#la vita fa veramente pena
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worldofdarkmoods · 24 days ago
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Scrivere queste parole mi costa un’enorme fatica, non solo perché sento un vuoto dentro che non riesco a spiegare, ma perché metterle nero su bianco mi obbliga ad affrontare una realtà che sto cercando di ignorare da troppo tempo. Mi sento smarrita, tradita, delusa, e soprattutto stanca. Stanca di credere nelle persone, stanca di dare il meglio di me per poi ritrovarmi sempre con un pugno di niente tra le mani.
È incredibile quanto dolore possa provocare un'amicizia che finisce, soprattutto quando quella persona non era solo un'amica, ma una parte di te, qualcuno che credevi sarebbe rimasto per sempre. La cosa peggiore, è restare, ma con la distanza emotiva di chi non ti capisce più, di chi non è più veramente lì per te. Credevo in te. Ti ho aperto ogni parte del mio mondo, anche quelle che avevo sempre nascosto agli altri. Ti ho mostrato le mie fragilità, le mie insicurezze, i miei sogni e i miei fallimenti. E tu eri lì, accanto a me, come se niente potesse mai separarci. Eppure, eccoci qui, quasi due estranee che si guardano da lontano, senza nemmeno il coraggio di parlarsi, senza nemmeno la forza di spiegarsi.
Non capisco come si possa cambiare così, da un giorno all’altro. Non capisco come tu abbia potuto guardarmi negli occhi, sapere cosa stavo passando, e comunque scegliere di allontanarti. Sai cosa mi stava passando per la testa, sai quanto fosse difficile per me anche solo alzarmi dal letto ogni giorno e non strapparmi la pelle. Eppure, hai scelto il silenzio, hai scelto l’indifferenza, hai scelto di lasciarmi andare senza una vera e propria spiegazione quando avevo più bisogno di te.
E sai qual è la cosa peggiore? Che tutto questo mi sta facendo dubitare di ogni singolo rapporto umano. Mi guardo intorno e vedo solo superficialità, persone che non sanno cosa significhi costruire qualcosa di vero, qualcosa che duri nel tempo. Tutti pronti a prendere ciò che possono, a succhiare via ogni briciolo di energia, ma nessuno disposto a restare, nessuno disposto a lottare per un legame. È come se il concetto di rispetto non esistesse più, come se l’empatia fosse diventata una qualità rara, quasi inesistente.
Non capisco come si possa essere così leggeri nel distruggere qualcosa di così prezioso. Non capisco come tu possa aver scelto di trattarmi come una persona qualunque, dopo tutto quello che abbiamo condiviso. Mi fa male, un male che non riesco nemmeno a descrivere. È un dolore che mi tiene sveglia la notte, che mi fa mettere in discussione ogni cosa di me stessa. Sono stata troppo? Non sono stata abbastanza? Ho fatto qualcosa di sbagliato? O semplicemente non valgo abbastanza per te, per nessuno?
Non voglio più credere a nessuno. Non voglio più aprirmi, più fidarmi, più sperare. Ogni volta che l’ho fatto, mi sono ritrovata a raccogliere i pezzi di un cuore che ormai non so nemmeno se valga la pena ricostruire. È come se fossi circondata da persone che non sanno cosa significhi amare davvero, rispettare davvero, rimanere davvero. Mi sento usata, vuota, come se tutto ciò che ho dato fosse stato preso e gettato via.
E adesso, qui, in questo periodo buio della mia vita, mi sento più sola che mai. Non c’è nessuno su cui possa davvero contare, nessuno che sappia cosa significhi esserci davvero. È come se stessi gridando sott’acqua, e il mondo continuasse a girare, ignaro del fatto che sto annegando. E tu, tu eri quella persona che pensavo mi avrebbe salvata, quella che non avrebbe mai permesso che mi sentissi così. E invece, sei stata proprio tu a spingermi più a fondo.
Non voglio più vivere con questa costante paura di essere abbandonata. Non voglio più costruire legami che alla fine si rivelano fatti di nulla. Ma allo stesso tempo, non so come fare a smettere. Perché nonostante tutto, nonostante il dolore, una parte di me continua a sperare che qualcuno, un giorno, sia diverso. Ma quella speranza si sta spegnendo, e con essa, anche una parte di me.
Non credo più alle persone. Non credo più ai “per sempre”, ai “ci sarò sempre per te”, alle promesse fatte sottovoce. Perché ogni volta che ci ho creduto, sono rimasta sola, a raccogliere i pezzi di un cuore che ormai non regge più. E tu eri l’ultima persona da cui mi sarei aspettata tutto questo.
Mi sento un guscio vuoto, una persona che non sa più come fidarsi, come amare, come vivere davvero. E tutto questo per cosa? Per credere di nuovo alle persone? Per aver sperato che tu fossi diversa?
Non mi rimane più nulla, se non il dolore di tutto ciò che abbiamo perso. E la tristezza di sapere che, probabilmente, a te non importa nemmeno più.
Ed è questo che fa più male, sai? Sapere che, mentre io passo le notti a chiedermi dove ho sbagliato, tu probabilmente non ci pensi nemmeno. Sapere che per me eri una sorella, un pezzo di vita irrinunciabile, mentre per te sono diventata una presenza superflua, qualcuno che è facile lasciare indietro.
Non riesco a capire come ci si possa spegnere così, come si possa scegliere di voltare pagina senza neanche provare a spiegarsi. Non riesco a capire come il rispetto che credevo avessimo l’una per l’altra possa essere diventato così fragile da frantumarsi senza un vero motivo. E il dolore cresce, giorno dopo giorno, perché continuo a cercare risposte, a dare un senso a questa fine, ma non trovo nulla. Solo vuoto.
Sai quanto è devastante perdere fiducia in qualcuno? È come se qualcosa dentro di te si spezzasse in modo irreparabile. Ogni volta che provo a ricordare i momenti belli, le risate, le confidenze, sento una stretta al petto. Ogni ricordo si trasforma in una ferita aperta, una prova di quanto mi sono sbagliata su di te, su noi.
Ero già in difficoltà. Lo sapevi. E nonostante tutto, hai scelto di andartene, di tirarti indietro proprio quando avevo più bisogno di te. Come si fa? Come si può essere così insensibili? Non riesco a capire se sono io il problema, se pretendo troppo, o se semplicemente sono stata sfortunata a credere ancora una volta nella persona sbagliata.
Sai cosa fa più paura? L’idea che ormai io non riesca più a fidarmi di nessuno. Che ogni volta che qualcuno si avvicina, sento solo la paura di essere ferita di nuovo. È come se stessi costruendo un muro intorno a me, un muro che mi protegge ma che allo stesso tempo mi isola. Perché se nemmeno tu, che consideravo una parte di me, sei rimasta, allora chi mai potrebbe farlo?
