#impatti climatici
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L'Europa: il continente che si riscalda più rapidamente. Analisi delle cause e delle conseguenze del cambiamento climatico sul continente europeo
Negli ultimi decenni, l'Europa ha registrato un aumento delle temperature superiore alla media globale, rendendola il continente che si riscalda più rapidamente.
Negli ultimi decenni, l’Europa ha registrato un aumento delle temperature superiore alla media globale, rendendola il continente che si riscalda più rapidamente. Secondo un rapporto del programma Copernicus, le temperature in Europa sono ora superiori di 2,3 gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali, a fronte di un incremento globale di 1,3°C. Meteo Giornale Cause del riscaldamento…
#adattamento climatico#Agricoltura#Ambiente#aumento temperature#Biodiversità#Cambiamento climatico#cooperazione internazionale#Copernicus#deforestazione#Desertificazione#economia verde#ecosistemi#Educazione Ambientale#efficienza energetica#emissioni gas serra#Energie rinnovabili#Europa#eventi meteorologici estremi#Futuro sostenibile#Green Deal europeo#impatti climatici#Innovazione tecnologica#Inquinamento#mitigazione#Mobilità sostenibile#neutralità climatica#normativa sul clima#ondate di calore#politiche climatiche#resilienza
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#Italia#ondata di freddo#aria polare#temperature glaciali#nevicate abbondanti#previsioni meteo#gelo#sicurezza#isolamento#autorità#infrastrutture#salute pubblica#preparazione#emergenza#impatti climatici.#Youtube
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COP 29. Chi paga?
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Per mitigare i cambiamenti climatici e adattarsi ai loro impatti servono fondi. Chi deve pagarli? Quanti sono? in che modo dovranno essere consegnati? Sono tutte domande alle quali la ventinovesima Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici sta cercando di dare risposta. In questi giorni un primo numero emerge: 1.300 miliardi di dollari richiesti dai Paesi in via di sviluppo.
Photo Credit: Dean Calma / IAEA
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I PARCHI EOLICI PRODUCONO UN RISCALDAMENTO DELL’ATMOSFERA!
L’articolo ”Climatic Impacts of Wind Power” di Lee Miller e David Keith, pubblicato il 10 aprile 2018 su Joule, evidenzia che l’energia eolica provoca impatti climatici non trascurabili, poiché genera energia elettrica estraendo energia cinetica dai venti diminuendone la velocità, e modificando scambio termico, umidità e quantità di moto fra la superficie e l'atmosfera. L’articolo fornisce una spiegazione meccanicistica degli impatti climatici delle turbine eoliche, su scala locale e globale, confrontando le simulazioni numeriche con le misurazioni strumentali al fine di colmare l'attuale lacuna fra gli studi di simulazione dell'energia eolica, e confrontandone i benefici ottenuti con gli impatti climatici. Gli autori hanno scoperto che se si generasse l'attuale domanda di energia elettrica degli Stati Uniti (0,5 TW) con l'energia eolica questa riscalderebbe le temperature superficiali degli Stati Uniti continentali di 0,24 °C. Un impatto sicuramente inferiore a quello dell'energia fossile che, però, impone la stima preventiva dell’impatto climatico prima di procedere con la decarbonizzazione e con la scelta fra le energie eolica e solare al fine di migliorarne la comprensione dei compromessi ambientali. Infatti tutte le fonti rinnovabili possono ”estrarre energia” solo ”alterando” i flussi energetici naturali, pertanto l'impatto sul clima è inevitabile anche se varia notevolmente in funzione del sistema di estrazione utilizzato.
Le differenze di temperatura diurne e stagionali calcolate dal modello matematico utilizzato sono sufficientemente coerenti con le recenti osservazioni di riscaldamento nei parchi eolici, anche se l’effetto di riscaldamento è:
a) Piccolo rispetto alle proiezioni del riscaldamento del XXI secolo;
b) Pressoché equivalente alla riduzione del riscaldamento ottenuta con la decarbonizzazione della produzione di energia elettrica globale;
c) Grande rispetto alla riduzione del riscaldamento ottenuta con la decarbonizzazione dell'energia elettrica statunitense con il vento.
