Tumgik
#la misura dei sogni
lusyscilly · 9 months
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Okay, dopo una nottata di sonno, agitato purtroppo, sono leggermente più tranquilla e lucida rispetto a ieri sera. E ringrazio chiunque abbia la pazienza di leggersi tutta questa mia sclerata, ma era una cosa che dovevo tirarmi fuori il prima possibile.
Partiamo con il dire che non ce l'ho con nessuno degli attori, stanno facendo il loro lavoro e avevano un copione da rispettare, quindi al massimo si possono incolpare le scelte registiche e di sceneggiatura.
Dopo questa premessa, voglio concentrarmi sul fatto che i recenti episodi sono stati una genuina presa in giro verso l'audience, di tutte le età, ma in particolare di coloro che fanno parte della comunità lgbtq+, bisessuali in primis. L'intelligenza dello spettatore è stata insultata più volte, con l'effetto di creare rabbia e confusione, perché come abbiamo constatato più volte in queste settimane, gli scrittori della serie non sanno trattare delle tematiche che vadano oltre la "Famiglia Tradizionale".
L'episodio 11 ne è un chiaro esempio, con la famigliola improvvisata tra Manuel e Nina, che, giusto per sottolineare la follia a cui abbiamo assistito, hanno rapito la figlia della suddetta e avevano intenzione di scappare in un altro Paese. Manuel è stato ridotto a uno zerbino, senza una personalità che vada oltre il voler essere uno pseudo-padre per Lilli, mentre Nina doveva essere il personaggio tsundere con cui creare una sorta di enemies-to-lovers, ma quello che è risultato essere è un personaggio piatto, senza un minimo di personalità al di fuori di Manuel e della figlia.
Questi poi sono andati da Simone a chiedere aiuto, mentre il docente andava a chiedere ai genitori affidatari di non denunciare, quando questi ne avrebbero tutto il diritto. E non mi si venga a dire che Nina ha diritto a sua figlia, non dopo quello che ha fatto. è vero, era stata tratta in inganno quando era andata a quel rave, e lì mi è dispiaciuto, perché ha perso tutto ma non per sua volontà, qui invece ha preso una decisione conscia e l'ha effettuata senza pensarci due volte, con la complicità di Zerbino.
Intanto Mimmo sta effettivamente andando in una situazione pericolosa, consapevole di farlo, ma vuole avere un futuro fuori dal carcere, ed è una cosa che ammiro. Giustamente, uno qualsiasi si cagherebbe a farlo, ma lui ha deciso di cambiare anche perché Simone gli ha fatto capire di essere di più di un carcerato, un condannato alla criminalità, ma una persona, con dei desideri e dei sogni. Inoltre, qui hanno avuto la decenza di caratterizzarlo fuori da Simone, infatti hanno entrambi la loro personalità e il loro carattere, non come Zerbino e Criminale.
Una cosa poi che mi ha veramente infastidito è come hanno trattato Nicola quando ha denunciato figlio e combriccola al seguito. Lo hanno dipinto come se fosse lui nel torto, quando in realtà ha cercato di salvare il culo a tutti, mentre Dante voleva fare tutto sottobanco, come suo solito dopotutto. Mi ha dato fastidio inoltre come per un rapimento di minore non ci sia stata nessuna denuncia o incarceramento, ma anzi, Nina ha ottenuto un lavoro nell'azienda di Nicola e Manuel e Anita possono vivere in una villa donata dall'uomo, così che possano stare con Viola. La battuta poi del 135 di qi è dà buttare. Il quoziente intellettivo non è una misura attendibile di intelligenza, ma misura la capacità di comprendere le situazioni in cui ci troviamo e la capacità di acquisire delle informazioni. Nina palesemente non è così, agisce in modo sconsiderato e illogico (una persona può essere emotiva e logica allo stesso tempo, questo è da sottolineare).
Terminiamo con la questione Simuel vs Mimmone. Io sono per i Mimmone, questa stagione lì ha sviluppati molto di più rispetto ai Simuel, che non si sono parlati mezza volta, e sono molto generosa su questo fatto. Mimmo e Simone sono stati l'ancora l'uno per l'altro e spero vivamente che Mimmo ritorni per la terza stagione. Hanno molta più chimica e si vede che tengono all'altro.
