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#john sposato
dcbinges · 9 months
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Batman & Supergirl in Direct Currents from Batman #242 (1972)
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bisupergirl · 8 months
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(doubled it so the size isn't annoying) did john sposato of edison new jersey know what he was doing for the bisupergirl community when he designed this look for kara
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sparviero44 · 3 months
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Donald Sutherland
Addio a Donald Sutherland, l'amato attore Oscar onorario che ha recitato in decine di film da Quella sporca dozzina a MASH alla saga Hunger Games è morto a Miami. Aveva 88 anni. Lo annuncia il figlio Kiefer sui social.
"Con il cuore pesante, vi dico che mio padre, Donald Sutherland,è morto. Personalmente lo ritengo uno degli attori più importanti della storia del cinema. Mai scoraggiato da un ruolo, buono, cattivo o brutto. Amava ciò che faceva e faceva ciò che amava, e non si può mai chiedere di più. Una vita ben vissuta".
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Nato nel 1935 da una famiglia di origini scozzesi a Saint John, una cittadina canadese nella provincia del Nuovo Brunswick, ma cresciuto ad Halifax, Donald Sutherland nella sua lunga carriera di attore ha preso parte a più di 180 film e ha vinto l'Oscar nel 2017.Il debutto nel cinema è avvenuto in un film italiano, Il castello dei morti vivi, del 1964 e diretto da Luciano Ricci e Lorenzo Sabatini.Nel 1968 appare nella nota pellicola 'Quella sporca dozzina' di Robert Aldrich ma il successo vero e proprio avviene nel 1970 con il film M.A.S.H. di Robert Altman dove interpreta il Capitano Benjamin Franklin ambientata in un ospedale da campo Usa durante la guerra in Corea.Indimenticabile la sua partecipazione, nel 1976, all'opera di Bernardo Bertolucci, Novecento accanto a Robert De Niro e Gerard Depardieu. Federico Fellini, nello stesso anno, lo vuole per interpretare Giacomo Casanova ne Il Casanova, girato completamente nel teatro 5 di Cinecittà.
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Tra le altre interpretazioni si ricordano i film Animal House del 1978 di John Landis, Terrore dallo spazio profondo di Philip Kaufman, La Cruna dell'ago del 1981 di Richard Marquand. E ancora Fuoco assassino del 1991 diretto da Ron Howard e, dello stesso anno, JFK di Oliver Stone.Altre interpretazioni per Virus letale (Outbreak) di Wolfgang Petersen, Virus di John Bruno.Con Anthony Hopkins interpreta Instinct- istinti primordiale. Diretto da Clint Eastwood in Space cowboys. In The Italian job del 2003 per il remake di Un colpo all'italiana del '69. Poi ancora ritorno a Cold Mountain, Lord of war, orgoglio e pregiudizio, An American haunting. Nel 2007 e' stato il protagonista della serie tv Dirty sexy money. Infine nel 2017 il film drammatico Elia & John, the leisure seeker di Paolo Virzi'.Si e' sposato tre volte e due dei suoi figli, Rossif e Kiefer, avuti con Shirley Douglas, hanno intrapreso la carriera di attore.
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Goodbye to Donald Sutherland, the beloved Oscar honorary actor who starred in dozens of films from The Dirty Dozen to MASH to the Hunger Games saga has died in Miami. He was 88 years old. His son Kiefer announced it on social media.
"With a heavy heart, I tell you that my father, Donald Sutherland, has passed away. I personally consider him one of the most important actors in the history of cinema. Never discouraged by a role, good, bad or ugly. He loved what he did and did what that he loved, and you could never ask for more.
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Born in 1935 to a family of Scottish origins in Saint John, a Canadian town in the province of New Brunswick, but raised in Halifax, Donald Sutherland in his long acting career took part in more than 180 films and won the Oscar in 2017. His debut in cinema took place in an Italian film, The Castle of the Living Dead, from 1964 and directed by Luciano Ricci and Lorenzo Sabatini. In 1968 he appeared in the well-known film 'That Dirty Dozen' by Robert Aldrich but the real success takes place in 1970 with the film M.A.S.H. by Robert Altman where he plays Captain Benjamin Franklin set in a US field hospital during the war in Korea. His participation, in 1976, in Bernardo Bertolucci's work, Novecento alongside Robert De Niro and Gerard Depardieu, was unforgettable. In the same year, Federico Fellini wanted him to play Giacomo Casanova in Il Casanova, shot entirely in theater 5 of Cinecittà.
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Other performances include the 1978 films Animal House by John Landis, Terror from Outer Space by Philip Kaufman, and The Eye of the Needle by Richard Marquand in 1981. And again Killer Fire from 1991 directed by Ron Howard and, from the same year, JFK by Oliver Stone. Other interpretations for Lethal Virus (Outbreak) by Wolfgang Petersen, Virus by John Bruno. With Anthony Hopkins he plays Instinct - primordial instincts. Directed by Clint Eastwood in Space cowboys. In The Italian job of 2003 for the remake of Un coup all'italiana of '69. Then again I return to Cold Mountain, Lord of war, pride and prejudice, An American haunting. In 2007 he was the protagonist of the TV series Dirty sexy money. Finally in 2017 the drama film Elia & John, the leisure seeker by Paolo Virzi '. He has married three times and two of his children, Rossif and Kiefer, with Shirley Douglas, have undertaken an acting career.
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#1 Voglio sposare John Frusciante.
Ma procediamo con ordine.
Quella di ieri è stata una serata più asfissiante del solito. Non so perché, o forse lo so ma per spiegarlo mi perderei nel vortice delle elucubrazioni e finirebbe che come al solito darei la colpa al tizio in motorino che durante l'adolescenza mi aveva detto 'brutta' senza neanche avermi guardata, ma solo per il piacere di farmi restare male. Che poi alla fine è un po' il filo rosso delle mie relazioni, di qualsiasi natura siano, che sembrano nascere e morire giusto il tempo per farmi rimanere male e mortificarmi così, for free. Ma ecco che sto come al solito divagando al punto che sono davvero arrivata a raccontare la storia del tizio in motorino, che se non era per il fatto che alla scena assistette anche un mio conoscente, neanche ne avrei traccia nella mia memoria.
Infatti, per darvi due coordinate della tipa che state leggendo, se per caso pensate che l'insulto abbia toccato il mio ego, vi sbagliate di grosso. Ero talmente una sottona, al tempo, che il mio pensiero andò al conoscente che nella mia mente malata sarebbe rimasto male per la scena alla quale aveva appena assistito, e quindi per la sottoscritta, tornandosene a casuccia sua tutto avvilito. Io odiavo pensare che la gente potesse avvilirsi a causa mia. Anche quando non era, causa mia.
Roba da Tso immediato, lo so. Ma almeno riconoscetemi che sono arrivata a comprenderlo e descriverlo. Da sola, per giunta.
Non disturbatevi ad applaudire, mi raccomando, anche se con sto caldo magari vi esce un filo di brezza dalle mani che sbattono a tempo e non la smettete più, finendo per farvi venire i calli e avvilirmi per avervi causato un qualsivoglia dolore.
Ho detto che sono arrivata a comprenderlo, il disturbo, non a guarirlo.
Ora, non appena quello del motorino esce dalla mia testa, proseguo a spiegarvi perché sposerò John Frusciante. Sì, perché ho visto su You tube che se impari a visualizzare, i tuoi sogni si avverano con certezza.
Si ma guarda che John Frusciante è sposato, ve. Dettagli.
Questa mattina mi sono alzata memore di un sogno bellissimo, premonitore, poco importa se residuo della serata di ieri che ancora non sono riuscita a spiegare per colpa dello spiegone del trauma causato dal ragazzino in motorino.
Dicevo, faceva un caldo asfissiante, ieri sera. Invece di arrivare a letto passando direttamente dal divano wengé con chaise longue tanto di moda quanto inospitale, decido di assumere una posa yoga direttamente sul materasso di camera mia, quello sì tanto comodo quanto narcotizzante. Ma invece di crollare come succede ogni volta che lo sfioro, ieri rimango per ore a cercare di spostare i miei pensieri dalla mia attuale preoccupazione ad un motivo valido per andare sognare qualcosa di bello.
Il mio stato di agitazione, però, era talmente incontrollato che ho iniziato a smanettare su You Tube alla ricerca di quel qualcosa che non si sa mai compaia all'improvviso provocandoti un sorriso.
Infatti, dopo aver guardato un film che era partito così così rivelandosi invece una chicca per il messaggio che mi ha trasmesso, convinta di non avere energia residua per iniziarne un altro, ho deciso di scorrere gli shorts dei miei prefe sul tubo, come dicono i pischelli nei commenti.
Mi imbatto in un'intervista, immorale, a John Frusciante. Non tanto per il contenuto in sé o per il fatto che il mio futuro marito fosse drogato al punto da sembrare una campagna sociale contro l'eroina degli anni 80, quanto per il fatto che tagliato e spedito nell'oceano degli shorts così fuori tempo e contesto rispetto al personaggio, mi ha fatto subito pensare ad uno di quei sfortunati quasi anziani, fuori peso, incattiviti dalla vita che con la scusa di rievocare un reperto storico a favore di fan, sputa un po' del suo veleno in esubero mostrando la vulnerabilità delle persone per bene nei loro momenti meno fortunati per potersi sentire migliori. Sfigati che non siete altro.
Magari poi quello short l'ha pubblicato qualcun altro, chi lo sa, ma ciò non toglie che nel mondo c'è pieno di questi soggetti talmente asserviti al loro ego ferito ai tempi dell'asilo che stanno tutt'oggi qui a piangere sul Nesquik slavato quella fresca mattina autunnale dell'86.
