacità della libido di separarsi dai suoi oggetti, uno di quei fenomeni che non si possono spiegare ma ai quali si riconducono altre cose oscure. Il guaio non è soffrire, il guaio è farlo nel modo sbagliato. La sofferenza in questo romanzo è come la miseria in Céline: è liberatoria, viene voglia di viverla.” (Sandro Veronesi).
Al quarto posto si è classificata Claudia Durastanti con il suo La straniera, un bel memoir in cui la personale storia familiare dell’autrice si intreccia a parti saggistiche, che le permettono di esprimere una più ampia riflessione su classe, disabilità ed educazione culturale.
Ed infine Nadia Terranova, con Addio fantasmi: una casa tra due mari, il luogo del ritorno. Dentro quelle stanze si è incagliata l'esistenza di una donna che, solo riattraversando la propria storia, potrà davvero liberarsene. L’autrice racconta l'ossessione di una perdita, quel corpo a corpo con il passato che ci rende tutti dei sopravvissuti, ciascuno alla propria battaglia.
Vincitrice di un altro notissimo premio letterario, il Premio Bancarella – in cui a votare sono i librai – è Alessia Gazzola, con il suo Il ladro gentiluomo, ultimo romanzo della serie L’allieva. Una nuova città, un nuovo inizio e nuovi misteri su cui far luce.
Le vicende della protagonista, il medico legale Alice Allevi, sono anche diventate una serie televisiva di successo:
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Secondo classificato Evelyne, il mistero della donna francese, di Marco Scardigli. Siamo agli inizi del XX secolo, e l’arrivo di una misteriosa donna francese a Novara crea scompiglio in città. Ancor di più, però, la scomparsa di un serie di ragazze, tanto che si comincia a pensare che si tratti di un’emulazione di Jack lo Squartatore.
Altro finalista del premio Bancarella, altro bel giallo: Come una famiglia, di Giampaolo Simi. E’ la storia di una famiglia costretta a guardarsi dentro per comprendere fino a che punto ci si può spingere per proteggere le persone che amiamo, e scossa dal sospetto che in un figlio si possa nascondere una creatura feroce.
Fra i finalisti del Bancarella anche Prima che te lo dicano altri. Grazie a una lingua lirica, affilata e precisa, Marino Magliani costruisce una storia durissima di formazione, che non fa sconti alla nostra storia recente e che ci racconta di un affetto che travalica sentenze e confini spazio-temporali per restituirci l’avventura epica per eccellenza: la ricerca delle proprie radici.
E il Premio Campiello? La giuria ha letto e giudicato 300 titoli ed ha già decretato il vincitore del Premio Campiello Opera Prima : Hamburg, opera d’esordio di Marco Lupo, con la seguente motivazione: «Hamburg è un libro sulla labilità della memoria e su come venga tramandata da un gruppo di lettori clandestini. In un mondo di macerie che ricorda le atmosfere di Fahrenheit 451, un coro di voci si ritrova, segretamente, ogni lunedì in una libreria. Non si tratta di una “allegra brigata” che si ritira su un colle ameno, bensì di una banda di resistenti che scorge nella lettura la medesima funzione che gli uomini primitivi attribuivano agli affreschi delle grotte di Lascaux. Anche l’autore, in effetti, dichiara che «Si scrive per dar voce ad animali morenti». Così Hamburg mette in scena uomini e donne sconfitte dalla storia, famiglie costrette a nascondersi sotto terra per sfuggire al bombardamento alleato che nel 1943 rase al suolo la città anseatica. Pellegrini su questa terra, i personaggi del romanzo sono la «sabbia del tempo scomparso» cui allude il sottotitolo.
I cinque finalisti invece sono: Il gioco di Santa Oca di Laura Pariani, un romanzo di ribellione e libertà: la storia di un sogno di giustizia e di una donna coraggiosa che sfida le convenzioni del suo tempo; La vita dispari di Paolo Colagrande: la pirotecnica, profonda ed esilarante parabola umana di un ragazzino che vede solo una metà del mondo, destinato a diventare un adulto che vive solo a metà; Carnaio di Giulio Cavalli: un incubo di carne e soldi, la profezia di un mondo prossimo, in cui l'ultimo passo verso l'abisso è già alle nostre spalle; Lo stradone di Francesco Pecoraro, in cui prende vita un’avventura di conoscenza, attraverso le vicende di una vita, di un quartiere, di un intero secolo; e Madrigale senza suono di Andrea Tarabbia: «Tarabbia si avvicina a un fatto attirato da un richiamo morale, e lo usa per indagare − senza alcunché di morboso, miracolo − il Male nella e della Storia attraverso la scrittura, in una tradizione che va dai Demoni di Dostoevskij fino a Carrère o Vollmann�� Alessandro D’Avenia.
