#inchiostrare
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lukegiallo · 2 years ago
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oggi, ravanando tra vecchie cose..avevo svritto un poema, mi è saltato e non ho voglia di risvriverlo. bene (o male) così. #luke_giallo💛 #luke_arancio🧡 #luke_blackandwhite🤍🖤 #luke_color💛🧡❤️💚💙💜🤎🖤🤍 #vecchiecose #archivio #sketch #sketching #disegno #disegnare #draw #drawing #colore #color #watercolor #acquarello #pennino #nib #inchiostrare #inchiostro #inchiostrodichina #chinanera #inking #ink #indianink #blackindianink #disegnodiarchitettura #disegnoarchitettura #architetturadisegnata #drawingarchitecture (presso Rosarno) https://www.instagram.com/p/CotLm2KLPMG/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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lesolitecose · 7 months ago
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Che palle inchiostrare i disegni 🙄
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gotaholeinmysoull · 2 months ago
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seguirò anche tantissimi tatuatori ma non ho idea da chi farmi inchiostrare
#me
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italiacazzeggio · 2 years ago
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Se stai cercando ispirazione o idee per il tuo prossimo tatuaggio, o semplicemente vuoi vedere alcuni dei pezzi più creativi e ben fatti.
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carloravaioli · 4 years ago
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IL CASO E L’INTENZIONE - inchiostro su cartoncino 28x21 #inchiostrare #disegnoachina #biancoenero #artedisegno #incisione #pennarelli #puntafine #artpreview #toemarket (presso Atelier Carlo Ravaioli Cervia) https://www.instagram.com/p/COIxiJWr48j/?igshid=p94zs209l5cu
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scara-bocchi · 5 years ago
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La Misura dei Sogni, tavola 13.
Work in progress.
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docteurieux · 5 years ago
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Una Vita del Gatto - 58° episodio #gattacci #gattini #gattoni #micioni #robottoni #selfdestruction #漫画 #猫 #野良猫 #子猫 #ロボット猫 #clipstudiopaint #huiontablet
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spettriedemoni · 5 years ago
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Le 2:00 a. m.
Faccio sempre tardi ultimamente, non mi viene sonno prima di una certa ora. Dovrei provare a regolarizzare i miei ritmi circadiani che certo in questi giorni sono abbastanza scombussolati.
Penso, penso tanto. Penso a delle cose che vorrei fare a quelle fatte a quelle che sto facendo. Vorrei mettermi già a lavorare con inchiostro e pennelli ma devo essere paziente perché non ho ancora finito i disegni a matita che vorrei inchiostrare.
Pazienza è la parola che più stiamo usando in questo periodo. Serve pazienza, calma e sangue freddo. Oggi sono uscito fare la spesa e per buttare la spazzatura e per riportare il carrello al supermercato. Ho il supermercato proprio sotto casa. In tanti mi dicono "che culo" quando lo dico. È vero: è una fortuna di cui mi rendo conto solo ora che serve di più. Facciamo la spesa, carichiamo il carrello, lo facciamo entrare in ascensore e non dobbiamo neppure portarci le buste appresso.
Abbiamo delle mascherine chirurgiche che magari non servono a nulla ma è sempre meglio averle. Mai avrei pensato che quella spesa fatta con Tigrotto appena nato costretto in terapia intensiva si sarebbe per fortuna rivelata abbastanza inutile per le visite a lui ma utile quasi 3 anni dopo per una pandemia.
Il terrore per questa cosa, mi rendo conto, non è tanto per me quanto per l'attaccarlo agli altri, alle persone più care e indifese, i cosiddetti soggetti a rischio. Magari mentre tu non hai praticamente sintomi.
Che succede se per esempio lo attaccassi a mio padre o a mia madre? Sono paranoie eccessive, forse, lo spero, ma intanto la paura c'è e non voglio rischiare. Ho anche un figlio di 3 anni in casa e pure lui non credo se la passerebbe benissimo se si ammalasse di questa cosa. Già non è stato piacevole vederlo in terapia intensiva appena nato, non mi va di vedere il sequel.
