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Ale Chocolate 2024: Alessandria Celebra il Cioccolato Artigianale con una Mostra-Mercato di Tre Giorni
Dal 25 al 27 ottobre 2024, Alessandria ospita l’undicesima edizione di Ale Chocolate, una fiera dedicata all’eccellenza del cioccolato artigianale italiano. Maestri cioccolatieri da tutta Italia offriranno degustazioni, dimostrazioni e momenti di intratte
Dal 25 al 27 ottobre 2024, Alessandria ospita l’undicesima edizione di Ale Chocolate, una fiera dedicata all’eccellenza del cioccolato artigianale italiano. Maestri cioccolatieri da tutta Italia offriranno degustazioni, dimostrazioni e momenti di intrattenimento per grandi e piccini. Alessandria – 25-27 ottobre 2024 – Torna ad Alessandria Ale Chocolate, l’evento annuale che celebra l’arte della…
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VERRÀ LA MORTE E AVRÀ LA FACCIA DEL CIOCCOLATO. FONDENTE.
L'altro giorno è saltato fuori un post urgente con cui una tamblera si preoccupava che il proprio cane - che aveva ingurgitato qualche confetto, forse al cioccolato - potesse morire avvelenato.
Il fatto è che il cioccolato non è tossico per i cani... è tossico per la maggior parte dei mammiferi, uomo compreso.
Il principio attivo incriminato è la TEOBROMINA, un alcaloide metilxantinico che appartiene alla stessa famiglia della caffeina, e che quindi ha effetti agonisti e antagonisti su parecchi recettori cerebrali del cuore e del respiro.
Come praticamente qualsiasi sostanza che introduciamo nell'organismo, la sua metabolizzazione avviene per opera del fegato e questo significa che un principio attivo agisce nell'intervallo di tempo tra l'assunzione e la completa metabolizzazione/catalizzazione da parte del fegato.
Il nostro fegato è un maestoso laboratorio di MIGLIAIA DI antidoti, filtri e pozioni - gli enzimi - che vengono utilizzati per trasformare, inattivare e rendere innocua ogni sostanza potenzialmente deleteria.
Alcol? La deidrogenasi lo trasforma prima in acetaldeide, poi in acido acetico e infine scomposto ed espulso dai reni.
Caffeina? L'enzima CYP1A2 lo trasforma in paraxantina, lo metabolizza in acido urico e poi lo espelle dai reni coll'urina.
Peperonata della nonna? Il fegato si scansa e cazzi vostri.
La teobromina di cui sopra - che il cacao PURO contiene in percentuale del 2% - viene gestita da un enzima epatico chiamato teobromina-sintasi che i mammiferi possiedono in quantità variabile in base alla specie.
Gli umani ne hanno a disposizione molta, i cani molto meno e i gatti quasi un cazzo (questi ultimi, a differenza dei cani, sono però privi dei recettori gustativi/olfattivi del dolce e quindi snobbano i vostri dolcetti al cioccolato).
La DL50 della teobromina (cioè la dose letale che uccide la metà dei soggetti a cui viene somministrata) è la seguente:
Umani - 1.000 mg ogni Kg di peso
Cani - 300 mg ogni Kg di peso
Gatti - 200 mg ogni Kg di peso
E ora, per cortesia, fate due calcoli:
Cacao puro -> 2% di teobromina, quindi 100 grammi ne contengono 2 grammi.
Un umano di 70 chili dovrebbe consumare più di tre etti di polvere di cacao puro per intossicarsi mentre un cane di 30 chili 'solo' 450 grammi.
(disclaimer: ricontrollate i calcoli ché ho solo venti dita)
Cacao puro al 100%, badate bene... il cioccolato al latte ne contiene un 25% circa e quello bianco solo tracce.
Quanta teobromina potrà mai esserci stata in quei due o tre confetti rubati?
Fermo restando che cani e gatti dovrebbero star ben lontani dal cioccolato (e per estensioni dai dolci tutti... e da qualsiasi cibo o condimento per umani), non è certo quella piccola quantità di cacao ad ucciderveli sul colpo.
In ogni caso, nel dubbio, sentite sempre il vostro veterinario.
