#anticonvenzionale
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gaiainthejourney · 9 months ago
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Come i tronchi degli alberi ai limiti del giardino
che inglobano, piegano, spezzano
le inferriate e i cancelli
così il mio corpo rigido
che cresce
non si lascia modellare dai
confini
che si cerca di ergergli intorno.
E la mia mente
aerea
attraversa gli spazi vuoti
fra un'asta e l'altra
e nutre
le mie foglie col suo soffio.
Chi saprà arrampicarsi fra i miei rami
troverà ombra e conforto.
Chi ama il ferro più del legno
spezzerà la sua ascia al primo fendente
contro la mia corteccia dura
come roccia.
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omarfor-orchestra · 2 years ago
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Raga ma che si mette nei video di presentazione per i casting
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diceriadelluntore · 15 days ago
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Storia Di Musica #348 - Jimmy Raney, A, 1957
La Storia della Prestige Records è anche la storia di una intera generazione di musicisti che ebbe la possibilità di incidere, sebbene in modo anticonvenzionale, con la creatura di Bob Weinstock. Weinstock è famoso per altri motivi, su cui ritornerò nelle prossime storie, prima fra tutte la sua estrema "parsimonia" economica, eppure fu un grandissimo talent scout, con un fiuto davvero notevole, tanto che fu fenomenale nel far registrare più cose possibili ad artisti che sapeva sarebbero poi andati verso concorrenti più grandi ed economicamente attrezzati. Oltre a ciò, viveva un eclettismo di produzione che pochissime case editrici avevano: registrò dischi di arpa jazz, duo e trio con strumenti inusuali, persino di musica d' avanguardia (i tre album che Louis Thomas Hardin, conosciuto come Moondog, incise per la Prestige tra il 1956 e il 1957). Il disco di oggi segue un'altra delle passioni di Weinstock, la chitarra jazz. E mise sotto contratto uno dei più fenomenali chitarristi del bop jazz, Jimmy Raney.
Originario del Kentucky, Raney giovanissimo sostituì alla chitarra Tal Farlow, altra leggenda dello strumento e soprannominato Octopus per le sue grandi mani, nel Trio di Red Norvio, altro gigante, vibrafonista, soprannominato Mr. Swing. Parallelamente all'impegno con il trio, è scelto da Stan Getz per una collaborazione che fece scuola, e che regalò a Raney una fortissima fama: nel 1956 vinse il prestigioso concorso della rivista Downbeat come miglior chitarrista del jazz. Eclettico, capace di spaziare tra i vari generi, Raney fu prolifico nonostante due limiti: le sue dipendenze, soprattutto dall'alcool, che lo terranno spesso lontano dalle scene nella seconda parte della sua carriera, e un impedimento fisico, cioè la Sindrome di Menière, una patologia dell'orecchio che gli provocava vertigini, nausee e drammatici momenti dove muoveva in maniera incontrollata gli occhi verticalmente.
Per la Prestige, oltre che come sessionista, incise due dischi, uno in coppia con Kenny Burrell, altro grandissimo chitarrista, (2 Guitars, del 1957), e il disco di oggi, dove come poche volte la chitarra è protagonista in un quartetto jazz. A è composto da diverse sessioni di registrazione, tenute nel mitico Van Gelder Studio di Hackensack, New Jersey, tra il Maggio del 1954 e due giorni, a Febbraio e Marzo del 1955. Insieme a Raney ci sono John Wilson alla tromba, Hall Overton al pianoforte, Teddy Kotick al contrabbasso e due batteristi Art Mardigan (nella registrazione del 1954) e Nick Stabulas (in quelle del 1955). Nei brani si sviluppa tutto l'ecclettismo e la maestria del chitarrista e il suo valore come band leader. Si sperimenta persino l'overdubbing nella spettacolare Minor, brano autografo di Raney, (che si basa sui cambi di accordi di Bernie's Tune); bellissima è anche Double Image (ispirata a There Will Never Be Another You), più un contrappunto selvaggio improvvisato tra Raney e il pianista Hall Overton in On the Square e un'intricata interpretazione della ballata Some Other Spring. John Wilson viene aggiunto alla tromba per la seconda e la terza data in studio, che consistono principalmente di standard. La vivacemente swingante Spring Is Here, una dolce What's New? di Bob Haggart e una delicatissima You Don't Know What Love Is, che dopo il successo come canzone di film anni '40 era diventata in breve tempo uno standard dopo la registrazione che Miles Davis ne fece nel 1954. Gli originali di Raney includono One More For The Mode, una piacevole rielaborazione di un'invenzione in due parti di Johan Sebastian Bach, e Tomorrow, Fairly Cloudy, un bop fiammeggiante. Completano la scaletta due riletture sentite a due classici: A Foggy Day e Someone To Watch Over Me dei superbi George Gershwin e Ira Gershwin.
