#ironia nel giallo.
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Omicidi in Pausa Pranzo di Viola Veloce: un giallo che svela segreti insospettabili tra gli uffici. Recensione di Alessandria today
Viola Veloce porta i lettori nel misterioso mondo degli impiegati, tra tensioni e delitti.
Viola Veloce porta i lettori nel misterioso mondo degli impiegati, tra tensioni e delitti. Recensione: “Omicidi in Pausa Pranzo” di Viola Veloce è un romanzo giallo che si distingue per il suo stile ironico e avvincente, ambientato nel contesto insospettabile degli uffici. La storia intreccia sapientemente intrighi, misteri e una sottile critica sociale, rendendo il libro una lettura che non…
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Braccialetti rossi
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Considerazioni personali
"Cosi sia detto… Cosi sia fatto… Cosi sia scritto… Watanka"
Braccialetti rossi è una serie tv che fu trasmessa sui Rai Uno dal 2014 al 2016. Immagino ( e spero) che tutti l'abbiamo vista. Penso che sia la miglior serie italiana mai realizzata; serie che dal primo episodio all'ultimo rimane impeccabile.
Braccialetti rossi è una serie tv medical con i controfiocchi. TRATTO DA UNA STORIA VERA. Questa serie è tratta infatti dal libro " Braccialetti Rossi,Il mondo è giallo" di Albert Espinosa. Questa serie tratta temi talmente profondi e sensibili in maniera impeccabile. Braccialetti rossi racconta le storie di bambini e adolescenti che purtroppo non possono vivere la loro età spensierata a causa di brutte malattie che li portano a vivere in ospedale. I protagonisti sono un gruppo di ragazzi che per soppravvivere all'interno dell'ospedale creano un gruppo: i braccialetti rossi con il loro motto: WATANKA,formati da: Leo,il leader-Vale,il viceleader-Toni,il furbo-Davide,il bello-Rocco,l'imprescendibile e Cris,la ragazza. Nel corso delle tre stagioni si aggiungeranno sempre nuovi personaggi ognuno pronto a combattere con il proprio drago. Tra varie malattia e la perdita di alcune persone importanti, i nostri giovani eroi,affronteranno ogni difficoltà insieme perchè insieme sono una cosa sola in grado di vincere,creano anche un gruppo musicale e la stazione radio Watanka. Braccialetti rossi è una serie impeccabile perchè nonostante tratti temi tanto intensi,sono combinati perfettamente con una dose di ironia,risate e cose belle,come la meravigliosa storia d'amore tra Leo e Cris e l'amicizia profonda tra i giovani braccialetti. Medici e infermieri sono straordinari,soprattutto la Dottoressa Lisandri con Leo. Una serie che tra le lacrime riesce a commuovere ed emozionare,lasciando tanti messaggi importanti. Il cast è eccezionale,attori e attrici impeccabili. Le musiche iconiche. Una serie iconica per sempre.
Il mio protagonista preferito in assoluto è Leo,che nonostante tutto ha una forza immensa proprio come un leone e del suo dolore ne ha fatto proprio la sua forza,salvando tutti. La sua storia d'amore con Cris è stupenda,una delle storie più belle di tutte le serie tv. Il matrimonio di Leo e Cris e il "Leoncino" che avranno ha concluso questa serie impeccabilmente. Insomma,le emozioni non mancano,si provono tutte. Perchè proprio come ha detto Cris nella serie,quando un'amore nasce in quelle circostanze è per sempre.
❤️Watanka❤️
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Mario Bellagambi l'aviatore fiorentino asso dei Diavoli rossi
Mario Bellagambi nacque a Firenze nel 1915. Nel 1935 ottenne il brevetto come pilota civile presso l’aeroporto di Firenze/Peretola. Nel 1937 arruolatosi nella Regia Aeronautica, ottenne anche il brevetto di pilota militare, pilotando il biplano da caccia Fiat CR 32 Freccia, venendo assegnato alla 362° Squadriglia del 24° Gruppo del 52° Stormo Caccia Terrestre. Militò poi nel XVI Gruppo Caccia “La Cucaracha” e nella Squadriglia autonoma mitragliamento “Ocio che te copo” (in veneto “Occhio che ti accoppo”).
Partì volontario per la Guerra di Spagna nel 1938 inquadrato nella Squadriglia Gamba di Ferro di Tito Falconi, così chiamata in onore dell’Asso Ernesto Botto, che poco tempo prima in Spagna, aveva perso una gamba in un combattimento aereo. Amputata la gamba destra, tornò comunque in servizio con un arto artificiale, meritando la Medaglia d’oro al valore, e l’onore di poter dare il nome alla 32° Squadriglia con una sua effige: una gamba di metallo come quella indossata in battaglia dai cavalieri medievali. Mario sostenne in Spagna undici combattimenti senza però abbattere nessuno nemico. Rientrato nel 1939 in Italia, tornò al suo vecchio reparto per seguire altri addestramenti.
CR 32 Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, volò su gran parte dei velivoli italiani da caccia come : Fiat G 50 Freccia II, Macchi 200 e 202, CR 32 e CR 42 Falco, Fiat G 55 Centauro, ma anche C 202 Folgore Aermacchi e Reggiane Re 2000, sostenendo combattimenti contro velivoli solitamente di alto livello, come gli americani P 51 Mustang e P 47 Thunderbolt, ma anche contro aerei inglesi come Gloster Gladiator, Hurricane, Spitfire, o aerei russi come il Polikarpof I 15 e I 16, o, verso la fine del conflitto, contro i bombardieri Boeing B-17 Flying Fortress, North American B-25 Mitchell e Martin B-26 Marauder che imperversavano sui cieli d’Italia. Nel 1941 arriva in Africa Settentrionale Italiana posto al comando della 364° Squadriglia. Solo nel giugno del 1942 conseguì la sua prima vittoria aerea venendo promosso capitano. Rientrato in Italia dopo essere stato ferito in combattimento ad una gamba, prese l’abilitazione di volo sul famoso Messerschmitt Bf 109 (con l’insegna “1 Giallo”), si trattava di uno dei migliori e più diffusi aerei da caccia tedeschi (costruito in circa 33.000 esemplari in diverse versioni e varianti), venendo schierato a Castelvetrano a Trapani, partecipando a vari scontri aerei.
Dopo l’armistizio decise di aderire alla Repubblica Sociale e dunque all’ Aeronautica Nazionale Repubblicana ottenendo il comando della 2° Squadriglia Diavoli Rossi. Questo grazie alle sue competenze acquisite sul velivolo tedesco e nelle tecniche di combattimento della Luftwaffe (l’Aeronautica militare tedesca).
Volò ancora sui Fiat G55 e sui Bf 109 versione G (le versioni di questi aereo partivano dalla A fino alla K seguendo l’ordine alfabetico). Prese così parte a quarantacinque combattimenti aerei rivendicando 10 abbattimenti, anche se secondo gli atti ne risultano quattordici.
Ottenne anche due Medaglie d’argento al valore militare, per il coraggio dimostrato attaccando bombardieri nemici e bersagliando truppe e posizioni e perché continuò a combattere anche quando ferito alla gola, o alla gamba, senza mai tirarsi indietro, nonostante si scontrasse sempre contro forze superiori. Ottenne onorificenze anche dagli alleati tedeschi, come la Croce di ferro di Prima Classe e quella di Seconda Classe, sempre grazie al valore dimostrato.
Nel 1949 rientrerà in servizio con il grado di capitano nell’Aeronautica Militare alla Scuola di Guerra Aerea di Firenze, dopo un periodo di epurazione avendo aderito alla Repubblica Sociale. Pilotò così i Fiat G 59, i P 51e i P 47, aerei che per ironia della sorte aveva combattuto e infine volando anche sui nuovi aerei a reazione come i Fiat G 91 e i Sabre F 86 K. Comandandò poi il 20° Gruppo e la Pattuglia acrobatica della 51° Aerobrigata. Nel 1958 entrò a far parte della 56 a Tactical Air Force. Dal 1961 al 1963 fu comandante del 3° S.O.C. e poi nel 1964 ebbe la nomina di addetto militare italiano a Tokyo, dove rimase fino al 1967. Fu infine promosso generale di brigata aerea. Morirà a Firenze, la sua città natale, il 25 luglio del 2001.
Riccardo Massaro Read the full article
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Beatles: un arrivo un nuovo film... anzi quattro
In arrivo un nuovo film sui Beatles... anzi quattro. Il produttore, regista premio Oscar, infatti, racconterà le storie originali di tutti i Fab Four, Paul McCartney, John Lennon, George Harrison e Ringo Star con le musiche originali. Chi sarà l'autore di questa impresa epocale? Sam Mendes: il regista di "American beauty", "Skyfall", "1917" (per citarne solo alcuni). I film sui Beatles: il progetto Non sappiamo ancora quando la quadrilogia sui Beatles uscirà; sappiamo però che i preparativi procedono speditamente tanto che si starebbero cercando già gli sceneggiatori. Sappiamo, inoltre, che il progetto è arrivato sulla scrivania della Sony lo scorso Natale. Sembra che l'entusiasmo di Sam Mendes abbia letteralmente conquistato il Ceo di Sony Picture Entertainment Tom Rothman e la presidente Elizabeth Gabler. Fiduciosi nel progetto hanno fatto alla Apple Corps Ltd. un'offerta davvero interessante. Non è tutto: Mendes è riuscito a ottenere per la prima volta nella storia non solo i diritti musicali ma anche i pieni diritti sulla storia da portare sul grande schermo. E' evidente che il progetto sia piaciuto non solo a Paul McCartney e Ringo Star, i due componenti del gruppo ancora vivi, ma anche gli eredi di John Lennon (il figlio Sean) e George Harrison (la figlia Olivia). Mendes avrà dunque pieni poteri sulle storie: da quanto sappiamo saranno quattro film sui rispettivi componenti della band di Liverpool raccontate in una sorta di connessione tra loro. I Beatles sul grande... Il primo film sui Beatles risale al 1968: "Yellow Submarine". Un cartoon onirico in stile pop art ispirato al celebre brano della band ripropone la storia dei malefici Biechi Blu. Creature ostili alla bellezza, ai fiori e alla musica, sono pronti ad attaccare il paese felice di Pepelandia. Sarà la musica dei Beatles, giunti a bordo di un sottomarino giallo, a ristabilire l'ordine e la pace. Nel 1978 uscì il film d'esordio di Robert Zemeckis, "1964: allarme a New York arrivano i Beatles!". Una pellicola che non ebbe grande successo di botteghino e raccontava, con ironia, non tanto la storia dei Fab Four quanto la cosiddetta beatlemania attraverso la storia di quattro amici del New Jersey che decidono di andare a vedere i Beatles in concerto dal vivo a New York. Ci riusciranno dopo mille avventure. I Beatles sono stati, infatti, un fenomeno sociale oltre che musicale e il film rappresenta una foto della generazione dell'epoca. L'anno seguente esce "La nascita dei Beatles", il primo vero biopic sulla band condotto in modo tradizionale. Il regista, Richard Maquand, racconta gli esordi dei Fab Four e, uscito dopo un decennio senza la musica dei quattro di Liverpool, appare un po' come un desiderio nostalgico di tornare a vederli suonare insieme. I quattro di Liverpool non apprezzarono il prodotto. Uno dei pregi del film, però, è l'aver ricordato la figura di Stuart Sutcliffe, che fu bassista del gruppo dal 1960 al 1961, morì a 21 anni per emorragia cerebrale e che un po' tutti abbiamo dimenticato. Stuart Sutcliffe è il perno intorno al quale ruota anche il film "Backseat - tutti hanno bisogno di amore" uscito nel 1994. La pellicola racconta, per lo più, la relazione di Stuart con Astrid Kirchherr. La fotografa tedesca ritrasse i Beatles in foto in bianco e nero durante i loro concerti in Germania diventate storiche. Sembra che la Kirchlherr sia stata anche l'ideatrice dell'iconico taglio di capelli della band anche se lei stessa rifiuta tale attribuzione. ... e piccolo schermo Il documentario più riuscito sui Beatles è senza dubbio "The Beatles: Eight Days a Week" diretto da Ron Howard. Raccontando la band di Liverpool dal 1962 al 1966 attraverso i loro tour mondiali, Howard ha raccontato il cambiamento prodotto nella società dell'epoca dai quattro. Il regista raccoglie il racconto degli stessi protagonisti fatto di ansie, gioie, gloria e dolore. Raccoglie, poi, la testimonianza di personaggi noti tra i quali Whoopi Goldberg, Sigourney Weaver, Eddie Izzard ed Elvis Costello che quella beatlemania l'hanno vissuta sulla loro pelle. Un'autentica girandola di emozioni che ha anche altri pregi, come quello dell'utilizzo delle tecnologie digitali grazie alle quali filmati dell'epoca sono stati inseriti con una qualità video impeccabile mentre le foto anch'esse dell'epoca prendono letteralmente vita. Pur dopo tanti anni dalla fine della loro carriera musicale, i Beatles sono immortali. L'ultima operazione discografica che ha reso possibile la pubblicazione di un brano inedito di John Lennon grazie all'utilizzo dell'intelligenza artificiale ne è un segno. Sam Mendes è anch'egli una garanzia e siamo sicuri che all'uscita delle pellicole avremo nuove fortissime emozioni. In copertina foto di Christiane Wilden da Pixabay Read the full article
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I Simpson: diseducativi o (fin troppo) educativi?