@blackmammaaa @neveneradisera @firewalker e per ultimo ma tanto è in ritiro esistenziale dal mondo, @salfadog
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Tentare non nuoce: chi di voi è interessato ad assaggiare del buon cioccolato?
L’obiettivo dell’azienda (Be Well Group) è produrre cioccolato di qualità con le migliori materie prime, ponendo attenzione alle intolleranze alimentari.
Il laboratorio è certificato senza glutine e l’intera produzione di cioccolato fondente è certificata vegan.
L’azienda vende anche altri prodotti come biscotti (Be Soul) di produzione propria, poi caffè macinato e in capsule, scomposte di frutta e burro ghee che fanno parte dell’etichetta Be Farm in collaborazione con altre aziende.
https://www.bewellgroup.it
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Descrivi la barretta di cioccolato dei tuoi sogni. Non ho dubbi: dev’essere I N F I N I T A 😂 Immagine creata con IA Immaginate, un piccolo laboratorio segreto nascosto diciamo, in provincia di Alessandria, un team di scienziati pazzi che ha realizzato l’inimmaginabile: la barretta di cioccolato infinita. Sì, avete capito bene. Niente più attacchi di disperazione quando vi rendete conto che…
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GUERRIGLIERI E DISCOTECHE
La Casa del Popolo di San Martino in Strada (Forlì) fu fondata nel 1949 dai socialisti e comunisti del paese per avere un luogo di svago e attività politica. Negli anni ’50 nacque il Giardino d’estate, uno spazio per le feste da ballo e le proiezioni cinematografiche che negli anni ’60, coperto da una cupola, diventò Giardino d’Inverno. Negli anni ’70 fu allestito un palcoscenico per spettacoli teatrali di carattere nazionale, tra i quali quelli di Dario Fo e Franca Rame e fu restaurata l’area dedicata al cinema: quello che era Cinema Lux diventò Cinema Neva, ispirandosi al fiume russo. Il nome fu scelto da un gruppo di amici durante un viaggio in Unione Sovietica, tra i quali mio padre. Dal '93 la gestione del cinema passò a Nanni Moretti e la sala fu da lui rinominata Nuovo Cinema Sacher. Io ero piccolo ma ricordo bene l'insegna. All’inaugurazione, il regista fu accolto da applausi e fette di torta al cioccolato. Intanto, anche il Giardino d’inverno aveva cambiato nome ed era diventato il Ciaika, altro nome russo come si usava ai tempi, diventando uno dei locali più grandi della Romagna. Vi suonarono Dalla, De André, Venditti, Vasco Rossi e ci furono spettacoli di Walter Chiari e Benigni. Nacque una biblioteca per i ragazzi del quartiere e un laboratorio di sperimentazione educativa centrato su tematiche politiche e sociali. E poi i congressi del PC, le Feste dell’Unità, fino alla visita di una delegazione di guerriglieri e politici del Fronte di Liberazione Nazionale del Vietnam davanti a 2.000 persone. Negli anni ’80 iniziò la collaborazione con il Naima Club e iniziarono i concerti jazz con l’obiettivo di rendere accessibile un genere musicale elitario. Chet Baker ci suonò nel 1984 tra l'entusiasmo del pubblico. Alla fine degli anni '80, divenuti insostenibili i costi di gestione, il Ciaka fu ceduto a una società privata e nacque la discoteca Empyre, chiusa nel 2012. Nel ’97 anche l’area bar era stata affittata a privati che avevano ridisegnato la struttura in chiave moderna, ponendo fine al modello popolare e aggregativo del circolo. Oggi non esiste più nulla della struttura originale né delle iniziative a esse legate. Al suo posto ci sono appartamenti e negozi.