Studi precedenti hanno valutato gli impatti climatici dell'energia idroelettrica, dei biocarburanti e dei sistemi solari fotovoltaici in rapida espansione della generazione di energia rinnovabile, pietra miliare degli sforzi per limitare i cambiamenti climatici decarbonizzando il sistema energetico mondiale. Oltre ai benefici per il clima, l'energia eolica e solare, in crescita di gran lunga superiore a quella delle altre fonti rinnovabili, riducono anche le emissioni di inquinanti critici (NOx, SOx e PM 2,5 ) e di inquinanti tossici come il mercurio, che hanno un impatto significativo sulla salute pubblica.
Anche studi precedenti sugli impatti climatici dovuti all'estrazione di energia eolica utilizzando modelli di circolazione generale (GCM), hanno rilevato impatti climatici statisticamente significativi all'interno del parco eolico, ma anche all'esterno, e talvolta di entità pari a quelli all'interno, non diversi dal riscaldamento provocato dai gas serra anche se in alcuni casi potrebbero contrastarne il conseguente riscaldamento, e hanno rilevato riduzioni sostanziali della velocità del vento e cambiamenti nello spessore dello strato limite atmosferico (ABL), oltre a differenze di temperatura, precipitazioni e scambi atmosferici verticali.
Gli autori intendevano valutare gli impatti climatici dell'energia eolica per unità di produzione energetica, ma questi dipendono dalla meteorologia locale e dalle teleconnessioni climatiche non locali, quindi dipendono fortemente dalla quantità e dal luogo di estrazione dell'energia eolica, vanificando lo sviluppo di una semplice metrica di impatto. Al fine di raggiungere una migliore comprensione delle politiche, hanno esplorato gli impatti climatici della generazione di 0,46 TW e di elettricità derivata dal vento negli Stati Uniti continentali, e hanno modellato una densità uniforme di turbine all'interno del terzo più ventoso degli Stati Uniti continentali., quindi una scala plausibile di generazione di energia eolica se questa svolge un ruolo importante nella decarbonizzazione del sistema energetico nella seconda metà di questo secolo.
In prospettiva, il tasso di generazione di elettricità del banco di prova (benchmark, in italiano) è circa 2,4 volte più grande del tasso di generazione di energia eolica negli Stati Uniti previsto per il 2050 dallo Studio centrale nella recente ”Visione del vento” del Dipartimento dell'Energia (DOE). Infine, è meno di un sesto del potenziale tecnico di energia eolica su circa le stesse aree ventose degli Stati Uniti stimate dal DOE.
In altre parole, noi vogliamo utilizzare le energie rinnovabili solare ed eolica per ridurre la concentrazione dei gas serra nella troposfera che vale il 3% dello 0,042%, quindi lo 0,00126% (!), dunque il riscaldamento globale antropogenico, ma per ottenere questo risultato utilizziamo parchi eolici che incrementano la temperatura locale (e globale), direttamente, di 0,24 °C, e parchi fotovoltaico che le incrementano molto di più!
Domenico Salimbeni, ingegnere.
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Un deficit strutturale e ambientale da cui non se ne esce. Alla fine, si torna sempre alla Termodinamica pura, ogni trasformazione di energia non adiabatica, cioè reale, genera una trasmissione di calore verso l’esterno. Quindi, più è alta la sua concentrazione, più conveniente, e meno inquinante, sarà la trasformazione stessa, per ogni kWh ottenuto.
Alessandro Olivo, ingegnere e professore presso l'università di Cagliari.
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Agricoltua intensiva e pratiche agricole conservative
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L'agricoltura intensiva è un sistema di produzione agricola caratterizzato dall'uso intensivo di risorse e tecnologie per massimizzare la resa per unità di superficie. Una forma di produzione spinta e che spesso può andare in conflitto con una maggiore sostenibilità delle pratiche agricole. Utilizzare fertilizzanti o altri prodotti chimici, spremere la resa colturale contro natura non sono pratiche sostenibli a lungo termine.
Questo approccio si basa su pratiche come:
Uso di Fertilizzanti e Pesticidi: Si utilizzano grandi quantità di fertilizzanti chimici per aumentare la fertilità del suolo e pesticidi per proteggere le colture da malattie e parassiti.
Monocultura: Spesso si coltivano grandi estensioni di una sola tipologia di prodotto, il che può aumentare l'efficienza ma ridurre la biodiversità e aumentare la vulnerabilità a malattie specifiche.
Sistemi di Irrigazione Avanzati: Vengono implementati sistemi di irrigazione per ottimizzare l'uso dell'acqua e garantire che le piante ricevano il quantitativo necessario di umidità.