Tutti a dare la colpa a quei ragazzini in motorino che urlano brutta alla prima che passa per strada, solo perché gli hanno detto di onorare il padre e soprattutto la madre, che se anche non ti ama, fa finta di farlo al punto che tu credi che sia così ma lo sai che così non è. Solo che dipendi da lei e non puoi dirle che è brutta. Così lo vai a dire alla prima ragazzina che gira per strada, da sola, lo andrai a dire alla madre dell'arbitro della partite che seguirai, a quella che guida davanti a te la mattina, alla donna che porterai all'altare e che nella tua testa fungerà da capro espiatorio, all'infermiera che ti cambierà il pannolone, alla moglie del becchino che ti seppellirà.
Perché la colpa non è del ragazzino che ti urla brutta mentre sgasa ai quaranta all'ora col cinquantino, ma di qualcuno che invece di farti scoprire il nutrimento fisico ed emotivo di un genitore, ti porta ad urlare il tuo dolore inascoltato ad una sconosciuta qualsiasi che, anche fosse davvero brutta, non ha motivo di avere l'impronta del tuo dolore nella sua testa.
Comunque, a forza di divagare, arriverò a spiegare cos'ha detto my beloved John, comparso all'improvviso fra gli shorts, per portarmi a decidere di sposarlo, un giorno o l'altro. Scommettiamo? Vi dimostrerò come arriverò a farlo. Scientificamente.
Se non avete sbatta di leggerlo, vi capirò. Scaricatevi solo qualche app di gossip almeno vi ricorderete di me il giorno del mio matrimonio, esattamente come io ricordo di quel ragazzino in motorino.
(Segue)
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aki1975 · 9 months
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John Everett Millais - Londra - Tate Gallery - Ophelia - 1852
Le opere di Shakespeare, in un tempo di consolidamento della dinastia Tudor iniziato dopo la guerra delle Due Rose fra i due rami, Lancaster e York, della casa dei Plantageneti con Enrico VII e proseguito con Enrico VIII ed Elisabetta, interprete dello spirito riformista rinascimentale, e di nuove incertezze per l’umanità con la rivoluzione copernicana, sono celebri per i personaggi che affrontano i drammi dell’uomo. E’ con una messinscena teatrale che Amleto disvela l’assassinio del padre: il teatro è ricerca della verità come nel teatro classico e al contempo “Tutto il mondo è un palcoscenico” (Come vi piace). Fra i personaggi principali vi sono:
- il tiranno Riccardo III di York che conquista il potere (“Ormai l'inverno del nostro scontento s'è fatto estate radiosa ai raggi di questo sole di York e tutte le nuvole che incombevano minacciose sulla nostra casa sono sepolte nel petto profondo dell’Oceano”) per essere poi sconfitto a Bosworth Field da Enrico VII Tudor (“Il mio regno per un cavallo”);
- l’intrigante Cassio, l’incerto Bruto che antepone la libertà alle necessità della storia, l’opportunista Antonio (“E tuttavia Bruto è un uomo d’onore”), il fantasma di Cesare (“Mi rivedrai a Filippi”) in una tragedia, il Giulio Cesare, che affrontò il problema del potere in un momento in cui la regina Elisabetta poteva morire senza eredi;
- l’ebreo Shylock;
- sobillata dalla tre streghe, l’ambiziosa coppia, nella conquista del trono di Scozia, rappresentata da Lady Macbeth (“Vieni, densa notte, e ammantati del più perso fumo d’inferno, perché il mio affilato pugnale non veda la ferita che fa, e il cielo non possa affacciarsi di sotto la coltre delle tenebre per gridare “Ferma!”) e dal marito (“La vita non è che un'ombra che cammina; un povero commediante che si pavoneggia e si agita sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più; una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla");
- il dubbioso Amleto, principe di Danimarca, che non sa se credere al fantasma del padre (“Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia”) per vendicarsi dello zio che ha sposato la madre (“Fragilità, il tuo nome è donna) in un dramma poetico (“il mattino dalla sciarpa scarlatta si bagna alla rugiada dell’alta collina ad oriente”) ed esistenziale che prelude al Barocco (“Essere, o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire colpi di fionda e dardi d'oltraggiosa fortuna
o prender armi contro un mare d'affanni e, opponendosi, por loro fine?);
- la sfortunata Ofelia, innamorata di Amleto, figlia di Polonio e sorella di Laerte;
- il dispettoso folletto Puck che instilla l’amore (“Se l’ombre nostre offeso v’hanno pensate, per rimediare al danno, che qui vi abbia colto il sonno
durante la visione del racconto e questa vana e sciocca trama non sia nulla più di un sogno Signori, non ci rimproverate, rimedieremo, se ci perdonate. E, come è vero che son sincero, se solo avremo la fortuna di sfuggire ai vostri insulti, a fare ammenda riusciremo. O chiamatemi bugiardo se vi va! Quindi buonanotte a tutti voi regalatemi un applauso, amici miei E Puck a tutti i danni rimedierà”);
- gli innamorati Romeo (“Silenzio! Quale luce irrompe da quella finestra lassù? È l'oriente, e Giulietta è il sole. Sorgi, vivido sole, e uccidi l'invidiosa luna”) e Giulietta (“O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome o, se non vuoi, legati solo in giuramento all'amor mio, ed io non sarò più una Capuleti” e “ Che cos’è un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo”).
- il condottiero moresco, veneziano e geloso Otello che si fa convincere dalle insinuazioni del suo alfiere Iago in merito all’adulterio di Desdemona con Cassio;
- Re Lear che diede il proprio regno a delle figlie ingrate;
- Prospero ne La Tempesta (“Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita”).
Le opere di Shakespeare furono rappresentate al Globe Theatre di Londra e vanno inquadrati nella ripresa del teatro dopo le rappresentazioni sacre e i buffoni di corti medioevali: fino alla chiusura dei teatri da parte dei Puritani nel 1642, si trattò in Inghilterra di un fenomeno di massa.
L’italiano Giovanni Florio, la commedia dell’arte, i drammi dell’Ariosto e del Boiardo, la conoscenza inglese di Venezia sono fra le fonti italiane che entrano nel teatro elisabettiano e, soprattutto negli Anni Perduti (1585 - 1592), in Shakespeare.
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mezzopieno-news · 4 months
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CIECO PER UN TENTATO SUICIDIO, SALVATO DALL’AMORE PER IL LEGNO
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John Furniss all’età di 16 anni tentò di suicidarsi senza riuscirci, rimanendo completamente cieco. La sua adolescenza è stata una lotta per far fronte alla sua cecità e per uscire dalla dipendenza da metanfetamine, costantemente alle prese con problemi di salute mentale. Poco dopo essersi ripreso dai postumi del tentativo di suicidio si imbatté in un corso di falegnameria per non vedenti che gli cambiò la vita, diventando una passione che lo ha salvato trasformandosi nello scopo della sua vita.
Oggi John è un falegname artistico conosciuto come “The Blind Woodsman” (l’uomo dei legni non vedente) ha trasformato la sua disgrazia in un amore profondo per la vita ed è diventato fonte di ispirazione per milioni di persone in tutto il mondo. Come falegname cieco ha imparato ad immaginare i progetti per ogni suo oggetto come forme che prendono vita nella sua mente. Questa visione è poi modificata finché non diventa perfetta e può essere quasi toccata da John che a quel punto è come se la vedesse. A suo modo usa ancora la vista formando un oggetto fisico che ha origine da un diagramma immaginato, per poi prendere vita concretamente nella sua falegnameria a Washougal nello Stato di Washington negli Stati Uniti. John usa le piattaforme di social media per diffondere la consapevolezza sulla cecità, sulla salute mentale e sull’arte ed ha milioni di seguaci in tutto il mondo.
Sposato con una artista, la sua storia è diventata un libro, un documentario e una vita di creatività e gratitudine.
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Fonte: Furniss Studio; foto di Oregon Public Broadcasting
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carmenvicinanza · 10 months
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Jane Birkin
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Jane Birkin, attrice, cantante e regista, è stata una delle figure più amate e iconiche della musica e del cinema.
Talento e presenza magnetica sullo schermo l’hanno resa una delle artiste più apprezzate di ogni tempo.
Ispiratrice di moda e stile, porta il suo nome la borsa più desiderata al mondo la “Birkin bag” di Hermès, creata apposta per lei nel 1984.
Una carriera eclettica, la passione per le arti e il suo impegno per diverse cause umanitarie l’hanno resa una personalità indimenticabile.
Nata il 14 dicembre 1946 a Londra, in Inghilterra, era la secondogenita del maggiore David Birkin (comandante della Royal Navy) e dell’attrice e cantante Judy Campbell, famosa per le sue interpretazioni nei musical di Noël Coward.
La sua carriera di attrice è iniziata a teatro, a 17 anni.
A 19 anni ha sposato il compositore John Barry, l’autore delle musiche dei film di James Bond, dalla cui unione è nata la sua prima figlia, Kate Barry, nata nel 1967.
A cinema ha esordito nel 1965 con Non tutti ce l’hanno di Richard Lester, ma è stato l’anno successivo, con Blow-Up di Michelangelo Antonioni che ha raggiunto la celebrità.
Nel 1968, sul set del film francese Slogan, ha conosciuto il cantante e musicista Serge Gainsbourg, con cui è nato un lungo sodalizio sentimentale e professionale che li rese una delle coppie più celebri e trasgressive del jet set dell’epoca.