(nelle foto: la facciata esterna, De Andrè il 26 dicembre 1975, Chet Baker nel 1984, l'interno del Ciaka, i Giovani Comunisti del paese accolgono i guerriglieri vietnamiti)
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Mezzo secolo di torte, dolci e tradizione: il traguardo della pasticceria Giori
Il profumo avvolgente dei lievitati che cuociono nei forni del laboratorio, l’odore del cioccolato e del dolce dei pasticcini che colorano le vetrine del banco, questi i profumi e le immagini che ti accolgono non appena si apre la porta del negozio di via Mombarcaro 114. Una magia, quella da acquolina in bocca, che la pasticceria Giori fa vivere ai suoi clienti da 50 anni. Era il 21 marzo del…
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Pesaro 2024, Che gusto! Giovedì 7 marzo la finale del concorso "Gioachino Rossini Grand Gourmet". A partecipare gli studenti di istituti alberghieri di tutta Italia
Pesaro 2024, Che gusto! Giovedì 7 marzo la finale del concorso "Gioachino Rossini Grand Gourmet". A partecipare gli studenti di istituti alberghieri di tutta Italia. Si terrà giovedì 7 marzo, la finale del concorso per istituti alberghieri “Gioachino Rossini Grand Gourmet” ideato per diffondere il verbo della cucina rossiniana e manifestare la natura ‘operosa’ della cultura di Pesaro 2024. “Il concorso parte dalla conoscenza di base del paniere autentico di Rossini – spiega Daniele Vimini, vicesindaco assessore alla Bellezza -. Con questa sfida nazionale, e Capitale, chiediamo alle nuove generazioni di confrontarsi con il gusto del Maestro e, attraverso la formazione e analisi di ingredienti e abbinamenti che amava, fatta in aula, di cimentarsi con piatti che attingono dagli elementi del passato per attualizzarli e renderli gustosi ai palati odierni”. Gli studenti delle classi terze, quarte e quinte di enogastronomia, cucina, pasticceria, sala e vendita presenteranno alla giuria del concorso piatti originali e moderni, abbinati a un vino e a una musica rossiniana. A farlo saranno studentesse e studenti del Giancarlo De Carolis di Spoleto ("Tortelli in Crescendo" abbinato a un Altobella Doc 2022 dei Colli Maceratesi e a La gazza ladra); dell'Ipsseoa Severo Savioli di Riccione ("Filetto alla Rossini in Riviera adriatica", abbinato a un Verdicchio dei Castelli di Jesi Coroncino e a Sei sonate a quattro); l'istituto Ugo Mursia di Carini (PA) ("Falso cono alla stracciatella con cacao, perle e scaglie di cioccolato", abbinato a un Verdicchio dei castelli di Jesi classico riserva Docg “Rincrocca” 2020, La Staffa e all'ouverture da La Cenerentola); l'istituto Flora di Pordenone ("Overture Rossiniana" che servirà con un Verdicchio di Matelica Doc sulle note dell'ouverture dall’opera Guglielmo Tell); l'istituto Panzini di Senigallia ("Macaron Rossini", da pasteggiare con vino e visciole dell'azienda vinicola Landi Luciano ascoltando l'ouverture dall’opera Guglielmo Tell). A giudicare piatti e abbinamenti sarà la giuria composta da: Elsa Mazzolini de La Madia (presidente); Roberto Franca, dirigente scolastico dell’istituto alberghiero Santa Marta; lo chef Giuseppe Portanova; Eliana Mennillo, contitolare del Rossini Bistrot; Giuseppe Giovanetti, esperto su dimensione 'gourmet' di Rossini; Catia Amati, della Fondazione Rossini; Raffaele Papi, sommelier. Presente alla giornata conclusiva della gara, anche una delegazione dell’istituto alberghiero di Novi Grad Sarajevo. Gli alunni vincitori si aggiudicheranno il titolo di “Gioachino Rossini Grand Gourmet” e avranno l’opportunità di svolgere uno stage presso il ristorante Portanova di Urbino mentre il loro istituto riceverà 1000 euro in attrezzature da laboratorio di cucina o di sala. A tutti i partecipanti verrà rilasciato l’attestato di partecipazione all’iniziativa.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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I Calcioni di Serra San Quirico
