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Reckless di Lauren Roberts: Tradimento e rivolta – Un amore pericoloso tra dovere e desiderio. Recensione di Alessandria today
In "Reckless: Tradimento e rivolta", Lauren Roberts, autrice bestseller di Powerless, ci regala un secondo capitolo della saga ambientata nel regno di Ilya, dove l’azione, il romanticismo e gli intrighi si intrecciano in una narrazione che tiene il lettor
In “Reckless: Tradimento e rivolta”, Lauren Roberts, autrice bestseller di Powerless, ci regala un secondo capitolo della saga ambientata nel regno di Ilya, dove l’azione, il romanticismo e gli intrighi si intrecciano in una narrazione che tiene il lettore con il fiato sospeso. Al centro della storia troviamo ancora una volta Paedyn Gray, un’eroina che non è mai stata altro che un’Ordinaria, ma…
#amore pericoloso#azione e suspense#città di Dor#combattimenti e magia#criminale ricercata#deserto Rovente#duelli emozionali#esecutori#fantasy con protagoniste femminili forti#fantasy romantico#Ilya#Intrighi di corte#Lauren Roberts#libri di Lauren Roberts#libri di magia#libri su inseguimenti#libri sul potere#lotta tra dovere e amore#mondo immaginario#narrativa young adult#Paedyn Gray#principe Kai#Reckless Tradimento e Rivolta#regni immaginari#relazioni proibite#ribelli#ribellione#rivalità tra fratelli#romanzi d&039;azione#romanzi per ragazzi
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3 lug 2024 16:14
"I MIEI ERANO FILM SCORRETTI, NE PARLAVANO MALE PER INVIDIA" -NERI PARENTI RICEVE IL PREMIO ALLA CARRIERA DELL'ISCHIA FILM FESTIVAL: "OGGI QUEL TIPO DI CINEMA È SCOMPARSO. COLPA DEL POLITICALLY CORRECT. HO DOVUTO CANCELLARE LA PAROLA "CICCIONA" SOSTITUENDOLA CON "SOVRAPPESO". MA LEI SE LO IMMAGINA DE SICA CHE, IN UNA COMMEDIA, DICE "AHÒ, A SOVRAPPESO"? NON FUNZIONEREBBE” - LE 101 PAROLACCE IN “NATALE IN INDIA”, I PROVINI CHE SONO CAMBIATI DOPO IL #METOO E LA LITE CON ANNA MARIA BARBERA, “SCONSOLATA”: “INTERVENNE DE LAURENTIIS E…” - VIDEO -
Fulvia Caprara per “la Stampa” - Estratti
«Mi piace fare questo mestiere, posso dirmi soddisfatto. Anche se in un genere ritenuto di secondo livello, ho girato tanti film e, alla fine, i grandi incassi mi hanno fatto piacere».
Glorioso autore della saga delle vacanze italiane becere, Neri Parenti riceve oggi il premio alla carriera all'Ischia Film Festival diretto da Michelangelo Messina: «Quando ti danno un premio come questo sembra sempre che hai finito, che non farai più film, e invece sappiamo che in giro ci sono registi novantenni che continuano a girare. Sa che cosa è diverso? Prima, quando mi intervistavano, mi chiedevano del prossimo progetto, adesso nessuno fa più questa domanda».
I suoi film sulle vacanze hanno avuto l'amore del pubblico, ma anche le critiche feroci di chi non sopportava certi picchi trash. Si è mai sentito ingiustamente messo all'indice?
«No, forse qualcuno parlava male dei miei film solo per invidia, perché non sopportava il loro successo. E poi ci sono critici e critici, alcuni scrivevano di non amare il genere, constatando però il valore degli incassi, altri invocavano l'ostracismo, dicendo che quei film non andavano più fatti. E alla fine ci sono riusciti».
Ha vinto il "politically correct"?
«Certo, quel tipo di cinema è completamente scomparso. Erano film scorretti, linguaggio un po' pesante, donne usate come oggetti, argomenti pruriginosi. Tutto questo oggi è vietato, dai miei ultimi due film, Volevo un figlio maschio e In vacanza su Marte, ho dovuto levare tutto. Hanno fatto le pulci alle sceneggiature. Per esempio ho dovuto cancellare la parola "cicciona" sostituendola con "sovrappeso". Ma lei se lo immagina De Sica che, in una commedia, dice "ahò, a sovrappeso"? Non funzionerebbe».
Silvio Orlando ha parlato di un'epoca di cinema sessuomaniaco, oggi finita. Anche lei ha respirato quel clima?
«Come no! Nell'arco della carriera di situazioni sessuomaniache ne ho viste eccome. Dopo il MeToo e dopo il caso Brizzi tutto è cambiato».
Come?
«Per esempio sono diversi i provini. Da me le attrici sono sempre venute, abbiamo discusso, ci siamo salutati dandoci la mano. Adesso vengono sempre accompagnate e durante il colloquio bisogna lasciare la porta aperta. Ma io ho più di 70 anni, non ho mai fatto le scemo con le ragazze, nemmeno a 30 anni, perché mai dovrei iniziare adesso?».
Altre regole?
«Sul set ai registi viene dato una sorta di decalogo alla Torquemada, che regola i comportamenti, guai a non attenersi. Non si può più scherzare su niente. È chiaro che, invece, in un film comico, si dovrebbe poter ridere di tutto».
Nella galleria delle sue Vacanze a…, qual è il titolo che preferisce?
«Vacanze sul Nilo. Sono sempre stato un appassionato della storia dell'Egitto, mi piacevano i faraoni, la loro genialità, i loro usi e costumi religiosi, ho letto tanti libri sul tema.Il mio grande sogno è girare un film d'avventura alla Indiana Jones, quella volta, nel mio piccolo, ho potuto girare una storia così, con gli inseguimenti, il deserto, la magia, i predoni. Vacanze sul Nilo è anche il film della serie che ha incassato di più».
Una volta è successo che qualcuno si sia messo a contare le parolacce di un suo film e ci abbia scritto un articolo. Le dispiacque?
«No, perché ce le avevo messe io. Il film era Natale in India, ce n'erano 101. Aurelio De Laurentiis aveva assoldato Enzo Salvi, "er Cipolla", e il numero delle parolacce si era raddoppiato in un attimo».
Ha mai litigato con uno dei suoi interpreti?
«Sì, solo una volta, con un'attrice. Anna Maria Barbera, Sconsolata. Era piena di fisime e di complessi. Abbiamo dovuto bloccare il film».
E perché mai?
«In Christmas in love doveva essere innamorata alla follia di Ron Moss di Beautiful, a un certo punto lui perdeva la memoria, i due si ritrovavano da soli in una baita di montagna e lei gli faceva credere di essere Brooke, la sua passione di sempre. Ogni volta che giravamo la scena, lei si bloccava dicendo "si capisce che lui non mi ama, mi guarda come se fossi brutta". Le ripetevo che il gioco era proprio quello. Ma niente, dovette intervenire Aurelio, pur di non interrompere la lavorazione, fece un accordo».
Quale?
«Non avrei dovuto mai più rivolgerle la parola, da quel momento, quando dovevo dirle qualcosa, l'aiuto regista faceva da tramite».
Perché la coppia Boldi-De Sica faceva ridere così tanto?
«C'era un'alchimia ottima e avevano a disposizione sceneggiature molto comiche.
Uno era il Nord, l'altro il Sud. Il primo era un clown, il secondo, come dicevo io, una specie di Cary Grant in versione volgare. Uno brutto, l'altro bello, uno con la voce stridula, l'altro con il tono da doppiatore. E poi, pur facendo film in coppia, non si logoravano, ognuno aveva la sua parte di storia, non erano mai insieme per l'intera durata del racconto».
(...)
Durante queste trasferte, che cosa l'ha fatta ridere di più?
«Ricordo una volta ad Aspen. Eravamo in un famoso ristorante giapponese. I menù erano in inglese, Boldi mise il dito sul nome di un piatto. Arrivò una specie di cernia tutta rossa, guarnita con delle pinne. Immangiabile. Un'altra volta, non ricordo dove, arrivò a tavola una testa di capra con dentro un cervello, Massimo non riuscì a mangiarla e, devo dire, nemmeno io».