Ho discusso un po' via telefono con mio cognato che per acquisti on line di articoli da pesca carica soldi sulla mia PostePay e chiede a me poi di completare gli acquisti sui vari siti. Lui è refrattario alla tecnologia, diciamo pure che è imbranato con queste cose ma è anche leggermente paranoico al punto da non aver voluto neppure farsi un account di posta elettronica. Il motivo del contendere è stato il fatto che secondo me sarebbe stato meglio aspettare con l'acquisto di canne da pesca perché i soldi sulla carta si potevano utilizzare per pagare le bollette di sua madre e le nostre via web invece di essere costretti ad andare al più vicino ufficio postale con i rischi che ne conseguono. Lui mi ha detto che gli articoli che cerca li ha trovati solo su questo sito inglese, che poi rischia di non trovarli più e che dunque dovevamo sbrigarci. La carta l'avrebbe ricaricata lui. Invano ho provato a spiegare che il problema non è ricaricare la carta ma dover uscire per arrivare al più vicino ufficio postale per farlo rischiando di venire a contatto con gente potenzialmente contagiosa in ambienti chiusi eccetera. Lui confida nel fatto che, essendo un vigile urbano, può muoversi liberamente anche senza avere un motivo urgente e di reale necessità per farlo ma ancora una volta non capisce che non mi importa una eventuale multa ma un eventuale contagio.
Come argomento mi ha tirato fuori il fatto che tanto i più a rischio sono quelli che lavorano in ospedale che sono gli unici che circolano lo sa per certo perché sono loro che più spesso gli capita di fermare per controlli che fanno in questi giorni. E grazie al cazzo: gli operatori sanitari sono in prima linea, chiaro che tra i primi focolai di infezione sono lì.
Non ho voluto andare oltre in una discussione che non approdava a nulla così gli ho preso quelle cazzo di canne e gliele lascerò in garage quando arriveranno.
Il guaio di quando non riesci a prendere sonno subito è che poi inizia a venirti la fame. Pare sia dovuto alla mancata produzione di cortisolo che inibisce la produzione di insulina, se ho capito bene quando me l'hanno spiegata. Non so, certo non sarebbe un bene mangiare ora quindi resisto a questo impulso.
Sono quasi le 3:00 e mi rendo conto di aver scritto un pezzo lungo e sconclusionato. La quarantena mi fa pensare troppo. O forse penso troppo poco il resto del tempo, chi può dirlo?
Spengo tutto e provo a dormire.
Sempre che io ci riesca.
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lukegiallo · 2 years ago
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sketch del 04 mar 2023 pseudo @casapapanice in via giacinto carini con dettagli costruttivi. da inchiostrare e colorare. come farla? vi aspetto a firenze per #uskspringfestival #uskfirenze #urbansketchers #uskregionalevents #acquafirenze dal 24 al 26 marzo p.v. #workimprogress #wip #smdp #sketchermaledettideperiferia #roma #rome #italia #italy #sketch #sketching #disegno #disegnare #draw #drawing #matita #disegnarematita #disegnomatita #drawingpencil #disegnodiarchitettura #disegnoarchitettura #architetturadisegnata #drawingarchitecture #architetturacontemporanea #contemporaneo (presso Via Carini - Roma) https://www.instagram.com/p/CpyqELaoaXx/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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evelynartworks · 7 years ago
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W.i.p. Cleopatra Tecnica: 2 = HB e china 0.1
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strizza-blog · 6 years ago
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Nessuna voglia. Di inchiostrare.
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fumettisenzafine · 6 years ago
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Alieno (da colorare o inchiostrare prossimamente). Qui la versione in scala di grigi, qui colorata, qui altra versione colorata
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transalpino · 3 years ago
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Audiovisivo
Ciclostile: una parola polverosa, in bianco e nero. Immagino un sondaggio tra i ragazzi di oggi: “...scusa: sai cos'è un ciclostile?”. Preferirei non sentire le risposte.