Per ricollegarmi alla questione dell'intelligenza insultata degli spettatori, voglio riprendere questa parte di un'intervista rilasciata:
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Io non so se gli sceneggiatori o il regista o chi lavori in questa serie dal punto di vista tecnico conoscano bene l'italiano. Per fare il lavoro che fanno, dovrebbero saper conoscere la differenza tra le parole "Basato" e "Ispirato".
Questa serie è basata su Merlì, una serie spagnola che mi tratta di un personaggio gay e uno bisessuale, resi rispettivamente in Simone e Manuel in questa. E questo nella prima stagione c'è! Effettivamente mantiene le basi della serie originale. La seconda stagione ha preso una virata completamente diversa, e ci può stare eh, ma alla fine il personaggio di Manuel ne esce completamente diverso. Le scene di gelosia delle prime due puntate sono stata completamente rimosse dalla mente dei personaggi, non abbiamo più quello che doveva essere teoricamente un triangolo/quadrato amoroso.
La bisessualità di Manuel è stata totalmente cancellata, perché nella visione italiana del mondo, le persone possono essere solo Gay o Etero, nient'altro (tanto che non si usa mai questa parola, ma sempre eufemismi, come "né da carne, né da pesce", "è creativo"). E questo è un grave insulto a chi sperava di avere un qualche tipo di rappresentazione che fosse una. Okay, c'è Mimmo, questo è vero, ma il focus principale era Manuel e la sua esplorazione mentre capiva che gli piacciono anche gli uomini. FINE. Non dovevano esserci così tante sottotrame. E prima che mi si venga a dire che anche Pol in Merlì si faceva principalmente solo donne durante la serie, posso ribattere che dato che hanno cambiato già diversi aspetti di Manuel, un focus in più su questo suo aspetto ci poteva stare. Dopotutto, "basato" vuol dire questo, la base c'è ma ti puoi permettere di fare dei cambiamenti, purché non vadano a snaturare i personaggi.
Infine, buttiamola un po' sul ridere, ma c'è solo da piangere. La r4i è riuscita a censurare di brutto un'altra coppia omo, mentre quelle etero hanno tutte il loro "lieto fine", in qualche modo, anche se sono una più tossica dell'altra. Anita e Dante si sono fatti le corna a vicenda, e peggio ancora Dante non rispetta in alcun modo le donne che sono nella sua vita, Anita e Nicola sono diventati dei co-parents, ma Nicola sta sotto per lei, Zerbino e Criminale dovevano finire in carcere, ma invece si sono beccati una pacca sulle mani e Floriana e Dante sono inguardabili sotto ogni punto di vista. Viola e Ryan si salvano perché loro effettivamente sono stati sviluppati, anche al di fuori della loro romance, e sono molto carini. Luna a rischio stupro per un ragazzo che non aveva mai visto in faccia, mentre Matteo e Laura si sono messi insieme grazie all'intervento di Humbert Humbert.
Voglio chiedere a chi ha scritto questa roba se sia effettivamente soddisfatto di ciò. A parte i Raviola, sono uno peggio dell'altro, senza un minimo di senso o chimica. è questo quello a cui dovremmo aspirare? Seriamente? Sarà che sono cresciuta con Percy Jackson nella mia vita, ma le mie aspettative sono molto più alte (tipo rinunciare all'immortalità anche se non sono ancora insieme all'altra persona). Persino il queerbating di Supernatural iniziava con la frase cardine della coppia: "I'm the one who gripped you tight and raised you from perdition", ed è molto, ma molto più romantico di questo. Mimmo e Simone si sono lasciati per niente e gli unici tristi sono proprio loro, mentre gli altri sono in delle situazioni che definire di merda è poco.
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perpassareiltempo · 7 months
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Fuggiremo il riposo Fuggiremo il sonno Supereremo in velocità l’alba e la primavera E prepareremo giorni e stagioni A misura dei nostri sogni
Paul Eluard
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animaespirito · 4 months
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Indietro non si torna.
L’amore provato, l’amore sprecato, gli errori commessi, le ferite nascoste.
Tutto ciò che puoi fare è andare avanti.
Lascia alle spalle i rapporti ormai spenti, i giudizi biechi, i carnefici travestiti da martiri;
il disincanto dei sogni mancati, la solitudine nei tradimenti subiti, i sensi di colpa per le attenzioni mendicate.
