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Little Things: il valore delle piccole cose in mostra a Palazzo CutticaUn viaggio fotografico tra umanità, semplicità e speranza ad Alessandria
Dal 14 dicembre 2024 al 26 gennaio 2025, il Museo Civico di Palazzo Cuttica di Alessandria ospita la mostra "Little Things. Il valore delle piccole cose", un progetto espositivo curato da ASM Costruire Insieme in collaborazione con l’associazione di volon
Dal 14 dicembre 2024 al 26 gennaio 2025, il Museo Civico di Palazzo Cuttica di Alessandria ospita la mostra “Little Things. Il valore delle piccole cose”, un progetto espositivo curato da ASM Costruire Insieme in collaborazione con l’associazione di volontariato PassodopoPasso. Questo evento offre un percorso emozionante attraverso ventiquattro immagini, realizzate dai fotografi Bruno Appiani,…
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Come è crollato il regime di apartheid in Sudafrica crollerà presto anche quello israeliano. È solo questione di tempo. L’umanità prima o poi rigetta sempre certi obbrobri. Ieri si registrano altre imponenti manifestazioni per tutto Israele, cittadini infuriati che chiedono la testa di Netanyahu. È questa la parte più sana di Israele che non va mai dimenticata quando tutto finirà. Persone vittime dei deliri di una minoranza di estremisti che auspica una nuova era. Israele è profondamente spaccato, ci sono cittadini invasati che bloccano i convogli umanitari diretti a Gaza e distruggono gli aiuti, ma ci sono anche cittadini che invece proteggono i convogli e inviano aiuti. Una emblematica schizofrenia mentre prosegue una guerra infinita che ricade soprattutto sui poveri cristi. Un disastro politico ma anche sociale ed economico senza nessuno sbocco. Netanyahu continua a giocherellare al piccolo dittatore ed insiste con l’offensiva a Rafah nonostante i tribunali internazionali. Una cocciuta arroganza che è debolezza, non forza. Pride before a fall. Ogni giorno che passa sono guai giudiziari in più per lui e i suoi complici e quando l’apartheid crollerà, ne dovranno rispondere. Venire eletto non rende affatto immune dal diventare un criminale di guerra. Lo insegna la storia e la legge è uguale per tutti. Ma l’apartheid non è solo uno squallido muro di cemento armato, è anche un muro di ipocrisia, di falsità ed odio. E perfino la parola terrorismo è finita nel tritacarne della propaganda. Hamas è un’organizzazione terrorista ma chi bombarda dal cielo civili per mesi uccidendo migliaia di innocenti ed affama il nemico, è invece una democrazia modello intenta ad esercitare il suo sacrosanto diritto di legittima difesa. La solita propaganda mentre la realtà incalza. Netanyahu ed i suoi complici sono sotto fortissime pressioni sia domestiche che internazionali, hanno trascinato il loro paese in un inferno e si potrebbe arrivare presto ad un punto di rottura. Un’implosione agevolata da un mondo attorno sempre più disgustato. Che le potenze occidentali si nascondano dietro indecenti silenzi ed indecisioni non è sorprendente. Hanno la coda di paglia, la lobby pro Israele alle calcagna e la meschinità umana fa il resto. Conformismo carrieristico che impedisce ai politicanti di esporsi, più furbo dire tutto e il suo contrario in modo ma da potersi riciclare quando il muro crollerà. Per sconfiggere l’apartheid è invece molto efficace la mobilitazione globale, le piazze piene di umanità che non accetta certe porcherie sul proprio pianeta. Cruciale anche il ruolo delle istituzioni internazionali compreso quello dei tribunali che concretizzano il dibattito portandolo al di sopra delle meschine faziosità. Importanti infine le iniziative dei più coraggiosi che attuino forme di embargo sia economico che militare. Una mano la dovrebbero dare però anche i palestinesi promuovendo movimenti politici capaci di gestire il cambiamento, coi vecchi tromboni di Ramallah e gli esagitati di Gaza rischiano di continuare a subire la storia invece di scriverla. Una soluzione complessa ma mai così vicina e un’unica certezza. Prima o poi l’umanità trova sempre il modo di liberarsi da certi obbrobri. È crollato il regime di apartheid in Sudafrica e presto avverrà anche in Israele. È solo questione di tempo.
Il crollo dell’apartheid in Israele di Tommaso Merlo - Via
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Robert Wyatt - Sea Song (Official Audio)
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La musica di Robert Wyatt gode da sempre di una stima illimitata, sin dai tempi in cui era batterista-cantante dei Soft Machine e poi alla fine di quell’esperienza (per lui una ferita mai sanata) e alla nascita dei Matching Mole (se lo si pronuncia alla francese diventa Machine Molle = Soft Machine). In entrambi i casi Wyatt contribuisce ad album destinati alla storia della popular music come Third dei Softs e Matching Mole. Poi però succede qualcosa di tragico: il 1° giugno 1973, durante la festa di compleanno di Gilli Smyth dei Gong e della poetessa/performer Lady June, un Wyatt strafatto e ubriaco si arrampica sul tetto per tentare di calarsi sul balcone del piano dove si sta svolgendo la festa e sorprendere tutti. Sono pochi passi ma sufficienti per cambiargli per sempre la vita. Appoggia male un piede, scivola e cade nel vuoto. Al suo risveglio in ospedale si ritrova paralizzato dall’addome in giù.
Quella è la fine del «batterista bipede», come Robert ha sempre definito la sua vita prima dell’incidente. La cosa sconvolge i suoi amici e la scena musicale tutta, e porta a bellissime iniziative come il concerto organizzato dai Pink Floyd (con i quali i Soft Machine avevano speso una buona parte dei ’60 in tour) il cui incasso è devoluto a Wyatt per le cure ospedaliere. Ma i link con i Floyd, lo si vedrà leggendo, non finiscono qui.
Supportato dalla fedele moglie/collaboratrice (è autrice dei tutte le sue copertine e di diversi testi) Alfreda Benge, detta Alfie, Wyatt mette da parte le inquietudini e le esagerazioni che hanno caratterizzato gli anni giovanili e si concentra su una musica che altro non può essere definita se non la musica di Robert Wyatt. Dentro ci sono echi della scuola di Canterbury (non potrebbe essere diversamente), prog, sperimentali, world. E c’è quel jazz che in definitiva rappresenta il più grande amore dell’artista. Ma soprattutto c’è la sua voce. Una voce che ha influenzato cantanti moderni (qualcuno ha detto Thom Yorke?) e che o la si apprezza in tutte le sue sfumature o la si rifiuta: sottile, sempre al limite dello spezzarsi, addirittura dell’andare fuori tono. Però dolce, sicura, riconoscibilissima, in grado solo con poche note di scaldare l’anima come un caminetto acceso in una notte di neve. Infine ci sono le sue canzoni e le molte cover con le quali spesso si è misurato: rarefatte, impalpabili, struggenti, solo sue. Ma anche agguerrite in altri momenti. Col tempo infatti Wyatt ha saputo mettere in atto un fiero impegno politico, schierandosi con il Partito Comunista Britannico e trovandosi coinvolto in iniziative umanitarie.
