#inferriate
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IL SENSO DELLA COSCIENZA
Nomadismo di sguardi al sorgere del sole stinti in una sgrammaticata liturgia ove coniugano transiti in declino nell’unione metafisica di consapevolezza. Polveri d’aria, inferriate arrugginite atmosfera commotivata in una struggente deriva ostano l’eternità di ideali caduti nella barca solitaria della penombra. Si fa labile il guaito d’un lupo allontanato dal branco mentre s’allarga il tondo di…
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L’arte del ferro: arpioni, lanterne, inferriate, cancellate, a Firenze
Loggia del Bigallo arcata a rosta della cancellata Andare in giro per Firenze significa non solo ammirare le eleganti e pregevoli architetture dei suoi palazzi e chiese, ma scoprirne anche i dettagli, quella miriade di opere artigianali a decorazione di quei palazzi e strade e tabernacoli e chiese. In questo caso vogliamo soffermarci ad ammirare un’arte antica che occupa tanto spazio all’interno…
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Autunno. Da qualche parte nel Michigan, una colonia di farfalle monarca formata da circa quindicimila esemplari inizia la sua migrazione annuale verso sud. Nel giro di due mesi, da settembre a novembre, queste farfalle si sposteranno, un battito d’ali per volta, dal sud del Canada e degli Stati Uniti verso alcune aree del Messico centrale, dove passeranno l’inverno. Si posano tra di noi, sui davanzali e le inferriate, sulle corde del bucato steso ad asciugare ancora sbavate dal peso degli abiti appena stesi, sul cofano di una Chevy blu ormai stinta, con le ali che si ripiegano lentamente, come per deporsi, prima di schioccarle una volta sola e aprirsi al volo. [...] Una migrazione può essere innescata dal taglio di un raggio di sole che indica un cambio di stagione o di temperatura, di stadio nella vita vegetale o di assenza di scorte di cibo. Le femmine delle farfalle monarca depongono le uova durante il tragitto. Ogni storia ha più di una diramazione, ogni diramazione è la storia di una divisione. Il viaggio richiede settemila settecento chilometri, più della lunghezza di questo intero paese. Le farfalle che volano a sud non torneranno a nord. Ogni partenza, dunque, è definitiva. Solo i figli tornano, solo il futuro ritorna al passato. Che cos’è un paese se non una frase senza confini, una vita?
Le farfalle monarca sopravvissute alla migrazione hanno trasmesso questo messaggio alla prole. Il ricordo dei membri scomparsi della famiglia dopo il primo inverno è intessuto nei loro geni.
#Brevemente risplendiamo sulla terra#brevemente risplendiamo sulla terra#citazioni#citazione#citazioni libri#citazione libro#narrativa#frasi#libri letti#libri#Ocean Vuong#ocean vuong citazioni#ocean vuong citazione#libri da leggere#descrizione#migrazione#migrazione frasi#migrazione pensieri#farfalle#farfalle monarca#letteratura#narrativa contemporanea#pensieri#riflessioni
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Bella Baxter: aggirarsi così, cioè piena di eccitazione - sans bornes - mi è venuta una voglia incredibile di non trattenermi più, mai, di squarciarmi se necessario, spaccare le inferriate della mia prigione, litigare ed essere con più forza, più forza, dimostrare che ce l'ho quella forza che mi trasforma da soffice pecora a regale elefante
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Venezia, maggio 2024 “Foreigners Everywhere”, Biennale d’Arte.
