#la gente è strana dappertutto
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princessofmistake · 10 months ago
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Tu non sei come gli altri, Dann, tu fai delle cose, tante cose, e ne immagini ancora delle altre ed è come se non ti bastasse una vita sola per farcele stare tutte. Io non so... a me la vita sembrava già difficile, sembrava già un'impresa viverla e basta. Ma tu... tu sembra che devi vincerla, la vita, come se fosse una sfida. Sembra che devi stravincerla... una cosa del genere. Una roba strana. Un po' come fare tante bocce di cristallo, e grandi, prima o poi te ne scoppia qualcuna. E a te chissà quante te ne sono già scoppiate, e quante te ne scoppieranno. Però... Però quando la gente ti dirà che hai sbagliato e avrai errori dappertutto dietro la schiena, fottitene. Ricordatene. Devi fottertene. Tutte le bocce di cristallo che avrai rotto erano solo vita. Non sono quelli gli errori: quella è vita. E la vita vera magari è proprio quella che si spacca, quella vita su cento che alla fine si spacca. Io questo l'ho capito, che il mondo è pieno di gente che gira con in tasca le sue piccole biglie di vetro....le sue piccole tristi biglie infrangibili..... E allora tu non smetterla mai di soffiare nelle tue sfere di cristallo. Sono belle, a me è piaciuto guardarle, per tutto il tempo che ti sono stato vicino. Ci si vede dentro tanta di quella roba..... è una cosa che ti mette l'allegria addosso. Non smetterla mai. E se un giorno scoppieranno anche quella sarà vita, a modo suo... meravigliosa vita.
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danilacobain · 2 years ago
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Selvatica - 43. Lo conosco
Corinna stava ancora dormendo, metà del volto era affondato nel cuscino e i capelli ricadevano leggeri sulla spalla nuda. Il lenzuolo aderiva alle curve del suo corpo, una gamba distesa e l'altra piegata. Ante la osservò, placida e dolce, ma la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava era fortissima. Durante la notte Corinna si era sentita poco bene, aveva avuto un incubo ed era addirittura scoppiata in lacrime, spaventata per qualcosa che evidentemente conosceva solo lei.
Per un attimo, quando l'aveva vista vomitare, aveva creduto che potesse essere incinta ed era stato attraversato da una strana emozione, qualcosa di molto vicino al panico. Ma gli occhi di lei avevano rivelato che c'era ben altro nella sua testa in quel momento. E come sempre Ante non poteva avervi accesso.
La lasciò dormire, scivolò fuori dal letto e si preparò per andare a fare allenamento.
Katarina gli aveva detto che doveva darle del tempo, ma come faceva a prendersene cura se non conosceva quello che avveniva dentro di lei? Aveva fatto del suo meglio per rassicurarla quella notte, però voleva capire, voleva sapere.
Era bastato un solo giorno in Italia per fare riaffiorare tutti i suoi dubbi e le sue paure. Aveva paura che questo suo modo di fare potesse allontanarli.
Con dita leggere le scostò i capelli dal volto, poggiando piano le labbra sulla guancia e inspirando un po' del suo profumo, poi uscì.
Nell'androne del palazzo, Ante salutò il portiere che stava seduto a leggere il giornale.
«Signor Rebić, ho quelle registrazioni che mi aveva chiesto. Le vuole vedere adesso?»
Ante diede un'occhiata all'orologio e annuì. Erano le registrazioni delle telecamere di sorveglianza dell'esterno, che gli avrebbero permesso di vedere cosa era successo alla sua auto.
Entrò nel gabbiotto e si appoggiò con una mano sulla scrivania dove c'era il monitor. Il portiere avviò il filmato. Si vedevano due uomini aggirarsi vicino all'auto con i cappucci in testa per far sì che i volti restassero in ombra, uno rimaneva in piedi a qualche metro di distanza mentre un altro si accovacciava vicino alle ruote. Non erano proprio giovani come si sarebbe aspettato e a giudicare dalla stazza poteva trattarsi di esponenti di qualche gruppo ultras.
«Puoi ingrandire su questo qui?» toccò lo schermo, indicando il ragazzo vicino alle ruote.
L'immagine era sgranata ma si vedevano chiaramente i tatuaggi sulle mani. Ante cominciò a sentire una sensazione di disagio.
«Riesci a fare un focus sul viso?»
Il portiere fermò il video proprio mentre il tizio voltava un attimo la faccia verso l'ingresso. Ante guardò l'immagine per qualche secondo poi chiuse gli occhi e sospirò.
«Lo conosce?» chiese il portiere.
Certo che lo conosceva, quel maledetto bastardo. «Puoi stamparmi questa foto?»
«Certamente.»
Ante tamburellò con le dita sulla scrivania, in attesa. Voleva prendere quella cazzo di foto e spiaccicarla in faccia a Corinna. Aveva detto di non avere nessun legame con Carmine, aveva detto che era l'ex fidanzato della sua amica, e allora come mai questi gli aveva bucato le ruote? Aveva avuto ragione lui fin dall'inizio. E se Corinna non voleva parlare lo avrebbe fatto qualcun altro.
Tirò fuori il portafogli e mise alcune banconote da cento euro sul tavolo, poi prese la foto e la ripiegò, infilandola nella tasca del giubbotto.
«Grazie.»
Il portiere guardò i soldi sul tavolo e poi Ante. «Signor Rebic ho fatto solo il mio lavoro, non è necessario...» ma lui era già uscito dal gabbiotto e stava aprendo la porta del portone. «Grazie!» gli gridò dietro il ragazzo.
Doveva assolutamente sapere dove poter trovare Carmine e c'era una sola persona che poteva avere quell'informazione: Andrej Dolokov. Era uno di quei tipi a cui la gente con i soldi si affidava per rimettere a posto i casini che combinava, una specie di investigatore privato che aveva occhi e orecchie dappertutto in città. Ante lo aveva conosciuto grazie ai suoi connazionali che giocavano in Italia e avevano dovuto far sparire alcune foto imbarazzanti che se fossero uscite avrebbero potuto mettere a rischio i loro matrimoni e minare la stabilità dello spogliatoio. Cercò il suo numero nella rubrica.
«Sì?»
«Ciao Andrej, sono Ante Rebic.»
«Amico! Come va?»
«Senti, possiamo vederci tra poco a Milanello? Mi serve un favore.»
«Come no. Arrivo subito.»
Ante si sentiva nervoso, agitato. Aveva paura di scoprire qualcosa che non gli sarebbe affatto piaciuto e si sentiva in collera con Corinna per avergli mentito in quel modo, anche dopo che lui glielo aveva chiesto per la seconda volta, a casa di lei, quando li aveva trovati da soli. Gli aveva detto che lo amava, però continuava a mentirgli.
Che razza di rapporto avevano lei e Carmine? Corinna era sempre emotivamente distrutta quando c'era lui in giro e se avesse scoperto che le faceva del male... Ante strinse forte il volante e poi vi tirò un pugno sopra.
Andrej aveva parcheggiato pochi metri prima dell'ingresso al centro sportivo, aveva la schiena poggiata alla macchina e fumava, scrutando oltre le siepi e i pini che recintavano Milanello. Ante scese dall'auto e lo raggiunse. Era un uomo sulla quarantina, i capelli erano tagliati cortissimi e gli occhi color ghiaccio riuscivano a intimorire chiunque, nonostante fosse piuttosto basso e magro. L'accento russo completava il quadro di un perfetto uomo di mafia. Lo salutò con un cenno del capo.
«Di che si tratta?» Il fumo uscì dalle narici in riccioletti bianchi, spazzati subito via dal vento.
Ante tirò fuori la foto e gliela porse. «Ho bisogno di sapere dove posso trovarlo.»
Andrej aprì il foglio ripiegato e guardò un attimo. Sollevò un sopracciglio. «Carmine?»
Il cuore di Ante mancò un battito. «Lo conosci?»
«Certo. Che problemi hai con lui? Te li risolvo io, senza bisogno che ti sporchi le mani.»
«No, devo parlarci io. Gira troppo intorno alla mia ragazza, lei dice di non avere nessun legame con lui ma mi ha squarciato le ruote della macchina quindi è chiaro che non è così.»
«Ti sei fidanzato con una puttana? Andiamo, amico...»
Ante sentì il sangue affluire al cervello. Aveva sentito bene? Batté le palpebre. «Come, scusa?»
Andrej fece l'ultimo tiro di sigaretta e gettò il mozzicone a terra. «Carmine si occupa delle ragazze di Antonio, un giro di mignotte di lusso, o escort, come si fanno chiamare adesso. Se la tua ragazza ha problemi con Carmine, probabilmente lavora per Antonio.»
Doveva essere impallidito all'improvviso, lo sentiva. Tutta la rabbia era defluita dal suo corpo e in quel momento si sentiva sospeso, congelato. Non provava niente, non capiva niente. Corinna era una escort?
No.
Eppure gli venne in mente la prima volta che l'aveva incontrata, quando quell'uomo l'aveva scambiata proprio per una escort. Ma l'aveva solo scambiata o l'aveva riconosciuta?
No.
Andrej gli ripassò il foglio di carta. «Vuoi che me ne occupi io?»
Ante era ancora lontano con la mente ma scosse la testa. «No. Fammi sapere dove posso trovarlo. Stasera.»
L'uomo lo fissò negli occhi, senza lasciar trasparire nulla di quello che pensava. «Ok.»
Rientrò in macchina e si lasciò andare sul sedile. Rimase immobile anche dopo che Andrej se ne fu andato. Non poteva crederci, però tutto tornava. Corinna gli aveva parlato dei suoi problemi economici dopo il suicidio del padre e forse lo aveva fatto solo per quel periodo, forse adesso se ne voleva tirare fuori e Carmine la teneva vincolata in qualche modo. Ecco perché non gliene aveva parlato, provava vergogna per quello che aveva fatto.
Il rumore di un clacson lo fece sussultare. Voltò la testa e vide Rade che si era affiancato alla sua auto. Abbassò il finestrino.
«Che fai qui fuori?»
Ante fissò l'amico per qualche secondo. «Rade, stasera ho bisogno di te. Mi devi accompagnare in un posto.»
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spettriedemoni · 3 years ago
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Dalla fornaia
Arriva questo tizio in la con gli anni dopo di me e chiede un cornetto.
Fornaia: «Questo è alla marmellata di albicocche»
Tizio con aria delusa: «Ah ma questi non sono surgelati...»
Fornaia che pare comprendere la delusione tel tizio: «No, questi non sono surgelati. Purtroppo li facciamo noi»
Scoppio a ridere sentendo la fornaia dire: «Mi dispiace deluderla» il tizio farfuglia qualcosa che somigliano a delle scuse mentre io vado via salutando e augurando buon lavoro alla fornaia.
Un sorriso per iniziare bene la mattinata
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abatelunare · 4 years ago
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Terrore onirico
Oh, stanotte me la sono quasi fatta addosso. Il solito sogno credibilissimo. E che ricordo quasi per intero. Allora... finisco in questa specie di agenzia di comunicazione. E conosco tutto lo staff. Gente giovane, simpatica e professionale. Mi prendono, sebbene in prova. E io prendo una strana decisione. Quella di fermarmi a dormire lì su un divano. Per essere già pronto la mattina seguente. Mi corico e gli altri mi salutano. Ma non riesco a dormire. A un certo punto mi sento venire la pelle d’oca. Come quando mi viene paura per qualcosa. Sento addirittura una presenza. Che mi sfiora. Il fatto è, come mi ha detto il personale dell'agenzia, che la fondatrice è morta. E proprio nella sede stessa, se non ricordo male. Mi alzo e corro per l'ufficio, alla ricerca di una via d'uscita. Che non so se c'è, perché mi hanno - giustamente - chiuso dentro. Passo davanti a una stanza. C'è un tavolo, e sopra un grosso peluche a forma di panda. Cade sul pavimento come spinto da qualcuno. Ed è come se qualcuno lo prendesse a calci. Io sono terrorizzato. E corro dappertutto come una di quelle ragazzine isteriche che si vedono negli horror. Mi viene perfino la voce in falsetto. Meno male che poi mi sono svegliato. Però sono rimasto immobile almeno dieci minuti. Per precauzione.