Nel 1997 nel quale in Italia (caso unico al mondo) viene pubblicato un tributo a Wyatt (The Different You – Robert Wyatt e noi, organizzato da Francesco Magnelli e Gianni Maroccolo e pubblicato dal Consorzio Produttori Indipendenti) esce Shleep, suo più grande successo dai tempi di Rock Bottom. È un album sereno, variegato, in grado di mettere sul piatto i diversi mondi wyattiani in maniera perfetta. Con diverse perle sonore tra cui una che spicca per intensità: Maryan, scritta col chitarrista jazz Philip Catherine e ripresa con eleganza e trasporto da Ginevra di Marco e Cristina Donà nel tributo.
Uno degli album più importanti degli ultimi 50 anni. Concepito nei giorni di convalescenza a seguito dell’incidente e prodotto da Nick Mason, il disco presenta un Wyatt fresco e nuovo, che compone canzoni che entrano nell’anima del mondo. Sospeso tra umori jazz, melodie struggenti ed esperimenti, Rock Bottom farà scuola per il suo carattere al tempo stesso tortuoso e godibile. Al suo interno molta malinconia, ma anche uno spirito ironico e vitale che permette a Wyatt di pubblicare alcune tra le sue canzoni più belle, una su tutte Sea Song che è pura poesia per il suo amore con Alfie. Ma è tutto l’album a essere una lunga lettera d’amore alla consorte, alcuni brani portano addirittura il suo nome. Rock Bottom è l’equilibrio perfetto tra canzone e sperimentazione, tra jazz e tutto ciò che musicalmente c’è di bello sul pianeta Te
( da Rolling Stone)
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Roma: Farnesina delibera 115 milioni di euro per iniziative di emergenza umanitaria. Nel quadro degli interventi umanitari della cooperazione allo sviluppo, il Vice Ministro degli Affari Esteri delegato alla Cooperazione Internazionale, On. Edmondo Cirielli, ha deliberato contributi finanziari del valore complessivo di oltre 115 milioni di euro destinati a iniziative di emergenza.... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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Dopo sedici mesi torna per la seconda volta a Mosca il cardinale Zuppi
Nuova missione del cardinale Zuppi nell'ambito dell'iniziativa umanitaria della Santa Sede per trovare vie di pace per l’Ucraina martoriata. Lo rende noto il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni: “Confermo - si legge in una dichiarazione - che il cardinale Matteo Zuppi ha iniziato oggi una nuova visita a Mosca, nel quadro della missione affidatagli da Papa Francesco l'anno scorso, per incontrare le autorità e valutare ulteriori sforzi per favorire il ricongiungimento familiare dei bambini ucraini e lo scambio di prigionieri, in vista del raggiungimento della tanto sperata pace”. Il primo incontro incontro avuto dal cardinale a Mosca oggi è stato con il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Lo ha reso noto il Ministero degli Esteri russo, sottolineando che i due hanno discusso della "cooperazione nella sfera umanitaria nel contesto del conflitto in Ucraina" e altre questioni sulla scena internazionale. Nella stessa nota viene rimarcato "lo sviluppo costruttivo del dialogo tra Russia e Vaticano". La missione del giugno 2023 Zuppi era già stato a Mosca il 28 e 29 giugno 2023, seconda tappa della sua missione dopo quella a Kyiv, durante la quale aveva avuto un incontro pure con il presidente Volodymyr Zelensky, e prima dei viaggi nei mesi successivi a Washington e Pechino. Nelle 48 ore in terra russa, il porporato aveva avuto un incontro con Kirill, patriarca di Mosca e di tutta la Rus'. Un incontro “fruttuoso”, lo definiva la Santa Sede in un comunicato, in cui si sottolineava che il cardinale aveva trasmesso a Kirill “il saluto del Santo Padre”; con il patriarca l’emissario del Pontefice si era “intrattenuto su iniziative umanitarie che possano facilitare una soluzione pacifica”. Il colloquio con il commissario per i diritti del bambino Il cardinale aveva poi avuto due incontri istituzionali separati, prima con Yuri Ushakov, assistente del presidente Vladimir Putin per gli affari di politica estera, e poi con Maria Lvova-Belova, commissario per i diritti del bambino. In quei colloqui era stato fortemente sottolineato l’aspetto umanitario dell’iniziativa, nonché l’esigenza di poter pervenire alla “tanto desiderata pace”. In particolare con Lvova-Belova – riferiva quel giorno il sito del commissario, pubblicando la foto della visita del cardinale – Zuppi aveva discusso le cosiddette questioni umanitarie relative alle “operazioni militari” e alla tutela dei diritti dei bambini. L’attenzione era, cioè, sul tema degli oltre 19 mila minori ucraini portati con la forza in Russia, questione per cui il presidente Zelensky ha chiesto l’aiuto della Santa Sede nell'udienza di maggio 2023 con Papa Francesco. Una richiesta ribadita anche nell’udienza con il Pontefice in Vaticano di venerdì scorso, durante la quale il leader ucraino ha centrato il focus su tutti i prigionieri ucraini. Non solo i bambini, ma anche i giornalisti. I risultati degli "sforzi" diplomatici Grazie al canale aperto da Zuppi, un certo numero di bambini ucraini trasferiti in Russia dalle forze di occupazione è potuto tornare a casa. Nei mesi scorsi, la vicepresidente del Parlamento ucraino Olena Kondratiuk - rendendo pubblico un incontro a Roma con il presidente della CEI – aveva ringraziato il cardinale sottolineando che la “diplomazia umanitaria” della Santa Sede ha dato risultati rilevanti. Tra questi, anche la liberazione dei due sacerdoti redentoristi arrestati nel novembre 2022 e rilasciati dalla Russia in uno scambio di prigionieri con l’Ucraina il 29 giugno scorso. Un risultato per il quale Zelensky stesso aveva espresso gratitudine alla Santa Sede per i suoi “sforzi”. Rispetto dei diritti umani Insomma il viaggio ha avviato un meccanismo, “lento” come ha avuto modo di dire in varie occasioni il cardinale Segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, ma che va avanti. Proprio Parolin a settembre ha avuto una video-conferenza con Tatiana Moskalkova, commissaria per i diritti umani della Federazione Russa. Durante il colloquio, ha informato quel giorno la Sala Stampa della Santa Sede, il cardinale ha ribadito la necessità di salvaguardare, nel contesto del conflitto, i diritti umani fondamentali sanciti dalle Convenzioni Internazionali. Read the full article
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Le ONG svolgono un ruolo cruciale nella promozione del benessere sociale e dello sviluppo sostenibile. Attraverso iniziative umanitarie, ambientali e per i diritti umani, queste organizzazioni colmano l’assenza dei governi e affrontano sfide globali come la povertà e la protezione dell’ambiente. Scopri l'importanza delle ONG, la loro evoluzione, e come il loro operato contribuisce a creare un futuro più equo e sostenibile. Unisciti al movimento e contribuisci a promuovere diritti umani e pace globale!
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Sostiene san Giacomo...