Raney ebbe una seconda, ma minore, fama all'inizio degli anni '70, quando firmò un contratto per un'altra casa discografica del jazz indipendente, la Xanadu, con cui incise un bellissimo album, Influence, del 1975. Con lui in quegli anni suonava suo figlio Doug, chitarrista anch'egli, e un altro figlio musicista, Jon, cura un sito memoriale, The Raney Legacy, che raccoglie materiale sul padre e figlio chitarristi. Quando morirà, nel maggio del 1995 a soli 67 anni, il New York Times gli dedicherà un lungo articolo omaggio, descrivendolo come "one of the most gifted and influential postwar jazz guitarists in the world".
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kiki-de-la-petite-flaque · 5 months ago
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Auguri a Meryl Streep, 75 anni per la leggenda vivente del cinema
Tre Oscar e 21 candidature per l'attrice dal fascino anticonvenzionale.
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queerographies · 1 year ago
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[Storia della mia sessualità][Tobi Lakmaker]
La storia della mia sessualità è il tagliente e anticonvenzionale romanzo d'esordio di Tobi Lakmaker.
Sofie è una giovane ragazza che vive ad Amsterdam, non si riconosce negli stereotipi della femminilità ed è più attratta dalle donne che dagli uomini. Ha la sensazione di commettere errori praticamente su tutto: “sui ragazzi e sulle ragazze, sulla risposta giusta e, cosa molto più importante, sulla domanda giusta”. Questa storia della sua sessualità inizia con la perdita della verginità e termina…
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chez-mimich · 2 years ago
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“Le mie scelte di abbigliamento dipendono sicuramente dalla situazione in cui mi trovo: a volte sono anticonvenzionale, altre volte più formale. In generale dico sì ai colori e ai consigli di un’armocromista, Enrica Chicchio» (Elly Schlein a “Vogue”) Certo non è da un calcio di rigore che si giudica un giocatore come diceva De Gregori, speriamo però che non sbagli anche la strategia sul campo…Per ora il rigore lo ha sbagliato, aspettiamo con fiducia.
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alemicheli76 · 2 months ago
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Torna in libreria l’autrice Lea Landucci con una commedia romantica autoconclusiva: Love Island sarà disponibile dal 27 settembre in libreria e in tutti gli store online.