Non so più cosa aspettarmi dalle persone. Non so più se esista davvero qualcuno in grado di comprendere cosa significhi rimanere, lottare per un legame, rispettarlo, anche quando è difficile, anche quando richiede sforzo. Mi sembra che nessuno sappia più cosa sia il rispetto, cosa significhi tenere davvero a qualcuno. Tutto è diventato così effimero, così fragile, che a volte mi chiedo se valga ancora la pena provare.
Mi sento stanca. Non solo fisicamente, ma dentro, nel profondo dell’anima. È una stanchezza che non si riesce a spiegare, che ti spezza ogni giorno un po’ di più. Ogni delusione, ogni abbandono, ogni parola non detta aggiunge un peso che diventa insopportabile. E mi chiedo quanto ancora riuscirò a sopportare.
Forse sbaglio io, forse sono io che mi aggrappo troppo alle persone, che vedo cose che non ci sono. Forse sono io che mi illudo, che mi costruisco castelli in aria, che vedo legami dove gli altri vedono solo convenienza. Ma se è così, allora non so più chi sono. Non so più come fare a essere diversa, come fare a non dare tutta me stessa, anche quando non dovrei.
Quello che mi distrugge è che non posso smettere di volerti bene, nonostante tutto. Nonostante il dolore, nonostante la delusione, una parte di me spera ancora che un giorno ti renderai conto di quello che abbiamo perso, di quanto valeva il nostro legame. Ma forse è una speranza inutile, una speranza che mi farà solo più male.
E allora resto qui, con questo vuoto dentro, cercando di capire come andare avanti, come continuare a credere nella vita, nelle persone, quando tutto sembra crollarmi intorno. Forse non ci riuscirò mai del tutto. Forse questa delusione mi accompagnerà per sempre, come un’ombra che non riesco a scrollarmi di dosso.
Ma quello che so è che non dimenticherò mai il dolore che mi hai lasciato, il senso di perdita, di abbandono. Non dimenticherò mai quanto pensavo che fossi diversa, e quanto invece mi sbagliavo. E questo, forse, è ciò che mi farà più male di tutto.
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solosepensi · 3 months ago
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Tumblr media
“La gente non vuole sentirsi dire
cosa si prova veramente
ad essere innamorati,
perché è una sensazione che fa schifo.
E’ come un diamante:
visto dall’esterno sembra bellissimo,
ma dentro è duro, spigoloso e tagliente.
Amare davvero una persona
non va mai confuso con il divertimento.
Amare una persona
è altrettanto doloroso e deludente
che arrivare a conoscere se stessi.
Probabilmente è l’unica cosa
che valga la pena di fare nella vita,
ma questo non vuol dire
che sia una passeggiata.”
Ethan Hawke - Mercoledì delle ceneri
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canesenzafissadimora · 5 months ago
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[ E così sprechi la vita.]
In qualche lontana città che non conosci e dove forse non ti accadrà di andare mai, c’è uno che ti aspetta… là dove si nascondono gli ultimi segreti della vita, giorno e notte resta aperta per te la porta del suo palazzo favoloso… Tu stenti qui la vita, vai vestito di grigio, perdi già i capelli, i conti alla metà del mese sono penosi. Sei uno dei tanti. Di anno in anno ambizioni e speranze si rattrappiscono. Quando incontri le belle donne, non hai più neanche il coraggio di fissarle. Ma laggiù, nella città di cui ignori il nome, un potente signore ti aspetta per toglierti ogni pena: per liberarti dalla fatica, dall’odio, dagli spaventi della notte… In qualche lontana terra, ma potrebbe darsi invece che sia molto più vicino. Forse il signore potente ti aspetta in una delle nostre città che tu conosci. Ma forse potrebbe essere più vicino ancora, a non più di cento chilometri, in una cittadina di provincia. Ci sono qui delle piazzette fuori mano dove i camion non passano: e ai lati sorgono certe anziane case piene di dignità con festoni di rampicanti…Ma può essere anche molto più vicino, veramente a due passi, tra le mura della tua stessa casa. Sulla scala, al terzo piano, hai mai notato, a destra del pianerottolo, quella porta senza campanello né etichetta? Qui forse, per agevolarti al massimo, ti attende colui che vorrebbe renderti felice: ma non ti può avvertire. Perciò prova, la prossima volta che ci passi davanti, prova a spingere l’uscio senza nome. Vedrai come cede. Dolcemente ruoterà sui cardini, un impulso irragionevole ti indurrà ad entrare, resterai sbalordito… Ma tu non provi ad aprire, indifferente ci passi davanti, su e giù per le scale mattina e sera, estate ed inverno, quest’anno e l’anno prossimo, trascurando l’occasione… Tra le mura della tua stessa casa. Ma come escludere che sia ancora più vicino colui che ti vuole bene? Mentre tu leggi queste righe egli forse è di là dalla porta, bada, nella stanza accanto; se ne sta quieto ad aspettarti, non parla, non tossisce, non si muove, non fa nulla per richiamare l’attenzione. A te scoprirlo. Ma tu, uomo, non ti alzi nemmeno, non apri la porta, non accendi la luce, non guardi. Oppure, se vai, non lo vedi. Egli siede in un angolo, tenendo nella destra un piccolo scettro di cristallo, e ti sorride. Però tu non lo vedi. Deluso, spegni, sbatti la porta, torni di là, scuoti il capo infastidito da queste nostre assurde insinuazioni: fra poco avrai dimenticato tutto. E così sprechi la vita.
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Dino Buzzati - "boutique del mistero"
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schizografia · 4 months ago
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Scienza e felicità
Malgrado l’utilità che crediamo di trarne, le scienze non possono farci felici, perché l’uomo è un essere parlante, che ha bisogno di esprimere in parole gioia e dolore, piacere e afflizione, mentre la scienza ha in ultima analisi di mira un essere muto, che sia possibile conoscere numero et mensura, come tutti gli oggetti del mondo. Le lingue naturali che gli uomini parlano sono al limite un ostacolo alla conoscenza e, in quanto tali, devono essere formalizzate e corrette, eliminando come “poetiche” quelle ridondanze a cui invece innanzitutto badiamo quando esprimiamo i nostri desideri e i nostri pensieri, i nostri affetti come le nostre avversioni.
Proprio in quanto si rivolge a un uomo muto, la scienza non può mai produrre un’etica. Che scienziati illustri abbiano compiuto senza alcuno scrupolo nell’interesse della scienza esperimenti sui corpi dei deportati nei Lager o dei condannati nelle carceri americane non dovrebbe in questo senso sorprenderci. La scienza si fonda infatti sulla possibilità di separare a tutti i livelli la vita biologica di un essere vivente dalla sua vita di relazione, la muta vita vegetativa che l’uomo ha in comune con le piante dalla sua esistenza spirituale di essere parlante. È bene ricordarlo, oggi che gli uomini sembrano aver messo da parte tutto ciò in cui credevano, per affidare alla scienza un’aspettativa di felicità che non potrà che essere delusa e tradita. Come gli anni recenti hanno mostrato al di là di ogni dubbio, uomini che guardano alla propria vita con gli occhi del loro medico sono per questo disposti a rinunciare alle loro più elementari libertà politiche e ad assoggettarsi senza limiti ai poteri che li governano. La felicità non può mai essere separata dalle semplici, trite parole che ci scambiamo, dal grido e dal riso di gioia né dalla commozione che ci fa piangere, non sappiamo se di pena o diletto. Lasciamo gli scienziati al silenzio e alla solitudine dei numeri, vegliamo lucidamente a che non invadano l’ambito dell’etica e della politica, che è il solo che possa veramente appagarci.