Un messaggio che ci viene da lontano Ê da poco (21 settembre) che abbiamo celebrato la Giornata internazionale della Pace [i], ricordando con iniziative pubbliche i valori ed i metodi della nonviolenza attiva, sebbene quotidianamente sommersi dalle ‘cattive novelle’ di nuovi bombardamenti, scontri sanguinosi, catastrofi umanitarie e devastazioni ambientali. Ecco perché la liturgia della domenica…
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Meloni chiude il G7: "E' stato un successo. Pieno sostegno a Kiev e sintonia su Gaza" AGI - "Sono molto soddisfatta, molto fiera del lavoro fatto nel vertice, che è stato un successo". Cosi' la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella conferenza stampa finale del vertice del G7. "L'Italia - ha aggiunto - è stata al centro del mondo, è una grande responsabilità, ma sono orgogliosa di come la nostra nazione sia riuscita a stupire e a tracciare la rotta". Meloni ha ricordato i principali temi affrontati dai leader nel summit, a partire dall'Africa: "Sono molto soddisfatta - ha affermato - che il G7 abbia condiviso l'approccio dell'Italia. Il G7 decide di unire gli sforzi per un nuovo modello di sviluppo per le nazioni africane, basato su partenariati fra pari". Inoltre, "a differenza di quanto qualcuno sperava o preconizzava", il G7 "ha rafforzato il sostegno all'Ucraina, con un accordo tutt'altro che scontato" per utilizzare i profitti degli asset russi bloccati in Occidente a favore di Kiev, ha sottolineato Meloni. Sul Medio Oriente, il G7 ha mostrato "un sostegno pieno al prezioso piano degli Stati Uniti" per una tregua tra Hamas e Israele, ha continuato la premier evidenziando il sostegno del vertice a una soluzione a due Stati per il conflitto e la necessità di un impegno congiunto per portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. Un altro capitolo importante è stato quello dell'intelligenza artificiale, di cui si è parlato in una sessione con la partecipazione di Papa Francesco, la prima partecipazione in assoluto di un Pontefice ai lavori del Gruppo: "Il dibattito sull'intelligenza artificiale non finisce qui: organizzeremo altre iniziative. E' un tema sul quale tutto il mondo si interroga ed è fondamentale affrontarlo a livello internazionale", ha chiarito Meloni osservando che "non bisogna trattare questa materia come se fosse tutta bianca o tutta nera: gli strumenti sono neutrali, non sono di per sè nè buoni nè cattivi. L'Intelligenza Artificiale porta con sè opportunità e rischi, è un moltiplicatore, cosa vogliamo moltiplicare?". Rispondendo alle domande dei giornalisti, Meloni ha spiegato che la parola 'abortò non è stata scritta nella dichiarazione finale del vertice "semplicemente perchè quando ci sono cose già date per acquisite si fa un richiamo al documento precedente. Credo sia stata una polemica costruita in maniera artefatta, una polemica che non è mai esistita nel vertice", ha aggiunto. "Capisco le ragioni per cui queste polemiche nascono, capisco perchè da alcuni vengono alimentate ma non era oggettivamente un tema che dalle parti nostre è stato oggetto di questa discussione", ha poi tagliato corto. Inoltre, ha puntualizzato la presidente del Consiglio, "il governo italiano non ha fatto nessun passo indietro sull'aborto nè sui diritti delle persone Lgbt, quindi le aspettative di alcuni sono state deluse, perchè il racconto che era stato fatto" sul governo e sulla maggioranza su questi temi "non corrispondeva alla verità". Al G7, ha proseguito Meloni, "per la prima volta si è parlato di governo dei flussi migratori, di affrontare le cause profonde della migrazione per garantire il primo diritto: quello a non emigrare. Abbiamo preso impegni anche sull'altra faccia della medaglia, quella della lotta contro i trafficanti di essere umani. Abbiamo convenuto che è necessaria una coalizione globale contro i trafficanti mettendo a sistema gli sforzi contro una nuova forma di schiavitù. Sono fiera, non era mai stato trattato con tanta chiarezza. Abbiamo portato un modello di due grandi italiani, Falcone e Borsellino. Falcone diceva 'follow the money': sono convinta che colpire al cuore le organizzazione criminali seguendo i proventi può fare la differenza". Al termine della conferenza stampa Meloni ha anche espresso la propria gratitudine alla Puglia, che ha accolto il vertice nella struttura di Borgo Egnazia, nel comune di Fasano: "Questa terra meravigliosa è ancora più riconosciuta, apprezzata, conosciuta e amata a livello mondiale, come merita di essere. Direi che si è trattato di un lavoro di squadra che rende onore all'Italia nel suo complesso. Il nostro Paese ha dimostrato la sua capacità di organizzare eventi di questa straordinaria rilevanza, un motivo d'orgoglio per tutto il popolo italiano: spesso ci dimentichiamo di ciò di cui siamo capaci".
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Solidarietà delle imprese per l'Ucraina
Un'iniziativa di solidarietà, quella svolta presso la Rocca dei Rettori nella Sala Consiliare di Benevento alla presenza del Console Generale Ucraino Maksym Kovalenko, con il Vice Presidente della Provincia di Benevento Alfonso Ciervo, il Presidente della Confederazione Imprese Italia Biagio Cefalo, il Segretario Generale della Confederazione Imprese Italia Carlos Sorrentino e il giornalista Domenico Letizia.
La Confederazione Imprese Italia ha raccolto, grazie alle imprese associate, del materiale parasanitario destinato all'ospedale di Mykolaiv, donandolo al Consolato generale dell'Ucraina per il Sud Italia.
Biagio Cefalo, presidente della Confederazione Imprese Italia ha dichiarato: «Conosciamo le difficoltà che state vivendo e pensiamo che questo gesto possa essere un piccolo aiuto ma soprattutto dobbiamo proseguire nel sostegno per le popolazioni». Il giornalista Domenico Letizia ha ribadito: «Le imprese virtuose pretendono il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani come premessa essenziale per lo sviluppo armonioso di accordi commerciali e politici. Siamo accanto all'Ucraina, al suo popolo e alle sue istituzioni contro il dispotismo di Putin e il massacro di civili che la Russia contemporanea sta compiendo nei confronti di un popolo alle porte della nostra Europa». L'iniziativa umanitaria a favore del popolo ucraino, che si realizza proprio nel momento in cui i carri armati di Mosca stanno avanzando ancora di più all'interno del territorio dell'Ucraina, dopo due anni di guerra feroce e sanguinosa contro Kiev, intende lanciare un messaggio di cooperazione virtuosa e sostenibile, nel rispetto dei regolamenti internazionali e dello stato di Diritto. L'evento è stato fortemente sostenuto da Carlos Sorrentino, Segretario della Confederazione Imprese Italia, che ha sottolineato: «Sosteniamo il popolo ucraino e siamo disponibili a creare iniziative commerciali con le imprese associate per rilanciare l'economia Ucraina e procedere verso la ricostruzione appena le condizioni politiche lo permetteranno». Il rappresentante diplomatico ha partecipato all'iniziativa beneventana grazie alla Confederazione Imprese Italia che, attraverso il suo segretario generale, ha voluto consegnare, nella Sala consiliare della Provincia sannita aiuti umanitari e materiale parasanitario donato all'Ospedale di Mykolaiv, in Ucraina. Il diplomatico ucraino ha dichiarato: «Ringraziamo tutte le imprese della Confederazione Imprese Italia per l'iniziativa e siamo pronti a sviluppare ulteriori network di cooperazione economica. Pensiamo a degli incontri B2B con le imprese del sud Italia e la Confederazione sarà protagonista di tale processo economico e della ricostruzione del nostro amato Paese». Domenico Letizia Per altri articoli di questo autore fai clic qui. Per approfondire le iniziative della Confederazione Imprese Italia fai clic qui. Read the full article
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ex Allievi in evidenza: ROMA. IL GENERALE FIGLIUOLO ILLUSTRA AL SENATO LE NUOVE MISSIONI E GLI UOMINI IMPIEGATI NEI TEATRI OPERATIVI ALL'ESTERO
Nell’Aula Convegni del Senato, le Commissioni riunite Esteri e Difesa Camera e la Commissione Esteri e Difesa Senato, hanno ascoltato oggi il Comandante Operativo di Vertice Interforze (Covi), generale di corpo d’armata Francesco Paolo Figliuolo.
