#città solidali
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pier-carlo-universe · 12 days ago
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Celebrazioni dei 110 anni del Comitato della Croce Rossa di Casale Monferrato
Diverse iniziative nei mesi di aprile e maggio In occasione della Giornata Mondiale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, che si celebra l’8 maggio, e del 110° anniversario della fondazione del Comitato di Casale Monferrato della Croce Rossa Italiana, la città ospiterà una serie di iniziative volte a sensibilizzare la comunità sui valori umanitari e a dare rilievo a questa significativa…
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vividiste · 9 months ago
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"SIETE VOI CHE AVETE INIZIATO A METTERE I PALETTI :
La nostra generazione era tollerante.
E non lo sapeva.
Vi siete inventati il fluid gender e di conseguenza, l’omofobia.
Io vengo dalla generazione che ascoltava e amava David Bowie e Lou Reed, e non si è mai posta il problema di che preferenze sessuali avessero.
Fregava niente, anzi, contenti loro e in qualche caso beati loro.
Elton John, Freddie Mercury, George Michael.
Siamo anche la generazione che amava i Led Zeppelin, i Deep Purple, Neil Young, gli Eagles...
Senza porsi il problema dei testi che oggi sarebbero giudicati sessisti.
Quando arrivò Boy George non ci chiedemmo se gli piacesse il maschio, la femmina o tutti e due.
Ci godemmo semplicemente la sua musica e quando Jimmy Somerville ci raccontò la sua storia di ragazzo di una piccola città, ci commuovemmo e cantammo insieme a lui. Non c’erano leggi a costringerci a essere solidali o quantomeno partecipi.
Non c’erano minacciose commissioni o attenti guardiani a censurarci se ci usciva una battuta.
C’era Alyson Moyet, allora decisamente oversize, ma bellissima e bravissima, e nessuno pensava valesse meno di una Claudia Schiffer...Anzi.
Vorrei capire che è successo nel frattempo, perché tutti questi censori hanno l’unico effetto di creare quello che censurano.
Secondo me eravamo tanto più avanti senza imposizioni, perché le imposizioni si sa, spesso generano l’effetto contrario."
Gisella Ambrogetti🌻
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Fonte fb
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clarissasworld · 6 months ago
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La nostra generazione era tollerante.
E non lo sapeva.
Vi siete inventati il fluid gender e di conseguenza, l’omofobia.
Io vengo dalla generazione che ascoltava e amava David Bowie e Lou Reed, e non si è mai posta il problema di che preferenze sessuali avessero.
Fregava niente, anzi, contenti loro e in qualche caso beati loro.
Elton John, Freddie Mercury, George Michael.
Siamo anche la generazione che amava i Led Zeppelin, i Deep Purple, Neil Young, gli Eagles...
Senza porsi il problema dei testi che oggi sarebbero giudicati sessisti.
Quando arrivò Boy George non ci chiedemmo se gli piacesse il maschio, la femmina o tutti e due.
Ci godemmo semplicemente la sua musica e quando Jimmy Somerville ci raccontò la sua storia di ragazzo di una piccola città, ci commuovemmo e cantammo insieme a lui. Non c’erano leggi a costringerci a essere solidali o quantomeno partecipi.
Non c’erano minacciose commissioni o attenti guardiani a censurarci se ci usciva una battuta.
C’era Alyson Moyet, allora decisamente oversize, ma bellissima e bravissima, e nessuno pensava valesse meno di una Claudia Schiffer...Anzi.
Vorrei capire che è successo nel frattempo, perché tutti questi censori hanno l’unico effetto di creare quello che censurano.
Secondo me eravamo tanto più avanti senza imposizioni, perché le imposizioni si sa, spesso generano l’effetto contrario.
(dal Web)
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sinnettini · 4 months ago
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21/12 Giornata Nazionale di Boicottaggio Carrefour
Riporto quanto scritto da BDS Italia:
Il 21 dicembre, BDS italia lancia una giornata di mobilitazione nazionale contro le complicità di Carrefour con il genocidio in corso a Gaza e con il sistema israeliano di colonialismo, occupazione e apartheid.
Mobilitiamoci per organizzare iniziative davanti ai punti vendita Carrefour in tutte le città!
Carrefour ha stipulato un accordo con Electra Consumer Products e Yenot Bitan. Queste aziende sono coinvolte attivamente nella colonizzazione illegale israeliana. E’ dimostrato che Carrefour ha almeno una filiale aperta a Modi'in-Maccabim-Re'ut, una colonia illegale israeliana.