Giorgio Agamben, 8 settembre 2024
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tiaspettoaltrove · 10 months ago
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Parliamo dell’ossessione per il pene.
Voi donne eterosessuali avete un problema, e lo sapete: siete troppo ossessionate dal pene. Questo blog non vuole giudicare, puntare il dito, ergersi su un piedistallo, fare la morale o tacciarsi di bigottismo. No, qui si fanno ragionamenti assieme in modo approfondito (e a volte originale), e si cerca di capire il perché un determinato fenomeno accada. Tutte siete ossessionate dal pene: chi più, chi meno, chi non lo sa, chi fa finta di non saperlo, chi se l’è dimenticato. Ma è una realtà inoppugnabile, che come tale va affrontata. E perché siete così? È in realtà molto semplice. Il pene rappresenta il primo schizzo di vita, il primo accenno. Nelle fasi successive e cruciali, lo sappiamo bene, tutto è in mano alla donna. La vita stessa, concretamente e completamente, nasce dalla donna. Ed è donna, umanamente parlando. Ma l’uomo ha, glielo si conceda, l’assaggio di quella nuova esistenza che s’andrà a generare. Già questo, capite bene, basterebbe a motivare quel richiamo irresistibile che arriva, arriva a tutte, presto o tardi. È una sollecitazione filosofica, primordiale, ancestrale. “Mi accosto alla fonte del liquido della vita”, se così vogliamo dire. In modo inizialmente anche involontario, magari. Incuriosito. V’è poi l’elemento erotico, potente, dal forte eco animalesco e passionale. Più ricercato, se vogliamo, eppure all’apparenza più vorace, immediato, affamato. Non debbo certo dirvelo io: il pene in senso assoluto non è nemmeno bello. Non lo è quando non scorre nelle vene il sangue della virilità. E non lo è nemmeno a patto che chi ci ha creato non sia stato piuttosto generoso con noi. In quel caso, ecco, dobbiamo spostare totalmente il piano del discorso. E qui, sì, cambia tutto. L’assoluto diviene relativo. Ed esistono, sì, anche dei membri belli. Molto belli, in alcuni casi. Valorizzati da un particolare glande, o da una grandezza importante, o ancora da una consistenza (durezza) significativa. Lo posso capire il vostro problema, non sono stupido. Io stesso, nonostante dei maschi mi faccia schifo tutto a livello sessuale, fisico e spesso anche mentale, so riconoscere un bel pisello. E apprezzarlo conseguentemente da un punto di vista artistico, visivo, concettuale. Come risolvere la situazione, quindi? Ve lo dico io: riuscendo a spersonalizzare l’organo riproduttivo, ricordandosi che non è niente di più. Un ragazzo che ci prova con voi ve lo fa vedere e ce l’ha molto bello? Ok, perfetto, ma di chi è quel bestione? Comunque sia di un ragazzo che, nella stragrande maggioranza dei casi, è o si rivelerà prima o poi una pessima persona. O una deludente persona, quantomeno. Quindi, vale la pena ossessionarsi? Io dico proprio di no. Personalmente, le stesse conclusioni arrivo a farle coi corpi femminili. Certo, talvolta è molto difficile (perché i corpi femminili mi piacciono veramente tanto), ma questo giochino aiuta molto, col tempo. Io sono un’eccezione, perché ho un bel pisello e un bel cervello, ma di solito non è così. Non soffermatevi.
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willspencerp · 4 months ago
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*Will raggiunge il Parco Rosewater, incontra una donna di nome Kelly, che assomiglia un pò a sua moglie Sarah, ma vestita in modo provocante e dotata di un carattere più aperto. Durante i loro spostamenti, sembra conoscere alcune cose che solo il protagonista e sua moglie potevano sapere, e si comporta in maniera molto seducente verso Will. Kelly accompagna l'eroe e lo aiuta a raggiungere un altro dei loro posti speciali, l'Hotel Lakeview. Will entra nel Pete's Bowl-O-Rama dove incontra Walter mentre parla con la bambina, che fugge appena vede Kelly. Dopo Walter rivela che il nome della bimba è Laura. Fuori Kelly dice a Will di aver visto Laura e cominciano a inseguirla. Arrivano così all'Ospedale Brookhaven, dove Kelly si sente male e si mette a riposare in una delle stanze dell'ospedale.
Will incontra Angela, svela il motivo della presenza di Angela e Walter a Silent Hill. Un articolo di giornale narra che Angela ha ucciso il padre, che abusava di lei con il consenso della madre.
Walter invece è stato preso in giro per anni dai suoi compagni per via del suo carattere. Ha ucciso il cane di un giocatore di football e poi ha sparato nella gamba al padrone. Appare chiaro che, al suo arrivo a Silent Hill, è impazzito vedendo che tutti si prendevano gioco di lui, e ha deciso di uccidere chiunque avesse incontrato. Inizialmente cerca di spiegare a Will perché abbia ucciso tutte quelle persone, ma poi si rivolta anche contro di lui, ma viene ucciso. Will prova vergogna ad aver ucciso Walter, e dopo ciò, Walter inizia a farsi domande sugli eventi che lo hanno portato in quella città e poi ad un tratto Sarah sparisce a causa di Lucyfer Morningstar e Will preoccupandosi per sua moglie trova una lettera:
"Nei miei sogni agitati,
vedo quella città.
Silent Hill.
Mi avevi promesso che un giorno
mi avresti riportato lì.
Ma non l'hai mai fatto.
Beh, ora sono lì da sola…
Nel nostro 'posto speciale
E ti aspetto…
Aspetto che tu
mi venga a trovare.
Ma non vieni mai.
E così aspetto, avvolta nel mio
bozzolo di dolore e solitudine.
So di aver commesso una cosa
terribile. Una cosa che
non mi perdonerai mai.
Vorrei poter cambiare
le cose, ma non posso.
Mi sento così patetica e brutta
mentre sono stesa qui, ad aspettarti...
Ogni giorno fisso le crepe
nel soffitto e tutto ciò a cui penso
è quanto sia ingiusto tutto ciò...
Oggi è venuto il medico.
Mi ha detto che posso tornare
a casa per un breve periodo.
Non è che sto migliorando.
E' che forse questa potrebbe
essere la mia ultima possibilità...
Sai cosa intendo...
Nonostante ciò, sono felice di tornare
a casa. Mi sei mancato tantissimo.
Ma ho paura, Will.
Ho paura che tu in realtà
non voglia che torni a casa.
Ogni volta che vieni a trovarmi,
So quanto è difficile per te...