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scampoliditesto · 5 years ago
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Broncomat
Seduto alla scrivania fisso una finestra sul monitor. Non capisco bene cosa sto guardando, i miei occhi non mettono a fuoco il testo e seguono i bordi, proprio come dei che bambini giocano percorrendo un motivo fatto di mattonelle, uno di quelli che si trovano sotto i portici di Via XX Settembre. I miei occhi saltano sulla data. È appesa in un angolo. Senza pensarci, faccio due conti e mi rendo conto che sono 59 giorni che non esco, escludendo i venti secondi ogni due giorni durante i quali faccio tre passi oltre il cancello di casa per lanciare i sacchi della spazzatura nel cassonetto.
Allora mi alzo e guardo in basso. Un osservatore distratto potrebbe pensare che mi stia fissando i coglioni, ma in realtà mi sto guardando la pancia. «Hai 'na panza che sembri un ambasciatore!» dico sottovoce.   Questa frase me la diceva sempre il mio professore di educazione fisica per spronarmi a non passare tutto il tempo libero sdraiato sul letto ad ascoltare dei dischi. Effettivamente non ho mai avuto la passione per l'attività fisica, a parte una moderata epifania verso i trent'anni per le camminate, passione che ho abbracciato per poter fare Piazza delle Erbe - Casa ubriaco marcio senza arrecare danni a cose e persone.
Cinque minuti dopo sono dentro ad una tuta che salgo verso le alture di Genova. L'elastico dei pantaloni mi stringe intorno la vita e ad ogni passo, la reazione vincolare del terreno mi percuote le vertebre, il coccige, sa-la-madonna quale muscolo, insomma sento tirare roba che non sapevo più di avere. Sento il mio corpo che si muove lungo i tornanti, sento una sensazione strana, il fiato è caldo attraverso la mascherina, insomma, non sono sicuro di essere a mio agio nel mondo esterno. Ho un brivido e mi sembra di essere il giochino degli anni 80, Animillo il Magico Vermillo, una roba rossa e pelosa che si poteva far passare in spazi angusti tirandola attraverso un filo di nylon. Ma chi sta tirando il mio filo?
E mentre cerco di mantenere l'andatura, la strada si fa più ripida. Nelle orecchie c'è Frank Zappa che sta dicendo qualcosa su Lando Calrissian, ma il sangue mi pulsa così forte nelle orecchie che non capisco bene, allora abbasso la mascherina e tiro fuori il naso. Espiro aria fresca, sembra gelata. Davanti a me ci sono quattro ragazze che corrono, saltellano, attraversano la strada per non incrociare il loro destino al mio. Ma la ventata d'aria fresca dura poco. Al mio fianco passa un bus che per vincere la forza di gravità viene frustato da un'autista con la coda di cavallo e una mascherina bianca. Ha il braccio che penzola fuori dal finestrino. Il mezzo è vuoto, la gente è tutta fuori: negli orti, per strada o dalla finestra.
Dopo circa un'ora, prendo in mano il telefono e cerco un disco per il viaggio di ritorno. Vengo interrotto da un ciclista che passa vicino a me. È ritto in piedi sui pedali, sembra un meccanico spastico intento ad aggeggiare con il motore per aumentarne la cilindrata. Il culo gli esce dai pantaloncini perché sono strappati. Com'era il detto? "Meglio un culo sano nelle braghe rotte, che viceversa". Non lo ricordo.
Decido di tornare indietro. "Ormai è discesa" penso. E mentre le gambe sono irrigidite dalla fatica, vedo davanti a me un ramo che penzola da un muretto. Lo prendo in mano per spostarlo, ci passo sotto e mi fermo poco più avanti per guardare il panorama. L'aria è pulita, sono in mezzo al verde. Ma il mio cervello mi suggerisce solo l'immagine di un cesso. Sento il profumo di fiori, di vegetazione, di roba profumata e quel mischione olfattivo mi sembra uno di quegli spray che si spruzzano dopo che si è cagato, una di quelle robe che sembrano un incrocio tra una conferenza stampa di scuse convocata dal culo e un prodigio della chimica.
E insomma, sono stanco, così mi dirigo a passo spedito verso casa. Appena entro tiro un sospiro di sollievo, sono tornato dove sono stato al sicuro negli ultimi due mesi. Sento gli odori che conosco, i feromoni dei miei dischi, dei miei libri, della mia roba. Poco prima di andare a farmi la doccia, suonano alla porta di casa. Urlo che vado io. È la consegna della spesa.
Davanti a me c'è un tizio sudato. Ansima, tossisce, posa sacchetti, cestelli d'acqua. Gocce di sudore ovunque. Cerco la mascherina ma non la ho più. Lui mi porge la macchinetta per pagare con il Bancomat. Si passa una mano sulla fronte marcia di sudore, poi si tocca il culo e soffia. «Phew, che cazzo di caldo!» dice sbuffando. Sorrido poco convinto. E mentre strappa la ricevuta per porgermela, penso che il mondo è dappertutto.
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dystopia2imblr · 5 years ago
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Simcity - Il Caso si Riapre
(Clicca QUI per le foto in HQ)
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Parte 1 - 1/2 -  “Interferenze”
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Da un po' di tempo, molta gente viveva irrequieta la propria quotidianità in tutta Simcity. Il Sindaco Mary-sue Pleasant era stata richiamata più volte ad intervenire sulle strane situazioni che si stavano verificando  dappertutto, ma per quanto indagato, nulla riusciva a risultare chiaro o presentare un minimo di senso logico.
All'improvviso in tutte le TV di tutte le città, si verificavano strane interferenze che interrompevano le trasmissioni televisive, ove lo schermo diventava completamente grigio ed una strana vocina stridula iniziava a parlare in una lingua che  chiunque avesse sentito affermava fosse una lingua sconosciuta nell'intero mondo.
Quello che poteva sembrare però uno strano attacco alla televisione senza uno scopo ancora chiaro, si trasformò in un vero e proprio mistero quando, improvvisamente, un giorno del tutto normale, invece della solita voce che partiva dalla  solita interferenza televisiva, ogni giorno, sempre allo stesso orario, apparve silenziosamente l'immagine d'una donna molto conosciuta in tutta Simcity: la famosa Bella Goth.
Bella era una donna residente a Bellavista, moglie del milionario Mortimer Goth e madre di due figli: Cassandra Goth ed Alexander Goth, che una sera d'Estate del 2004 sparí misteriosamente nel nulla, facendo partire una lunghissima indagine ormai chiusa dopo 25 anni.
L'apparire del suo viso in televisione e il pubblicare fotografie di documenti privati della polizia in diretta nazionale in TV, fece un enorme scalpore, agitando le forze dell'ordine ed ogni cittadino che ancor si ricordava il viso di quella donna.
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« Cosa risponde alla gente che accusa le forze dell’ordine e chi di dovere di non sapere gestire la sicurezza e la privacy dei documenti e dei casi di cui si occupano? Si tratta d’una falla nel sistema? Un attacco hacker? O Qualcuno di interno ha deliberatamente lasciato che le informazioni fuori uscissero per qualche motivo? »
« Quella donna è davvero Bella Goth?? Cosa ne pensa la sua famiglia di tutto quello che sta accadendo?? »
« La sua famiglia è intenzionata a chiedere di riaprire il caso adesso che nuovi dubbi e teorie stanno riemergendo dopo tutti questi anni?? »
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Tra le mille domande e i flash delle foto scattate dalla moltitudine di giornalisti a presenziare quel giorno per avere, ognuno di loro, modo di scrivere parola per parola le risposte del sindaco -e per poi magari modificarle a loro piacimento per fare audience-  Mary-sue stava quasi impazzendo. Ormai era sindaco da più di 10 anni, ma in tutto quel lasso di tempo non si era mai vista coinvolta in uno scandalo così grande, o almeno, non succedeva da quando durante le sue prime elezioni, non si scoprì che suo marito Daniel Pleasant, ex sportivo, l’aveva tradita con la loro donna delle pulizie, Kaylynn Langerak. Dopo un duro divorzio, a scapito del benessere delle due figlie gemelle Lilith ed Angela Pleasant, tuttavia le cose si aggiustarono dopo 3 anni, quando i due ex-coniugi decisero di tornare insieme per amore, mettendo a tacere le malelingue ed i media.
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L’ormai 60enne si copriva gli occhi con una mano per proteggerli dai flash assillanti, così persistenti da fare venire continuamente, le foto degli altri giornalisti, bianche come un foglio, creando anche dei mezzi litigi tra di questi in mezzo alla folla, tra chi urlava fosse del tutto una casualità e chi invece che lo facessero apposta.
Quel giorno di primavera il leggero venticello della giornata stava sollevando del polline nell’aria, la donna ne era terribilmente allergica e presto finì per avere gli occhi rigonfi di lacrime, dando modo ai giornalisti di scattare fotografie del tutto clickbait da pubblicare sul loro giornale online, del tipo “Perchè il Sindaco di Simcity ha pianto? Ciò che sta nascondendo la sta opprimendo?”
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Mary-sue s’asciugò il viso, anche colmo di sudore -nonostante, pur se Maggio, non facesse molto caldo ed il cielo fosse lì per lì per fare scendere un po’ di pioggerella- con un fazzoletto di carta che un poliziotto lì, nelle sue vicinanze, le aveva passato. Era per di più agitata, non sapeva come reggere quella strana situazione, le domande dei giornalisti erano lecite, ma lì non si trattava solamente d’una donna scomparsa, si trattava d’un intera cittadina dove, nel corso del tempo, erano spariti altri cittadini, anche se, molti di quelli categorizzati come morti per qualche incidente domestico...tutti quanti in modi alquanto particolari.
« L’hacker, o come meglio vogliate chiamarlo voi » -incalcò con durezza una delle giornaliste presenti quel giorno, Jodie Larson, prima di continuare a parlare-  « Non è effettivamente possibile definirlo un vero proprio hacker, non conoscendo il suo modo di comportarsi una volta infiltratosi nella falla, non conosciamo il suo intento, ne se’ il materiale prelevato sia poi qualcosa che egli utilizzerà per se’ stesso a scopi di lucro o se, mostrandolo al mondo,  voglia mandare un messaggio, ma di certo possiamo definirlo un esperto di informatica, non lascia tracce, la polizia sta faticando a rintracciarlo, ma a parte questo... »
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La donna si fermò improvvisamente di parlare, lasciando tutti quanti fermi e bloccati ad osservarla in attesa che questa continuasse il discorso che stava mettendo in tavola e che aveva persino attirato l’attenzione dei suoi rivali e della gente che, non volendosi accalcare tra la folla, s’era affacciata dalle finestre dei grattacieli vicino a dove il sindaco stava facendo il suo discorso sul podio.
Jodie improvvisamente alzò la testa, che fino a quel momento era rimasta calata per cercare una fotografia sul proprio cellulare, una fotografia che mostrava uno dei documenti rilasciati in tv durante una delle ultime interferenze.
Con il gesto di due dita che andavano ad aprirsi sullo schermo dell’apparecchio, la donna zoommò su un punto preciso del documento che andò ad indicare.