TEATRI OPERATIVI
La Difesa per il 2024 partecipa, o è pronta a fornire il proprio contributo, a 41 missioni e operazioni internazionali, articolate su 36 schede missioni (22 per attività sotto l’egida di Organizzazioni internazionali – 5 Onu, 9 Nato, 8 Ue – e 14 iniziative condotte su base bilaterale o all’interno di specifiche coalizioni multinazionali).
Saranno impiegate, in media, circa 7.800 unità, con un contingente massimo autorizzato di 12.000 unità.
In particolare, in aggiunta alle missioni che proseguono dal 2023, sono 2 le missioni di nuovo avvio recentemente approvate dal Parlamento.
Il riferimento è all’Operazione Levante, che attraverso un rafforzamento della presenza nel Mediterraneo Orientale prevede l’impiego di un dispositivo militare per interventi umanitari a favore della popolazione palestinese della Striscia di Gaza, nonché il supporto ad eventuali operazioni di evacuazione di connazionali; all’Operazione difensiva dell’Unione Europea ”Eunavfor operazione Aspides” che mira principalmente a proteggere la libera navigazione nello Stretto di Bab El Mandeb, nel Mar Rosso e nel versante occidentale del Golfo di Aden.
SCENARIO UCRAINA
Il conflitto in Ucraina, entrato nel suo terzo anno, si conferma un evento spartiacque che ha scosso in profondità le fondamenta stesse del sistema internazionale e che continua a generare ripercussioni sistemiche di ampia portata.
Con il proseguire della guerra cresce la volontà di rafforzare le politiche di difesa dei singoli Paesi e la postura di deterrenza delle principali Organizzazioni internazionali di riferimento, la Nato e l’Unione Europea. L’Alleanza Atlantica, che lo scorso 4 aprile ha celebrato i suoi 75 anni, continua a rappresentare il baluardo di stabilità per rispondere a uno scenario complesso e in continua evoluzione.
SCENARIO KOSOVO
Nel 2024 prosegue l’impegno nazionale a sostegno della stabilizzazione dei Balcani, area in cui la presenza del nostro dispositivo militare, seppur a distanza di anni, risulta ancora fondamentale per prevenire l’acuirsi di crisi regionali e arginare le continue tensioni.
In Kosovo rivestiamo il ruolo di attore primario, con un contingente schierato di circa 850 unità che può arrivare a 1.550 unità in caso di necessità (come avvenuto, ad esempio, alla fine dello scorso anno con lo schieramento della forza di riserva in prontezza a livello battaglione – Operational Reserve Forces Battalion – Orf della Nato) e dove, inoltre, dal prossimo ottobre assumeremo nuovamente il Comando dell’Operazione ‘Nato Kosovo Force (Kfor)’ nella quale oggi ricopriamo la posizione di Vice Comandante.
Continueremo, inoltre, a fornire, dove richiesto, unità specializzate dell’Arma dei Carabinieri per la missione civile dell’UE ‘European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo)’, di cui esprimiamo l’Head of Mission.
SCENARIO BOSNIA ERZEGOVINA
In Bosnia-Erzegovina, paese attraversato da forti tensioni politiche, economiche e sociali, abbiamo incrementato dallo scorso dicembre il nostro contingente, nell’ambito della missione dell’Unione Europea ‘European Union Force (Eufor Althea)’, con lo schieramento di una compagnia di manovra che si aggiunge alla Task Force Intelligence Surveillance e Reconnaissance a guida italiana per un totale di circa 180 militari. Inoltre, abbiamo recentemente assunto la posizione di Vice Comandante dell’Operazione, garantendo anche la prontezza dall’Italia di elicotteri a supporto delle Forze di Riserva, laddove venissero schierate
Lo strumento militare sarà quindi presente nell’area balcanica con un contingente composto in media da poco meno di 1.200 unità, che potrà arrivare a oltre 1.800 unità con la menzionata forza di riserva in prontezza della Nato, che può intervenire con brevissimo preavviso in caso di necessità sia in Kosovo sia in Bosnia. Operano, inoltre, a supporto delle missioni nei Balcani, due assetti aerei per attività di Intelligence, Sorveglianza e Ricognizione.
SCENARIO IRAQ
In Iraq continuiamo ad agire nell’ambito dell’Operazione di coalizione Operation Inherent Resolve – Prima Parthica per la lotta contro il Daesh, dove impieghiamo un contingente massimo di circa 1.000 unità e 16 assetti aerei, con compiti di addestramento a favore delle forze armate e forze di sicurezza locali a supporto delle attività della Coalizione internazionale per la stabilizzazione dell’area mediorientale.
Fondamentale importanza riveste l’hub operativo-logistico in Kuwait dove con gli assetti schierati effettuiamo attività di Difesa Aerea Integrata, Ricerca e Sorveglianza e supporto logistico – in termini di trasporti, supporto sanitario e tecnico-amministrativo – a tutto il Contingente nazionale della succitata Operazione INHERENT RESOLVE.
Prosegue inoltre la partecipazione alla missione di consulenza e rafforzamento delle capacità istituzionali dell’Iraq (Institutional building) ‘Nato Mission Iraq (NM-I)’, della quale nel maggio del 2023 abbiamo ceduto il Comando alla Spagna, ma deteniamo l’importante ruolo di Capo di Stato Maggiore della Missione.
SCENARIO FIANCO EST
Sul Fianco Est della Nato prosegue il contributo nazionale al potenziamento dei dispositivi alleati già schierati nel quadro di rafforzamento della postura di deterrenza e difesa dell’alleanza, in quello della dimostrazione del pieno sostegno dei Paesi alleati e del potenziamento delle attività di sorveglianza e acquisizione informativa.
A supporto dell’attività dell’alleanza sul Fianco Est l’Italia schiera un contingente massimo autorizzato di più di 3 mila unità, circa 1100 mezzi terrestri, un’unità navale e più di 20 assetti aerei.