Love Island è un romanzo divertente e anticonvenzionale che racconta del mondo dell’editoria e dei romanzi rosa! Prendi una scrittrice delusa dall’amore e un uomo solitario e irresistibile, aggiungi un’isola semideserta dagli abitanti stravaganti, shakera il tutto e otterrai un perfetto Love Island! Il romanzo verrà portato in anteprima al Festival del Romance Italiano 2024 il 21 settembre a…
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alessandro55 · 5 months ago
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Latin Lover A sud della passione
A cura di Giannino Malossi - Progetto Grafico di Italo Lupi
Interventi di Giuliano Accordi, Franco La Cecla, Loredana Leconte, Giannino Malossi, Alberto Panaro, Lorenzo Pellizzari, Laura Piccinini, Norma Rangeri, Maurizio Rebuzzini, Carlo Romano, Luigi Settembrini, Antony Shugaar, Giorgio Triani
Charta, Milano 1996, 200 pagine,17x24cm, ISBN 88-815048-9
euro 30,00
email if you want to buy [email protected]
Una mostra prodotta da Pitti Immagine 11 gennaio - 15 febbraio 1996 Responsabile progetto mostra Luigi Settembrini , Coordinamento creativo Gherardo Frassa
Un monumento ad una delle icone maschili più convenzionali, banali e scontate che ci siano: quella del seduttore irresistibile. Il libro propone una lettura ironica e anticonvenzionale dell’immaginario e dell’ideologia maschile italiana del latin lover, dal cinema allo spettacolo alla vita quotidiana: la lettura antropologica della seduzione, l’immaginario pop e intimo del seduttore italiano, la seduzione come componente caratteristica della scena politica italiana e la presunzione di irresistibilità dell’italiano. Illustrata con immagini dei maggiori archivi fotografici e cinematografici italiani e da foto e documenti provenienti da musei, biblioteche e cineteche europei e americani, l’antologia del latin lover, è strumento per lo studio o l’approfondimento del tema della seduzione da Rodolfo Valentino a Joaquin Cortés.
04/07/24
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thebeautycove · 7 months ago
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BOHOBOCO PERFUME - MAGIC MUSHROOMS - Eau de Parfum - Novità 2024 -
A psychedelic journey. A scent that carries you deep inside. In between mystical and magical.
A blurring sensation, a new meaningful level that grants the privilege of diving headlong into emotions.
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Alla ricerca della propria essenza, attraverso affascinanti pratiche ancestrali, una nuova dimensione di conoscenza che consente di sondare i misteri dell’anima.
Per Michal Gilbert Lach, direttore creativo di Bohoboco Perfume, l’ultima creazione Magic Mushrooms rappresenta un percorso di ricerca introspettiva, un affascinante varco nello sconfinato territorio dell’ignoto, dove tutto è immaginazione, magia, desiderio.
Emerge un approccio creativo anticonvenzionale in cui primeggiano aromi enigmatici, narcotici, pulsanti di energia sovrannaturale.
Avverti la sensazione di galleggiare in un’impalpabile leggerezza nell’apertura citrina lenitiva di pompelmo e cardamomo, tra sentori balsamici resinosi di cipresso.
Sono affabili e confortanti le nuance che si dipanano, erbacee speziate di timo e chiodi di garofano, pronte a circondare la nota dominante cannabis gioiosamente accostata alla dote floral di ylangylang, lavanda, elicriso e generosamente intinta nell’essenza fruttata di ribes nero e davana.
Mentre tutto sembra perdere i contorni e la magia prende il sopravvento, apprezzi quanto indulgente sia questa vista aperta sulle emozioni e, in una pozione d’aromi caldi e liquorosi, sottile di vetiver, gentile di patchouli e muschio, ti concedi l’agognato premio finale.
Creata da Michal Gilbert Lach.
Eau de Parfum 50 ml.
©thebeautycove   @igbeautycove
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mypickleoperapeanut · 8 months ago
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"Il faro di Punta Trak"
da Favole & dintorni
Questo è il racconto in prima persona di un marinaio di terra, atipico e anticonvenzionale, che pur non navigando per mare, tocca tanti porti.
Il grande faro di Punta Trak, così alto, imponente e con in cima, proprio sotto la sua lanterna, la stretta terrazza circolare, tutta delimitata da una robusta ringhiera di ferro, è il mio riferimento giornaliero, sulla strada che mi porta al lavoro, mi capita spesso di vederlo nelle fredde e umide mattine invernali, quando ancora il buio predomina e le prime luci dell’alba stentano non poco a farsi strada, molto spesso è quasi del tutto immerso nella nebbia, talmente fitta da non lasciar scorgere niente e nessuno alla sua base, dandomi così l’impressione che quella sua luce rotante sia sospesa nel cielo.