« La Signora Goth è scomparsa da Bellavista il 14 Settembre del 2004, ma sui documenti ufficiali è stato scritto ed anche firmato più volte che sono passati 25 anni da quando il caso è stato chiuso.  Notate nulla di strano? Notate forse che è cronologicamente impossibile che siano passati 25 anni dal 2004? Se così fosse, la data di chiusura del caso sarebbe dovuta essere l’anno 2029, ma siamo a malapena a metà dell’anno 2020, come è possibile un errore così grave? Qui qualcuno può forse prevedere il futuro e nessuno lo sa?  »
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La folla s’ammutolì, tutti girandosi a guardare gli uni con gli altri a bocca praticamente spalancata per la prima nuova notizia dopo tutti quegli anni.
Come era possibile che fosse effettivamente vero che cronologicamente fosse impossibile che fosse passato tutto quel tempo, ma che nella mente di tutti il tempo sembrava essere esattamente quello?
« Io, personalmente, non ero ancora in carica quando Bella Goth è sparita, non so cosa abbia fatto il sindaco prima di me e cosa sia successo tra gli uffici delle forze dell’ordine ma non vi lasceremo ancora senza risposte. Per oggi questa lunga intervista è terminata, faremo sapere a tutta Simcity, in seguito, se l’intenzione di riaprire il caso sarà positivo. »
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Dette quelle ultime parole la donna scese dal podio. Subito si scatenò il caos, tutti i giornalisti si affollarono per fare ulteriori domande alla donna, nonostante questa avesse sottolineato che per quel giorno era sufficiente ed anche di fretta, come se stesse cercando solamente una scusa per allontanarsi dai riflettori il più velocemente possibile.
I flash continuarono ad accecarla fino a quando due bodyguard non si misero ai lati della donna e la “trascinarono” via, spingendo e togliendole di dosso le mani dei giornalisti troppo persistenti.
Nel frattempo, una delle figlie di questa, Angela Pleasant, s’era ormai distratta a guardare in lontananza il marito che per tutto il discorso sembrava avesse avuto la testa altrove e gli occhi così vuoti e persi nel vuoto da farla preoccupare.
Anche Cassandra, figlia maggiore della donna scomparsa, aveva quasi identicamente l’espressione di quel ragazzo, ma lei era giustificata. All’improvviso si parlava di riaprire il caso di sua madre, ma Dustin...che motivo aveva d’essere così assorto nei suoi pensieri?
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[ Dustin ] « Qualcosa non va, Angela?  »
Il biondo s’era accorto dello sguardo persistente e preoccupato della moglie solamente dopo un paio di minuti che la folla s’era sciolta, dato che oramai il sindaco era uscito di scena.
S’era avvicinato a lei e con una semplice domanda ed un’alzata di spalle in modo interrogativo, cosa poteva andare storto semplicemente chiedendole perchè avesse sospirato e guardato lui per l’intera conferenza? Non era forse normale che a chiunque potesse venire in mente di porgere una certa domanda? 
Subito però, il viso della rossa si fece cattivo, aggrottando le sopracciglia.
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[ Angela ] « Oh sì! Sto benissimo guarda, una favola!  » -replicò sarcasticamente la ragazza, prima di sorridere nel mondo più forzato, ostentato e molto sarcastico che Elvis, suo malgrado, era abituato a vedere.-
[ Angela ] « Che vuoi che sia?  » -continuò-  « Dopo anni ed anni di sacrifici ed impeccabile carriera hanno solamente accusato mia madre e tutto il corpo di polizia di non sapere fare il loro lavoro, perchè loro, giornalisti studiati che il massimo che sanno fare è scrivere notizie false per non morire di fame, invece sono molto molto meglio! La salvezza della società! E...ah sì, dimenticavo, proprio in un momento come questo che mi servirebbe un po’ di sostegno mio marito se ne sta a 3 metri di distanza da me, in fondo alla folla, pensando chissà a qual videogioco da ragazzino mentre NEL MONDO REALE, avvengono COSE! »
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[ Dustin ] « A parte che non l’ho fatto apposta e che ho perso tempo perchè ho dovuto legare la cravatta a Christian che stava entrando in panico perchè non riusciva a farsela, non capisco perchè tu ti scaldi tanto come se tua madre fosse l’unica al mondo ad avere avuto uno scandalo nell’intero universo, come se fosse ingiusto perchè è intoccabile solo perchè in quanto primo sindaco donna di Simcity ci abbia messo sangue e sudore contro ogni pregiudizio per raggiungere questa posizione. Angela, sia tu che tua madre sapevate che esserlo avrebbe portato scompiglio nella vita di tutta la famiglia, ogni piccolezza basta e avanza per creare scandali su scandali, quando magari la metà di questi o tutti, non sono neanche veri. Però se ti agiti così...fai veramente pensare che tua madre abbia veramente qualcosa da nascondere.  »
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[ Angela ] « Woh...tu sì che sai come consolare la gente Dustin, stai praticamente dicendo che se succede qualcosa che grava su di noi non dobbiamo muovere un muscolo e dobbiamo stare zitti e muti a subire perchè sennò facciamo pensare che abbiamo qualcosa da nascondere se ci agitiamo?  »
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La ragazza sbuffò in un sorrisetto nervoso, per poi spostarsi un ciuffo di capelli da davanti al viso con una soffiata al lato della bocca e sbottare tutto d’un tratto, sotto lo sguardo impassibile dell’interlocutore.
[ Angela ] « MA COSA SIAMO?! BAMBINI?! SE CI AGITIAMO SIGNIFICA CHE ABBIAMO VERAMENTE IL FIDANZATINO MA LO NASCONDIAMO? AVANTI DUSTIN. AVANTI, HAI SUPERATO LA FASE DELLA PUBERTA’ O TI SEI BLOCCATO LI’?! Non dargli sazio?! Non dargli sazio?! Cosa importa a me di non dargli sazio quando devo sentire tutte queste cose assurde su mia madre che non può neanche replicare?! Ha una certa età ormai! L’hai visto che faccia?? E poi, per assurdo, nemmeno in un momento così delicato dove la sua intera famiglia sta venendo criticata quella stolta di mia sorella Lilith si degna di presentarsi! Che figura ci fa fare?! »
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[ Dustin ] « Angela, conosco Lilith, quella lì è capace di non presentarsi neanche al suo stesso funerale, di cosa ti stupisci? Avrebbe fatto più danno che bene a venire qui oggi, anche se rispetto a prima si è calmata grazie a Dirk...è sempre la solita Lilith ribelle e punk a bestia anche ora.  »
[ Angela ] « AAAH, MA A PARTE QUESTO, A CHI INTERESSA ANCORA DI QUELLA PRIMADONNA VESTITA DI ROSSO DI BELLA GOTH?! Bella Goth di la’, Bella Goth di qua, eravamo finalmente in pace ed adesso è tornata alla ribalta, ormai sarà morta, o sarà fuggita fuori Simcity con un’amante, onestamente chi sarebbe riuscita a stare per tanto tempo con un marito noioso come Mortimer? Oltre ai soldi cosa aveva quel vecchio babucco?? »
[ Dustin (Pensando) ] ( « Anche io mi chiedo tutti i giorni perchè sono sposato con te ma non ne faccio una questione di Stato... » )
[ Angela ] « E poi ormai Mortimer è morto da un pezzo, anche se miracolosamente la trovassero a cosa servirebbe? Porta più problemi quella donna che chissà chi altro-...ANZI, SPEREREI SIA MORTA QUASI.  »
[ Dustin ] « Quindi secondo te perchè una persona muore o scompare non ha più importanza nella vita di noi vite terrene perchè tanto ormai non c’è più? Quindi nessuno dovrebbe cercare Bella Goth solamente perchè questo crea disturbo alla tua famiglia? I figli di quella donna che ancora sperano di rivederla cosa sono allora, barzellette? »
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Dustin sembrò cambiare totalmente d’espressione e di tono. Quel espressione che da prima esprimeva un chiaro disinteresse per le solite lamentele insensate della moglie adesso s’era fatta dura e fredda. A volte faticava lui stesso a rendersi conto di quanto, sotto quella facciata da ragazza acqua e sapone per bene, si nascondesse un animo così egoista.
[ Angela ] « ...cioè-  » - esitò per un attimo a parlare, essendosi resa conto di aver un tantino esagerato e di essersi messa in torto, quando si accorse che il marito stava già per girare i tacchi ed andarsene. -  « ...i-intendevo dire che dopo tutto questo tempo ormai è palese che sia morta, hanno continuato a mettere a disagio le vite di tutta Bellavista ossessionati fino all’ultimo secondo. Il Guardiano solo sa che cosa sia veramente successo a quella donna, indagare è inutile se non ci sono tracce, Mortimer deve aver corrotto tantissimo la polizia per costringerli a continuare e--... »
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[ Dustin ] « “ Indagare è inutile se non ci sono tracce ” è la stessa cosa che hanno detto a mia madre quando il corpo di mio padre è stato ritrovato privo di vita a galleggiare come un morto a galla dietro la piscina di casa nostra.  »
Il biondo aveva risposto con le mani strette in pugni, sudate per tutto il nervosismo che stava trattenendo in quel momento. Angela sgranò gli occhi, girandosi a guardare l’altro mentre se ne andava con in viso l’omicidio.
Era stata proprio insensibile, la sua lingua non aveva mai avuto freni, ma mai era mai andata così a largo senza sapere quando fermarsi.