Cari amici oggi vi svelo il segreto di una prelibatezza marchigiana: i Calcioni di Serra San Quirico! 🌿 In questa pittoresca località della provincia di Ancona, questi deliziosi bocconcini sono preparati con amore, utilizzando pecorino, zucchero e la profumata buccia grattugiata di limone. A Treia, il Calcione è addirittura protagonista di una festa speciale, la Sagra del Calcione, che si svolge ogni anno nella terza domenica di Maggio. Il centro storico si trasforma in un laboratorio all'aperto, e il delizioso profumo dei Calcioni avvolge le strade e le piazze del borgo, regalando a tutti un'esperienza indimenticabile. Nel maceratese, il Calcione si trasforma in Caciù, e la versione diventa ancora più golosa con l'aggiunta di cioccolato! Un connubio irresistibile tra tradizione e dolcezza. Ad Ascoli Piceno, durante la Pasqua, trionfano invece i Piconi a base di pecorino, spesso utilizzati come antipasto per accompagnare insaccati e salumi. Come per molte ricette tipiche, ogni famiglia ha la sua versione, tramandata di generazione in generazione. E ora, ecco la mia versione della ricetta, perfetta per deliziare i vostri palati: 🍽️ Ingredienti: - Pasta sfoglia - Farina di grano - Uova - Formaggio pecorino - Zucchero - Olio 👩🍳 Preparazione: Dopo aver preparato un disco di pasta sfoglia spesso circa un centimetro e con un diametro di circa dieci centimetri, collocate al centro l'impasto formato da farina di grano, uova, formaggio pecorino, zucchero e olio. Chiudete delicatamente il disco su sé stesso, praticando sulla sommità un taglio a croce per consentire, durante la cottura, la fuoriuscita parziale del ripieno. Cuocete in forno caldo fino a doratura. Gustate i vostri Calcioni di Serra San Quirico come secondo o dolce, apprezzando il loro caratteristico sapore dolce e leggermente piccante, una vera festa per il palato! Buon appetito! 🍽️💚 Read the full article
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La Perla
La Perla di Torino è un emblema dell'arte cioccolatiera piemontese, un laboratorio dove la passione e la tradizione si fondono per creare capolavori di dolcezza come i Tartufi al cioccolato e altre prelibatezze. Questo sito offre un'esperienza di shopping online elegante e raffinata, dove è possibile acquistare con facilità panettoni artigianali, gianduiotti, e una varietà di cioccolatini assortiti, tutti realizzati con ingredienti di prima qualità. Con un servizio clienti attento e la possibilità di spedizione gratuita in Italia per ordini superiori a €50, La Perla di Torino si impegna a portare un pezzo della sua storica maestria direttamente nelle case degli amanti del cioccolato.
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L’azienda leader Greenivery sconvolge il Natale
Il panettone 100% legale al gusto di cannabis che rompe le regole
Potrebbe essere considerato il panettone più “stupefacente” sul mercato, ma è assolutamente legale! Greenivery presenta il suo esclusivo Panettone Cannabis, Mandarino & Cioccolato Biondo, una sublime creazione gourmet che promette di rompere la monotonia delle tavole natalizie, mantenendo una ricetta completamente libera da thc, cbd e stupefacenti. Un dolce che unisce le generazioni unendo la tradizione del Natale con l’originalità della cannabis.
Se quest’anno a Natale volete davvero lasciare tutti a bocca aperta, portate con voi il Panettone alla Cannabis di Greenivery. L'assenza totale di sostanze stupefacenti rende questo dolce una scelta intrigante e curiosa per le festività, aggiungendo un tocco di novità al tradizionale scambio di dolci senza preoccupazioni legali o di salute.
Questo prodotto nasce dalla collaborazione tra la passione innovativa di Greenivery e l'esperienza artigianale del laboratorio Zenzero & Cannella, situato nel cuore della provincia di Como. Utilizzando esclusivamente i terpeni della cannabis per arricchire il sapore senza alterare la legittimità del prodotto, il Panettone Cannabis, Mandarino & Cioccolato Biondo si distingue per essere una vera e propria esperienza culinaria.
Disponibile online su www.greenivery.it questo panettone porta sulle vostre tavole un mix aromatico dove i terpeni della cannabis si fondono armoniosamente con il dolce mandarino candito e l'intenso cioccolato biondo. Il risultato? Un sapore unico che rispetta la tradizione del panettone artigianale, ma con un’emozionante esperienza sensoriale, che viene definita da chi lo prova “qualcosa che non si può descrivere a parole”.
