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Io non voglio gestire un bar/ristorante, di una piscina, collocato in un paese stazionario, non di passaggio, lontano dalla città. Troppo lavoro dietro. Troppo. Oltretutto, vendere la mia vita alla ristorazione, non per me, ma per qualcun'altro. Se venderò la mia vita ad un locale, non sarà quello.
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"Basterebbe così poco"
Fisso da 30 minuti la candela che brucia, sopra al frigo. Fisso. Guardo l'ondeggiare della fiamma. Non penso, almeno per un attimo. Fisso, piango, forse. Piango poco. Piango ogni tanto. Guardo la candela che si muove. Pensi troppo. Pensi troppo. Basterebbe una risposta di cuore. Basterebbe una risposta data senza pensare. Basterebbe una risposta. Anche solo quella.
Anche solo una risposta. Di quelle decise e giuste, quelle senza titubanze, quelle senza incertezze.
So che il mio cuore vuole qualcosa che la tristezza che lascio nei tuoi occhi non mi permette. Ne son certa. Tristezza derivata dalle mie colpe, dal modo in cui non mi permetto di essere con te, dal modo in cui vorrei essere, dalle emozioni che non mi lascio provare.
Anche solo fare l'amore, lo ho trasformato in un tabù invalicabile, nato dalla paura di non essere abbastanza. Questo nelle situazioni normali non succede. Ma sono io che rendo anormale questa situazione o è la situazione in sé ad anormale. Qual è il problema?
I miei sentimenti sono puri?
Cosa voglio?
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Sogno.
Dei bambini mi indicano di non entrare nella casa in cui si invecchia in fretta, la chiamavano così, ma io dovevo recuperare della cose, perché prima quella casa era mia, prima che ci trasferissimo; era una specie di quartiere pedonale in cui tutte le case, coi loro giardini erano tutte vicine; c'era una specie di confine intorno alla casa, da non superare, segnato da una bambina che ripeteva sempre lo stesso movimento, con un bastone. Entrai, non andai a specchiarmi, nel senso, era come alice attraverso lo specchio, come quando lei passa attraverso ed era tutto al contrario, ecco, non andai al contrario, rimasi al giusto; cercavo tra le cose, conoscevo quasi tutta la casa a memoria, anche se c'erano delle porte nel corridoio che non ricordavo, cercavo e cercavo e una mia zia, vecchia, credo, mi interrompeva, mandava mia cugina, questa bambina sconosciuta, e c'era forse un altra bambina. Cercavo, non trovai nulla e uscii.
Quando tornai a casa, i bambini che mi avvertirono, erano lì ad aspettarmi; guardandoli vidi che ero rimasta uguale, che non ero invecchiata nella "casa in cui si invecchia in fretta", pensai fosse perché non sono andata al contrario.
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La parte più difficile è sempre prendersi cura di sé stessi.
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E magari lo farò a modo mio, ma continuerò a scriverti.
E magari lo farò a modo mio, ma continuerò a parlarti, nella mia mente.
Magari lo farò a modo mio, ma rimarrai sempre un pensiero in mezzo a mille incertezze.
Sì, lo farò a modo mio, continuare a vedere te in mezzo alle vie di questa città.
Lo farò a modo mio, continuare ad amarti, come tu non hai voluto
#per che forse è la mancanza che rende più vivido un sentimento#perché forse un sentimento non lo provo#perché forse so solo parlare di queste emozioni#ma non so provarle#06.10.24#dimenticami come tutti#come tutto#.
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E sai? Forse va sempre peggio.
Forse non è mai andata bene
Forse, nel male, non è mai andata davvero così male
Medriocre
Anche nel vivere
Mediocre
Anche nel soffrire
Resto qua
Seduta
Sovrastata dalla responsabilità di me stessa
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E non mi resta che sognare, una vita che probabilmente non avrò mai. Tutto questa realtà è troppo pesante, voglio scappare. Lasciatemi almeno questo in cui nascondermi, in cui confortarmi, in cui fuggire da tutte queste responsabilità
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Il bello è che la vita mi ha sempre dato quello che ho voluto, solo le ultime due volte, solo da poco tempo, solo per ostentare il fatto che forse le cose belle non le so vivere. Brutto momento. Sono di nuovo seduta qui, sola, come all'inizio. Tu ridi da lontano, risate rumorose che portano dentro una grande tristezza, di cui non vuoi fare peso a nessuno. Forse sono io che non ho voluto vedere, forse per me la tristezza è normale, un sentimento da ignorare, a cui non dare tanto peso. Forse è per questo che ti sono sembrata insensibile. Non sono stata felice per tanto tempo nella mia vita ed ora, non voglio rinunciare al benessere che provo nell'ultimo tempo. Non per te. Non cosciemente. Forse non mi ascolto da tanto tempo, forse è meglio così.ho tolto la collana e l'anello che mi ha regalato. Li ho tolti ieri. Era troppo il peso che mi facevano sentire, li ho messi nel cassetto del bagno, lontano dalla mia mente, ma forse non abbastanza.