Alla fine del 1968, incisero insieme il loro primo album, intitolato Jane Birkin – Serge Gainsbourg, anticipato dal celebre singolo Je t’aime… moi non plus, che fece scandalo per il testo esplicito che alterna parole d’amore alla descrizione di un rapporto sessuale. Vietato e censurato in diversi paesi, tra cui l’Italia, ha venduto oltre cinque milioni di copie in tutto il mondo.
Nel 1971 nacque la figlia, l’attrice Charlotte Gainsbourg.
Durante gli anni settanta, Jean Birkin ha inciso diversi album, scritti prevalentemente dal marito. Parallelamente proseguiva la sua carriera di attrice, ha recitato nei film La piscina, Il romanzo di un ladro di cavalli, Una donna come me, Assassinio sul Nilo. È stata anche diretta da Gainsbourg nel controverso Je t’aime moi non plus (1976), in cui ha recitato nuda per buona parte del film.
Nel 1980 si sono separati come coppia ma hanno continuato a collaborare a progetti musicali fino a quando lui è stato in vita.
La relazione col regista francese Jacques Doillon ha inaugurato una nuova fase della sua carriera, ha abbandonato l’immagine sexy e trasgressiva, per dare spazio alla sua personalità di donna più consapevole della propria forza e versatilità. Nel 1982 ha avuto una terza figlia, Lou Doillon, modella, cantante e attrice.
Ha recitato in oltre settanta film e stabilito un importante sodalizio professionale con la regista Agnès Varda, che nel 1988 le ha dedicato il film Jane B. par Agnès V.
È stata candidata due volte ai premi César, il principale riconoscimento cinematografico francese, nel 1984 e nel 1986.
Ha sempre alternato la carriera di attrice a quella di  cantante, Baby Alone in Babylone del 1983, scritto da Gainsbourg, le è valso il Disco d’oro in Francia. Nel 1987, ha iniziato un’attività di recital nei teatri. Nel 1990 è uscito Amour des feintes, l’ultimo album scritto per lei da Serge Gainsbourg. Dopo la morte di lui, avvenuta l’anno dopo, gli ha reso omaggio con Versions Jane, una raccolta di sue canzoni riarrangiate con vari musicisti ospiti, tra i quali Goran Bregović e Les Négresses Vertes. Ha continuato a onorare la memoria del suo pigmalione in eventi e recital teatrali. Nel 1998 À la légère è stato il suo primo album che non conteneva alcun brano dell’ex compagno.
Al cinema, La bella scontrosa di Jacques Rivette, le era valsa una candidatura come miglior attrice non protagonista ai Premi Cèsar del 1992.
Negli anni successivi ha continuato a incidere diversi album di successo in Francia, collaborando spesso con altri artisti come Paolo Conte, Manu Chao, Bryan Ferry, Caetano Veloso, Yann Tiersen e a esibirsi dal vivo in concerti e spettacoli teatrali.
Nel 2007 ha diretto il film autobiografico Boxes.
In seguito a una malattia cronica, si è ritirata dalle scene, chiudendo la sua carriera cinematografica con Quai d’Orsay di Bertrand Tavernier, nel 2013.
Molto attiva anche in ambito sociale e umanitario, da ambasciatrice di Amnesty International, è stata in Bosnia, in Cecenia, ha cantato in Cisgiordania e a Ramallah, e si è impegnata a favore delle vittime del conflitto in Ruanda. È stata fra le duecento persone firmatarie dell’appello contro il riscaldamento globale pubblicato nel 2018 in prima pagina dal quotidiano Le Monde.
Nel 2016 è stata omaggiata al Festival del Cinema di Locarno con un tributo alla carriera.
Nel 2021 la figlia Charlotte le ha dedicato il semi-documentario Jane by Charlotte.
Si è spenta nella sua casa di Parigi, il 16 luglio 2023, aveva 76 anni.
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antiques-for-geeks · 4 days
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Kolchak : The Night Stalker at 50 - The Zombie
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This week, Carl will mostly be dealing with a zombie.
Eight weeks is all the BBC’s introduction to Kolchak amounted to. Although all 20 episodes were available, a decision had been taken to show them out of US broadcast order in their late night Mystery Train strand. Maybe, you’d assume, the BBC went for episodes more in the overall theme when bundled with that evening’s short and film, but it doesn’t seem to be the case.
Maybe the series curator just liked these episodes best.
Maybe the Director General just threw darts at a board and those were the episode numbers they chose to air. 
When the first Mystery Train appeared at a quarter past eleven on Friday October the 11th 1991, it kicked off eleven with the fifth episode of the Kolchak series, The Werewolf. Confusingly we’d have to wait until October the 25th for the series’ second episode, The Zombie, that US audiences had seen on the 20th of September 1974.
Presenter Richard O’Brien hammed up the episode introductions for the camera on a spookily deserted, low lit tube station where the titular train stood at the platform, shrouded in a generous cloak of smoke to aid the ambiance. Memory plays tricks, however. Watching a clip back today however, the station wasn’t quite deserted. It was full of statues of people doing what people do in stations every day of every week of every month of every year. Going about their business.
youtube
A welcoming character, wouldn't you agree?
It strikes you that the Mystery Train might have been conceived to exist in a slice of time behind ours. An empty space between seconds or the beat your heart skipped, A personal fiefdom where O’Brien’s character rules supreme, his subjects frozen in time. Viewers assume they are in on the game, that they are somehow apart from it all, but in reality were just as trapped as the statues littering the platform until the programme concluded.
Or perhaps it was just a TV  show and all this is just imagination running wild. Whichever, The Zombie to made its debut on British television, complete with knowing glance and a suitable quip from O’Brien about the improbability of their being a Haitian Community in Chicago in the 1970s.
Less improbable than the episode, mind.
Plot
There’s a series of brutal murders among those in the Chigaco criminal underworld, which all seem to be linked to the gangland killing of a Haitian man. A Haitian man whose corpse keeps turning up in the Police Department morgue despite being buried following his last visit.
Guests
Darren McGavin and Simon Oakland were joined by :
Charles Aidman - Captain Winwood
Joseph Sirola - Benjamin Sposato
Val Bisoglio - Victor Friese
J. Pat O’Malley - Caretaker
John Fielder - Gordon Spangler
Antonio Faragas - Sweetstick Weldon
Scat Man Corthers (sic) - Uncle Filemon
With
Paulene Myers - Mamalois Edmonds
Earl Faison - The Zombie
Carol Ann Susi - Monique Marmelstein
Ben Frommer - The Monk
Roland Bob Harris - Poppy
The Scoop
Pop : A garbled story about revenge enacted by the victim of a gangland slaying, brought back to life by the power of ...voodoo!
This episode does have some plus points. I enjoyed Carl trying to squirm his way out of a hospital trip when he's discovered snooping about by some Italian mobsters. He’s clearly made many enemies on both sides of the law by this point, and it’s a wonder how he hasn’t ended up encased in a concrete piling on a building site.
There’s also the usual selection of stunt-victims being thrown about - this time with a sound like snapping bread sticks as their spines are crushed.
I also think the zombie makeup itself, at least in the final scenes, is as good as could reasonably be expected for a 70's American TV show. 
And since this is a 70's American TV show and also features several prominent black characters we also get small roles for Scatman Crothers and Antonio Fargas (who plays a flash proto Huggy-Bear gang boss).
Despite this it's clearly a step down from the pilot, and seems a much more rushed affair, both in writing and production value.
It’s also worth mentioning that the presentation of the Haitian community (even if just the criminal community) as chicken sacrificing voodoo practitioners sounds like a rambling, semi-coherent bit of 'word weaving' from a Donald Trump rally.
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If the story can't really be coherent, make it pretty.
Tim : This is one of the episodes I didn’t catch when it was broadcast, my only memory of the story being a vague outline from a discussion with Pop the Monday after.
The re-telling wasn’t compelling; "there’s a zombie and Kolchak has to fill its mouth with salt. Oh, and it’s really dark so you can’t make out what is going on."
I felt a sense of urgency to watch it from a completist point of view, but not enough to seek it out at all costs. Years later, I found  myself watching a low quality transfer of it online. And frankly I was confused.
Part of that came down to the crime, not being familiar with the concept of the numbers racket. Obviously, it wasn’t a problem for a late-night US audience in the 1970s.
The other part was that we learned a lot from exposition as opposed to seeing the action. Sure, this can work, but when you notice it’s happening, you know it’s not working. Where we do see action, it’s really empty and a massive step down from The Ripper. The Zombie himself barely appears on screen. Even the scenes he’s in, he feels strangely absent.
And this is where the episode falls down in many respects. If we barely see him, why does he need to be a zombie in particular? Replace him with any strongman and the end result would be the same. The whole voodoo thing feels tacked-on in an attempt  to turn a story without a supernatural slant into a Kolchak episode.
Antonio Fargas and Scatman Crothers, while good to see them, aren't used to the extent of the talents, however the inclusion of John Fiedler as morgue attendant Gordo the Ghoul stands out. Sure he’s corrupt, selling information about the bodies in his charge to reporters, but it’s kind of endearingly so. Fiedler Carol Ann Susi’s character of Monique Marmelstein is also a worthwhile addition, the character is played mainly for comic relief, which is a shame.
Yes, there is some decent world-building going on, which suggests better for the future, But this outing feels underdeveloped or even like the script was just in the wrong series. After the strong start with The Ripper, you can’t help but feel disappointed.
Highlight
Pop : Carl climbing into the back of a hearse in a junkyard at night so he can lay the zombie to rest with some salt and a needle and thread is actually one of the more memorable monster encounters from the series, and pretty well executed. The surprisingly decent zombie makeup and the helpless position Carl finds himself in really add to the tension.
