#la vittima perfetta
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Ripeti a voce, con molta concentrazione, dopo avere respirato profondamente.
Mi do il permesso di separarmi da persone che mi trattano bruscamente, con violenza, che mi ignorano, che mi negano un saluto, un bacio, un abbraccio… Da questo preciso momento le persone brusche o violente sono fuori dalla mia vita.
Mi do il permesso di non costringermi ad essere “l’anima della festa”, la persona che mette entusiasmo in tutto o quella sempre disponibile al dialogo per risolvere conflitti quando gli altri nemmeno ci provano.
Mi do il permesso di non intrattenere ed incoraggiare gli altri a costo di stancarmi io: non sono nata per spingerli ad essere sempre al mio fianco.
La mia esistenza, il mio essere è già prezioso.
Se vogliono stare al mio fianco devono imparare a valorizzarmi.
Mi do il permesso di lasciar svanire le paure che mi hanno inculcato da bambina. Il mondo non è soltanto ostilità, inganno o aggressione. Ci sono anche tanta bellezza e gioia inesplorata.
Mi do il permesso di non stancarmi nel tentativo di essere perfetta. Non sono nata per essere la vittima di nessuno. Non sono perfetta, nessuno è perfetto e mi permetto di rifiutare gli schemi altrui: una persona senza difetti, estremamente impeccabile ovvero disumana.
Mi permetto di non vivere nell’attesa di una telefonata, di una parola gentile o di un gesto di considerazione. Mi affermo come persona che non dipende dalla sofferenza. Non aspetto rinchiusa in casa e non dipendo da altre persone. Sono io stessa a valorizzarmi, mi accetto e mi apprezzo.
Mi permetto di non voler sapere tutto, per non essere sempre presente durante il giorno. Non ho bisogno di molte informazioni, di programmi per il pc, di film al cinema, di giornali, di musica.
Mi do il permesso di essere immune alle lodi o agli elogi smisurati: le persone che fanno troppi complimenti finiscono per sembrare opprimenti. Mi permetto di vivere con leggerezza, senza accuse o richieste eccessive. Non fa per me.
Mi do il permesso più importante di tutti, quello di essere autentica.
Non mi sforzo di compiacere gli altri. È semplice e liberatorio abituarsi a dire di no ogni tanto.
Non mi voglio giustificare: se sono felice, lo sono, se non sono felice, non lo sono. Se un giorno del calendario è considerato come quello in cui sentirsi obbligatoriamente felici, io mi sentirò esattamente come mi sentirò.
Mi permetto di sentirmi bene con me stessa e non come vogliono le usanze o quelli che mi stanno attorno: quello che è “normale” o “anormale” nei miei stati emotivi sarò io a deciderlo.
J. ARGENTE
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Paola Ronco
Ma la grande, enorme stanchezza di vivere in un paese in cui crollano ponti, si alluvionano città e si ammucchiano barelle nei corridoi esausti degli ospedali, mentre l'intera opinione pubblica si lascia distrarre dai giochi di prestigio, oppure si rassegna al fatto di non poter restare incazzata per ventiquattr'ore al giorno e quindi la prende sul ridere, oppure si dedica a fare la punta alle metafore e alle sue opinioni che non incidono su nulla di nulla, generando un rumore di fondo assordante che non arriva mai a una sintesi.
Un paese in cui è possibile guardare i fuori onda di un giornalista messo lì grazie all'influenza della sua relazione senza vedere davvero il substrato di molestia sul posto di lavoro, familismo, delirio di onnipotenza - per non parlare del consumo di stupefacenti, che sulla carta sarebbero illegali ma vengono utilizzati e soprattutto acquistati da gente che sempre sulla carta e per ovvi motivi non dovrebbe avere legami con chi produce e smercia illegalmente sostanze illegali - gente che poi toh, la trovi sempre a sbraitare contro la legalizzazione.
Un paese in cui a decidere quali siano i fuori onda che puoi guardare e quelli che no è una televisione privata posseduta dalla famiglia di un uomo politico che ha governato per vent'anni, il cui partito politico sta attualmente governando, autorizzandoti a pensare che forse, tra dossieraggi e ricatti più o meno evidenti, forse c'è un grosso problema di opportunità, di equilibri e gestione del potere, di senso delle istituzioni totalmente scomparso e soprattutto di decenza.
Un paese che non solo è devastato dalle mafie, dalla corruzione e dal disprezzo per la cosa pubblica, ma che inoltre non riesce a levarsi di dosso questo estenuante e infinito modo becero e laido di vedere e trattare le donne e il femminile: la molestia sul luogo di lavoro da deplorare sempre, certo, ma insieme la domanda allusiva sul perché chi ne è vittima non reagisca, e che ci vorrà mai, in fondo se non lo fai forse sei d'accordo, forse in realtà ti piace, di certo ti lusinga; e poi, sempre, la maniera squallida e deprimente con la quale si parla di sesso in questo paese, tra risate e gomitate, quello castiga le femmine, quella viene invitata perché è una sua 'amica' con le virgolette, e le corna che ridere, e mo vedi dove gliela mette la pesca; e un preciso sistema di potere che esiste da decenni, nel quale gli affari migliori e le spartizioni si fanno a cena, oliando i meccanismi con favori che includono regali costosi, cocaina - sempre quella roba illegale che dicevamo sopra, prodotta e venduta dalle mafie più potenti del mondo - e donne da cedere come fossero dei rolex quando non degli swatch, oggetti di bell'aspetto che poi si possono sempre disprezzare, lamentandosi che 'certe donne' si prestino a tanto senza vedere il marcio sovrastante, facendone una questione moralistica stucchevole, inutile e perfettamente innocua.
Un paese in cui parecchie persone in perfetta buona fede credono sinceramente che il capo di un paese occidentale stamattina si sia svegliato e abbia deciso di troncare la sua relazione con un tweet così, esattamente come farebbero loro. Un paese che si avvita sul gossip, sul battutismo a ogni costo, sull'opinionismo d'accatto di chi si indigna a targhe alterne, chi si scoccia per l'indignazione altrui, chi preme sul moralismo e chi lo disprezza platealmente, in un tripudio di bandierine, cori da stadio, altre battute, allusioni e filippiche inutili come questa qui, mentre sullo sfondo di questo posto devastato dalle mafie in cui le infrastrutture crollano e la gente lavora dodici ore - e a volte ci muore - per quattro spicci vivendo disperata e rabbiosa sull'orlo perenne della resa, sullo sfondo di questo posto qui, dicevo, un vecchio sistema di potere va avanti per inerzia, calpestando le vite e l'ambiente, cieco e sordo a tutto quello che non sia il suo interesse personale.
