#insaputa
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primepaginequotidiani · 2 months ago
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PRIMA PAGINA Il Messaggero di Oggi giovedì, 19 settembre 2024
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petalidiagapanto · 2 months ago
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«L’attesa è un fiore semplice. Germoglia sui bordi del tempo. È un fiore povero che guarisce tutti i mali. Il tempo dell’attesa è un tempo di liberazione. Essa opera in noi a nostra insaputa. Ci chiede soltanto di lasciarla fare, per il tempo che ci vuole, per le notti di cui ha bisogno. Lo avrà senza dubbio notato: la nostra attesa – di un amore, di una primavera, di un riposo – viene sempre soddisfatta di sorpresa. Come se quello che speravamo fosse sempre insperato. Come se la vera formula dell’attendere fosse questa: non prevedere niente, se non l’imprevedibile. Non aspettare niente, se non l’inatteso»
(Christian Bobin, Elogio del nulla)
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solobrividiecoraggio · 2 years ago
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Stamattina ho messo a lievitare un poolish, con cui ho preparato un impasto a ora di pranzo. Ho seguito le ricette dei corsi di panificazione a cui ho partecipato nel 2021, usando delle farine più o meno consone. Con l'impastatrice non è andata bene come speravo: all'inizio, con la velocità più bassa, il gancio non prendeva bene l'impasto; quindi ho aumentato alla seconda velocità; dopo un po' ho provato a toccare la massa ed era più calda di quello che doveva essere; ho fatto delle pause e non ho continuato ad impastare oltre un certo limite di tempo. Nel pomeriggio ho formato l'impasto; mentre aspettavo di poter accendere il forno ho schiacciato le due pale più volte, lasciandole riposare ogni volta. Ho provato a fare della schiacciata ai semi di lino(no, non sono ancora finiti).
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I segni delle ditate si vedono ma i buchi sono tornati su durante la cottura, riversando l'olio sulla teglia
Devo essere stato troppo delicato/prudente l'ultima volta che le ho pressate. Ancora non sono riuscito a trovare una via di mezzo tra schiacciare troppo e schiacciare troppo poco. Quanti anni sono che ogni tot mesi ci riprovo? ಥ⁠‿⁠ಥ ci riproverò
Comunque è molto buona. Ne ho mangiato un pezzo quando era ancora tiepida, era morbida dentro e croccante fuori. Carboidrati e grassi.
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abr · 3 months ago
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La UE vi ha prima ha ristretto le libertà economiche, poi le quelle di movimento, poi quelle di parola. In compenso avete un'infinità di "diritti": dall'istruzione, alla salute, all'abitazione. Avete ceduto la libertà per i diritti. Questa è la bicicletta che volevate. Pedalate.
via https://x.com/nonexpedit,
fa incazzare i comunisti ma anche i comunisti a loro insaputa.
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falcemartello · 10 months ago
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•••
"Se ti fai l'orto inquini".
La dissonanza cognitiva spiegata facile.
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Peggio ancora è volontà politica di proibire l'autoproduzione di cibo e costringere tutti ad essere dipendenti dal cibo prodotto dalle multinazionali per vivere.
I nostri nonni erano dei maledetti inquinatori a loro insaputa.
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oblaz · 10 months ago
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Vabbè raga in pratica si è scoperto che è da settembre che faccio a mia insaputa l’amate di una relazione a distanza con lei che vive a Parigi e lui che è andato a trovarla - sempre senza dirmi nulla della di lei esistenza - il weekend del mio compleanno e io l’ho scoperto oggi e solo per comunicazioni fortuite tra amici di amici che l’hanno ricollegato a me
Questi 27 iniziano con due sensazioni: rabbia e schifo
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raccontidialiantis · 4 days ago
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Sabato sera d'agosto in paese
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“Amare od aver amato, basta: non chiedete nulla, dopo. Non è possibile trovare altre perle nelle oscure pieghe della vita: amare è essere completi” (Victor Hugo)
“Spesso ci sono più cose naufragate in fondo a un’anima che in fondo al mare” (Victor Hugo)
“Vivere è simile all’arte del disegnare, solo che si fa senza la gomma” (Victor Hugo)
“Il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è esserci seduto accanto e sapere che non l'avrai mai.” (Gabriel Garcia Marquez)
“Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza come nel momento in cui amiamo.” (Sigmund Freud)
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Era passata da poco la mezzanotte. Fra un po’ avrebbero finito la serata, nel pub della cittadina in cui anche Mario, rappresentante di commercio, era nato e dove tornavano ogni estate per le vacanze. Quello era decisamente il loro posto dell’anima. Lui suonava la chitarra, nel loro gruppo. Si ritenevano a buon diritto una “jazz band”, ma poi in pratica suonavano di tutto: oltre agli standard di jazz, eseguivano impeccabilmente brani rock dei gloriosi anni sessanta-settanta e canzoni italiane sempreverdi.