I Simpson: diseducativi o (fin troppo) educativi?
“Ai miei tempi” è la frase con cui esordiscono, generalmente, tutti i genitori di un certo vecchio stampo che ritengono che i vecchi valori e il vecchio mondo siano sempre e di gran lunga migliori di quelli che dilagano in un’epoca “nuova”, che faticano a comprendere e a decodificare. E’ tutto peggiorato dal prima all’adesso: la musica, i film, la gioventù, il divertimento, le donne, i cartoni animati. Tutto è così svuotato dal suo valore in quanto costantemente paragonato con qualcosa che non esiste più in quanto tale, ma solo nel ricordo dei più grandicelli e anzianotti.
Tutto ciò che non intercetta i gusti di qualcuno più grandicello, diventa in buona sostanza spazzatura, senza possibilità di rivalutazione. E lo dovrebbe sapere bene un cartone animato come quello de I Simpson di @mattgroening-blog, che nel corso degli anni ha avuto un hating non indifferente, venendo considerato un cartone troppo spinto, troppo volgare e troppo diseducativo, e ci sarà un motivo se in Italia qualche puntata (specie le vecchie) è andata in onda col bollino giallo, e che vuol dire cioè che gli ideatori dell’opera / coloro che ne decretano il contenuto ritengono che la visione debba essere seguita da un minore accompagnato da un adulto. Adulto che, si presuppone, abbia le carte in regola per poter fornire al figlio o alla figlia gli strumenti giusti per decodificare il programma.
Parolacce, nudità, consumo di alcol e tabacco, talvolta droghe, riferimenti più o meno espliciti al sesso: diciamo che non tutti i cartoni animati sono Peppa Pig, ma del resto il mondo è bello perché vario, no? Eppure non ci si capacita di come un cartone animato possa essere un tantino sopra le righe. “Diseducativo”, come se I Simpson fossero dei bambinai, come quella scatola (ora divenuta piatta) potesse sostituire i genitori (o le figure che ne fanno le veci) nell’educazione delle creature, che vengono troppo spesso parcheggiati ora davanti al computer, prima davanti la televisione, e sempre più spesso li si intrattiene dando loro uno smartphone in mano.
In realtà, probabilmente, nel subconscio delle persone, ciò che più fa paura è che un bambino possa scoprire come realmente gira il mondo là fuori, che non è un mondo rosa e fiori, ma pieno di pericoli dietro ogni angolo, e pieno di corruzione e che starà a noi decidere se evitare o contribuire alla corruzione del mondo. I Simpson rappresentano niente di più niente di meno che il mondo là fuori, con ironia e tanta originalità, non a caso han fatto da apripista per tanti altri cartoni americani di genere simile (due su tutti: American dad!, 18 stagioni, e I Griffin, 21 stagioni, contro le ben 34 de I Simpson; da notare che tutti e tre i titoli ruotano attorno a tre famiglie americane, da cui partono le storie degli episodi).
Ne I Simpson non c’è ipocrisia nella descrizione del mondo, ma solo tanta trasparenza: nella stessa famiglia Simpson, per ogni personaggio in grado di dimostrare intelligenza, saggezza, ce n’è sempre uno che invece dimostra stupidità e/o disrispetto per la legge (rispettivamente Lisa e Marge, e Bart e Homer), sebbene a volte le caratteristiche si cambino in alcuni episodi: se Bart è generalmente in aperta competizione con la sorella, in qualche puntata ha dimostrato di saper fare comunella con lei, da amico e fratello maggiore; stessa cosa per Homer, che generalmente stupido, ha dimostrato, in fondo di avere un cuore e, perché no?, anche un cervello, a volte pensante.
Perché dico che i Simpson sono fin troppo educativi? Perché parlandoci chiaramente tutti quanti e senza ipocrisia, piacerebbe a tutti un mondo in cui il centro del proprio movimento non siano i soldi, ma già dagli anni ’90 la tendenza era proprio questa: un mondo che gira attorno al denaro, la cui forza riesce a fare breccia già nell’innocente cuore di un bambino che, per quanto (e forse *in quanto*) puro, riesc e a comprendere anche più cose di quante non ne comprenda una persona adulta, già fortemente influenzata dal proprio vissuto e dal proprio essere un cittadino immerso nella società e da quest’ultima formato e deformato.
I Simpson han sempre affrontato tematiche molto dure, sapendo addolcire la pillola con l’ironia, e mostrando al mondo molte storture che spesso non vengono mai considerate. Anche tematiche come il politicamente corretto non sono stati evitate: e la cosa più incredibile è che la tematica, affrontata egregiamente, sia stata vivisezionata in una delle puntate delle primissime stagioni. Visionari? Forse. O forse con uno spiccato talento nel saper scegliere le tematiche in base a come sta girando il mondo e anticipandone i trend. Non è un caso che chi lavora nel mondo dell’arte e dell’intrattenimento debba anche avere la capacità di decriptare la società che ci circonda.
Proprio in merio alle battaglie per il politicamente corretto, una puntata de I Simpson sviscera l’argomento sfruttando il personaggio di Marge, che si fa portavoce di una fetta di società eccessivamente sensibile al tema del politicamente corretto, e che maldigerisce la “diseducatività” di alcuni cartoni che si mandano in onda in America (come una sorta di risposta a tutti coloro che possono criticare e attaccare la produzione del cartone di Groening).
Marge contro il politicamente scorretto.
Grattachecca & Fichetto rappresentano una perfetta inception: un cartone animato nello spettacolo di un altro cartone animato. Due animali, un topo e un gatto, come la versione “dark” di Tom & Jerry di Hanna e Barbera. Le scene che solitamente si ripetono in ogni cartone animato sono di una violenza sanguinaria: Fichetto, il topo, che gliele suona di santa ragione a Grattachecca, il gatto, usando arnesi quali mazze chiodate, asce, accette, pistole, bombe, carri armati, coltelli, uccidendolo puntualmente in ogni finale di puntata. Il programma è uno dei siparietti preferiti di Bart e Lisa, ma non di Marge, che in una puntata de I Simpson si ritrova a fare battaglia ai creatori dell’Itchy & Scratchy (titolo originale del Grattachecco e Fichetto show).
Ciò che ha spinto Marge nella puntata è stata l’ideologia secondo la quale un cartone per bambini non debba essere troppo violento in quanto “diseducativo”. La battaglia Marge la vince, mentre per gli ideatore dell’Itchy & Scratchy è una disfatta totale: per seguire le indicazioni di Marge, che richiede uno spettacolo ripulito, perdono la loro forza e la loro arma più potente, vale a dire la violenza che era proprio ciò che faceva presa sui ragazzini.
Per i ragazzi dunque accade qualcosa di nuovo: annoiati da uno spettacolo “ripulito”, in cui, anziché dar vita a surreali scontri sanguinari Grattachecca e Fichetto si scambiano parole d’amore sorseggiando limonata e dondolandosi sulla loro sedia a dondolo, decidono di spegnere i televisori per uscire fuori di casa, rimanendo accecati dalla luce del Sole.
Nel frattempo, Marge è diventata la voce di tutti i cosiddetti perbenisti, che continuano a interpellarla per questa o per quella causa socio-culturale.
In un dibattito relativo alla libertà di espressione, c’è chi sostiene che anche quella degli ideatori del Grattachecca & Fichetto show sia una libertà di espressione di cui possono e devono usufruire. Del resto, i cartoni animati sono anch’essi delle forme d’arte da rispettare e non censurare in alcun modo, per evitare di intralciare il loro modo di comunicare.
La situazione si evolve quando, in un lungo tour, si apprende che la statua del David di Michelangelo dovrà fare tappa al museo di Springfield. Ancora una volta, a fare da icona per tutti gli atti visti è Marge, che in questa occasione muta il proprio modo di pensare. Infatti, i sopracitati attivisti decidono di fare battaglia affinché la statua di Michelangelo venisse censurata e venissero coperte le parti intime con un grande pantalone, per evitare di turbare i bambini che dovranno andare in gita a visitare il museo. (A tal proposito, I Simpson si dimostrano ancora una volta lungimiranti, se si pensa a quella che oggigiorno vien chiamata cultura della cancellazione, in inglese cancel culture, che prevede una pesante censura nei confronti di dichiarazioni, opere d’arte, persone e personaggi, e fenomeni socio-culturali appartenenti ad un’epoca passata, per renderli più appetibili ai giorni nostro, senza capire che ciò non solo non cancella/modifica il passato, ma cancella ogni consapevolezza di appartenere a due epoche differenti, con tutte le differenze del caso che ci possono essere, dettate anche dal progresso socio-culturale, per cui ciò che tempo addietro veniva considerato anche solo moralmente accettabile, oggi vien considerato addirettura illegale, o viceversa ciò che un tempo veniva considerato qualcosa di deprecabile, oggigiorno è stato rivalutato in maniera positiva).
Ha senso prendersela con I Simpson?
Sarebbe sbagliato credere che oggi la società sia caduta in basso (anche) a causa de I Simpson. Sarebbe una delle castronerie più grandi che si possa dare. Al contrario, I Simpson han sempre cercato di far riflettere chiunque volesse riflettere e avesse voglia di farlo, senza pregiudizio alcuno.
Del resto, la città di Springfield ha tutti i personaggi che si possano desiderare: dal dottore ciarlatano ai giudici, dal sindaco (non di rado sciupafemmine e corrotto) ai conduttori di radio e tv, dalla baby sitter al ricco miliardario e proprietario di una centrale nucleare, dal fervido cristiano credente e praticante al parroco, dal rabbino all’indiano che gestisce il jet market. A Springfield ci sono tutti, e tutti, nel corso degli episodi, sono responsabili di ciò che accade, e rappresentano tutti gli strati possibili e immaginabili della società. Tutt’altro che qualcosa di statico: una realtà che muta repentinamente e con molti cambi di scena. Non è un caso, pertanto, che I Simpson abbiano avuto tutto il successo che hanno avuto, tra alti e bassi e in mezzo a numerose critiche, ma riuscendo sempre a fare breccia nella società e facendo comunque parlare di sé.