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Tengo a precisare una cosa evidente, talmente evidente che nessuno ci fa piu' caso.
Il bullismo si attua verso le persone piu' deboli, socialmente parlando, cioe' che sono diverse da tutti gli altri.
Non me ne frega niente se Piton è forte con la Magia Oscura, è debole in quanto la pensa diversamente dagli altri ed e' isolato. La sua unica opportunita' era diventare bravo in quello che è il suo forte.
Chi non capisce questo, non capisce nulla.
Non puoi bullizzare una persona carina. Perche' è bella, nessuno ti viene dietro, pensano che sei scemo. La bellezza è un canone estetico che porta al successo.
E non puoi bullizzare un ragazzo popolare, perche' non penseranno che lui è una metda, ma che tu sei invidioso. Infatti Remus, testuali parole, dice che Piton era invidioso perche' James era bravo a quidditch.
Se ti prendono di mira, non puoi reagire con la sfessa tecnica della calunnia e della sopraffazione. Perche' ai piu' sembrerai patetico. Quindi, letteralmente, Piton non poteva bullizzare i Malandrini.
Io non contesto Lily per essersi sposata con James. La discuto per il modo in cui lo ha fatto. Come se lei stesse dalla parte della bellezza e della popolarita'. Come se Piton fosse una vittima sacrificale per la propria deformita', fisica o morale.
Il che fa sembrare Lily come se avesse una patata al posto del cervello.
E critico chi non si rende conto di queste cose.
Non credo che Jk volesse valorizzare un bullo perche' attraente e famoso. Credo che bisogna imparare a separare quello che dicono e fanno i personaggi dal significato della storia.
Non si puo' dire di un personaggio: "era una stronsa anche lei". Prima di tutto, non e' elegante dal punto di vista stilistico. 😅 Bisogna farlo capire con azioni, discorsi, esempi. È normale che Piton si innamori della prima strega che incontra, la sola persona che lo tratta con gentilezza. Il che non vuol dire che Lily fosse perfetta.
#harrypotter#children literature#severussnape#severus piton#jk rowling#anti marauders#lily evans#criticism#bullying
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Il responsabile dei pruriti! !!
"L'animale che vedete nella foto è una zanzara. Sembra basilare eppure è costruita come una macchina perfetta.
A seguito di un esame al microscopio elettronico e di altri dispositivi moderni, la zanzara si forma come segue:
Sulla sua testolina ci sono esattamente 100 occhi. In bocca, che si vede a malapena anche al microscopio, 48 denti.
Nel petto uno per il centro e due per le ali 3 cuori e in ogni cuore 2 orecchie e 2 ventricoli Questa piccola zanzara ha un ricevitore di calore per trovare esseri viventi con calore. La sensibilità al calore di questo dispositivo è di mille gradi Celsius. Un analizzatore del sangue molto avanzato, ed anche dispositivo anestetico per assorbire facilmente il sangue, in modo che la vittima non reagisca all'iniezione. E anche un dispositivo anti coagulante per poter assorbire il sangue. Sul tubo di aspirazione ci sono sei piccole lame, di cui quattro fa un'incisione quadrata e con le altre due forma un tubo per assorbire il sangue. Hanno anche artigli e ganci ai piedi per aggrapparsi alla loro fonte di cibo.
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Apparentemente l’Occidente, nella fase finale del suo incontenibile declino, è vittima delle sue schegge impazzite, i due Frankenstein pazzi furiosi che ha armato e continua ad armare fino ai denti e che ogni giorno che passa, anche per salvaguardare i propri tristissimi destini personali, spingono un po’ più il pianeta verso l’abisso della guerra globale necessariamente combattuta colle testate nucleari.
Mi riferisco ovviamente al criminale genocida Netanyahu che fa ogni giorno centinaia di vittime civili, soprattutto bambini, allontanando ogni prospettiva di pace, perché come ben sanno lui e i suoi compari più o meno fascisti al governo di Israele, la vera pace stabile e giusta può basarsi solo sul ritiro delle truppe di occupazione dai Territori palestinesi di Gaza e della Cisgiordania.Inquietano certe chat sioniste in cui si discetta allegramente sulla possibilità di liquidare ì palestinesi e i loro amici anche sul territorio italiano senza considerare le aggressioni già avvenute, come quella su danni di Chef Rubio. Tutto ciò nell’apparente inerzia di polizia e magistratura che è chiaramente inaccettabile.
L’altra mosca cocchiera che, come un virus malefico, sembrerebbe aver preso il controllo dei gangli nervosi dell’Occidente, risponde invece al nome di Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino che sta giocando a poker col futuro dell’umanità e che ha scatenato la folle e suicida offensiva contro Kursk, nel chiaro intento, come rivelato dal Washington Post, di bloccare la ripresa dei negoziati di pace, dato che anche in questo caso l’unica pace possibile e giusta è quella basata sul riconoscimento degli interessi di sicurezza della Russia, che comportano la neutralità permanente dell’Ucraina e del diritto all’autodeterminazione dei popoli del Donbass e della Crimea.
Occorre tuttavia constatare come la resistibile ascesa di queste schegge impazzite è chiaramente connessa a quella di forze ben più potenti e significative che stanno affiorando dal ventre putrido dell’Occidente. Si tratta delle lobby finanziarie che non hanno mai avuto di mira obiettivi diversi da quello dell’ accumulazione del proprio capitale che, in perfetta coerenza colle previsioni scientifiche formulate oltre centocinquanta anni fa da Karl Marx, perseguono in tutti i modi e ad ogni costo, fosse pure quello della fine miseranda del pianeta e dell’umanità.
[...]