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Che poi alla fine erano queste ultime, quelle che facevano battere il piedino a tutti. Erano bravissimi: anche gli altri componenti della band erano tutti professionisti fuori sede da decenni. Un professore, un ingegnere, un poliziotto e un dermatologo. Uomini maturi che si riunivano puntualmente in paese nell'agosto di ogni estate. Tutto l’anno ognuno nella propria città si impegnava e proponeva spunti agli altri via web.
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Si scambiavano idee e brani, mantenendo così viva la loro grande passione per la musica. Accadde che quel sabato, verso la fine, durante una pausa, gli altri quattro membri della band erano già scesi dal palco: chi per andare a fare pipì, chi a bere una birra. Ma Mario invece era rimasto ancora un attimo seduto, con lo strumento in grembo. Perché gli sembrava di aver improvvisamente scorto, all’ultimo tavolo in fondo e nell’angolo buio del locale, il viso di Sonia.
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All’epoca, primi anni settanta, avevano entrambi diciott’anni. Lui aveva avuto in regalo in estate dai genitori una bellissima e fiammante motocicletta Gilera 124 con cui la portava in giro e grazie alla quale potevano appartarsi lontani dalla città. Di lei era innamoratissimo e anche Sonia sembrava ricambiarlo. Amavano entrambi il rock inglese: Yes, Genesis, King Crimson, Gong, Gentle Giant…
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Tra gli italiani, erano entrambi fan di Lucio Battisti; come tutti in quel periodo. E sulla moto ovviamente spesso cantavano a squarciagola “Il tempo di morire” (motociclettaa… dieci accappìììì…) e poi altre canzoni dell’epoca, quelle che oggi chiameremmo a buon diritto “evergreen.” Stettero insieme solo un altro inverno e la successiva estate, giusto il tempo di passare l’esame di stato. Lui era convinto che l’avrebbe sposata. Le aveva giurato amore eterno.
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Faceva nella sua testa mille progetti. Lei invece a settembre a bruciapelo gli distrusse il cuore. Dal juke box del baretto in cui si videro l’ultima volta prima di lasciarsi si sentiva “L’Aquila” di Lucio Battisti. Questo le diede il coraggio e lo spunto per farlo: gli disse perciò che lei si sentiva come un’aquila. Che era nata libera e perciò troppo costretta in quel paesello; voleva andarsene e avere molto di più, dalla vita. Infatti dopo qualche giorno si trasferì a Roma per frequentare l’università.
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Mario seppe in seguito che forse non era stato estraneo alla faccenda un altro giovane che l’aveva incantata a sua insaputa quando ancora stavano insieme. Stupido, ingenuotto, farlocco: non s'era accorto di nulla! Dopo aver rammendato - ma non curato - il suo cuore, anch’egli si iscrisse all’università. Nelle sue intenzioni da sempre avrebbe voluto anche lui scegliere Roma, ma per ragioni ovvie d’orgoglio preferì darci un bel taglio e scelse Pisa. Nessun dolore.
Tu mi sembri un po’ stupita - Perché rimango qui indifferente Come se tu non avessi parlato - Quasi come se tu non avessi detto niente
Ti sei innamorata - Cosa c'è, cosa c'è che non va? Io dovrei perciò soffrire da adesso - Per ragioni ovvie d'orgoglio e di sesso
E invece niente, no, non sento niente, no - Nessun dolore -Non c'è tensione, non c'è emozione - Nessun dolore
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E adesso nel pub quella lì in fondo era lei: ne era sicuro. Scherzava e rideva assieme ai suoi amici di tavolo. Forse uno di loro era suo marito. O forse no. Era la prima volta che la rivedeva dopo moltissimi anni e gli sembrava sempre bellissima. Gli venne spontaneo: rialzò il volume dell’amplificatore e piano, da solo iniziò a suonare “L’aquila”. Dopo un’era geologica fu la prima volta.