Le tende e le inferriate di Kiluanji Kia Henda e i mosaici di Omar Mismar, sono due delle tante facce dell’arte africana che ha una produzione copiosa e spesso molto vitale. Fino a qualche decennio fa il continente africano guardava all’Europa e al cosiddetto Occidente, oggi avviene il contrario. Come è ovvio che sia…
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Stanotte ho sognato una casa. Io sogno spesso case, ma ci sono alcune case che sogno che poi ricordo per anni e anni, così tanto dettagliatamente che non so se le ho sognate o le ho visitate dal vivo. Ieri di passaggio per Fregene siamo casualmente passati vicino alla casa albero sperimentale di Perugini e poi siamo tornati indietro a spiarla dal muro perimetrale, che meraviglia. Forse questo ha risvegliato la "casite" in me e mi ha fatto sognare questa splendida villa di nostra proprieta (???) struttura antica ed arzigogolata con muri spessi, intonaco rustico sbruzzoloso bianco, tanto tantissimo legno scurissimo in finestre, porte, mensole, c'era questa atmosfera da casa piena di anticaglie preziose e da rimettere a posto, tanta pietra e un giardino, anch'esso da rimettere a posto, ricordo benissimo il portico, il legno usato per la tettoia, la piscina verde di alghe da ripulire con bordo in peperino scuro e io che penso che non vedo l'ora di pulirla per fare ciafficiaffi, le inferriate scure alle finestre che sono la mia ultima ossessione da quando mi sono venuti i ladri a casa.
Era stupenda.
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Lo sport di stasera è sputare tra le inferriate della ringhiera nuova del nuovo balcone senza sbagliare mira.
#che vita interessante che faccio di notte
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IL VENTO DI LIA
Liberamente ispirato da: L’amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate. (Ct 2,8-14) …si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa…(Lc 1,39-45 C’era una volta un giovane uomo di nome Ernesto, che tutti chiamavano “la Gazzella” per la sua agilità e il suo spirito libero. Viveva in un piccolo…
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Affitto Piccolo magazzino in centro storico a Ravenna (RA) - € 225/mese
Riferimento: R193 – La STEP IMMOBILIARE RAVENNA, in zona centro storico a Ravenna, affitta locale uso deposito di mq 15. L’accesso non presenta serranda ma porta normale di circa 80 cm ed una finestra. Pavimenti piastrellati, inferriate alla finestra ed alla porta. Possibilità di scarico anche attraverso cortile interno sul retro ad uso comune. Presente elettricità, no riscaldamento. Situazione…
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Ceccano, Franz torna in azione nella Villa appena pulita
Il comune l’aveva fatta ripulire dalle erbacce, facendo riapparire zone completamente ricoperte dalle fratte e raccogliendo, finalmente, tutte quegli oggetti, segnali stradali, aste, porte inferriate, abbattute da Franz e i suoi lanzi, nel corso degli anni. Ebbene, Franz è tornato, più sveglio che mai, pronto a riprendere il controllo assoluto della Villa Principessa di Piemonte a Ceccano. Ha…
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Non è il corpo la prigione. Le inferriate sono più interne.
|| C. Ferrario
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Come i tronchi degli alberi ai limiti del giardino
che inglobano, piegano, spezzano
le inferriate e i cancelli
così il mio corpo rigido
che cresce
non si lascia modellare dai
confini
che si cerca di ergergli intorno.
E la mia mente
aerea
attraversa gli spazi vuoti
fra un'asta e l'altra
e nutre
le mie foglie col suo soffio.
Chi saprà arrampicarsi fra i miei rami
troverà ombra e conforto.
Chi ama il ferro più del legno
spezzerà la sua ascia al primo fendente
contro la mia corteccia dura
come roccia.
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E forse questo vento mi fa sentire un po' più a casa
Come quando, a casa di mia nonna, le folate fischiavano fra le inferriate del ballatoio
Suonavano, come se qualcuno fischiasse
L'albero davanti casa si muoveva costretto,
Le foglie si spargevano in tutto il viale
Le macchine andavano piano
E si correva a ritirare i vestiti stesi, prima che li portasse via
Non potevi uscire con i capelli in ordine
E il mare, certi giorni
Riusciva a parlarti.