E qui è il caso di introdurre un terzo apocalittico personaggio, che risponde al nome di Elon Musk, e che, approfittando delle sue immense risorse, ha deciso di scatenare una nuova offensiva neoliberista estrema contro gli Stati in quanto tali. Questo signore è stato la punta di lancia dell’offensiva contro il popolo venezolano e Nicolas Maduro, come denuncia il presidente stesso, dato che in Venezuela si trovano le principali risorse petrolifere del pianeta. Ma Musk non ha disdegnato nemmeno di attaccare un leader moderato e profondamente insoddisfacente per gli interessi popolari come il laburista inglese Keith Starmer, fomentando l’ignobile campagna d’odio della destra razzista che ha approfittato dell’uccisione di tre bambine da parte di uno squilibrato per attaccare i migranti in tutta la Gran Bretagna. Infine il miliardario è strategicamente ostile alla Cina che, grazie alla superiorità del suo sistema economico, politico e sociale, sta minando le sue posizioni nel settore dell’automotive elettrico.Oggi Musk è abbastanza furbo e spregiudicato da fare l’occhietto a Putin ma si candida a leader mondiale della destra feroce dei Trump, dei Milei, dei Bolsonaro e sicuramente si incontrerà colle schegge impazzite dei cui sopra in in comune sforzo distruttivo, unica possibilità di esistenza per un Occidente che non ha più nulla da offrire alla civiltà. La parola d’ordine di costoro è la distruzione di ogni spazio pubblico come pure il ricorso allo strumento bellico come fattore decisivo per opporre il dominio brutale all’egemonia che stanno perdendo. E per contrastare questa destra feroce non serviranno a nulla certe caricature della sinistra che non perdono occasione per confermarsi ciecamente subalterne al capitale.
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Veniva istintivo parlare di lui come di una vittima spirituale, di un'«anima perduta»: era possibile che fosse stato realmente «de-animato» da una malattia? «Pensate che ce l'abbia, un'anima?» chiesi una volta alle infermiere. La domanda le indignò, ma ne capirono la ragione. «Osservi Jimmie nella cappella» dissero «e giudichi lei stesso».
Lo feci, e fui commosso, profondamente commosso e colpito, perché vidi un'attenzione, una concentrazione così intense e salde come mai avevo visto prima in lui e delle quali non lo ritenevo capace. Lo osservai inginocchiarsi e ricevere l'ostia consacrata, e non potei dubitare della pienezza e della totalità della Comunione, della perfetta sintonia del suo spirito con lo spirito della messa. [...] In quel momento non c'era smemoratezza, non c'era sindrome di Korsakov, né la loro esistenza pareva possibile o immaginabile; perché egli non era più alla mercé di un meccanismo difettoso e fallibile, ma era assorbito in un atto, un atto del suo intero essere, che conteneva sentimento e significato in una continuità e unità organiche così perfette da non ammettere interruzione di sorta.
[...] Le infermiere avevano ragione: lì egli trovava la sua anima. [...] La memoria, l'attività mentale, la sola mente non erano in grado di trattenerlo; ma l'attenzione e l'azione morale ci riuscivano in pieno.
Oliver Sacks, L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello
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Amore, caro amore mio.
Raccontami una storia, che strappi pezzi di me seduta davanti al pianoforte, ti suono una canzone, accompagnamento, melodia che accolga i colpi di machete sulla mia schiena.
Distruggimi ch'è l'unica cosa che sai fare, rigirami fra le dita delle tue mani, sporche e stracolme di sangue che cola dalle mie ferite.
Alzo piano la testa e ti guardo negli occhi.
Un colpo sordo, il pavimento nero accoglie il mio corpo bianco e divento un quadro. Appendimi sopra il muro dietro al pianoforte che suona incontrollabile il dolore della perdita del pianista.
Divento tua creatura, esistenza inumana, colore sulla tela e dolore sulle labbra.
Mi mordo il labbro inferiore ed un sapore deciso nella bocca accoglie la tua anima dannata e la mia essenza più pura d'odio e amore.
Una nuova guerra.
Amore, caro amore mio.
Siamo sempre noi. Le bestie feroci. Animali assetati di sangue. Una dipendenza reciproca.
Esci dalla buia casa e lascia il quadro in bilico tra l'essere distrutto o accolto dall'umana sostanza.
Poi muori. Come sono morta anch'io che volo e sono libera, prima creatura incatenata. L'anima venduta al diavolo e poi restituita agli angeli. Volo.
Ricordati i tramonti e il mare fuori dalla finestra, poi buio.
Ti strappo gli occhi mentre mi strappi il cuore.
Prendi fuoco e resti cenere in penombra della vita che non hai vissuto.
Tu carnefice, io vittima. Io carnefice e assassino della tua anima dannata incatenandoti al muro, braccia, gambe per poi strapparti in due.
Viscere per terra, sangue sul mio volto, sorrido.
Tu, creatura mia, io prima, creatura sola. Nessun padrone, niente salvezza, colpisci e guardo il massacro nella buia stanza della nera casa.
T'odio, massacro creatura mia e piango, dopo sparo.
Il mio cervello sui muri tristi e sporchi, il pianoforte suona la canzone della morte del carnefice.
Muori che sono morta e perdiamoci negli inferi, nel quadro appeso al muro.
Fuori, la tempesta perfetta e colpisce come un'enorme palla da demolizione che compare dal nulla e sbatte dritta contro il cervello.
Distrugge tutto, dietro di lei, solo polvere, fumo denso, asfissia.
Amore, caro amore mio.
Ci siamo distrutti così tante volte.
Ci siamo mischiati il sangue e chi sei?
Chi sono?
L'odore del mare mi solletica le narici e di questa volta siamo in spiaggia.
Che arma utilizzerai?
Come mi difenderò?
Gli occhi, quei occhi scuri e freddi.