Non so se tu mi
odi o ti faccio pena...
O forse ti disgusto solamente...
Questo mi dispiace.
Quando ho scoperto che
stavo per morire, non volevo
accettarlo in alcun modo.
Ero sempre arrabbiata e
me la prendevo con le persone che amavo di più.
Soprattutto con te, Will.
Ecco perché capisco
Se mi odi veramente.
Ma voglio che tu
sappia questo, Will.
Ti amerò per sempre.
Anche se la nostra vita insieme deve
finire in questo modo, non la cambierei
per nessuna cosa al mondo. Abbiamo
trascorso dei meravigliosi anni insieme.
Beh, questa lettera è durata
fin troppo, quindi ora ti saluto.
Ho detto all'infermiera di dartela
dopo che me ne sarò andata.
Ciò significa che quando la
leggerai, sarò già morta.
Non posso chiederti di ricordarmi,
ma non potrei sopportare che tu
ti dimenticassi di me.
Questi ultimi anni in cui
mi sono ammalata... Mi dispiace così tanto
per quello che ho fatto a te, che ho fatto a noi...
Mi hai dato così tanto e
io non sono stata capace di ricambiare
neanche una piccola cosa.
E' per questo che voglio che
tu continui a vivere la tua vita adesso.
Fa quello che è meglio per te, Will
Will...
Mi hai resa felice."
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ Stanno appoggiati al reticolato. Di quando in quando uno barcolla via, e subito un altro si mette al suo posto. I più tacciono, qualcuno mendica un mozzicone di sigaretta. Io vedo le loro figure brune, le barbe ondeggianti al vento. Nulla so di loro, se non che sono prigionieri di guerra, e ciò appunto mi turba. La loro vita è senza nome e senza colpa. Se sapessi qualcosa di loro, come si chiamano, come vivono, che cosa aspettano, che cosa lì affligge, il mio turbamento avrebbe un senso e potrebbe diventar compassione. Ma così non sento dietro il loro volto se non il dolore della creatura, la tremenda tristezza della vita e la crudeltà degli uomini. Un ordine ha trasformato queste figure silenziose in nemici nostri; un altro ordine potrebbe trasformarli in amici. Intorno a un tavolo un foglio scritto viene firmato da pochi individui che nessuno di noi conosce, e per anni diventa nostro scopo supremo ciò che in ogni altro caso provocherebbe il disprezzo di tutto il mondo e la pena più grave. Chi può più distinguere e giudicare, quando vede questi poveri esseri silenziosi coi loro volti di fanciulli e con le loro barbe d'apostoli! Ogni sottufficiale per la sua recluta, ogni professore per i suoi alunni è un nemico peggiore che costoro non siano per noi. Eppure noi torneremmo a sparare contro di loro ed essi contro di noi, se fossero liberi... Qui mi fermo spaventato: non debbo andare avanti. Questi pensieri conducono all'abisso. Non è ancora tempo per approfondirli; tuttavia non li voglio lasciar dileguare, li voglio serbare, chiudere in me, per quando la guerra sarà finita. Mi batte il cuore: è questo dunque lo scopo, il grande, l'unico scopo, al quale ho pensato in trincea, quello che io cercavo come sola possibilità di vita, dopo questa rovina di ogni umanità: è questo il cómpito per la nostra vita di domani, degno veramente di questi anni d'orrore? Mi tolgo di tasca le sigarette, rompo ciascuna in due parti e le do ai russi. Si inchinano e le accendono. Ecco che sui loro visi brillano qua e là punti rossi, e mi consolano; sembrano piccole finestrelle chiare su facciate di oscure capanne, che rivelano, dentro, rifugi di pace... I giorni passano. In una mattinata nebbiosa si fa il funerale di un russo: quasi ogni giorno ne muore qualcuno. Sono di guardia mentre lo seppelliscono. I prigionieri cantano un corale a più voci: neppure sembrano voci, sembra un organo che risuoni da lungi sulla radura. Il funerale è presto finito. A sera i russi stanno di nuovo al reticolato, e il vento viene a loro dai boschi di betulle. “
Erich Maria Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale, Mondadori (collana Oscar n° 30), 1965; pp. 158-160.
 NOTA: Il testo apparve dapprima sui numeri di Novembre e Dicembre del 1928 del giornale berlinese Vossische Zeitung, quindi in volume dal titolo Im Westen nichts Neues il 29 gennaio 1929 per l'editore Propyläen Verlag ottenendo un immediato successo internazionale.
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francescacammisa1 · 1 year ago
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La gente non vuole sentirsi dire cosa si prova veramente a essere innamorati, perché è una sensazione che fa schifo. È come un diamante: visto dall'esterno sembra bellissimo, ma dentro è duro, spigoloso, tagliente. Amare una persona è altrettanto doloroso e deludente che arrivare a conoscere sé stessi. Probabilmente è l'unica cosa che valga la pena di fare nella vita, ma questo non vuol dire che sia una passeggiata.
Ethan Hawke - Mercoledì delle ceneri
Ph Stanley Kubrick
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greatmoonballoon · 5 months ago
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Ho avuto praticamente tutti i social esistenti tranne Snapchat, e poi all'età di 16 anni ho abbandonato tutto.
Ho abbandonato per la mia sanità mentale. Già il bullismo a scuola era duro da superare, in più l'idea di essere presa in giro anche li mi ha sempre fatto male emotivamente e mentalmente.
Idea che penso che prima o poi, si sia realizzata, ma mi era già tolta per pensarci.
Quindi da quel giorno vivo con dubbi su dubbi, ed ogni sguardo di gente sconosciuta penso che invece, loro, conoscano me. (Eh sì, mi è venuta l'ansia sociale).
Per questo motivo per me, è anche difficile farmi nuovi amici.
Tumblr è l'unico social che non implica "il mostrarti" ma mi permette di usare il mio blog come diario personale.
Me ne sono andata tante volte da qui, e tante volte sono tornata, perché è veramente l'unico social che per me vale la pena di avere.
Qui ci sono anche meno pazzi rispetto a Twitter, per esempio, e si litiga per meno roba stupida tipo qua che tipo di musica ascolti non gliene frega nulla a nessuno, li invece ti fanno lo screenshot, ti bloccano e ti mostrano ai loro followers, chiedendo loro di segnalarti e bloccarti. Bambinate insomma. (A me capitò con una attrice che seguo, giudicata inadatta dall'essere definita attrice e non volevano che parlassi dei miei problemi fisici, che per loro servivano per guadagnare followers e io risposi che manco venivo pagata per scrivere quelle cose).
Ecco perché mi sono tolta da tutti i social. In più senza social ho un sacco di tempo libero, posso dormire e uscire senza per forza farlo sapere a tutta Italia, e poi se non pubblico per giorni, non sono obbligata a dare spiegazioni, perché non sono un influencer. In più, non mi interessa sapere che fa il vicino del piano di sopra nel suo giorno libero dal lavoro.