Tieni bene a cuore il tuo cuore soltanto e misura tutto su quello.
E se indietro non si torna, tutto ciò che puoi fare è spingerti oltre.
Verso ciò che vuoi, verso chi SEI.
Web.
#donnemultifunzionali
#crescitapersonale
#motivazione
#coraggio
#viverelibere 💕💕💕
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rey-themoon · 2 months
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" Do you know the story of the Phasianidae? It's a bird that experiences all of time in one instant. And she sings the song of love and anger and fear and joy and sadness all at once. And this bird... when she meets the love of her life... is both happy and sad. Happy because she sees that for him it is the beginning, and sad because she knows it is already over. "
London - 02:00 a.m.
rey&vic
La prima missione ufficiale aveva una connotazione molto più realistica di quanto Rey volesse accettare. La scoperta della verità aveva inevitabilmente mutato l'idea che Rey aveva del mondo ed aveva messo in discussione tutte le sue priorità.
Tuttavia il marchio impresso sulla propria epidermide aveva una rilevanza che ella, per quanto si sforzasse, non riusciva ad abbracciare in pieno. Le persone all'Accademia parlavano di una "salvezza" che però Rey non aveva ancora visto manifestarsi. Il suo marchio se ne stava solingo, sempre più in bella mostra, ma quasi muto come se stesse attendendo il momento più giusto per venir fuori in gran carriera.
Doveva essere un marchio capriccioso, pensava Rey, proprio come ci si sarebbe aspettato da qualcosa che si portava addosso la sua stessa essenza.
Ad ogni modo era stata sottoposta a diversi allenamenti, ma a parte qualche piccola scintilla di potenziale, Rey non aveva fatto mostra di alcuna eccellenza. La cosa l'aveva frustrata abbastanza, ma era troppo orgogliosa per ammetterlo. I vertici della società dei cacciatori, avevano deciso che porre Rey nel mezzo di una azione avrebbe in qualche misura forzato l'istinto a prevalere sulla pigrizia e la luna si sarebbe destata per salvare il suo portatore.
Restava comunque una missione sicura, o almeno così sarebbe parso ad un occhio esterno. La caccia era proiettata ad un demone di basso rango, ma la spedizione di Rey era seguita da un totale di altri tre cacciatori, fra i quali anche Victor, meglio noto come "Mr Felicità", il soprannome che ella gli aveva affibbiato con ben poco riguardo al volere di lui.
C'era effettivamente un altro dettaglio di cui Rey non aveva fatto menzione con nessuno. Erano notti, fin dalla sera del ballo in verità, che i suoi sogni erano tormentati da immagini poco chiare e da un immenso senso di nostalgia che le spezzava il cuore ad ogni risveglio. Un po' come se, ogni parte di sé stessa, volesse restare intrappolata in uno di quei sogni incomprensibili, con figure sbiadite e parole mute.
Assorta nel ricordo di una di quelle sagome che aveva sognato e di cui non conservava il ricordo, Rey inciampò tra i suoi stessi piedi finendo per impattare proprio contro la schiena di Victor che camminava pochi passi in avanti rispetto a lei.
-Eh stai attento però! Sei troppo lento!
@victory-raven
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occhietti · 8 months
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TESTIMONI
Salvi per caso
LILIANA SEGRE, La memoria rende liberi
Da anni, ogni volta che mi sento chiedere: "Come è potuto accadere tutto questo?", rispondo con una sola parola, sempre la stessa. Indifferenza. Tutto comincia da quella parola. Gli orrori di ieri, di oggi e di domani fioriscono all'ombra di quella parola. Per questo ho voluto che fosse scritta nell'atrio del Memoriale della Shoah di Milano, quel binario 21 della Stazione Centrale da cui partirono tanti treni diretti ai campi di sterminio, incluso il mio.
PRIMO LEVI, Se questo è un uomo
Ognuno si congedò dalla vita nel modo che più gli si addiceva. Alcuni pregarono, altri bevvero oltre misura, altri si inebriarono di nefanda ultima passione. Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, all'alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare.