A maggio 2023 il Gruppo Carrefour ha annunciato una serie di partnership con sei start-up israeliane che si occupano, tra le altre cose, di dati, intelligenza artificiale e cybersecurity. Come se non bastasse, il Gruppo Carrefour e le sue filiali locali sostengono apertamente l'esercito di occupazione israeliano nel genocidio che si sta svolgendo a Gaza, fornendo gratuitamente migliaia di razioni alimentari.
Dinnanzi al genocidio in corso, di fronte alle continue violazioni del diritto internazionale portate avanti da Israele a Gaza, in Cisgiordania, Libano, Siria e non solo, davanti ai crimini denunciati da organizzazioni e organismi internazionali come Amnesty International e molti altri, il boicottaggio di società complici è uno dei principali strumenti di azione concreta per supportare il popolo palestinese ei suoi diritti.
A luglio 2024, la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) ha stabilito che l'intera occupazione militare e la presenza stessa di Israele nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est è illegale e che qualsiasi sostegno o riconoscimento è proibito.
Oggi porre fine ad ogni complicità statale, aziendale e istituzionale è più urgente che mai. La nostra è una chiamata all'azione. L'obiettivo di questa campagna, lanciata da BDS, è di costringere Carrefour a:
Terminare l'accordo di franchising con Electra Consumer Products e Yenot Bitant.
Interrompere la partnership con le start-up israeliane insieme ad ogni complicità nei crimini in atto in Cisgiordania e nel genocidio a Gaza.
Fermare tutte le vendite di prodotti provenienti da insediamenti israeliani illegali nelle migliaia di supermercati e minimarket che gestisce in tutto il mondo.
Sappiamo che è un dovere legale delle aziende porre fine alle complicità. Crediamo che sia dovere morale di ogni individuo far in modo che le risoluzioni approvate dall'ONU e dalla Corte Internazionale di Giustizia vengano applicate. Siamo consapevoli di poter esercitare collettivamente una pressione maggiore se uniamo le forze verso specifici obiettivi comuni. Per questo chiediamo a tutte le persone solidali che hanno a cuore i diritti umani e il diritto interazionale di unirsi a noi nell’organizzare azioni di sensibilizzazione e di protesta, il 21 dicembre davanti ai punti vendita Carrefour.
Sul sito di BDS Italia potete trovare materiale utile a portare avanti la campagna. Seguiteci sui nostri social media per aggiornamenti sulle iniziative che saranno organizzate nelle varie città. Informateci su eventuali azioni che pensate di organizzare scrivendo a [email protected]
Ribadiamo che l'obiettivo di BDS non è far chiudere Carrefour ne far perdere il lavoro ai suoi dipendenti. Pertanto chiediamo ai sindacati, alle lavoratrici e ai lavoratori di unirsi a noi nel chiedere con forza che tali complicità cessino, condizione unica che fermerà il boicottaggio in atto. Il boicottaggio va a segno e non si fermerà fino alla cessazione di ogni complicità.
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ossimoro7 · 2 years ago
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La nostra generazione era tollerante.
E non lo sapeva...Vi siete inventati il "fluid gender" e, di conseguenza, l’omofobia.Io vengo dalla generazione che ascoltava e amava David Bowie e Lou Reed, e non si è mai posta il problema di che preferenze sessuali avessero. Fregava niente, anzi, contenti loro e, in qualche caso, beati loro. Elton John, Freddy Mercury, George Michael.Siamo anche la generazione che amava i Led Zeppelin, i Deep Purple, Neil Young, gli Eagles...senza porsi il problema dei testi che oggi sarebbero giudicati sessisti.Quando arrivò Boy George non ci chiedemmo se gli piacesse il maschio, la femmina o tutti e due. Ci godemmo semplicemente la sua musica. E quando Jimmy Somerville ci raccontò la sua storia di ragazzo di una piccola città, ci commuovemmo e cantammo insieme a lui. E non c’erano leggi a costringerci a essere solidali o quantomeno partecipi.Non c’erano minacciose commissioni o attenti guardiani a censurarci se ci usciva una battuta.C’era Alyson Moyet, allora decisamente oversize, ma bellissima e bravissima, e nessuno pensava valesse meno di una Claudia Schiffer. Anzi.Vorrei capire che è successo nel frattempo, perché tutti questi censori hanno l’unico effetto di creare quello che censurano.Secondo me eravamo tanto più avanti senza imposizioni, perché le imposizioni, si sa, spesso generano l’effetto contrario.
Danilo Borelli
Fb.
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ossimoro
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ma-come-mai · 1 year ago
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SIETE VOI CHE AVETE INIZIATO A METTERE I PALETTI:
La nostra generazione era tollerante.