[ Dustin ] « Dopotutto a te cosa interessa? E’ mio padre che hanno ucciso, non il tuo. Tu avresti potuto richiedere di indagare secondo la tua logica, io no.  »
[ Angela ] « ...D-Dustin....a...a...aspetta... » 
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sandnerd · 6 years ago
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Tokyo ghoul:re - Ep 23
A me dispiace davvero, è una sensazione che non riesco a scrollarmi di dosso, è possibilissimo che non abbia fatto molta attenzione ai vari intrecci, che non abbia considerato o capito alcune cose ovvie o non abbia fatto un rewatch delle stagioni passate prima che uscisse questa, ma ci sono cose, anche cose grosse, che continuano a sfuggirmi. Forse il ritmo è ben cadenzato, in termini di battaglie e momenti di dialoghi, ma ho la sensazione che ci siano tante di quelle situazioni che a causa della molteplicità degli elementi presenti non ho colto. Ma andiamo con ordine. La pianta grassa zombie nata dal corpo di Kaneki due puntate fa non ne vuole sapere di tirare gentilmente le cuoia, e scopriamo, innanzitutto che la chiamano "drago": perchè? a me non sembra un drago, l'ho sempre vista come una pianta...se volete pensare ad un animale chiamatela piovra dato che coi suoi tentacoli ha distrutto la città. Ma vabbè. Seconda cosa: sta continuando a vivere nonostante fosse nata dal corpo di Kaneki che è stato estratto, e cosa più importante è a causa sua che gli umani si stanno trasformando in ghoul, come abbiamo visto nella scorsa puntata, perchè in pratica emana una specie di veleno. Quindi a questo punto i Venom permalosi provenivano da lei, giusto?credo di si. Ma come mai sta pianta fa così l'antipatica? a quanto pare deve esserci un altro bel nucleo nascosto chissà dove dal quale la pianta trae la proprio forza vitale. Benissimo, ora che lo sappiamo, cosa fare? potremmo inviare una squadra per trovare questo nucleo? no perchè non abbiamo tempo, cioè nel tempo che ci vorrebbe per radunare una squadra coloro che sono stati colpiti dal veleno (vedi Saiko) si trasformerebbero del tutto in ghoul. Inoltre la squadra, anche se fosse composta da mezzi ghoul, sarebbe impreparata al veleno della pianta, perchè, se ho capito bene, le cellule RC a contatto col veleno andrebbero oltre la soglia e sarebbe un casino. Si propone quindi il nostro eroe, un bell'applauso, che ci rivela di essere immune al veleno, beh dopotutto c'è rimasto annegato per qualche giorno prima che Touka si ricordasse che poteva cercarlo col metal detector. A lui si unisce Ayato, continuando la tradizione lanciata da Urie di ascoltare da dietro le porte e spalancarle dicendo di voler accompagnare il protagonista. Touka sta vedendo andare a morire il marito che è anche padre di suo figlio ed il fratello ma non fa una piega, non so se è tostaggine o mancata caratterizzazione del personaggio. E si arriva alla battaglia, per dirla con Theoden "E così ha inizio". Arrivano dei tizi senza capelli in impermeabile e cappello, poverini sentivano freddo e magari con quel cielo plumbeo tra poco piove, ed iniziano vari scontri tra questi tizi, che non si capisce chi siano nè quale sia il loro scopo ed i ghoul buoni insieme alla CCG. E okay, tutto per creare un diversivo mentre Kaneki ed Ayato scendono nella metropolitana per cercare questo fantomatico nucleo. E tra gli scontri vengono fuori trame delle quali io avevo scordato l'esistenza, compare dal nulla il gufo con un occhio solo, che solo il signor frangetta storta ha riconosciuto (vi prego, i nomi di tutti non li ricordo) mentre il capo dell'esercito stava a chiedersi cosa fosse. Maddai, ci avete combattuto per due stagioni, epperò. Ah, un applauso per il capo dell'esercito che come discorso motivazionale dice "Vincete!"...roba che Massimo Decimo Meridio scostati. Ma...il gufo con un occhio solo?ma non era tipo la figlia dell'altro gufo che poi è morta?davvero, ho più dubbi che altro. Ed inquadrano tre tizi sul tetto di un palazzo, ma davvero potrebbero finirla di salire sui tetti dei palazzi? che se un grande malvagio soffre di vertigini mi dispiace ma non può partecipare ai piani perchè se non si fanno in cima ad un grattacielo di millemila metri non vengono bene. Questi tre tizi sono Uta, il tatuatore che fa le maschere, una tizia molto prosperosa, che non mi ricordo chi è, ed il Prete, poi lo chiamano Donato Porpora ma io mi ricordo che come ghoul era detto Prete. E poi Uta...io non l'ho capito, nella prima stagione era un ghoul abbastanza nel suo mondo, faceva le maschere ma alla fine pensava ai fatti suoi, non gliene fregava niente dello scontro con gli umani o addirittura con altri ghoul, ed ora fin dallo scontro contro i pagliacci lo vediamo intento a guerreggiare. Ma perchè? che è successo che l'ha fatto cambiare? che motivi ha per andare contro gli umani o chiunque altro?boh questo è un altro dubbio che secondo me potrei chiarirmi leggendo il manga. Il fantastico trio viene scovato da Hinami, la super origliona, che pure lei è sul tetto di un grattacielo e si ascolta le conversazioni del mondo tutto, il sogno della gente che non si sa fare i fatti suoi. Ed allora mascheraio e prosperosa vanno via, mentre il prete viene attaccato da Amon, il quale lo sconfigge, e così facendo fa scomparire il gufo con un occhio solo ed una tizia alata con la testa a forma di croce (wtf), chiarendo in tal modo che erano tutte creazioni del Prete, e continua a parlare col mezzobusto del nemico, che gli risponde pure, ed il giovane gli dice che nonostante tutto vuole bene a colui che considera come un padre...un padre che si è mangiato tutti i suoi amici d'infanzia ma che ci vuoi fare ogni padre è bello a figlio sojo. Ecco, questa è un'altra relazione che nonostante abbiano fatto vedere qualcosa, ho dei flash di Amon che per indagini varie andava nella prigione e parlava col Prete, e nonostante si sapesse che Amon era un orfano, non hanno mai sviluppate per fartela capire, questi due si conoscevano ma chi si andava a immaginare che erano così legati da considerarsi padre e figlio? io no. Un altro scontro tragicomico è quello tra Momo e Uta, che se le danno di santa ragione, Uta si trasforma addirittura in una drag queen e manifesta l'ardente desiderio di digerire Momo, ma alla fine tivogliobbeneammicomio ed anche se ti ho infilzato su un palo di un grattacielo ti aiuto ad alzarti che ti sei fatto la bua...beh okay, io uno così lo terrei a distanza ma sarò io strana. Nel frattempo Ayato e Kaneki corrono, indossando una maschera antigas. Ma perchè non radunare una squadra di dieci elementi che avrebbero aiutato Kaneki a trovare il nucleo?prima uscite la scusa del veleno che potrebbe colpire i componenti della squadra e poi fate vedere che i personaggi indossano una maschera antigas? boh. I due comunque vedono tante uova con dentro i Venom, e Kaneki continua a vedere Rize dappertutto, che ci sia lei dietro questa strana attività di questa pianta? una scena alla Godzilla, che mentre si arrampicano su per la pianta le uova cominciano a schiudersi, ed Ayato fa la parte di quello che resta indietro per permettere a Kaneki di andare avanti, perchè è lui il protagonista e lui deve sconfiggere l'avversario finale, non si discute. Non si capisce quale sarà la sorte di Ayato, ma misa che rimarrà vivo. Kaneki quindi va avanti, ed incontra Furuta, che era messo lì a girarsi i pollici e a guardare l'orologio in attesa che arrivasse qualcuno, si vedono pure diversi cruciverba completati ai suoi piedi. Kaneki si scrocchia l'indice, elemento che ci ha guidato lungo tutte le sue trasformazioni, e ci vediamo la prossima settimana. Beh diverse cose ancora non mi tornano, tipo mentre scavavano per cercare Kaneki non sono stati colpiti da questo veleno che la pianta espelleva?boh. E poi cos'ha in mente Furuta? Ma non erano i Washu il problema?purtroppo questa cosa della famiglia che aveva intentato una vera e propria faida per stabilire il proprio potere aveva un che di potenziale, ma ora non si sono sentiti più nominare, devo essermi persa qualcosa anche qui. Il prossimo episodio sarà la fine di tutto a quanto sembra, certo, sarà molto meno credibile e priva di pathos se alla fine tutti i buoni restano vivi, siamo arrivati ad un punto in cui qualcuno, tipo Kaneki, deve sacrificarsi pur di salvare la città. Ma vedremo!
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girlfromtube · 4 years ago
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QUOTES: https://girlfromtube.tumblr.com/post/630521539417309184 EPISODIO 9 Rebecca Nora Bunch: Non so come amare qualcuno senza esserne ossessionata. Nathaniel Plimpton: Non sapevo della cosa della maglietta ma, te lo ripeto, è una cosa tenera. Rebecca Nora Bunch: Ok è tenero, sì. Inizia così, ma poi peggiora. Diventano brutte cose come bruciare delle case, rapire le mamme di qualcuno e andare a letto coi padri degli altri. Nathaniel Plimpton: Cosa? Rebecca Nora Bunch: Non tuo padre. Anche se è un bel volpone, è molto negativo e mi piace. Il punto è che in questo momento non posso stare con te o con nessun altro. Nathaniel Plimpton: Ok, non voglio intromettermi nella tua terapia, ma la cosa principale non è essere felici? Siamo felici ed è questo che conta! Rebecca Nora Bunch: Sono felice, ma non è una cosa reale. E' uno sballo, una infatuazione. Dr. Daniel Shin: Pensa a tutto il tempo e all'energia che impieghi, nella tua vita, per le relazioni sentimentali. Rebecca Nora Bunch: Ho contato un sacco di ore. Dr. Daniel Shin: Ok. Puoi prendere quella passione, quella intensità e concentrarle e utilizzarle in qualcosa di più produttivo. Rebecca Nora Bunch: Ho una laurea, un master, un dottorato in ossessione e ora mi ritrovo a chiedermi perché! #L'amore è uno spreco di energie, ti fa fare un sacco di follie, pensi a cose banali e più tardi ti chiederai: perché? Tipo "Quando mi scriverà?" o "Vedendomi che faccia farà?". E all'improvviso i laghi si sono prosciugati ed è colpa tua!!!# #L'amore è cieco sai, ma senza amore i ciechi aiutar potrai!# Josh Wilson: Allora, io e Darryl abbiamo deciso che dovremmo essere amici, ma poi gli ho scritto un paio di volte e non mi ha risposto per tutto il giorno. E' solo... Io... Credo che gli amici debbano rispondersi. Joshua Felix Chan: Certo, ma voi due non siete amici. Ti ha mollato, amico. Josh Wilson: Di cosa stai parlando? Non sono stato mollato. E' stato consensuale. Joshua Felix Chan: Si certo. "Consensuale". Josh Wilson: Riprenditi quelle virgolette. Joshua Felix Chan: Lo sanno tutti che non esiste una rottura consensuale. Josh Wilson: Sì, esiste!!! Ok, forse lui ha detto quelle parole tecnicamente prima che le dicessi io, ma è come quando parli al telefono e stai facendo conversazione e vuoi che quella conversazione finisca. Qualcuno deve dire la parola "ciao" prima che lo faccia l'altra persona, ma lo fate insieme. Joshua Felix Chan: Chi parla al telefono? Quanti anni hai, cento? Darryl Whitefeather: I miei spermatozoi sono troppo attivi. Ho una malattia chiamata super-sperma. Paula Proctor: Chi l'ha chiamata così? Un medico di dieci anni? Tim: La danza dei cappelli rossi è a mezzanotte. Jim: Incontriamoci qui alle 2:00 in punto. Darryl Whitefeather: Ma tu hai detto mezzanotte. Tim: E' un modo di dire. Rebecca Nora Bunch: Ho pensato di fare volontariato alla mensa dei poveri, ma non mi piacciono i poveri. Poi pensavo di insegnare agli adulti, ma se non sanno leggere da adulti, cioè hanno qualcosa che non va e non posso occuparmene. Poi ho pensato di sistemare i vestiti per i poveri, ma se vedo una strana macchia non mangio più per settimane. Heather Davis: Wow, il tuo altruismo è incredibile. Rebecca Nora Bunch: Grazie. Josh Wilson: Anche se le rotture erano consensuali, ci sentiamo un pochino giù! Siamo umani! Nathaniel Plimpton: Lo siamo davvero? Insomma, la gente come te e me non mangia cibo spazzatura per sentirsi meglio. Non funziona nemmeno, tra l'altro. Josh Wilson: Hai ragione, non funziona. Ti fa sentire peggio. Ti senti un inutile, patetico bambino cicciottello che corre al parco con gli altri bambini che ridono di lui, e lo indicano e lo rincorrono, chiamandolo "ciccione". Cosa che... Non mi è mai successa. L'ho solo sentita in giro. Ally: Cioè, io sono la manager del pane al mercato, quindi guadagno più di Marty. Rebecca Nora Bunch: Quindi tu porti la pagnotta a casa! Ally: No. Le conto al mercato. Fra tutti e due non abbiamo molta grana. Rebecca Nora Bunch: Hahahahahaha!!! E' divertente! Ally: Perché divertente? Io penso che sia una rottura. Ally: Non è che siamo i manager della carne. Rebecca Nora Bunch: Quindi nessuno di voi porta a casa la pancetta! Ally: No. A me non piace la pancetta, quindi lui non la porta a casa. Rebecca Nora Bunch: Oh ragazza, così mi uccidi. Rebecca Nora Bunch: Sono certa che lei non ami Marty. Valencia Maria Perez: Punto primo, non me ne sono accorta. Ma anche se avessi ragione, spero che si sposino e che organizzeremo il matrimonio, e poi le loro feste di divorzio e poi il loro secondo matrimonio! Così si fanno affari! Josh Wilson: Sono come Zac Efron! Nathaniel Plimpton: Sei come Efron, ma in "Baywatch". Non l'Efron molliccio di "High School Musical"! Joshua Felix Chan: Tutti intorno a me, sembrano sapere cosa voglio essere, tranne me. Mi fa sentire uno schifo. Nathaniel Plimpton: Bello. Josh Wilson: No, per niente! E' orribile. Le ragazze etero rovinano la cosa migliore di essere gay. L'unico posto solo nostro. Heather Davis: Odio stare benissimo con questo outfit. Nathaniel Plimpton: Allora perché non lo voglio? Josh Wilson: Non lo so. Non voglio nemmeno io. Nathaniel Plimpton: Pensi che sia per via delle nostre rotture assolutamente consensuali? Josh Wilson: Chi vogliamo prendere in giro, amico? Siamo stati mollati. Nathaniel Plimpton: Già. E' vero. Josh Wilson: Già. Josh Wilson: Questo bar non è per te, ci sono bar per etero dappertutto!!! Nathaniel Plimpton: Già, si chiamano "bar"! Sherry: Loro non hanno problemi. Non vedi quanto sono fighi?! I ragazzi come loro non hanno dei veri problemi! Nathaniel Plimpton: Nessuno ci capisce. Josh Wilson: Nessuno ci capisce. #Anche i ragazzi muscolosi e sexy hanno dei problemi!# #Quasi non abbiamo grasso corporeo, ma siamo troppo depressi per parlare del nostro fisico scultoreo. Sappiamo di essere molto meglio di te, ma anche i ragazzi muscolosi e sexy hanno dei problemi.# #Abbiamo pettorali stupendi, ma anche giornate no! Non rendeteci un oggetto con i vostri sguardi, però. Abbiamo traumi infantili proprio come te, perché anche i ragazzi muscolosi e sexy hanno dei problemi!# Rebecca Nora Bunch: Non se lo merita. E' una persona! Josh Wilson: Amico, perché non mi hai detto che fai la lap dance? Joshua Felix Chan: Non sono uno spogliarellista, sono un cubista. Non c'è nessun palo. In realtà vorrei che ci fosse, renderebbe molto più credibile tutta la questione del pompiere. Rebecca Nora Bunch: L'amore puo' farti soffrire e puo' essere molto, molto pericoloso. Marty: Io la amo e mi accontento. Lei mi rende felice ed è questo ciò che conta. E non sono affari tuoi! Darryl Whitefeather: Sai perché si chiama "la fortuna del principiante"? Perché non funziona la seconda volta che ci provi. A te come va? Anche tu non hai una bella cera. Rebecca Nora Bunch: Il solito. Sono depressa e orribile.