La cerimonia finale sarà sabato 14 settembre. Secondo voi, chi vincerà?
#percorsidilettura#premio strega#premio bancarella#premio campiello#antonio scurati#benedetta cibrario#marco missiroli#claudia durastanti#nadia terranova#Alessia Gazzola#l'allieva#marco scardigli#giampaolo simi#marino magliani#marco lupo#laura pariani#paolo colagrande#giulio cavalli#francesco pecoraro#andrea tarabbia
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Books on the road #4: Sotto la Mole
Ah, ricordo un tramonto a Torino, nei primi mesi di quella mia nuova vita, sul Lungo Po … l’aria era di una trasparenza meravigliosa; tutte le cose in ombra parevano smaltate in quella limpidezza
Luigi Pirandello
Novembre mi lascia sempre con un cumulo di malinconia addosso che non mi so spiegare. Sarà che le giornate sono così brevi da essere fagocitate dal buio alle cinque del pomeriggio, sarà questa pioggia incessante, il freddo pungente, la nebbiolina che ammanta la città, ma la voglia di essere produttiva mi finisce sotto i piedi. Alzarmi la mattina, mettere un piede dietro l’altro per andare in ufficio sono fatiche da Ercole che affronto con uno scazzo non indifferente. Sono meteoropatica e risento un sacco della mancanza di sole, e pure del lavoro monotono e alienante. In questo autunno però sto imparando a riscoprire la città che ormai da anni mi fa da casa e che ho imparato ad amare con una forza che non mi sarei mai immaginata. Grazie alla guida indiscussa di Amaranth del blog La Bella e il Cavaliere e alla straordinaria avventura che abbiamo intrapreso con le “Merendine in viaggio” stiamo imparando a riscoprire nuovi angoli e impressionanti scorci di Torino. E allora ho pensato bene di rendere il capoluogo sabaudo protagonista di una nuova puntata di “Books on the road”.
“Books on the road” muove i passi dalla rappresentazione citazionistica di città che ho visitato e che amo particolarmente in un tratteggiare di paesaggi tramite foto e brani tratti da libri che ho letto o che vorrei leggere e che sento rappresentare appieno le meraviglie che si nascondono nei luoghi che ho scelto.
Panorama di Torino dal Monte dei Cappuccini
Torino mi sembrava una grande fortezza dalle mura ferrigne, pareti di un grigio gelato che il sole di primavera non riusciva a scaldare.
Elena Ferrante
Torino è stata la prima capitale del Regno d’Italia ma la sua è una storia più che millenaria, che inizia ancora prima dei Romani, pare infatti che il primo insediamento risalga al terzo secolo a.C. per opera dei Taurini una etnia di origine ligure fortemente influenzata dai Celti. Già nel primo secolo a.C. venne trasformata in una colonia romana da Augusto da cui prese il nome Iulia Augusta Taurinorum. Dominata dai barbari Ostrogoti e Longobardi e finì per essere una marca carolingia, dominata dai Franchi di Carlo Magno. Dal 1720 fu capitale del Regno di Sardegna capitanata dai Savoia, che favorirono la formazione del Regno d’Italia.
Affaccio su Piazza Castello da Via Palazzo di Città
Torino è una città che invita al rigore, alla linearità, allo stile. Invita alla logica, e attraverso la logica apre alla follia.
Italo Calvino
Torino ha quel fascino risorgimentale, di città Mittle europea, con il clamore dei suoi palazzi ottocenteschi, i portici sotto cui rifugiarsi quando piove, il Po che emerge con i suoi odori caratteristici ad un passo. Ha conservato la pianta romana, così diversa dalla tipica pianta a cipolla dei borghi medievali che popolano le mie adorate colline. Torino è viva come lo può essere una città cosmopolita che cerca di adattarsi al momento storico che vive, con una folla di giovani, turisti e gente venuta all’avventura.
Piazza Vittorio
Non si è nemmeno in una zona all'ultima moda - posto che Torino, con la sua allure regale e riservata, ne abbia di zone "all'ultima moda".