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22.12.23
Quest'anno è stato una rivoluzione. Incredibile quando ti rendi conto che i periodi bui non siano soltanto così dolorosi, ma anche in grado di insegnarti così tanto e di prepararti a quello che la vita ti porrá davanti in futuro. Io che ho sempre dato tutto, troppo, oltrepassando i miei limiti fisici e mentali, comportandomi da tiranno di me stessa, io che esattamente un anno dopo aver iniziato un percorso di comprensione verso me stessa, di rispetto dei miei limiti, di cura verso i miei bisogni, mi ritrovo in un ambiente lavorativo incentrato sulla produttività ad alto ritmo, ad orari di lavoro eccessivamente lunghi, a pochi diritti, ridotti al limite, riesco a costruirmi dei confini attorno sani per me stessa, riesco a dire no agli altri, riesco a rispettarmi e riesco definitivamente ad allontanarmi. Senza il mio periodo no, sarei stata la vittima perfetta di questo sistema, senza probabilmente neanche rendermi conto di quanto fosse sbagliato. I periodi dolorosi distruggono, ma se riesci ad ascoltare le parti dentro di te che urlano per farsi sentire, dai periodi dolorosi si impara tantissimo e gli insegnamenti ottenuti ti possono avvicinare pian piano alla parte più profonda di te.
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Papa Francesco, qualsiasi sia il nostro orientamento religioso, queste parole sono preziose:
"Puoi avere difetti, essere ansioso e perfino essere arrabbiato, ma non dimenticare che la tua vita è la più grande impresa del mondo. Solo tu puoi impedirne il fallimento. Molti ti apprezzano, ti ammirano e ti amano. Ricorda che essere felici non è avere un cielo senza tempesta, una strada senza incidenti, un lavoro senza fatica, relazioni senza delusioni.
"Essere felici è smettere di sentirsi una vittima e diventare autore del proprio destino. È attraversare i deserti, ma essere in grado di trovare un'oasi nel profondo dell'anima. È ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita.È baciare i tuoi figli, coccolare i tuoi genitori, vivere momenti poetici con gli amici, anche quando ci feriscono.
"Essere felici è lasciare vivere la creatura che vive in ognuno di noi, libera, gioiosa e semplice. È avere la maturità per poter dire: "Ho fatto degli errori". È avere il coraggio di dire "Mi dispiace". È avere la sensibilità di dire "Ho bisogno di te". È avere la capacità di dire "Ti amo". Possa la tua vita diventare un giardino di opportunità per la felicità ... che in primavera possa essere un amante della gioia ed in inverno un amante della saggezza.
"E quando commetti un errore, ricomincia da capo. Perché solo allora sarai innamorato della vita. Scoprirai che essere felice non è avere una vita perfetta. Ma usa le lacrime per irrigare la tolleranza. Usa le tue sconfitte per addestrare la pazienza.
"Usa i tuoi errori con la serenità dello scultore. Usa il dolore per intonare il piacere. Usa gli ostacoli per aprire le finestre dell'intelligenza. Non mollare mai ... Soprattutto non mollare mai le persone che ti amano. Non rinunciare mai alla felicità, perché la vita è uno spettacolo incredibile.
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MILLE DUEMILA TREMILA VOLTE BASTARDI😡😡😡😡
In primo piano l'eliminazione dei peli del maiale col fuoco.
Pratica atroce fatta a vivo.
E come in una perfetta catena di montaggio mani veloci e crudeli, prive della più piccola compassione, lavorano su martiri senza peccato.
Ogni vittima è collocata al posto giusto per seguire ogni passaggio, fino alla morte.
La nostra RICHIESTA mette in moto un'intollerabile meccanismo di OFFERTA.
LA LORO SOFFERENZA È LA NOSTRA COLPA PIÙ GRAVE.
Gabriella Dimastrodonato
Fonte fb😪
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Quello che sta accadendo in queste ore ad Elena Cecchettin è la perfetta dimostrazione che viviamo in una società patriarcale che non ammette una narrazione diversa da quella imposta dall'uomo:
per una volta una donna -
la sorella di Giulia 103esima vittima di femminicidio - non si adegua al copione prestabilito e non si presenta come donnina da consolare, sofferente e materna come ogni donna dovrebbe essere ma diventa accusatrice del sistema e accusa tutta la società patriarcale, sessista e omofoba, additando ogni singolo uomo come complice di questo sistema, di questa narrazione che è terreno fertile su cui cresce e si nutre ogni femminicidio.
E cosa accade?
Che d'un tratto Elena Cecchettin non è più vittima o sorella della vittima ma diventa colpevole:
colpevole di fare fuorvianti discorsi ideologici, di essere satanista - perché indossa una felpa di un noto brand skater che un pirla leghista (ma che purtroppo riveste ruolo di funzionario pubblico)
scambia, o meglio, vuole scambiare, per un simbolo di satana -
di essere una ragazzina plagiata, di essere una matta che accusa tutti gli uomini di essere degli assassini di piangere poco di piangere troppo
di parlare
eccetera eccetera eccetera
E via a indagare nel suo privato, tra i suoi profili, nelle sue scelte personali, nelle sue toto, e a criticare ogni sua singola espressione, parola, immagine, anche del passato eccetera eccetera eccetera
E così davanti agli occhi di tutti e dell'opinione pubblica intera si commette un altro femminicidio:
non la uccidiamo ma la stiamo mettendo alla gogna.
Perché?
Perché una donna non dovrebbe poter sempre dire quello che pensa.
Soprattutto se quel pensiero non piace a noi maschi.
E quindi ecco che quello che sta accadendo in queste ore ad Elena Cecchettin è la perfetta dimostrazione che viviamo in una società patriarcale, sessista, razzista, omofoba e maschile che non ammette alcuna narrazione diversa da quella imposta da noi maschi:
Perdonaci Giulia
Perdonaci Elena
"Spacchiamo tutto"
Massimiliano Loizzi
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Sono stata stuprata e non l’ho denunciato - anche se avrei voluto farlo. Ecco perché
5 donne su 6 che sono state stuprate non lo dicono alla polizia. Io sono una di quelle.
Non sono la perfetta vittima di stupro. Sono stata violentata dall’appuntamento di Hinge che ho invitato a casa mia per guardare un film la prima volta che ci siamo incontrati. Se la perfetta vittima di stupro esistesse (e non esiste) e io fossi lei, allora suppongo che sarei uscita a portare a spasso il cane del mio anziano vicino alle 13:00 di un piacevole pomeriggio autunnale, in una trafficata area suburbana, lungo un percorso ben conosciuto, quello che passa di fonte a un commissariato di polizia; indossando pantaloni larghi, maniche lunghe e scarpe basse; e senza aver bevuto niente da quel bicchiere di Baileys dello scorso Natale.