Avrei voluto essere una persona diversa, ecco cosa ti ho risposto l'altro giorno, perché alla fine, la ragione delle mie delusioni, non sono nient'altro che io. Avrei voluto essere felice. Avrei voluto renderti felice.
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Sta andando male
Ho ricominciato a muovere la gamba quando sono a letto
Come faceva da piccola
Non lo so
Poteva sempre andare peggio
Ma poteva sempre andare meglio
Se solo tu non fossi così,
Andrea.
La mia mente mi gioca brutti scherzi
Impara ad afforntarti
Non avere avere paura di mostrare interesse
Non avere paura della tristezza.
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E sono qui.
Bloccata
Come sempre
A guardare la casualità delle cose
Che capita davanti ai miei occhi
Continuo a chiedermi perché
Ma non trovo mai risposta
Guardo la mia vita passarmi davanti
Immobile
Respiro
È solo un momento
I periodi passano
Anche quelli felici.
Inerme vivo in attesa del colpo di grazia
Andrà meglio
Ma non oggi.
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Ieri mi hanno letto la mano; salute buona, almeno quella c'è; amore controverso; niente figli; mi è stato consigliato di essere la me, di 22/23 anni, cosa facevo 4 anni fa?
Soldi pochi; mi ha detto che ho quasi una M nel palmo della mano, ma che ne manca un pezzo, però non mi ha detto cosa volesse dire. Mi ha anche detto che dai 26 ai 30 anni avrò un periodo fortunato; ma ho già 26 anni. E ieri il cane aveva le coliche. Sempre ieri, ho fatto un incidente con un signore.
Mi guarda la mano e mi chiede da che parte sto. Lo sapessi mio caro signore, non avessi domande, non starebbe qui a leggere la mia mano.
Vorrei un sogno.
Mi ha consigliato di prendermi più tempo per me stessa, di dare meno energia ai miei amici e di rilassarmi, se ci riesco.
Questo caro signore aveva ragione in tutto.
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Tu ci credi alle strege?
Nella mia famiglia, in Sardegna, la mia bisnonna ha sempre avuto la nomea di essere bruscia (bruxas o coga), comunque di essere una strega.
Nel mondo d'oggi la interpreteremmo come una persona che porta sfiga, mia madre la identifica come una persona che quando dice qualcosa sì avvera.
A me è capitato da poco, che una mia collega a lavoro mi stesse particolarmente antipatica; parlando con gli altri miei colleghi ho detto loro "vado e gliele buco le gomme della bici", poi il giorno dopo questa collega aveva le gomme della bicicletta bucate. Naturalmente, io non ho mai bucato le gomme a nessuno, però ciò mi ha fatto pensare.
Mia mamma mi diceva sempre che avevo preso questo lato della mia bisnonna, sin da piccola. Io non ho mai creduto, però certe cose mi hanno sempre fatto pensare.
Io vorrei dettare una distinzione tra le buscie che portano sfortuna volontariamente e quelle che lo fanno involontariamente. Perché davvero se dobbiamo credere a queste cose, dobbiamo creare una distinzione. Le prime, è come se lanciassero una maledizione prese dalla rabbia o da un sentimento, come me con le gomme della bici, le seconde lo fanno involontariamente, senza cattiveria, ma con un po' di invidia; mia nonna, aveva una vicina di casa che spesso veniva a trovarci; questa signora veniva spesso in casa e ogni tanto ha fatto i complimenti per le nostre belle piante e dopo pochi giorni, queste piante morivano. Ora naturalmente non possiamo credere che questa signora abbia dei superpoteri che facciano morire le piante, però credo che se ha avuto questa nomea nella mia famiglia ci siano state delle altre motivazioni.
Forse anche le seconde, ma posso parlare più delle prime, quelle che portano sfortuna volontariamente, viene detto nei testi, che è come se lanciassero delle lacrime, attraverso le loro "cattiverie", di questo me ne sono accorta, nella vita, ancora prima di leggerlo, è come se si sacrificasse una parte di sé, cosciente del fatto che se ne pagherà la stessa pena.
Io nella mia vita ho desiderato il male di poche persone, solo delle persone che mi hanno ferito profondamente, che mi hanno lacerato l'animo, come è giusto che sia, come è giusto che sia non credere ciecamente che se dopo lo hanno avuto, il male, non è stata per una mia volontà o richiesta. Non sono ancora a quel punto del fanatismo. Però quel episodio della bici, è sempre troppo specifico, non è una cosa comune, può capitare, ma troppo specifica, il che aiuta l'auto convinzione.