L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome – Alice Basso
La parte più antica della città si muove intorno a Piazza Castello, nei cui pressi sorge ancora la Porta Palatina, con i resti delle mura romane. La porta Decumana è stata poi inglobata in Palazzo Madama, mentre dietro Palazzo reale è possibile visitare i resti del Teatro Romano. Si è sviluppata tantissimo durante l’età medievale e pur avendo in buona percentuale attraversato l’età barocca e il neo-classicismo è sicuramente l’Ottocento il periodo di massimo splendore. Molti degli edifici più simbolici di Torino infatti vengono costruiti in questo periodo: il Museo Egizio, la Cattedrale di San Giovanni Battista che custodisce la Sacra Sindone, Palazzo Carignano che è stato progettato da Guarini ed è stato la sede della Camera dei deputati del Parlamento italiano e l'imponente Palazzo Madama.
Affaccio su Piazza Castello da Palazzo Madama
La nebbia si addice a Torino. Tutto assume un'aria da tardo Ottocento, da libro Cuore, e la Mole fora la cappa perlaceo come il dente di un narvalo. Il Po' diventa lo Stige e la luce dei lampioni si fa lattiginosa come in quei film su Jack lo Squartatore.
Adoro Torino quando c'è la nebbia.
Scrivere è un mestiere pericoloso – Alice Basso
Un capitolo a parte se lo merita sicuramente la Mole Antonelliana, la custode insostituibile di questa città, forse uno dei suoi simboli più famosi. Il nome “Mole” deriva dal fatto che originariamente con i suoi 167,5m era la struttura in muratura più alta del mondo (dal 1889 fino al 1908) mentre l’”Antonelliana” si riferisce all’architetto che l’ha progettata Alessandro Antonelli. Originariamente era stata concepita per diventare un nuovo tempio israelitico, ad oggi al suo interno si trova il Museo Nazionale del Cinema. E non si può approdare a Torino e non andare a renderle omaggio.
Mole Antonelliana
La nostra città, del resto, è malinconica per sua natura. Nelle mattine d’inverno, ha un suo particolare odore di stazione e di fuliggine, diffuso in tutte le strade e in tutti i viali … Se c’è un po’ di sole … la città può anche sembrare, per un attimo, ridente e ospitale: ma è un’impressione sfuggevole.
Natalia Ginzburg
Torino può vantare anche la presenza di un nucleo di edifici in stile Liberty che svettano nel primo tratto di Corso Francia, in un quartiere residenziale chiamato Cit Turin (che sta per piccola Torino). Grazie infatti all'Esposizione internazionale d'arte decorativa moderna, un importante evento espositivo tenutosi nel 1902 nel Parco del Valentino sponsorizzato da Pietro Fenoglio e Gottardo Gussoni, Torino venne nominata capitale del Liberty. Vi segnalo Palazzo della Vittoria, e Casa Fenoglio-Lafleur, ma perdersi per le strade di Torino è sempre un’esperienza unica.
Piazza Carlina
Altre città regalavano al primo venuto splendori e incantamenti, esaltanti proiezioni verso il passato o l'avvenire, febbrili pulsazioni, squisiti stimoli e diversivi; altre ancora offrivano riparo, consolazione, convivialità immediate. Ma per chi, come lui, preferiva vivere senza montarsi la testa, Torino, doveva riconoscerlo, era tagliata e squadrata su misura. A nessuno, qui, era consentito farsi illusioni: ci si ritrovava sempre, secondo la feroce immagine dei nativi, 'al pian dii babi', nient'altro, in fondo, pretendeva da te la città, che poi, una volta fatta la burbera tara del creato, stabilito il peso netto tuo e dell'universo, ti spalancava, se volevi profittarne, i suoi infiniti, deliranti spacchi prospettici.
La donna della domenica – Carlo Fruttero & Franco Lucentini
Torino è una città meravigliosa, che mi ha conquistato fin dal primo momento in cui ho iniziato a camminare per le sue strade perpendicolari, i suoi viali lunghissimi, il nucleo centrale che si irradia verso l’esterno e le stazioni e si propaga fino al Lingotto e oltre, con quella pianura così diversa dalle mie amate colline. Dal grattacielo dove lavoro, si uno dei pochi che ci sono, accanto alla stazione di Porta Susa, sembra quasi di toccare quelle Alpi che cingono da est il capoluogo piemontese. C’è tanta aria frizzante, quel freddo che ti penetra dentro, quell’atmosfera da città europea che tanto si discosta dalla fissità dei Borghi medievali di provincia a cui sono abituata.