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Chiamarli CPR è una truffa, il loro nome è: galere - Osservatorio Repressione
Ufficialmente, il nostro ordinamento nega ogni assimilazione tra centri per migranti e carceri. Ma una bugia, anche se scritta in Gazzetta Ufficiale, resta sempre una bugia
di Andrea Pugiotto
1. Mentre gira la giostra di delegittimazione della giudice Apostolico, si perde sullo sfondo ciò che deve restare al centro della scena: le ragioni per cui la sua ordinanza (Trib. Catania, Sez. Immigrazione, 29 settembre 2023) non ha convalidato il trattenimento di tre tunisini entrati irregolarmente in Italia. Se impugnata dal Governo, sarà la Cassazione a valutarne la correttezza giuridica. Ma non potrà certo contestarne la premessa generale, secondo cui “il trattenimento deve considerarsi misura eccezionale e limitativa della libertà personale”. Una premessa ora ribadita dall’ordinanza emessa da altro giudice dello stesso tribunale (in data 8 ottobre 2023): cercasi video. Invece di partecipare al rodeo polemico in corso, di questo servirebbe ragionare: di una detenzione formalmente amministrativa che maschera una misura sostanzialmente penale, in assenza di colpa e di reato e che, quanto a durata, tocca oggi la vetta dolomitica dei 18 mesi.
2. Ufficialmente, il nostro ordinamento nega ogni assimilazione tra centri per migranti e circuito penitenziario. Ma una bugia, per quanto scritta in Gazzetta Ufficiale, resta sempre una bugia. Vale, innanzitutto, per gli acronimi con cui – nel tempo – la legge li ha battezzati: CPTA, CPT, CIE, CPR. Sono falsi nomi scelti per non usare quello corrente in Europa, “centri di detenzione amministrativa”, che ha il difetto di richiamare la condizione di un soggetto in vinculis, nella disponibilità fi sica dello Stato. La detenzione, infatti, era la misura restrittiva della libertà personale, alternativa alla reclusione, che il codice penale Zanardelli stabiliva per i reati meno gravi. Ne reca ancora traccia la lingua italiana, dove la parola è sinonimo di prigionia, carcerazione. Lo conferma l’art. 13 Cost., il cui 2° comma include la detenzione tra le forme restrittive della libertà personale. Evitando quel nome, si è tentato di accreditare la tesi minimalista di un trattenimento che inciderebbe solo sulla libertà di circolazione e di soggiorno (art. 16 Cost.), senza coartare la libertà personale del migrante, intendendo così sottrarre la misura alle garanzie proprie dell’habeas corpus. “Detenzione”, dunque, è un nome indicibile perché presenta l’inconveniente di indicare i centri per quello che sono: una “galera amministrativa”.
3. È stata la Corte costituzionale – in solido con la Corte EDU – a smentire queste falsificazioni semantiche. Sia il trattenimento nei centri (sent. n. 105/2001), sia il respingimento con accompagnamento coattivo alla frontiera (sent. n. 275/2017) determinano “quella mortificazione della dignità dell’uomo che si verifica in ogni evenienza di assoggettamento fisico all’altrui potere e che è indice sicuro dell’attinenza della misura alla sfera della libertà personale”. Non a caso, i garanti dei diritti dei detenuti esercitano le proprie funzioni anche all’interno dei CPR e il Garante nazionale in qualsiasi struttura analoga, finanche negli aerei usati per il rimpatrio. Del resto, la tetra architettura che sovrasta i dieci CPR attualmente esistenti in Italia (Milano, Torino, Gradisca d’Isonzo, Roma, Palazzo San Gervaso, Macomer, Brindisi, Bari, Trapani, Caltanissetta) ricalca il modello tipico della prigione. Esemplare quello barese: ingressi militarizzati e blindati; celle chiuse dall’esterno sorvegliate da forze dell’ordine; spioncini alle porte metalliche; finestre con inferriate anti-evasione; illuminazione a comando esterno affidato ai vigilanti; moduli d’arredo fissi al pavimento; servizi igienici privi di riservatezza; recinti metallici videosorvegliati (cfr. l’Unità, 22 settembre). Lo confermano, infine, i rapporti all’esito dei sopralluoghi svolti da apposite Commissioni parlamentari, nelle passate legislature: i centri per stranieri sono, in tutto e per tutto, carceri extra ordinem.