HANNAH ARENDT, La banalità del male – Eichmann a Gerusalemme
Adolf Eichmann andò alla forca con gran dignità. Aveva chiesto una bottiglia di vino rosso e ne aveva bevuto metà. […] Era completamente padrone di sé, anzi qualcosa di più: era completamente se stesso. Nulla lo dimostra meglio della grottesca insulsaggine delle sue ultime parole. […] Era come se in quegli ultimi minuti egli ricapitolasse la lezione che quel suo lungo viaggio nella malvagità umana ci aveva insegnato – la lezione della spaventosa, indicibile e inimmaginabile banalità del male.
Il guaio del caso Eichmann era che di uomini come lui ce n'erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali. Dal punto di vista delle nostre istituzioni giuridiche e dei nostri canoni etici, questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe insieme, poiché implica – come già fu detto e ripetuto a Norimberga dagli imputati e dai loro patroni – che questo nuovo tipo di criminale, realmente hostis generis humani, commette i suoi crimini in circostanze che quasi gli impediscono di accorgersi o di sentire che agisce male.
ELIE WIESEL, La notte
Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata. Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede. Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere. Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i mei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.
Ormai non mi interessavo ad altro che alla mia scodella quotidiana di zuppa, al mio pezzo di pane raffermo. Il pane, la zuppa: tutta la mia vita. Ero un corpo. Forse ancora meno: uno stomaco affamato. Soltanto lo stomaco sentiva il tempo passare.
ETTY HILLESUM, Diario 1941-1943
Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite.
BRUNO BETTELHEIM, Sopravvivere
La nostra esperienza nei campi di concentramento non ci ha insegnato che la vita non ha senso, che il mondo dei vivi è un grande bordello, che bisognerebbe vivere secondo le primordiali esigenze del corpo, ignorando le creazioni della cultura. La nostra esperienza ci ha insegnato che per disgraziato che sia il mondo in cui viviamo, la differenza che esiste tra di esso e il mondo dei campi di concentramento è grande come quella tra la notte e il giorno, tra l'inferno e il paradiso, tra la morte e la vita.
PRIMO LEVI, I sommersi e i salvati
Definirlo "nevrosi" [quello stato di perenne disagio del prigioniero] è riduttivo e ridicolo. Forse sarebbe più giusto riconoscervi un'angoscia atavica, quella di cui si sente l'eco nel secondo versetto della Genesi: l'angoscia inscritta in ognuno del "tòhu vavòhu", dell'universo deserto e vuoto, schiacciato sotto lo spirito di Dio, ma da cui lo spirito dell'uomo è assente: non ancora nato o già spento".
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sciatu · 1 year
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IL CUORE DI ORTIGIA DI NOTTE
Finiamo di cenare e ci incamminiamo verso il cuore di Ortigia, passando accanto a vicoli con costellazioni di stelle sopra i piccoli tavoli dei ristoranti, austere chiese che abbracciano nelle loro piazzette i soliti ristoranti dal profumo di pasta alle vongole, o col piccante aroma di cozze alla tarantina. Dovremo sentirci offesi scandalizzati da questo turbinio di candido barocco e di pasta alle sarde. Ma è la vita che aleggia a mezzaria tra i vecchi palazzi baronali e i cortili barocchi, è la vita portata dalle infinite lingue dei turisti che si perde tra i vicoli e le lampade gialle, tra i B&B e le case vuote, è la loro curiosità, il loro stupore per il bello che vi trovano che fa pulsare il cuore di Ortigia. Arriviamo nella grande piazza colma di gente, di voci e di musica, circondata dai palazzi nobiliari dagli imponenti portoni dove i turisti si aggirano affascinati dal tempo fermato nella bianca pietra di Siracusa, cristallizzato nelle colonne e balconi in ferro battuto a collo di cigno, nel barocco mischiato con le colonne dei templi greci della cattedrale dalle perfette forme, nella purezza dell’acqua della fontana di Aretusa, in prospettive scenografiche disegnate dalla luce giallognola dei lampioni. I sogni diventano reali e le notti si vestono di ricordi soffici e dolciastri, Ortigia è come un enorme palcoscenico dove si recita l’eleganza e la creatività del silenzio nelle sue forme più intime e moderne. I turisti dal noioso vociare sono solo le comparse di un eternità recitata dalla bellezza di queste pietre. Tutto è un passato che racconta di tragedie greche, di guerre sanguinose tra saraceni e normanni, di Principi alla Gattopardo e di arte immortale lungo le strade a misura d’uomo, tra i palazzi nobili o nelle povere case che nel buio sembrano aspettare austere e compite quel sole che di giorno le fa brillare di luce, incastonate in un mare fraterno e cristallino.