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Dragonero & Zagor Speciale 08 Il Viaggio Degli Eroi Enoch, Gregorini, Hamilton, Rubini Ed. Bonelli (Luglio 2021)
I due eroi Bonelli si incontrano nuovamente in modo da permettere a Patrick di ricambiare la visita precedente. Tra le pagine di questo albo lussuoso verrete abbagliati da colori sgargianti, da un graficamente spettacolare Gmor, da qualche seno scoperto e da uno Zagor tratteggiato finalmente in modo moderno e in linea con la qualità delle copertine di Piccinelli e, nella fattispecie, di Rubini. Vi confesso che nelle mie recensioni alla collana dello Spirito con la Scure troverete spesso qualche riferimento alla forbice che si è creata tra le copertine cinetiche e accurate del nostro e i disegni classicheggianti e simil-ferriani delle pagine interne. Appartengo alla categoria di lettori che amerebbe vedere uno Zagor più moderno, lasciando più liberi i disegnatori di esprimere la loro espressività e in questo speciale sono stato accontentato, soprattutto grazie alla presenza di un cast targato Dragonero, reso in modo graficamente coerente con il suo aspetto “regolare”, il che ha trascinato con sé anche il look del cugino di Darkwood. Dopotutto siamo a casa di Ian! Più o meno... perché non mancano le intromissioni multiversali della realtà, compresa la nostra dimensione ordinaria, cioè quella di noi lettori, in un complicato sfondamento di quarta parete, come si direbbe al cinema. Se lasciavamo fare ai cattivi sciamani dell'albo probabilmente fuori dalla finestra ci saremmo visti una mongolfiera solcare i cieli nazionali con a bordo Zagor e Dragonero! Il nostro Spirito con la Scure inizialmente pare un po' troppo soltanto un semplice e impacciato testimone degli eventi per poi diventare a sorpresa un latin-lover tutto sommato anche abbastanza ben disposto nei confronti di un esuberante gruppetto di donne-piranha. Sia Dragonero che Zagor mi sono sembrati generalmente abbastanza “ingessati”, prigionieri del loro status-symbol e più volte sembrano delegare l'espressività ai comprimari, Gmor e Cico, tanto diversi quanto simili, tra battute e pasticci. Cico a dir la verità a volte è più ottenebrato che demenzialmente spiritoso come è sua consuetudine. Mi sono sempre piaciute le situazioni che sfruttano il colore, approfittando quando se ne offre l'occasione, dai numeri centenari di Martin Mystere in poi, e in questo albo queste occasioni vanno sotto il nome di “porporina”, una trovata simpatica, forse un po' troppo fugace, ma soprattutto la colorazione degli sfondi che ha reso gradevole anche la vignetta più scarna. Guardate ad esempio le prime due di pagina 54 dove Alben e un Zagor in una rara versione “strabiliata” sono circondati dalle tinte ocra della stanza del mago (e da una mano a testa, che non guasta mai!?). Di vignette belle e di ampio respiro ce ne sono molte, come ci hanno abituato sceneggiatori e disegnatori di Dragonero, e la cosa non dispiace affatto agli occhi. In questo caso per di più arricchite dal colore! Che goduria! A volte nelle panoramiche più ampie non convince la stilizzazione dei protagonisti che mi ricordano un po' il gioco dei trasferelli di quando ero piccolo: figurine che venivano incollate a piacere su sfondi disegnati, ma che sembravano sempre e comunque separate dal contesto, chiaramente attaccate in un secondo momento, dando un profondo senso di irrealtà. Insomma, tanto valeva incollarli dove capitava, cioè sui quaderni e sui libri di scuola o sui muri e le finestre di casa. Questo ricordo è riaffiorato alla memoria quando ho visto il trasferello di Zagor sul meraviglioso sfondo di pagina 45 o lo sticker di Dragonero davanti al panorama di pagina 49. Le insistite lune salumieristicamente affettate che si stagliano nei cieli dell'Erondar fanno da cornice cosmica a viaggi aerei i più disparati. D'altronde quel bastone da rabdomante con l'aquila stampigliata sul petto che risponde al nome di Zagor ha l'unica capacità di percepire la sua scure in ogni dove (oltre che di infervorare la “bella” cavallerizza di draghi). Sì perchè tutta la trama gira intorno alla scure del bel moraccione, in versione martello di Thor precipitato su Midgard, inamovibile e inavvicinabile... tranne che per il suo
legittimo proprietario. E pensare che fino a un attimo prima il mjoln... ah no, la scure se ne stava bel bella nella bacheca di casa Aranill, ma da un luogo in capo al mondo, anzi addirittura “al di là” di esso, qualcuno ne ha percepito la presenza e se l'è accalappiato. Con fin troppa non chalance! Per chiudere il discorso sul colore, che dopo la reunion bonelliana è il terzo motivo per cui acquistare questo albo (il primo è che c'è Dragonero con ben disegnati comprimari; il secondo è che c'è Zagor: sì perché, come dicevamo, Cico non va considerato perché non fa la solita degna figuraccia), a tratti mi è sembrato un po' eccessivo e un filino urlato: al di là della casacca di Zagor che da sempre meraviglia come non abbia ancora svolto fino in fondo la sua funzione di faro segnaletico per tiratori scelti e cacciatori di taglie (ma sta lì il suo bello!), l'altro colpo cromatico lo infliggono i draghi volanti. Dopo una ricerchina su internet ho dedotto che siamo di fronte a una variazione dei causari australiani, gli uccelli più pericolosi al mondo, ma con un pizzico di pterodattilo, un po' di crinierina che non guasta mai e una zampa d'oca in fondo alla coda. Effettivamente anche i casuari sono parecchio sgargianti, anche se buttano più sul blu, ma nel nostro albo sono a tratti imprudentemente arancionati. Una parola sulla storia che per esigenze di copione deve per forza essere auto-conclusiva, lineare, soddisfacente per entrambi i fandom, nella categoria editoriale neanche troppo lunga come certi maxi o specialoni e quindi a rischio di debolezza strutturale. Qui in 130 pagine si viaggia allegramente da una dimensione all'altra tra draghi di tutti i colori e si è testimoni di 1) inseguimenti estenuanti tra pipistrelli e mongolfiere (e senza un Jumbo tra capo e collo che mai a nessuno venga in mente di buttar giù sto pallone a fucilate o artigliate!); 2) bonellianamente insolite nudità e disinibizioni femminili che trasformano i nostri beniamini in eroi-oggetto; 3) epico scontro finale; 4) Zagor che infila la mano nel campo energetico sbriciolante al suono di un epico “rah, la scure è mia e me la prendo io”. Insomma, il fumetto finisce e... beh, è finito! Ah, mi piacerebbe aver colto il cameo della foto nel maggiolone, ma purtroppo non è così quindi attendo lumi.
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Oggi voglio parlarvi di una delle mie serie urban fantasy preferite, la serie Mercy Thompson di Patricia Briggs, giunta al suo tredicesimo libro. I primi due volumi sono editi anche in italiano, gli altri purtroppo no.
Libri che la compongono:
1. La figlia della luna
Titolo originale: Moon Called
Editore: Fanucci
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Trama: Mercedes, è una camminatrice, il che significa che può trasformarsi in coyote, non grazie al virus della licantropia, ma grazie alla magia che le scorre nel sangue e che ha ereditato dal padre indiano. Padre che è morto prima della sua nascita. Perciò lei, per quanto ne sa, è l’unica rimasta con questi poteri. E’ stata cresciuta in un clan di licantropi fino a sedici anni e poi ha finito gli studi e ha cominciato a farsi strada da sola. Ora, è una meccanica, il cui ex capo è un fae, una creatura fatata, tra i suoi clienti c’è un vampiro, e il suo vicino di casa è Adam, l’alpha del clan di licantropi della città. Insomma, si può dire che ha una vita interessante, che si complica ulteriormente quando Adam viene ferito e lei sceglie di aiutarlo… 2. Unione di sangue
Titolo originale: Blood Bound
Editore: Fanucci
Link: https://amzn.to/3RWnMee
Trama: La vita di Mercy si è molto complicata da quando Samuel, il suo primo amore, e Adam, il suo vicino, hanno cominciato a corteggiarla. Entrambi sono licantropi e se non farà presto una scelta, finiranno per azzannarsi. A complicare ulteriormente le cose, Stefan, uno dei suoi clienti e un vampiro, le chiede un favore. Lei decide di aoutarlo, ma se ne pentirà, perchè scoprirà che i vampiri odiano i camminatori come lei……
Da qui in poi purtroppo la serie è inedita in italiano:
3. Iron Kissed
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Trama: Stavolta Mercy deve aiutare, Zee, il suo ex capo, accusato di omicidio. Per provare la sua innocenza dovrà entrare in contatto con il mondo fae, molto pericoloso e misterioso. Per fortuna può contare sull’aiuto di Adam e Samuel, tra cui deve scegliere un compagno…..
4. Bone crossed
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Trama: I vampiri sono a caccia di Mercy, che nonostante sia ancora provata per la violenza subita ha finalmente accettato di diventare la compagna dell’alpha del clan di licantropi della città, (nonchè suo vicino), Adam. Tra inseguimenti, rapimenti e dissanguamenti riuscirà a trovare tempo per l’amore?
5. Silver Borne
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Trama: Mercy deve un libro restituire ad un negozio di libri gestito da un umano collegato con il popolo fae. Ma il negozio è chiuso e l’uomo è scomparso. Mercy naturalmente inizia ad indagare e qualcuno tenta di ucciderla, nulla di nuovo, solo un altro giorno della sua vita incasinata. Ma ora deve anche gestire il suo rapporto con Adam e cercare di impedire a Samuel di tentare di nuovo il suicidio…..Seguiamo gli sviluppi del rapporto tra Adam e Mercy, lei non abita ancora con lui a causa di Samuel e di problemi con il branco di licantropi, ma i due sono così innamorati! Accediamo ad alcuni ricordi di come si sono conosciuti ed è tutto molto piacevole, almeno finchè il branco non cerca di dividerli, Adam finisce quasi arrosto, e Samuel tenta il suicidio. Mai un attimo di pace per Mercy. Ci si mette anche una pricipessa fae che vuole che Mercy le consegni un libro e per convincerla rapisce qualcuno a lei caro e qui Macy scoppia e passa all’azione. Fato vuole che il libro la conduca ad un essere fae che secoli prima aveva conosciutiìo ed amato Samuel…ed ecco servita su un piatto d’argento la soluzione al problema Samuel suicida. Bendate le ferite di Adam e sventato il piano per destituirlo da capobranco (risolto problema numero due), Marcy parte all’attadco contro la principessa. Un libro adrenalitico, e dolce al tempo stesso. Grande Adam, grande Mercy, ora voglio un bel matrimonio però!