Prendersela con I Simpson serve solo a distrarre l’attenzione da problematiche sociali più grandi che loro in primis nei loro sketch sollevano, a volte criticandoli, a volte semplicemente narrandoli e stimolando una reazione nello spettatore. Per quanto “scurrili” e “diseducativi” possano essere, non lo saranno mai più della realtà che ci circonda e dalla quale dovremmo realmente tenerci lontani per non farci inquinare da tutta la corruzione che c’è, cosa altamente utopica, praticamente impossibile da fare.
Nei Simpson c’è della filosofia, c’è dell’ironia, c’è dibattito, c’è la storia, c’è tanta ignoranza e anche un certo genio e un certo grado di intelligenza. Tuttavia fa sempre comodo parlare per luoghi comuni e unirsi al coro, perché uscire può fare male a sé stessi e alla propria felicità. Non pensare è sempre meglio: Homer stesso non sarebbe così tragicamente divertente se non fosse così stupido, divenendo forse il personaggio chiave di tutta la famiglia Simpson, con più sfaccettature, a volte anche in contrasto tra loro, e che ha dato la possibilità a molti di entrare in empatia con lui, senza tuttavia voler sminuire tutte le altre figure dei Simpson.
Homer e Bart.
Nella famiglia Simpson, potremmo tracciare un parallelismo tra padre e figlio, che all’interno della famiglia si potrebbe dire siano uno l’estensione dell’altro.
Si potrebbe riassumere il tutto con una frase: mai seguire l’esempio di Homer come padre, per non ritrovarsi dei figli come Bart.
Bart nella famiglia è l’unico figlio maschio oltre che il fratello più grande, ma che, tuttavia, non segue per nulla la regola che vuole i fratelli maggiori come esempi da seguire per i più piccoli.
Homer è un padre assente molte volte, che non brilla certo per genialità e intelligenza, e che spesso e volentieri si ritrova nei guai, anche a causa sua e della sua impulsività. Non è un ribelle, a differenza di Bart, ma solo un bambinone con un cuore tenero, un cuore d’oro, e lo vediamo in svariati episodi, come quello in cui, rivedendo alcuni episodi del passato (l’episodio verteva sulle prime parole pronunciate da Bart e Lisa), mette a letto la più piccola Maggie, sussurrandole delle parole dolcissime, o come nell’episodio in cui, alla domanda “perché avete le foto di Bart e Lisa, ma non di Maggie?”, risponde affermando di avere conservate tutte in un luogo in cui ha più bisogno di coraggio e forza, inquadrando poi il muro dinanzi alla sua postazione di lavoro alla centrale nucleare, nell’episodio visto come un luogo di grossi sacrifici e tante rinunce.
Bart invece è un ragazzo molto sveglio, non cattivo, ma costantemente alla ricerca di una bricconata da portare a termine, a volte affiancato dall’amico Milhouse.
A scuola Bart non rende, a differenza della sorella Lisa, e sono rari gli episodi in cui Homer e Marge decidano di imporre pugno duro nei confronti del figlio. In particolare, in un episodio delle prime stagioni, Bart, messo sotto torchio dal padre, riesce sempre a raggirare quest’ultimo.
Tuttavia, anche al di là dell’aria da duro, pure Bart, come Homer, dimostra più volte di avere dei sentimenti, che esterna in famiglia e non solo, come nell’episodio in cui, innamoratosi della figlioccia del reverendo, si assume (ingiustamente) le colpe per un furto commesso dall’amata.
Un attaccamento particolare tra i due emerge chiaramente anche nel film uscito nel 2007: dalle sfide che Homer propone a Bart (e viceversa) fino al litigio tra i due, dovuto all’idiozia di Homer, che Bart non di rado chiama per nome. Il litigio stesso si conclude positivamente, con la proposta, da parte di Homer, di compiere un’acrobazia folle in moto facendo tenere la bomba al figlio, da lanciare fuori dalla cupola sotto la quale la città di Springfield era stata rinchiusa dalla epa (ente protezione ambientale). Proprio qui Bart, dopo un lungo periodo di rinnegazione del padre, e dopo aver trascorso molto del suo tempo con Ned Flanders, perdona il padre con un’esclamazione felice: “quest’uomo mi conosce!”.
Marge e Lisa.
Un’altra coppia/connessione che è possibile descrivere è quello delle donne di famiglia: Marge e Lisa, la parte più razionale e propositiva della famiglia.
Le differenze tra madre e figlia tuttavia son tante. Per esempio, se Lisa tende sempre a esprimere la propria opinione, anche se dolorosa e negativa, nei confronti di fatti o persone, ma sempre con molta diplomazia e senza infierire, Marge al contrario, per principio tende a nascondere ogni opinione negativa, nella speranza che anche quella forma di supporto possa migliorare o, comunque non avere cali di autostima. In una puntata Marge sottolinea che questo è un modo d’essere intrinseco della sua natura.
Entrambe sono donne combattive però, ricche di ideali che emergono nel corso delle puntate, al di là che si sia d’accordo o meno. Marge, ad esempio, l’abbiamo già vista nella puntata relativa al politicamente corretto.
Spesso Marge e Lisa hanno cercato di riportare sulla corretta strada rispettivamente Homer e Bart, anche a costo di alzare la voce con loro.
Non di rado Marge ha momenti di crisi col marito, così come con la famiglia, portandola ad allontanarsi da essa, seppur temporaneamente, o ad allontanare Homer di casa, che è puntualmente riuscito a riconquistare con i suoi buffi e grotteschi modi di fare.
Lisa, invece, è il genio della famiglia: voti alti, a differenza del fratello, in tutte le materie (o quasi: in un episodio Lisa ha un’insufficienza in educazione motoria, e viene obbligata a scegliere uno sport da praticare), e mostra di avere un particolare interesse per la musica jazz, essendo anche sassofonista. Ciò che non tollera, tuttavia, è di essere seconda a qualcuno, quasi come ossessionata da un ideale di perfezione che non esiste.
Come detto, ad accomunare le due donne sono i forti ideali che hanno, e il fatto che ancora abbiano degli ideali è già una grande vittoria, se si considera quanta rozzezza dilaga nel mondo circostante a loro, e quanto poco ci sia di spirituale, e quanto ci sia di materialistico e futile che, per quanto più concreto di un ideale, se non sfruttato con coscienza può certamente portare all’autodistruzione del genere umano.
Homer e Marge.
In alcuni episodi, c’è stato modo di entrare anche nella famiglia Simpson prima della nascita dei pargoletti, mostrando come si siano conosciuti Marge e Homer, oltre a conoscere le famiglie dei due coniugi. Lui figlio di un padre solo, che in alcune puntate è stato raccontato come una specie di sciupafemmine; lei figlia di una madre conservatrice in una casa di sole donne in una famiglia che oggi potremmo dire “disfunzionale” in cui tanto la mamma, quanto le sorelle di Marge (le gemelle Patty e Selma) non di rado criticano acidamente e demoliscono le scelte di Marge, a partire dalla scelta di mettersi con Homer.
Homer stesso, al di là della sua stupidità, malsopporta le sorelle di Marge, che non hanno mai favorito o promosso la possibilità di instaurare un dialogo equo, sano, pacifico e privo di veleno. A fare da paciere è sempre Marge… O almeno ci prova.
In genere è proprio Marge a dover ingoiare tanti rospi nella vita coniugale, per le marachelle che combina il marito, ritornando tuttavia sempre tra le sue braccia. Un amore che non conosce fine, diremmo.
Non sempre il loro modo di essere genitori coincide: ciò è dovuto proprio al loro carattere individuale. Da una parte il quasi totale menefreghismo di Homer, e dall’altra parte Marge, che riesce ad imporre quel minimo di autorità in più, che il marito invece non riesce a imporre sulla famiglia.
Nelle prime stagioni, la storia d’amore di Marge non era con Homer, ma con .Arty, studente della scuola dove studiavano tutti e tre. Arty era invaghito di Marge, tanto quanto Homer, e sebbene Marge abbia pure provato a frequentarsi con .Arty, alla fine ha deciso di scegliere Homer, sempliciotto, ma sinceramente interessato alla propria amata, e sicuramente, per paradosso, meno strampalato e meno impacciato (e meno “molesto”) del suo rivale in amore.
E il coronamento del loro amore è stato proprio l’arrivo dei loro tre figli, con Maggie nata in un periodo di crisi familiare, e arrivata in maniera imprevista, tanto che la stessa Marge è stata inizialmente reticente nel dare la lieta novella ad Homer, che la apprende solo in seguito ad una bastardata organizzata dalle sorelle di Marge, che nonostante abbia chiesto loro di non far sapere nulla al marito, attuano un piano per fargli arrivare la notizia semplicemente comunicando la notizia alle due persone che a Springfield di più chiacchierano e diffondono chiacchiere e notizie.
Sebbene all’interno della coppia sia un genere Marge a dover recuperare Homer da sé stesso, talvolta capita il contrario, ovvero che sia Homer a dover ri-condurre Marge alla lucidità mentale, come nell’episodio in cui Homer, a bordo della macchina del commissario Winchester, si ritrova coinvolto in un inseguimento in cui ad essere inseguite sono un’amica di Marge e la stessa Marge al fianco, portata a fare compagnia ad una criminale per il suo grande bisogno di avere un rapporto di amicizia con persone al di fuori del nucleo familiare.
Bart e Lisa.
Anche Bart e Lisa sono un’altra coppia iconica nella famiglia: i classici fratello e sorella, spesso in conflitto tra loro, come accade in numerosissime famiglie, separati anche dalle loro anime, fortemente diversi: Bart ribelle, Lisa valorosa e idealista. Eppure, nonostante ciò, sono molti gli episodi in cui fanno prevalere il loro senso di fratellanza: dove non arriva la follia e la durezza di Bart, arriva la saggezza e la lungimiranza di Lisa; e viceversa, dove non può, Lisa, contrastare gli eventi con la sua perspicacia e con il suo equilibrio, ci pensa il fratello maggiore.
Bart e Lisa rispecchiano in pieno i ragazzi impopolari a scuola, quelli “senza infamia, né lode”: se Lisa colleziona tutti bei voti a scuola, avendo ben pochi rivali, dall’altra si ritrova sempre sola, chiusa nel suo mondo che poco si concilia coi valori del mondo circostante, col quale spesso si trova in conflitto, stessa cosa ma all’inverso vale per Bart, che non spicca di certo a scuola, collezionando una lunga serie di insufficienze, ma avendo ugualmente pochi amici, forse solo uno, Milhouse, con cui condivide molto del suo divertimento. Anche gli episodi di bullismo sono un’altra cosa che condividono: infatti, sia Bart che Lisa vengono tormentati in svariati episodi dai bulli e compagni di scuola. Scarpe appese all’albero, essere gettati nei bidoni dell’immondizia, pestaggi e “semplici” sfottò: è proprio così che i due fratelli diventano l’esempio di figli di una famiglia media non inseriti in alcun giro preciso.