Non sono lei. In effetti, nei giorni precedenti al mio stupro, ho scambiato ammiccanti messaggini con il mio stupratore. Quella sera sono uscita per incontrarlo, vestita in modo sexy, sperando in una scintilla reciproca. Lo trovavo attraente, volevo baciarlo e glielo dissi, volevo persino che mi toccasse. Fino a quando non l'ho fatto. Fino a quando lo sguardo sul suo viso e le sue intenzioni sono cambiate; fino a quando il suo comportamento si è fatto aggressivo e violento e volevo che smettesse. Fino a quando gli ho detto di smetterla e lui non si è fermato.
La mattina dopo, quando la realtà di quello che mi era successo è sorta insieme al nuovo giorno, ho cercato su Google cosa avrei dovuto fare, quindi ho contattato la più vicina Clinica per la Segnalazione di Aggressioni Sessuali (SARC - Sexual Assault Referral Clinic), The Bridgeway, dove mi hanno detto che potevo essere ricoverata per un esame forense e per avere supporto, senza spingermi in alcun modo a denunciare alla polizia ciò che mi era successo. Ricordo che questa rassicurazione mi sembrò vitale.
Dal momento in cui mi sono resa conto che era stato commesso un crimine contro di me ed ero stata ferita, ho avuto paura dell'idea degli agenti di polizia; di dichiarazioni; di fornire la prova; di essere accurata al 100% sui fatti accaduti mentre riuscivo a malapena a ricordare dove mi trovavo o quando se n'era andato, tutte quelle ore dopo.
Ho fatto quello che, al telefono, mi ha detto di fare il consulente della SARC: ho messo in una borsa i vestiti e le mutandine che indossavo la sera prima. Tremavo così tanto che non sono riuscita a far entrare nella borsa i capi di abbigliamento se non dopo diversi tentativi. "Hai fatto la doccia?" Lei mi ha chiesto. Non l'avevo fatto. "Questo è un bene", ha detto, "ci dà più possibilità di ottenere qualcosa dai campioni".
Sono entrata nella SARC quella mattina non lavata e stringendo la borsa di plastica piena di vestiti indossati da un'altra versione di me. Il trattamento che ho ricevuto dallo staff è stato incredibile. Dall'inizio alla fine sono stata trattata con gentilezza, compassione, sostegno e, soprattutto, sono stata trattata come qualcuno a cui si crede. Mi hanno creduta tanto all’inizio, quando ero nella sala di consultazione mentre raccontavo loro cosa era successo, quanto in seguito, quando hanno fotografato gli affioranti echi dei profondi e scuri lividi che stavano iniziando a fiorire sul mio collo, braccia e gambe.
Eppure, anche se le infermiere avevano fatto i tamponi e rilevato prove fotografiche dal mio corpo, ho sentito l’oppressivo peso della consapevolezza che per me, come la maggior parte delle vittime di stupro e aggressione sessuale, sarebbe stato quasi impossibile provare il mio stupro, oltre ogni ragionevole dubbio, in un tribunale. Non c'erano testimoni. Sarebbe stata la mia parola contro la sua, e la parola di una vittima, spesso, non è sufficiente.
Le statistiche confermano questa sensazione di oppressione. Nel 2022 meno di 2 stupri su 100 registrati dalla polizia hanno portato a un'accusa [nel Regno Unito - ndt.]. Ed è solo un'accusa, nemmeno una condanna. Lo staff del Bridgeway mi ha spiegato chiaramente le mie opzioni per il coinvolgimento della polizia, ma sapevo che se avessi scelto di intraprendere un procedimento giudiziario, io, come tante donne, sarei entrata in una devastante lotta contro un sistema legale che penalizza sistematicamente le vittime. E sarebbe stata una lotta che avrebbe potuto durare molti anni, minacciando la mia guarigione e la mia privacy, nonché il futuro benessere mio e dei miei figli. Che "scelta" è quella in cui una delle opzioni sembra insormontabile.
Ovviamente non dovrebbe essere così. I sopravvissuti che sopportano le conseguenze dello stupro e dell'aggressione sessuale non dovrebbero confrontarsi con statistiche e realtà così tetre e prive di speranza, e con il fatto che qualunque riforma sia stata tentata non sia risultata adeguata a combattere la condizione in cui ci troviamo.
Non mi sono sorpresa nell’apprendere che un nuovo programma, adottato, in fase pilota, da 19 distretti di polizia e che verrà presto esteso a tutti i 43 distretti di polizia in Inghilterra e Galles, porta risultati molto al di sotto del necessario. L'operazione Soteria mira a "cambiare il modo in cui le forze di polizia e il Crown Prosecution Service (CPS) rispondono ai casi di stupro e violenza sessuale". Ma le donne che hanno denunciato di essere state stuprate, anche in questi distretti pilota, affermano che la polizia e i sistemi giudiziari sono ancora “ponderati a favore dell'imputato”, e il processo che le vittime devono affrontare è ancora scoraggiantemente “duro”.
Gli ultimi dati ufficiali disponibili mostrano che tra aprile e dicembre 2022 – sono solo nove mesi, nemmeno un anno intero – ci sono stati circa 50.000 reati di stupro registrati dalla polizia in Inghilterra e Galles. Vanno aggiunti i dati statistici di Scozia e Irlanda del Nord. Di quei 50.000, circa 900 (l'1,8%) dovevano ancora produrre un'accusa o una citazione in giudizio.
Questa dovrebbe essere vista da tutti come una crisi nazionale. È difficile pensare che queste statistiche possano peggiorare. Se lo facessero, equivarrebbe ad ammettere che lo stupro è, nei fatti, legale nel Regno Unito.
I casi digustosamente bassi di procedimenti giudiziari e condanne nei casi di stupro mi spaventano, come dovrebbe spaventare tutti, perché il problema non sta riducendosi. Una donna adulta su quattro è stata violentata o aggredita sessualmente, eppure cinque donne su sei che vengono stuprate non denunciano l’abuso alla polizia. Questo numero è preoccupantemente grande.
Ma permettimi di chiederti questo: se ti proponessero di sostenere un test che richiedesse dai due ai quattro anni della tua vita per essere completato; che richiedesse di rivivere traumi passati; che implicasse la possibilità che parti intime della tua vita vengano rese pubbliche; e sapessi di avere solo il 2% di possibilità di superarlo, questo test, tu, accetteresti di sostenerlo?