6. River Marked
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Trama: Non so se l’autrice ha sentito il mio appello o no, ma il libro si apre proprio con il matrimonio tra Adam e Marcy. Finalmente. Un matrimonio piuttosto strano, ma non vi anticipo nulla, e i due partono per il viaggio di nozze. Ora quando prendi in prestito un camper da un essere fae che ti dice che vuole che tu vada in una loro riserva a controllare dele lontre mannare…..credo sia palese che ti aspettano molti guai…ma Adam lo fa lo stesso. E nel mezzo dell’avventura scopriamo molte cose sul padre di Mercy. Bel libro, come sempre, ma ha un pò il sapore di un riempitivo, nulla di nuovo o importante accade, le cose restano ferme, più o meno.
7. Frost burned
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Trama: il branco viene rapito da degli uomini misteriosi e sarà compito di Mercy cercare di salvarlo chiedendo aiuto anche a ciò che la spaventa di più: i vampiri
8. Night Broken
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Trama: L'ex moglie di Adam viene a rompere in casa di Amam e Mercy, e nonostante gli abbia rovinato la vita, non si sa perché, ma molti del suo branco preferiscono quella piccola manipolatrice a Mercy. Christy l'arpia di ex moglie, è umana ma ha una grande abilità nel manipolare persone e situazioni a suo favore, e visto che in questo caso è veramente vittima di un mostro e in bisogno di protezione, per lei non è difficile approfittarne per cercare di riappropriarsi del suo vecchio posto….persino Mercy è in difficoltà, ma poi grazie all'amore di Adam capisce che non ha nulla da temere da lei, solo dal mostro che la insegue che è seriamente spaventoso essendo un Dio del fuoco!
9.Fire Touched
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Trama: Le tensioni tra i fae e gli umani stanno arrivando al culmine. E quando il coyote mutaforma Mercy e il suo compagno lupo mannaro Alpha, Adam, vengono chiamati a fermare un troll infuriato, si ritrovano con qualcosa che potrebbe essere usato per far calmare i fae e prevenire una guerra vera e propria: un bambino umano rubato molto tempo fa dai fae, o meglio da Underhill, il luogo che i fae stessi temono e bramano al tempo stesso. Ma Underhill scoprirà Mercy non è solo un luogo è qualcosa di molto di più, di vivo e molto molto pericoloso.
10.Silence Fallen
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Trama: Attaccata e rapita nel suo territorio, Mercy si ritrova nelle grinfie del vampiro più potente del mondo, come ostaggio da usare contro suo marito Adam e Marsilia, la sovrana dei vampiri di Tri-Cities. Ma come sempre il nemico la sottovaluta e In forma di coyote, Mercy fugge, solo per ritrovarsi senza soldi, senza vestiti e sola nel cuore dell'Europa... Incapace di contattare Adam e il resto del branco, Mercy ha alleati da trovare e nemici da combattere, e ha bisogno di capire quale sia quale.
11. Storm cursed
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Trama: Nel libro numero dieci avevamo lasciato una Mercy scampata ad un rapimento, che pochi libri prima aveva a sua volta salvato il branco da un rapimento, e la ritroviamo che deve di nuovo salvare Adam da un rapimento, più o meno. Stavolta i cattivi sono delle streghe che comandano degli zombie e che intendono fa guerra ad Elizaveta, la strega di fiducia di Adam. O almeno così sembra...
12. Smoke bitten
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Trama: Mercy ha dovuto lottare contro molte creature nella sua vita: licantropi, vampiri, fey…. dei del fuoco…ma stavolta Underhill le ha giocato un brutto scherzo e la creatura che sta cercando di annientare il suo branco è più subdola e pericolosa di tutti i mostri che ha dovuto affrontare in precedenza.E no, non si tratta dell’ex moglie di suo marito, nonostante abbiano delle similitudini, ma di un pericoloso prigioniero dei Fey che è fuggito dal suo esilio.
13. Soul taken
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Trama: Un antico artefatto magico riemerge dal passato per colpa del vampiro più potente del mondo che non ha ancora capito che è meglio non mettersi contro Mercy e Adam e i loro alleati. L’rtefatto prende il controllo del misterioso vampiro Wulfe, ma lui non è un semplice vampiro e non può perciò essere un semplice schiavo della magia. Nei limiti della magia che lo imprigiona riesce a mandare delle visioni a Mercy e insieme potranno contrastare anche quest’ultima minaccia.
La mia opinione: Mercy mi era mancata e così Adam, perciò il voto che do questo libro è 4 stelle su 5, ed è probabilmente più alto del dovuto, perchè amo questi personaggi. In realtà l'indagine sul cattivo di turno è piuttosto casuale e guidata dal cattivo, per così dire, stesso. Poichè Wulfe che è preda di un oggetto magico si libera quasi da solo dal momento che guida Mercy sul come deve aiutarlo a liberarsi... E la prima parte del libro è piuttosto inutilemente prolissa, ma la seconda ha un buon ritmo e amo questi personaggi, tutti da Kyle a Warrren a Jesse a Zee, perciò gli dò un voto alto e basta
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ZEROCALCARE IS THE NEW BRITNEY SPEARS?
UNA ANALISI PEDISSEQUA
Se un artista è anticonformista in “tempi di pace” è lecito aspettarsi che in “tempi di guerra” sia altrettanto lucido e ponga legittimi quesiti morali e politici alle istituzioni?
PROLOGO
PANORAMICA
ZERO E IL COVID
GAME OVER
(Con l’aiuto di un correttore di bozzi romano)
PROLOGO
A rota. Dopo Conte, De Luca e Burioni, uno dei protagonisti covid 19 sui social e nei media è stato Zerocalcare. Lo hanno “condiviso” talmente tante ragazze che siamo andati a vedere di che si trattasse. Che combinerà mai questo sciupafemmine? Chi mai sarà?
Spirito ribelle ma sbarazzino, una spruzzata di superficialità e serie tv, ei non annoiatemi!, ei non giudicatemi!, una certa ossessione per il successo…si, pare un po’ Britney.
Per non dare giudizi affrettati ci siamo “accollati” la sua produzione pre covid 19.
(All’epoca, per la verità, qualcuno dei nostri aveva letto già “La profezia dell’armadillo” e “Dodici”…bollandoli come not sufficient e rivendendoli su ebay con tanto di autografo falso)
(All’oggi: mortacci vostra che fatica inutile che avemo popo che fatto!)
PANORAMICA
Non cambia il nostro giudizio leggendo i fumetti successivi.
“Dimentica il mio nome” (2014) è il tentativo di ricostruire la vita misteriosa della nonna dell’autore.
Una bambina francese di estrazione alto o medio borghese (nella vita reale una pittrice) viene spinta dalle vicessitudini dell’esistere e, dichiaratamente, dalla fantasia dell’autore… dapprima – forse – in orfanotrofio, poi – forse – a congiungersi a tal sir Crowley (ne emerge en passant che Zerocalcare è il nipote di Allister Crowley…), poi – forse – a lottare in qualità di antifascista, poi – forse – a ordire truffe internazionali, poi – forse – ad essere affiliata ad una qualche massoneria.
La trama è confusa, esile, poco interessante. La ricostruzione della vita di questa parente sembra più il pretesto per sviluppare una dozzina di digressioni e storielle (sullo stile del blog) che poco hanno a che vedere con la trama principale. Digressioni che hanno come protagonista l’autore e il suo quotidiano, il quartiere romano Rebibbia, l’orgoglio di vivere nei dipressi di un carcere (all’interno del quale, è il caso di notarlo, l’autore non ha mai risieduto), sensi di colpa per una presunta anaffettività, il G8 (è andato a fare la guerra, dice l’autore, a differenza dei giovani d’oggi che passano il tempo a fotografare gattini accocolati su bandiere della pace)
–— Serio, ma che c’entra il G8 in questa storia?—
e una manciata di splash page poetiche buttate lì a cazzo.
A nostro giudizio un’opera scarsa nell’ordito e nella trama, ma tanti complimenti alla casa editrice dell’autore che, con finto scandalo pubblicitario (come se l’arte fumettistica nel 2000 avesse ancora bisogno di affermare la sua nobiltà), è riuscita a inserire sta ciofeca tra i finalisti del vetusto Premio Strega.
Il seguente “Kobane calling” (2016) ci è sembrata l’opera migliore dell’autore.
Più compatta e lineare dei libri precedenti. C’è una storia da raccontare e viene raccontata, del resto si tratta di fare la “cronaca” di un viaggio in un territorio di guerra e il romanzo segue i fatti nel loro accadere in modo documentaristico. Nonostante il tema sia pregnante e la traccia rimanga ben chiara, di tanto in tanto le digressioni escono fuori tema e la confusione fa capolino.