Un episodio in particolare vede Lisa e Bart unirsi in un abbraccio fraterno: si tratta di Lisa sul ghiaccio, in cui gli ideatori mostrano una Lisa che, per far salire i suoi voti scolastici in educazione fisica, si ritrova a dover scegliere uno sport da praticare, che ricade su hockey su ghiaccio, nel ruolo di portiere. Così Lisa e Bart si ritrovano a praticare lo stesso sport ma in ruoli e squadre rivali: Lisa in porta e Bart come attaccante. Durante una partita in cui si ritrovano ad essere rivali, le due squadre sono ad un punteggio pari, 3-3. Quando il tempo sta per finire, Bart ha il dischetto davanti la mazza e deve solo concentrarsi a tirare per segnare. Tuttavia, dopo un’agguerrita partita passata a farsi guerra, i due pongono fine alla sfida ricordandosi di tutti i momenti in cui sono stati di aiuto l’uno per l’altra, e viceversa, concludendo la partita con un toccante abbraccio, tra i fischi del pubblico che sperava nel sangue fino alla fine della gara.
Le critiche alle ultime stagioni de I Simpson.
Nonostante I Simpson siano stati rinnovati fino al 2025, avviandosi verso i 1000 episodi totali (seppur molto lentamente, rimane pertanto una cifra molto lontana), sono molti a criticare le ultime stagioni, incolpando la serie di una serie di cambiamenti che hanno snaturato l’anima del programma.
Senza dubbio c’è la questione relativa al politically correct, che col tempo avrebbe avuto la meglio su quella scorrettezza degli albori, su quel linguaggio scurrile, irriverente, senza padroni delle prime stagioni. Un linguaggio che col tempo era già quasi estinto dopo le prime due o tre stagioni, pur rimanendo una serie irriverente, pungentemente critica nello spirito e nell’invenzione delle storie.
Anche le trame sono al centro delle critiche dei fan / delle persone, che sarebbero diventate troppo piatte e monotone, ripetitive e carenti di emotività, cose che si riscontravano maggiormente nelle prime stagioni.
Tuttavia, si tratta di critiche ricorrenti e costanti che accomunano tutte le produzioni seriali che si ripetono nel tempo, e poco importa se si tratti di critiche veritiere o no. Le persone infatti, generalmente, tendono ad affezionarsi alle cose con molta più facilità di quanto non facciano gli stessi creatori e ideatori, e ciò porta per conseguenza i fan a scongiurare qualsiasi tipo di cambiamento seppur minimo. Inoltre, specie se si interiorizzano certe cose da giovani, si associano automaticamente queste cose ai periodi di spensieratezza e leggerezza della propria vita, riempiendo di valore e di significato ciò che vediamo e sentiamo.
I Simpson dunque, checché se ne dica, sono numeri e successo, genio e sregolatezza, ma al contempo e per paradosso anche molto educativi alla vita di tutti i giorni. Ma qual è il vostro episodio preferito de
I Simpson
? Cosa ti ha colpito di più di questa serie televisiva? Fallo sapere con un commento!
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Piergiorgio Pulixi "La libreria dei gatti neri", presentazione di Salvina Pizzuoli
“Pulixi firma un giallo pieno di suspense e ironia che parla di libri e omaggia i classici del mystery, rendendo i lettori i veri protagonisti di questa storia.” (da Marsilio Libri) Il protagonista Marzio Montecristo, dopo una disavventura come maestro, decide di aprire una libreria specializzata nel genere giallo: Les Chats Noirs, nome in omaggio ai due gatti neri, Miss Marple e Poirot, che un…
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Recensione del libro “Fine della corsa” di Claudio Paglieri
Ho il piacere di ospitare sul sito un interessante consiglio di lettura della cara Collega, Avv. Sara Boringhieri.
Con “Fine della corsa” ritorna il commissario Marco Luciani, genovese d’origine ma trasferito a Barcellona ove ha iniziato una nuova vita e ove ha ormai un’altra routine dividendosi tra la gestione del figlio Alessandro, la nuova casa e un nuovo lavoro part time che gli permette di vivere. Senza contare il tempo che può dedicare ad uno dei suoi passatempi prediletti: gli allenamenti per la prossima maratona.
Proprio con questa scusa il protagonista decide di tornare a Genova per partecipare alla corsa organizzata in memoria delle vittime del ponte Morandi: arrivato a Camogli a casa della madre, tuttavia, interviene un “contrattempo” a scombinare i suoi piani e a fargli cambiare, anche se solo in parte, programma.
L’omicidio di una donna riaccende una passione che l’ex poliziotto pensava si fosse spenta del tutto e Luciani si accorge di quanto gli manchino le indagini. Così con una scusa decide di prolungare il suo soggiorno in Liguria e di rimandare la partenza per dare una mano al vecchio compagno, il commissario Calabrò, il quale sembra avere già trovato il colpevole perfetto: un ragazzo di colore senza nemmeno un alibi.
Luciani si troverà coinvolto in un’indagine all’ultimo respiro, combattuto tra pregiudizi e pietismo e si scoprirà a correre una maratona a tutto tondo e da correre in progressione.
Il libro mi è stato regalato da una cara amica l’anno scorso e confesso che già solo la copertina ha catturato immediatamente la mia attenzione. I toni del blu e i personaggi disegnati che richiamano i fumetti.
Ciò che colpisce è la leggerezza della narrazione, il libro è davvero scorrevole e anche la trama è ben strutturata. Tuttavia se da una parte il contenuto del libro rispecchia la vivacità della copertina, dall’altra spicca anche l’umanità dei singoli personaggi nell’affrontare ognuno la propria quotidianità, con l’ombra del Ponte Morandi a far da cornice.
L’autore, genovese anche lui, è abile nel gestire l’intreccio sia per quanto riguarda il “giallo” sia per quanto concerne i suoi protagonisti nella loro interiorità: al di là della soluzione del caso, ciò che affiora è la loro capacità di affrontare gli aspetti più diversi della propria vita e della propria emotività. Claudio Paglieri, a mio avviso, riesce a unire magistralmente ironia, leggerezza ed empatia alla trama vera e propria e al delitto da risolvere.
Paglieri stesso nel tempo libero è uno sportivo, corre e ha partecipato a qualche maratona, ha giocato a tennis e a calcio. Tramite il suo personaggio di carta ironizza su alcune “manie” degli sportivi quali ad esempio l’utilizzo di orologi specifici che contano passi, calorie, ore di allenamento, mantenendo viva la concentrazione di chi li indossa tramite messaggi e consigli costanti.
Per contro, sottolinea con empatia anche aspetti più emozionali: basti pensare al quel 14 agosto 2018, molto presente nel libro a partire proprio dalla maratona dedicata per arrivare ai diversi modi di reagire dei protagonisti di fronte alle proprie fragilità.
Una sorpresa ulteriore è arrivata nei ringraziamenti: confesso che concluso un libro non li leggo quasi mai, generalmente si tratta di un elenco di nomi privi di ogni significato per un lettore estraneo. Questa volta non so cosa mi abbia spinta a girare pagina e leggerli: l’autore conclude lasciando un indirizzo mail suo personale invitando i lettori ad utilizzarlo per inviare suggerimenti, recensioni, critiche e via dicendo. Non me lo sono fatta dire due volte: ho scritto a Claudio Paglieri e lui in persona mi ha risposto con una mail accurata. E ciò ha costituito un ulteriore punto a favore: un autore che si mette in gioco al punto da lasciare un recapito e rispondere ai messaggi dei suoi lettori è una perla rara.
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In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti".
Oggi l'opera prescelta è "La misura dell’uomo" di Marco Malvaldi.
Ottobre 1493. Firenze è ancora in lutto per la morte di Lorenzo il Magnifico. Le caravelle di Colombo hanno dischiuso gli orizzonti del Nuovo Mondo. Il sistema finanziario contemporaneo si sta consolidando grazie alla diffusione delle lettere di credito. E Milano è nel pieno del suo rinascimento sotto la guida di Ludovico il Moro.
A chi si avventura nei cortili del Castello o lungo i Navigli capita di incontrare un uomo sulla quarantina, dalle lunghe vesti rosa, l’aria mite di chi è immerso nei propri pensieri. Vive nei locali attigui alla sua bottega con la madre e un giovinetto amatissimo ma dispettoso, non mangia carne, scrive al contrario e fatica a essere pagato da coloro cui offre i suoi servigi. È Leonardo da Vinci: la sua fama già supera le Alpi giungendo fino alla Francia di re Carlo VIII, che ha inviato a Milano due ambasciatori per chiedere aiuto nella guerra contro gli Aragonesi ma affidando loro anche una missione segreta che riguarda proprio lui. Tutti, infatti, sanno che Leonardo ha un taccuino su cui scrive i suoi progetti più arditi - forse addirittura quello di un invincibile automa guerriero - e che conserva sotto la tunica, vicino al cuore. Ma anche il Moro, spazientito per il ritardo con cui procede il grandioso progetto di statua equestre che gli ha commissionato, ha bisogno di Leonardo: un uomo è stato trovato senza vita in una corte del Castello, sul corpo non appaiono segni di violenza, eppure la sua morte desta gravi sospetti... Bisogna allontanare le ombre della peste e della superstizione e in fretta! E Leonardo non è nelle condizioni di negare aiuto al suo Signore.
A cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci, Marco Malvaldi gioca con la lingua, la scienza, la storia, il crimine e ridà vita al suo genio tra le pagine immaginando la sua multiforme intelligenza alle prese con le fragilità e la grandezza dei destini umani. Un romanzo straordinario, ricco di felicità inventiva, di saperi e perfino di ironia, un’indagine sull'uomo che più di ogni altro ha investigato ogni campo della creatività, un viaggio alla scoperta di qual è - oggi come allora - la misura di ognuno di noi.
Marco Malvaldi si cimenta con il giallo storico e lo fa a suo modo, con la sua ironia e con un dialogo diretto tra narratore e lettore, facendo emergere il contrasto tra il periodo storico raccontato e l’attualità del linguaggio moderno, dove dissemina termini anacronistici ma azzeccati, come internet o influencer, sondaggi o statistiche. Gli stessi personaggi descritti sono a tratti ironici e lontani dall'immaginario collettivo ma, del resto, lo stesso autore afferma che “è sbagliato pensare che i personaggi storici fossero consapevoli di essere personaggi storici”. Anch'essi sono stati esseri reali, quindi caratterizzati da sentimenti e passioni e vizi naturalmente umani. C'è spazio per amori, tradimenti, parolacce e anche un Leonardo da Vinci un poco svampito e distratto che si aggira con aria da sognatore. Tutto questo non rende meno credibile la storia, anzi! Si percepisce chiaramente che dietro “La misura dell’uomo” si cela un approfondito lavoro di ricerca sul periodo storico e, in particolare, sulla Milano di quel tempo. Insomma, siamo molto lontani dalle atmosfere del Bar Lume a cui Malvaldi ci aveva abituato.