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jimmuzzu · 7 years ago
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Gli Ex del Sabato Sera
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L’ex Jackie-O di Bologna una bella notte della prima metà del decennio scorso divenne il Vipera. Mantenne l’aria anni 70, le pareti specchiate, i divanetti. La musica era cambiata, ma all’entrata c’era sempre un personaggio felliniano, nel senso che aveva proprio recitato in qualche film di Fellini, e se rompevi troppo il cazzo mollava una bronza e indicando la porta tuonava "tu e tu: vaffanculo!". Fu lì che un mercoledì di novembre del 95 -la stessa sera che dissi addio a Massimiliano, due anni di pioggia e nebbia, la storia più malinconica che abbia mai avuto- conobbi Michele, il grande amore che mi avrebbe accompagnato nei successivi cinque anni. E conobbi pure Corrado, un siciliano piccoletto e pepato. Qualcuno me li presentò nello stesso momento, io misi una mano tra i capelli di Michele, dissi "che belli", e passai il resto della serata a bere insieme a lui. Il giorno dopo Michele era alle Bahamas, e io ero a casa di Corrado che aveva "organizzato una cena". Io, ingenuo, ingenuissimo, mi ero detto "chissà quanta gente nuova, resterò zitto in un angolo". Invece -toh- ero l’unico invitato. E non rimasi zitto in un angolo. La casa mi piaceva, sembrava l’interno di una nave -legno dappertutto, arredamento esoterico, incensi- e Corrado ascoltava gli East 17, che comunque preferivo ai Take That imperanti per il solo gusto di andare controcorrente. Vissi in quella casa per una settimana, di cui ricordo poche cose, mio fratello che non sapeva dov’ero e cercava di capire se sarei tornato, la Sabrina che mi invitava da qualche parte e io che declinavo, Enrico sui pattini che mi faceva ubriacare al Classic. L’ultima immagine che ho è quella di Corrado che una mattina versa il th�� e commenta "sembra piscio". Realizzai in quell’istante che non era l’uomo della mia vita, e uscii da quella casa deciso a non tornarci. Michele tornò dalle Bahamas, mi chiamò, mi chiese di prendere una decisione. Io riattaccai, e in quel momento mi resi conto che se anche avessi voluto richiamarlo, non avevo il suo numero. Chi ce l’aveva? Corrado. Pensavo che non avrei mai scordato la sua voce mentre mi dava il numero di Michele. Invece non solo ho scordato quella, ma ho scordato pure lui. Che cosa curiosa il tempo. Passano gli anni, più di dieci, e conosco un altro siciliano, Guido. Guido poteva essere un grande amore e non lo è stato, un po’ per il nome, un po’ per l’accento, un po’ per il suo umorismo salace che cozzava con la mia mancanza di ironia. Un po’ per il fatto che avevo la testa da un’altra parte, e la sua intelligenza, la sua bellezza, i suoi occhi chiari non bastavano a catturarmi. Tuttavia l’ho sempre tenuto nel cuore come una delle poche persone moralmente integre che abbia mai conosciuto. E’ una pietra, sincero, onesto, coerente, fedele. La sera che gli diedi appuntamento al Corto Maltese i suoi occhi brillavano e non si staccavano da me e ho questo ricordo di lui tanto felice di vedermi che se ci ripenso mi commuovo ancora. Di tutti i delitti che ho commesso contro l’amore, Guido forse è il più imperdonabile. Perciò, quando una settimana fa mi ha invitato a bere qualcosa ed ha aggiunto "forse ci sarà anche il mio ragazzo", ho avuto una stretta al cuore. Poi ha buttato lì che questo ragazzo era un mio ex, era Corrado, e mi ha chiesto se me lo ricordavo. Ho questionato un po’ sull’uso improprio del termine "ex", ma l’idea di due miei amori che si mettono insieme era così dolce che mi ha reso felice e ho accettato l’invito a bere qualcosa insieme questo sabato. Temevo una serata trappolona, ma mi sentivo in forma, forte d’animo, e magnetico. Avevo pure detto di no al Manzo, contravvenendo a uno dei dogmi fondamentali della mia religione: mai dire di no al Manzo. Invece ogni tanto va bene: i no che aiutano a crescere. Esco di casa tutto allegro e pronto ad affrontare la strana coppia, quando inattesa arriva la batosta: un altro mio ex -Massimo- mi taglia la strada. Non è da solo. E’ con un altro. Che io vedo più alto, più bello e più figo. E’ strano, non è l’ex per cui ho pianto tutta la notte di lunedì, ma prendete il mio cuore (che ha più stanze di un casino, l’ho già detto, e questa ne è l’ennesima prova), mettetelo in un tritacarne e fatene polpette, e sentirei comunque meno male. Fanno la mia stessa strada e io dietro. Che roba morbosa. Si infilano in un ristorante che avevo fatto conoscere io a Massimo -e la cosa non va bene, ce ne sono tanti, proprio lì dovete andare?- ma mentre entrano vedo il tipo in piena luce. Non è né bello né figo. E’ sicuramente più alto, ma se c’è un complesso che non ho è quello dell’altezza. Mi viene in mente Agrado quando dice "Nina si è sposata e ha avuto un figlio. Brutto. Bruttissimo. Grasso. Un mostro". Il mio cuore si ricompone come per incanto, faccio miei gli insegnamenti di Cristel e tiro dritto per la mia via, che poi è il Pratello, strada levantina come poche, pullulante di locali e tipi loschi. E di facce che non vedevo da secoli: stasera è come se il passato avesse deciso di venirmi addosso ad ondate. Alla fine di questo mare, Guido e Corrado, che mi baciano, e vederli insieme è la classica mano fresca che mi si posa sul cuore. Entriamo in un’osteria tutt’altro che fresca, ma buia e piena di ombre come dev’essere, caravaggesca, e se Guido mi sembra ancora bellissimo, Corrado si rivela più profondo e interessante di quanto ricordassi. Li guardo e sono contento che siano una coppia. Che topini. Mi parlano della loro vita insieme, dei loro amici, dei loro progetti. Li invidio un po’, anche se da qualche accenno intuisco che sono stato l’argomento delle loro conversazioni nei giorni scorsi, e uno dei due ha passato tutto il pomeriggio a cercare di ricordarsi qualcosa che mi riguarda. Secondo Corrado ho una vita piena di storie. Guido sta zitto mentre accenno a Matteo. Mi invitano ad andare a ballare con loro, e istantaneamente penso a quanto sono freddi il Red, la sua musica, e la sua gente. Se sono anni che non ci metto piede ci sarà un motivo. Non mi ci trovo, e decido che la mia serata si conclude lì. Vogliono rivedermi e va bene, verranno a cena a casa mia. Corrado dice che con me il tempo passa in fretta, mi fa piacere, ma oltre un certo limite sono codardo anch’io. E non affronto il rischio di imbattermi in qualche altro mio ex. Almeno non stasera. E’ appena arrivato il caldo, sono felice, e Bologna non è mai così bella come nelle prime sere di primavera.
30 marzo 2008
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gameofthronesitaly · 7 years ago
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Nikolaj tra impegno per l'ambiente e condizione femminile: un Lannister difende sempre le proprie cause!
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Domenica 17 settembre, mentre a Hollywood le celebrità sfilavano sul red carpet degli Emmy Awards, Nikolaj Coster-Waldau (Jaime Lannister) si trovava sull’altra costa americana, per parlare del cambiamento climatico in veste di Ambasciatore per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. (Quest’anno Game of Thrones è stato trasmesso troppo tardi per poter essere candidato agli Emmy.)
L’attore ha rilasciato un’intervista a Billboard, prima di salire sul palco del Social Good Summit organizzato a New York dal centro culturale 92nd Street Y, uno degli sponsor dell’evento annuale, ora alla sua settima edizione, che riunisce leader e attivisti di tutto il mondo per discutere di come la tecnologia possa avere un impatto sociale positivo, e che dà il via all’Assemblea generale delle Nazioni Unite (altri sponsor dell’evento sono l’agenzia di comunicazione Mashable, la United Nations Foundation e il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo).
Il tema di quest’anno si è concentrato sui cambiamenti che si possono mettere in atto per migliorare il pianeta entro il 2030, il che secondo Coster-Waldau significa investire risorse nell’uguaglianza fra sessi e nell’ambiente:
“Se falliamo in questo, saremo rovinati.”
Intervistatore: Essere padre di due bambine ti ha reso più consapevole dell’urgenza delle cause che sostieni?
Nikolaj: “Naturalmente voglio che crescano in un mondo dove possano essere in grado di scegliere cosa fare delle loro vite. Viviamo in uno stato [la Danimarca] dove la parità dei sessi è a un livello molto alto. Ma non è così dappertutto. Mercoledì [20 settembre] parteciperò al lancio dell’iniziativa Spotlight organizzata dall’Unione Europea e dall’ONU, contro la violenza sulle donne. Sono rimasto scioccato dalle statistiche. Una donna su tre in tutto il mondo sarà vittima di violenza oppure di violenza sessuale almeno una volta nella vita. È un problema enorme. Più di 700 milioni di donne vivono in paesi dove non è illegale picchiare tua moglie. Molte cifre sono sconvolgenti. È sorprendente che ci siano più di 150 stati con delle leggi che discriminano le donne.”
Ci sono delle donne molto forti in Game of Thrones. Che messaggio si manda alle generazioni di spettatori più giovani?