We finish dinner and walk towards the heart of Ortigia, passing by alleys with constellations of stars above the small restaurant tables, austere churches that embrace in their squares the usual restaurants with the scent of pasta with clams, or with the spicy aroma of mussels alla tarantina. We will have to feel offended and scandalized by this swirl of candid Baroque and pasta with sardines. But it is the life that hovers in the air between the old baronial palaces and the baroque courtyards, it is the life brought by the infinite languages of the tourists that gets lost in the alleys and the yellow lamps, between the B&Bs and the empty houses, it is their curiosity, their amazement at the beauty they find there makes the heart of Ortigia beat. We arrive in the large square full of people, voices and music, surrounded by noble palaces with imposing gates where tourists wander around fascinated by time stopped in the white stone of Syracuse, crystallized in the swan-neck wrought iron columns and balconies, in the baroque mixed with the columns of the Greek temples of the cathedral with perfect shapes, in the purity of the water of the fountain of Arethusa, in scenographic perspectives drawn by the yellowish light of the street lamps. Dreams come true and the nights are dressed in soft and sweet memories. Ortigia is like a huge stage where the elegance and creativity of silence is played out in its most intimate and modern forms. The boring shouting tourists are just the extras of an eternity played out by the beauty of these stones. Everything is a past that tells of Greek tragedies, of bloody wars between Saracens and Normans, of Gattopardo Princes and of immortal art along the streets on a human scale, among the noble palaces or in the poor houses that in the dark seem to wait austere and fulfill that sun which during the day makes them shine with light, set in a fraternal and crystalline sea.
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amoilnero · 7 months
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Il regno dell'immaginazione, dell'arte, della poesia, del sogno.
Questo regno, come si sa, è al di là della morale e in esso, il bene e il male sono simili e sono in egual misura necessari. Non avrebbe senso giudicare i sogni con il metro del valore morale. Fantàsia esiste, per così dire, per dare la possibilità di sognare anche i più terribili tra i sogni.
Auryn, cioè il medaglione, si trasformerà in una porta che dà sul mondo dei suoi simili.
Cit.
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alonewolfr · 25 days
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Fuggiremo il riposo, fuggiremo il sonno, supereremo in velocità l’alba e la primavera… e prepareremo giorni e stagioni a misura dei nostri sogni.
|| Paul Eluard
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allecram-me · 10 months
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Prospettiva di oggi, #146
Quando ero piccola erano gli anni duemila, nei miei ricordi i film hanno tinte caratteristicamente più matte, i colori erano meno brillanti. C’era un sacco di sessismo, certamente più sfacciato di adesso - del resto, sono nata nell’anno di Berlusconi. Mi spiego? Le commedie americane di quegli anni, adesso, le ho viste tutte. Ognuna di quelle commedie mi fa pensare ad un momento specifico, qualche atmosfera di casa dei miei, qualche progetto pseudoartistico a cui stavo lavorando mentre le battute si susseguivano. Ho sempre fatto più cose contemporaneamente: il caos mi protegge. Così negli anni duemila mi facevo tenere al sicuro dai racconti delle vite di altre persone - di solito c’era sempre una giovane donna che si affacciava all’indipendenza, con una carriera, una casa, degli amici e un interesse amoroso perfettamente imperfetti - ma in fondo al bicchiere già allora, so che è vero, sentivo un retrogusto amaro, il senso dello spreco frutto della differenza tra quelle vite da protagoniste e la mia, col freno a mano tirato. È solo che sono troppo giovane, c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo.
Tra poco più di sei mesi compirò 30 anni. Sono completamente libera perché non ho un mutuo, né figli - anche se, i gatti… - né un padre che, diciamolo, qualcosa doveva pur significare, e per me era un giudizio costante. Ho una carriera, questo pure, ed è il percorso perfetto per l’ultimo ed il più concreto dei miei sogni. Mi consente, con qualche sacrificio, di pagare la casa che abito, il cibo che mangio, persino i croccantini, e le uscite che, meno spesso di quello che vorrei, faccio con i pochissimi amici che mi restano, ma che pure ci sono. Forse in misura moderata, ma ho tutto. Ho ogni cazzo di cosa che si potrebbe definire necessaria, e ce l’ho perché, al netto di ogni privilegio, me la sono conquistata. Ma evidentemente ho anche qualcosa che non va.