Nel dominio marittimo continua la partecipazione al dispositivo di sorveglianza navale di raccolta dati nell’ambito del dispositivo Nato permanente per la sorveglianza navale mentre nel dominio aereo i nostri asseti partecipano al rafforzamento del dispositivo di sorveglianza dello spazio aereo dell’alleanza, di raccolta dati e potenziamento delle attività di sorveglianza e controllo dello spazio aereo.
Nel dettaglio l’impegno massimo nazionale prevede fino a 300 militari e 12 aerei con schieramento a rotazione tra Polonia, Lituania e Romania.
SCENARIO SAHEL
L’Italia continua le operazioni a sostegno della popolazione nel Sahel.
Nel Sahel, da luglio in avanti, abbiamo continuato le operazioni a favore della popolazione, perché l’ordine di scuderia che il ministro della Difesa Guido Crosetto mi ha dato, anche su mia proposta e del capo di Stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone, è stato quello di fermare le attività più ad impatto prettamente militare, ma continuare con quelle umanitarie.
D’altronde, anche qualora si verifichi un colpo di Stato non vediamo perché non si possa continuare a consegnare i letti per gli ammalati, indumenti e materiale didattico o fare un pozzo.
SCENARIO TUNISIA
La difesa è pronta ad avviare attività di formazione e addestramento con iniziative di tipo bilaterale con la Tunisia quando sarà consolidata la definizione delle necessarie tutele giuridiche del personale.
Nel Nord Africa resta di particolare interesse l’evoluzione della situazione in Libia, dove siamo impegnati in diverse iniziative sia derivanti da accordi bilaterali sia all’interno di organizzazioni internazionali.
SCENARIO MEDIO ORIENTE
La guerra è una brutta bestia e spesso colpisce i più deboli e gli innocenti.
Il generale ha parlato di prontezza a fare attività aviolancistiche, coordinate con le autorità israeliane e giordane, con materiale sanitario e alimentare.
“Poi siamo eventualmente pronti a rischierare nave ospedale o meglio ancora ospedale da campo.
Vi posso dire che le condizioni all’interno di Gaza e Rafah non ci sono.
L’idea era mettere magari vicino al valico, nella zona di Alaris, però tutto questo è sempre subordinato alla possibilità poi di curare i pazienti, perché altrimenti andiamo a schierare delle preziose capacità logistiche, ma sarebbe delittuoso lasciarli lì con le mani in mano, quando li possiamo farli operare nel nostro nosocomio, il Celio, o in giro per il mondo, nelle tante missioni che vi ho illustrato.
In relazione alla Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) abbiamo dato disposizione per la protezione della Forza.
Io stesso ho parlato più volte con il comandante spagnolo, il capomissione, generale Aroldo Lazaro.
Abbiamo affinato i piani di contingenza per una evacuazione rapida che è tra le possibilità.
Sarò in Libano intorno al 21-22-23 proprio per verificare e discutere anche col comandante della Forza di queste tematiche.
Attualmente, l’Italia ha autorizzato una consistenza massima annuale di 1.256 militari per il contingente nazionale impegnato in Libia.
Di questi, 1.046 militari sono impiegati nell’ambito di Unifil, mentre 57 militari sono destinati alla Mibil (Missione Bilaterale in Libano), con presenza sia a Shama che a Beirut.
Il contingente dispone di 374 mezzi terrestri e sei mezzi aerei. All’Italia è affidato il comando del Settore Ovest di Unifil.
Approccio dell’Italia efficace per generare stabilità e sicurezza.
L’impiego dello strumento militare avviene sempre nella piena consapevolezza che l’operato dei nostri militari si configura quale tassello importantissimo di un sistema Paese che genera fiducia nei confronti degli alleati e soprattutto accresce il valore aggiunto nei Paese in cui siamo presenti.
L’approccio dei nostri contingenti nazionali all’estero si è dimostrato sempre efficace perché ha saputo conciliare gli interessi nazionali con le esigenze di supporto delle forze di difesa e sicurezza del paese ospitante con un approccio non suscettibile di essere percepito come interferenza nella gestione dei loro affari interni.
La nostra presenza nei vari teatri operativi è parte determinante di un approccio omnicomprensivo teso a generare stabilità e sicurezza e a favorire lo sviluppo nelle aree di prioritario interesse nazionale.
Anche alla luce dell’attuale complesso contesto internazionale, oggi più che mai le richieste di partecipazione di componenti della difesa e le iniziative internazionali sono sensibilmente accresciute a testimonianza del ruolo di primo piano che riveste in questo momento strumento militare... ben fatto ⭐️🇮🇹⭐️🇮🇹 #UnaAcies
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Life for Gaza: donati 42mila euro a Palestinian Medical Relief e Medici senza frontiere
Sono 42.000 gli euro raccolti con l’iniziativa “LIFE for GAZA”, il concerto di pace ideato per sostenere aiuti umanitari da destinare alle terre della Palestina che si è tenuto il 25 febbraio al Palapartenope di Napoli. La cifra, comunicata in un incontro al Caffè arabo di piazza Bellini, viene suddivisa in due parti: 31.000 euro sono stati inviati alla Palestinian Medical Relief Society; 11.000 euro a Medici senza Frontiere. Sul sito www.pergaza.it continua la campagna di donazioni per tutti coloro che vogliono esprimere la propria vicinanza ai morti e ai feriti del massacro che sta avvenendo in Medio Oriente. Donati 42mila euro Alla conferenza, Omar Suleiman, referente della comunità palestinese, e Luigi de Magistris in qualità di rappresentante del comitato dei garanti (che include anche l’attrice Laura Morante, il regista Mario Martone, l’attore Lino Musella, padre Alex Zanotelli, Nicola Quatrano e Francesco Romanetti), hanno illustrato anche due delle prossime iniziative di solidarietà destinate al popolo della Palestina. La prima si terrà proprio domani, sabato 23 marzo, con una biciclettata che partirà alle 10 dalla Bicycle House nella Galleria Principe di Napoli, si snoderà nelle vie del centro della città e verso il lungomare, e infine avrà ‘traguardo’ nei viali della ex base N.A.T.O. di Bagnoli. “Chi vorrà, potrà partecipare arrivando in sella alle sue due ruote oppure noleggiare a soli 10 euro una bicicletta. Il ricavato naturalmente andrà donato alle associazioni pacifiste”. Luogo simbolico e non casuale, l’ex NATO, scelto dagli organizzatori “come avamposto di un indispensabile e immediato cessate il fuoco e di una liberazione degli spazi civili e rottura del filo spinato senza l’impiego delle armi di guerra. La seconda, ancora nel piazzale della ex N.A.T.O. a Bagnoli, è in calendario invece il 6 luglio ed è un nuovo concerto dedicato alle vittime del genocidio ad opera del governo militare di Israele”. Tra i primi musicisti ad aderire al concerto di luglio figura Mohammed Adbul Rahman Assaf, vincitore di “Arab Idol”. Come lui, di ora in ora, stanno già pervenendo i primi sì anche di cantautori e musicisti napoletani che non hanno potuto essere sul palco del Palapartenope a fine febbraio. “Life for Gaza” – CESSATE IL FUOCO!!! Sensibilizziamo l’opinione pubblica, sosteniamo la causa del popolo palestinese e raccogliamo fondi da destinare a Medici Senza Frontiere e Palestinian Medical Relief Society che operano nei territori occupati dalle azioni di guerra. LIFE FOR GAZA – Napoli è un concerto/evento ideato da Omar Suleiman, Jamal Qaddorah e Luigi de Magistris, promosso dalla Comunità Palestinese Campania e da Assopace Palestina, con la direzione artistica e organizzativa di Claudio de Magistris. A febbraio si sono esibiti, fra gli altri, Fiorella Mannoia, Laura Morante, Daniele Sepe, Dario Sansone, Ascanio Celestini, Osanna, ‘E Zézi, Enzo Gragnaniello, Elisabetta Serio, Giovanni Block, Francesco Forni, Carlo Faiello, Eugenio Bennato, Franco Ricciardi, Lino Cannavacciuolo. C’è stata la live performance dei fumettisti della mostra Falastin Hurra e l’installazione video-fotografica “7 fotogiornalisti italiani per la Palestina” curata da Antonio Biasiucci. La comunicazione e la grafica sono a cura di Renato Mastrogiovanni, il coordinamento di Ginevra Gargiulo, Maria Teresa Lippiello, Jamil Qaddorah e Diego Abbate con il supporto e il sostegno di Kosmopolis, Teatro Palapartenope, Time 4 Stream, Dominique, Pibiesse e Brain User. Read the full article
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Il Governatore Lions Alessandro Bruno in Visita ai Club di Alessandria e Bosco Marengo
Una giornata all'insegna della collaborazione e del servizio per rafforzare l'impegno verso cause umanitarie e sociali.