—E’ il miglior fumetto di Zerocalcare, ma è impossibile non notare la strategia che sottende a questa operazione—
Zerocalcare stesso, con candore, all’inizio del libro si interroga sul perchè si stia gettando a capofitto in una avventura potenzialmente pericolosa per la sua incolumità… e a fine romanzo l’autore capirà che il motivo per cui è andato a Kobane è il cuore (…), perchè chi lotta per la libertà non può non andare a sostenere la resistenza di un popolo in guerra contro tutto e tutti.
Bello, ma c’è anche un’altra verità però (ed è anche abbastanza ovvia per i lettori di fumetti).
Il motivo che spinge Zerocalcare verso questa avventura è infatti, almeno in parte, lo stesso che anni prima aveva spinto l’autore a realizzare “Dodici”, un fumetto sugli zombies realizzato nel periodo di massimo successo di questo genere…che dominava il mercato con i fumetti e la serie tv “Walking Dead”.
Nel 2015 il reportage a fumetti nelle zone di guerra è la tendenza principale del fumetto mondiale: nel 2012 “Cronache di Gerusalemme” di Guy Deslise vince il premio Angouleme (l’Oscar dei fumetti in pratica), nel 2013 è il momento di “Come prima” di Alfred e nel 2014 vince il premio “L’arabo del futuro”di Sottouf (con una semplice ricerca online si possono notare le somiglianze di stile e temi di queste opere con quella di Zerocalcare). Il cuore, dunque, batte (anche) lì dove si possono riscuotere successo e vincere premi.
Può essere un caso? Magari Zerocalcare non conosceva questi fumetti precedenti e il clamore che avevano suscitato? Tutto può essere…ci rimangono comunque delle sciocche domande retoriche:
Se lotti per la libertà devi fartene vanto? Se lotti per la libertà ci devi fare un compendio artistico? Mutuando idee da altri? Non si sostituisce, così facendo, la lotta per la libertà con la rappresentazione autocelebrativa?
Esplodono, come trancianti nella notte stellata, citazioni da Max Pezzali e Carlo Verdone, Rebibbia e valutazioni tranchant del tipo se sudi, hai l’alitosi o sei grasso… in fondo in fondo sei un po’ un fascista. O uno Yankee. O un Turco. Bò, vale tutto.
“L’elenco telefonico degli accolli” (2015) è una raccolta di brevi storie pubblicate dall’autore sul suo blog.
In massima sintesi: cicciotteli adiposi, vi disprezzo; voi agiati dei quartieri bene, vi disprezzo (magari prova pure a chiedere l’estratto conto dei tuoi amici di cinema e tv…); bravo ragazzo straight edge con la maglia del Punitore (a ‘sto punto sorge il dubbio, forse non lo sa che il Punitore è il personaggio fascista per antonomasia della Marvel?); presa in giro degli emo (anche in questo caso, lo saprà da dove deriva originariamente il termine? forse ascolta veramente Venditti…).
La quasi totalità delle storielle ruota intorno alla noia che ingenerano gli “accolli” (persone banali e non interessanti che lo cercano disperatamente al telefono o sui social) e alla calma da sviluppare nei confronti degli “hater rosiconi” (chiunque si permetta di criticarlo; fa pensare alle polemiche dei, suoi colleghi di romanità ,The Pills di fronte alle recensioni negative ricevute dal loro film).
—-E a un certo punto ci sorge una domanda: se a Zerocalcare togli il romanaccio e le espressioni saccheggiate dalla romanità… e gli togli i personaggi televisivi (creati da altri) degli anni ’80 e ’90… ma che rimane?—
Si, Zerocalcare resta più strutturato de “Le migliori frasi di Osho”…ma siamo lì: filosofia spicciola, romanesco e personaggi famosi in comico fuori contesto.
E poi: accolli, hater, retorica, spunti già visti.
(P.s.: volete leggere buoni fumetti italiani? Ce ne sono…Gipi, Mercurio Loi, Spadaro, Toffolo…Giardina, Pratt, Magnus nel passato… E se cercate al di fuori dall’Italia l’elenco non finisce più).
ZEROCALCARE E IL COVID 19 – THE MASTER OF THE IGNAVIA
—“(sciocco) prenderai meno like e ti sembrerà di essere solo …ma…
Se uno non ha un cazzo da dire esiste il silenzio”—
Er Wittgenstein der Ponentino.
La prima avvisaglia che sarebbe giunto fieramente dall’Urbe un eroe del buonsenso è un disegnino su Facebook del 3 Marzo. Vale la pena sottolineare l’incongruenza e l’arroganza di aprire bocca per invitare gli altri a non farlo.
Alcuni meritano di parlare e altri no? E’ lecito tu faccia i tuoi interventi, così come Burioni pubblichi un libro sul virus in tempi record, e gli altri pippa? E’ illecito porsi delle domande? E’ sciocco? Chi perde il lavoro o chiude un’attività ha da star zitto? Ci assicuri tu che è tutto corretto nella gestione di questa crisi?
Lo spieghi tu per noi che chiudere una popolazione ai domicliari è incostituzionale? Non ci pare tu l’abbia fatto.
Ci informi tu che altre nazioni alle prese con lo stesso identico problema si sono comportate in modo più democratico, con toni non apocalittici è con minori danni economici per la gente che li abita? Non ci pare tu l’abbia fatto.
—- 1) Sopravvivi 2) Non diventare un delatore 3) Non diventare un cinico menefreghista 4) Non assuefarti, ok mò c’è l’emergenza però sta cosa del controllo POI toccherà tematizzarla —-
Su LaRepubblica (…) il dottor Zero ci spiega quattro regole da seguire in quarantena.
Il punto tre è corredato dal disegnino di un giovane tossico che chiede alla mamma i soldi per la paghetta. Traducendo: se dissenti e protesti contro le decisioni prese dal governo sei un coglione. Che quelle decisioni comportino o meno un dissesto economico o psicologico (sarebbe da stabilire il numero di suicidi da coronavirus, avresti da informarti su come sia stata gestita la situazione per le famiglie con portatori di handicap) poco importa.
Il punto quattro rilancia l’eroismo sfrontato del nostro.
In “tempi di pace” Zerocalcare fomenta contrapposizioni orizzontali e guerre tra poveri (dipingendo le forze armate come cane rabbioso che sbava; gente che merita di essere presa a estintori in faccia; invasati armati che picchiano studenti indifesi; trovate facilmente on line queste suggestioni zerocalcariane).
E in “tempi di guerra”? L’autore sorvola su due mesi ai domiciliari, 150 milioni di multe spiccate, grotteschi inseguimenti di runner in spiaggia, utilizzo di droni per controllare gli spostamenti della gente e tracciamento dei cellulari.
Ardito. POI? POI so’ boni tutti…a tematizzare.
REBIBBIA QUARANTINE
Alquanto stanchi e infastiditi guardiamo in streaming tutte le puntate della serie animata di Zerocalcare. A ci na fatica der genere prima e ultiva volta eh. Comunque, si fa strada l’idea che se Conte a un certo punto, con grande sdegno dei diretti interessati, definisce gli artisti “quelli che fanno tanto ridere anche a me” è perchè si riferisce a Zerocalcare.
EP01 : Inizia alla grande. Presa per il culo di un disabile che i parenti porterebbe al supermercato per ingenerare pietà e superare la fila (Evitiamo ogni commento…ma come fanno le ragazze a seguire questa specie di quindicenne complessato?). Pensiero drammatico dell’ episodio “Aò state a casa sennò morite”.
EP02 : Gli accoli mi telefonano, ei smettetela! Le vostre battute sono banali, smettetela! I vecchi non capiscono un cazzo!
EP03 : Passa una municipale. Punto. Crediamo voglia essere un momento di ribellione questo, ma magari è solo che passa una municipale. Momento coccole, si sveglia tutti i giorni alle 18 per seguire in tv gli aggiornamenti dei bollettini di covid (consultare le statistiche più razionalizzanti dell’ISS evidentemente è troppa fatica).
EP04 : In quarantena si rivalutano gli accolli; in quarantena si rivalutano “quelli brutti”, eh no cazzo! Su questo ti diamo ragione Ze, i brutti/e devono schiattà.
EP05 : Umanitarismo, i peruviani sono persone migliori dei vecchi (che non capiscono un cazzo pure nell’episodio 5).
EP06 : Nessuno di noi ha segnato nulla, forse siamo svenuti collettivamente. Comunque, in quanto discendente di Crowley te potevi inventà qualcosa di speciale sul 6 daje.
EP07 : Il mondo si duddive in cinici che fanno meme e vecchi che non capiscono un cazzo sui social.
EP08 : Bomba, dopo 60 giorni di quarantena Zerocalcare critica il governo (per l’utilizzo della parola “congiunti”)(pure banale come ironia eh). La frase è lapidaria…anche se noi non ne abbiamo ben capito il senso… “Meglio un calcio in bocca che du spicci de responsabilità”.
Responsabilità?
GAME OVER
Famo copia e incolla e sticazzi va.