Tanti, tanti anni fa, una Sezione (sezione di cosa? si domanderà qualcuno) non poteva esistere senza il ciclostile. Il vecchio Gestetner! Ah, le collette per comprarlo: soldi rubati alle MS, al cinema del sabato sera, alla pizzeria. Era più difficile guadagnare dagli anziani il permesso di inchiostrare il rullo che essere messi in lista per le amministrative. L’inchiostro veniva spalmato in silenzio, in un rito quasi esoterico. Nelle liste elettorali, invece, c’erano spesso dei vuoti da riempire. Le sezioni delle città più grandi stampavano in offset, come quelli della Figc; anzi, loro di lì a poco loro sarebbero andati direttamente in tipografia.
Con il ciclostile si stampavano i volantini. Dopo la scuola passavo a prendere il mio pacco. In Sezione c'era sempre qualcuno, come nei bar di periferia. Di solito cercavo di andare a volantinare sempre alla stessa fabbrica, dove avevo imparato a conoscere qualcuno e qualcuno mi conosceva. Pedalavo con la foga dei miei diciott'anni sbocconcellando un panino, a tracolla la sdrucita borsa d'ordinanza piena zeppa.
Questi li aveva scritti Paolino, di sicuro. Non tanto per il puzzle di testi precedenti, articoli del Manifesto e slogan faticosamente concordati in fumose riunioni. Era l’incipit ad essere inconfondibile: “Ancora una volta...”. La chiusa era anch’essa un classico immutabile: “Il nostro impegno e la nostra lotta vanno in questa direzione”. Appoggiavo la bicicletta contro il muro della fabbrica. Il guardiano del cancello mi guardava male; forse per contratto, forse no. Ad ogni fabbrica corrispondeva un diverso colore delle mani degli operai: biancastre, verdastre, brunite, ingiallite. Più il colore era marcato e maggiore era l’anzianità dell’operaio in quella fabbrica.
Ricordo bene il mio primo Audiovisivo. Avevo sedici anni, forse meno. Quando Carlo e Ivano mi chiesero se quella sera ero disponibile per un Audiovisivo non ebbi il coraggio di confessare che non sapevo cosa fosse. Ci trovammo in sede molto presto, dopo aver cenato in fretta. Giusto il tempo di un caffè veloce. Carlo era un operaio, e per una tacita convenzione era sempre l’operario a pagare il caffè agli studenti. Anche quella sera usammo la macchina della Mirella; una 126 di quel colore aragosta Fiat che diventava sempre più opaco e rugginoso col passare - si sarebbe detto - delle settimane. Gli operai che malauguratamente avevano scelto quel colore, e che non vantavano pulsioni politiche rivoluzionarie, tentavano ogni sabato di ridare vita a quella vernice infame. Olio di gomito e prodotti da guerra chimica: per tutto il sabato e buona parte della domenica sembrava che l'impegno fosse stato ripagato, ma l'illusione era destinata a spegnersi già con l'alba del lunedì.
Caricammo sulla 126 tutto l’occorrente. Proiettore di diapositive. Schermo con treppiede. Trasformatore. Altoparlanti da mettere sul tetto (“ricordati la spugna da mettere sotto, che sennò la Mirella si incazza”); corde elastiche. Registratore, microfono, amplificatore a 12 volt. Volantini a supporto; magari qualche manifesto 70x100 della campagna elettorale (bisogna pure far conoscere il marchio, no?, anche perché quest'anno è un po' complicato con il mappamondo completo di meridiani e paralleli, il pugno, la falce, il martello e quant'altro...). E, naturalmente, le diapositive e le musicassette. Autentiche reliquie con i graffi di mille battaglie politiche ed elettorali; venivano da Milano, o, diceva qualcuno, addirittura da Roma! Montammo sul tetto i due altoparlanti a tromba RCF, e via! Per strada Carlo mi spiegò cosa stavamo andando a fare: un Audiovisivo. Percepii chiaramente la A maiuscola.