Il faro si lascia comunque scorgere facendo capolino fra le basse nuvole cariche di pioggia, sono le sue tre larghe fasce rosse orizzontali che si alternano al bianco, proprio in alto, a renderlo visibile e inconfondibile anche senza luce.
Punta Trak è una grande area alla periferia nord est della città, il faro che ne prende il nome è nella sua parte più estrema.
Una zona con tanti vecchi edifici, grandi capannoni, magazzini di stoccaggio, motrici di treni che spingono o trainano decine di carrozze merci, container, cisterne e un’infinità di enormi camion, sempre in arrivo o in partenza per le strade d’Europa, che caricano e scaricano senza pausa, pallet e merci di ogni genere.
C’è la dogana, la stazione degli autobus, un moderno centro commerciale ed un continuo brulicare di gente che viene e che va.
Ci sono vecchie costruzioni in disuso e nuovi stabili con tanti uffici, un insieme eterogeneo in cui degrado e sofisticate tecnologie creano forti contrasti che, in disarmonica continuità tra loro contribuiscono a creare quel tipico sapore, che identifica e contraddistingue, ma soprattutto accomuna tutte le vaste zone periferiche delle città destinate a grandi movimenti di genti e di merci.
Io lavoro nella zona del faro, tutti i giorni le mie narici avvertono fortemente quel suo inconfondibile acre profumo, sul mio viso e non solo su quello sento continuamente arrivare gli spruzzi d’acqua, la mia pelle è abbronzata come quella di un marinaio, perché proprio come un vero marinaio con la mia lancia, con qualunque tempo, sono sempre in mezzo all’acqua.
Ma Punta Trak non è come Punta Penna in Abruzzo o Punta Secca in Sicilia, non è un caratteristico lembo di terra che si spinge nel nostro bel mare mediterraneo, ma una piatta area, di Olomouc città al centro d’Europa, il cui vero nome è quello di area Csad, in questa area non ci sono né scogli né mare, né tanto meno navi o rimorchiatori.
Il grande faro di Punta Trak altri non è che una enorme ciminiera che vedo dal piazzale dove vengono a farsi lavare camion, autobus e quanto altro viaggi su ruote.
Questo improbabile porto senza banchine, senza transatlantici né passeggeri transoceanici non è che il lavaggio per automezzi pesanti dove lavoro.
Il forte profumo che avverto non è certamente il meraviglioso profumo di mare, ma è quell'insieme di fatto di gas di scarico dei motori, di fumo delle motrici dei treni, di legno delle traverse dei binari intrise di catrame, di carbone e gli schizzi d’acqua che mi bagnano, non solo il viso, spesso anche tutto il resto, non sono quelli delle onde che si infrangono sugli scogli, ma il getto d’acqua riciclata e maleodorante che fuoriuscendo a forte pressione dalla mia lancia, che non è la veloce imbarcazione che fa la spola tra le navi e la banchina del porto, ma l’attrezzo che spruzza con forza l’acqua che si infrange sulle ruote o sui teloni dei grandi automezzi.
Sono gli autisti, i loro camion e le rispettive merci, gli unici a partire e tornare in questo porto senza mare.
Per noi che siamo qui, ma soprattutto per me, la stanzialità in questo luogo, con un lavoro sempre uguale fatto dagli stessi movimenti, dalle stesse operazioni che si susseguono quotidianamente con una ripetitività e una ovvietà sconcertante, è molto pesante da accettare, molto duro, faticoso e stancante da fare.
Mentre sono qui che lavo e rilavo decine di camion, autobus, cisterne, immagino che la ciminiera sia un faro ed io un viaggiatore di mare che torna da un lungo viaggio pieno di avventure ed esperienze fantastiche, come peraltro fantastica è la mia vita.
Tornare nei luoghi natii, tornare a casa, tornare dove c’è chi ti aspetta è sicuramente il desiderio più grande per un viaggiatore, ma ancor più affascinante per un esploratore di professione come me è il partire, il ripartire per un nuovo viaggio, una nuova avventura, una nuova impresa che appaghi totalmente la mia voglia di nuovo, il mio desiderio di scoprire cose sconosciute e percorrere nuove strade, fantasticare, progettare un futuro fatto di spazi dove la mia mente possa, senza limiti, liberare i suoi pensieri.