Se un artista è anticonformista in “tempi di pace” è lecito aspettarsi che in “tempi di guerra” sia altrettanto lucido e ponga legittimi quesiti morali e politici alle istituzioni?
Per noi è grave. Si trasmette l’idea che il conflitto sia una farsa (per carità non sei mica il solo a inquinare). Della dissidenza si crea uno spettacolino alla moda da imitare, beninteso solo quando ciò conviene e quando può portare du spicci de successo.
Sei un pagliaccio? Fa il pagliaccio.
Sembra un’offesa? Non lo è.
Pagliaccio è l’unico grado di nobiltà che sia data a chi nobile non è per nascita.
https://ilsorrisodeltoro.wordpress.com/2020/06/14/zerocalcare-is-the-new-britney-spears/
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È morto Luis Sepúlveda, lo scrittore cileno aveva contratto il coronavirus
Luis Sepúlveda era ricoverato da fine febbraio a Oviedo. Aveva 70 anni
OVIEDO – Addio a Luis Sepúlveda: la sua incredibile voce, sospesa tra l’America latina a cui apparteneva e l’Europa dove si era rifugiato, si è spenta in un ospedale di Oviedo. Covid-19 ha ucciso anche lui, l’ultimo dei combattenti. Aveva 70 anni. Esule politico, guerrigliero, ecologista, viaggiatore dal passo ostinato e contrario, esordì con un racconto bollato come pornografia dal preside del suo liceo, a Santiago del Cile. “Era il ’63. Ci innamorammo tutti della nuova professoressa di storia. La signora Camacho, una pioniera della minigonna”. Un compagno di classe gli chiese di scrivere una storia su di lei. Quindici-diciotto pagine. Finirono nelle mani del preside: “Questa è pornografia”, gli disse. Provò a replicare: “Letteratura erotica”. “Pornografia – tagliò corto – ma scritta molto bene”. Raccontava così Sepúlveda, pescando dal cilindro l’ennesimo saporito aneddoto quando di lui i lettori pensavano di conoscere già tutto: i lineamenti forti da guerriero stanco, gli occhi scuri che si accendevano di passioni, l’odore delle tante sigarette fumate. E lo faceva con quel talento da affabulatore che lo rendeva prima ancora che un abile scrittore, un inguaribile cantastorie. Scriveva favole Sepúlveda – e non ci riferiamo solo alla deliziosa Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare – ma ai tanti romanzi al cui centro c’era l’eterna lotta tra il bene e il male. Non amava la cronaca puntigliosa, credeva che la letteratura fosse finzione e intrecciava i fili della narrativa per dare vita a personaggi picareschi e trame avventurose inzuppate di passioni e ideali. I suoi ovviamente, quelli per cui aveva lottato, viaggiato e infine scritto. Con il suo esordio – Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, dedicato a Chico Mendes – regalò ai lettori un primo pezzo della sua intensa vita: sette mesi trascorsi nella foresta amazzonica con gli indios Shuar. Nel 1977, espulso dal Cile dopo due anni e mezzo di carcere, si era unito a una missione dell’Unesco per studiare l’impatto della civiltà sulle popolazioni native. Nacque così una storia sospesa tra due mondi, quello degli indios diffidenti nei confronti dei bianchi (cacciatori di frodo, cercatori d’oro, avanguardie dell’industria più feroce) e quei bianchi che al protagonista avevano insegnato a leggere dandogli così un rifugio per la perdita della giovane moglie.
Con il secondo romanzo, Il mondo alla fine del mondo, descrisse invece ciò che gli era sembrato inevitabile dal ponte di una nave di Greenpeace, organizzazione a cui si era unito negli anni Ottanta: navi-fabbrica che trascinano a bordo balene esangui e si trasformano in mattatoi, inseguimenti tra le nebbie dell’Antartide, militanti ecologisti contro pescatori giapponesi. Vita, attivismo e letteratura nelle stesse pagine. Alla militanza politica ci pensò La frontiera scomparsa: i racconti che compongono il libro seguono le tappe di un cileno che dalle prigioni di Pinochet ritrova la libertà attraversando l’Argentina, la Bolivia, il Perù, l’Ecuador, la Colombia, in treno o su veicoli di fortuna fino a Panama dove si imbarcherà per la Spagna. A chi gli chiedeva perché mai ci avesse messo tanto a trasformare quell’esperienza in letteratura lui rispondeva con un sorriso tagliente che per l’appunto, era letteratura quella che voleva fare, non psicoletteratura. Detestava il pathos, aveva bisogno di mettere tra lui e il Cile la giusta distanza. Dal dramma si risollevava con la lingua: semplice, netta, sintetica. Tutto il contrario di Marquez: molto realismo, nessuna magia. O forse la magia della realtà. Per dirla con Hemingway, parole da venti centesimi e nessuna costruzione barocca. Era già abbastanza fantasiosa la vita con i suoi fasti e le improvvise cadute.
Seguì il filo della sua biografia anche ne La lampada di Aladino: tra mercanti levantini e angeli vendicatori, due giovani condividono le lotte del movimento studentesco e si ritrovano dopo gli anni della dittatura cilena e l’espatrio. In altre parole: la sua storia d’amore con la poetessa Carmen Yáñez. La loro relazione affiorò anche nel noir Un nome da torero. Il protagonista, che si chiama Juan Belmonte come il celebre torero che si suicidò con un colpo di pistola, è un ex guerrigliero cileno di quarantaquattro anni, che accetta di dare la caccia a un tesoro nazista nella terra del fuoco solo per amore di Veronica, una donna torturata dai militari e ritrovata viva, ma in condizioni psicologiche disastrate, in una discarica di rifiuti a Santiago. Nella realtà le cose non andarono proprio in quel modo, ma per Sepulveda non poteva essere altrimenti: trasformava le sue esperienze in materia letteraria, regalava pezzetti di vita ai suoi personaggi, ma le biografie no, quelle le lasciava ad altri. Giocava coi generi: le favole per i sentimenti universali (oltre alla storia della Gabbianella, quella del gatto e del topo che diventò suo amico, della lumaca che scoprì la lentezza e del cane che insegnò a un bambino la fedeltà); la novela negra per denunciare l’arroganza dei potenti, la solitudine degli sconfitti o, come in Diario di un killer sentimentale, l’orgoglio di un uomo tradito; i racconti per mettere a nudo dopo un lento processo di maturazione le sue idee e passioni. Si legga ad esempio Incontro d’amore in un paese in guerra. A unificare le diverse forme letterarie la calviniana leggerezza della lingua. Leggere Sepúlveda non richiede sforzi, le pagine scivolano sotto gli occhi ma le passioni di cui parla, i fantasmi che evoca, i grandi amori, gli ideali irrinunciabili lasciano tracce indelebili nella memoria dei lettori. Non può essere diversamente e Sepúlveda lo sapeva. Lo aveva anche raccontato nel poliziesco L’ombra di quel che eravamo, una storia di amicizia e speranza tra assalti alle banche, vecchi giradischi, un rocambolesco omicidio e un’ultima spregiudicata azione rivoluzionaria. In una notte piovosa a Santiago, quattro uomini che si erano persi di vista per più di trent’anni si ritrovano per un’ultima avventura. L’idea gli venne durante una grigliata a casa di un amico, dirigente del Fronte Patriottico Manuel Rodriguez, il movimento armato che non diede un giorno di tregua a Pinochet. Dopo cena iniziarono i racconti, storie di lotta e di resistenza. In quel momento lo scrittore si accorse che lui e il suo vecchio amico proiettavano ancora l’ombra di ciò che erano stati. L’ombra per esistere ha bisogno di luce. Quella di Sepúlveda non si è spenta e mai lo farà: nei suoi libri, nella nostra memoria, per sempre.
Fonte: repubblica.it
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Fondamenta degli incurabili di Iosif Brodskij
Un odore è, dopo tutto, una violazione dell'equilibrio su cui si regge l'ossigeno, un'invasione di quell'equilibrio da parte di altre sostanze - metano? carbone? zolfo? azoto? Secondo l'intensità di questa invasione, percepiamo un aroma, un odore, un fetore. È una questione di molecole, e la felicità, suppongo, scatta nel momento in cui captiamo allo stato liberi gli elementi che compongono il nostro essere.
"Fondamenta degli incurabili" è un volumetto che ho scovato alla Feltrinelli della stazione di Milano Centrale un paio di settimane fa, che mi ha chiamato per la sua trama elegante, il suo accenno a Venezia e un incipit che letto frettolosamente ad un dieci minuti dalla salita sul treno mi ha colpito immediatamente, conquistandomi subito con le sue atmosfere quasi fiabesche, in cui mi sono riconosciuta subito. Non solo una delle città più incantevoli d’Italia, ma un concentrato di suggestioni e prospettive, che conducono per mano a Venezia, alla riscoperta di un mondo perduto.