Carlo scelse il quartiere avendo cura di ottimizzare il rapporto tra audience potenziale e penetrazione dei "media" in dotazione. In sostanza, si trattava di scegliere il gruppo di palazzi con più balconi che potevano essere raggiunti dai nostri altoparlanti. Quei palazzoni erano l'emblema di quanto noi avessimo ragione. Cazzo, se nasci e vivi in posti del genere come puoi non volere la rivoluzione? Questo mi domandavo, ragazzino che non ero altro. Montammo il treppiede bene in vista. Collegammo tutti i cavi, gli altoparlanti, il trasformatore, il registratore, l'ampli… Coraggio, la batteria della Mirella ha vinto ben altre battaglie. Prima di cominciare la proiezione un po' di musica. Io ed Ivano avremmo messo una cassetta degli Henry Cow, o i Pink Floyd di Ummagumma; oppure, a voler essere realisti e politicamente corretti, gli Area o gli Stormy Six. Ma c'era Carlo, così andammo sul classico: Bandiera Rossa, l'Internazionale, etc.
Si fece scuro. Sfumammo le note dell’Internazionale. Carlo aveva sincronizzato in qualche modo misterioso il testo sulle musicassette con le diapositive che io e Ivano avevamo inserito nel caricatore; lui sapeva che qualcuna sarebbe stata al contrario, ma ci voleva bene lo stesso.
Intanto qualcuno si era affacciato, dopo aver cenato sul balcone con il sugo che veniva da giù e l'olio buono; con loro le mogli-cuoche-operaie anch��esse, ragazze giovani ma già sfatte. Cominciammo. Le diapositive iniziarono a scorrere sul nostro schermo sghembo ed un po' ingiallito. Gli altoparlanti sul tetto della 126 gracchiavano il commento semismagnetizzato a trent'anni di malgoverno democristiano. E le stragi. Immagini di Portella della Ginestra. Piazza Fontana. Piazza della Loggia... Le battaglie alla Fiat. Cortei, bandiere. Andreotti. Cossiga non aveva ancora la K. Dai balconi c'era perfino chi ascoltava; forse perché la TV, in bianco e nero, aveva solo due canali e la Svizzera.
Io Carlo ed Ivano ascoltavamo in religioso silenzio. La vista di quelle immagini ci commuoveva ogni volta, ma virilmente gonfiavamo il petto rivoluzionario, e ci guardavamo intorno come sentinelle a presidio del futuro di tutto il popolo, scrutando l'orizzonte per avvistare in tempo le macchine dei fasci, fosse mai avessero organizzato una provocazione proprio quella sera. Intanto i nostri coetanei, impermeabili a tutto, ci sfrecciavano accanto impennando motorini smarmittati.
Alla fine della proiezione ricordammo il prossimo comizio del compagno candidato. Ce ne tornammo in sede sulla nostra 126 aragosta, con il senso di orgoglio di chi sente di aver fatto una cosa giusta, e bella, anche: l'Audiovisivo. A terra rimase qualche volantino calpestato. "Ancora una volta... ".
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avaedeve · 3 years ago
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Inchiostrare a pennello è come tornare a casa #workinprogress #wip #inkdrawing @samuelstern.bugscomics @moftridibugs @bugscomics @bugsacademy #adrianafarinaart #avaedeve #fumetti #fumettiitaliani #illustration #drawing #draw #creative #drawingoftheday #artoftheday #ink #samuelstern #bugscomics #moftri https://www.instagram.com/p/CUEySkPsv6T/?utm_medium=tumblr
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mauriziomeani · 3 years ago
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Sempre alla ricerca di nuovi personaggi ho provato a #disegnare uno Yeti adesso lo devo inchiostrare #drawing #disegno #draw #art #sketch #arte #disegni #sketchbook #illustration #instaart #artwork #artist #instadraw #creative #inktuber #fumetti #graphic #pencil #drawingart #blackandwhite #matita #illustrazione #drawingoftheday #fantasia #pencildrawing #pensieri #pennarelli #yeti #tibet (presso Milan, Italy) https://www.instagram.com/p/CQdik9ps_PA/?utm_medium=tumblr
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spettriedemoni · 5 years ago
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Finito
Ho finito di inchiostrare l’ultima tavola della storia che sto disegnando.
Mi ha lasciato con una sensazione di vuoto, come sempre succede. Ora le tavole sono tutte finite. C’è ancora altro lavoro da fare. Lo faremo.
Ma non stanotte. Stanotte mi fermo.
Ho bisogno di fermarmi perché non ne posso più di correre.
Di fermarmi fra le braccia di persone che amo, che mi seguono e mi sostengono.
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