Tim : The scenes with the Chicago mob definitely has the hand of David Chase on their shoulder, but it’s the one where Kolchak has to talk his way out of being killed by crime boss Benjamin Sposato and his trusted acolyte Victor Friese that hits best. The punchy, fast dialogue succeeds in being both amusing and menacing at the same time.
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That's supposed to be a zombie under the sheet.
Lowlight
Pop : The Zombie returns to his nocturnal den in the junkyard by bus!
Nobody bats an eyelid, and from Carl's vantage point riding on the back bumper he looks like he could pass for a living person... yet when we next see his skin looks like melted cheese and he is clearly very dead. Inconsistencies like this kill any tension the episode was trying to build.
Tim : The criminal underworld’s characters do feel a little too stereotyped, but it’s not as much a deal breaker as the Zombie itself. While we barely see it, when we do it’s.. mixed. During the morgue scene, it’s represented by a healthy arm and feet painted with blue food colouring under a white linen sheet. The way it looks; it might be one of the Blue Man group under there. If they existed in the 1970s. Which they didn’t.
Updyke vs. Kolchak
Updyke doesn’t appear in this episode - so it’s still 1-0 to Kolchak on aggregate.
Score on the doors
Pop : It’s a bit half baked, but still has some Night Stalker magic 4/10.
Tim : An episode that was still working out what it wanted to be pretty much to the end. 3/10.
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As the old adage goes; if you need a zombie taking care of, you're best off doing it yourself.
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wolfman75 · 5 months
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John Wayne Gacy (Chicago, 17 marzo 1942 – Crest Hill, 10 maggio 1994) è stato un serial killer statunitense.
Soprannominato il "Killer Clown", ha rapito, torturato, sodomizzato e ucciso 33 vittime, tutte adolescenti e di sesso maschile, 29 delle quali seppellite sotto la sua abitazione o ammassate in cantina (una nelle fondamenta del barbecue in giardino), dal 1972 fino alla sua cattura avvenuta nel 1978, in seguito alle indagini sulla scomparsa di Robert Piest, la sua ultima vittima.
Il nome con cui è diventato noto deriva dal fatto di aver intrattenuto i bambini durante alcune feste con costume e trucco da clown facendosi chiamare Pogo il Clown. Pochi sospettavano che fosse segretamente bisessuale, perché era sposato; inoltre era un tipo socievole e pareva quindi insospettabile agli occhi dei concittadini. Alla conclusione del processo venne condannato a morte e giustiziato, dopo 14 anni di detenzione nel "braccio della morte", tramite iniezione letale nel 1994.[1]
Le perizie psichiatriche effettuate su di lui dimostrarono (come per molti serial killer "organizzati") una notevole intelligenza;[2] all'esame dei periti risultarono vari disturbi della personalità (disturbo istrionico di personalità, disturbo narcisistico, disturbo antisociale) correlati con il sadismo. Alla sua morte lasciò un discreto numero di disegni raffiguranti pagliacci ora parte di collezioni private. La vicenda e gli omicidi di Gacy contribuirono ad alimentare la paura del "pagliaccio malefico" nell'immaginario popolare. Dalla sua storia è stato tratto il film biografico Gacy, prodotto nel 2003.
John Wayne Gacy nacque a Chicago martedì 17 marzo 1942, secondogenito dei tre figli di John Stanley Gacy (1900-1969) e Marion Elaine Robinson (1908-1989).[3][4][5] La sua vita fu sconvolta da traumatici e significativi eventi accaduti nel corso della sua infanzia: da piccolo, John era un bambino sovrappeso che subiva continue molestie fisiche e psicologiche da parte del padre alcolizzato, di cui ricercava morbosamente l'approvazione, senza riceverla se non raramente.
Uno dei suoi primi ricordi era quello di quando, all'età di 4 anni, il padre lo picchiò a lungo con una cinghia di cuoio perché aveva smontato involontariamente un macchinario che il padre stava assemblando.
Veniva inoltre regolarmente ridicolizzato dal padre e confrontato con le sorelle, ritenute molto superiori, dato che egli era considerato "stupido, grasso ed effeminato".
Nel 1949, il padre di John lo frustò con una coramella dopo averlo sorpreso a scambiarsi effusioni in pubblico con un altro ragazzo e una giovane prostituta. All'età di nove anni, Gacy fu molestato sessualmente da un amico di famiglia:
John non raccontò mai ai genitori quanto era successo, per non incappare nell'ira del padre.
A 11 anni, John sbatté violentemente la testa cadendo dall'altalena sulla quale stava giocando: l'incidente gli causò un forte ematoma cranico che non venne diagnosticato fino a quando il ragazzo non compì 16 anni di età. Nel tempo intercorso tra il trauma e la diagnosi, Gacy soffrì spesso di forti mal di testa e di perdita temporanea della memoria. Il ristagno di sangue venne rimosso chirurgicamente. A 17 anni gli venne diagnosticata anche un'insufficienza cardiaca che Gacy si sarebbe portato dietro tutta la vita. A 18 anni, Gacy incominciò a interessarsi alla politica, lavorando come assistente del candidato del Partito Democratico del suo quartiere.
Lo stesso anno John divenne membro del Partito Democratico e si candidò alle elezioni comunali. Nel marzo 1964, dopo essersi laureato in economia e commercio e aver incominciato a lavorare come direttore di un negozio di scarpe a Springfield, Gacy cominciò a frequentare la giovane Marlynn Myers. Dopo nove mesi di fidanzamento, la coppia si sposò a settembre. Il padre di Marlynn era un ricco imprenditore proprietario di diversi ristoranti. Sempre nel 1964, Gacy ebbe la sua prima esperienza omosessuale: secondo quanto dichiarato da lui stesso, egli diede sfogo ai suoi impulsi quando, invitato a casa di un collega di lavoro, ubriaco insieme con lui sul divano, ebbe un rapporto orale consensuale con il ragazzo.
Nel 1966, il suocero di Gacy gli offrì l'opportunità di dirigere tre ristoranti fast food della catena Kentucky Fried Chicken del quale era proprietario a Waterloo, nello stato dell'Iowa.
L'offerta era molto vantaggiosa: 15.000 dollari all'anno più una percentuale sui profitti. Gacy accettò senza indugi e, dopo aver frequentato un corso manageriale formativo, si trasferì con la moglie a Waterloo. Qui, lavorando incessantemente, si rivelò un ottimo dirigente e, collaborando a diversi progetti di beneficenza, diventò ben presto una figura di spicco della comunità cittadina.
Gacy e la moglie ebbero due bambini durante la permanenza a Waterloo: Michael (nato nel marzo 1967) e Christine (venuta al mondo nell'ottobre 1968). Contemporaneamente Gacy cominciò a manifestare il suo orientamento sessuale fino ad allora represso: in particolare, socializzava solo con i dipendenti di sesso maschile facendo loro frequenti avance
di carattere sessuale, ma giustificandole come scherzi se gli interessati le rifiutavano con sdegno. Gacy divenne anche un avido consumatore di materiale pornografico omosessuale.
Nell'agosto 1967, Gacy commise la sua prima aggressione a scopo sessuale ai danni di un adolescente, il quindicenne Donald Voorhees Jr., figlio di un suo conoscente. Gacy attirò il ragazzo in casa sua con la promessa di fargli vedere dei film pornografici, poi fece ubriacare Voorhees e lo convinse a praticargli una fellatio. Svariati altri ragazzini furono molestati sessualmente da Gacy nei mesi seguenti, incluso un giovane che Gacy incoraggiò a far sesso con sua moglie, prima di costringerlo a un rapporto orale con lui stesso.
Nel marzo 1968, Donald Voorhees raccontò l'accaduto a suo padre, che informò immediatamente la polizia: Gacy venne arrestato e incriminato per molestie sessuali e sodomia in relazione a Voorhees e al tentato stupro di un sedicenne di nome Edward Lynch.
Gacy negò fermamente ogni accusa e richiese di essere sottoposto al test della macchina della verità: la sua richiesta venne accolta, ma il risultato del test indicò che Gacy stava mentendo.
Nonostante le pesanti imputazioni a suo carico, Gacy continuò a negare ogni addebito insistendo di essere un perseguitato politico per la sua militanza nel Partito Democratico.
Il 10 maggio 1968 venne comunque incarcerato con l'accusa di sodomia e il 30 agosto, mentre era stato rilasciato in attesa dell'udienza processuale, convinse dietro pagamento di 300 dollari uno dei suoi impiegati, il diciottenne Russell Schroeder, ad assalire violentemente Donald Voorhees Jr. per scoraggiare la testimonianza del ragazzo nell'imminente processo. All'inizio di settembre, Schroeder attirò Voorhees in una zona isolata del parco cittadino e lo pestò selvaggiamente urlandogli di non testimoniare contro Gacy al processo.
Voorhees informò la polizia dell'aggressione subita, identificando Schroeder come esecutore del pestaggio e facendolo arrestare il giorno dopo: anche se inizialmente egli negò qualsiasi accusa, Schroeder confessò in seguito di avere assalito Voorhees, indicando Gacy come mandante. Gacy fu quindi arrestato con l'aggravante di aver cercato di intimidire un testimone.
Il 3 settembre, Gacy venne sottoposto a una visita psichiatrica all'Università statale dell'Iowa:
due medici lo esaminarono nel corso di un periodo di osservazione durato 17 giorni, arrivando alla conclusione che l'imputato possedeva una "personalità asociale" ma che, essendo sano di mente, avrebbe potuto affrontare il processo.