Nel frattempo resto qui nel piazzale del lavaggio, mentre le luci artificiali soppiantano lentamente la luce del giorno, io continuo a lavare tutto quello che c’è da lavare e guardo il mio faro e immagino di ripartire presto per uno dei miei viaggi che mi porterà lontano verso una nuova destinazione e mi farà vivere nuove esperienze, nuove avventure, nuove emozioni.
Il faro di Punta Trak Olomouc Česká republika 2011
Favole & dintorni
https://lefavolediriccardo.blogspot.com/?m=1
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italiaefriends · 8 months ago
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"Il faro di Punta Trak" da Favole & dintorni
Questo è il racconto in prima persona di un marinaio di terra, atipico e anticonvenzionale, che pur non navigando per mare, tocca tanti porti…….. Il grande faro di Punta Trak, così alto, imponente e con in cima, proprio sotto la sua lanterna, la stretta terrazza circolare, tutta delimitata da una robusta ringhiera di ferro, è il mio riferimento giornaliero, sulla strada che mi porta al lavoro,…
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m2024a · 9 months ago
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/03/i-rapper-piu-influenti-dellintero.html I rapper più influenti dell'intero fashion system È inutile negarlo, i più grandi lanciatori di tendenze della nostra epoca sono i rapper e non più i divi di Hollywood (che comunque mantengono un ruolo di primo piano per la moda). Ma chi osa di più e chi fa del suo stile un modello da imitare sono proprio gli artisti del panorama hip-hop. Analizzare la loto estetica è come immergersi in un mondo di creatività, individualità e innovazione. Ogni rapper porta con sé un bagaglio di influenze, esperienze e prospettive che si riflettono chiaramente nella sia nella musica che nel modo di presentarsi al pubblico. Vediamo chi sono i rapper più influenti nel fashion system e commentiamo il loro stile. A$AP Rocky A mani basse tra i nostri preferiti, ma anche tra i preferiti dal fashion system e, ultimamente in particolar moda, da Bottega Veneta. Ma anche da Gucci, Guess, Dior, Balenciaga e Loewe, non proprio i primi arrivati insomma. Questo perché da quando è entrato sulla scena nel 2011, A$AP Rocky è entrato nell'élite della musica e della moda. Che lo si avvisti tra le strade di New York o in prima fila a una sfilata il suo stile non riesce proprio a passare inosservato, tanto che è da molti additato come il musicista meglio vestito dei nostri giorni. Negli anni è è passato dallo street goth all'haute couture con una nonchalance inaudita, sempre in maniera coerente con le sue radici hip hop, anche con gli outfit più formali. Non ha paura di osare con colori, volumi, texuture, total denim o total leather; il suo stile è vario e sperimentale ma raramente è caduto nel tranello del cattivo gusto. Anche quando indossa abiti sartoriali non è mai noioso o banale: dal gessato all'oversize riesce a riflettere la sua personalità con qualsiasi cosa indossi. Il tutto condito da gioielli, perle e brillanti. Se stare bene con qualsiasi cosa fosse un super potere sarebbe il suo: lo incoroniamo come Fashion Goat. Tyler, The Creator La moda (e non solo la musica) aveva proprio bisogno di un personaggio originale come Tyler, The Creator. Questo perché il suo stile è abbastanza anticonvenzionale ed eclettico, molto distante da quello che è il cliché della cultura hip hop. Non ha niente a che fare con l'aria da duro o da gangster, bensì ha uno spiccato senso dello stile personale, nel quale si incontrano skatewear, l'abbigliamento da golf, il preppy e quello che chiamiamo "ecletic granpa style" (un'estetica da simpatico nonnino, per semplificare). Segni particolari? Il colbacco (ma anche i cappelli in generale, che siano da golf o da pescatore). Non contiamo le volte che l'artista si è presentato a