Per ora, i miei campioni di DNA sono conservati in un congelatore presso la SARC a cui mi sono rivolta, cosa che trovo stranamente confortante. In assenza di un adeguato processo giudiziario, come sopravvissuta, mi conforto in modi sorprendenti.
I miei campioni rimarranno lì fino a quando nuovi campioni satureranno lo spazio per conservarli; a quel punto la clinica mi contatterà per sapere se avrò deciso di promuovere l'azione penale di un caso di stupro non recente, prima di distruggerli.
Saperlo mi regala una piccola sensazione di potere. In effetti, di fronte a un sistema legale così inadeguato, la possibilità di perseguire, a volte, risulta più confortante del processo vero e proprio. Ma forse questo non è poi così sorprendente. Alla fine, avere la scelta è tutto.
[Anonymous, The Indipendent, 12/07/2023, Original title: I was raped and didn’t report it – though I wish I had. This is why]
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Smile 2: un sequel che segue gli spunti horror del primo capitolo
Naomi Scott è la nuova protagonista della saga horror diretta da Parker Finn, che continua pedissequamente la storia del primo film di successo. Al cinema.
Gli horror d'intrattenimento sono tornati alla ribalta negli ultimi anni (o forse non se ne sono mai andati) e ogni tanto spicca qualche titolo che fa prepotentemente parlare di sé. Come Smile, la pellicola del 2022 con Sosie Bacon diretta da Parken Finn e basata sul suo omonimo corto di due anni prima.
Il punto in comune tra i due film
L'attrice interpretava una terapeuta che diventava l'ultima vittima di una sorta di parassita demoniaco che passava di ospite in ospite costringendolo ad uccidere, oppure uccidersi davanti ad un'altra persona a cui passare il morbo, entro sette giorni. Il finale era fortemente aperto con la giovane donna che si sacrificava in nome dell'ex fidanzato Joel, col volto di Kyle Gallner, che funge da ponte in Smile 2.
Smile 2: di nuovo nella tana del lupo
La carismatica protagonista del sequel
Sono passati sei giorni dal precedente capitolo, quindi manca poco alla scadenza soprannaturale al centro della storia. La regia di Parker Finn ci porta in medias res dentro questa catena di eventi apparentemente senza fine e arriviamo alla nuova protagonista femminile, la popostar Skye Riley, interpretata questa volta da Naomi Scott, perfetta per il ruolo e per reggere un intero film. La cantante è in lenta risalita dopo un terribile declino fatto di dipendenza da droghe e alcol che ha portato ad un brutto incidente nella sua vita. L'incontro con un vecchio amico, Lewis (Lukas Gage), la fa entrare nella pericolosa orbita di quella maledizione apparentemente infinita, lasciando perplessi la determinata madre-agente (Rosemarie DeWitt), l'ex migliore amica (Dylan Gelula) il timido assistente (Miles Gutierrez-Riley) e il produttore musicale (Raúl Castillo) che pensa solo al profitto.
Un sequel di cui c'era davvero bisogno?
Un'inquietante scena della pellicola
Parker Finn, nel bene e nel male, segue il processo creativo del capitolo inaugurale di questa saga potenzialmente infinita. Partiamo ancora da una buona idea e uno sviluppo interessante, che trasferisce dalla psicologia alla musica il core del racconto. Si instaura così una metafora della fama come qualcosa che ti fagocita e ti risputa fuori lasciandoti inerme e confuso, incapace di prendere decisioni sane e salutari per il futuro della tua vita. La regia passa dalla camera a mano a dei mini-piani sequenza con maestria e anche una buona dose di tensione narrativa, coadiuvata dall'utilizzo di jump scare che, per una volta, fanno davvero saltare sulla sedia e sono ben inseriti all'interno del tessuto narrativo.
Le bellissime coreografie del film
Anche l'estetica, complice la professione della protagonista, è estremamente curata e intrigante, utilizzando colori accesi e luci al neon per raccontare un orrore che si sviluppa da dentro e attraverso i movimenti del corpo, con coreografie meta-narrative. Dopo queste interessanti premesse, che potevano comunque distinguerlo nella massa di horror oramai proposti quasi con l'algoritmo e soprattutto uno dietro l'altro in sala, arriva il taglio con l'accetta (per restare in tema) del buon lavoro fatto, proprio come in Smile, e proprio nel gran finale.
Un terzo atto che rovina il film
Skye perde il controllo
Senza spoilerare nulla, vi dico invece che chiudere in modo anche interessante questa saga, pur avendo a disposizione dei pretesti narrativi che sembrano portare a quel tipo di epilogo, Smile 2 preferisce concludersi in una sorta di labirinto mentale della protagonista che non comprende più cosa sia reale e cosa no - e di conseguenza anche noi spettatori: non in maniera affascinante o accattivante, bensì ridondante e stancante arrivati a quel punto. Non solo: il messaggio finale, del potere della musica che da curativa diventa tossica, sia dal punto di vista dei fan e del fandom sia da chi sta dietro il microfono e deve affrontare il peso del successo, si perde e porta ad un epilogo che apre ad un ulteriore prosieguo della storia. Un vero peccato.
Conclusioni
In conclusione viene da chiedersi l’effettiva utilità di un film come Smile 2 dato che prende tanto il buono quanto il brutto dal capitolo inaugurale riproponendo lo stesso schema narrativo: un interessante punto di partenza e uno sviluppo semi-originale, che in questo caso riflette sulle conseguenze tossiche della fama e sul potere curativo della musica al contrario, per arrivare ad un terzo atto che manda tutto all’aria lasciando aperta la porta all’ennesimo sequel di una catena che non sembra non potersi spezzare, proprio come quella soprannaturale del film.
👍🏻
Naomi Scott, perfetta e carismatica come protagonista.
I jump scare ben assestati.
Una regia che crea tensione e un’estetica affascinante.
La nuova tematica affrontata…
👎🏻
…che però si perde dentro una struttura narrativa fotocopia del primo Smile.
I personaggi secondari sono davvero poco approfonditi.
Il finale annulla quello che di buono ha fatto il film fino a quel momento.