4. Definirli così non è una provocazione, ma un dato giuridico. In violazione del principio nulla poena sine crimine, i loro “ospiti” non sono accusati di alcun reato e la loro condizione di irregolari destinati all’espulsione si forma – normalmente – fuori dal circuito penale. In violazione della riserva di legge, che secondo l’art. 13 Cost. deve stabilire “i modi” di ogni restrizione della libertà personale, l’organizzazione di questi centri è disciplinata da un decreto del Ministro dell’interno (20 ottobre 2014, n. 12700). Si tratta, infine, di una detenzione privatizzata, appaltata a enti interessati al minimo costo gestionale e al massimo profitto, correlato al più alto numero di migranti trattenuti. Misurati con il metro dello Stato di diritto, dunque, i CPR sono luoghi dove lo stato d’eccezione si fa regola, applicata a stranieri da considerare “fuorilegge” non perché la trasgrediscano, ma perché nessuna legge li riconosce e li protegge adeguatamente.
5. È per centri siffatti che è stata decretata la straordinaria necessità e urgenza di prolungare la detenzione fi no a un anno e mezzo, oltre a programmarne la realizzazione di ulteriori (artt. 20 e 21, decreto-legge n. 124 del 2023). Eppure, il Governo sa bene che non esiste alcuna relazione tra rimpatrio e durata del trattenimento. Dati alla mano, lo ha spiegato il Garante nazionale Mauro Palma, relazionando alle Camere il 15 giugno scorso: “la percentuale di rimpatri non ha mai raggiunto il 60% delle persone ristrette anche per lungo tempo in tali strutture”. I fattori in grado di sbloccare una procedura espulsiva inceppata sono altri: l’esistenza di accordi bilaterali con il paese d’origine; la collaborazione tra autorità consolari; l’efficacia investigativa di polizia nell’identificare il soggetto da espellere. A cosa serve, allora, elevare la galera (amministrativa) fi no a 18 mesi? Serve a costringere per sfinimento il migrante a collaborare all’espulsione, “perché se si ha la prospettiva di dover rimanere nei centri 1 mese si resiste, 2 mesi è già più difficile, mentre credo che nessuno possa pensare di non farsi riconoscere e resistere per 18 mesi”: così parlò il Ministro degli interni Maroni, il cui “pacchetto sicurezza” (decreto-legge n. 92 del 2008) già fissava la durata del trattenimento a un anno e mezzo. Quella dismisura – disse, inciampando in un lapsus rivelativo – evitava un “indulto permanente” a favore dei migranti trattenuti: evocando un atto di clemenza, confermava così il suo autentico pensiero secondo cui il centro è una galera, il trattenimento è una pena, lo straniero irregolare è un criminale. “Ce lo chiede l’Europa”, si sente dire, ma è un finto alibi. I termini per il trattenimento indicati dalla direttiva UE (6 mesi, prorogabili “per un periodo limitato non superiore ad altri 12 mesi”) sono limiti massimi che lasciano liberi gli Stati di fissare periodi (anche significativamente) più brevi. La scelta più severa possibile del Governo, allora, esprime la faccia feroce che assicura consenso, ma non accresce la sicurezza collettiva: affolla le presenze nei CPR che vuole anche moltiplicare di numero, benché si tratti di polveriere pronte a esplodere. Perché questo accade, prima o poi, quando si spegne il fuoco con il fuoco.
6. Si arriva così al punto fondamentale. Nascondere la natura intrinsecamente penale di una misura è una frode alle Carte dei diritti. Come la Corte EDU, così anche la Consulta privilegia la sostanza sull’apparenza normativa: se una misura incide significativamente sulla libertà personale, tanto basta a modificarne la natura giuridica (sent. n. 32/2020). Vale anche per il trattenimento nei centri, assimilabile per afflittività alla reclusione in carcere. La sua nuova durata, allora, opererà solo per il futuro perché è vietata la retroattività di norme punitive sfavorevoli (art. 25, 2° comma, Cost.): il limite massimo di 18 mesi, dunque, non potrà applicarsi ai migranti già rinchiusi in un CPR prima dell’entrata in vigore del decreto-legge n. 124 del 2023. È così difficile da capire? Tocca ai giudici della convalida dei trattenimenti smascherare questa truffa delle etichette. Video permettendo.
da l’Unità
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