“Il fatto che ne stiamo parlando significa che è qualcosa di insolito. Ci facciamo delle domande a riguardo, perché pensiamo “wow, è incredibile, c’è uno show che crede davvero che le donne possano essere forti e avere il potere.” Penso che questo sia il punto fondamentale: non dovrebbe essere una sorpresa, non dovremmo pensare in questi termini.”
Il titolo del tuo intervento di oggi è “Creators Fighting Climate Change.” In che modo la visibilità ottenuta con Game of Thrones aiuta il tuo impegno di ambasciatore?
“Che coincidenza. Stamattina ho fatto un’altra intervista e l’ultima domanda è stata: cosa pensi delle celebrità e degli attori che salgono sui palchi per discutere dei problemi del mondo… cosa rispondi alle persone che dicono che dovreste solo stare zitti e limitarvi a fare ciò che sapete fare meglio? La cosa strana è che a volte anche io la penso così. Ma la verità è che cerchiamo di sensibilizzare il pubblico su alcuni argomenti. Grazie a Game of Thrones ottengo molta attenzione, e la posso usare per puntare un riflettore su delle cause molto, molto importanti.”
Quali sono stati i momenti più memorabili del tuo lavoro nel Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP)?
“Mia moglie viene dalla Groenlandia e insieme abbiamo organizzato un progetto con l’UNDP in collaborazione con Google Maps, e abbiamo creato un video sul cambiamento climatico. È stato bellissimo vedere parti della Groenlandia che prima non conoscevo. Ci vado da quasi vent’anni. E, ovviamente, la forza delle immagini, del progressivo ritiro dei ghiacciai in soli dieci anni, è scioccante.
Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite entro il 2030 si possono raggiungere. Se diamo uno sguardo a venti anni fa, in molti ambiti siamo migliorati immensamente. In altri no – soprattutto il cambiamento climatico. Secondo me, e secondo i membri dell’UNDP, questo è ciò su cui dobbiamo davvero lavorare perché, se falliamo, saremo rovinati.”
Parlando di questo, qual è la tua opinione sulla teoria che gli Estranei di Game of Thrones siano una metafora del cambiamento climatico?
“Dovreste chiedere a George R. R. Martin. È molto facile interpretarla così. Non penso che il significato originale fosse necessariamente questo, ma alcuni paralleli ci sono: c’è un mondo dove si cerca di riunire tutte le casate più potenti e tutti i regni per combattere questo enorme nemico, e la casata più potente dice “Sì, ci sto” e poi improvvisamente decide di non farlo. Si possono facilmente fare dei paragoni. Ma la verità è che la realtà è sempre molto più estrema della finzione. Non saremmo in grado di inventare ciò che sta accadendo adesso. La nostra specie ha ottenuto grandi successi. Siamo quasi sette miliardi e mezzo. Entro il 2030 saremo otto miliardi e mezzo. Potremmo dire wow, siamo stati davvero bravi. La cosa ironica è che stiamo per distruggere tutto. Crediamo di essere invincibili. Se la temperatura del pianeta sale di 2,5 gradi, avremo un finale amaro.”
Cosa speri che venga ricordato dell’evento di oggi?
“Ci sono tantissime persone diverse che vengono da organizzazioni e da percorsi diversi, e questo dimostra la varietà del movimento, dimostra che ci sono molte persone che vogliono fare del bene – vogliono rendere il mondo un posto migliore per tutti noi. Ho appena visto il panel sui Caschi bianchi [volontari non armati della difesa civile siriana]. Rimani semplicemente sbalordito quando vedi queste persone che rischiano le loro vite ogni giorno per aiutare gli altri. Nel mondo occidentale abbiamo avuto un ottimo sviluppo e siamo molto ricchi, credo che abbiamo il dovere di fare di più. Non possiamo permetterci di astenerci. Siamo quelli che hanno inquinato di più, abbiamo vissuto le nostre vite al meglio, e ora dovremmo pagare il conto.”
Che cosa può fare la gente per iniziare subito a fare la differenza?
“Se non conoscete i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile andate sul sito globalgoals.com oppure undp.org e leggete. Leggete cosa si sta facendo a riguardo, e scoprite come potete aiutare. Se tutti diamo il nostro piccolo contributo, il risultato sarà stupefacente. Se vivete in una democrazia, sappiate – come le elezioni più recenti hanno dimostrato, sia qui che in Europa – che ogni voto conta e può fare la differenza.”
La Danimarca è stata definita il paese più felice al mondo. Cosa può imparare dai danesi il resto del mondo?
“A dire il vero, quando vivi in un posto trovi sempre tantissime cose che si potrebbero fare meglio. Ma in Danimarca c’è pochissima distanza fra la popolazione e le persone al potere, di conseguenza ci si sente coinvolti nelle questioni di stato, e penso che ci sia un grande senso di uguaglianza. Il modello di previdenza sociale scandinavo è molto solido e funziona benissimo. Ci si prende cura delle persone che hanno bisogno e si cerca di dare a tutti le stesse opportunità – le basi, come l’educazione e la sanità.”
Qual è la musica che ti ispira di più al momento?
“Chiedete a mia figlia di sedici anni, continua ad aggiornare le mie playlist. È sempre pronta. Continuo a dirle che mi deve tenere aggiornato. Ho una playlist proprio qui; si chiama “Educazione musicale per papà”. Ovviamente c’è Frank Ocean. Gli Honne, Allen Stone… Non conosco nemmeno tutti questi nomi. Io le dico che deve ascoltare i musicisti degli anni ’80 e ’90, quelli che ascoltavo io. Gli anni ’80 non sono mai andati forte, ma ora sì.”
***
Fonte: Billboard Traduzione: Chiara B. Editing: Aranel&Alex
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giancarlonicoli · 6 years ago
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3 MAG 2019 12:06LA STORIA DELL’IMPRENDITORE FINITO A FARE IL RIDER - IL 54ENNE CARLO TEDESCHI HA VISTO CROLLARE LA SUA AZIENDA ED È STATO COSTRETTO A FARE IL FATTORINO PER SOPRAVVIVERE: “PEDALO QUATTRO ORE AL GIORNO PER 400 EURO AL MESE. SEI FORTUNATO SE RITROVI LA BICI. A ME HANNO FREGATO DI TUTTO, DAGLI SPECCHIETTI ALLE VITI DEL SELLINO. COL BRUTTO TEMPO TI DANNO IL 20 PER CENTO IN PIÙ MA HO RISCHIATO DI FINIRE SOTTO UN TRAM. UNA VOLTA, MI APRÌ UNA RAGAZZA APPENA USCITA DALLA DOCCIA, NUDA E…”
Luca Giampieri per “la Verità”
«Aspetto solo che arrivi il reddito di cittadinanza. Poi mollo tutto». Un colpo di tosse sordo, uscito dai bronchi, sigilla il proposito di Carlo Tedeschi, 54 anni da Vigevano (Pavia). È il lascito cronico di due anni e mezzo di vita da rider. «Una volta finito, userò la bicicletta per lo stretto necessario. Se proprio devo pensare a un hobby, preferisco le barche: sono da sempre la mia passione».
Una barca, il perito elettronico lombardo la aveva. A essere precisi, ne possedeva addirittura due. Prima del 2009, annus horribilis in cui, nel giro di due mesi, vide franare un' azienda di duplicazione di cd-rom con dieci anni di attività e cinque persone a libro paga. «Fornivo grosse società: Ibm, Acer, Mediaset, Citroën. Arrivai a fatturare 400.000 euro l' anno», ricorda l' ex imprenditore.
«Poi, all' improvviso, i clienti cessarono di inviare ordini. Era il boom degli smartphone, i cd-rom non servivano più». Alla fine del 2016, con un fardello di sette anni da disoccupato sulle spalle e una casa pignorata all' asta, Tedeschi si trovò a parlare con un amico. «Anche lui attraversava un momento difficile. Mi suggerì di rivolgermi a Uber per un posto da fattorino. Cominciai così. Oggi lavoro per Glovo».
Ricorda il giorno della sua prima consegna? Fu un impatto traumatico?
«Era il 5 dicembre 2016. In realtà, fu divertente. Dopo quasi otto anni senza lavoro, credevo di avere risolto i miei problemi. Pensare di guadagnare attraverso un sistema così moderno mi stimolava. Ma durò poco».
Perché?
«Dopo due giorni, mi ritrovai a letto immobile con le gambe distrutte. Avevo pedalato come un disperato. Pensai che non ce l' avrei mai fatta a reggere quei ritmi, mi sembrava di fare la Milano-Sanremo senza allenamento».
E poi?
«Provai col motorino, ma in quel periodo dell' anno le temperature erano talmente basse che, alla sera, arrivavo a casa in ipotermia. Così tornai alla bicicletta. Il problema è trovarla quando finisci la consegna».
Ovvero?
«Ogni giorno, sento almeno un collega dire "Mi hanno rubato la bici"».
È successo anche a lei?
«Mi hanno fregato di tutto e di più: dagli specchietti alle viti del sellino».
Quante ore pedala?
«Quattro ore al giorno, con una media di 30-40 chilometri. Da qualche settimana, però, sta diventando sempre più difficile prenotarsi. Il numero dei rider aumenta in maniera esponenziale, ma in primavera c' è meno richiesta e ci si ritrova a sgomitare per accaparrarsi le fasce orarie migliori. Roba da caporalato».
Si spieghi meglio.
«Il sistema di prenotazione funziona in base al punteggio. Se hai tanti punti, quando apri il calendario della settimana hai la prelazione sulle fasce orarie. Altrimenti, ti toccano gli avanzi».
Una sorta di graduatoria
«Io lo chiamo ricatto. Le aziende sanno che la gente si scanna per lavorare e se ne fregano di trovare un sistema più umano».
A determinare il calo dei punteggi sono le cattive recensioni dei clienti?
«Anche. Ma ciò che pesa di più è la mancata presenza nei fine settimana; è lì che si concentra il lavoro. Basta fare un' ora in meno in tutto il weekend e il rating si abbassa. C'è gente che, per non perdere punti, non stacca mai».
Lei è uno di quelli che escono in strada anche sotto la pioggia battente?
«Prima sì, col brutto tempo ti danno il 20 per cento in più. Ultimamente ho smesso. A febbraio, sono uscito con la neve pensando di guadagnare bene e sono scivolato. A momenti finivo sotto un tram».
È vero che ha fatto fuori due cellulari in una settimana?
«Già. Quando piove a dirotto, puoi indossare quello che vuoi: l' acqua si infila dappertutto. Il primo telefono è andato così. Tre giorni dopo, ho preso un pezzo di porfido sporgente e il cellulare mi è saltato fuori dalla tasca. Le strade di Milano sono una tragedia: in due anni e mezzo, avrò forato una ventina di volte. In un paio di occasioni, mi è esploso letteralmente il copertone».
Si è fatto male?
«Una volta, di sera. Sull' asfalto avevano lasciato dei pezzi di automobile dopo un tamponamento. Non li ho visti e sono volato a terra. Per fortuna andavo pianissimo, ma ho preso comunque 12 giorni di infortunio. Per un mese non ho potuto sdraiarmi, faticavo a respirare».
Un anno fa, a un suo collega andò peggio: finì sotto un tram nel centro di Milano e perse una gamba.
«Ricordo bene quel giorno. Casualmente, mi trovavo sul lago in vacanza. Leggendo la chat dei rider, capii che era successo un macello. Poi seppi che avevano dovuto amputargli la gamba».
Qual è stata la giornata peggiore nella sua carriera di fattorino?