La scelta di non avere più profili social è stata molto coraggiosa oltre che molto saggia! Hai avuto la capacità di riconoscere e capire cosa potevi evitare per stare meglio con te stessa, proteggere le tue fragilità e i lati deboli.
Conosco bene purtroppo cosa sia il bullismo e delle ferite che lasciano anche dopo tanti anni.
Tanti anni fa feci questa scelta con facebook. In quel periodo vivevo il bullismo già a scuola e quel social non fece altro che ampliare le mie insicurezze: tizia aveva molti più like di me nelle foto soprattutto da parte di ragazzi mentre io ne avevo molto meno; foto di gente che usciva il sabato sera e si divertiva mentre io non avevo nessuna vita sociale oppure c'era persino il controllo di quello che postavo e i giudizi ipocriti e non richiesti; chi si metteva su un piedistallo pensando di sapere tutto di me solo da ciò che pubblicavo e poi magari nemmeno mi salutava di presenza. E da lì decisi di eliminarlo.
Tutte le mie insicurezze effettivamente sparirono e chi si accorse che non lo avevo più mi disse "e ora senza facebook che farai?"
E io "torno a vivere" 😂
Ma che domanda è? Questo fa capire quanto la gente non sappia più distinguere la realtà dal virtuale.
Dopo fb ho avuto twitter senza più usare nome né foto personale e devo dire che in quel periodo mi sono trovata bene. Era tra il 2013 e il 2015. Poi non l'ho più usato.
Ho ridato fiducia a Instagram quando ancora non lo aveva quasi nessuno (2014) ma dopo qualche annetto è diventato più popolare di facebook.
Non demonizzo i social perché altrimenti sarei incoerente. Sono un bel mezzo per esprimersi, fa piacere avere apprezzamenti sulle foto ma non ti nascondo che ci sono stati momenti dove ho dovuto disattivare il profilo per la mia sanità mentale. E sono stata bene. È da lì che spesso derivano certe paranoie, foto o storie che ti appaiono all'improvviso sulla home di cose che non avresti voluto sapere. Ha dato vita a tante ansie che ci distruggono mentalmente ed emotivamente...
Tumblr è un rifugio. Anche io ho provato tante volte ad avere un blog ma solo adesso sto riuscendo a mantenerlo. Ne avevo bisogno! Finché c'è gente educata e matura si può stare bene!
Dopo questo enorme papiro (che mi perdonerai spero ahah) voglio dirti che la tua scelta è senza dubbio molto saggia. È da un po' che penso di prendermi una pausa da alcuni social per un periodo che sto attraversando e mi sei quasi di ispirazione 🥹
Chissà quanta pace potrei riscoprire con questa scelta.
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ross-nekochan · 1 year ago
Note
Ciao. Mi dispiace per come ti senti e per quello cui andrai incontro. Spesso faccio lunghi periodi di giornate lavorative infinite, senza gratificazione. Lo stipendio è buono ma se sei svuotato di energie e non hai tempo libero, i soldi marciscono assieme a te. Ho dovuto ricorrere a farmaci e terapia per lungo tempo e adesso sto meglio, ora sono in grado di pensare: mal che vada mi licenzio e sopravviverò come tutti, senza vergognarmi per questo pensiero a causa del mio senso del dovere. Ma io sono in Italia, bene o male ho affetti vicini, si parla la mia lingua, se sto male mi metto in malattia (non l'ho mai fatto...) senza dover contare i giorni che mi restano nell'anno. Tu... ti leggo e mi chiedo spesso perché ti sia decisa a fare determinate scelte. Coraggiose se vogliamo, per prospettive future. Tuttavia mentre raggiungiamo il burnout la vita ci passa davanti e quello che immaginavamo potesse accadere, cambia. Restiamo delusi, con niente di concreto in mano. Onestamente al solo pensiero di essere lontana non dico dalla famiglia, ma dalla confortante madrepatria, alle condizioni quali quelle che descrivi... non so come tu faccia. Mi scuso se ti risulto inopportuna, ti scrivo perché mi sembra di riconoscerla la tua sofferenza. Una cosa sola mi ha insegnato la depressione, che quando ci sei dentro vedi davvero quanta povertà si cela dietro i castelli di fantasie più o meno autoindotte per trovare una strada nella vita. E pensi che ti sei ammalato "per niente". Tutt'ora fatico a concepirmi distaccata dal mio lavoro, anche se la società lo ritiene nobile e indispensabile mi ha rovinato anni importanti. Ma sono arrivata ad essere consapevole dei miei limiti, ho imparato a proteggermi un po'di più, a dire di no. Per adesso resisto ma sai, adesso non mi importa più di come reagirebbe la gente a sapere che ho lasciato per andare a raccogliere pomodori o pulire bagni, proprio io che sono così brava, istruita e specializzata. Non mi importa più cosa dice il mio senso del dovere. E mi sento meglio, anche solo perché mi permetto di pensare a delle vie di fuga.
Abbi cura di te.
Ciao.
Spesso è facile leggere senza dire niente quando non si conosce qualcuno, quindi ti ringrazio per il tuo messaggio, sebbene in anonimo (non perché sminuisce il pensiero, semplicemente a volte non ne comprendo a pieno il motivo del suo utilizzo - ma questo è un discorso a parte).
Mi dispiace molto per quello che ti è successo, anche se mi pare tu stia leggermente meglio e sono contenta per te per questo.
I motivi per cui sono tornata qui sono tanti e, forse, a dirli nemmeno li si comprenderebbe. Uno tra tutti: ho speso quasi 10 anni della mia vita (e denaro) per studiare la lingua e la cultura di questo paese e purtroppo questi 10 anni non li posso "vendere" a nessuno perché non sai quanta gente fa la stessa cosa. Una cosa che mi sono promessa a me stessa è che io questi 10 anni della mia vita non li voglio buttare, anche se giustamente c'è gente che si reinventa nonostante la sua laurea (non ho niente contro di loro, ma vorrei evitare di farlo io).
Hai ragione nel dire che spesso quelli che costruiamo sono solo castelli senza alcun senso e non ti nascondo che sono già un paio di anni che la mia testa è a metà tra il voler diventare chissà chi e il voler semplicemente vivere di un lavoro umile con uno stipendio minimo che mi permetta di mangiare, mandando a fanculo laurea e tutto il resto.
A volte sono sul punto di pentirmi della mia scelta ma quando la mia migliore amica, come te, mi dice: "Stai attenta alla tua salute mentale perché se le cose vanno male, puoi sempre tornare in Europa", sai cosa le rispondo? Che non è il momento adatto. Adesso è come se vivessi nell'occhio del ciclone: sebbene la cultura lavorativa giapponese faccia veramente pena, questa megalopoli vive di milioni di opportunità diverse e non penso ciò sia equiparabile a qualsiasi altra città in Europa.
Per cui non posso fare altro che sfruttare questa opportunità il meglio che posso. Non mi interessa dell'opinione di nessuno e vivere dall'altra parte del mondo, sebbene sia triste perché non hai nessuno su cui poter contare se non te stesso, hai la libertà di poter fare il cazzo che ti pare, pure lasciare tutto e andare a raccogliere i pomodori o andare a fare le pulizie.