E non lo sapeva.
Vi siete inventati il fluid gender e di conseguenza, l'omofobia.
Io vengo dalla generazione che ascoltava e amava David Bowie e Lou Reed, e non si è mai posta il problema di che preferenze sessuali avessero.
Fregava niente, anzi, contenti loro e in qualche caso beati loro.
Elton John, Freddie Mercury, George Michael.
Siamo anche la generazione che amava i Led Zeppelin, i Deep Purple, Neil Young, gli Eagles...
Senza porsi il problema dei testi che oggi sarebbero giudicati sessisti.
Quando arrivò Boy George non ci chiedemmo se gli piacesse il maschio, la femmina o tutti e due.
Ci godemmo semplicemente la sua musica e quando Jimmy Somerville ci raccontò la sua storia di ragazzo di una piccola città, ci commuovemmo e cantammo insieme a lui. Non c'erano leggi a costringerci a essere solidali o quantomeno partecipi.
Non c'erano minacciose commissioni o attenti guardiani a censurarci se ci usciva una battuta.
C'era Alyson Moyet, allora decisamente oversize, ma bellissima e bravissima, e nessuno pensava valesse meno di una Claudia Schiffer...Anzi.
Vorrei capire che è successo nel frattempo, perché tutti questi censori hanno l'unico effetto di creare quello che censurano.
Secondo me eravamo tanto più avanti senza imposizioni, perché le imposizioni si sa, spesso generano l'effetto contrario."
- Silver Nervuti
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io-confesso · 6 months ago
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Qualche anno fa ero in una città del sud (lasciamo un’aura di mistero che ci sta sempre bene) per tenere un corso di teatro ad una classe quinta di un liceo. Bella esperienza e al termine del corso la più classica delle cene di gruppo. Due allieve - molto brave, a dirla tutta - si dimostrarono estremamente interessate a proseguire il percorso. Chiacchiere, risate e un po’ di alcol che comunque non guasta. Da teatrante presi la scena, senza esagerare, ma mi resi presto conto che le due pulzelle - appena maggiorenni - erano affascinate non soltanto dal percorso di apprendimento. A notte fatta mi congedai dal gruppo e feci per tornare nell’appartamento che avevo affittato per l’occasione, quand’ecco che mi si affiancano le due virgulte di cui sopra. Sì continuò a parlare fino alla soglia della casa. Fu quasi naturale invitarle per un ultimo bicchiere… ma non fu la birra l’unica cosa che le due giovani intraprendenti vollero bere. Furono solidali nel dividersi ciò che desideravano prendere. A turno e insieme. Dandosi tra loro e dandosi a me come esperte cavallerizze e comprovate seguaci di Saffo. Fu mia gioia donar loro più di un attestato di stima che le due gustarono a più riprese e in più modi.
Ho sempre amato tenere lezioni di teatro. Quella volta ne uscii decisamente prosciugato ma altrettanto decisamente soddisfatto.
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seduction-fatale78 · 9 months ago
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"SIETE VOI CHE AVETE INIZIATO A METTERE I PALETTI :
La nostra generazione era tollerante.
E non lo sapeva.
Vi siete inventati il fluid gender e di conseguenza, l’omofobia.
Io vengo dalla generazione che ascoltava e amava David Bowie e Lou Reed, e non si è mai posta il problema di che preferenze sessuali avessero.
Fregava niente, anzi, contenti loro e in qualche caso beati loro.
Elton John, Freddie Mercury, George Michael.
Siamo anche la generazione che amava i Led Zeppelin, i Deep Purple, Neil Young, gli Eagles...
Senza porsi il problema dei testi che oggi sarebbero giudicati sessisti.
Quando arrivò Boy George non ci chiedemmo se gli piacesse il maschio, la femmina o tutti e due.
Ci godemmo semplicemente la sua musica e quando Jimmy Somerville ci raccontò la sua storia di ragazzo di una piccola città, ci commuovemmo e cantammo insieme a lui. Non c’erano leggi a costringerci a essere solidali o quantomeno partecipi.
Non c’erano minacciose commissioni o attenti guardiani a censurarci se ci usciva una battuta.
C’era Alyson Moyet, allora decisamente oversize, ma bellissima e bravissima, e nessuno pensava valesse meno di una Claudia Schiffer...Anzi.
Vorrei capire che è successo nel frattempo, perché tutti questi censori hanno l’unico effetto di creare quello che censurano.
Secondo me eravamo tanto più avanti senza imposizioni, perché le imposizioni si sa, spesso generano l’effetto contrario."