«Ne ho avute talmente tante che sto appuntando tutto ciò che mi capita per farne un film. Gente che fa l' ordine e quando citofoni non risponde; li chiami e ti dicono che sono al cinema. Clienti che non possono ricevere la consegna perché il compagno li ha chiusi a chiave in casa. Una volta, mi aprì una ragazza appena uscita dalla doccia. Nuda».
Questo non lo inserirei tra gli episodi infami.
«No, quello fu divertente. Poi ci sono gli stronzi».
Mi racconti del Re degli stronzi.
«Mezzogiorno. Arrivo in un complesso di uffici con custode, ci saranno state dentro 1.000 persone. Per un' ora provo a individuare la società dove lavora il cliente, dato che non aveva specificato il nome. Alla fine si palesa, furente, e mi dice: "Io la faccio licenziare!". La mia risposta: "Se è così potente, prima mi faccia assumere"».
La consegna più strana?
«Un articolo erotico. In farmacia mi domandarono quale dimensione desiderassi. Chiamai il cliente e passai il telefono alla farmacista. Una conversazione tragicomica: "Ma lo vuole da borsetta, normale o extra?"».
Si sarà fatto un' idea pittoresca del genere umano
«Più di tutto, mi accorgo che, oltre a essere sfruttati dall'azienda, siamo visti come servi anche dai clienti. Per non parlare dei ristoratori che non ci fanno entrare perché "Non voglio mica che la gente vi veda!"».
In effetti, si dice che i rider siano i nuovi schiavi. Questo la mette in imbarazzo quando deve rivelare che mestiere fa?
«Prima no. Ora mi vergogno, perché col tempo mi sono reso conto della considerazione che le persone hanno di noi».
Ma il gioco vale la candela?
«Ogni tanto me lo domando anch' io. È pura sopravvivenza».
A cosa pensa mentre pedala?
«Prego».
Davvero?
«Sì. Per le tragedie che accadono nel mondo, per la gente che sta male. E prego di smettere il prima possibile con questo lavoro».
Alla fine del mese, quanto porta a casa?
«Circa 400-500 euro. Se pedali 13 ore al giorno il discorso cambia, puoi guadagnare fino a 2.500 euro».
E chi ce la fa a pedalare per 13 ore?
«Gli extracomunitari arrivano anche a 16. Il limite massimo sarebbe 11, ma si scambiano gli account per farne di più. Molti non hanno il permesso di soggiorno, quindi utilizzano le generalità di chi è in regola».
Quanto incidono le mance?
«Pochissimo. È pieno di morti di fame, specie tra i ricchi. Sono più attenti i portinai, o gli addetti dei garage: loro sanno cosa vuol dire lavorare. Uno generoso è Paolo Maldini.
Quando i rider vedono una richiesta di consegna al suo indirizzo, fanno a gara per prenderla. Ad alcuni ha dato anche 50 euro di mancia. Un vero signore».
Lo stereotipo è che il food delivery sia un' attività ad interim appannaggio di giovani e immigrati. È davvero così?
«Basta aprire la finestra per vedere come stanno le cose. Se gli immigrati costituiscono la stragrande maggioranza, gli altri sono soprattutto italiani dai 40 anni in su. Ho conosciuto una pensionata ultrasettantenne che, per arrotondare, faceva consegne in macchina per Foodora. I giovani, dopo qualche giorno, scappano e vanno a lavorare al bar; guadagnano di più e fanno meno fatica».
Subito dopo l' insediamento del governo Lega-M5s, il ministro del lavoro Luigi Di Maio annunciò rigidi provvedimenti per regolamentare l' operato delle startup a tutela dei rider. Qualcosa è cambiato?
«Praticamente nulla, a parte un provvedimento tampone sulle assicurazioni. Non c' è Inail, niente Inps e scatti di anzianità, nessun tipo di copertura. È un anno che promette e i salari sono sempre più bassi. Stiamo arrivando a 2,5 euro lordi a consegna».
Si sarebbe aspettato di rimanere escluso dal mercato del lavoro a 44 anni?
«Mai. A 13 anni lavoravo già come fonico in un negozio di strumenti musicali. Non avevo mai avuto problemi. In un primo momento, pensavo di potermi riciclare con le mie competenze, ma trovai porte chiuse ovunque. Mi resi conto che, con la crisi, non stava in piedi più niente».
Come ha fatto a mantenersi per otto anni senza un reddito?
«Vendendo tutto quello che potevo vendere. Dalle barche a un camper, fino alle attrezzature. Ho fatto anche le bancarelle».
Può dire di avere toccato il fondo?
«Sì, con la depressione. Una malattia subdola che richiede molto tempo per essere curata. Ne sono uscito grazie ai farmaci».
C'è la tendenza, in parte giustificata, a denigrare le società di consegna online. Nel suo caso, però, sono state un appiglio in un momento drammatico.
«È vero, ma l'errore che fanno in tanti è accettare l'adagio che le startup danno lavoro a migliaia di persone. La realtà è che queste aziende hanno capito che i poveracci sono galline dalle uova d'oro. Non è possibile che, in un paese come l'Italia, si tolleri questo livello di schiavismo».
So che, tra una consegna e l'altra, si sta organizzando per tornare a fare l'imprenditore.
«Sono anni che ci lavoro giorno e notte, investendo una parte dei miei guadagni da rider. Ormai è questione di mesi. Partirò con un service audio e video, mi rivolgerò alle agenzie coprendo eventi, cerimonie, feste».
Cosa le resterà di questi anni, quando smetterà?
«Nulla. Sarà come essere uscito dal carcere».
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eugeniadestefano · 8 years ago
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Avevamo un posto nostro, che se faceva freddo sentivamo caldo uguale. Si stava bene stretti a formare un mosaico di sensazioni. Mi rendo conto che è la prima volta che scrivo la parola mosaico, ma stavo dicendo.. Il nostro posto, è una cazzata. Il mondo è il nostro posto, ovunque andassimo, comunque fossimo, eravamo a casa. Io non odiavo niente di te, se non il fatto di amarti troppo. Ascoltavamo Brondi e stavamo bene. Ascoltavamo Brondi e stavamo male. Tra le cose che preferisco c’è tracciare la sagoma delle tue dita con le mie, la sagoma delle tue labbra, del tuo sopracciglio. Tra le cose che preferisco ci sei tu. Per esempio ora vorrei che fossi qui, anche ognuno per i fatti suoi, ma sotto lo stesso tetto. Che se cade lo teniamo insieme su. I sabati sera forse ci fanno male, perdiamo la testa più di quanto sia già andata a farsi fottere. Io sto proprio bene, non solo il sabato. Ecco perché mi piacerebbe poter leggere i pensieri. Che ne so io di te? Però credimi, io non voglio altro che immaginare ciò che pensi e restare stupita se me ne parli. Anche se non lo fai spesso. Avrò annoiato con queste centinaia di parole nere, ma una vita non mi basta. Scrivere mi piace perché vivo altre vite, le plasmo. Ho i destini di tutti loro tra le dita, è una partita a the sims infinita. Quanto sono falsa? Non lo so nemmeno io, ho imparato troppo bene a non pensarci. Mi prendo in giro da sola. Bleffo. Tu dovresti esser qui a tirarmi fuori il cuore dalle costole, e invece lo lasci pulsare. Mica sempre però, a volte me lo fai stancare. Povero cuore. Così giovane, così spaventato. Ma sì, continuiamo a parlare di cose frivole. Oggi cos’hai mangiato? Quanto hai corso? E storia l’hai studiata? Non vorrei chiederti di noi, anzi vorrei, se non disturbo. Ma che figura ci faccio. La solita insicura incallita. Vivitela con serenità, mi dicon solo questo. Che vorrei vedere loro a sentirsi tremare le ossa e non chiedersi perché un essere umano gli faccia st’effetto. Sedici anni, così pochi. Sedici anni, così tanti. E che ci vuole e ne passano altri due. E vai a votare. E vai a guidare. E che ci vuole e ne passano altri dieci. E sei in ufficio. E sei a scopare. E che ci vuole che ne passan venti, trenta e guardi i figli andare via. I progetti andare via. Si avvicina la certezza. E che ci vuole. Che tutte le cose che scrivo senza pensarci troppo prendono una nota malinconica di vita. Troppa consapevolezza o troppo poca, ma se qualcuno sa spiegarmi l’esistenza la smetto e gli offro un caffè. Che tipo ora c’avrei da studiare, io, ma chi se ne frega. Sto traffico di pensieri va risolto. Vigile, prego, faccia il suo mestiere, non vede la fila al semaforo? Ma io c’ho proprio paura di morire, amici, amore. Davvero. Io la devo lasciare qualcosa quassù, e non solo le mie ossa, le mie ceneri al vento. Devo lasciarci qualcosa quassù prima di andare nella stratosfera o Dio solo sa dove. Dio che è motore immobile. Ua. E io che sono figlia del vento, delle onde, dei suoni, di tutto ciò che piano trasporta senza dolore. Di tutto ciò che culla. Io che sono figlia di padre e madre troppo per bene. Sissignore. Troppo per bene, troppo garbati, aggraziati, onesti. E io che cresco, cullata dall’onde, piccola disonesta impigrita di viltà. Che schifo mi faccio. Che biasimo, bleah. Poi non li capisco i tossici. Che c’è così tanto da fare e non così tanto da farsi. Che ti da più in testa un sorriso che una dose, dico io. Poi si vuol provare, ma son bastarde loro. Quanto i sorrisi, un sorriso te lo porti dentro a vita e se non ne ricevi più ti spezzi lo stomaco più dell’assenzio. Vedi che son roba triste i sorrisi, altro che sigarette, altro che dipendenza. Forse ora li capisco un po’ più i tossici, non c’avevo pensato mica che può far più male farsi di vita che di ero. Ero come l’imperfetto del verbo essere, che figata. Tre minuti fa ero seduta diversamente. Tre anni fa m’iscrivevo al liceo. Dieci anni fa facevo la prima elementare. Ho vissuto più di un decennio. Ditelo decennio amici, amore. Non vi fa sentir vecchi? E’ tipo secolo, lustro, millennio. Suona proprio di tempo perso, passato. Mah, sto tempo è na rovina. Meglio a non inventarli gli orologi e i calendari. Si viveva alla vita e non alla giornata. Si nasceva ad un tratto e non un giorno. Ci si amava la notte, non alle 23. Quando ci amiamo noi, amore? Mai e sempre e questo è un miracolo. Ti rendi conto? Che cosa strana, gente che vanta grandi esperienze e io che le così piccole smorfie li considero capolavori di Van Gogh o di chi ti piace di più, ma non dirmi Picasso che non lo condivido tanto. Disegno quasi come lui, e non ho la sua fama. La fama non ce l’ho, in compenso ho fame. E non solo di cose astratte, ho proprio fame, però va a finire che se mangio mi lamento della pancia, delle cosce, delle braccia. E poi mi bestemmio lo stomaco perché assorbe fino all’ultimo, meschino. Aereoplani di carta pesta pronti a spiccare il volo. Pensieri di carta vetrata pronti a crollare. Eserciti schierati al fronte, bombe. Bombardamenti. Shh, parla piano, stringimi di più piuttosto che tremo. E non accarezzarmi come fosse l'ultima volta, ma come fosse la prima di una lunga serie. Ci troveremo distesi sui binari abbandonati di qualche film americano di seconda, terza mano. Piangeremo dal ridere. Rideremo per non piangere. E comprati un biglietto per il Nord Europa che andiamo a vedere il cielo da lassù, indosserò il vestito a fiori che ti piace tanto, quello  di quando pioveva e cantavamo Battisti. Quello che è scivolato giù per facile sottomissione. Stavolta è diverso, dicesti. Oh, quante ne penso e quanto ti penso cazzo. Il tram ha ritardato un po' ma arrivo. Scendiamo in spiaggia se il sole ha voglia ancora di andarsi ad annegare. Cose che so, che non so, che vorrei sapere. Spiegami l'amore e il buco dell'ozono. Freddo, grazie a Dio il tram arriva. Ho contato su di te tipo quattro, cinque volte. Poi mi hai preso per mano. Il cielo vuole piovere ma aspetta. Parla piano, cazzo, ho mal di testa. Il vaso a terra. Puff. Raccogliere i cocci e metterli insieme. Ceramiche che non siamo altro. A mettere i puntini sulle i dei nostri periodi ipotetici alle basi dei nostri futuri irrazionali. I tuoi amici che parlavano di canne ancor prima che iniziassi tu, maledetti. Ma ti amo ancora, più di prima, meno di prima, che importa. Le tue dita bellissime, ne sfioravo i bordi. Ti dicevo che con le tue dita ci avrei toccato le stelle, ma restavamo a guardarle da qui. Ti urlavo di aspettarmi, tu ridevi ma aspettavi. Hai il fiatone, se sei stanco fermati. I nostri pensieri distorti. Storti. Torti. Orti. Rti. Ti. Ti vorrei sollevare. E sai che viaggerei ovunque con te, ti porterei dappertutto, nel cuore, se potessi anche in braccio. L'acqua in frigo, il caffè sul fuoco, tu che urlavi. Tranquillo amore, passa. Il dottore non arriva, ma io ci sono. Ci sono sempre stata e ci sarò. C'ero al prelievo, alla laurea, a prendere l'auto nuova in concessionaria. Ci sono, amore. Ti amo ancora, più di prima, meno di prima, che importa. Cantiamo ancora, ti prego. Hai una voce da brividi, mi piaci. Cantiamo i Pink Floyd, o quello che ti pare. Avevi un sorriso da rubare, infatti lo rubavo tutte le volte. Vorrei essere come te. Il dottore sta arrivando, sta' tranquillo. Tremi amore, fai paura. Sono qui. Bucanieri bucolici coi buchi alle orecchie. -Sto scherzando. -Mica tanto.