Durante il processo, tenutosi il 7 novembre 1968, Gacy si dichiarò colpevole dell'accusa di sodomia nei confronti di Donald Voorhees, ma negò qualsiasi altra accusa circa Lynch, dichiarando di non essere assolutamente omosessuale bensì bisessuale. Gacy venne giudicato colpevole del reato di sodomia ai danni di un minorenne il 3 dicembre 1968 e condannato a 10 anni di carcere da scontarsi nel penitenziario di Anamosa.
Il giorno stesso della condanna, la moglie di Gacy chiese il divorzio; naturalmente, John perse anche il posto come direttore dei ristoranti KFC del suocero.
In prigione Gacy si rivelò un detenuto modello. Dopo 18 mesi di carcere, il 18 giugno 1970, venne liberato sulla parola con dodici mesi di libertà condizionata.
Dopo il rilascio, Gacy espresse la volontà di trasferirsi a Chicago per tornare a vivere con la madre (nel frattempo il padre era deceduto). Arrivò a Chicago il 19 giugno seguente e ottenne un lavoro come aiuto cuoco in un ristorante. Il 12 febbraio 1971 Gacy venne nuovamente accusato di aver molestato sessualmente un ragazzino: il giovane dichiarava di essere stato attirato da Gacy nella sua auto e che l'uomo aveva tentato di violentarlo.
L'accusa venne in seguito ritirata poiché il testimone non si presentò in aula. La commissione sulla libertà vigilata dello stato dell'Iowa non venne informata di questo episodio, pertanto Gacy fu rimesso completamente in libertà nell'ottobre 1971.
Con l'aiuto finanziario di sua madre, Gacy comprò una casa al numero 8213 di West Summerdale Avenue a Norwood Park nell'agosto 1971. Poco tempo dopo Gacy e la madre si trasferirono nell'abitazione e Gacy incominciò a frequentare una donna di nome Carole Hoff, una signora divorziata con due figlie piccole: i due si sposarono il 1º luglio 1972.
Il 22 giugno 1972, Gacy venne ancora fermato dalla polizia con l'accusa di aver molestato un altro giovane fingendosi un agente di polizia, mostrando un distintivo falso, facendo entrare il giovane nella sua automobile e costringendolo a praticargli una fellatio in auto. Tutte le accuse furono però ritirate quando Gacy pagò lautamente il silenzio della famiglia del ragazzo.
Nel 1972, Gacy lasciò il lavoro come cuoco e aprì la propria impresa edile, la PDM Contractors (PDM era l'acronimo delle parole "Painting, Decorating and Maintenance"). Inizialmente l'azienda si occupava di piccoli lavori di manovalanza e riparazione, ma, con il progredire degli affari, il business della società si ampliò fino a includere progetti e opere di costruzione vere e proprie.
Nel 1973, Gacy e un suo dipendente della PDM Contractors andarono in Florida per vedere una proprietà che Gacy aveva acquisito. La prima notte dopo il loro arrivo in Florida, Gacy violentò il ragazzo nella loro stanza di hotel: come risultato, il giovane si rifiutò di continuare a stare nella stessa camera con Gacy e andò a dormire in spiaggia. Nel 1975, John aveva ormai apertamente confessato alla moglie la sua bisessualità. Il giorno della festa della mamma, dopo aver fatto l'amore con la moglie, egli informò la donna che non avrebbero mai più fatto sesso insieme: la coppia divorziò in maniera consensuale nel marzo 1976.
Contemporaneamente Gacy divenne molto attivo nel settore sociale della comunità, offrendosi di intrattenere i bambini durante le feste vestito da clown o facendo pulire gratuitamente gli uffici comunali dalla sua impresa. Da onorato e rispettato membro democratico della comunità di Chicago, il 6 maggio 1978 Gacy incontrò e si fece fotografare con l'allora First Lady, Rosalynn Carter,che firmò anche la foto con una dedica: "To John Gacy. Best wishes. Rosalynn Carter" ("A John Gacy. I migliori auguri. Rosalynn Carter").
Gacy divenne membro di un "Jolly Joker Clown Club" i cui membri volontari, tutti mascherati da pagliacci, si esibivano regolarmente senza scopo di lucro in varie manifestazioni di beneficenza e negli ospedali dove davano spettacoli per i bambini malati.
A fine 1975, Gacy creò il suo personaggio di "Pogo the Clown":
si disegnava da solo i costumi e ideò il suo trucco personale.
Gacy si esibì come Pogo nel corso di diverse feste e manifestazioni, ma non esistono prove concrete che abbia intrattenuto anche i bambini malati all'ospedale.
Il 2 gennaio 1972, Gacy prelevò il quindicenne Timothy Jack McCoy dalla fermata dell'autobus di Greyhound a Chicago. L'uomo portò McCoy, che stava viaggiando dal Michigan con destinazione Omaha, a fare un giro turistico di Chicago, per poi portarlo a casa sua con la promessa che lì avrebbe potuto passare la notte e che sarebbe stato riaccompagnato in tempo per prendere il primo autobus il giorno dopo. Successivamente Gacy disse di essersi svegliato la mattina seguente e di avere trovato McCoy in piedi sulla soglia della sua camera da letto con un coltello in mano.
Egli si alzò in maniera brusca dal letto e McCoy si spaventò subito, muovendo scompostamente in aria il coltello e ferendo inavvertitamente Gacy all'avambraccio (Gacy mostrò la cicatrice per supportare la sua tesi). John disarmò il ragazzo, gli sbatté la testa contro il muro della stanza, lo spinse contro l'armadio e gli si mise davanti. McCoy allora gli diede un calcio nello stomaco e Gacy lo afferrò, lottando con lui sul pavimento, e finì con l'accoltellarlo ripetutamente al petto, sedendosi a cavalcioni su di lui. Gacy testimoniò che, in seguito, aveva trovato in cucina una confezione di uova aperta e una fetta di bacon sul tavolo, e aveva capito che il ragazzo voleva preparare la colazione per entrambi; purtroppo aveva fatto l'errore di portare il coltello che stava usando quando si era recato a chiamare Gacy nella sua stanza. Gacy seppellì McCoy in cantina e poi coprì le tracce con del calcestruzzo.
Nel corso di un'intervista dopo l'arresto, Gacy asserì che, immediatamente dopo aver ucciso McCoy, si era sentito "totalmente prosciugato", rendendosi conto di aver avuto un orgasmo completo nell'atto di uccidere il giovane. In un'intervista successiva del 1980, egli aggiunse: «Fu allora che mi resi conto che la morte era l'emozione più grande».
Il secondo omicidio di Gacy avvenne nel gennaio 1974: la vittima fu un adolescente non identificato dai capelli castani, di età tra i 15 e i 17 anni, che Gacy strangolò prima di rinchiuderne il corpo nell'armadio di casa sua. Il cadavere dello sconosciuto fu poi sepolto nel cortile di casa vicino alla zona barbecue.
Nel 1975 gli affari di Gacy andavano a gonfie vele; per sua stessa ammissione, cominciò a lavorare 12-16 ore al giorno per riuscire a far fronte a tutte le commissioni che la sua impresa di costruzioni riceveva. La maggior parte dei suoi operai era costituita da giovani studenti delle superiori alquanto squattrinati. Uno di questi era il quindicenne Tony Antonucci, assunto da Gacy nel maggio del 1975. A luglio, Gacy si recò a casa del giovane, in malattia per un infortunio al piede occorsogli sul lavoro il giorno precedente, mentre questi era solo. Gacy fece ubriacare il giovane, lottò per scherzo con lui sul pavimento e gli legò le mani dietro la schiena con un paio di manette. La manetta sul polso destro di Antonucci era però allentata: il ragazzo riuscì a liberarsi appena Gacy lasciò la stanza. Quando John ritornò, il giovane lo colpì violentemente e lo mise al tappeto, riuscendo ad ammanettarlo a sua volta.
Gacy urlò insulti e imprecazioni, poi si calmò e promise di andarsene e lasciare in pace Antonucci se lui lo avesse liberato. Il giovane acconsentì e Gacy lasciò la casa. Una settimana dopo il fallito assalto ad Antonucci, il 29 luglio 1975, un altro degli operai di Gacy, il diciassettenne John Butkovitch, scomparve. Il giorno prima della sparizione, Butkovitch aveva chiesto a Gacy il pagamento di due settimane di paga arretrata. Gacy ammise di aver invitato Butkovitch a casa sua mentre la moglie e i figli erano in visita da sua sorella in Arkansas, apparentemente per risolvere la questione degli arretrati dello stipendio. John uccise il giovane, lo violentò e poi seppellì il cadavere in garage.
La seconda moglie di Gacy divorziò da lui otto mesi dopo e Gacy cominciò a uccidere più di frequente avendo adesso la casa tutta per sé. Tra l'aprile e l'agosto 1976 il killer uccise almeno otto giovani, due dei quali ancora non identificati. Sette di questi ragazzi furono seppelliti nella cantina di Gacy, quattro dei quali in una fossa comune sotto il locale lavanderia.Il 26 luglio 1976 Gacy spostò la sua attenzione sul suo impiegato di nome David Cram, 18 anni. Il 21 agosto Cram andò a casa sua. Il giorno dopo, Gacy ammanettò il ragazzo mentre era stordito dall'alcool.
Imprigionato Cram, informò il giovane che aveva intenzione di violentarlo. Cram, che aveva passato un anno nell'esercito e aveva appreso l'autodifesa, diede un calcio in faccia al suo aguzzino e si liberò dalle manette. Un mese dopo, Gacy tornò a infastidire Cram con le sue avance ma senza successo: Cram si licenziò dal lavoro e lasciò la PDM Contractors. Si pensa che altri due giovani non identificati siano stati uccisi tra agosto e ottobre 1976: uno di questi venne sepolto in una fossa direttamente sul cadavere di William Carroll, ucciso il 13 giugno precedente.