Gisella Ambrogetti
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parmenida · 1 year ago
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"La mia generazione era tollerante...
...e non lo sapeva.
Vi siete inventati il fluid gender e di conseguenza, l'omofobia.
Io vengo dalla generazione che ascoltava e amava David Bowie e Lou Reed, e non si è mai posta il problema di che preferenze sessuali avessero.
Fregava niente, anzi, contenti loro e in qualche caso beati loro.
Elton John, Freddie Mercury, George Michael.
Siamo anche la generazione che amava i Led Zeppelin, i Deep Purple, Neil Young, gli Eagles...
Senza porsi il problema dei testi che oggi sarebbero giudicati sessisti.
Quando arrivò Boy George non ci chiedemmo se gli piacesse il maschio, la femmina o tutti e due.
Ci godemmo semplicemente la sua musica e quando Jimmy Somerville ci raccontò la sua storia di ragazzo di una piccola città, ci commuovemmo e cantammo insieme a lui. Non c'erano leggi a costringerci a essere solidali o quantomeno partecipi.
Non c'erano minacciose commissioni o attenti guardiani a censurarci se ci usciva una battuta.
C'era Alyson Moyet, allora decisamente oversize, ma bellissima e bravissima, e nessuno pensava valesse meno di una Claudia Schiffer...Anzi.
Vorrei capire che è successo nel frattempo, perché tutti questi censori hanno l'unico effetto di creare quello che censurano.
Secondo me eravamo tanto più avanti senza imposizioni, perché le imposizioni si sa, spesso generano l'effetto contrario."
(Gisella Ambrogetti)
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pettirosso1959 · 2 months ago
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"Anche Guterres “s’è svejato”.
Tanto per cambiare, i mozzatori di teste del 7 ottobre stanno mandando tutto a putt@ne. Osservatori e analisti internazionali sono concordi nel dire che sembra proprio che Hamas stia facendo di tutto per far ricominciare la guerra (gli italiani non li leggo nemmeno perché è come guardare la realtà attraverso uno specchio deformante).
I tagliagole vestiti da ninja per contro sostengono che è colpa di Israele; dalle mie parti si dice che “la colpa morì fanciulla" perché nessuno la voleva. Quindi io non lo so di chi è la colpa, però anche se fosse come dicono loro, domando: ma chi ha più da perdere in questo gioco al massacro?
Israele potrebbe perdere qualche decina di ostaggi tra vivi e morti e qualche militare – e qui mi faccio schifo da sola a fare questi calcoli macabri, perché anche una sola vita è una perdita inestimabile. Ma quante vite andranno perse a Gaza? Quante più di quelle che sono già andate perse?
Ecco il motivo per cui non mi spiego perché da un anno l’ONU (a parte oggi), la comunità internazionale, i vari Amnesty e tutti quei Paesi e organismi più solidali con la causa palestinese, non facciano mai pressioni su questi pendagli da forca ma solo su Israele. Me lo chiedo e non me ne capacito.
Perché non ho sentito fin dall'inizio rivolgersi ad Hamas dicendo loro chiaro e tondo: “ora basta, liberate gli ostaggi senza tanti paletti e finiamo ‘sta guerra”? Che poi sarebbe stata la cosa che avrebbe messo fin da subito Netanyahu con le spalle al muro.
Forse perché gli ostaggi sono la polizza sulla vita di Hamas e senza più ostaggi sarebbe la sua fine? È questo che si vuole in realtà, che Hamas non venga estirpato da Gaza come meriterebbe da quel cancro che è? Non si vuole il cessate il fuoco, non si vuole la pace, si vuole semplicemente la sconfitta di Israele?
Da più di un anno Hamas trattiene gli ostaggi allo scopo di prolungare una guerra che ha voluto, pianificato, cercato e infine ottenuto. Israele ha subito un tale orrore, che nessun essere umano mediamente normale poteva pensare che non avrebbe reagito. E infatti Hamas non voleva la pace, voleva la guerra.
Voleva e vuole rendere Gaza una città fantasma, piena solo delle tombe dei suoi martiri. In quale altra lingua lo devono dire? I giapponesi si fermarono dopo 200mila vittime civili. I tedeschi si fermarono dopo 500mila vittime civili. A Gaza dicono che c’è un genocidio ma Hamas non si ferma.