Questo, purtroppo, implica una grossa ed importante cosa: non so essere felice. No non so proprio come fare a piacermi, nemmeno costruirmi ad immagine e somiglianza dei miei valori è servito a niente. Rimando ancora la vita ad un momento propizio, mi sento ancora impossibilitata all’indipendenza, mi sento isolata dal mondo nonostante quotidianamente ci sguazzi dentro. Ho l’onore di poter ispirare le generazioni successive, col mio lavoro, e so anche che qualche volta ci riesco, lo vedo, li vedo. Ma no: se me lo si chiede sono una bambina spaventata in un angolino che attende che la si vada a prendere per poi condurla, mano nella mano, nel mondo reale: tremo nel dirlo, ma a farci caso l’unica cosa attualmente rimasta fuori dall’equazione è un compagno di vita che venga a scandirmi i tempi narrativi e portare la storia a degna conclusione. Ed infatti: erano tempi piuttosto sessisti, i miei. È imbarazzante ritrovarsi così banali. Finché me lo chiedi, mi fa paura tutto.
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iviaggisulcomo · 2 years
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Bugiardino emozionale
Non sono mai andato granché bene a scuola di sentimenti, anche se sono abituato a misurare tutto quello che mi capita a tiro: gli sguardi in battiti delle ciglia, i sorrisi in pause contratte tra un discorso e l'altro, la tristezza in carezze, la malinconia in sogni che posso toccare, la felicità in respiri profondi, l'attesa con le mani che tremano forte quando passano da un corpo all'altro.
Nella trama della vita scorro veloce le emozioni che incontro come un libretto di istruzioni, un bugiardino emozionale, misuro tutto quello che mi capita a tiro, ma non conosco l'unità di misura dell'amore.
Fin da quando ero piccolo, ho sempre pensato che l'amore fosse solido: rotondo e levigato come i sassi dispersi lungo la strada sdrucciolevole che portava alla vigna piena di sole dietro casa dei miei genitori; sicuro, sempre presente, quasi indistruttibile, incastonato nel centro della terra come una pietra preziosa, ho capito che può farti male se perdi l'equilibrio anche solo una volta.
Spesso l'ho pensato liquido, come i tuoi occhi nei giorni in cui appartieni all’altra metà del mondo e sei impastata di silenzio e buio, come le lacrime che rigano le tue guance tiepide quando vorrei fermare la gravità con la sola pressione delle dita contro le tempie e della fronte contro il tuo petto; spesso l’ho pensato fresco e vivace come l'acqua delle fontanelle che bevo distratto poco prima di perdermi tra i palazzi ombrosi delle vie del centro.
A volte l’ho pensato gassoso, come tutte le cose frizzanti che lo solleticano fino a farlo ridere, scomporre, disfare; come lo spumante nei giorni di festa, libero e fragile come le bolle di sapone inseguite dai bambini nei cortili di periferia, quasi impossibile da puntellare al muro per non farlo scappare, come quando ci viene strappato di colpo e non siamo mai pronti.
Nella trama della vita, sono abituato a misurare tutto quello che mi capita a tiro ma non conosco l'unità di misura dell'amore. Per questo, non ho mai veramente capito se quello che mi sono ritrovato io nel tempo sia poco, tanto o troppo. Quindi afferro con la mano quello che ho al centro del petto, afferro con la mano quello che ho al centro del petto e poi lo getto via, così, quasi senza guardare: questo, questo è tutto l'amore di cui sono capace.
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Ho rinunciato ad un sogno.
Sognavo Broadway. Ma nel frattempo..