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Perché era un brano che categoricamente si rifiutava di suonare, coi suoi amici. Loro sapevano, capivano e lo rispettavano. Chi l’ha detto che dopo un po’ di tempo qualsiasi rancore sparisce: per la freddezza e l’egoismo con cui era stato liquidato, ancora dopo decenni provava soltanto un’intensa rabbia. Una pena sorda nel cuore. Eppure cominciò a suonare in modo dolcissimo.
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Erano, gli arpeggi iniziali, a loro modo inesorabili e penetranti: rimandavano a una canzone che era impossibile non riconoscere. Il timbro caldo che scaturiva dalle sue dita portava l’armonia in alto. Senza ancora la melodia vocale inconfondibile: un accompagnamento armonico nudo, scarno ma bellissimo. Lei si fece seria: di sicuro ora l’aveva riconosciuto. Le era tornato in mente il brano e quell’espressione della donna fu l’ultima che vide, perché subito dopo abbassò il viso e si concentrò sui tasti, sulla diteggiatura e sulla dinamica dell’esecuzione.
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Sentì appena la voce di lei che da lontano del pezzo iniziava a cantare le parole. Dapprima esitante, poi via via più decisa. Incredibile a dirsi, si fece silenzio nel locale, durante quell’esecuzione drammatica: si percepiva chiara la forte tensione emotiva tra i due. Lontani tra loro dieci metri e trent'anni. Eppure eseguivano il pezzo benissimo, incastrando la melodia della voce con l'armonia degli accordi.
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Lei man mano si avvicinò: dal tavolo raggiunse dapprima il centro del pub, più vicina al palchetto. Cantava con una tale intensità che qualcuno si commosse, persino. Aveva una voce stupenda e intonata; lui l’accompagnava e sottolineava le frasi con rara perizia nel fraseggio. Finito di suonare, insieme ma ancora lontanissimi, lei arrivò vicina alla pedana.
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Muta, lo fissò per tutto il tempo. Mario non alzò neppure per un momento lo sguardo. Ripose lo strumento nel suo fodero imbottito, che con un rapido movimento mise in spalla. Poi staccò la spina, prese con l'altra mano l’amplificatorino da pub che usava in quelle occasioni, si girò e senza dire una parola se ne andò.
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Disse appena ai suoi amici poco distanti e imbarazzati che si sentiva poco bene, che continuassero senza di lui: tanto all’una avrebbero comunque finito e mancava pochissimo. Tornato a casa fece una doccia, si infilò nel letto in silenzio insieme alla moglie che già dormiva serena da tempo.
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La guardò a lungo, ritrovò nel comodino, tra i calzini e i libri in perenne standby, un sorriso ancora pulito; le accarezzò i capelli pianissimo per non svegliarla. Si infilò sotto le coperte e finalmente si concesse due lacrime, prima di cadere nel sonno. Lei si girò e nel dormiveglia gli si strinse. Il suo cuore ebbe un lieve sobbalzo. L’amore da qualche parte in lui esisteva ancora, evidentemente.
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RDA
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kon-igi · 1 year ago
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E ADESSO È IL MOMENTO DELLA RECENSIONE
Finalmente mi è arrivato e sebbene ne avessi già letto in anteprima la bozza posso finalmente parlarvi di NEL GNOME DEL PADRE, il primo romanzo di Matteo Jamunno aka @yomersapiens
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Senza fare alcun spoiler sulla trama posso dirvi che è
UN PREZIOSO PEZZO UNICO
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ELEVERÀ IL VOSTRO SPIRITO
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VI SCONVOLGERÀ
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E ARRIVANDO AL MOMENTO GIUSTO
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VI PROTEGGERÀ DAI COLPI DELLA VITA
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SEPPUR CON QUALCHE SORPRESA INASPETTATA
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Per il resto posso solo riportare le raccomandazioni dell'autore
Scrivetemi, così ve lo spedisco e vi faccio pure una dedica e ci metto dentro qualche pelo di Ernesto. Se invece vi vergognate di scrivermi e lo volete ottenere a mia insaputa beh fate pure, lo potete trovare un po’ ovunque. Qua il link alla casa editrice, diciamo quello ufficiale. È presente anche nel catalogo Feltrinelli IBS quindi che figata, andate in una libreria e ordinatelo da lì che magari crea attenzione e qualcuno mi caga. Noto ora che è già col 5% di sconto. Cioè manco è uscito e già c'è lo sconto. Ho capito, pure sto mese si mangia solo zuppa di cavolo. Vorrei dire che non mi causa rodimento di culo, ma lo trovate anche su Amazon. Non ha abbastanza soldi Bezos, no. Si prende pure la percentuale sul mio libro. Se avete Kindle o cose così, vi basterà fare una breve ricerca scrivendo il mio cognome, Jamunno, e lo troverete. Non so perché col titolo del romanzo non funziona subito ma vabbè, è la prima volta che il mio cognome inusuale serve a qualcosa. Poi boh, se volete scrivermi per parlarne, lo avete letto e volete chiedermi cose o insultarmi, mi piacerebbe molto dato che mi sento sempre solo.