eventi mondani con questo simpatico copricapo peloso, e possiamo dire senza esitazioni che gli sta da dio. E non è una cosa che potremmo dire di tutti. Questo perché completa con coerenza i suoi outfit solitamente colorati e irriverenti. Sottolineiamo che quando parliamo dei suoi look e li descriviamo come simpatici e divertenti non parliamo di caricature, sono dei look on point dalla testa ai piedi, moderni e di carattere, che dettano tendenza prima ancora che si vedano sulle passerelle. Tyler è una ventata d'aria fresca nell'hip-hop e nella moda. Kanye West Di Kanye West onestamente non sappiamo più cosa pensare. È forse un genio visionario o un folle? Non abbiamo la risposta a questo quesito, quello che sappiamo è che sicuramente è un incompreso. Ultimamente lo si vede solamente in look total black oversize, o meglio, non è che proprio lo si veda, perché quasi ogni volta che esce di casa è completamente coperto dalla testa ai piedi (al contrario della compagna Bianca Censori), avete capito bene viso compreso. Che si metta una maschera da film horror o un passamontagna senza fori (non capiamo bene infatti come faccia a vedere o respirare), la sua faccia ormai si vede poco e niente in giro. Altro punto focale dei suoi look sono le "scarpe", che mettiamo tra virgolette perché alle volte non sappiamo se si possano definire tali. Come quelle che più che calzature sembrano dei veri e propri calzini neri muniti di una sottile suola. Insomma tutti gli occhi di solito sono puntati sui suoi piedi: è apparso in infradito di diamanti e calzini, o in stivali imbottiti alla al ginocchio che ricordano quelli indossati dai protagonisti di Dragon Ball. In generale predilige dei massicci combat boots, e per massicci intendiamo stivali sproporzionati, letteralmente enormi. Ye ha creato intorno ai suoi outfit una macchina mediatica parallela alla sua musica, dopo le sue apparizioni non si parla d'altro che dei suoi look. La filosofia è una sola e segue la regola "non importa se bene o male, l'importante è che se ne parli". Ma il buon gusto è un'altra cosa. Lil Nas X Uno degli artisti più audaci e temerari nel panorama dell'hip hop, Lil Nas X si distingue per la sua intraprendenza nel superare i confini di genere, sfidando gli stereotipi prevalenti in un contesto spesso intriso di iper mascolinità e rigidità. Con il coraggio di indossare gonne, crop top e tacchi vertiginosi, si è affermato come una figura leggendaria simbolo della moda gender fluid. La sua audacia nel vestire come desidera è innegabile, e il suo stile rimane costantemente innovativo e sorprendente. Ogni suo outfit è studiato con cura e originalità, rendendolo il fulcro delle attenzioni in qualsiasi evento mondano in cui si trovi. Ricordi il Met Gala dello scorso anno? Quando si presentò praticamente in intimo su dei trampoli e con tutto il corpo incastonato da brillanti. ICONICO. Ma è solo un esempio di come dimostri costantemente di essere una forza inarrestabile nell'affermare la propria individualità e personalità attraverso la moda. Playboi Carti A livello stilistico, Playboi Carti è uno dei rapper più sottovalutati. Lui ha creato uno stile tutto suo, mischiando insieme elementi hip hop con l'estetica punk, dark e gothic, creando qualcosa di unico e mai visto prima. La sua immagine non è però passata inosservata a chi di dovere, nello specifico a Virgil Abloh, che lo fece scendere in passerella alla sua sfilata di debutto per Louis Vuitton nel 2017. Carti è un mutaforma, spesso il suo stile cambia in concomitanza con l'uscita dei suoi album, ma ci piace immaginarlo come un vampiro urbano, che è forse l'estetica che al momento più lo rappresenta (non a caso l'abbiamo visto più volte in mise firmate Rick Owens, ma ha anche un debole per Raf Simons e Balmain). Tra attillati pantaloni di pelle, maglie a rete, trucchi scenografici un