Una giornata all’insegna della collaborazione e del servizio per rafforzare l’impegno verso cause umanitarie e sociali. L’11 novembre 2024, il Governatore del Distretto Lions 108Ia2, Alessandro Bruno, ha incontrato i Club Lions di Bosco Marengo Santa Croce, La Fraschetta, Ecolife, Alessandria Emergency & Rescue e Valmadonna Valle delle Grazie in una visita istituzionale. L’incontro ha visto la…
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Eyes on the world #168
Dopo una settimana di pausa, ripartiamo dove avevamo lasciato. Con 15° in meno.
Ovviamente si ricomincia dalla guerra in corso tra Israele e Hamas, giunta – probabilmente – a una svolta. Seguono corposi aggiornamenti dall’Italia e dagli USA.
Visto che intro breve? Cominciamo 👇
🇮🇱 ISRAELE-HAMAS: OSPEDALI PRESI DI MIRA, ATTACCO AL CAMPO DI JABALIA, LE PAROLE DI HEZBOLLAH
(1) Due intere settimane di guerra in #Israele da recuperare. Proviamo ad andare spediti. Eravamo rimasti all’inizio delle ostilità via terra iniziate dall’esercito israeliano alla fine di ottobre, con le comunicazioni via internet e telefoniche ridotte al minimo che hanno reso molto complicato capire da subito cosa stesse succedendo. Gli scontri più cruenti si sono concentrati principalmente nel nord di #Gaza, mentre civili e soccorritori erano impegnati a cercare feriti e corpi sotto le macerie. Nel frattempo sono continuati a transitare all’interno della #Striscia aiuti umanitari con acqua, cibo e medicine (ma niente carburante). Uno degli episodi più eclatanti ha riguardato l’assalto ai danni di un aereo proveniente da Tel Aviv nell’aeroporto internazionale di #Machačkala, la capitale dello stato russo del Daghestan: secondo le ricostruzioni, una folla di persone di religione musulmana ha fatto irruzione nell’aeroporto e ha circondato il suddetto velivolo (anche se i passeggeri erano stati fatti sbarcare in precedenza) con l’intenzione di chiedere ai passeggeri di condannare la guerra in corso. 150 rivoltosi sono stati poi identificati e 60 di questi arrestati, rei di aver portato avanti una campagna d’odio da settimane e “premeditato” l’attacco. Tornando a Gaza, una delle situazioni più delicate l’ha vissuta l’ospedale #alQuds, al quale Israele ha chiesto l’evacuazione – con scarsi risultati, per ovvi motivi – per via della sua trasformazione in “zona militare” (pur essendo rifugiati al suo interno un elevato numero di civili). L’esercito israeliano, all’inizio della scorsa settimana, ha proseguito l’avanzata all’interno di Gaza, bombardando più volte anche il campo profughi di #Jabalia (il più grande presente a Gaza, situato a nord e abitato da oltre 116 mila persone); secondo Al Jazeera ne sarebbero state uccise almeno 50. Israele ha giustificato l’attacco – tramite il portavoce dell’esercito Daniel Hagari – affermando di aver ucciso un importante comandante di #Hamas, diversi membri del gruppo e danneggiato tunnel sotterranei, depositi di armi e postazioni per lanciare razzi. Lo scorso mercoledì inoltre una nave missilistica ha fatto la sua comparsa nel Mar Rosso, mentre le comunicazioni telefoniche e internet sono state nuovamente interrotte. Tuttavia, per la prima volta dall’inizio del conflitto, oltre 1.000 persone sono state evacuate attraverso il varco di Rafah per raggiungere l’#Egitto (poco meno di 100 erano state autorizzate per via delle ferite riportate). Nella giornata di giovedì 2, l’esercito israeliano ha comunicato ufficialmente di aver circondato la città di Gaza, alla quale si stava avvicinando da giorni. Intanto ha detto per la prima volta la sua sul tema anche il leader del gruppo radicale libanese #Hezbollah, Hassan Nasrallah, alleato di Hamas e dell’Iran contro Israele. In un discorso molto concitato, ha accusato gli #StatiUniti di essere i principali artefici di ciò che sta accadendo e di dover essere puniti per questo, intanto che al confine tra i due stati (Libano e Israele appunto) gli scontri non si sono mai placati. Venerdì a essere nuovamente bombardate sono state le zone limitrofe agli ospedali al Shifa e al Quds, mentre il premier israeliano #Netanyahu ha ribadito come l’unico cessate il fuoco potenzialmente accolto sarebbe da barattare solo con la liberazione degli oltre 200 ostaggi di Hamas. A far discutere sono state invece le parole del ministro israeliano per il Patrimonio culturale, Amichay Eliyahu, che in un’intervista radiofonica ha definito “una possibilità” sganciare una bomba atomica sulla Striscia di Gaza, trovando l’immediata smentita del premier.