A che numero di morti pensa di arrivare prima di considerare l'ipotesi di fermarsi? 1 milione? 1 milione e mezzo? Oppure 2 milioni e così non ci pensiamo più? Tanto gli israeliani non andranno mai via, non riusciranno mai a “buttarli tutti a mare". Non ci sarà mai uno Stato di Palestina dal fiume al mare, anzi, di questo passo gli andrà di lusso se non si ritroveranno Io Stato di Israele dal fiume al mare…
Dunque perché costringere intere popolazioni a vivere in uno stato di guerra permanente anziché utilizzare i miliardi che ricevono per lo sviluppo di quelle terre e il benessere dei loro cittadini? Perché pochi, pochissimi al mondo gli chiedono conto di questo?
Poi mi raccomando tutti a piangere per i bimbi morti, tutti in piazza a dire Stop genocidio, tutti a fomentare nuove guerre e attentati al grido di “avanti fino alla vittoria” quando fino alla vittoria non significa altro che fino all'ultimo uomo, donna e bambino di Gaza.
Ma ai sostenitori del popolo palestinese interessa davvero del popolo palestinese?
Lo chiedo perché da quello che vedo non si nota eh, anzi, sembrerebbe proprio di no. Perché altrimenti fin dal primo giorno avrebbero chiesto di fermarsi per primi a quelli che la guerra l'hanno iniziata e che la stanno facendo ricominciare senza più alcuno scopo, se non quello di rendere Gaza una città martire con tutti i suoi abitanti.
Perché qui non si tratta più nemmeno di un gioco al massacro, qui siamo oltre, siamo al suicidio collettivo."
(Barbara Mori)
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pier-carlo-universe · 10 days ago
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IL NEPAL DEL MANDROGNO mostra fotografica e serata di intrattenimento presso Orti in Città venerdì 11 aprile 2025
L’iniziativa “Nepal del Mandrogno” viene proposta dall’associazione PASSOdopoPASSO odv quale occasione per condividere con Alessandrini e no gioie, dolori, aneddoti raccontati dai tre volontari che si sono recati ìn Nepal ovvero Monica Dorato, Bruno Appiani, Stefano Gandolfi il prossimo venerdì 11 aprile dalle ore 19,00 nei locali dell’associazione Orti in Città, in viale Milite Ignoto 1/A. “Una…
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londranotizie24 · 9 months ago
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Con Italian Summer Market la solidarietà italiana vince a Nottingham
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Di Pietro Nigro Un successo per Italian Summer Market, l'evento di beneficenza organizzato dalla Italian School of Nottingham il 13 luglio sorso. Con Italian Summer Market la solidarietà italiana vince a Nottingham La città di Nottingham si sta rivelando sempre più una fucina di eventi solidali a favore di chi soffre. E l’Italian Summer Market di sabato 13 luglio non ha deluso le aspettative, riscuotendo un grande successo di pubblico. Anche questo evento è stato organizzato, presso la Rushcliffe Spencer Academy School, da un’insegnante a cui stanno a cuore le nuove generazioni, Alessia Beneventi, che con la sua Italian School of Nottingham, accoglie ogni anno decine di bambini desiderosi di imparare l’italiano divertendosi. Come gli eventi passati, promossi nei momenti clou dell’anno (Natale e Carnevale) anche quello estivo ha avuto come obiettivo solidale quello di raccogliere fondi per il Nottingham Children Hospital "Big Appeal”, l’ospedale dei bambini: l’evento estivo ha raccolto per la sua causa £ 439. E, nello spirito che da sempre contraddistingue Alessia e il suo modus operandi, tutto è stato fatto col sorriso, nel piacere di stare insieme, di mettersi a confronto divertendosi, senza dimenticare la causa comune.   Sabato 13 luglio sono stati in molti a voler esserci, visitatori ed espositori, per passare un pomeriggio festoso e coinvolgente, grazie alla tradizione culinaria italiana (il profumato caffè italiano di Bonincontro; il tradizionale gelato italiano artigianale di Debora e Daniele - Little Big Sicily; la deliziosa pizza di Vito Pizzamici) e all’artigianato locale di pregiata fattura, prodotti ideati e lavorati col cuore prima che con le mani, per avere qualcosa da portare a casa come ricordo di un pomeriggio bello e importante trascorso insieme: le originali creazioni di Lel and Sue, Prints for Joy, Made with Love Scrunchies, Sister Scent scented candles, Cute Angel Crafts, Rosa’s Jewels e i giocattoli di Sam Toys. Il tutto, sottolineato dalle note dello show di musica dal vivo dei Mas Y Mas – Rikki Thomas-Martinez, gruppo musicale latino-americano. Ma anche le Istituzioni locali non