Marco Malvaldi (1974) è uno scrittore italiano. Ricercatore presso l’Università di Pisa (Dipartimento di Chimica biorganica), nel 2007 ha pubblicato “La briscola in cinque”; accolto con favore da critica e lettori, il romanzo è il primo di una serie di gialli (nota come ciclo del BarLume) di cui fanno parte “Il gioco delle tre carte” (2008), “Il re dei giochi” (2010), “La carta più alta” (2012) e “Il telefono senza fili” (2014). Nel 2011 sono usciti “Scacco alla Torre” (un’atipica guida alla scoperta di Pisa) e il giallo storico Odore di chiuso, mentre sono del 2012 “Come i fumi confusi” e “Milioni di milioni” e del 2013 “Argento vivo”. Nel 2014 ha pubblicato la guida enogastronomica letteraria “La famiglia Tortilla” e, in collaborazione con D. Leporini, il saggio “Capra e calcoli. L'eterna lotta tra gli algoritmi e il caos” e ha scritto uno dei racconti contenuti nel volume “Vacanze in giallo”, mentre sono del 2015 il testo “Leonardo e la marea”, realizzato in collaborazione con S. Bruzzone, il thriller “La tombola dei troiai”, il saggio “Le regole del gioco. Storie di sport e altre scienze inesatte” e il romanzo “Buchi nella sabbia”. Dal 2015 collabora con il Domenicale de “Il Sole 24 ore”. Tra i suoi lavori più recenti vanno segnalati, tutti pubblicati nel 2016, il romanzo “La battaglia navale”, il saggio “L'infinito tra parentesi. Storia sentimentale della scienza da Omero a Borges”, la raccolta di racconti “Sei casi al BarLume” e uno dei racconti dell'antologia “Il calcio in giallo”; nel 2017, “Le due teste del tiranno. Metodi matematici per la libertà”, “Negli occhi di chi guarda” e “L'architetto dell'invisibile ovvero come pensa un chimico”; nel 2018, i romanzi “A bocce ferme” e “La misura dell'uomo” e il saggio sull'umorismo “Per ridere aggiungere acqua”; nel 2019, “Vento in scatola” (con G. Ghammouri) e “Caos. Raccontare la matematica” (con S. Marmi); nel 2020, “Il borghese Pellegrino” e “La direzione del pensiero. Matematica e filosofia per distinguere cause e conseguenze”; nel 2021, con P. Cintia, “Rigore di testa” e “Chiusi fuori” (con S. Bruzzone, 2022).
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ELLES FONT L’ABSTRACTION
Visitando la mostra del Centre Pompidou di Parigi, “Elle font l’abstraction”, ora in viaggio verso il Guggenheim di Bilbao, non ho potuto fare a meno di pensare che , quando nel 1980 ho visitato a Milano “L’altra metà dell’Avanguardia”, la curatrice della mostra del Beauborug, Christine Macel, aveva undici anni. La mostra di Milano, allora curata da Lea Vergine, fu una novità assoluta nel campo delle grandi mostre. “Elles font l’abstraction” è, negli intenti, una mostra molto molto simile, e riserva piacevolissime novità nei pezzi esposti. Il modernismo artistico passa attraverso la creazione al femminile e se questa non può essere una grande scoperta, è piacevolissimo passare in rassegna i nuclei tematici che compongono l’esposizione: simbolismo sacro, danza e astrazione, Bauhaus, Espressionismo astratto, scienza e fotografia, e i “focus” sulle singole artiste. L’astrattismo, è la tesi dei curatori, non proviene da un processo unico o univoco, ma da un insieme di flussi, di energie, di ispirazioni diverse, che coprono un spettro temporale che si sviluppa dall’Ottocento fino al 1980 (che, ironia della sorte, è l’anno della famosa mostra milanese di Lea Vergine). E allora diamo una sbirciata, non troppo veloce, a ciò che è appeso alle pareti del Centre. Colpisce e molto l’opera, datata 1862, di Georgiana Houghton fondatrice del cosiddetto “Simbolismo Sacro”, dove una fitta rete di simbologie, rende le opere, coacervi di indicazioni, raccomandazioni, precetti; qui il giallo sta per la saggezza, il blu per la speranza e la verità, il rosso per la carità e l’amore. Una gouache, che se estrapolata da queste un po’ troppo rigide e pesanti simbologie, risulta essere una gioiosa novità visiva. Geometriche e rigorose le opere di Hilma af Klint, così come saettanti e futuristici sono i quadri di Helen Saunders, straordinaria e poco conosciuta artista degli anni Venti. L’astrazione pura compare già nel 1914 con le tele di Vanessa Bell: “Abstract Painting” proprio di quell’anno è di grande impatto. Ma se c’è una artista assolutamente stupefacente, questa è la sovietica Lioubov Popova; esposta una sua rutilante “maquette” per l’opera “Le Cocu magnifique” di Crommelynck del 1922, forse la più bella opera in mostra. A far compagnia alla Popova ecco i disegni di costumi di Varvara Stepanova. E che dire se non ammutolire di fronte alla bellezza misurata della testina di Sophie Taeuber-Arp, artista di spicco del gruppo “Cercle e Carré” che nel suo nome racchiude già tutto il rigoroso manifesto programmatico. Ci vorrebbe un bel po’ per passare in rassegna tutte le opere di questa magnifica mostra e occorrerebbe lo spazio per la pubblicazione di un’adeguato apparato iconografico. Accontentatevi di queste piccole considerazioni e magari mettete in programma un viaggio a Bilbao, almeno per vedere, le uniche cose che valgano davvero la pena di essere viste: la mostra dal titolo titolo “Mujers de l’Abstraccion” e l’avviluppante Guggenheim Museum progettato da Frank Gehry; per vederla avete tempo dal 22 ottobre al febbraio 2022.
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Lista di Romance per principianti
Mi sono posta la domanda: quali sarebbero i romance più adatti per approcciarsi a questo genere? In realtà uno potrebbe iniziare a leggere romance con qualunque libro di questa categoria vastissima, ma secondo me, quali sarebbero i libri più adatti come introduzione o assaggio a questo genere?
E mi sono data una risposta in forma di lista.
Troverete qui sotto infatti una piccola lista di romance storici che secondo me potrebbero essere un buon punto di inizio per un nuovo lettore.
Ho inserito romance classici con trame classiche, autrici più nuove e moderne del genere, scrittrici cult del mondo rosa, trame gialle, un esempio di romance ambientato nell’america di fine 800′. Insomma ho cercato di raccogliere alcuni esempi di romance che secondo me potrebbero attirare le nuove generazioni e dare loro anche una piccola idea della vastità del genere. Ho scelto trame abbastanza semplici e brevi in alcuni casi. Non ho voluto colpire i nuovi lettori subito con i capolavori del genere, tranne uno. Quelli verranno a seguire.
Lista per principianti:
La sposa del diavolo (Devil’s bride) di Stephanie Laurens
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Trama: Quando Devil, il ribelle rampollo della ricca famiglia Cynster, viene sorpreso in atteggiamento compromettente con la governante Honoria Wetherby, l'uomo stupisce tutti domandandole di sposarlo. Nessuno si era mai sognato che lo scapolo più corteggiato d'Inghilterra si sarebbe messo l'anello al dito così facilmente. Honoria, però, non ha nessuna intenzione di accettare. Certo, Devil le piace, e molto, ma per lei l'amore è un'altra cosa. Possibile che possa sbagliarsi…?
La mia opinione: buon esempio di trama clasica del romance, scritta bene, semplice, lineare e con un’eroina non moderna ma di animo moderno.
Fidanzati per finta, Mary Balogh
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Trama: Il conte e la contessa di Clifton sono separati ormai da molti anni, ma ora che la figlia si è fidanzata con quello che secondo loro non è l'uomo giusto per lei, sono costretti a unire le forze per salvare la fanciulla da una vita infelice. L'ultima cosa che però potrebbero immaginare è che il fidanzamento organizzato da Sophia con lord Francis Sutton sia stato orchestrato solo al fine di farli riunire.
La mia opinione: uno dei romance forse meno conosciuti della balogh, che dovevo mettere comunque in lista. Estremamente semplice e breve, ma con una trama carina che ricorda il film Disney “Trappola per genitori”.
Avventura (Reckless), di Amanda Quick
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Trama: Phoebe Layton, figlia minore del conte di Clarington, non avrebbe mai immaginato che il fiero Gabriel Banner fosse in realtà un galante gentiluomo! Dopo essere stato assoldato con l'inganno dalla ragazza per scoprire l'identità del pirata che avrebbe ucciso un suo vecchio amico entrando in possesso del prezioso manoscritto che custodiva, Gabriel, amante di antiche leggende cavalleresche, si invaghisce subito di lei e la conquista con un bacio appassionato. Ma il temperamento della giovane Phoebe sembra contrastare con l'animo del novello trovatore. Almeno finché Gabriel non scopre la verità…
La mia opinione: dovevo inserire in lista per forza anche manda Quick una delle mie autrici preferite. Questo romanzo può ben esemplificare ad un novizio del genere una trama più avventurosa con una punta di giallo e molta ironia.
Duchessa e amante (Duchess by Day, Mistress by Night), di Stacy Reid
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Trama: Georgiana, giovane vedova del duca di Hardcastle, non desidera risposarsi, ma sta considerando l’idea di scegliersi un amante. Quando conosce Rhys Tremayne, un uomo affascinante e misterioso che traffica in segreti e informazioni, tra i due scoppia un’attrazione immediata. Per Georgiana, tuttavia, è impensabile intrattenersi con una persona con una reputazione simile! Ma quando suo figlio viene rapito, è a lui che si rivolge per avere aiuto e questi riesce a salvarlo, rivelandole un lato del suo carattere che non avrebbe immaginato. Iniziano così una relazione clandestina, fingendo in pubblico di conoscersi appena, mentre in privato il loro rapporto diventa sempre più libero, intimo e profondo…
La mia opinione: io non la amo tantissimo, trovo scriva in modo troppo moderno per i miei gusti in fatto di romance, ma è molto amata dai millenials e i suoi personaggi non sono mai antipatici, fuori dalle righe e troppo moderni, ma non antipatici.
Un amore proibito (Guilty Pleasure), di Laura Lee Guhrke
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Trama: Tremore Hall, residenza del duca Anthony Courtland, è un luogo d'immenso valore: in Gran Bretagna non esistono resti romani pari ai mosaici lì rinvenuti, ma non sono quelli gli unici tesori che Daphne Wade è stata capace di scoprirvi. La giovane archeologa, dall'aspetto apparentemente dimesso ma dai grandi sogni d'amore, oltre ai reperti che deve restaurare e catalogare per la collezione di lord Anthony ha trovato qualcosa di più prezioso: l'attrazione per il duca. L'amore, come lo intende Daphne, è qualcosa di piacevole, caldo e tenero; per Anthony, invece, esiste solo il lavoro e certamente i sentimenti non sono una priorità. E nemmeno l'abbandonarsi al piacere dei sensi, almeno finché lei…
La mia opinione: classica trama romance del brutto anatroccolo che diventa cigno e poi scritta dalla Guhrke, cosa chiedere di più?
Sognando te (Dreaming of you), di Lisa Kleypas
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Trama: Al riparo nel suo cottage di campagna Sara Fielding passa il tempo a creare storie che fanno sognare. La sua vita tranquilla viene sconvolta quando, spinta dalla curiosità, Sara entra in contatto con il bellissimo Derek Craven, che è riuscito a uscire dalla povertà estrema della sua infanzia e ora è il re della più prestigiosa casa di gioco londinese. Derek è diventato ricco, ma anche sospettoso, duro di cuore; e quando la dolce, innocente, beneducata Sara Fielding entra nel suo mondo pericoloso qualcosa cambia. La ragazza timida e bruttina si scopre una donna di gran fascino, mentre il cinico Derek impara a cedere alle lusinghe e alle promesse dell’amore…
La mia opinione: almeno un grande classico in questa classifica dovevo metterlo e ho scelto Lisa Kleypas, quale modo migliore per approcciarsi al genere romance?
Un matrimonio d’affari (The duchess deal), di Tessa Dare
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Trama: Un duca deturbato in guerra ha bisogno di una moglie che gli dia un erede. Dal momento che si crede un mostro crede che nessuna donna possa amarlo, perciò qualunque donna andrà bene. Anche la sarta che è venuta a pretendere da lui un risarcimento per l'abito da sposa che ha confezionato per la sua ex promessa sposa e che quella non le ha mai pagato perchè le nozze sono saltate....dopo che l'ha visto al ritorno dalla guerra.