po' da film horror, il cantante dimostra una spiccata personalità a ogni sua apparizione, che va ben al di là delle tendenze del momento. Drake Drake ha sicuramente un debole per i rifermenti sportivi nei suoi outfit: dalle maglie da calcio, a quelle da basket, baseball arrivando persino all'abbigliamento da biker. Il tutto rigorosamente oversize. Un altro accessorio che adora sono i classici stivali di Timberland, appena tornati sotto le luci della ribalta grazie a Pharrel Williams e Louis Vuitton. In generale, tra tutti, il suo stile è forse il meno entusiasmante e solitamente adotta un approccio molto più sottile e meno sopra le righe rispetto ai suoi colleghi. Le tute Stone Island, l'abbigliamento sportivo retrò Nike e gli abiti personalizzati su misura sono diventati tutti punti fermi nel guardaroba. Di tanto in tanto compaiono anche capi di tendenza, come capispalla vintage, insolite maglie di ritorno al passato o preziose collaborazioni con Supreme. Non mancano anche alcuni pezzi della sue etichette di abbigliamento OVO o NOCTA. Lo promuoviamo comunque, senza infamia e senza lode. Travis Scott Negli anni, lo stile di Travis Scott è diventato popolare quanto la sua musica. Tanto che il rapper è visto come una delle figure più influenti della moda odierna, con le sue varie collaborazioni di sneaker sempre sold out in pochi secondi dal rilascio e il suo merchandising che viene venduto per a prezzi vertiginosi sul mercato del resale. Lo stile è una parte molto importante della sua immagine ed è chiaro che ci tenga particolarmente: ha collaborato con Helmut Lang, Dior e persino McDonald's. Ama le borse firmate, il lusso e i gioielli, tutte cose tipiche dell'estetica patinata dell'alta moda, ma che mixa con elementi di streetwear come silhouette extra oversize, sneakers, catene, brillanti e paradenti. La sua è la versione imitata all'infinito d quello che viene definito streetwear di lusso, nessuno più di lui - e nessuno meglio di lui - incarna questa estetica.
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lettieriletti · 10 months ago
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Ma Che Sfacciato! 7
MA QUANTO È BELLO METTERSI CON LA PERSONA DI CUI SI È INNAMORATI? Yuki, per esempio, si sente… più a terra che mai! Troppe cose da fare a scuola: dove trova il tempo per una relazione? Settima uscita di una love comedy deliziosamente atipica che vi stupirà per il romanticismo anticonvenzionale.
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Teodor Currentzis e Orchestra Utopia debuttano a Roma
Debutto molto atteso il 22 novembre a Roma per Teodor Currentzis con la sua Orchestra Utopia, composta da più di cento musicisti provenienti da circa trenta Paesi. Il direttore greco, che dagli esordi si distingue per l’audacia interpretativa, la tensione artistica, l’approccio anticonvenzionale e il carisma, è ospite alle 20:30 al Parco della Musica Ennio Morricone dell’Accademia Nazionale di…
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agrpress-blog · 1 year ago
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È una gabbia dorata quella che sembra esser la casa di Nora Manson, intraprendente donna rimasta paralizzata dalla testa ai piedi. La sua sembra una vita piuttosto confortevole, circondata infatti da ogni tipo di cura; tuttavia il silenzio che la avvolge rende la sua esistenza piuttosto tormentata. L’apparente suicidio di suo figlio per lei altro non è che un assassinio, e la prossima della lista sembra proprio lei. Un giallo coinvolgente quello di Hilda Lawrence, che presenta un mondo sotto gli occhi di chi ormai non può più parlare. Robbie Manson muore suicida; tuttavia sua madre non crede alla vicenda, e in seguito allo shock rimane totalmente paralizzata. Ciò che descrive H. Lawrence è una vita avvolta dal silenzio, dove a parlare sono gli ospiti, gli