Torino respira un multiculturalismo che si nutre anche di cibo, non solo il gianduiotto e la bagna cauda, ma la carne, quella Fassona che sembra fiorire ad ogni ristorante, i plin, gli agnolotti, il gelato e il bonet (che se vi piacciono i dolci liquorosi è un must have).
Quadrilatero, scorcio della Cattedrale di San Giovanni Battista
Città della fantasticheria, per la sua aristocratica compiutezza composta di elementi nuovi e antichi; città della regola, per l’assenza assoluta di stonature nel materiale e nello spirituale; città della passione, per la sua benevola propizietà agli ozi; città dell’ironia, per il suo buon gusto nella vita; città esemplare, per la sua pacatezza ricca di tumulto. Città vergine in arte, come quella che ha già visto altri fare l’amore e, di suo, non ha tollerato sinora che carezze, ma è pronta ormai se trova l’uomo, a fare il passo. Città infine, dove sono nato spiritualmente, arrivando di fuori: mia amante e non madre né sorella. E molti altri sono con lei in questo rapporto. Non le può mancare una civiltà, ed io faccio parte di una schiera. Le condizioni ci sono tutte.
Il mestiere di vivere – Cesare Pavese
Mi sono innamorata di Torino, con quelle atmosfere da fin de siecle, le strade affollate, lo struscio lungo via Garibaldi della domenica pomeriggio, gli artisti di strada in piazza Castello, i negozi di lusso di via Roma e via Lagrange, quelle librerie meravigliose che ti sbucano da un angolo e le gelaterie. E anche se la mancanza di casa mia
Superga
La Paola ora era venuta anche lei a stare a Torino. Stava in collina, in una grande casa bianca, con una terrazza circolare, che guardava sul Po. La Paola amava il Po, le strade e la collina di Torino, e i viali del Valentino, dove un tempo usava passeggiare col giovane piccolo. Ne aveva avuta sempre una grande nostalgia. Ma ora anche a lei Torino sembrava diventata più grigia, più noiosa, più triste. Tanta gente, tanti amici erano lontano, in carcere. La Paola non riconosceva le strade della sua giovinezza, quando aveva pochi vestiti, e leggeva Proust.
Lessico Familiare – Natalie Ginzburg
Libri citati:
Lessico Familiare – Natalie Ginzburg
L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome – Alice Basso
Scrivere è un mestiere pericoloso – Alice Basso
La donna della domenica – Carlo Fruttero & Franco Lucentini
La giornata di uno scrutatore – Italo Calvino
Il mestiere di vivere – Cesare Pavese
E voi, siete mai stati a Torino?
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Libri con Jack lo squartatore
Finalmente la lista di libri con Jack lo squartatore che mi avevate richiesto è pronta. Ho cercato trame varie e assortite e molto alternative in cerca di piccoli gioiellini, non semplici resoconti o rivisitazioni degli omicidi.
Titoli in italiano:
- Shades. Jack lo Squartatore è tornato, di Maureen Johnson, edito Mondadori Quello in cui Rory Deveaux arriva a Londra dalla Louisiana è un giorno memorabile. Per Rory è l'inizio di una nuova vita in un collegio privato della capitale inglese. Ma molti se ne ricorderanno a causa di una serie di brutali omicidi avvenuti in tutta la città, assassinii raccapriccianti che riproducono gli efferati crìmini commessi da Jack lo Squartatore oltre un secolo prima, nell'autunno 1888. Basta poco perché la "Squartatore-mania" si diffonda, ma la polizia ha in mano solo pochi indizi e nessun testimone. Tranne uno. Rory ha intravisto sul luogo del delitto l'uomo che la polizia considera il principale sospettato. Ma è l'unica. Neppure la sua compagna di stanza, che era con lei in quel momento, ha notato l'uomo misterioso. Perché solo Rory può vederlo? E, questione assai più impellente, che cos'ha in mente di farle, costui?
Titoli in inglese: - Stalking Jack the Ripper di Kerri Maniscalco (questo è l’unico young adult che ho inserito in lista tutti gli altri titoli sono adult) La diciassettenne Audrey Rose Wadsworth è la figlia di un lord, con una vita di ricchezza e privilegi davanti a lei. Ma tra tè e balli, conduce una vita segreta. Contro i desideri di suo padre e le aspettative della società, Audrey spesso scivola nel laboratorio di suo zio per studiare la raccapricciante pratica della medicina legale. E quando il suo lavoro su una serie di cadaveri uccisi selvaggiamente trascina Audrey nelle indagini su un serial killer, la sua ricerca di risposte la metterà in grave pericolo.