La mia opinione: anche Tessa Dare è una delle nuove leve del panorama romance, una voce nuova, ma che scrive in modo classico, delle trame lievemente più moderne, ma non troppo e anche ironiche. A me piace molto.
Solo di notte (His at night), di Sherry Thomas
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Trama: Elissande Edgerton è una donna disperata, prigioniera nella casa dello zio tiranno. Solo attraverso il matrimonio può sperare di riprendersi la libertà che desidera. Ma come trovare l’uomo giusto? La scelta ricade su lord Vere, un agente segreto del governo che sotto le mentite spoglie di scapolo innocuo ha stanato alcuni dei criminali più subdoli di Londra. Niente però può metterlo in guardia dalle trame di Elissande. Costretti a un matrimonio di convenienza, i due scoprono di avere ciascuno un piano segreto. La seduzione è la loro unica arma contro un oscuro segreto del passato: impareranno a fidarsi l’uno dell’altra, abbandonandosi ai piaceri della passione?
La mia opinione: anche Sherry Thomas rappresenta una voce più moderna del romance e sceglie ambientazioni e persoanggi più moderni delle colleghe a volte e molto anticonformisti. non è nelle mie corde come autrice a volte la trovo troppo...troppo pathos, troppe complicazioni di trama ecc...ma è senza dubbio una autrice che potrebbe piacere secondo me ai nuovi lettori di oggi.
Verso l’amore (Always and Forever), di Beverly Jenkins
Link acquisto ebook: https://amzn.to/3wmKCBR
Trama: Volitiva e indipendente, l’ereditiera Grace Atwood non è tipo da piangersi addosso. Abbandonata dal promesso sposo neppure mezz’ora prima della cerimonia, decide di lasciare per qualche mese la banca che dirige a Chicago: condurrà una carovana di sole donne fino a Kansas City, dove sono attese da uomini sposati per corrispondenza. Ha bisogno però di una guida esperta, e l’affascinante e sfacciato Jackson Blake è l’uomo giusto, in ogni senso. Si dimostrerà infatti il solo a saperle tenere testa, e allo stesso tempo capace di portare alla luce la donna sensuale che si cela in lei. Ma Jackson, perseguitato dal demoni del proprio passato, sembra non poter offrire a Grace altro che una vita in fuga…
La mia opinione: questo titolo è in elenco come esempio di romance ambientato in altra epoca e altro luogo che non sia l’Inghilterra regency. E poi perchè io amo i romance con spose per corrispondenza. Mi sembrava giusto proporre ai novizi del generea nche qualcosa di molto diverso.
Il signore dei mari (The Game), di Brenda Joyce
Link acquisto ebook: https://amzn.to/3wtl32c
Trama: Dopo cinque anni trascorsi senza ricevere notizie dal padre, la bellissima Katherine FitzGerald riesce a lasciare il convento francese dove è stata educata e a salpare per l’amata Irlanda. Ma la nave su cui viaggia viene abbordata dai pirati, e Katherine viene fatta prigioniera da Liam O’Neill, il famigerato Signore dei Mari. Costretta a seguire l’attraente e arrogante carceriere fino alla sontuosa corte di Elisabetta I, la fanciulla si ritrova imbrigliata in una rete di segreti e congiure, che fanno di lei l’importante pedina di un gioco molto pericoloso. Un gioco che Liam è deciso a portare a termine, e a vincere, anche se questo significa sacrificare tutto ciò che ha di più caro…
La mia opinione: questo l’ho inserito per mettere in lista nche un titolo piratesco, perchè cosa c’è di più tipicamente romance del venire rapita da un pirata’. E poi Brenda Joyce è una garanzia e se il nuvo letttore di romance scoprirà di amrla come stile, avrà moltissimi libri tra cui scegliere.
#Brenda Joyce#Stephanie Laurens#Beverly Jenkins#sherry thomas#Tessa Dare#lisa kleypas#Laura Lee Guhrke#stacy reid#Mary Balogh#Amanda Quick
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Abbaiare alla Luna di Valeria Corciolani: Un Intrigante Spin-Off con l'Ispettrice Piera Jantet. Recensione di Alessandria today
Valeria Corciolani ci trasporta in una nuova indagine piena di misteri, segreti e colpi di scena tra i boschi di Aosta.
Valeria Corciolani ci trasporta in una nuova indagine piena di misteri, segreti e colpi di scena tra i boschi di Aosta. Abbaiare alla Luna segna un emozionante spin-off della famosa serie La colf e l’ispettore, portando l’ispettrice Piera Jantet al centro della scena in un’indagine avvincente e ricca di tensione. Ambientato in una fredda sera di maggio, il romanzo si apre con il ritrovamento del…
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#Ioleggoacasa... (soprattutto) durante le feste!
È inverno, il tempo è uggioso, ci sono le restrizioni, perché dovremmo uscire? Fortunatamente le biblioteche hanno riaperto, anche se solo per il ritiro dei libri prenotati, almeno per il momento, secondo le modalità indicate nel nostro sito https://milano.biblioteche.it/. Ricordiamo che è stato attivato anche un servizio di consegna a domicilio per gli over 70 e per chi non avesse la possibilità di recarsi personalmente in biblioteca. Last but not least, siamo stati travolti da una valanga di libri nuovi, tra i quali, ‘cogliendo fior da fiore’, scegliamo quelli da consigliare.
Uscito nel 2019, ma appena arrivato nelle biblioteche il romanzo di Massimo Carlotto La signora del martedì (questo titolo non ci ricorda forse I giovedì della signora Giulia di Piero Chiara, da cui fu tratto uno sceneggiato Rai, naturalmente presente nel nostro Sistema?): un attore porno ‘declassato’ al ruolo di gigolò trascina l’esistenza aspettando il martedì, giorno in cui una donna misteriosa retribuisce le sue prestazioni. Questo libro ci offre il destro per elogiare la nuova serie L’alligatore appena trasmessa da Rai 2, tratta dai gialli di Carlotto che ne cura anche la sceneggiatura: complimenti davvero, ben fatta, ottimamente interpretata, colonna sonora per palati fini (come commenta il protagonista stesso: “Il blues non è per tutti”) e magnifica fotografia, con la laguna veneta in HD mai vista così bella!
Fresco fresco di biblioteca è La banda Gordon di Marco Dell’Omo: un romanzo corale, ricco di avventure, anche molto divertenti, e di personaggi, ambientato nell’epoca fascista, periodo che sembra ispirare quanto altri mai i nostri scrittori contemporanei. “Un generale ormai anziano ripercorre la giovinezza trascorsa durante la guerra sulle montagne d’Abruzzo. Con lui una banda di coetanei decisa a vendicare il fumetto preferito (Flash Gordon) incappato nella censura fascista.” Sull’argomento consigliamo anche questo articolo relativo alla storia della casa editrice Nerbini di Firenze che il 14 ottobre 1934 pubblicò il primo numero di «l’avventuroso» che ospiterà per qualche anno Flash Gordon (e anche Mandrake e The Phantom, poi ribattezzato, più ‘italianamente’ L’uomo mascherato) per sostituirlo nel 1938 con I tre di Macallè, fumetto più in linea con l’ideologia del regime ma di minore impatto sul pubblico.
Come sempre ambientato a Milano, e in particolare nella zona di Porta Venezia, Arrigoni e il delitto in redazione di Dario Crapanzano: un capo redattore viene trovato con la gola squarciata e il commissario Arrigoni, sbirro sui generis, è chiamato a indagare. L’ultimo giallo di Crapanzano (che purtroppo ci ha lasciato nel mese di ottobre), forse anche il più autobiografico, perché ambientato nel mondo dell’editoria che l’autore conosceva bene. “Milano e l’editoria milanese hanno perso tanto, ma i lettori potranno ancora una volta deliziarsi con l’ultima delle storie di Arrigoni e di Crapanzano, scritta come sempre con garbo, con ironia, con passione e con lungimiranza. Un giallo vero, classico, con la giusta suspense e il giusto finale, un giallo come se ne trovano ormai pochi.”
Un’opera prima di grande successo (Premio Italo Calvino) è il giallo meta-letterario Notturno di Gibilterra del giovane Gennaro Serio. “Sospinto da uno stile versatile e sorprendente, Notturno di Gibilterra mette in atto un furibondo sabotaggio del genere più letto e amato: il giallo ... Un ‘ipergiallo’ giocoso e diabolico che attraverso una sapiente rete di divertiti omaggi e ghiotte citazioni porterà il lettore dai canali delle Fiandre al Baltico, dall’Accademia di Svezia alla Patagonia, per approdare infine a Gibilterra, dove marginali poeti allo sbando rivendicano uno spazio a quella materia incandescente che è la letteratura.”
È stato definito romanzo di ‘deformazione’ I cariolanti di Sacha Naspini, ambientato nella campagna toscana: un disertore della Grande Guerra si nasconde in una tana nel bosco insieme alla moglie e al figlio Bastiano, il vero protagonista della storia. Bastiamo cresce in mezzo alla natura, si innamora, sperimenta il carcere e poi il secondo conflitto mondiale: una vita intera da animale braccato, in preda agli istinti più primordiali, alla ricerca di tutto quello che gli è mancato nella vita.
Per quanto riguarda la sezione di saggistica, ecco le nostre proposte. Una novità interessante e curiosa è la collana, presente nel nostro Sistema, Passaggi di dogana, di cui vi segnaliamo solo qualche titolo: A Londra con Sherlock Holmes, A Parigi con Colette, A Roma con Alberto Sordi, A Dublino con James Joyce, La Genova di De André, A Napoli con Totò. Un approccio diverso per approfondire la geografia e la storia di alcune grandi città.
Un mito è sempre fonte di ispirazione e in questo caso Vanna Vinci ha elaborato la leggenda del più grande soprano di tutti i tempi in una versione a fumetti, in cui la protagonista appare come un personaggio da tragedia greca (la sua interpretazione in Medea di Pasolini è memorabile) con tanto di coro in sottofondo. Io sono Maria Callas è un modo sicuramente originale per rileggere la biografia di una figura leggendaria e indimenticabile.
L’Italia di Mussolini in 50 ritratti di Paolo Mieli e Francesco Cundari: una angolazione ‘atipica’ per analizzare, anche con il contributo delle illustrazioni di Ivan Canu, uno dei periodi più controversi della nostra storia: chi era Mussolini, quale Italia ha preso in mano e come l’ha restituita, quali sono i personaggi che hanno influito sulla sua ascesa, sul rafforzamento del suo potere e chi invece lo ha combattuto? Questi sono gli interrogativi a cui gli autori cercano di dare una risposta.
“Imbalsamare i greci e i romani li ha privati della loro forza, cioè della loro conflittuale modernità” scrive Luciano Canfora nella nota introduttiva a Vivere con i classici. E proprio la conflittuale modernità dei classici è il tema di questo libro: racconti e riflessioni di diversi scrittori contemporanei in forma narrativa. Alicia Giménez-Bartlett, Francesco Cataluccio, Daria Galateria, Fabio Stassi, Roberto Alajmo, Scott Spencer si sono impegnati in questa moderna versione della difesa dei classici, dal momento che, ormai, anche Perché leggere i classici di Italo Calvino è diventato un classico… Ma cos’è un classico? Una garanzia, nell’incertezza del tempo presente.