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Livorno: 30enne ricercato tenta la fuga, sventato tentativo di truffa e sanzionato un esercizio per impiego di lavoratori in nero
Livorno: 30enne ricercato tenta la fuga, sventato tentativo di truffa e sanzionato un esercizio per impiego di lavoratori in nero. I Carabinieri del Comando Stazione di Stagno hanno rintracciato e tratto in arresto un uomo di 31 anni residente nella zona di Guasticce. L’attività di ricerca e cattura eseguita dai militari scaturisce dall’emissione di un provvedimento di esecuzione di pena a carico dell’uomo a seguito di condanna a circa tre anni emessa dal Tribunale di Torino che lo ha ritenuto responsabile dei rati di furto continuato e atti persecutori commessi rispettivamente: il primo a Collesalvetti nel corso del 2013 e il secondo a Grugliasco in provincia di Torino nell’arco temporale compreso fra gennaio e marzo del 2018. Durante le fasi della cattura, attivate dai carabinieri in aderenza alle disposizioni dell’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura della Repubblica di Torino, il fermato ha tentato di opporsi e darsi alla fuga; nel fare questo avrebbe anche proferito alcune espressioni minacciose e ingiuriose nei confronti degli operanti. Anche a bordo del mezzo dell’Arma nell’arco della traduzione avrebbe danneggiato alcune parti dei sedili posteriori. Terminate tutte le attività di rito che sono previste per l’esecuzione di questo tipo di provvedimenti restrittivi, il predetto è stato anche denunciato a piede libero all’Autorità Giudiziaria di Livorno competente per resistenza e danneggiamento aggravato. Infine tradotto al carcere Le Sughere di Livorno a disposizione del Giudice. L’incremento dei servizi esterni sul territorio disposti dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Livorno, in linea con le direttive strategiche condivise in sede di Comitato Provinciale presso la Prefettura di Livorno, continua a dare tangibili riscontri. Detta presenza esterna e continuativa, improntata ad aumentare la prevenzione di ogni forma di illecito ad opera dei Carabinieri e con particolare attenzione alle dinamiche truffaldine ricomprese in ambito dei reati contro il patrimonio nella giornata di martedì, ha consentito di salvaguardare e tutelare delle ignare vittime di origine straniera che stanno trascorrendo un periodo di turismo sul territorio labronico. I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Cecina contro l’odioso fenomeno delle truffe dello specchietto sono intervenuti in perfetta sinergia, avvalendosi della fattiva collaborazione di un appartenente all’Ufficio Locale Marittimo della Guardia Costiera di Cecina. Detto militare avendo assistito alle fasi salienti del reato, anche grazie alla sua posizione defilata dietro il mezzo dell’autore, con prontezza e rapidità ha favorito l’intervento dei carabinieri mentre la dinamica di truffa era ancora in itinere. Infatti, il mezzo della vittima un turista del nord Europa, secondo la dinamica ricostruita in modo meticoloso dai carabinieri, mentre era intento a percorrere con il proprio camper via IV Novembre a Cecina, avrebbe sentito un colpo sordo sul lato destro della carrozzeria del veicolo senza notare niente di strano, e pertanto ha proseguito fermandosi solo raggiunta la propria destinazione, ossia il parcheggio di un supermercato del centro cittadino. È stato in questo parcheggio che il turista sarebbe stato affiancato da una Golf di colore grigio da cui, con atteggiamento iroso, sarebbe sceso un uomo che, con qualche parola di tedesco e a gesti, avrebbe mostrato il fantomatico specchietto della sua auto danneggiato. Il tutto attribuendo al malcapitato straniero la responsabilità di avere provocato l’asserito sinistro con il camper. La vittima per non avere conseguenze ha offerto 50 euro di risarcimento immediato e chiudere così la questione, mentre il sedicente danneggiato, mostrando sul proprio telefonino una foto ritraente analogo modello di specchietto per un importo salato ammontante a ben 1200 euro, ne pretendeva il pagamento ed intavolava una discussione. All’istante però sono sopraggiunti i carabinieri del pronto intervento i quali, ricevuta la tempestiva segnalazione del militare che aveva seguito l’evolversi della scena, hanno bloccato e identificato il malvivente. Il provvidenziale intervento dei Carabinieri favorito dalla preziosa attivazione del militare della Guardia Costiera di Cecina, hanno consentito di evitare il compimento della condotta truffaldina, in particolare l’ennesima “truffa dello specchietto”. Il presunto responsabile, un 37enne originario di Milano residente nel pisano, peraltro già gravato da numerosi altri precedenti specifici, è stato denunciato a piede libero all’Autorità Giudiziaria di Livorno per tentativo di truffa. L’occasione si presta per ribadire che la cd. “truffa dello specchietto” consiste in una delle tecniche più comunemente utilizzate dai malviventi per raggirare le persone, facendo leva sull’effetto sorpresa e sul senso di colpa ingenerato sul momento nell’ignara vittima. Fa leva anche sul ragionevole timore della vittima di veder lievitare l’importo del premio da pagare periodicamente all’assicurazione. I Carabinieri suggeriscono in questi casi di chiamare il 112NUE e richiedere sempre l’intervento di una pattuglia, soprattutto quando vi è incertezza su eventuale urto con altri veicoli in concomitanza con insistenti richieste di denaro contante da sedicenti controparti. Talvolta la prospettiva dell’arrivo delle forze dell’ordine costituisce già un deterrente per chi ha pianificato la truffa e lo induce a dileguarsi. Riveste importanza fondamentale riuscire a raccogliere quante più informazioni relative all’autore della truffa per l’avvio di successive e immediate indagini. Continueranno su tutto il territorio e nelle principali arterie stradali della provincia di Livorno i servizi esterni di prevenzione e controllo del territorio con la duplice finalità di tutelare la sicurezza degli utenti della strada e preservare tutti gli aspetti afferenti alla legalità. Prosegue in tutta la provincia di Livorno la campagna di controlli straordinari dell’Arma dei Carabinieri per contrastare il lavoro sommerso e garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro. I controlli sono effettuati in sinergia dai Carabinieri del Comando Provinciale di Livorno con il comparto di specialità del locale Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro. Nel caso di specie con il NIL sono intervenuti i Carabinieri della Stazione di Marciana Marina, e l’attività di controllo eseguita ad un esercizio commerciale nel settore della somministrazione di alimenti ha portato i militari a elevare sanzione al titolare un uomo di mezza età del posto. Presso l’attività, ubicata in area centrale di Marciana Marina, sono state rilevate alcune gravi violazioni della normativa di settore tali da rendere necessaria da parte degli operanti la sospensione dell’attività sino ad avvenuta sanatoria delle irregolarità / difformità riscontrate. Corso controllo sarebbe emerso, altresì, che un lavoratore su due presente al momento dell’accesso, pari alla metà dei dipendenti presenti, fosse privo di contratto di lavoro risultando di fatto “in nero”. Pertanto i carabinieri hanno informato le competenti autorità ed elevato sanzione complessiva ammontante a euro 6.400 euro. I controlli proseguiranno su tutto il territorio della provincia di Livorno. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Novella - Il singolo “Grazie Tommaso”
Il brano della cantautrice sugli stores e nelle radio
“Grazie Tommaso” è il nuovo singolo della poliedrica artista e cantautrice Novella, sui principali stores digitali e dal 12 aprile nelle radio in promozione nazionale. Produzione impeccabile dagli arrangiamenti attuali, di tendenza, che evidenziano la personalità di Novella, figlia di una maturità artistica raggiunta a pieni voti. Melodie vincenti che entrano in testa sin dal primo ascolto e destinate a rimanerci, su cui scivola l’interpretazione dell’artista, sentita e autentica, che dona al tutto un forte impatto emotivo.