sono state a guardare, anzi, hanno partecipato volentieri al pomeriggio festoso e benefico mettendo in campo i loro nomi migliori: il Deputy Mayor di Rushcliffe John Cottee (che ha pronunciato il discorso di apertura dell’evento) e sua moglie Lorraine, il Consigliere Hari Om, il segretario del Comites di Manchester Gianluca Fanti, entusiasti della varietà e della bontà dei cibi italiani offerti, e della calda accoglienza ricevuta. Radio ufficiale dell’evento è stata London One Radio, radio italiana nel Regno Unito. “Un'esperienza culminante di Cibo e Cultura” così Alessia Beneventi ha definito la sua creatura, questo Italian Summer Market, che è la versione estiva di ciò che si vuole continuare a proporre, ossia un appuntamento regolare, annuale, che coinvolga cittadini e istituzioni in un crescente interesse sia per la solidarietà che per la cultura e le tradizioni italiane. “È stato un piacere essere presente a questo fantastico evento nella cittadina di Nottingham, nell'East Midlands, che presenta una ricca comunità di Italiani così come tanti amanti del Bel Paese - ha dichiarato il consigliere Fanti - È stata una grande emozione partecipare ad un evento che permette di diffondere i valori dell'italianità e quel senso di comunità che ci contraddistingue. “Apprezzabile – aggiunge il consigliere al nostro magazine – il grande sforzo che le associazioni italiane come la Scuola Italiana della prof. Alessia Beneventi svolgono per promuovere il nostro Paese, offrendo il loro tempo per una giusta causa, e il ruolo che Il Comites ha nel promuovere e diffondere queste iniziative sul territorio della nostra circoscrizione. Un grazie per l'ospitalità agli organizzatori, ed in particolare alla Prof.ssa Alessia Beneventi." E il successo di questo evento è dovuto anche all’impegno dei volontari che hanno dedicato tempo e lavoro ad un progetto così sentito. Nel frattempo, alla Scuola Italiana di Nottingham si sono già aperte le iscrizioni per il prossimo anno scolastico 2024-2025 per i bambini di età compresa tra i 2 e i 10 anni. Gioco, canzoni, teatro, danza: un metodo sicuramente alternativo, quindi coinvolgente, per riuscire a trasmettere a bambini così piccoli l’apprendimento di una nuova lingua, parallelamente all’acquisizione delle regole grammaticali, della scrittura in italiano, così come alla lettura di storie in lingua italiana. Per le iscrizioni occorre scrivere a [email protected]. Con il cuore e la mente già proiettati verso il prossimo evento cultural-benefico, che sarà quello natalizio, per cui Alessia sta già reclutando espositori di attività o di prodotti che si ispirano all'Italia o all'atmosfera natalizia per creare l’opportunità di mostrare i prodotti stessi, interagendo con il pubblico e creando nuove connessioni all'interno della comunità. ... Continua a leggere su
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umbriajournal · 1 year ago
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Orti “solidali” Città di Castello from Umbria Journal TV on Vimeo.
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viendiletto · 1 year ago
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27 gennaio, una data da non dimenticare per Fiume
Il 27 gennaio 2024 ricorre il centesimo anniversario di un avvenimento negletto dal secondo dopoguerra ad oggi, ma che all’epoca suscitò entusiasmo e manifestazioni di giubilo in tutta Italia. Veniva infatti firmato quel giorno il cosiddetto “Patto di Roma” con cui il Regno d’Italia e il Regno dei Serbi-Croati-Sloveni (che divenne poi la futura Jugoslavia) si spartivano di comune accordo il territorio del minuscolo “Libero Stato di Fiume”.
Creato a seguito del trattato di Rapallo del 12 novembre 1920 fu una creatura nata morta. Fiume, fino al 1918 Corpus separatum della corona di Santo Stefano (l’odierna Ungheria) era città prettamente italiana che si affacciava sulle rive del golfo del Quarnaro, circondata però da un entroterra a predominanza slava. Il trattato di Londra del 26 aprile 1915 con cui il regno d’Italia s’impegnava ad entrare in guerra contro le potenze centrali gli garantiva cospicui compensi territoriali ma improvvidamente il ministro degli esteri italiano Sidney Sonnino non aveva reputato di richiedere tra essi anche la città liburnica. Il 30 Ottobre 1918 il consiglio comunale in carica di Fiume, denominatosi “Consiglio Nazionale Italiano” proclamava all’unanimità (compresi i consiglieri eletti nelle liste del locale partito autonomista di Riccardo Zanella) l’unione della città alla madrepatria italiana.