inservienti, i medici, ma mai Nora. La vita della giovane donna è avvolta nel silenzio assoluto, e gli unici pensieri costanti sono quelli collegati al fatto che la prossima vittima sarà proprio lei. Non sentiremo mai la voce di Nora, ma i suoi pensieri sono ben chiari nel corso dell’intera narrazione: cosa farei se potessi ancora parlare e camminare? Dove scapperei? Di chi potrei fidarmi? Quesiti che rimangono senza risposta, aggrovigliati nella sua mente. Molti sono i ricordi che attanagliano la sua memoria, come quando il giovanissimo figlio Robbie giocava in giardino con George. Elementi ben descritti da una penna sapiente che ben costruisce un giallo innovativo. Ogni personaggio è ben descritto: l’amabile e dolce infermiera Sills, la chiacchierona Emma, il cognato Bruce Cory, il deciso signor Manson. Personaggi dalle mille facce, che, riga dopo riga, pagina dopo pagina, sembrano presentare una storia dai molti epiloghi. Il romanzo di H. Lawrence, per quanto piuttosto anticonvenzionale al suo genere, conserva chiari alcuni elementi del genere “whodunit”, ovverosia il giallo ad enigma che presenta al lettore/lettrice una domanda univoca: chi è stato? Chi ha ucciso chi? Perché? Di qui un’analisi particolare svela l’identikit del colpevole, ricercato generalmente in una ristretta cerchia di nomi. Un testo, quello di Hilda Lawrence, che tiene con il fiato sospeso, e, con passate di tinta gialla, regala al lettore/lettrice un romanzo che ben sposa il genere, senza mai risultare la copia di nessun altro. È un testo ricco di suspense, in grado di emozionare, intrattenere, perfino spaventare i suoi lettori, in un’atmosfera a tratti macabra che cela i segreti di ognuno, gli stessi che sembrano strisciare a luci spente, in attesa di esser svelati. Nelle loro mani di Hilda Lawrence, pubblicato da Le Assassine edizioni - genere: thriller/giallo; pp. 180 -, è disponibile in libreria e online da settembre 2023. https://www.amazon.it/Nelle-loro-mani-Hilda-Lawrence/dp/8894979490 https://edizionileassassine.it/prodotto/nelle-loro-mani/ https://www.mondadoristore.it/Nelle-loro-mani-Hilda-Lawrence/eai978889497949/
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chez-mimich · 1 year ago
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“… La chiesa di St. Mark in-the-Bowery fu fondata a Lower Manhattan tramite il governatore olandese Peter Stuyvesant. La cappella di famiglia risalente al 1660 fu sostituita nel 1799, quando il complesso fu venduto alla Chiesa Episcopale. Nei decenni successivi, per mettersi al servizio del quartiere - un centro nevralgico per gli immigrati in arrivo dall'Europa e, dagli anni Cinquanta in poi, un'area prediletta dagli artisti che non potevano permettersi un alloggio nel West Village - St. Mark era diventata una parrocchia anticonvenzionale all'insegna di un grande attivismo sociale. Edna St. Vincent Millay e Kahlil Gibran facevano parte del suo comitato artistico, Martha Graham usava i suoi locali per danzare, W.H. Auden preferiva la messa tradizionale in latino, ma lavorò insieme a Michael Allen, il pastore progressista della parrocchia, per scriverne una in inglese che debuttò nel 1959. Archie Shepp organizzava concerti jazz in uno dei suoi cortili. Nell'aprile del 1966, mentre i Velvet facevano furore al Dom, proprio dietro l'angolo, Allen Ginsberg intonò «Wichita Vortex Sutra» nella sala parrocchiale durante un evento di beneficenza contro la guerra, mentre il suo amante Peter Orlovsky lesse un pezzo molto esplicito che parlava di loro due intenti a scopare. Come disse uno dei parrocchiani all'epoca, il Cristo della chiesa di St. Mark non era «il Cristo delle vecchiette che la domenica si mettono il cappello bianco, ma il Cristo vigoroso e ribelle»…”
(Will Hermes, “Lou Reed re di New York - Minimum Fax)
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