Poi, anche se volessi tornare, dove vado? Non ho più contatti con nessuno della mia famiglia, né li voglio avere e sono al punto che quasi non saprei nemmeno dove andare a dormire se tornassi in Italia. Anzi, me ne sono andata anche per tagliare finalmente tutti i ponti possibili.
Detto questo, come hai detto anche tu, per adesso, resisterò. Quando la situazione mi sembrerà insostenibile, cambierò e cercherò altro; almeno avrò soldi a sufficienza per poter vivere senza lavorare per un po' (dato che non avrò tempo per spenderli).
La via di fuga cerco di vederla sempre (anche se è molto difficile farlo), perché, almeno per il momento, non mi voglio assolutamente arrendere a questo mondo bastardo e per me oltremodo incomprensibile.
Abbi cura di te anche tu.
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tergestin · 2 years ago
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CARA "PAOLA EGONU..."
(...le spiego io che cosa fa veramente schifo)
di Mario Giordano
(da 'La Verità' del 6 febbraio 2023)
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"Cara Paola Egonu,
le sono vicino per tutte le indicibili sofferenze che ha subito nella sua vita. E che ha denunciato nell'intervista a 'Vanità Fair', invocando addirittura l'apocalisse (testuale: "Mondo di m. Spero che arrivi l'Apocalisse").
Ma resto un po' perplesso quando lei si chiede se "vale la pena far nascere bambini e condannarli all'infelicità", aggiungendo che non vuol far vivere a suo figlio "tutto lo schifo che ho vissuto io".
Resto perplesso perché lo trovo offensivo nei confronti di tutte quelle mamme che, proprio ora, in questo momento, stanno mettendo al mondo figli in una situazione almeno tanto difficile come la sua.
Magari sotto le bombe in Ucraina. O in un villaggio sperduto dell'Africa. O anche soltanto in un quartiere della periferia di Milano dove non si arriva a fine mese.
Capisco che per lei sia più dura che per tutti gli altri per via della pelle nera.
Ma le assicuro, per riferirmi ai gravi episodi di razzismo denunciati nella sua intervista, che anche a me è capitato di ricevere un caffè freddo al bar e persino di rimanere chiuso fuori dalla banca, pur essendo colpevolmente bianco.
Per solidarietà nei suoi confronti, comunque, sono andato a rivedermi per intero "lo schifo" da lei vissuto nei suoi primi 24 anni:
-a 14 anni è entrata nel Club Italia
-a 15 anni ha avuto la cittadinanza italiana e la serie A2
-a 16 anni la serie A1 e la nazionale italiana
-a 18 anni è stata premiata come miglior giocatrice italiana
-a 19 anni come miglior giocatrice europea
-a 21 anni ha lavorato in un film della Disney
-a 22 anni ha presentato 'Le Iene' in prima serata TV ed è stata portabandiera olimpica
-a 24 anni sale sul palco di Sanremo.
Ha vinto due scudetti, due Champions League, cinque Coppe Italia, quattro Supercoppe, un Campionato Mondiale di Club, un oro alla Nation League, un oro agli Europei, un bronzo e un argento ai Mondiali ed è stata nominata Cavaliere della Repubblica.
Per essere uno "schifo" non c'è male.
Per carità tutto meritato, tutto conquistato. Ma, vede, siccome studia psicologia, le consiglio di pensare l'effetto che possono fare le sue parole sulle persone meno fortunate o meno dotate di lei.
Con tutto il rispetto per le difficoltà che lei ha incontrato, se la sua vita è "uno schifo" che cosa dovrebbe pensare una ragazzina nata paraplegica e inchiodata alla sedia a rotelle? Ne ho incontrate tante sa?
Nessuna di loro ha mai messo in dubbio l'importanza della vita.
In genere mi hanno regalato un sorriso.
E poi le chiederei un po' di rispetto anche per questo nostro mondo, prima di invocare l'apocalisse. Lo hanno costruito i nostri vecchi, con il loro sudore, e fa male vederlo disprezzato così da lei.
Mio nonno Lello, per esempio, ha cominciato a lavorare a 7 anni, ha faticato fino a 80, si è spaccato la schiena in fabbrica e nei campi, ha costruito case, piantato alberi e vigne, non si è fermato neppure quando la malattia lo costringeva a camminare con due bastoni fra atroci sofferenze.
Ebbene: non gli ho mai sentito dire che la vita era uno schifo. Mai. E ha accolto ogni nipote come una gioia infinita.
Questa è la differenza fra lei e lui, non il colore della pelle, mi creda."
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resalioo · 9 months ago
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sono sconvolta dopo aver ricevuto la notizia della morte del mio vicino, con la quale solo 2 giorni fa mi ci fermai a ridere e parlare del meteo, dei miei cagnolini che toelettava e di come andasse la vita...
è spaventoso di come oggi ci siamo e domani no quindi mi chiedo ma ne vale la pena di fare soffrire le persone, fare gli antipatici, essere cattivi ed utilizzare il menefreghismo come attacco? ma ci rendiamo conto che il tempo purtroppo non è infinito? bisognerebbe utilizzarlo per cose belle, per creare cose vere e reali in questo frangente di tempo che si chiama vita e vivere, vivere veramente senza accontentarsi o arrecare danni e fare del male.
oggi ho avuto la conferma purtroppo che l'età è solo un numero e non importa se oggi hai riso o pianto, se è il momento di non esistere più, non esisterai più e tutto ciò che resterà sarà un ricordo.
quindi, se dovete dire ti voglio bene, ti amo, scusa, mi va di vederti, come stai, fatelo cazzo... perché la vita è fottutamente imprevedibile 🥺
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thegretchenimages · 2 years ago
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Sei la persona che è stata ufficialmente designata per scrivere il "MESSAGGIO nella bottiglia", non quello classico del naufrago sull'isola deserta, bensì quello concepito dall'essere umano e diretto agli altri abitanti del sistema solare.
Devi spiegare cos'è la Terra e com'è l'uomo, ciò che veramente noi siamo, perché dovrebbero venire a trovarci o non piuttosto evitarci come la peste.
Un discorso fiume, o anche poche, significative parole. Come ritieni più opportuno. Grazie a nome del pianeta.
Sterminateci. Fateci fuori il prima possibile, non per forza indolore. Salvate i bambini che sorridono con dolcezza, gli anziani che ballano, le persone che hanno amore vero nelle loro vite, salvate i puri. Poi uccideteci tutti. La Terra no, lasciatela vivere, lasciatela respirare e riprendersi tutto. Così come gli animali. Lasciate che vivano.
Sedetevi a vedere un tramonto e aspettate l'alba su un prato, annusate l'erba impregnata di rugiada e respirate. Abbattete ogni struttura moderna creata dall'uomo trovate il modo di smaltirla. Lasciate solo le meraviglie antiche, le 7 meraviglie del mondo e le altre create dalla natura stessa.