Ah sì, giusto... c'erano pure i peli di Ernesto il Rosso Micio
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e la dedica <3
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Siate i mecenati di questo giovane scrittore esordiente e già che avete le dita sullo schermo rebloggate gentilmente per pubblicizzarlo.
Grazie <3
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yomersapiens · 1 year ago
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Quindi è arrivato il momento di usare Ernesto per dirvi che è possibile acquistare il mio libro. Certo, mi sono ridotto a fare questo.
Se ne volete uno (o anche di più, chi sono io per darvi un limite) potete scrivermi. È il regalo ideale, per voi. Per quell'amicə che non si fa più sentire. Per quel parente che vi sta sulle palle. Per rovinare l'infanzia ai vostri figli adolescenti. Per infastidire chi dorme dall'altro lato del lettone, dato che riderete e piangerete, pagina dopo pagina, e ogni due secondi vi verrà chiesto "Ma stai bene? Tutto ok?" e invece niente sarà ok perché starete leggendo il mio libro.
Scrivetemi, così ve lo spedisco e vi faccio pure una dedica e ci metto dentro qualche pelo di Ernesto.
Se invece vi vergognate di scrivermi e lo volete ottenere a mia insaputa beh fate pure, lo potete trovare un po' ovunque. Qua il link alla casa editrice, diciamo quello ufficiale.
È presente anche nel catalogo Feltrinelli IBS quindi che figata, andate in una libreria e ordinatelo da lì che magari crea attenzione e qualcuno mi caga. Noto ora che è già col 5% di sconto. Cioè manco è uscito e già c'è lo sconto. Ho capito, pure sto mese si mangia solo zuppa di cavolo.
Vorrei dire che non mi causa rodimento di culo, ma lo trovate anche su Amazon. Non ha abbastanza soldi Bezos, no. Si prende pure la percentuale sul mio libro.
Se avete Kindle o cose così, vi basterà fare una breve ricerca scrivendo il mio cognome, Jamunno, e lo troverete. Non so perché col titolo del romanzo non funziona subito ma vabbè, è la prima volta che il mio cognome inusuale serve a qualcosa.
Poi boh, se volete scrivermi per parlarne, lo avete letto e volete chiedermi cose o insultarmi, mi piacerebbe molto dato che mi sento sempre solo.
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primepaginequotidiani · 4 months ago
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PRIMA PAGINA Il Fatto Quotidiano di Oggi domenica, 28 luglio 2024
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raffaeleitlodeo · 3 months ago
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Qualche giorno fa avevo bisogno di una ricetta per un farmaco. Così ho chiamato il chiamato il call center, che mi ha richiesto il nome del mio medico. La ragazza del centralino mi ha sorpreso, perché mi ha comunicato che in realtà io non avevo più un medico di base. A mia insaputa, questa volta veramente, non come la casa di fronte al Colosseo di Scajola. Che cosa era successo? Da quando il mio medico, che mi ha seguito per 30 anni e al quale volevo bene è andato in pensione, in poco tempo ne sono cambiati tre. Tuttavia, mentre prima il passaggio con il nuovo medico avveniva automaticamente, con l’ultimo, che tra l’altro mi hanno detto essere molto bravo, no. Così mi sono rivolto al distretto, che mi ha candidamente risposto che “non ci sono medici”. Ci sarebbe stata una solo possibilità, potevo tentare il congiungimento con il medico di mia moglie. Anche questo, però, si è rivelato impossibile, perché abbiamo scoperto che anche il suo medico è temporaneo, e quindi non si può fare. Fortunatamente io ho 42 anni e, tocchiamo mille volte ferro, sto abbastanza bene, ma cosa può voler dire per i nostri concittadini con malattie croniche, per le persone anziane, per chi ha una disabilità, trovarsi senza un punto di riferimento essenziale? Gli ultimi dati disponibili parlano di 669 zone carenti in Veneto, mancano 62 medici di base solo nell’Ulss 7. Facendo un conto a spanne almeno 800mila veneti sono ancora senza medico di base, oggi anche a Schio. Grazie Zaia, grazie Meloni. Carlo Cunegato, Facebook
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be-appy-71 · 7 months ago