Parliamo di un altro episodio, quello delle persone del secondo tipo, perché voglio sperare che sia così. Una ragazza, non mia amica, una conoscente, è partita per napoli tempo addietro e mi ha portato un corno porta fortuna. Il giorno stesso, del dono, ho trovato una signora di 80 che era uscita fuori strada, tornando a casa dopo lavoro. Dopo aver soccorso la signora, tornata a casa, finalmente, si sono fulminate 3 lampadine della cucina, contemporaneamente; in cucina ho 4 faretti, uno era già fulminato, quando ho acceso le luci, sono rimasta al buio; una volta rubata una lampadina alla bajiur sono andata a letto; alle 3 del mattino del giorno dopo, arriva disperata fuori di casa, un altra mia amica/conoscente che era uscita fuori strada e chiedeva se potessi darle una mano; accompagnata a casa, ho cercato di consigliarle più o meno quale sarebbe stato il da farsi migliore, aiutata dall'esperienza del giorno prima, sono tornata a casa mia ed ho dormito; dopo la mia giornata lavorativa sono tornata a casa, ho perso il corno e gli ho dato fuoco nella stufa. Perché la signora di 80 anni e le lampadine, potevano essere una coincidenza, ma due persone in meno di 48 ore trovate fuori strada, forse, ma forse, non era il caso di chiamarle coincidenze, così, nel dubbio, ho dato fuoco al corno e non ho più trovato nessuno incidentato con la macchina.
Ora, questa ragazza che mi ha regalato il corno, prenderà il mio posto, nel bar in cui lavoro. Ieri era il mio ultimo giorno e il suo primo giorno ufficiale; in più c'era anche il mercato, quindi un giorno un po' più movimentato rispetto agli altri. È venuta la Asl, proprio ieri. Dopo tre anni che il bar ha aperto e non sono mai venuti, è venuta la Asl, proprio ieri. E direte, sì, può capitare. Certo. Capita. Dopo che i signori della Asl han trovato solo un po' di polvere dietro al pozzetto e una cosa senza etichetta, se ne sono andati. Momento di calma, ci riprendiamo tutti dalla visita inattesa, un momento di respiro e ... Si allaga il bar. Letteralmente. Successivamente abbiamo scoperto che un tubo sì e scollegato sotto la pedana ed era per questo che pioveva nel magazzino. Letteralmente, pioveva. Acqua attorno al banco, giornali sparsi. Si, si è risolto anche questo nel migliore dei modi. Però, si può parlare sempre di coincidenze? Sempre, casualmente, con la presenza della stessa persona?
Io ho la mia tesi, naturalmente non ci credo del tutto, ma a mio parere questa persona porta sfortuna, magari non lo fa con cattiveria, magari non lo fa a posta. Ma a questo punto posso dire che la vorrei lontana dalla mia vita.
Oltretutto oggi mi sono svegliata con l'occhio gonfio, come avessi preso un colpo d'aria.
Ho detto tutto.
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E non so che fare, perché il mio animo dice di scriverle, ma la mia mente dice di no. A cosa vuoi aggrapparti, Andrea?
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E forse sì. Forse mi sto pentendo. Forse. Un poco.
Forse tanto.
Forse non riesco a dirti che provo un sentimento per te. Ma posso dirti che mi sto pentendo, della mia decisione. E forse pentirsi è ancora più egoista di quello che ho fatto. Rimarrò qui. Ad aspettare, come ho sempre fatto.
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Una piccola gru chiusa in un ciondolo, in ricordo di ciò che ho desiderato così tanto, ma che ancora una volta, ho avuto e non sono stata felice. Forse è proprio nel momento in cui incomincio a provare qualcosa che mi allontano. Forse non voglio provare nulla, non voglio perdere il controllo, non voglio tutte quelle emozioni, sentimenti, vuoti nello stomaco. Era perfetta. È perfetta. Ma io ancora una volta non andavo bene. Non andavo bene per me stessa e forse è proprio questo il problema. Ora questa piccola gru è nel cestino del comune, perché io non la voglio. Non voglio niente.
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E forse è questo quello che mi merito, dormire nel divano, alle 5.36 del mattino perché la tipa russa nel mio letto, dopo l'ennesima volta in cui le ho detto di no. Forse non dovrei coinvolgere le persone nella mia vita solo per soddisfare la mia mente, il mio egoismo, la mia poca autostima. Forse non c'è nessuno forse. Forse mi incolpo troppo. Forse chiamarla "tipa" è sminuente. Forse era davvero il mio sogno. Forse non ho paura, se non di prendere coscienza che anche questa volta non è andata bene. Forse non c'è un modo in cui può andare bene, le cose vanno. Anche le persone.
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E forse questo vento mi fa sentire un po' più a casa
Come quando, a casa di mia nonna, le folate fischiavano fra le inferriate del ballatoio
Suonavano, come se qualcuno fischiasse
L'albero davanti casa si muoveva costretto,
Le foglie si spargevano in tutto il viale
Le macchine andavano piano
E si correva a ritirare i vestiti stesi, prima che li portasse via
Non potevi uscire con i capelli in ordine
E il mare, certi giorni
Riusciva a parlarti.
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