Nei miei sogni da bambino mi immaginavo a ballare e cantare come Fred Astaire, su un palcoscenico. Nei miei sogni da adulto quel bambino, il suo sogno lo realizzò ma fu capace di giocargli uno scherzetto, quello di realizzarlo per metà, o almeno a detta del destino così sembrava. Avevo lavorato molto affinché quel sogno si realizzasse, ero diventato Rodolfo Valentino, si, ma a teatro. La fatica che comportano i sogni non è quasi mai pari alla voglia di realizzarli. Dentro di me esplodeva una gioia incontrollabile alle prime note dell'orchestra, ai primi passi dei ballerini il mio sogno prendeva una forma perfetta, a mia misura, quella del mio sogno. Però molto spesso, i sogni devono accettare il compromesso della rinuncia, il mio ha avuto il sapore dell' abbandono. Ironico per me che, nella mia vita l'abbandono in qualche modo, l'ho sempre evitato. Il mio sogno l'ho lasciato come si lascia una moglie per l'amante, da cui sarei ritornato. Fellini durante "ciao Rudy" mi propose Mastorna, io accettai. Uno dei miei colpi di testa, moto di coraggio. Sebbene, in qualche occasione mi sia mancato, questa volta alla finestra non ci sono proprio saputo stare. Ho saputo rischiare, del resto fa parte del mio mestiere. Ho giocato con il mio sogno, con il "me bambino" a cui ho detto : ehi, lui è Mastorna, che ne dici facciamo un'altro gioco ti va ?! Il progetto con Federico non si fece, cercammo Mastorna e non lo trovammo, lasciai alle mie spalle il suono dell'orchestra e i passi dei ballerini, ma a me restò il gusto, forse un po' amaro, di aver giocato con il mio sogno.
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perpassareiltempo · 4 months
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Vinceremo il riposo, vinceremo il sonno, supereremo in velocità l’alba e la primavera. E prepareremo giorni e stagioni a misura dei nostri sogni.
Paul Eluard
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menti-senti · 9 months
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🖤
Devi trovare un Re. Non puoi più adattarti a Principi o a Fauni, sei troppo grande per loro ormai.
Devi trovare un Re, un vero Re. Che sappia creare un cerchio magico attorno al tuo regno, affinché rimanga così florido e lussureggiante. Un Re che porti a confinare il suo regno con il tuo.
Devi trovare un Re. I Guerrieri sono troppo impegnati nel mestiere della loro guerra interna. I Giullari di corte davanti alla tua luce vivono vita breve come quella di una farfalla. I Licantropi riescono al massimo a graffiarti, ma poi scappano. Narciso non sa amare. E Achille è troppo impegnato a pensare al suo tallone, grande e grosso e pieno di paura.
Devi trovare un Re. Un uomo che dia calore senza condizioni, che dia sostegno senza condizioni, che dia energia senza condizioni, che dia coraggio senza condizioni, anche quando il coraggio gli servisse per guardare te.
Devi trovare un Re. Il suo controllo emana calma e protezione, le sue azioni sono chiare e volute, la sua comprensione avvolgente. Le sue decisioni creano valore e bellezza. I suoi pensieri non considerano nemmeno l’idea di accontentarsi. In lui maturità e gioco sono pieni di grazia.
Devi trovare un Re. Uno che non butta via neanche un minuto su ciò che fanno o non fanno gli altri. Uno che non deve rendere conto. Uno che si è affrancato per sempre dal vivere da schiavo di qualcuno. Uno che nutre il regno dei suoi sogni realizzati coi suoi sogni da realizzare. Uno che ama le persone, al punto da mettersi nei loro panni e proteggerle.
Devi trovare un Re. Smettila di pensare di poter far entrare una fenice in una borsetta. Smetti di vedere il vuoto quando ti specchi su un cucchiaino: hai la misura di una Regina. Devi trovare un Re.
- Sonia Serravalli
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animaespirito · 9 months
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🖤
Devi trovare un Re. Non puoi più adattarti a Principi o a Fauni, sei troppo grande per loro ormai.
Devi trovare un Re, un vero Re. Che sappia creare un cerchio magico attorno al tuo regno, affinché rimanga così florido e lussureggiante. Un Re che porti a confinare il suo regno con il tuo.
Devi trovare un Re. I Guerrieri sono troppo impegnati nel mestiere della loro guerra interna. I Giullari di corte davanti alla tua luce vivono vita breve come quella di una farfalla. I Licantropi riescono al massimo a graffiarti, ma poi scappano. Narciso non sa amare. E Achille è troppo impegnato a pensare al suo tallone, grande e grosso e pieno di paura.