🇮🇱 ISRAELE-HAMAS: CHIUSO IL VARCO DI RAFAH, CONFLITTO IN PAUSA 4 ORE AL GIORNO PER FACILITARE GLI AIUTI
(2) In tutto ciò, domenica l’#OMS ha reso noto che Israele ha compiuto oltre 100 attacchi diretti a strutture sanitarie nella Striscia di Gaza, in totale violazione dell’articolo 18 della Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra. Nella stessa giornata, Hamas ha accusato Israele di aver bombardato il campo profughi di Maghazi, nella zona centrale della Striscia (ci sarebbero almeno 51 morti). Lo scorso weekend ha fatto ritorno in Medioriente anche il Segretario di Stato americano Antony #Blinken, passando da Israele, Giordania, Cisgiordania e Iraq per chiedere delle “pause umanitarie” (mai un cessate il fuoco totale) ed evitare che il conflitto si allarghi a nuove nazioni. Delle “pause” sono effettivamente state concesse da Israele, che ha aperto per poche ore un passaggio per evacuare la popolazione dal nord della Striscia verso sud, prima di entrare ufficialmente – secondo quanto dichiarato dal ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant – nella città di Gaza. Hamas ha accusato l’esercito di aver bombardato abitazioni civili, mentre dall’altra parte non sono arrivati commenti di nessun tipo su alcuna operazione (presumibilmente per non dare alcun indizio ad Hamas sulle prossime mosse). Mercoledì i ministri degli Esteri del #G7 si sono riuniti a Tokyo e hanno diffuso un comunicato chiedendo a gran voce “pause” del conflitto e l’apertura di corridoi umanitari per aiutare i civili intrappolati a Gaza. In serata invece è stato chiuso il varco di #Rafah per non meglio precisati “motivi di sicurezza”. Qui è giunto anche l'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, che ha accusato sia Israele che Hamas di aver compiuto crimini di guerra. Giovedì l’esercito israeliano – via social – ha fatto sapere di essere disposto a garantire pause tattiche localizzate al fine di far arrivare aiuti umanitari ai civili di Gaza, mentre la situazione nei pressi degli ospedali è sempre più complicata, oltre che pericolosa (diverse esplosioni sono state segnalate nella zona dell’ospedale al Shifa di Gaza, mentre l’al Rantisi è presidiato dall’esercito israeliano). Il portavoce del consiglio di Sicurezza nazionale statunitense John Kirby ha poi fatto sapere che Israele avrebbe accordato a istituire una pausa quotidiana di 4 ore dagli attacchi nel nord della Striscia di Gaza (in zone sempre diverse) per consentire l’evacuazione dei civili presenti nell’area.
🇮🇹 MALTEMPO, “PREMIERATO” E IMMIGRAZIONE I TEMI CENTRALI DELLA SETTIMANA ITALIANA. I DETTAGLI
(3) Passiamo all’#Italia, dove questa settimana si è parlato di diversi provvedimenti prossimi all’approvazione (o quasi) e di importanti accordi sul tema #immigrazione. Ma non possiamo non cominciare dall’ondata di #maltempo che ha investito il nostro paese da nord a sud nell’ultima decina di giorni. I disagi più grandi hanno riguardato prevalentemente il centro-nord, Toscana in primis, al punto da costringere il governo a dichiarare lo stato d’emergenza per numerose province. C’è stato un primo stanziamento da 5 milioni di euro per intervenire in modo urgente sulle necessità maggiori, a partire dal ripristino della funzionalità dei servizi pubblici. Almeno 8 persone hanno perso la vita a causa dei nubifragi e del forte vento. Il Consiglio dei ministri, a cavallo tra questa e la scorsa settimana, ha approvato anche un disegno di legge di riforma costituzionale, che avrebbe come obiettivo principale quello di introdurre il cosiddetto “#premierato”. Il provvedimento in questione, che – come dice il nome stesso – consisterebbe in una modifica della #Costituzione, è costituito da 5 articoli, ognuno dei quali con un argomento ben specifico. Si parla dell’eliminazione della nomina dei senatori a vita (eccetto per gli ex presidenti della Repubblica) e della facoltà del presidente della Repubblica di sciogliere una sola delle due camere (azione che nessun capo di stato ha mai messo in atto), fino appunto alla possibilità di eleggere il presidente del Consiglio attraverso le classiche #elezioni politiche, che di norma servono esclusivamente a rinnovare il #Parlamento (mentre è il presidente della Repubblica che indica poi la figura del premier, in base alla maggioranza che può ottenere). Una delle modifiche più importanti della riforma entrerebbe in atto in caso di caduta del governo o dimissioni del premier: in questo caso infatti, il capo di stato dovrebbe conferire l’incarico di formare un nuovo governo al premier dimissionario o a un suo collega di partito o coalizione, ma tale procedimento potrà avvenire solo una volta per legislatura. La norma comunque dovrà seguire un iter molto lungo per essere approvata ed è probabile che subisca parecchie modifiche.
La notizia più importante della settimana ha però riguardato il nuovo accordo siglato con l’#Albania a tema immigrazione. Lunedì la premier Giorgia #Meloni e l’omologo albanese Edi Rama hanno firmato un protocollo d’intesa per gestire parte dell’immigrazione in modo sinergico. In sostanza, in Albania verranno realizzate due strutture che accoglieranno #migranti in arrivo in Italia, che l’Italia stessa gestirà a proprie spese e sotto la sua giurisdizione. Saranno 3.000 al massimo le persone che i due centri potranno accogliere tutte insieme e, in base a quanto dichiarato dalla premier Meloni, tra queste non potranno esserci minori, donne incinte e persone definite vulnerabili (non vi è tuttavia traccia di quest’ultimo punto nella versione finale del documento ufficiale, né appare chiara la modalità con cui questa distinzione possa avvenire nella pratica). Una delle due strutture funzionerà come un classico Centro di permanenza per i rimpatri (CPR), anche se – in base alle leggi italiane ed europee – i migranti possono essere trattenuti in strutture governative solo in casi eccezionali, mentre sembra che in questo caso trattenerli possa essere la prassi per le persone non idonee al diritto di asilo. La premier ha anche parlato di procedure accelerate per esaminare le richieste di asilo (28 giorni al massimo), pur essendo i tempi medi attuali ben più lunghi. L’Albania – che tra le altre cose non è nemmeno uno stato dell’Unione Europea – dal canto suo collaborerà con le forze di polizia e la sorveglianza esclusivamente all’esterno delle strutture (dalle quali i migranti non potranno uscire), oltre a fornire gratuitamente gli spazi dove verranno costruiti i centri. Tra i tanti problemi evidenziati da esperti e analisti, risalta quello che obbliga – secondo il diritto internazionale sul tema – la conclusione nel più breve tempo possibile del soccorso in mare, diretto verso il porto sicuro più vicino (sicuramente non in Albania, partendo dal #Mediterraneo centrale). Il protocollo ha una durata di 5 anni e sarà rinnovato automaticamente a meno che – 6 mesi prima della scadenza – una delle parti non comunichi il dissenso. I centri, in base a quanto dichiarato, dovrebbero entrare in funzione entro la primavera del 2024, ma i dubbi sul loro funzionamento sono molteplici.