E a proposito di classici, come abbiamo ricordato in un post precedente, Sellerio sta ripubblicando, tra gli altri autori, Graham Greene, di cui citiamo Una pistola in vendita, della serie I divertimenti. Il titolo si riferisce a un killer incaricato di commettere uno spietato omicidio. Ma questo è l’unico dettaglio che il libro ha in comune con altri dello stesso genere, Greene è infatti originalissimo nel tratteggiare la figura del sicario (secondo le sue stesse parole, è compito dello scrittore saper “rendere simpatiche persone che non hanno alcun diritto alla simpatia”), come originale e avvincente è la storia, ambientata alla vigilia della guerra. Imperdibile!
L’ultimo altro giallo di Andrea Vitali, della serie I casi del maresciallo Ernesto Maccadò, è Nessuno scrive al Federale (titolo ricalcato da Nessuno scrive al colonnello di García Márquez). Diversi avvicendamenti di segretari della sezione locale del partito a Bellano, la città più inquieta tra quelle che punteggiano le rive del lago di Como, letterarie per eccellenza.
Dulcis in fundo, la storia di un bibliotecario part-time, al quale il Comune di Timpanara per cui lavora affida il doppio incarico di guardiano del cimitero. “Lettore dalla vivida immaginazione, Astolfo Malinverno mescola le storie dei romanzi – per i quali inventa nuovi finali – con quelle dei compaesani, dei forestieri, dei lettori della biblioteca e dei visitatori del cimitero, dei vivi e degli estinti.” Malinverno di Domenico Dara è un romanzo per chi ama i libri, la fantasia, le storie d’amore, il mistero.
Ancora i migliori auguri di Buone Feste da tutti noi!
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Il Ciclo dei Vedovi Neri è composto da sei gustosissimi libri gialli pubblicati da Asimov nel corso di alcuni decenni. Scopriamo meglio di cosa si tratta.
Chi sono i Vedovi Neri di Asimov
Già nello schema, sempre identico, delle vicende via via narrate si dimostra l’impeccabile forma mentis scientifica di Asimov.
I Vedovi Neri appartengono a un club immaginario. Ne fanno parte sei stimati e colti professionisti che una volta al mese si riuniscono per chiacchierare amabilmente, serviti dal cameriere Henry, membro onorario del club, che prepara loro squisiti manicaretti.
Ma davvero i Vedovi si riuniscono solo per chiacchierare amabilmente? Non proprio. A ogni incontro, a turno, uno dei sei amici presenta agli altri un mistero da risolvere. E il mistero sarà incarnato dall’ospite di turno, estraneo al club, che racconterà una vicenda capitatagli, di cui non sa darsi spiegazione.
Il taciturno Henry
Ed è qui che il lettore viene travolto dalla prodigiosa scrittura e dall’intelligenza del maestro della fantascienza.
Al di là dello stile semplice e godibilissimo, in ogni racconto (in genere ce ne sono dodici per raccolta) l’ospite è incalzato dalle domande dei Vedovi, che formulano ipotesi più o meno articolate, ma sempre distanti dal vero.
Nel frattempo il cameriere Henry, con impareggiabile aplomb, serve loro le vivande e ascolta. Oltre la metà del racconto, quando i Vedovi sembrano ormai arresi perché incapaci di risolvere il mistero, Henry getta lì una domanda svagata.
Subito il cameriere viene affettuosamente preso in giro dai commensali. Salvo poi introdursi un’altra volta nel discorso, pochi minuti dopo, e sciorinare un ragionamento perfettamente oliato. Sarà sempre Henry a indovinare il mistero!
Agli ospiti, sfiniti dai loro ragionamenti a vuoto (oltre che sazi e vagamente avvinazzati), non resta che complimentarsi con l’acume del loro infallibile cameriere.
Il ruolo attivo del lettore
I racconti dei Vedovi Neri sono prodigiosi per più di un motivo. Intanto, grazie alla felicissima penna di Asimov. Abbiamo imparato dai suoi libri di fantascienza (ma anche da quelli di divulgazione scientifica) quanto sia preziosa la sua ironia, quanto limpido e semplice ogni suo ragionamento, quanto vivida la caratterizzazione dei personaggi.
Ma questi racconti gialli hanno uno straordinario elemento in più. Ogni volta, il lettore è messo nelle condizioni di poter risolvere il mistero. In alcune storie la soluzione risiede in piccoli giochi matematici, in altre in doppi sensi linguistici, eccetera.
Al non piccolo (né frequente) godimento di regalarsi la lettura di pagine scritte in modo impeccabile, e di immergersi in un giallo che funziona al millimetro, si aggiunge quindi la componente agonistica: riuscirà il lettore a risolvere il mistero, accettando di gareggiare col temibile ingegno del grande Asimov?
I Vedovi Neri: un Isaac Asimov in perfetta forma
Nei racconti dei Vedovi Neri ritroviamo un Isaac Asimov in grande spolvero.
La cosa che più sorprende è che qui la mentalità scientifica dell’autore è stata versata per intero nel genere giallo. A quel punto, si potrebbe pensare, Asimov avrà corso il rischio di produrre testi geometrici, freddi, monotoni. Niente di più lontano dal vero.
Ogni racconto dei Vedovi Neri pulsa di vita, ironia, sarcasmo, anche di saggezza e disincanto. E poi c’è il meccanismo giallo, che non fa mai una piega. Anche il tipo di sfida che Asimov lancia al lettore è sempre calibrato con maestria: nessun mistero è mai impossibile né mai troppo facile da risolvere.
La vicenda editoriale
Il ciclo dei Vedovi Neri di Asimov stupisce per un altro motivo. I sei libri sono stati pubblicati in un arco temporale che va dal 1974 al 1990.
A dire il vero il sesto e ultimo libro, ancora inedito in Italia, è uscito postumo negli Stati Uniti nel 2003. Come se lo scrittore, biochimico e divulgatore (e in un certo senso visionario) non avesse mai dato eccessiva importanza a questi piccoli gioielli.
Per i molti che, ci auguriamo, desiderano adesso scoprire un aspetto inedito (ma imperdibile) dell’Asimov narratore, ricordiamo che i cinque volumi del ciclo dei Vedovi Neri sono stati pubblicati in lingua italiana da Minimum Fax.
Chicca per i collezionisti: i primi quattro volumi, ormai quasi introvabili, sono usciti in precedenza presso altri editori. In ordine cronologico, il primo (“I racconti dei vedovi neri”) per Sonzogno nel 1975, il secondo per Rizzoli nel 1982, il terzo e quarto per Mondadori, rispettivamente nel 1983 e 1986.
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120, rue de la Gare Prendo a prestito il titolo di questo trafiletto, 120, rue de la Gare, da un omonimo romanzo uscito miracolosamente (rispetto alla censura militare, e quale censura!) nella Francia occupata dai nazisti, benché trattasse e dei campi di prigionia dei soldati francesi e delle costrizioni di guerra a carico dei civili, per tentare di stendere qualche appunto sull’autore di quel libro, Léo Malet, che anche nella vita reale ebbe traversie non indifferenti. Mi affido casualmente alla memoria, perché non intendo giocare allo specialista: le recensioni ci sono ormai anche per questo genere, “giallo”, poliziesco, di investigazione, lo si chiami come si vuole, senza fare troppe sottili distinzioni, che lasciano il tempo che trovano, in quanto finalmente ne é stata riconosciuta la dignità letteraria, che da sempre in ogni campo riposa sulla grandezza dei singoli autori. Ma sto divagando e per tornare al tema che mi sono prefissato aggiungerò solo che cercherò di tornare in altre occasioni non solo sul “polar” transalpino ed altre opere similari, ma anche su quelle di altri paesi. Devo compiere di passaggio un omaggio, ma non di rito, come spero si capirà, al Maigret (troppo noto, perché io aggiunga ancora qualcosa) del grande Simenon (comunque, un belga, che ha vissuto molta parte della sua vita in Svizzera). Léo Malet, allora. Fu per l’epoca in cui presentò per la prima volta il suo investigatore privato uno che seppe rompere decisamente gli schemi. Già chiamarlo Nestor Burma (il cognome pescato a caso da un atlante in lingua inglese: si tratta della Birmania, oggi Myanmar!) comporta, pur nel realismo di fondo in cui sono collocate le sue avventure, una garbata ironia nei confronti dei già allora imperanti private-eyes statunitensi, ironia che viene prolungata nei comportamenti del personaggio, il quale con tipica verve, direi parigina più che francese, dà dei punti pur all’ottimo Philip Marlowe di Raymond Chandler. Si aggiunga il nome della sua Agenzia, “Fiat Lux”, collocata in pieno centro di Parigi ed il quadro di riferimento inizia a farsi più preciso. Una affollata galleria di comprimari, presi dalla vita vera, ci accompagna mentre seguiamo i casi affrontati da Burma, casi le cui radici affondano spesso prima della seconda guerra mondiale: tanti personaggi simpatici, uomini della strada e uomini importanti, civili e militari, perdenti come erano (con almeno un po’ di dignità!) quelli di una volta, giornalisti (tra cui indimenticabile l’alcoolizzato e bisbetico Marc Covet, sempre informatissimo), ma soprattutto figure di delinquenti presi pari pari (così la intendo io!) dalle cronache dei giornali e non inventati di sana pianta, trafficanti e falsari d’arte, ricconi d’antan, poliziotti ottusi, ma trattati quasi con affetto dall’anarchico Malet, e le ragazze, le donne, ah, le donne! Raramente ho rinvenuto ritratti più precisi, ma soprattutto affettuosi del nostro immaginario femminino, di quelli dipinti da Malet: ragazze quasi perdute che si riscattano; fanciulle innocenti di tutto ma sempre sul ciglio del burrone; una procace segretaria anch’ella dotata di grande senso dell’umorismo ed acuta osservatrice, ma destinata al nubilato casto, benché platonicamente innamorata del Nostro; anche belle ragazze per qualche flirt di Nestor, che vive, se ricordo bene, almeno una drammatica storia d’amore; cocottes, d’alto e basso bordo, e vere e proprie dark ladies, perché certo non potevano mancare; vecchie streghe e vecchine adorabili; e così via. Con Malet ho respirato e respiro la cosiddetta storia materiale, la storia minuta, descritta, lo ripeto, con molta grazia, perché, scrivendo in tempo reale, da osservatore attento ha lasciato anche una documentazione, per così dire, imponente per gli anni ’40 e ’50 (per lo meno fin dove sono arrivate le mie letture). Proverò a spiegarmi con alcuni esempi, non senza prima aggiungere che sempre, con il giusto distacco dell’artista, Léo ha graffiato con gli artigli della denuncia sociale e politica. Evidenzio solo ora che l’autore con la serie di Burma ha scritto almeno un romanzo ambientato in ognuno degli arrondissements di Parigi. Così la zona della Bastiglia e lì vicino un grande luna-park; vicoli stretti e solite brasseries vicino alle Halles, oggi Centro Pompidour; nei pressi l’ambientazione di un fatto per me molto curioso: come si essiccavano nei primi anni ’50 prima di essere messe in vendita le banane, arrivate acerbe da paesi allora esotici; locali poveri e un po’ malfamati un po’ ovunque, specie a Saint Germain e Montparnasse; ma anche quelli “come si deve”, soprattutto in centro; il Marais, la porta Saint-Denis ed altri siti storici; com’era Lione durante la guerra; e la Germania nazista dei lager; un gigantesco serbatoio dell’acqua potabile a Montsouris; la Port d’Italie, ben prima degli sventramenti che l’hanno trasformata in snodo viario imponente e sede di centri direzionali; belle ville di una volta con grandi giardini nella periferia nord e appena fuori Parigi, con una campagna che sembrava entrare in città; scali merci e linee ferroviarie dappertutto, quasi dentro la Ville Lumiere, ma non mi sembra si parli quasi mai del Metrò, che sappiamo tutti essere da tempo colà una cosa imponente e pressoché obbligata: Burma, tutto elegante (altro particolare che avevo scordato prima), con uno chic più anni ’40 che ’50 che se ne va sempre in automobile, una bella automobile diciamo “intonata”, o in taxi; ed anche abitazioni povere di operai e tuguri di sottoproletari, questi ultimi non solo in sottotetti di case malandate con scale esterne ancora più traballanti, ma talora sotto forma di un solo piano con quattro assi messe in croce in qualche cortiletto polveroso, comunque, più o meno malamente recintato; e potrei continuare, pur nel limite delle mie letture non complete. Dopo di che ognuno può farsi i confronti che vuole con la Parigi che conosce personalmente. In Francia del personaggio Burma vennero, mi pare, fatti anche dei film; di sicuro dei fumetti molto belli, di cui alcune immagini scelte fanno da copertina a certe ristampe in corso in Italia. E di Malet la critica si é soprattutto occupata della sua trilogia noir, vraiment noir.