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C'è tanta gente
Che gira intorno a te
E che ogni giorno
Ti viene a cercare
Qualcuno lo fa
Perché sei bella
E sul tuo corpo voluttuoso
Si vorrebbe sdraiare
Altri per la bellezza
E la ricchezza
Che esprimi
Nei tuoi pensieri
Ed in quel mezzo
C'è un cuore
Che batte silenziosamente
Che si nutre avidamente
Di ogni tuo piccolo particolare
E che ti ama
Molto di più
Di quanto tu possa immaginare
Non tanto per quello che tu sei
(Basterebbe già quello)
Ma per le intense emozioni
Che a tua insaputa
Ogni giorno gli dai... ♠️🔥
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abr · 1 month ago
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Sul Manifesto dicono che Trump evidenzia un "declino cognitivo" [NO IRONIA NO NO NO IRONIA NO]
via https://x.com/boni_castellane/status/1848689208346419692
Giro di milonga (usa le loro armi contro di loro, anche se non ha alcun senso), assimilabile al SInwar che getta il bastone al drone che ne filma gli ultimi istanti. RESA A LORO INSAPUTA.
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gelatinatremolante · 7 months ago
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Ho osato lamentarmi del caldo degli ultimi giorni e cosa ho ricevuto in cambio?? Che sono scese la temperature ma sono anche rimasto a piedi sotto la pioggia. Io volevo solo guardare Pechino Express non parteciparci a mia insaputa.
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ilpianistasultetto · 2 years ago
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A seguito dell'alluvione romagnola, da quelle acque torbide e fangose sembra stiano uscendo fuori centinaia di coccodrilli politici e milioni di coccodrilli elettori, tutti pronti a fustigarsi per aver trascurato il problema dei cambiamenti climatici. Scene gia' viste tante volte. In pandemia gli angeli da sorreggere erano medici e infermieri. Ad ogni terremoto gli angeli erano i volontari, viglili del fuoco e protezione civile. Diversi anni fa gli angeli erano i magistrati, quelli che ripulivano questo Paese puzzolente dai politici ladri. Basta vedere che Paese siamo oggi. I magistrati sono messi alla gogna dalla maggioranza della politica e del Paese, la ricostruzione post-terremoto e' ferma al 10% e praticamente non frega niente a nessuno, la sanita' pubblica e' violentata ogni giorno e quelli che predicano l'economia circolare, una decrescita felice e lo stop a tutte le energie non rinnovabili, vengono presi a pedate da tre quarti di nazione. Prova lampante e' la rivolta contro quei sindaci che stanno vietando nelle citta' le auto piu' inquinanti o il plauso elettorale per opere inutili come TAV e ponte sullo Stretto di Messina o il plebiscito (70%) di Imperiesi che ha rieletto quello a cui avevano regalato una casa al Colosseo a sua insaputa. Noi italiani siamo ancora un coacervo di rivendicazioni personali, di personaggi alla Alberto Sordi e non sappiamo dove indirizzare questo Paese. Un popolo che invece di ascoltare i problemi posti dai giovani che imbrattano i monumenti, batte le mani a chi raddoppia le pene per gli imbrattatori, senza chiedersi perche' lo fanno. Un Paese che accetta supino le comparsate tv di politici condannati in via definitiva (Formigoni e altri) o lo sperpero di decine di miliardi per rifornire di armi l'Ucraina e zero per difendere l'Italia da questi eventi calamitosi sempre piu' frequenti.. L'unica che non vuol sentir ragioni e' la natura. Sempre pronta a ribellarsi contro chi la violenta continuamente. @ilpianistasultetto
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abatelunare · 1 month ago
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Questione di (poca) fiducia
La giornata inizia con l'iconina dell'antivirus passata da verde a rossa. Vediamo qual è il presunto problema. Pare vi sia una vulnerabilità in Windows che permette una roba che non ho capito a insaputa dell'utente. Il programma mi consiglia di cliccare sul tasto correggi. Io non mi fido del tutto, eh. Però seguo le indicazioni dell'antivirus. Perché di Windows mi fido ancor meno.
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