La città nel novembre 1918 fu raggiunta dalle truppe del regio esercito ma contemporaneamente la Francia, che mirava ad usare la città come base navale, vi insediò un contingente di truppe coloniali annamite. Il presidente americano Woodrow Wilson si palesò subito fermamente contrario a concedere Fiume all’Italia per motivi di ritorno elettorale (puntava molto per essere rieletto sul voto degli immigrati slavi negli USA ) e anche per un certo arrogante manicheismo, decisamente ingenuo e fuori luogo nel contesto della conferenza di pace di Versailles, dove aveva visto e permesso a Francia ed Inghilterra di tutto e di più. Ben presto scoppiarono disordini tra i cittadini fiumani, spalleggiati dai Granatieri di Sardegna, e le truppe francesi: nel luglio 1919 scontri provocati dai soldati francesi portarono all’uccisione di alcuni soldati dell’esercito transalpino. I granatieri furono allontanati dalla città e sostituiti con altre truppe meno “solidali” con i fiumani.
Il 12 settembre 1919 Gabriele d’Annunzio, il poeta soldato, alla guida di un reggimento dei granatieri ed altre truppe raccolse il grido di dolore dell’infelice città e vi si insediò tenendo alta la fiaccola dell’italianità fiumana fino al “Natale di sangue” 1920 quando fu scacciato dal regio esercito in ottemperanza appunto al trattato di Rapallo. Insediatosi nel 1921 il governo zanelliano il nuovo staterello fu subito e continuamente scosso da feroci scontri tra i cittadini che volevano l’annessione all’Italia ed i sostenitori di Zanella. Nel 1922, dopo ulteriori feroci scontri con morti e feriti, Zanella abbandonava la città rifugiandosi nella vicina Sussak, sotto l’ala protettrice di Belgrado.
Vennero alfine intavolate trattative che portarono alla divisione del territorio conteso: la città a maggioranza italiana passava al Regno d’Italia, cui era unita da una stretto corridoio che andava da Volosca a Borgomarina, nei sobborghi occidentali della città; l’entroterra con il Delta (posto tra l’Eneo e la Fiumara, ad est della città, ove erano posti i magazzini maggiori del porto e il binario della ferrovia che univa Fiume all’entroterra mitteleuropeo) e porto Bàross (per gli italiani porto Nazario Sauro, foraneo al porto principale di Fiume) passavano al regno serbo-croato-sloveno.
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Il 16 marzo 1924 l’annessione veniva sancita dalla visita in città del Re Vittorio Emanuele III di Savoia: veniva così coronato, purtroppo solo temporaneamente ed in modo incompleto, il sogno dei cittadini della “città olocausta”, come la definì d’Annunzio.
Franco Pizzini Sezione di Venezia dell’Associazione Nazionale Alpini Capogruppo alpini di Fiume d’Italia 
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eliogia · 1 year ago
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ad un vuoto pneumatico
riconoscenza questa sconosciuta non tutti sono solidali esclusivamente per secondi fini ai propri interessi altrimenti non esisterebbero i santi e nemmeno i tentativi di raccontare i significati che permeano i nostri tempi difficili in maniera discreta a volte irriconoscibile trascurando le ragioni della quotidianità stravolta confusione di abbandono ad un vuoto pneumatico delle macchine nelle città degli uomini contemporanei senza ricerca nessuna bellezza, nessuna conoscenza sole opportunità e convenienze volontariamente intrappolato nelle troppe vie di fuga clamorose condizione dei nostri reali desideri del secolo curioso che ha ritrattato la storia in maniera non oggettiva ma di per se sostenibile emotivamente in modo emozionale e viscerale abbandonandoci agli istinti superficiali della rabbia privati dal privilegio di affrancarsi rimaniamo immobili pronunciando parole a vanvera di creatività sconosciuta senza operare alcuno sforzo di redenzione ne ribellione inetta, tutti capaci di pilotare un drone nessuno di offrirgli un'anima
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ma-come-mai · 3 years ago
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11 ex corrispondenti di guerra italiani scrivono contro l’informazione sull’Ucraina
Undici tra i più importanti inviati italiani degli ultimi decenni hanno scritto una lettera, pubblicata sul quotidiano online Africa ExPress, nella quale criticano duramente la maniera in cui i media stanno trattando la guerra in Ucraina. La riflessione di questi “pesi massimi” del giornalismo contemporaneo si concentra sull’approccio superficiale dei mezzi d’informazione attuali, che riportano notizie non verificate con l’unico scopo di veicolare i sentimenti e la commozione dell’audience, indirizzandola verso una acritica presa di posizione. I giornalisti lanciano quindi un appello: è necessario che il giornalismo agisca in quanto mezzo per acquisire consapevolezza, fornendo analisi profonde che consentano una maggiore comprensione dei fatti. Di seguito pubblichiamo il testo integrale della lettera.