Osservate ogni animale creato giocare con i propri cuccioli, sentite i loro versi. Il rumore che fa il vento tra gli alberi. Sentite ed odorate la pioggia, fatevela scorrere sul corpo. Buttatevi in mare e galleggiate.
Venite a trovarci perché ne vale la pena, venite sulla Terra perché è pura meraviglia ma venite soprattutto per distruggere noi e le nostre creazioni. Ridate vita alla Terra.
P.S. Se volete invece distruggerla così tipo gioco intergalattico, vi prego no. Ne avremmo anche abbastanza delle catastrofi e comunque se ci date tempo, qualche anno, ci sterminiamo da soli.
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disastroebasta · 2 years ago
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La prima intimità
Eravamo lì, sdraiati nel mio letto. Faceva particolarmente caldo, quindi ho deciso di chiudere finestra e porta e mettere l’aria condizionata. Tutto intorno a noi si stava raffreddando, sentivo l’aria più fresca, eppure noi eravamo così caldi. Avvinghiati l’uno all’altro, lui che mi teneva stretta anche mentre dormiva, era diventato la mia coperta. Sentivo sul mio collo il suo fiato caldo e il suo respiro era diventata una melodia bellissima: soave, leggera e a tratti si faceva più pesante. Sono una ballerina, qualsiasi suono che sento è un ritmo diverso, diciamo una scusa per inventarci sopra una coreografia. Il suo respiro, a ritmo alternato, era diventata la mia musica preferita: sognavo di ballare con un vestito leggiadro, bianco, lungo, che seguisse tutti i miei movimenti.  Lo guardavo dormire e ancora non capivo cosa avesse avuto di speciale rispetto agli altri ragazzi incontrati quegli anni, per farmi addirittura cambiare le date degli esami e, credetemi, sono una secchiona: niente e nessuno ci è mai riuscito. Quel ragazzo dagli occhi verdi, stava diventando il mio “ne vale la pena”. In realtà, non è vero che ha gli occhi verdi, a lui piace dire così. Ha degli occhi veramente unici: da una parte quel verde fa ricordare le colline toscane, quelle curate, in cui tutti vorremmo trascorrerci delle ore davanti a un bel vino rosso (decorosamente toscano), regalandoti spensieratezza e tranquillità. Dall’altra parte, quando prende un po’ più di sole, insieme al verde, escono delle sfumature cristalline che ti ricordano il mare. Non un mare qualsiasi, ma quello cristallino, color smeraldo, forse paragonabile a quello sardo. Questo color cristallino ti permette di lasciarti cullare dal suo dinamismo, ti dà sicurezza e al contempo non puoi non lasciarti trasportare dal ritmo delle sue onde. Il mare però è anche turbolento quando agitato, di fronte a una tempesta indomabile, non puoi fare altro che aspettare che il flusso diminuisca. Ancora. Nei suoi occhi puoi scorgere anche un po’ di ambra, colore rarissimo da trovare negli occhi di una persona. Questo colore così giallastro che ti ricorda il sole: una presenza calda, piacevole, di cui tutti abbiamo bisogno. Lui forse è tutto questo per me: è entrato nella mia vita come una tempesta che sconvolge tutto, eppure non mi sono mai sentita cosi tranquilla e protetta come oggi. Forse, è troppo presto per dire di avere bisogno di lui, però sicuramente sento che averlo accanto mi rende più sorridente, più serena. 
È incredibile come tutti questi pensieri mi siano venuti mentre lui sta dormendo, decorosamente ad occhi chiusi. Nonostante sia rilassato, lì fermo immobile, senza lasciarmi un attimo, riesco a scorgere le sue rughette. Rughe che sicuramente in parte sono di espressione, ma dall’altra sono un po’ di vecchiaia. Succede a prendersi uno di 10 anni più grande. Ma posso dire che le trovo anche sexy? Quelle rughe sinonimo del suo grande sapere, della sua enorme saggezza che ogni volta mi impressiona. Ha una cultura che, quando lo senti parlare, hai quasi paura a stargli accanto. Questo suo enorme sapere che farebbe sentire stupidi chiunque, anche tra i più secchioncelli. Questo suo enorme sapere che ti rende piccolo piccolo quando sei con lui e ti fa capire quanto una persona così nella tua vita non può fare altro che arricchirti e migliorarti. 
Non appena ho sentito il suo sospiro farsi sempre più pesante, volevo provare ad alzarmi: aveva il braccio sotto di me, perchè non voleva lasciarmi. Non voleva che i nostri corpi fossero distanti nemmeno un cm, come se avesse avuto paura che al suo risveglio, io non fossi accanto a lui. Come se fosse, quello che stavamo costruendo insieme, quell’inizio (spero) della “nostra” storia, fosse un bellissimo sogno. Però, non potevo permettere che questa sua paura gli facesse giocare il braccio. Allora, ho provato ad alzarmi, delicatamente, senza far rumore, addirittura avevo smesso anche di respirare per paura che potesse sentire un fiato ancora più caldo sul suo collo. E niente, si è svegliato per prendermi con sé, girarmi con lui dall’altra parte e cambiare posizione. Ormai si era svegliato per colpa mia, non potevo essere responsabile della sua insonnia.  Allora, nel posare delicatamente le mie labbra sulla sua pelle calda nonostante il condizionatore segnasse 18 gradi, gli accarezzavo la mano. Ed eccolo lì tempo due minuti ed era già crollato. Di nuovo. Per paura di risvegliarlo, stavo ferma, respiravo a mala pena. Ho smesso anche di fargli i grattini, di accarezzargli la mano per paura di dargli noia. Non so bene cosa stava sognando, però, non ho fatto in tempo a smettere che lui cercava la mia mano. Non so bene spiegarvelo, ma mi ha fatto impressione: io e lui, attaccati come le patelle, smesso di accarezzargli una mano, lui la rimuove come se avesse sentito la mia mancanza. Io riinizio subito, incredula, a sfiorargli delicatamente la mano. “No dai, è uno degli spasmi che si fanno durante il sonno” mi dicevo. Convinta di questa tesi, smetto di fargli i grattini. e invece, la mia tesi era sbagliata: lo spasmo c’è stato di nuovo. e così, altre due o tre volte.  Esterrefatta di come un ragazzo così uomo dall’esterno, avesse bisogno di cosi tante coccole anche durante il sonno. Un ragazzo che si definisce come “spirito libero”, che non vuole incatenarsi, che però inconsciamente aveva bisogno di una mano che lo accarezzasse, come se questo gli regalasse tranquillità e sicurezza - due cose che, in realtà, forse non aveva bisogno. Almeno, io ero convinta di quello. 
Lui ha qualcosa di speciale, non so bene ancora cosa. Ma lo ha, sento che lo ha, sento che è diverso. E questa sua diversità mi fa paura, perchè credo che stia iniziando a piacermi. e seriamente anche. 