Il brano “Grazie Tommaso” nasce dal ricordo di un amore adolescenziale che ha segnato l’artista in prima persona profondamente e che ha cambiato il suo modo di vedere l’amore e le relazioni. Essendo parte di una generazione cresciuta tra le storie d’amore perfette dei film, Novella crede di essere stata vittima di una visione distorta di quella che è la realtà e “Grazie Tommaso” è proprio la presa di coscienza di una realtà crudele. Come in ogni brano dell’artista, non manca però il dualismo: il bene e il male si alternano e concatenano in maniera perfetta.
Ascolta il brano
“La verità è che abbiamo tutti un ‘’Tommaso’’ da ricordare con malinconia, amore, ma anche rabbia. Insomma, quella persona che ci ha fatto provare sensazioni contraddittorie. Quel sentimento che passando attraverso l’adolescenza e l’età adulta pian piano appassisce, un po’ perché gli interessi cambiano, un po’ perché forse ci si rende conto di aver idealizzato un amore, che in realtà era solo tremenda infatuazione. Tommaso è la paura di porre fine ad una relazione, ma anche la profonda rinascita che si ottiene nel farlo. Tommaso è l’incipit del volersi bene. Credo che questo brano parli in maniera diretta ed universale, per questo mi aspetto che le persone riescano ad immedesimarsi e soprattutto ad apprezzarne la semplicità.” Novella
Storia dell’artista
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/03/una-regia-molto-precisa-cosi-lesperta.html “Una regia molto precisa”. Così l’esperta sbugiarda Ferragni sull’intervista “verità” "Tremo di paura, piango e va bene anche così, perché sono io e sono vera. E se stasera non sarò 'perfetta' come cerco sempre di essere amen". Con queste parole Chiara Ferragni, prima di presentarsi negli studi di Che tempo che fa, cercava di acchiappare un po' di empatia da parte dei follower. La scelta delle parole non è certamente casuale e in queste due brevi frasi c'è racchiusa tutta la strategia dell'influencer che sta provando a recuperare terreno dopo il caso Balocco. Ci riuscirà? Le carte nel suo mazzo sono poche e l'intervista da Fabio Fazio le ha ulteriormente ridotte. Chi è "vero" non ha bisogno di ribadirlo a ogni piè sospinto come sta facendo lei e, infatti, Maria Angela Polesana, la docente di Sociologia dei media all'università Iulm di Milano che di Chiara Ferragni ha fatto una materia di studio, ai microfoni dell'Adnkronos ha spiegato cosa si nasconde a livello di comunicazione dietro l'intervista rilasciata al Nove. Ferragni, spiega la professoressa, sta mettendo in atto una "strategia su più media: ieri sera in tv ha ribadito i concetti già espressi sui social e nell'intervista al 'Corriere della Sera', dipingendosi come una persona innocente, fragile e vittima di un attacco mediatico. Sono contenuti tutti molto coerenti, io ci vedo dietro una regia molto precisa". Una regia che anche i più sprovveduti che ieri hanno seguito l'intervista hanno saputo cogliere nel tentativo disperato di Ferragni di proclamare di essere quasi una santa, che ha sempre fatto tutto in "buona fede" e che il caso Balocco è solo un "fraintendimento". La procura di Milano, infatti, notoriamente si muove per i "fraintendimenti", perché non ha di meglio da fare. È la gente ad aver capito male, ha detto Ferragni, che rivendica il buon operato. "Attraverso questa apparizione televisiva il tentativo era probabilmente non tanto quello di avvicinarsi ai suoi follower, ma di riconquistare i brand che in questo periodo l'hanno abbandonata. E in parte c'è riuscita, se guardiamo ai dati di ascolto di Fazio", prosegue Polesana, che però non tiene conto dell'effetto curiosità e delle reazioni social a quell'intervista, fortemente negative. "Ha scelto un interlocutore di sinistra, che parla alla sinistra e conferma che il suo mondo di riferimento è la sinistra", è il commento di Klaus Davi, massmediologo, che ha promosso "l'operazione Fazio" a livello di ascolti ottenuti. "Era un'intervista che doveva muoversi su binari ben precisi, che lei aveva concordato con Fazio", ha detto ancora Polesana, che definisce "folle ed eccessivo" il paragone più volte fatto da Fazio tra Ferragni e Oppenheimer. Forse è una suggestione, nell'anno in cui il film sul fisico è stato contrapposto nelle sale a Barbie. E sul continuo insistere dell'influencer sul fraintendimento, la docente affonda il colpo: "Mi è sembrata narcisista e molto convinta di se stessa, perché alla fine la colpa è di chi l'ha fraintesa, non capendo la sua buona fede".
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