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Uno Shameless Self Promo con più organizzazione
Dietro il Mito - lista capitoli già pubblicati per chi è interessato
(Had to do an edit, the links weren’t working)
Link EFP Link AO3
1. Opera Di Convincimento Coppia: Milo x Camus Rating: verde Personaggi principali: Milo e Camus 2. Il Fascino Della Rosa Coppia: Milo x Aphrodite (per la trama) Background: Milo x Camus / Deathmask x Aphrodite Rating: giallo Personaggi principali: Milo e Aphrodite Personaggi secondari: Camus e Deathmask 3. Tra Le Pagine Di Un Libro Coppia: Ioria x Shaka (accenni, non sono ancora una coppia nella storia) Rating: giallo Personaggi principali: Ioria e Shaka 4. La Birra Non È Un'Opinione Coppia: nessuna in trama Background: Milo x Camus / Deathmask x Aphrodite Rating: verde Personaggi principali: Milo e Deathmask Personaggi secondari: Camus e Aphrodite 5. Il Perdono Del Sagittario Coppia: nessuna in trama Background: Aiolos x Shura Rating: giallo Personaggi principali: Aiolos e Saga 6. Ironia Malcapitata Coppia: nessuna in trama, solo un commento di Ioria su Shaka Rating: giallo Personaggi principali: Aphrodite, Shaka e Milo Personaggi secondari: Ioria 7. Incenso Di Rosa Coppia: Ioria x Shaka (non sono ancora una coppia nella storia) Rating: giallo Personaggi principali: Ioria e Shaka 8. Nove E Dieci Coppia: Aiolos x Shura Rating: rosso Personaggi principali: Aiolos e Shura 9. Una Sauna Troppo Calda Coppia: nessuna in trama Background: accenni ad Aiolos x Saga (passato), Kanon x Rhadamanthys, Kanon x Saga (non esplicitamente presente) Rating: giallo Personaggi principali: Kanon e Saga 10. Rose In Inghilterra Coppia: Kanon x Rhadamanthys Rating: arancione Personaggi principali: Kanon e Rhadamanthys 11. Uno Scorpione Invadente Coppia: Milo x Camus Rating: rosso Personaggi principali: Milo e Camus 12. Spine Agonizzanti Coppia: nessuna in trama Background: Deathmask x Aphrodite / Milo x Camus Rating: giallo Personaggi principali: Aphrodite e Milo 13. Gli Sbagli Del Cancro Coppia: nessuna in trama Background: Deathmask x Aphrodite / Deathmask x Shura x Aphrodite (passato) Rating: giallo Personaggi principali: Deathmask e Shura 14. Inclemenza Coppia: nessuna in trama (ai fini della storia, non mi sento di contrassegnarla Deathmask x Aphrodite in senso esplicito) Background: Deathmask x Aphrodite Rating: giallo Personaggi principali: Deathmask, Milo, Aiolos, Shura, Aphrodite 15. Pace in Italia...? Coppia: nessuna in trama Background: Deathmask x Aphrodite Rating: giallo Personaggi principali: Deathmask e Aphrodite Personaggi secondari: Saga 16. Fine Coppia: Deathmask x Aphrodite Rating: giallo Personaggi principali: Deathmask e Aphrodite 17. Dono Inaspettato Coppia: Shion x Dohko Rating: giallo Personaggi principali: Dohko e Shion Personaggi secondari: Lune e Ade 18. Fenice Coppia: nessuna in trama Background: Ioria x Shaka (non sono ancora una coppia nella storia) Rating: verde Personaggi principali: Ioria e Shaka Personaggi secondari: Ikki 19. Allievi Rocamboleschi Coppia: nessuna in trama Background: Ioria x Shaka (accenni umoristici, non importante per la narrazione) Rating: verde Personaggi principali: Aiolos e Mur 20. Indietro nel Tempo 1 - Matrimonio Coppia: Milo x Camus Background: Crystal x Shun / Kanon x Rhadamanthys Rating: verde Personaggi principali: Milo e Camus Personaggi secondari: Abadir e Atena 21. Addestramento Coppia: nessuna in trama Rating: verde Personaggi principali: Milo e Asher 22. Richiesta... Coppia: Kanon x Rhadamanthys Background: Kanon x Saga / Kanon x Rhadamanthys x Saga Rating: arancione Personaggi principali: Kanon e Rhadamanthys Personaggi secondari: Saga 23. ...e Compimento Coppia: Kanon x Rhadamanthys x Saga Background: Kanon x Rhadamanthys / Kanon x Saga Rating: rosso Personaggi principali: Kanon, Rhadamanthys e Saga 24. Condivisione Forzata Coppia: Milo x Camus Rating: verde Personaggi principali: Milo e Camus 25. L'Albero è l'Ultima Goccia Coppia: Ioria x Shaka (non ancora una coppia nella storia) Rating: verde Personaggi principali: Ioria e Shaka 26. Il Vestito Coppia: Milo x Camus Background: Minosse x Aiacos (non esplicitata nella trama) Rating: giallo Personaggi principali: Milo e Camus Personaggi secondari: Aphrodite, Minosse e Aiacos 27. Il Tormento del Passato Coppia: Milo x Camus Rating: arancione Personaggi principali: Milo e Camus 28. Indietro nel Tempo 2 - Ritorno Coppia: Crystal x Shun / Milo x Camus Rating: verde Personaggi principali: Crystal, Shun, Milo e Camus Personaggi secondari: Maestro dei Ghiacci 29. Rimpianti Coppia: nessuna in trama Background: Aiolos x Shura Rating: giallo Personaggi principali: Ioria e Shura 30. Vergine e Leone Coppia: Ioria x Shaka Rating: arancione Personaggi principali: Ioria e Shaka 31. Indietro nel Tempo 3 - Incontro Occasionale Coppia: Milo x Ioria (non romantica, ai fini della trama) Background: Milo x Camus Rating: rosso Personaggi principali: Milo e Ioria 32. Fratelli Coppia: nessuna in trama Background: Aiolos x Shura / Ioria x Shaka Rating: verde Personaggi principali: Ioria e Aiolos 33. Sangue Versato Coppia: nessuna in trama Rating: arancione Personaggi principali: Deathmask e Shura Personaggi secondari: Saga 34. Cambiamento di Cuore Coppia: Deathmask x Aphrodite Background: Aiolos x Shura Rating: giallo Personaggi principali: Deathmask Personaggi secondari: Aphrodite e Saga 35. Indietro Nel Tempo 4 - Amore Passato Coppia: Aiolos x Saga Rating: verde Personaggi principali: Aiolos e Saga 36. Indietro Nel Tempo 5 - Redenzione e Colpa Coppia: nessuna in trama Background: Milo x Camus Rating: verde Personaggi principali: Milo e Kanon Personaggi secondari: Atena 37. Indietro Nel Tempo 6 - Inganno Coppia: Milo x Kanon Background: Milo x Camus Rating: rosso Personaggi principali: Milo e Kanon 38. Incivile (da pubblicare) Coppia: Deathmask x Aphrodite Rating: rosso Personaggi principali: Deathmask e Aphrodite 39. ???
#saint seiya#i cavalieri dello zodiaco#los caballeros del zodiaco#os cavaleiros do zodiaco#fanfic#fanfiction#italian fanfic#i want to translate it so bad#but i don't have time#dammit
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What you may know about . . .
her marriage
Nel 2071 i giornaletti di gossip hanno annunciato il suo fidanzamento con Sebastian Waleystock (l'allora cacciatore dei Montrose MagPies) descrivendo il loro imminente matrimonio come "il classico clichè del quidditcharo e la modella".
Il 7 novembre 2071 ha sposato Sebastian Waleystock in una radura di Argleton (nel Suffolk) dove è sorta Wilstock House (ora rifugio wwffb).
Il 17 aprile 2076 è avvenuto il suo rocambolesco divorzio da Sebastian Waleystock. Si narra che... lo sposo sia venuto senza testimone rischiando di far saltare tutto, la sposa abbia dato colorito spettacolo, l’altra testimone abbia proposto la vedovanza per risolvere più in fretta la questione, che il giudice abbia chiesto di tenergli da parte una copia del libro su questo rocambolesco teatrino che hanno chiamato ‘matrimonio’ e che l’unica parvenza di serietà sia sia stata grazia della funzionaria ministeriale Kim Delation.
her&wwffb
E' stata il volto tedesco di Utopia, la nota linea di cosmetici magici cruelty free. Le sue polaroid per “Tonico Fatato” - “Polvere di Stelle” e “Lozione Floreale” hanno campeggiato per un po' sul muro delle meraviglie del Red Carpet, a Diagon Alley.
Ma di lei si ricorda soprattutto la splendida campagna condotta per il lancio di Utopia in Germania e qualche articolo pubblicato su WAND (la rivista del wwffb).
Nel 2072 ha disegnato e poi realizzato abiti innovativi per la sfilata di Diversity Matters, in collaborazione con il DAAC e lo stilista Peter Lethbridge.
Ha preso parte al progetto "Utopia Routine" dedicando un
workshop estivo di Tessimanzia agli studenti di Hogwarts. Insieme a loro ha ideato (e poi realizzato) le divise per le squadre di Cheerleading scolastico.
Ha ideato una raccolta fondi per la ricostruzione di Fortebraccio, vendendo magliette a tema, con la collaborazione di Jacqueline Pearse e Faunya Florent.
Nel 2076 ha donato Wilstock House all’associazione, che ne ha fatto un rifugio per creature magiche.
just her
E' stata infermiera ad Hogwarts per due anni ('73-'74 e '74-'75) e condotto una lezione di incantesimi curativi a dir poco estrema e anticonvenzionale con l’allora docente della materia, Nihe Spooner.
Per un po' ha insegnato Incantesimi, Erbologia e Tessimanzia al Pink Hunter di Hogsmeade (nov 2074 - giu 2075).
Se siete assidui frequentatori del San Mungo, potete averla vista (e potrebbe avervi medicato con tonnellate di ironia inopportuna) al IV piano, Rep. Whilelmina Oragon - Lesioni Temporanee da Incantesimo.
La potete trovare spesso a disegnare al DNA Cafè. Il locale è sempre pieno di suoi bigliettini da visita da ritrattista ambulante wannabe.
Porta sempre con sé il kit del primo soccorso.
Soffre di vertigini e di chiacchiera cronica.
Dal 18 maggio 2075 vive in un palazzo giallo canarino con Rachel, in quel di Notting Hill: Pollon’s.
A sera (ma non solo) la si può incontrare sempre troppo spesso al The Maze di Londra.
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