Devi trovare un Re. Un uomo che dia calore senza condizioni, che dia sostegno senza condizioni, che dia energia senza condizioni, che dia coraggio senza condizioni, anche quando il coraggio gli servisse per guardare te.
Devi trovare un Re. Il suo controllo emana calma e protezione, le sue azioni sono chiare e volute, la sua comprensione avvolgente. Le sue decisioni creano valore e bellezza. I suoi pensieri non considerano nemmeno l’idea di accontentarsi. In lui maturità e gioco sono pieni di grazia.
Devi trovare un Re. Uno che non butta via neanche un minuto su ciò che fanno o non fanno gli altri. Uno che non deve rendere conto. Uno che si è affrancato per sempre dal vivere da schiavo di qualcuno. Uno che nutre il regno dei suoi sogni realizzati coi suoi sogni da realizzare. Uno che ama le persone, al punto da mettersi nei loro panni e proteggerle.
Devi trovare un Re. Smettila di pensare di poter far entrare una fenice in una borsetta. Smetti di vedere il vuoto quando ti specchi su un cucchiaino: hai la misura di una Regina. Devi trovare un Re.
- Sonia Serravalli
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canesenzafissadimora · 9 months
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Chiedo perdono, ma a vent’anni con le scarpe da tennis nuove e l’arroganza di chi sa che in quel punto esatto non passerà mai più, ho sognato anch’io un figlio maschio. Nel sogno era scuro di capelli e lo davo alla luce faticosamente, ché a vent’anni i drammi sono tutti desiderabili, il dolore è un belletto vitale che regala fascino, e le lacrime lo spalmano sulle guance rendendoti fatale come una Turandot.
Nella mia testa quel parto scenografico è avvenuto mille volte, e la sofferenza era una forma di eleganza, la sfumatura più elevata di una maternità verace.
Non c’era un uomo a far da padre, non ne serve uno per partorire con dolore.
Nel mondo in frantumi dei miei vent’anni, l’unico padre pronunciabile era il Padre Nostro, pregato con la fiducia incosciente di chi ancora non si è sentito chiedere niente da sacrificare.
Nel mondo in frantumi dei miei vent’anni, io credevo di essere nata con una sola cosa intera per le mani: l’istinto materno, la vocazione all’essere ventre, come le brocche d’olio in magazzino.
Nel mondo in frantumi dei miei vent’anni, non dovevo cercare alcun perché all’esistere, mi sarebbe bastato trovare un per chi. Sposa di qualcuno, madre di chiunque, io non sapevo cosa fosse la vocazione ad essere me.
Ma quando i vent’anni passano, un figlio smette di essere materiale da sogno, e diventa un atto sovversivo. Dopo i trent’anni siamo tutti dei sopravvissuti, e i figli dei sopravvissuti sono gravidanze a rischio anche quando non li fai, anche quando li pensi e basta, perché non c’è pensiero che possa ancora dirsi innocente. Quando si comprende che orizzonte è solo un altro nome per chiamare il limite, ogni possibilità diventa rischiosa tensione all’utopia.
A quello stadio, se ancora figlio deve essere, non può più essere maschio.
Sarà femmina, e non avrà occhi facili. Vorrà sapere.
Seduta sulle mie ginocchia, mi chiederà chi è e chi siamo, e le mie risposte non uccideranno le sue domande. Perché non le venga la malattia dei figli unici, credersi la sola misura di se stessi, partorirò per lei i ricordi del futuro e le profezie del passato, in un tempo senza scarti, dove poter già essere quel che saremo. Mia figlia diventerà ricordo prima di essere progetto, e accoglierà il presente come fosse un seme ricevuto.
Non si addormenterà con i cartoni animati, no. Io le canterò una ninna nanna per stare sveglia, una ninna nanna per non chiudere gli occhi, perché abbiamo già dormito tanto e troppo, mentre altri plasmavano i nostri sogni in incubi di realtà.
Michela Murgia
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lunamagicablu · 1 year
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Fuggiremo il riposo, fuggiremo il sonno, supereremo in velocità l’alba e la primavera e prepareremo giorni e stagioni a misura dei nostri sogni. Paul Eluard art _by_ekatriag_ *********************** We will escape rest, we will escape sleep, we will outrun dawn and spring and we will prepare days and seasons tailored to our dreams. Paul Eluard art _by_ekatriag_
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