- Personal Demon di Susan Sizemore, Urban fantasy Una dei cacciatori di vampiri di Chicago, Ivy Bailey è responsabile della sicurezza dei residenti umani della città, un lavoro che diventa infinitamente più difficile quando qualcuno inizia a commettere atti raccapriccianti omicidi magici. L'esecutore di vampiri Christopher Bell è a Chicago per indagare sulle voci di una rivoluzione, ma quando incontra Ivy che sta venendo braccata da qualcuno, quello che trova è un fantasma dal suo passato. Oltre un secolo fa, Christopher ha combattuto il malvagio serial killer londinese Jack lo Squartatore e ha vinto. Ma ora l'anima contaminata dello Squartatore è tornata, ed è ancora una volta a caccia.
- Time After Time by Karl Alexander Quando H.G. Wells mostra ai suoi amici la sua fantastica macchina del tempo, non sospetta che il suo amico Leslie John Stevenson sia in realtà il Jack lo Squartatore. Ma quando i detective di Scotland Yard si presentano a casa di Wells in cerca di Stevenson, questo ruba la macchina e fugge nel futuro: nella San Francisco del 1979. Sapendo di essere responsabile della famigerata fuga dell'assassino, Wells insegue lo Squartatore verso il futuro. Una volta a San Francisco, Wells si rende conto che ora deve salvare una città e una giovane donna particolarmente adorabile, da un nuovo regno di terrore per mano del temuto Terrore di Whitechapel.
- Jaclyn the Ripper di Karl Alexander In Time After Time, H.G. Wells ha usato la sua macchina del tempo per dare la caccia a Jack lo squartatore nel 1979 dove ha incontrato Amy Catherine Robbins, l’amore della sua vita. Poi H.G. e Amy sono tornati nel 1893 per iniziare una nuova vita, ma quando Amy cede alla tentazione di usare la macchina del marito per tornare nel futuro e rivelare ai suoi genitori che lei sta bene, accidentalmente libera Jack dalla dimensione in cui l’avevano intrappolato…
- What Alice Knew di Paula Marantz Cohen Un’invalida per la maggior parte della sua vita, Alice James, sorella del famoso scrittore Henry James e di un altrettanto famoso psicologo, è abituata a venire ignorata o sottostimata. Ma quando la sua famiglia si ritrova coinvolta negli omicidi di Jack lo squartatore Alice è certa di due cose: i suoi fratelli sono le persone giuste per scovare indizi per scoprire l’identità dell’omicida e lei è l’unica che può esaminarli e utilizzarli per risolvere il caso e smascherarlo.
- Break the Night by Anne Stuart (romanzo contemporaneo) Mentre il cielo si tinge di rosso su Los Angeles, un emulo di Jack lo Squartatore inizia ad uccidere per le sue strade e l'artista Lizzie Stride è perseguitata dai sogni dei suoi crimini. E ancora più inquietante? Il suo nome è identico a una vittima del vero Jack del 1888. Anche J.R Damien, un giornalista, è perseguitato da sogni violenti e vividi con dettagli che solo il vero Squartatore poteva conoscere. Dettagli che in seguito si riveleranno veri e quando incontra Lizzie, sa qualcos'altro che solo l’assassino potrebbe sapere: lei è la prossima vittima.
- The Business of Blood di Kerrigan Byrne (romanzo storico con tinte rosa) Morire è l’unica cosa che la gente fa con regolarità e Fiona si guadagna da vivere ripulendo dopo che i corpi vengono portati via. La sua amica d’infanzia Mary è stata l’ultima vittima di Jack lo squartatore e sono passati due anni da quando Fiona dovette ripulire il suo sangue. Londra ha quasi dimenticato Jack, ma Fiona no. Continua a cercarlo in cerca di vendetta. E quando viene chiamata a pulire la scena di un crimine che ricorda molto i suoi è certa che sia ricomparso. Quando l’affascinante ispettore di polizia Grayson le ricorda che non è compito suo indagare e l’invita a stare alla larga dal caso lei decide di non ascoltare il suo consiglio perché nel sangue ha trovato un indizio che è convinta la condurrà finalmente a Jack.
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