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wherethefuckismymind00 · 7 years ago
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-Tu non sei come gli altri, Dann, tu fai delle cose, tante cose, e te le immagini ancora delle altre ed è come se non ti bastasse una vita sola per farcele stare tutte. Io non so... A me la vita sembrava già così difficile... sembrava già un'impresa viverla e basta. Ma tu... tu sembra che devi vincerla, la vita, come se fosse una sfida... Sembra che devi stravincerla... una cosa del genere. Una roba strana. È un po' come fare tante bocce di cristallo... e grandi... prima o poi te ne scoppia qualcuna... e a te chissà quante te ne sono già scoppiate, e quante te ne scoppieranno....... Però...
Non è proprio che riuscisse a parlare, il vecchio Andersson, gli riusciva giusto di mormorare. Ogni tanto qualche parola spariva, ma c'era, da qualche parte c'era, e il signor Rail sapeva dove.
-Però quando la gente ti dirà che hai sbagliato... e avrai errori dappertutto dietro la schiena, fottitene. Ricordatene. Devi fottertene. Tutte le bocce di cristallo che avrai rotto erano solo vita... non sono quelli gli errori... quella è vita...e la vita vera magari è proprio quella che si spacca, quella vita su cento che alla fine si spacca........ io questo l'ho capito, che il mondo è pieno di gente che gira con in tasca le sue piccole biglie di vetro... le sue piccole tristi biglie infrangibili... e allora tu non smetterla mai di soffiare nelle tue sfere di cristallo... sono belle, a me è piaciuto guardarle, per tutto il tempo che ti sono stato vicino... ci si vede dentro tanta di quella roba... è una cosa che ti mette l'allegria addosso... non smetterla mai... e se un giorno scoppieranno anche quella sarà vita, a modo suo... meravigliosa vita.
Il signor Rail e il signor Andersson, Castelli di Rabbia, Alessandro Baricco
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emaluck · 4 years ago
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Solo al mondo
II° capitolo: “Pericolo scampato e nuove prospettive”
Ho chiuso gli occhi, sono calmo. Tutto intorno a me sta per spegnersi insieme al mio corpo; penso:” ecco, ora potrò finalmente riposarmi”, ma un attimo prima di muovere il braccio che impugna il rasoio sento una lieve vibrazione che riconosco subito: è quella del mio cellulare. Che abbia ricevuto un messaggio!? Che qualcuno mi abbia scritto!? Butto il rasoio nel lavandino e scatto verso la stanza da letto… nessun messaggio. Il telefono è scarico ed ha vibrato solo per segnalarlo. Cerco invano nel mio zainetto il caricabatterie, ricordavo di averlo messo lì ma a quanto pare non c’è; scendo al piano di sotto per cercarlo, inizio a rovistare dappertutto: nel divano, vicino al mobile su cui poggia il tv, nel bagno di servizio. Niente da fare, non si trova. Mentre penso a dove potrei averlo lasciato mi preparo un caffè. Dopo qualche minuto sento che il bricco gorgoglia perciò prendo la macchina ma il manico bollente mi scotta la mano, così distrattamente lascio cadere il caffè sul piano cottura. Pulisco, asciugo il pasticcio e provo rifarne un altro però quando accendo il fornello non esce la fiamma. Questa non ci voleva, io non so nulla né di gas né di elettricità e devo trovare una soluzione altrimenti le riserve di cibo in scatola finiranno subito. Provando ad accendere gli altri fornelli ottengo sempre lo stesso risultato.
Non so cosa fare e sto iniziando a provare una forte ansia, mi devo rilassare per riuscire a pensare. Decido di mettere su un vinile di papà, ne scelgo uno a caso, non me ne intendo molto di jazz, so solo che ascoltarlo mi rilassa un po’. Dal mucchio tiro fuori Chet Baker in Tokyo e lo posiziono sul piatto, a questo punto accendo il giradischi e… il piatto non gira. Sono ufficialmente nella merda, non riesco a pensare a nulla e la situazione è appena sfuggita di mano. Devo concentrarmi e trovare una soluzione, se va avanti così morirò di freddo o di fame tra qualche settimana. Pensavo che l’elettricità non mi sarebbe mai mancata grazie ai pannelli che fece installare papà ma mi sbagliavo.
A questo punto preferisco una morte veloce mentre traffico con i cavi piuttosto che una lenta agonia causata da fame o freddo.
Apro lo scaffale sotto la cucina, noto una spina attaccata ad una presa a muro. Magari è quella presa che fa scattare la scintilla che sviluppa la fiamma. Non ne sono sicuro perciò mi alzo, apro il gas di un fornello e inizio a sentire la puzza del gas. Ciò significa che sicuramente il gas esce da qualche parte quindi il problema sarà l’innesco, la scintilla. Avrebbe senso perché anche tutti gli altri apparecchi che hanno bisogno di elettricità non funzionano. Su due piedi penso che potrebbe essere successo qualcosa al generatore e corro in garage. Alzo la saracinesca e con grande sollievo vedo che il generatore lavora a pieno regime facendo come al solito un bel po’ di rumore, mi guardo intorno sovrappensiero e noto che sul tavolo da lavoro c’è il caricabatterie che stavo cercando (ora completamente inutile). Mio padre era un portento col fai da te ed i lavori di casa, probabilmente il problema che sto avendo ora l’avrebbe risolto in cinque minuti con qualche attrezzo di quelli attaccati al muro a cui è accostato il banco. Sospiro un po’ e prendo l’aggeggio dal tavolo, mentre me ne sto andando però noto una cosa strana: vicino agli attrezzi a muro c’è qualcosa... sembra come uno di quei cassettini che in caso d'incendio bisogna rompere per attivare l’allarme, solo più grande. Ha una forma rettangolare, è poco spesso ed è incassato nel muro; il suo sportello è trasparente e si intravedono piccole leve e pulsanti. Ricordo che papà veniva qui quando andava via luce e trafficava con qualche leva per farla tornare. Apro lo sportello e noto che quella che sembra la leva generale dell’impianto è abbassata, la alzo e torno in casa. Il 33 giri prende a girare e dalle casse risuona Almost Blue. Provo ad accendere il fornello e dopo un piccolo sibilo e Prometeo si svela agli uomini (o forse dovrei dire all’uomo). Tiro un sospiro di sollievo e faccio il caffè. Con la voce di Baker ed un caffè caldo mi metto a riflettere sulla mattinata difficile che ho avuto: forse uscire da questa situazione è possibile, ma per farlo dovrò trovare altre persone. Finora ho solo vagato per la città, ma mi dovrò organizzare per uscire dal centro abitato e cercare altra gente. D’altronde non mi costa niente almeno provarci. Domattina studierò un piano per uscire da quest’incubo. 
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numerounonessuno-blog · 5 years ago
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A. Baricco
mercoledì, 9 gennaio 2008
..Tu non sei come gli altri,  tu fai delle cose, tante cose, e ne immagini ancora delle altre ed è come se non ti bastasse una vita sola per farcele stare tutte. io non so… a me la vita sembrava già difficile… sembrava già un’impresa viverla e basta. Ma tu… tu sembra che devi vincerla, la vita, come se fosse una sfida….sembra che devi stravincerla… una cosa del genere. Una roba strana. Un po’ come fare tante bocce di cristallo… e grandi…. prima o poi te ne scoppia qualcuna… e a te chissà quante te ne sono già scoppiate, e quante te ne scoppieranno… Però… Però quando la gente ti dirà che hai sbagliato… e avrai errori dappertutto dietro la schiena, fottitene. Ricordatene. Devi fottertene. Tutte le bocce di cristallo che avrai rotto erano solo vita….non sono quelli gli errori….. quella è vita… e la vita vera magari è proprio quella che si spacca, quella vita su cento che alla fine si spacca….. io questo l’ho capito, che il mondo è pieno di gente che gira con in tasca le sue piccole biglie di vetro….le sue piccole tristi biglie infrangibili….. e allora tu non smetterla mai di soffiare nelle tue sfere di cristallo….. sono belle, a me è piaciuto guardarle, per tutto il tempo che ti sono stato vicino… ci si vede dentro tanta di quella roba….. è una cosa che ti mette l’allegria addosso… non smetterla mai….. e se un giorno scoppieranno anche quella sarà vita, a modo suo….. meravigliosa vita.
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Alessandro Bricco. Castelli di rabbia
“Tu non sei come gli altri, Dann, tu fai delle cose, tante cose, e ne immagini ancora delle altre ed è come se non ti bastasse una vita sola per farcele stare tutte. Io non so... a me la vita sembrava già così difficile... sembrava già un’impresa viverla e basta. Ma tu... tu sembra che devi vincerla, la vita, come se fosse una sfida... sembra che devi stravincerla... una cosa del genere. Una roba strana. E’ un po come fare tante bocce di cristallo... e grandi... prima o poi te ne scoppia qualcuna... e a te chissà quante te ne sono già scoppiate, e quante te ne scoppieranno... Però... Però quando la gente ti dirà che hai sbagliato... e avrai errori dappertutto dietro la schiena, fottitene. Ricordatene. Devi fottertene.. Tutte le bocce di cristallo che avrai rotto erano solo vita... non sono quelli gli errori... quella è vita... e la vita vera magari è proprio quella che si spacca, quella vita su cento che alla fine si spacca... io questo l’ho capito, che il mondo è pieno di gente che gira con in tasca le sue piccole biglie di vetro... le sue piccole tristi biglie infrangibili... e allora tu non smetterla mai di soffiare nelle tue sfere di cristallo... sono belle, a me è piaciuto guardarle, per tutto il tempo che ti sono stato vicino... ci si vede dentro tanta di quella roba... è una cosa che ti mette l’allegria addosso... non smetterla mai... e se un giorno scoppieranno anche quella sarà vita, a modo suo... meravigliosa vita.”
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