🇺🇸 USA, ELECTION DAY: DEM TRIONFANTI IN DIVERSI STATI. OK IL DIRITTO ALL’ABORTO IN OHIO. INTANTO TRUMP…
(4) Andiamo infine negli #USA, dove nell’ultima settimana c’è stata qualche novità degna di nota. Partiamo innanzitutto dicendo che manca meno di un anno alle elezioni per eleggere il nuovo presidente americano (si vota il 5 novembre 2024) e, a questo proposito, il New York Times ha pubblicato un sondaggio che ha fatto suonare ben più di un allarme all’attuale capo di stato Joe #Biden. Il Partito Democratico da lui rappresentato (e che, al 99,9%, lo vedrà come candidato principale nel 2024) sta raccogliendo meno consensi del previsto, soprattutto nei cosiddetti “stati in bilico”, ovvero quelli interessati dal sondaggio e che – di norma – decidono le elezioni. In 5 di questi 6 Biden è indietro di diversi punti rispetto al primo indiziato a rappresentare il Partito Repubblicano, l’ex presidente Donald #Trump. Il vantaggio accumulato va dai 4 ai 10 punti percentuali in Arizona, Georgia, Michigan, Nevada e Pennsylvania, mentre solo in Wisconsin Biden è in leggero vantaggio. Allo scorso giro, nel 2020, l’attuale presidente trionfò in tutti e 6 gli stati. A preoccupare gli elettori è – molto probabilmente – l’età avanzata di Biden e l’attuale gestione dell’economia americana. Il calo dei consensi per i Democratici è stato rintracciato soprattutto nello zoccolo duro degli elettori DEM, ovvero i giovani e le persone non bianche. Trump al momento ha invece ben altre gatte da pelare, come i processi a suo carico. Lunedì ha testimoniato a New York nell’ambito di una causa civile per truffa per la quale è imputato insieme ai 3 figli e ad alcuni dirigenti della sua Trump Organization, mettendo in piedi un vero e proprio spettacolo. L’ex presidente ha parlato a più riprese di persecuzione politica e accanimento giudiziario, ha accusato il giudice di essere prevenuto e ha risposto in modo evasivo alle domande a lui poste. Nel frattempo sono andate in scena delle importanti votazioni su temi particolarmente caldi per l’opinione pubblica. In Ohio, con l’ausilio di un referendum, è stato inserito nella costituzione dello stato un emendamento che sottolinea l’impossibilità dello stato a interferire sulle “decisioni riproduttive” delle persone, garantendo quindi il diritto all’#aborto (una decisione simile è stata già presa in altri 6 stati, tra cui il Kansas, tradizionalmente Repubblicano) e non solo. Contemporaneamente, con un altro referendum, è stata legalizzata la marijuana a scopo ricreativo. Non è tutto. A capo del Kentucky è stato confermato il governatore Democratico Andy Beshear, mentre in Mississippi resterà nelle mani del Repubblicano Tate Reeves. Il partito Democratico ha infine ottenuto un’altra importante vittoria in Virginia, dove si è votato per rinnovare il Congresso dello stato e il partito ha ottenuto la maggioranza in entrambe le camere, nonostante a governare lo stato sia il Repubblicano Glenn Youngkin. Il partito ha ottenuto lo stesso risultato anche nelle elezioni legislative in New Jersey.
Alla prossima 👋
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Meloni e von der Leyen a Lampedusa. Sostegno all'Italia, i 10 punti del piano Ue
Supporto di Frontex e delle altre strutture europee per i rimpatri, per i pattugliamenti e la lotta ai trafficanti, rafforzamento della sorveglianza in mare e riflessione sull’ipotesi di nuove missioni, creazione di corridoi umanitari per creare alternative reali agli arrivi illegali. Sono alcune delle principali iniziative previste dal piano d’azione Ue in dieci punti presentato oggi dalla…
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G7, Tajani: «Favorevoli alle sanzioni contro l’Iran»
G7, Tajani: «Favorevoli alle sanzioni contro l’Iran». Il vicepremier e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, ha incontrato stamani il Segretario per gli affari esteri, del Commonwealth e dello sviluppo del Regno Unito David Cameron, a margine della Ministeriale Esteri G7 a Capri. L'incontro è stata un'occasione per approfondire gli ottimi rapporti di collaborazione tra Italia e Regno Unito e passare in rassegna i principali temi internazionali, in particolare il conflitto in Medio Oriente e la guerra in Ucraina. Al centro dei colloqui il rischio di escalation nella regione mediorientale. «Nel condannare ancora una volta, con la massima fermezza, il recente attacco sferrato dall'Iran e contro Israele, ho ribadito la preoccupazione dell'Italia per il rischio di un ulteriore allargamento del conflitto», ha dichiarato Tajani, ricordando l'importanza della moderazione e del dialogo in questo frangente, dove «qualsiasi forma di rappresaglia pregiudicherebbe equilibri già fragili e delicati». Il vicepremier ha poi anche ribadito l'urgenza di raggiungere quanto prima una tregua a Gaza per garantire l'accesso di aiuti umanitari e ricordato che «non vi può essere una soluzione senza il pieno coinvolgimento di tutti gli attori regionali e l'accettazione del principio di due popoli e due Stati». Grande attenzione anche al sostegno all'Ucraina, prioritario per la presidenza italiana del G7. Nel corso del colloquio il vicepremier ha ribadito il costante supporto a favore di Kiev a tutti i livelli con l'obiettivo di raggiungere una pace giusta e duratura. «La situazione è dura, l'Ucraina è sotto attacco e va sostenuta con decisione e a tutti livelli, mentre lavoriamo per definire un percorso che porti a una pace duratura. Una pace giusta che si lega a doppio filo con la ricostruzione del paese», ha aggiunto Tajani, ricordando le ultime iniziative intraprese dall'Italia, dalla firma di accordi per il sostegno al settore energetico ucraino al patronato assunto dall'Italia su Odessa. Tajani oggi ha incontrato anche il Ministro per l'Europa e gli Affari Esteri francese Stéphane Séjourné e la Ministra degli Affari Esteri della Repubblica Federale di Germania, Annalena Baerbock. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Stefano Cirillo è il nuovo segretario regionale della DC di Cuffaro
Stefano Cirillo è il nuovo segretario regionale della Democrazia Cristiana in Sicilia. L'elezione è avvenuta oggi, al termine del Congresso della Dc che ha si è svolto presso l'Hotel Astoria Palace, a Palermo, e che ha visto la presenza di 1200 delegati provenienti dalle 9 province siciliane e duemila partecipanti in totale. Presidente del partito è stato eletto Carmelo Pullara, vice segretari Ignazio Abbate e Angela Cocita e responsabile organizzativo Carmelo Pace. Stefano Cirillo è un medico siciliano e manager della sanità con una lunga esperienza internazionale. Insieme a Totò Cuffaro ha fondato l'Onlus AiutiamoilBurundi che, da otto anni, fornisce aiuti umanitari alla popolazione africana. Ha compiuto più di dieci missioni in Burundi dove, grazie alle tante iniziative di beneficienza, ha costruito ospedali e avviato progetti per migliore il sistema sanitario con un'attenzione particolare alle donne in gravidanza e ai neonati. Tra le priorità delle attività, la difesa delle donne più fragili, in particolare delle mamme adolescenti. Convinto sostenitore delle relazioni e delle sinergie tra i siciliani nel mondo, ha promosso attività di ospitalità e sostegno in favore dei giovani siciliani, soprattutto durante la sua esperienza a Londra. Tornato in Sicilia da due anni, lavora per una società internazionale di gestione di sistemi sanitari intrattenendo rapporti tra Grecia, Italia, Spagna, Bahrein e Londra. Read the full article
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