Non perdete l'occasione di rendere il vostro Natale indimenticabile con Greenivery. Scoprite di più sul nostro Panettone Cannabis e unitevi a noi in questa rivoluzione del gusto natalizia. Può essere ordinato online direttamente sul sito ufficiale cliccando qui: verrà spedito subito dopo esser stato preparato per garantirvi il massimo della freschezza e del sapore.
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Michele Ferrero, dal Piemonte al mondo
Li vediamo ogni giorno, al bar, negli scaffali dei supermercati e nei negozi, sono i prodotti della Ferrero, ma chi era l’uomo che ebbe la felice intuizione di creare un impero dolciario, in quella zona del Piemonte che è la provincia di Alba? Michele Ferrero nacque il 25 aprile 1925 a Dogliani, piccolo comune di circa cinquemila abitanti in provincia di Cuneo ad una trentina di chilometri da Alba, dove la sua famiglia gestiva un rinomato caffè per poi provare a tentare la fortuna, negli anni Trenta, prima a Torino e poi nell’Africa delle colonie. Successivamente Pietro, padre di Michele, aprì nel 1942, ad Alba in via Rattazzi, un laboratorio di pasticceria dove cominciò a sperimentare la creazione di nuove golosità, come la Pasta Gjanduia, che nel 1946 fu il primo vero prodotto della Ferrero, mentre la madre, Piera, gestiva un rinomato negozio specializzato nelle dolcezze locali. Michele fin dall'inizio delle attività della Ferrero collaborò coi famigliari, anche se alla morte del padre, avvenuta il 2 marzo 1949, il timone dell'azienda passò nelle mani dello zio paterno e della madre. Dopo la scomparsa dello zio nel 1957 fu Michele a prendere le redini di quello che ormai era diventato un impero, per la precisione era il quarto al mondo nella area dei prodotti dolciari. Negli anni Sessanta Michele creò nel 1964 la Nutella, la deliziosa crema al cioccolato, e nel decennio successivo fu la volta di Kinder Cioccolato, che ancora oggi sono il simbolo della merenda per i bambini italiani. L’instancabile Michele allargò all’estero l’impero della Ferrero grazie all’apertura di nuovi stabilimenti, tra cui quello ormai leggendario in Germania in una cittadina dell'Assia, dove si produsse per la prima volta la delicata pralina Mon Cheri, oltre a pensare all'apertura verso il mercato statunitense. Negli anni Settanta la Ferrero, grazie a un forte utilizzo degli spot in tv e sulla carta, consolidò la propria posizione quale leader di mercato e fu uno dei maggiori sponsor nel corso di grosse manifestazioni sportive e lanciò il the freddo al limone Estathe e i Tic Tac, caramelle da succhiare al gusto di menta. Con l’inizio degli anni Ottanta debuttarono prodotti come le praline Ferrero Rocher e Pocket Coffee, e la merendina Kinder Brioss, divenuti ben presto famosissimi. Di Michele Ferrero divennero leggendarie le visite in incognito nei supermercati dove, come un cliente qualsiasi, verificava personalmente le condizioni dei prodotti firmati dalla sua azienda. Ma il grande imprenditore era noto anche per la sua capacità di lavoro, dove il giorno preferito per le riunioni era la domenica e amava dire spesso la frase Vag ’n chimica, cioè Vado nei laboratori, dove passava le notti in camice bianco con i collaboratori più stretti ad assaggiare cioccolato e a provare decine di varianti diverse del nuovo prodotto da lanciare sul mercato. Devotissimo alla Madonna di Lourdes, Michele conobbe nella sua lunga vita Aldo Moro, che il 16 settembre 1967 visitò la Ferrero, ma rifiuto anche l’invito del ministro Renato Altissimo di rilevare negli anni Ottanta la Motta e l’Alemagna, come in passato aveva fatto con un invito simile per la Perugina, inoltre nel 1994 declinò l’offerta di Silvio Berlusconi di andare al G7 di Napoli in rappresentanza dell’imprenditoria italiana. Forbes in quegli anni attribuì a Michele Ferrero, che dal 1997 passa la conduzione dell'azienda ai figli Pietro e Giovanni, un patrimonio stimato in 17 miliardi di dollari, facendolo di fatto risultare il più ricco uomo italiano. Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica Italiana, il 2 giugno 2005 conferì all'imprenditore il titolo Cavaliere di Gran Croce, per il suo impegno civile e sociale. Nell'aprile 2011 Michele perse il figlio Pietro, morto prematuramente in Sudafrica all'età di 48 anni, e l’erede dell’azienda divenne il secondogenito Giovanni. Michele Ferrero morì a 89 anni il 14 febbraio 2015, nell’ospedale di Montecarlo intitolato alla principessa Grace di Monaco. Read the full article
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Ciao a tutti 😀😀 In occasione della FESTA DI SAN VALENTINO 💘 Ecco pronta una bella novità…. SAN VALENTINO BOX Praticamente contiene 2 PALLINE DI GELATO AL FIOR DI LATTE 2 FETTE di TORTA BROWNIES 2 FRAGOLE GLASSATE AL CIOCCOLATO FONDENTE E STRISCE DI CIOCCOLATO BIANCO Il tutto prodotto qui in laboratorio da noi….. ……completo di istruzioni 😂😂😂😂 Potrete mangiarlo direttamente qui da noi….oppure da asporto….😀😀😀😀😀 (presso Cioccolatte) https://www.instagram.com/p/CodAPMoNhKp/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Decorazioni pasquali tradizionali ....facciamo insieme i palmizi
#palmizi#tradizioni#tradizioni italiane#pasqua#domenica delle palme#uova di cioccolato#benedizioni#messa di pasqua#tutorial#handmade#homemade#diy#diy projects#diy tutorial#laboratorio pupetti
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L’ultimo Natale
Il giorno di Natale si lavorò come di consueto: anzi, poiché il laboratorio era chiuso, fui mandato insieme con gli altri a sgomberare macerie e a trasportare sacchi di prodotti chimici da un magazzino bombardato a uno sano. Tornato in campo a sera, andai al lavatoio; nelle tasche avevo ancora una buona dose di cioccolato e di latte in polvere [provenienti da un pacco viveri fortunosamente arrivato nel lager e inviato dalla sorella e dalla madre di Levi, nascoste in Italia. N.d.r.], perciò aspettai finché si fosse fatto libero un posto nell’angolo più lontano dalla porta d’ingresso. Appesi la giacca a un chiodo, proprio dietro di me: nessuno avrebbe potuto avvicinarsi senza che io lo vedessi. Incominciai a lavarmi, e con la coda dell’occhio vidi che la giacca stava salendo. Mi voltai, ed era già troppo tardi: la giacca, con tutto il suo contenuto, e con il mio numero di matricola cucito sul petto, era ormai fuori dalla mia portata. Qualcuno, dalla finestrella che stava sopra il chiodo, aveva calato una funicella e un amo. Corsi fuori, mezzo vestito com’ero, ma non c’era più nessuno. Nessuno aveva visto niente, nessuno sapeva niente. Oltre a tutto, ero rimasto senza giacca. Mi toccò andare dal furiere di baracca a confessare la mia colpa, perché in Lager essere derubati era una colpa: mi diede un’altra giacca, ma mi intimò di trovare ago e filo, non importa come; di scucirmi il numero di matricola dai pantaloni e di ricucirlo al più presto sulla giacca nuova, altrimenti “du nimmst fünfundzwanzig”, prendi venticinque bastonate. Ridividemmo il contenuto delle tasche di Alberto, che era rimasto indenne, e che sfoderò le sue migliori risorse filosofiche. Più di metà del pacco l’avevamo consumato noi, non è vero? E il resto non era del tutto sprecato, qualche altro affamato stava festeggiando il Natale a spese nostre, magari benedicendoci. E comunque, di una cosa si poteva essere sicuri: era quello l’ultimo Natale di guerra e di prigionia.
P. Levi, L'ultimo Natale di guerra [1986], Torino, Einaudi, 2001
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