“La guerra di propaganda fa un’altra vittima eccellente: il giornalismo
Corrispondenti di guerra, 1° aprile 2021
Osservando le televisioni e leggendo i giornali che parlano della guerra in Ucraina ci siamo resi conto che qualcosa non funziona, che qualcosa si sta muovendo piuttosto male.
Noi siamo o siamo stati corrispondenti di guerra nei Paesi più disparati, siamo stati sotto le bombe, alcuni dei nostri colleghi e amici sono caduti durante i conflitti, eravamo vicini a gente dilaniate dalle esplosioni, abbiamo raccolto i feriti e assistito alla distruzione di città e villaggi.
Abbiamo fotografato moltitudini in fuga, visto bambini straziati dalle mine antiuomo. Abbiamo recuperato foto di figli stipate nel portafogli di qualche soldato morto ammazzato. Qualcuno di noi è stato rapito, qualcun altro si è salvato a malapena uscendo dalla sua auto qualche secondo prima che venisse disintegrata da una bomba.
Ecco, noi la guerra l’abbiamo vista davvero e dal di dentro.
Proprio per questo non ci piace come oggi viene rappresentato il conflitto in Ucraina, il primo di vasta portata dell’era web avanzata.
Siamo inondati di notizie ma nella rappresentazione mediatica i belligeranti vengono divisi acriticamente in buoni e cattivi. Anzi buonissimi e cattivissimi. Ma non è così. Dobbiamo renderci conto che la guerra muove interessi inconfessabili che si evita di rivelare al grande pubblico.
Inondati di notizie, dicevamo, ma nessuno verifica queste notizie. I media hanno dato grande risalto alla strage nel teatro di Mariupol ma nessuno ha potuto accertare cosa sia realmente accaduto. Nei giorni successivi lo stesso sindaco della città ha dichiarato che era a conoscenza di una sola vittima. Altre fonti hanno parlato di due morti e di alcuni feriti. Ma la carneficina al teatro, data per certa dai media ha colpito l’opinione pubblica al cuore e allo stomaco.
La propaganda ha una sola vittima: il giornalismo.
Chiariamo subito: qui nessuno sostiene che Vladimir Putin sia un agnellino mansueto. Lui è quello che ha scatenato la guerra e invaso brutalmente l’Ucraina. Lui è quello che ha lanciato missili provocando dolore e morte. Certo. Ma dobbiamo chiederci: ma è l’unico responsabile?
I media ci continuano a proporre storie struggenti di dolore e morte che colpiscono in profondità l’opinione pubblica e la preparano a un’inevitabile corsa verso una pericolosissima corsa al riarmo. Per quel che riguarda l’Italia, a un aumento delle spese militari fino a raggiungere il 2 per cento del PIL.
Un investimento di tale portata in costi militari comporterà inevitabilmente una contrazione delle spese destinate al welfare della popolazione.
L’emergenza guerra sembra ci abbia fatto accantonare i principi della tolleranza che dovrebbero informare le società liberaldemocratiche come le nostre. Viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa in quel modo viene bollato come amico di Putin e quindi, in qualche modo, di essere corresponsabile dei massacri in Ucraina.
Noi siamo solidali con l’Ucraina e il suo popolo, ma ci domandiamo perché e come è nata questa guerra. Non possiamo liquidare frettolosamente le motivazioni con una supposta pazzia di Putin.
Notiamo purtroppo che manca nella maggior parte dei media (soprattutto nei più grandi e diffusi) un’analisi profonda su quello che sta succedendo e, soprattutto, sul perché è successo.
Questo non perché si debba scagionare le Russia e il dittatore Vladimir Putin dalle loro responsabilità ma perché solo capendo e analizzando in profondità questa terribile guerra si può evitare che un conflitto di questo genere accada ancora in futuro.
Massimo Alberizzi ex Corriere della Sera
Remigio Benni ex Ansa
Giampaolo Cadalanu – Repubblica
Tony Capuozzo ex TG 5
Renzo Cianfanelli Corriere della Sera
Cristano Laruffa Fotoreporter
Alberto Negri ex Sole 24ore
Giovanni Porzio ex Panorama
Amedeo Ricucci RAI
Eric Salerno ex Messaggero
Giuliana Sgrena Il Manifesto
Claudia Svampa ex Il Tempo
Vanna Vannuccini Ex Repubblica
Angela Virdò ex Ansa”
Il testo integrale è stato ripreso dal sito Africa ExPress.
L'indipendente on-line [di Valeria Casolaro]
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