Parlare di Venezia significa parlare di tutto – e in particolare della letteratura, del tempo, della forma, dell’occhio che la guarda. Così è per Brodskij in senso pienamente letterale. Questa divagazione su una città si spinge nelle profondità della memoria del pianeta, sino alla nascita della vita dalle acque, da una parte, e, dall’altra, nei meandri della memoria dello scrittore, intrecciando alla riflessione le apparizioni nel ricordo di certi momenti, di certi fatti che per lui avvennero a Venezia. C’è qui, come sempre in Brodskij, l’immediatezza della percezione e il gioco fulmineo che la traspone su un piano metafisico. E, per il lettore, quella percezione, quel contrappunto di immagini e pensieri intriderà d’ora in poi il nome stesso di Venezia. Fondamenta degli Incurabili, presentato a Venezia nel 1989 per il Consorzio Venezia Nuova in edizione fuori commercio, è stato arricchito dall’autore per questa edizione.
In questo volume edito da Adelphi, Iosif Brodskij racconta dei suoi innumerevoli viaggi a Venezia con il tono malinconico di chi ci ha lasciato il cuore, ci torna ogni inverno, e vorrebbe non lasciarla più. È uno di quei libri che sembra non raccontare niente, invece nasconde il cuore di una scoperta, coniuga in maniera superba resoconto e impressioni, che si materializzano in sensazioni così vivide che si ripercuotono sul lettore. Amo Venezia, è una di quelle città che hanno il peso degli anni trascorsi, ma allo stesso tempo restano vitali e indomite. Sarà per il flusso costante dei viaggiatori che arrivano senza sosta, sarà per quei modi da vecchia signora, che si congiungono tra Rialto e San Marco, sarà per le sue calli e i suoi canali, ma resta un sogno incontrastato. Brodsky intreccia un insieme di riflessioni più o meno congrue che attraversano gli spazi inconcepibili di una città come quella veneta, strana e irreale. Più proseguivo nella lettura più mi sembrava di rivedermi a passeggiare per la città, con l’animo sollevato di chi esplora senza fermarsi, che sorseggia uno spritz affacciato sul Canal Grande, con la cantilena veneziana a far da sottofondo cacofonico e multietnico. Una città che non si ferma, che risuona nelle pigre domeniche mattine invernali con le campane che suonano a festa, che si rispecchia San Marco tra piccioni e gabbiani (malefici). Una città che rivive nei sogni che si fermano sulle porte alle porte della laguna, che si trasformano in tabarri neri, maschere e inseguimenti. E mi sono ritrovata così tanto rappresentata che ho capito che non sono solo i sentimenti che ricerchiamo in un libro, ma quei ricordi evocativi che basta una sola parola per scatenarli, come un colpo di bacchetta che arriva, incerta, a mandare in avanti il caleidoscopio. Anche quando sembra impossibile.
Il particolare da non dimenticare? Le alghe ghiacciate…
Un libro che è un piccolo concentrato di vita ed emozioni, che fa immergere il lettore in una Venezia insolita, ghiacciata, incomparabile, una Venezia invernale che scatena un flusso di ricordi e stimoli, per riflettere e innamorarsi di una città speciale e unica.
Buona lettura guys!
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Liala e Barbara Cartland
Sono mesi che pensavo a come strutturare dei post di approfondimento su due autrici capostipiti del genere romance, Liala e Barbara Cartland e alla fine ho deciso di fare un post unico per entrambe, in modo da poterle anche confrontare.
Entrambe sono donne la cui vita è stata riflesso, o si è riflessa nelle loro opere letterarie e per cui l’amore è stato al centro delle loro esistenze.
Barbara Cartland autrice inglese e capostipite di tutto il genere romance in lingua inglese (quindi anche dell’americano) viveva quasi una fantasia in rosa nella sua vita di tutti i giorni, e questo è un buon modo per descrivere i suoi romanzi: delle fantasie perfette, delle favole con lieto fine.
Brevi, poco realistici, molto scorrevoli e soprattutto delle vere e proprie fiabe, dove di solito la protagonista femminile è socialmente inferiore al protagonista maschile, o ha altri problemi di parenti orribili o altro, e quando incontra l’amore, non solo il suo lui l’innalzerà socialmente, ma anche gli latri problemi si risolveranno e lei in cambio renderò lui un uomo moralmente migliore. Questa più o meno la trama base, ma poi ci sono molte varianti più o meno vivaci. Di solito i protagonisti sono aristocratici (almeno uno dei due), qualche volta ci sono anche personaggi secondari simpatici, animali o comprimari che vivacizzano il tutto, il misundertstanding, l’equivoco è spesso usato, così come il mistero, per creare un poco di azione nella trama, ma tutto si risolve in modo perfetto con il classico lieto fine da favola.
Non cercate realismo in Barbara Cartland, cercate il sogno che sia avvera, un mondo edulcorato, Cenerentola. Certo ci sono trame dove ha dovuto dare un’approfondimento in più ai personaggi, ma mai niente di troppo realistico. Lei vuol far vivere un sogno ai suoi lettori. E anche per questo io trovo sia un’autrice adatta a tutti e a tutte le età. Molto semplice e godibile. Non per niente ancora oggi molte scrittrici di romance si ispirano alla favole per i loro romanzi, addirittura costruiscono serie su questo.
Ha scritto 700 romanzi nella sua carriera, e dai suoi libri sono stati tratti anche film e serie tv. Era ed è ancora un mito che bisognerebbe conoscere se si ama il genere romance.
Io, per quanto mi riguarda ho letto i suoi libri grazie a mia madre e mia zia che ne avevano una collezione e anche se ero molto giovane me li sono goduti senza problemi proprio perchè erano come delle favole.
I miei libri preferiti della sua produzione sono quelli con protagonisti dei reali: principi, re o principesse, perchè già che si tratta di leggere delle favole, facciamo sul serio e facciamo tutto in stile Principessa Sissi, per intenderci.
Ma tra le mie amiche sembra che siano imprescindibili "Pantera Nera" e "Passione sotto la Cenere", che hanno trame un poco più complicate ed avvincenti.
Il valzer dell’amore
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Trama: Vienna, 1814 - Il principe austriaco Metternich è preoccupato per i risvolti che il congresso di Vienna potrebbe avere, soprattutto per le mire espansionistiche dello zar Alessandro. Per questo ha bisogno di una spia che si avvicini a lui e carpisca le informazioni che gli servono. La bella e innocente Miss Wanda fa al caso suo. Lei ha bisogno di denaro e giocare il ruolo della spia le può tornare utile. Peccato che anche lo zar abbia pensato di muovere le stesse pedine per paura di un complotto e chiede a un suo lontano parente che gli somiglia, Richard Melton, di sostituirlo. La finzione sembra funzionare da entrambe le parti finché un sentimento vero e inaspettato sorprende i due sotto copertura, che dovranno fare i conti con nemici pericolosi e onestà patriottica.
Pantera nera
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Trama: Sin dalla prima volta che Lady Gwendolyn Scherbrooke incontrò Sir Philip Chadley, l’affascinante ed intelligente membro del Parlamento inglese, rimase alquanto perplessa. C’era in lui qualcosa di stranamente familiare, eppure lei era certa di non averlo mai visto prima. C’era forse qualche misterioso legame tra la nascita di Gwendolyn e la morte dell’unico grande amore di Sir Philip, eventi accaduti a pochi minuti di distanza in due palazzi adiacenti? La risposta in quest’avvincente romanzo che affronta l’antico problema della possibile reincarnazione.
La ballerina e il Principe
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Trama: 1867 Vi è un mistero sulla nascita e le origini dell'affascinante Lokita, costretta dopo la morte del padre a guadagnarsi la vita come ballerina in teatro. Un mistero che il principe Ivan Volkonski, innamoratosi della fanciulla, giura di scoprire a tutti i costi. Un mistero che, dopo inseguimenti e viaggi tra Parigi e Londra, verrà svelato e donerà a Lokita ed Ivan la felicità.
Nelle mie ricerche ho trovato solo 4 dei film tratti dai suoi libri disponibili anche in italiano, potete vederli anche su you tube:
- Passione sotto la cenere con una giovanissima Helena Bonham Carter
Link: https://www.youtube.com/watch?v=Hlr0R8IoU58
- La bella e il bandito con Hugh Grant
Link: https://www.youtube.com/watch?v=SYVzgfajeFc
- Duello d’amore
https://youtu.be/quTexPGszUs
e Un fantasma a Montecarlo.
https://www.youtube.com/watch?v=B-to1Q7fSW8
Furono trasmessi dalla RAI molti hanno fa e credo ne circolassero anche delle videocassttte, non credo che in italiano siano mai stati riversati su DVD
Amalia Liana Negretti Odescalchi, scrittrice sotto il nome di Liala, si pone in modo molto diverso dalla Cartland. Anch’essa riflette la sua vita nei suoi romanzi, ma in modo molto più realistico (tra virgolette, poichè parliamo di genere rosa e perciò pur sempre di realtà edulcorata), infatti è facile riconoscere nei protagonisti dei suoi romanzi del periodo che va dal 1931 al 1948 (la sua prima fase per così dire) sia lei che il suo grande amore il marchese Vittorio Centurione Scotto, un ufficiale della Regia Aeronautica, che fu il grande amore della sua vita. E anche l’ambientazione dei suoi libri al contrario di quella standard storica e mai troppo messa a fuoco della Cartland, è un’Italia precisa a cavallo delle due Guerre, e i suoi personaggi sono quasi sempre rappresentanti della piccola nobiltà/alta borghesia italiana dell’epoca. Non possiamo cercare verismo nei suoi romanzi, o vedere rappresentata l’intera popolazione, ma una sua piccola fetta, seppur edulcorata sì. Ed è uno specchio di una classe sociale e di un’epoca che esaltava la guerra, le sue figure eroiche e vedeva nella carriera militare la possibilità di elevarsi socialmente per l’uomo stavolta. Inaftti nei romanzi di Liala è spesso l’uomo che deve elevarsi socialmente non la donna. Nei suoi libri si trovano tracce di patriottismo e molta moralità borghese, ma alla fine sono romanzi d’amore dove il sentimento è sempre al centro.