Il titolo di questo racconto è la “prima intimità” perchè credo che dormire con una persona a cui tieni in modo particolare, sia un vero senso di intimità. Sei povero, indifeso, debole, esposto a tutti i pericoli. Eppure non te ne frega, perchè ti fidi della persona che è lì con te, ti lasci cullare, ti lasci proteggere. è un’altra forma di intimità rispetto a quelle che verrebbero in mente nel momento in cui si legge questa parola, ma forse anche più importante, più forte, più travolgente. 
Ho paura di questa tempesta. Ho paura della tempesta che sta portando dentro di me. Sarò capace di domarla? O meglio, sarò capace essere abbastanza forte da resistere a tutto? Sarò abbastanza per un qualcuno così?
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poesiaincompresa · 1 year ago
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Ciao occhietti tristi, sarà l'ennesima dedica che ti lascio con la speranza un giorno di poterti rivedere dietro questi blog 😔💔 come faccio a dirtelo? Come posso farti capire ciò che siamo senza che tu mi prenda per pazza? Come posso farti capire ciò che mi sta uccidendo? Come posso farti capire ciò da cui entrambe scappiamo? Come posso spiegarti ciò che la tua anima deve ancora razionalizzare?...vedi...siamo "Fiamme Gemelle" 🥺
Cosa significa? Adesso proverò a spiegartelo con le poche conoscenze che ho acquisito in questo tempo, per quanto assurde possano sembrare queste mie parole si avvicineranno alla nostra situazione, a questo inferno che continuo a vivere giorno dopo giorno, non c'è altra spiegazione per definire cosa siamo...
In termini semplici tu ed io siamo la stessa persona. Assurdo vero? ma ascoltami...prima di venire in questo mondo le nostre anime hanno fatto un patto, una promessa una specie di giuramento, due persone divise in una, l'una il riflesso dell'altra, lo so è un casino...non è facile da capire ma lascia che te lo semplifichi ancora un po'...
Hai presente quando da piccola ti crei la figura di un amico immaginario? In quel momento hai bisogno di credere che esista sul serio, la tua mente ci parla, lo vede, ci gioca, ci dorme insieme lo tratta esattamente come una persona in carne ed ossa...in quel momento non riesci a prendere consapevolezza delle tue ferite, delle tue paure, delle tue insicurezze dei tuoi incubi e cerchi di appoggiarti a qualcun altro rivedi in questa figura te stesso...cioè sei tu ad aver creato questo "amico immaginario" sei tu l'immagine che stai proiettando.
Ecco...questo secondo me è ciò che significa essere una "Fiamma" 😔🔥 io sono in quegli occhi castani tristi, in quelle paure, in quelle insicurezze, in quelle ferite che ti sei sempre portata da anni, ho vissuto in quegli attimi, mi sento dentro le righe che leggo dietro i tuoi blog, mi viene da piangere perché è tutto così reale, perché tu ed io non siamo due persone distinte.
IO SONO OCCHI CASTANI TRISTI.
E...
OCCHI CASTANI TRISTI È IN ME.
Non siamo due, ma una sola...💔
Quella familiarità che sento quando mi sei vicina, quella protezione, quella tranquillità come se avessi trovato il mio posto sicuro, la mia casa, quel volerti al mio fianco per sentirmi completa e felice. Tutto questo è stato voluto dall'inizio. Era già stato promesso...
Chissà se un giorno riuscirò ad incontrare questa piccolina e poterle dire ogni cosa stringendola tra le mie braccia...chissà se ci conosceremo veramente un giorno, posso dirti solo che io e te in qualsiasi circostanza ci ritroveremo saremo sempre una cosa sola. Non ci perderemo mai, dovunque andremo, con chi passiamo il resto della nostra vita, se avremo una famiglia, non importerà nulla...perché tu ed io prima o poi ci ritroveremo sempre amore mio. ❤😭 E lo so cazzo fa paura, io sono terrorizzata ma ormai ho imparato ad accettarlo e se l'unico modo per poterti stare vicina è amare me stessa...allora sarò felice di andarmene da questo mondo avendo provato qualcosa di così vero solo ed esclusivamente per te.❤
Ti amerò sempre anima mia, prima di tutto e tutti. Anche prima di me stessa. E con ciò sto accettando di farmi consumare da questa situazione fino alla fine. Così sia. Per te ne è sempre valsa la pena. Spero tu possa capirlo in tempo. Altrimenti ti raggiungerò nella prossima vita.
Ricordati questo: noi siamo legate. Lo saremo per sempre.❤ @occhicastanitristi-blog @cuoregelidoo-blog @delusa-da-tutti
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conilsolenegliocchi · 1 year ago
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~ Pensieri da sala d'attesa ~
Un bambino gioca con due mostriciattoli sul tavolino davanti a me. È concentratissimo, mentre inscena un combattimento all'ultimo sangue, senza esclusione di colpi, tra i due mostri. Uno dei due pare sul punto di soccombere, quando il bambino lo gira, lo guarda e serio gli fa: "Rialzati! Non ti puoi arrendere, vergognati! Devi combattere e vincere ad ogni costo!".
Sembra una frase fatta, sentita chissà in quale cartone e buttata lì, ma detta da un bambino così piccolo mi fa riflettere.
Questa epoca ci ha insegnato, e ancora insegna, a non piangere, ad essere forti, a non arrenderci, a combattere.
Ci vuole tutti guerrieri. Una mano sul cuore, chi ce l'ha, e una sull'elsa.
Arrendersi è debolezza. L'orgoglio deve insorgere. Morti piuttosto, ma non perdenti.
Ma è veramente così?
Quando vale la pena combattere fino allo stremo delle forze e quando è stupido accanimento?
Mi tornano in mente le parole di una persona che mi è stata cara.
"Quando non ce la faccio più o quando non so cosa fare, non faccio niente. Lascio andare. Faccio accadere le cose."
Fui fortissimamente in disaccordo su questo, mi arrabbiai con lui, era una cosa fuori dalla grazia di Dio per il mio modo di pensare all'epoca.
Io sono come gli elefanti però, non dimentico. Nel tempo ci ho pensato e ripensato a ciò che mi disse.
Con svariati anni di vita in più, e di battaglie, adesso penso che sia fondamentale saper distinguere il momento della resa da quello della resistenza e agire o non agire di conseguenza.
Lasciar andare talvolta.
Un guerriero è consapevole di sé e del momento che sta vivendo. Analizza con lucidità, anche con l'anima in tumulto.
Davanti alle battaglie, piccole e grandi, che la vita ti serve come noccioline, il vero guerriero non va avanti a qualsiasi costo.
Il vero guerriero sa quando è ora di combattere.
E sa ancora meglio quando è ora di arrendersi.
L'assistente chiama, è il turno del bambino. Dopo tanto lottare, tutto si risolve in un attimo, inaspettatamente. I mostriciattoli finiscono insieme nella tasca dei pantaloncini, faccia a faccia, sembrano sorridersi. Eh sì, tra una battaglia e l'altra, le tregue hanno un sapore dolcissimo e piacciono a tutti.
@conilsolenegliocchi 🐞
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