Il 24 ottobre 1976, Gacy adescò e uccise due teenager di nome Kenneth Parker e Michael Marino: i due amici furono visti per l'ultima volta all'esterno di un ristorante in Clark Street. Entrambi furono violentati, strangolati e sepolti nella stessa fossa. Due giorni dopo, William Bundy, operaio diciannovenne della PDM Contractors, scomparve nel nulla, dopo aver detto alla famiglia che stava per andare a una festa. Anche Bundy venne sepolto nelle fondamenta della casa, direttamente dietro la camera da letto di Gacy.
Nel dicembre 1976, un altro impiegato della PDM, Gregory Godzik, scomparve, dopo che aveva lavorato per la PDM per sole tre settimane. I genitori e la sorella maggiore del ragazzo, in cerca di notizie, contattarono Gacy, il quale riferì che Greg gli aveva confidato di voler scappare di casa. Gacy disse anche di aver ricevuto un messaggio sulla segreteria telefonica da parte del ragazzo poco tempo dopo la scomparsa. Quando però la famiglia gli chiese di ascoltare questo messaggio, Gacy affermò di averlo ormai cancellato.
Il 20 gennaio 1977 John Szyc, diciannovenne amico di Butkovich, Godzik, e Gacy, scomparve: Szyc fu attirato da Gacy in casa sua con il pretesto di voler comprare la sua Plymouth Satellite. Venne sepolto accanto al corpo di Godzik. Gacy rivendette l'auto di Szyc a un altro dei suoi lavoranti, tale Michael Rossi. Tra il dicembre 1976 e il marzo 1977, Gacy uccise un uomo non identificato di circa 25 anni. Il suo cadavere venne sepolto accanto a quello del ventenne Jon Prestidge, un ragazzo del Michigan in visita a degli amici di Chicago, che Gacy aveva ucciso il 15 marzo. Dopo l'omicidio di Prestidge, si pensa che Gacy abbia ucciso ancora un altro giovane sconosciuto rinvenuto cadavere nel suo cortile, ma non si conosce la dinamica esatta dell'accaduto.
Nel maggio 1977, Gacy uccise Matthew Bowman, 19 anni. Venne sepolto in cortile con la corda utilizzata per strangolarlo ancora al collo. Nell'agosto 1977 emerse un indizio circa la sparizione di John Szyc, quando l'operaio al quale Gacy aveva venduto l'auto del giovane venne arrestato per furto di benzina da una pompa di rifornimento: il poliziotto notò la targa del veicolo e risalì fino a Gacy. Interrogato, Gacy disse agli agenti che Szyc gli aveva venduto la macchina a febbraio perché aveva bisogno di denaro per lasciare la città. La polizia non ritenne di indagare ulteriormente.
Tra settembre e dicembre 1977, Gacy assassinò altri sei giovani uomini di età compresa tra i 16 e i 21 anni, inclusi due marines e il figlio di un sergente della polizia di Chicago. Il 30 dicembre 1977, Gacy adescò uno studente diciannovenne di nome Robert Donnelly, incontrato presso una fermata d'autobus a Chicago. Portò Donnelly a casa con lui, lo violentò e lo torturò ripetutamente infliggendogli svariate sevizie; dopo svariate ore di supplizio, Gacy portò Donnelly sul posto di lavoro, gli slegò le mani, e incredibilmente lo lasciò libero di andarsene. Donnelly raccontò degli abusi subiti, e Gacy venne interrogato dalla polizia circa l'accaduto il 6 gennaio 1978: egli ammise di aver fatto sesso sadomaso con Donnelly, ma insistette sul fatto che il giovane era consenziente. La polizia gli credette e non fu sporta denuncia di reato.
Il mese seguente, Gacy uccise William Kindred, 19 anni, che scomparve il 16 febbraio 1978 dopo aver detto alla propria fidanzata che andava a passare la serata in un bar. Kindred fu l'ultima vittima di Gacy a essere sepolta nella sua proprietà, dato che le successive saranno da lui gettate nel fiume Des Plaines. Nel marzo 1978, Gacy diede un passaggio sulla sua auto al ventiseienne Jeffrey Rignall. Appena entrato nell'auto, il ragazzo venne addormentato con del cloroformio e portato a Summerdale, dove fu sodomizzato e torturato con vari strumenti; anche Rignall fu poi rilasciato da Gacy. Nuovamente la polizia venne informata dell'accaduto, ma decise di non investigare su Gacy.
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Le vittime:
Timothy McCoy 16 3 gennaio 1972
ignoto tra i 14 ed i 18 1974
John Butkovitch 18 31 luglio 1975
Darrell Sampson 18 6 aprile 1976
Randall Reffett 15 14 maggio 1976
Sam Stapleton 14 14 maggio 1976
Michael Bonnin 17 3 giugno 1976
William Carroll 16 13 giugno 1976
ignoto tra i 23 ed i 30 estate 1976
James Haakenson 16 5 agosto 1976
Rick Johnston 17 6 agosto 1976
ignoto tra i 18 ed i 22 estate/autunno 1976
ignoto tra i 15 ed i 24 estate/autunno 1976
Kenneth Parker e Michael Marino 16 e 14 24 ottobre 1976
William Bundy 19 26 ottobre 1976
Francis Wayne Alexander 21 1 dicembre 1976
Gregory Godzik 17 12 dicembre 1976
John Szyc 19 20 gennaio 1977
Jon Prestidge 20 15 marzo 1977
ignoto tra i 17 ed i 21 primavera/estate 1977
Matthew Bowman 19 5 luglio 1977
Robert Gilroy 18 15 settembre 1977
John Mowery 19 25 settembre 1977
Russell Nelson 21 17 ottobre 1977
Robert Winch 16 10 novembre 1977
Tommy Boling 20 18 novembre 1977
David Talsma 19 9 dicembre 1977
William Kindred 19 16 febbraio 1978
Timothy O'Rourke 20 giugno 1978
Frank Landingin 19 4 novembre 1978
James Mazzara 20 24 novembre 1978
Robert Piest 15 11 dicembre 1978
L'11 dicembre 1978 il quindicenne Robert Piest scomparve dal luogo di lavoro, una farmacia di Chicago. Prima di sparire, però, Piest aveva raccontato a parenti e amici di aver conosciuto il gioviale titolare della PDM, l'impresa che aveva da poco ristrutturato il negozio, e che l'uomo gli aveva offerto un posto di lavoro nella sua ditta; infine aveva precisato che avrebbe dovuto incontrarlo a casa sua la sera della scomparsa.[58] La polizia si recò quindi a casa di Gacy per interrogarlo e riconobbe immediatamente il tanfo nauseabondo dei corpi in putrefazione, che Gacy giustificava con la scusa di avere problemi al sistema fognario. Lo scenario dei corpi all'interno della cantina fu particolarmente scioccante. Alla notizia del suo arresto, la comunità cittadina fu sbigottita e incredula: Gacy era infatti conosciuto da tutti come un uomo generoso, grande lavoratore e amichevole, nonché un devoto padre di famiglia.
In prigione Gacy tentò di invocare l'infermità mentale, incolpando dei delitti il suo alter ego malvagio, tale "Jack", ma senza riuscire a convincere gli psichiatri del carcere, che lo giudicarono in grado di intendere e volere. In seguito Gacy confessò alla polizia di aver gettato in totale altri cinque cadaveri di sue vittime giù dal ponte della I-55 sul fiume Des Plaines nel 1978, prima di essere arrestato definitivamente. Dopo un processo iniziatosi nel febbraio 1980, il 13 marzo dello stesso anno John Wayne Gacy venne riconosciuto colpevole di omicidio plurimo e condannato a morte.
Dopo la sentenza di colpevolezza, lo Stato dell'Illinois trasferì Gacy nel Menard Correctional Center di Chester, dove il prigioniero rimase per 14 anni nel braccio della morte. In prigione, Gacy incominciò a dipingere: i soggetti delle sue opere erano svariati, anche se principalmente ritraevano pagliacci, alcuni dei quali erano suoi autoritratti nelle vesti di "Pogo". Molti dei suoi dipinti furono venduti nel corso di varie aste, con prezzi oscillanti tra i 200 e i 20.000 dollari.
Mentre era detenuto in attesa dell'esecuzione, Gacy fece numerosi appelli per commutare la sentenza in carcere a vita, ma furono tutti respinti. Il prigioniero continuò ad affermare insistentemente di essere "a conoscenza" di soli cinque omicidi: quelli di McCoy, Butkovitch, Godzik, Szyc e Piest,
e che gli altri 28 assassinii attribuiti a lui erano in realtà stati commessi da suoi impiegati che erano in possesso delle chiavi della sua abitazione mentre egli era fuori città in viaggio per affari.
Nell'estate del 1984, la Corte Suprema dell'Illinois stabilì che il condannato sarebbe stato messo a morte per mezzo di una iniezione letale il 14 novembre seguente; Gacy ricorse in appello contro la decisione, riuscendo a far spostare la data dell'esecuzione. Dopo un ultimo appello respinto nell'ottobre 1993, la Corte Suprema fissò la data dell'esecuzione definitiva per il 10 maggio 1994.
Secondo rapporti medici, John Wayne Gacy era uno psicopatico che non mostrava alcun rimorso per i crimini commessi.