Se personalmente trovo la Cartland e i suoi libri (a parte quelli di gusto più gotico) allegri, ho sempre riscontrato in Liala invece come una specie di malinconia. Ma questo è totalmente soggettivo. Ed è innegabile che i personaggi di Lila spesso siano più approfonditi psicologicamente di qyelli della Cartland.
Se nel primo periodo di scrittura di Liala (1931-1948), l'ambiente dell'Aeronautica Militare costituisce spesso lo sfondo dei suoi romanzi e delle sue novelle, a partire dagli anni cinquanta, l'opera della scrittrice si rivolge al mondo della pura fantasia narrativa e non fa più riferimento a luoghi, fatti o personaggi di realtà, salvo qualche caso sporadico. Ma resta comunque lgata la mondo della borghesia e ad un certo ambiente sociale italiano. Sono pochi i romanzi, tra cui ad esempio il Pianoro delle ginestre, in cui parla di ambienti più provinciali e meno altolocati. Mentre sono comuni a quasi tutta la sua produzione i temi del ritorno, dell’attesa, della speranza nel domani.
Personalmente se considero la Cartland una lettura adatta a tutti, non posso dire lo stesso di Liala, che penso possa essere apprezzata solo da lettori con un certo gusto e con la capacità di apprezzare quella data epoca storica di ambientazione.
Non ho dei libri prefriti che la riguardano, ho letto qualcosa di suo, ma non è nelle mie corde, perciò ho chiesto alle mie amiche che sugeriscono tra le sue opere di leggere:
Signorsì
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Trama: Questa è la storia di un ufficiale pilota, Furio, la cui vita si divide tra impegno aviatorio e amori facili fino a quando l'incontro con Renata cambia la sua esistenza. Grande amico di Furio è Mino, legato ad una donna sposata da cui ha avuto una figlia. L'amore appassionato tra Furio e Renata fa affiorare un'antica ossessione della donna: il timore di somigliare alla madre reputata una poco di buono. Un incidente scatenerà la tragedia. Renata perde il bambino che stava aspettando da Furio assistendo ad una esercitazione di volo. Un aereo disperso la fa temere per la vita dell'amico di Furio, Mino. Trovata conferma della sua strada di perdizione, a Renata non resta che percorrerla.
Tempesta sul lago
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Trama: Durante l'ultima guerra sbocciano, accanto a una nonna aristocratice e dura, le giovinezze di Ubalda e Cipriana Làrici Drei. Una, energica e coraggiosa, corre verso il suo destino incurante dell'obbligo di ubbidienza cui la dovrebbe tenere avvinta il suo nome gentilizio; l'altra, pur dolce e remissiva, torverà la forza, attraverso lotte non lievi, di vivere accanto all'uomo che per primo le aveva offerto l'amore in tutta la sua smagliante bellezza.
Il vento inclina le fiammelle
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Trama: Tre fratelli, Michele, Roberto e Loni Sarteana, vivono la loro irripetibile stagione degli amori che possono rivelarsi fonte di gioia infinita o di infelicità. Amori che, come sostiene l'autrice, se avranno diritto a essere considerati come tali riusciranno a sopravvivere, ma che in caso contrario saranno inesorabilmente spenti dal soffio implacabile della vita.
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Enola Holmes
Non so quanti di voi abbiano visto il film Enola Holmes disponibile su Netflix. Sarò l'unica forse, ma il film non mi ha entusiasmato. Mi sono piaciuti tutti gli attori (a me Cavill/Sherlock non è dispiaciuto per niente), soprattutto la protagonista che essendo di suo simpatica è quasi riuscita a rendere simpatico il personaggio di Enola che di suo non lo sarebbe affatto, ma la trama non mi ha convinto. L'ho trovata troppo semplice da un lato, e un poco bucata dall'altro. Bucata nel senso che in due o tre punti i personaggi per portarla avanti fanno cose che non sono frutto di ragionamenti o conseguenze di altri fatti, le fanno così a caso sembra, così la trama può proseguire.... Tipo, la madre di Enola scompare....eppure ha cresciuto una figlia emancipata che conosce benissimo...perchè non allontanarsi con una bugia qualsiasi? Perchè lasciare casa così all'improvviso sapendo che la figlia l'avrebbe cercata incasinandosi la vita? E Enola per capire chi vuole uccidere il marchese non ha grandi teorie. Arriva a capire che è un famigliare e sospetta di uno in particolare, ma la sua soluzione per stanarlo è: marchese torniamo a casa tua da soli e indifesi di notte così lui tenta di ucciderti e siamo certi che è lui... scelta molto cerebrale.... Insomma io da una holmes mi aspettavo deduzioni, teorie azzardate, ipotesi, ragionamenti.....inseguimenti fatti meglio.. ma forse sono troppo esigente e devo ricordare che il film è tratto da una serie di libri per ragazzi.
Infatti per chi non lo sapesse per l'esattezza il film di Netflix è tratto dal primo libro della fortunata serie dell'autrice NANCY SPRINGER intitolato ENOLA HOLMES. iL CASO DEL MARCHESE SCOMPARSO. Disponibile da poco anche in italiano e scritto per un pubblico molto giovane, dai 12 anni in sù.
Quindi io sono fuori target.
La serie è composta da 6 libri (ed è già stata completata dall’autrice il sesto libro è il finale di tutta la serie) di cui come vi dicevo, solo il primo è disponibile in italiano.
Ma voglio tradurvi gli altri 5 titoli in modo da darvi un’idea delle trame:
2. IL CASO DELLA LADY MANCINA 3. IL CASO DEI BIZZARRI BOUQUETS 4. IL CASO DEL PECULIARE VENTAGLIO ROSA 5. IL CASO DELLA CRIPTICA CRINOLINA 6. iL CASO DELL’ADDIO ZINGARO
Con il sesto libro, il gran finale si risolve anche il mistero della madre di Enola.
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Beth Ciotta
Rivedere tutta la mia wish list di Amazon mi sta facendo riscoprire tanti autori che per mancanza di tempo, mi ero segnata, ma poi non avevo letto, o anche autori che avevo letto, ma poi dimenticato. Questo ultimo caso mi è accaduto con l'autrice Beth Ciotta, che ho visto in wish list, e di cui ho appena letto un vecchio chick lit che mi ero segnata anni fa.
Il libro mi è piaciuto talmente, che mi son detta che era impossibile non avessi letto latro di questa autrice e infatti avevo letto una sua serie Steampunk, che all'epoca mi era piaciuta molto, ma che ahimè avevo completamente scordato!
La serie, inedita in italiano, si intitola The Glorious Victorious Darcys series , ed è composta da soli due libri più un racconto breve:
1. Her sky cowboy
1,5. His broken angel
2. His clockwork canary
Il primo libro della serie mi era piaciuto tantissimo, e ne avevo fatto anche una accurata recensione:
Titolo: Her sky cowboy
Autore: Beth Ciotta
Inedito in italiano
Genere steampunck
Serie: primo libro della serie The glorious victorious Darcys
Trama: Prima di tutto una premessa riguardo l'universo in cui il libro è ambientato è d'obbligo, poiché questo mondo steampunck è il risultato di un'idea veramente valida dell'autrice.
Durante il regno della giovane regina Vittoria e del suo consorte, la scienza aveva fatto grandi passi avanti. Forse anche troppo grandi. Durante un'esibizione internazionale tenutasi a Londra un inventore di nome Briscoe Darcy aveva presentato la sua nuovissima invenzione: una macchina del tempo. Preso per visionario, l'uomo era però scomparso nel nulla grazie alla sua misteriosa macchina, annunciando che avrebbe viaggiato nel futuro di 100 anni. Lui non era più tornato, ma dal futuro erano arrivati i Mod (moderni), hyppie del ventesimo secolo a bordo di una macchina del tempo a forma di autobus colorato. Il loro arrivo aveva per sempre alterato il passato portando alcune invenzioni e idee destabilizzanti, tra cui il credo che se le cose non fossero cambiate presto il mondo sarebbe finito per colpa di mostruose invenzioni dai nomi misteriosi di bombe atomiche, guerra fredda e inquinamento. Fate l'amore e non la guerra, era il loro credo e utopia il loro sogno, ma i Vic (vittoriani) davanti a loro si erano divisi. Chi aveva deciso di seguirli, chi di cacciarli e ucciderli…Una terribile guerra era scoppiata. I Mod presto si erano dovuti nascondere e sparire tra gli abitanti del passato, ma ormai il mondo era per sempre cambiato. Erano nati i Freaks, bambini nati dalle unioni tra Mod e Vic, dotati di poteri soprannaturali e riconoscibili a causa degli occhi multicolore, anche loro costretti quasi sempre a nascondere la loro vera natura, e la paura del futuro aveva causato un brusco freno alla tecnologia. Il vapore era tornato di moda, ma al tempo stesso alcune invenzioni dei Mod erano reperibili facilmente sul mercato nero. La regina Vittoria dopo la morte del suo amato marito aveva messo un un brusco veto all'uso delle modernità come la luce elettrica e il telefono, ma molti dei suoi sudditi sognavano ancora un mondo industrializzato e una macchina in grado di viaggiare nel tempo.
La macchina del tempo dei Mod era stata distrutta, ma un Mod che forse aveva le conoscenze tecniche per ricostruirla, si diceva esistesse ancora….
Che ne era stato di Briscoe Darcy e della sua macchina?
Queste le premesse del libro. Ma veniamo ora alla protagonista: Amelia Darcy. Una giovane figlia di un cugino di Briscoe Darcy e anche lui inventore visionario. Le sue invenzioni sono spettacolari , ma spesso difettose. Amelia adora il padre e come lui crede fermamente nella tecnologia e adora soprattutto le macchine volanti. Il suo eroe è il cowboy dei cieli un avventuriero americano che a bordo della sua aereonave vive mille avventure raccontare dai quotidiani scandalistici. Sogna un giorno di poter comandare una nave come la sua. Testarda e orgogliosa non pensa a sposarsi o a sistemarsi, ma solo a migliorare le invenzioni del padre e a volare a massima velocità sulla bici alata che le ha regalato insieme al suo falco meccanico (un falco vero, che aveva trovato gravemente ferito e che il padre aveva salvato donandogli parti meccaniche), ma quando suo padre muore in un incidente il suo mondo crolla. A causa di un investimento sbagliato la sua famiglia è destituita e anche se i suoi fratelli maggiori Jules e Simon tentano di rassicurarla lei sa che la situazione è grave. L'unica speranza risiede nell'accettare l'invito anonimo che è giunto a tutti e tre i fratelli e partecipare alla gara indetta dalla regina: un ricco premio in denaro verrà dato a chi presenterà l'invenzione storicamente più straordinaria al suo cospetto.
Chi meglio dei Darcy, imparentati col famoso Briscoe può conoscere l'ubicazione di preziosi reperti scientifici?
I due fratelli gemelli partono ognuno alla ricerca di un misterioso artefatto, dicendo ad Amelisa che lei deve restare a casa poiché sarebbe troppo pericoloso per lei partecipare alla gara. Ma Amelia naturalmente non li ascolta. Lei più di tutti è vissuta a fianco del padre e solo a lei lui ha rivelato l'ubicazione di un laboratorio segreto di Leonardo da Vinci che lo stesso Briscoe Darcy aveva scoperto.
Decisa a salvare la sua famiglia Amelia parte all'avventura a bordo della sua bici volante, poiché i suoi fratelli hanno fatto uso dei mezzi più potenti, ma raggiungere l'Italia dall'Inghilterra su quel trabiccolo si rivela molto più difficile del previsto. Salita ad alta quota per sfruttare venti più forti Amelia finisce con lo scontrarsi proprio con la Maverick, la nave volante del suo eroe Tuck, il cowboy dei cieli!
Salvata da lui Amelia riesce a convincerlo ad accompagnarla almeno per un tratto nella sua avventura. Tuck è più che perplesso davanti a quella ragazza bionda tutta curve, è diversa da ogni donna ha mai conosciuta piena di meraviglia per ogni cosa meccanica, per il volo e per lui stesso, Amelia porta una boccata d'aria fresca nella sua vita e potrebbe portare anche molti soldi, soldi che a lui servono per tornare in patria e comprare la giustizia che non ha avuto durante un processo manovrato da un suo nemico. Lucy , sua sorella, è ancora là e lui deve riuscire a raggiungerla.
La passione che scoppia tra lui e Amelia però complica i piani di entrambi. Inseguiti da pirati dei cieli, e coinvolti loro malgrado in un complicato intrigo contro la corona legato proprio alla macchina del tempo di Briscoe, i due dovranno imparare prima di tutto a fidarsi l'uno dell'altra per salvarsi…..
La mia opinione: Mi è piaciuto tanto tanto tanto. Primo: è scritto molto bene e Secondo: è costruito molto bene. Non solo il mondo dove è ambientato il libro è veramente interessante, ma è anche presentato durante il libro in modo per nulla fastidioso. Al contrario degli ultimi due libri che ho letto, e di cui vi ho riportato volutamente gli incipit, nei due post precedenti, qui l'autrice non introduce o spiega l'universo che ha creato nel prologo.- Nossignore, lo intuiamo dalle conversazioni dei personaggi piano piano. E benché le premesse, come potete ben vedere dalla mia sinossi, siano ben complicate, alla fine capiamo benissimo quel mondo e ne vogliamo ancora e ancora per scoprirne nuovi dettagli. Il viaggio bel tempo incontra la storia alternativa che a sua volta incontra lo steampuck che incontra il romance, un miscuglio di generi vincente in questo caso.
Amelia è un personaggio piacevolissimo, che quando incontra il suo eroe ne è per forza attratta, ma al tempo stesso lotta per la sua indipendenza. E’ coraggiosa, spericolata e innocente a modo suo. Tucker è un uomo provato, ma comunque onorevole e dopo tanti incontri sbagliati la freschezza di Amelia lo conquista subito. Ma non è stato solo il rapporto tra loro due a piacermi, ogni personaggio è ben costruito, la storia è avvincente e a tratti tenera….quando Tucker racconta di come è nato il suo cavallo volante Peg mi sono quasi commossa. Peg era un cavallo molto selvaggio, ma libero nel ranch del padre di Tuck era felice solo che voleva volare, sognava di volare, non che esprimesse tale desiderio a parole si intende…ma fissava sempre il cielo e si impennava cercando di prendere il volo come gli uccelli. Tuck, che è molto empatico con gli animali decise di aiutarlo a seguire il suo desiderio e con l'aiuto del padre gli costruì un paio d'ali meccaniche…
Non lo trovate tenero?
Poi ci sono inseguimenti mozzafiato, pirati donnaioli, un intrigo contro la corona….basti dire che la gara con in premio tutto quel denaro è in realtà una trappola per cercare di raccogliere elementi utili a ricostruire la macchina del tempo….c'è anche un duca cattivo….
Insomma è davvero un bel libro che consiglio.
E' del 2012 e purtroppo non è ancora stato tradotto in italiano, ma se non altro di Beth Ciotta qualcosa da noi in Italia è stato pubblicato. Qualcosa di rosa senza sfumature di fantasy o paranormal purtroppo, ma sempre meglio di nulla. Perché questa autrice scrive veramente bene e mi piace molto.
Titolo: La ricetta segreta dell'amore
Autore: Beth Ciotta
Editore: Sperling
Trama:
Chloe Madison ha trent'anni, un fisico da modella e un diploma di chef. Peccato che abbia anche una grossa delusione d'amore da dimenticare. È l'occasione perfetta per mollare tutto, lasciare New York e ripartire da zero. Con una nuova vita e un nuovo lavoro... a Sugar Creek, un paesino sperduto nel Vermont. Che cosa c'è di più dolce che cucinare per Daisy, una simpatica vecchietta che va matta per i cupcake? Che cosa c'è di più seducente della pasticceria? Solo una cosa: Devlin Monroe, l'uomo più sexy e inaccessibile del paese... Al contrario della nonna, l'eccentrica e gaudente Daisy che ha dato ospitalità a Chloe, Devlin è tutto casa e azienda: ha troppo da fare per lasciarsi tentare dai piaceri dell'esistenza. Almeno fino a quando conosce la nuova arrivata. Come può resistere di fronte a una ragazza così piena di passione, e non solo tra i fornelli? Ma vecchi segreti di famiglia rischiano di stroncare sul nascere la storia tra Chloe e Devlin, che deve decidere se i suoi sentimenti sono la ricetta di un disastro oppure un delizioso peccato che durerà per sempre...
Mi spiace che solo un suo libro sia stato pubblicato ( e tra l'altro nemmeno uno dei migliori) in italiano. Se leggete in inglese non lasciatevi scappare la sua serie chick lit Friends and lovers, composta dai libri:
1.Jinxed
2.Charmed
3. Seduced
Veramente spassosa. Che racconta le avventure, rosa-gialle di un gruppo di amici tra cui un investigatore privato, un infiltrato dell'FBI, un'attrice di telefilm, una ragazza che impersona le principesse Disney ai compleanni, una ex milionaria, un autista di limousine e un costumista...da non perdere.
Molto bella anche la sua serie THE CHAMELEON CHRONICLES, anche questa rosa-gialla, e formata da solo tre libri, di cui potreste leggere anche solo il primo.
1.All about Evie
2. Everybody loves Evie
3. Evie ever after
Veramente bella anche questa, vede protagonista un'attrice quarantenne che fatica ormai a trovare ingaggi data la sua età che Hollywood considera troppo avanzata, e accettando uno strano lavoro, finisce coinvolta con degli agenti di una strana squadra speciale chiamata Chameleon, che son ex truffatori che ora operano per fermare altri truffatori, molto più pericolosi di loro....
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