John Wayne Gacy fu giustiziato il 10 maggio 1994 per mezzo di un'iniezione letale endovenosa, pochi minuti dopo la mezzanotte. La sentenza venne eseguita nella Stateville Prison di Joliet, Illinois. Dopo i funerali, il suo corpo venne cremato.
L'ultima dichiarazione al suo avvocato prima dell'esecuzione fu: «Prendervi la mia vita non compenserà la perdita di quelle altre»; inoltre, accusò lo Stato di assassinarlo. Le ultime parole del condannato prima della morte furono semplicemente: «Baciatemi il culo!» (Kiss my ass!).
Fonte: https://it.m.wikipedia.org/wiki/John_Wayne_Gacy
Video su John Wayne Gacy alias Pogo Il Clown: https://youtu.be/NGnCtty6flw?si=rauiynpFC9SxzIoc
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perfettamentechic · 7 months
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2 marzo … ricordiamo …
2 marzo ... … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2022: Tony Walton, Anthony John Walton, costumista e scenografo britannico. Ha vinto un Oscar alla migliore scenografia e ha ricevuto altre tre volte la nomination, di cui una ancora per la scenografia (1979) e due per i migliori costumi (1975 e 1965). Molto attivo anche in campo teatrale, ha vinto tre Tony Award per il suo lavoro a Broadway. Ha sposato nel 1959 l’attrice Julie Andrews da cui ha…
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jacopocioni · 10 months
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Si va da Sabatini...??
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Ad una simile domanda, ogni fiorentino che si rispetti si avvia in direzione di Via Panzani. Non sarebbe stato così nel 1914, quando il ristorante aprì i battenti. A quella domanda si sarebbe andati dritti dritti in Via Valfonda, strada frequentatissima del centro di Firenze. Giovacchino Sabatini, che da Cerreto Guidi si trasferì in città, ebbe l’idea di aprire un ristorante in una zona centrale, a pochi passi dalla Stazione di Santa Maria Novella; ben presto si fece una affezionata clientela di buongustai, che apprezzavano sia la saporita cucina casalinga che i vini della ben fornita cantina.
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I fiaschi di bianco o di rosso dei colli toscani glieli portava il fratello Gabriello che commerciava, appunto, in vini, e che si riforniva a sua volta presso le migliori fattorie, dove comprava le botti migliori.
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Dopo qualche tempo venne in città anche un figlio di Gabriello, Gino, che da poco si era sposato con Dina, una giovane del suo paese. Anche Gino era un intenditore di vini, e Dina era una provetta cuoca; in breve tempo finirono in via Valfonda a dare una mano allo zio Giovacchino, che si trovava a corto di personale.
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Nel 1924, alla morte di Giovacchino, Gino e la moglie rilevarono l’azienda, consolidarono e accrebbero la fama del ristorante, e lo gestirono con sempre maggior successo fino al 1930, quando, per i lavori di ampliamento di Piazza della Stazione, venne deciso lo sventramento di un lato di via Valfonda, e un gran numero di case vennero abbattute. Gino Sabatini, a quel punto, abbandonò Via Valfonda per trasferirsi in Via Panzani, rilevando con l’aiuto di alcuni clienti amici gli ambienti e la cucina del Ristorante Calzeroni, e acquistando addirittura l’intero edificio di tre piani.
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La trasformazione e l’ampliamento del locale vennero realizzati dall’ingegner Galliano Boldrini e l’inaugurazione del nuovo locale avvenne il 20 dicembre del 1930. In Via Panzani si trasferirono i vecchi ed affezionati clienti di Via Valfonda, ai quali nel tempo se ne aggiunsero di molti e nuovi. A Gino e Dina subentrò il figlio, Vincenzo, che nel 1955 provvide ad una nuova ristrutturazione, ad opera dell’architetto Vittorio Stigler, che per gli arredi interni decise di utilizzare il mobilio recuperato da una chiesa sconsacrata del ‘500; sistemati con estrema maestria, sono visibili e perfettamente conservati il Pulpito, le panche riadattate a divanetti e le colonne portanti con relative travi che costituivano la navata della chiesa.
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Proprio per questo motivo, Sabatini è l’unico ristorante italiano vincolato e tutelato dalle Belle Arti. Negli anni ‘60 Sabatini era all’apice del successo, nei suoi locali sono passate tante personalità famose, quali il maestro Arthur Rubinstein, Eugenio Montale, Luigi Einaudi, Franco Zeffirelli, Richard Burton e Liz Taylor, Oriana Fallaci, Fred Astaire, Richard Nixon, Juliette Greco, Alain Delon, Ornella Muti, John McEnroe, Enzo Ferrari, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Diana Ross, Paul Newman, i Rolling Stones, Madonna, Brigitte Bardot, Denzel Washington, Primo Carnera e chissà quanti altri… Negli anni, Sabatini si è “allargato”, aprendo ben tre ristoranti in Giappone, e la proprietà è passata di mano, ma la fama e la cucina tradizionale, pur se rivisitata in chiave più moderna, rimangono un punto di eccellenza della città.
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Gabriella Bazzani Read the full article
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ambrenoir · 1 year
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Giovani Lanzichenecchi e vecchi invecchiati male.
Quello che vedete nella foto 1 è un lanzichenecco, soldato imperiale protestante agli ordini del cattolicissimo imperatore Carlo V che il suddetto imperatore mandò allegramente a saccheggiare Roma nel 1527 per far capire al Papa che lui poteva pure essere il successore di Pietro, ma chi dispone di soldati armati fa come Cristo gli pare. I Lanzichenecchi non hanno mai avuto buona fama per questo in Italia: nemmeno Manzoni, per dire, riuscì a renderli simpatici.
Quello nella foto 2 è Alain Elkann, discendente di banchieri svizzeri sposato ad una discendente di Agnelli in virtù del suo essere in gioventù belloccio assai; una volta mollato dalla consorte, ha galleggiato nel mondo culturale italiano per decenni passando per intellettuale . Ha scritto libri di cui nessuno ricorda il titolo e fatto interviste altrettanto non memorabili per i giornali di famiglia, visto che è il padre di Lapo e John (per altro, arrivati ad essere eredi di Gianni Agnelli solo perché era morto prematuramente il cugino sveglio, Giovanni).
Il soggetto2 verrà probabilmente ricordato per aver scritto oggi un articolo in cui infastidito dava dei lanzichenecchi a dei ragazzi che hanno avuto l’ardire di salire con lui - dopo aver pagato il regolare biglietto - sulla prima classe di un treno, vestiti con sneakers e cappellini da baseball, cioè come tutti i ragazzi di oggi, e parlare di tattiche estive di approccio alle ragazze mentre il nostro lèggeva Proust in originale schifato da tanta maleducazione. È probabile che l’articolo resti il capolavoro d’Elkann. In effetti era così terribilmente boomer e blasè da far sembrare Contessa una velata satira sociale e la famosa battuta falsa di Maria Antonietta sulle brioche uno spiritoso buffetto. Ma soprattutto, perché è riuscito lì dove Manzoni ha fallito: alla fine del suo articolo, tutti tifavamo per i giovani lanzichenecchi.
GALATEA VAGLIO Pillole di Storia
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aranbanjox · 2 years
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🟡 Originario di Baltimora, è stato trovato senza vita nella sua casa di Los Angeles il 17 marzo. Nella sua carriera ha lavorato in numerose serie tv e film. Il successo era arrivato grazie al ruolo di un tenente Cedric Daniels nell’acclamata The Wire. Tra le tante, ha lavorato in Lost e Fringe. Dal 2014 ha vestito i panni di Charon, il concierge dell’hotel Continental nella saga di John Wick, tra cui il quarto capitolo in uscita a breve. L’attore era sposato dal 2011 e aveva due figli #johnwick #keanureeves #keanu #matrix #johnwickchapter #keanureevesfan #thematrix #reeves #keanureevesedit #keanureevesofficial #keanureevesmovies #johnwickparabellum #johnwickmovie #hollywood #keanureevesfans #parabellum #keanucharlesreeves #keanureevesmemes #movie #movies #billandted #neo #film #johnwickedit #babayaga #keanufan #actor #johnwickmemes #horizonzerodawn #lancereddick https://www.instagram.com/p/Cp7N6ZRo6Xc/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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letsdanthemanone · 3 years
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Obscure Comic Book History | Fan Created Supergirl Costumes
This is a look at a brief time in Supergirl's colored history at DC Comics, where readers of Adventure Comics would send in suggestions for new costumes for Supergirl to wear. 
 Despite it's gimicky idea and some unusual costumes to come out of it, it has some surprising long term ramifications for Supergirl.
To view the video click here!
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la-fabbrica · 3 years
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La Fabbrica 7
Non ricordo esattamente quando fui promosso da operaio a impiegato. Ci volle qualche anno, col Consiglio di Fabbrica che spingeva da un lato e dall'altro il caporeparto Ugo F a fare resistenza. Ma alla fine ottenni il riconoscimento e sulla mia busta paga fu scritto impiegato. Malgrado la promozione rimasi al tavolo della mensa con Aldo Bovina e Angelo Magri. Non per altro, fu solo che non avrei saputo con chi sedermi a un tavolo di impiegati, che tra l'altro conoscevo e consideravo ben poco. Non fui il primo impiegato a non rispettare la tradizione. Il primo era stato GV, sindacalista del Consiglio di Fabbrica e della CISL. La proprietà era, all'epoca, di una famiglia nobile e molto numerosa di Bologna. Gente che non sapeva granché di industria, preferivano chiavare e girare il mondo (magari nello stesso momento) e nel chiavare mettevano al mondo figli su figli, più o meno riconosciuti ma tutti affamati di soldi. La Vecchia Romagna era la tetta da cui ciucciavano tutti, partendo dai più anziani, fino ai più giovani e incapaci. Ma verso la fine degli anni '80 ci fu una grossa crisi del settore dei superalcolici. La Fabbrica in cui lavoravo rimase l'utima di una serie di stabilimenti che i padroni smantellarono uno a uno. Cominciarono a chiudere dal sud, da Caserta. Poi fu la volta del centro, con Aprilia. Dal Lazio si spostarono a nord e chiusero Trieste e Ponti Sul Mincio. Restarono solo Bologna e San Lazzaro di Savena. Ma in realtà Bologna fu chiusa già allora, quando vennero interrotte le attività produttive che furono concentrate a San Lazzaro perché era già in programma la trasformazione della vecchia sede in Borgo Masini, operazione speculativo/edilizia che doveva fruttare ai padroni della Fabbrica un bel po' di soldini. In viale Masini, rimasero solo un certo numero di impiegati. Gli operai, quasi tutti, vennero spostati di qualche chilometro. Tra loro arrivarono Franco B con la moglie e M.M, l'altro amore della sua vita, oltre ad Albertone, il suo più grande amico. Colui che tentava di insegnargli a domare le crisi di gelosia della moglie con un semplice metodo: tirare fuori l'uccello e inseguirla intorno al tavolo della sala, minacciandola di sodomia. A secco. Albertone era un po' come John Goodman per Jeff Bridges ne "Il Grande Lebowsky", tanto per capirci. Matto come un cavallo, anche se lui si limitava a cavalcare un motorino 50cc. E dopo di loro, arrivò il Sig. Marchese Boschi, con cui diventammo amici. Il Marchese Boschi era davvero titolato. Ed era una gran persona. Gli piaceva da morire la figa e dopo aver trascorso la giovinezza a dilapidare il patrimonio di famiglia, era stato costretto a lavorare per mantenersi. E visto che i padroni della Fabbrica erano nobili anche loro, per solidarietà tra pari, gli trovarono un posto come capo reparto in magazzino materie prime. Ma sebbene fosse nobile, il Sig. Boschi era estremamente democratico, parlava con tutti senza sentirsi superiore. Anzi, specialmente con tutte. Impazziva in particolare per il culo di Olga la Carrellista, ma era sempre molto galante con ogni femmina che avvicinava. E ne avvicinava parecchie. Con il Marchese avevamo in comune il dover tenere a bada il Caporeparto Ugo F mentre cercavamo di fare passare le lunghe ore di lavoro. E siccome era piuttosto in là con l'età, arrivò il giorno in cui se ne andò in pensione e fui scelto per sostituirlo.
Personaggi
Franco B, operaio manutentore, Ferrarese di origine, sposato con una donna che oserei definire indefinibile. Un generoso, quando nacquero i miei figli mi prestò il suo parco macchine fotografiche tutte di grande qualità, obiettivi compresi. Roba da fare impallidire la mia Yashica. Un grazie solo per la fiducia. Generoso con gli amici e in amore. Spesso bersaglio di piatti e suppellettili quando la moglie si ricordava di essere cornuta.
M.M, impiegata, amore (poco) segreto di Franco. Una stanga, fisico da indossatrice, buona come il pane, concupita da tanti, forse colpita anche dal Capo Reparto Ugo F, ma non affondata.
Albertone Rinaldi, operaio e grande amico e consigliere di Franco. Solo omonimo di Toro Rinaldi, vecchia gloria del baseball Bolognese e Italiano, quando il baseball Bolognese era in cima al campionato. Un infarto lo tradì quando era ancora giovane, girava in quarantotto. Si tagliava i capelli da Crudele, in via Foscherara a Bologna.
Marchese Paolo Boschi, nobile, impiegato, Gran Signore e Chiavatore.
Olga, Carrellista Ferrarese dal culo parlante.
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diceriadelluntore · 3 years
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Storia Di Musica #206 - Spirit, Spirit, 1968
La storia musicale di oggi ha in comune con quella dei Love il luogo, la California di metà anni ‘60, un nuovo gruppo rock molto interessante (e molto meno famoso di quello che meriterebbe) e lo stesso, gigantesco, chitarrista rock di Seattle. Tutto inizia in un club di Hollywood, l’Ash Grove, gestito da Ed Pearl. Pearl aveva un nipote innamorato della chitarra, Randolph Craig Wolfe, che vide da adolescente su quel palco passare grandi nomi del folk, del blues e del jazz. Un giorno al locale dovevano suonare i Rising Sons, nel quale militavano fra gli altri Taj Mahal, Ry Cooder e il batterista Ed Cassidy, un batterista che aveva suonato con alcuni giganti del jazz (Art Pepper, Cannonball Adderley, Roland Kirk, Lee Konitz, Gerry Mulligan). Cassidy, di trenta anni più grandi di Randy Wolfe, è impressionato dal talento di questo 15enne, e decide di mettere su un suo gruppo, i Red Roosters: ci sono oltre a loro Mark Andes (basso e voce), Jay Ferguson (voce e percussioni, e un talento nello scrivere canzoni), e Mike Fondiler (chitarra ritmica). È il 1965, tutto è pronto per le prime serate, ma Cassidy è chiamato a New York per delle sessioni di registrazione: nel frattempo ha sposato la sorella di Ed Pearl, madre di Randy, che parte con lui. Leggenda vuole che Randy incontri in un negozio di strumenti musicali un giovane chitarrista di Seattle, che sentendolo lo invita a far parte del suo primo gruppo: Jimmy James & The Blue Flames. Sarà questo Jimmy, che di cognome fa Hendrix, a chiamarlo California, per distinguerlo da un altro Randy del suo gruppo. Dopo tre mesi di esibizioni, clamorose, al Cafè Wha, a Hendrix viene chiesto di andare in Inghilterra (che sarà il suo trampolino verso la leggenda) e vorrebbe portare con sé il giovane California, ma la famiglia si oppone e Randy torna con Cassidy in California. Nel 1967 richiamati Ferguson e Andes, a cui si aggiunse il tastierista John Locke, fondano un gruppo prendendo il nome da un racconto di Khalil Gibran, Gli Spiriti Ribelli, che accorciano in Spirit. Nasce così una delle più importanti band della California anni ‘60, capace di creare una fusione originale e convincente di rock, folk e jazz, e solo le stranissime e imprevedibili traiettorie del destino hanno impedito alla band di essere famosa come altre del periodo, alcune anche meno dotate dal punto di vista musicale. Firmano un contratto con la Ode di Lou Adler e verso la fine del 1967 sono in studio per registrare il loro primo disco. Spirit esce nel gennaio del 1968: le 11 tracce sono un condensato di tutto quello che ribolliva nel pentolone della musica della west coast, tra psichedelia, folk, rock e strutture ritmiche che, essendo Cassidy proveniente dal jazz, spesso non si esaurivano nel 4/4 del rock blues. L’apertura con Fresh-Garbage già è un avviso di quello che si svilupperà durante la scaletta, con la chitarra innovativa di California che diventerà centrale e imitata nel panorama del periodo. Meravigliose sono Mechanical World, dalla struttura complessa, il folk alla Byrds di Uncle Jack, le meravigliose Topanga Windows e The Great Canyon Fire In General (ispirate all’edificio a Topanga Canyon, la stessa zona dove vivevano i Love, che condividevano con i Buffalo Springfield di Neil Young, che fu grande amico della band); Girl In Your Eye ha sapori orientali, Straight Arrow ha un che di country, Elijah è il brano più ambizioso, oltre 10 minuti di quasi jam session jazz rock in anticipo sui tempi. Nel disco si intravedono anche il talento di Jay Ferguson nella scrittura dei brani, quasi tutti suoi, e l’amalgama sonora della band, davvero evidente. C’è però un brano che passerà alla storia perchè, probabilmente è stato l’ispirazione alla canzone più famosa di tutta il rock: Taurus è un delicato e sognante strumentale che ha una parte di chitarra che ispirò Jimmy Page nell’intro di Stairway To Heaven. Nel 1968 i primi concerti americani dei Led Zeppelin furono di spalla agli Spirit, e probabilmente Page la sentì molte volte: c’è tutta una storia di cause milionarie sulla questione, tra l’altro intentate dagli eredi di California solo dopo la sua morte, dato che lui non ci vedeva nulla di male ad essere stato di ispirazione, dove sebbene ne sia stata appurata la somiglianza non si può parlare di plagio. Il grande debutto è anche un successo commerciale, con il disco che arriva in Top20 di Billboard. Nei successivi 2 anni, dal ‘68 al ‘70, pubblicano altri tre dischi bellissimi: The Family Plays Together, che contiene la meravigliosa I Got A Line On You, il loro più grande singolo di successo (1968), Clear (1969, con l’altrettanto suggestiva Dark Eyed Woman) e nel 1970, passati alla Epic e prodotti da David Briggs, produttore di Neil Young, pubblicano uno dei primi concept proto-prog americani con il meraviglioso Twelve Dreams Of Doctor Sardonicus, musicalmente favoloso (Prelude-Nothing To Hide, Animal Zoo, Mr. Skin, la delicata e toccante Nature’s Way scritta da Randy California). Il poco successo li porterà allo scioglimento alla fine del 1970, continueranno a uscire dischi a nome Spirit, per lo più gestiti da Randy California che detenne il nome, fino alla sua tragica scomparsa, in mare alle Hawaii, inghiottito dai marosi nel tentativo, riuscito, di salvare suo figlio in difficoltà. Rimangono un gruppo da scoprire che ha scritto alcune delle pagine più sorprendenti della musica di quel periodo irripetibile.
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