Tecnologie e Meccanizzazione: Utilizzo di macchinari e tecnologie avanzate per migliorare la produttività e ridurre i costi di lavoro.
Allevamento Intensivo: Nel caso della zootecnia, si fa ricorso ad allevamenti che massimizzano la produzione di carne, latte o uova in spazi ridotti, con grande utilizzo di mangimi e antibiotici.
Se da un lato l'agricoltura intensiva permette di produrre grandi quantità di cibo in tempi relativamente brevi, dall'altro solleva preoccupazioni riguardo gli impatti ambientali, come il degrado del suolo, la perdita di biodiversità, l'inquinamento delle acque e il cambiamento climatico.
Inoltre, può avere effetti sul benessere animale e sulla qualità del cibo prodotto. È quindi oggetto di dibattiti e di ricerca per trovare pratiche più sostenibili. Ci sono pratiche agricole sostenibili come la produzione di colture di copertura e piante residue che hanno impatto nullo sull'ambiente e che costituiscono rimedi naturali per aumentare la resa dei terreni agricoli.
Altresì l'utilizzo di ammendanti agricoli natrali come il biochar naturale costituisce un ottimo sistema per aumentare la resa dei suoli senza interferire sull'ambiente e provocare il cambiamento climatico.
Le pratiche agricole conservative sono tecniche e strategie di gestione agricola progettate per preservare e migliorare la qualità del suolo, ridurre l'erosione e promuovere la sostenibilità ambientale. Queste pratiche mirano a minimizzare l'impatto negativo dell'agricoltura sull'ambiente, aumentando al contempo la produttività e la resilienza delle coltivazioni.
Gli attuali cambiamenti climatici tra le altre cose implicano il dover ripensare anche le stesse patiche agricole intensive, perchè troppo dispendiose per il terreno che messo sotto stress dal clima impazzito potebbe perdere qualità, caratteristiche e resa colturale. Molto meglio provvedere all'utilizzo si ammendanti biologici come il biochar naturale.
Alcune delle pratiche comuni associate all'agricoltura conservativa includono:
Tillage Zero o Minimum Tillage: Riduzione o eliminazione dell'aratura tradizionale, che aiuta a mantenere la struttura del suolo e a conservare l'umidità.
Rotazione delle Colture: Coltivare diverse specie di piante in successione per migliorare la salute del suolo, ridurre le malattie e i parassiti e ottimizzare l'uso dei nutrienti.
Copertura del Suolo: Utilizzo di piante di copertura, come legumi o erba medica, per proteggere il suolo dall'erosione, migliorare la biodiversità e aumentare il contenuto di materia organica.
Conservazione dell'Acqua: Tecniche per gestire in modo efficiente l'acqua, come la raccolta dell'acqua piovana e l'irrigazione a goccia, per ridurre il consumo e l'erosione.
Uso di Fertilizzanti Organici: Promozione dell'uso di compost, letame e altri fertilizzanti organici per migliorare la fertilità del suolo senza dipendere esclusivamente da fertilizzanti chimici.
Gestione Integrata delle Avversità: Approccio olistico alla gestione delle malattie e dei parassiti, tramite la combinazione di pratiche culturali, biologiche e chimiche in modo sostenibile.
Diversificazione delle Coltivazioni: Coltivare una varietà di piante per aumentare la resilienza dell'ecosistema agricolo e ridurre il rischio di fallimenti dovuti a condizioni climatiche avverse o a malattie specifiche.
Applicando queste pratiche, gli agricoltori possono contribuire alla sostenibilità ambientale, migliorare la qualità del suolo, incrementare la biodiversità e garantire la produttività a lungo termine delle loro terre.
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"PETROSTATI" LOBBISTI CORRUTTORI, E IL PIANETA MUORE
Crimini ambientali 16 Novembre 2024 rem https://www.remocontro.it/2024/11/16/petrostati-lobbisti-corruttori-e-il-pianeta-muore/ «Il peggioramento degli impatti climatici porterà l’inflazione alle stelle, a meno che ogni Paese non adotti misure più coraggiose per combattere il cambiamento climatico» In una lettera pubblicata ieri, un gruppo di personalità legate al tema del riscaldamento…
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Zebiniso Meiliyeva presenta la giovane scrittrice Fozilova Gullola Numonjon
Foto cortesia di Fozilova Gullola Numonjon Cambiamenti climatici e i loro impatti Fozilova Gullola Numonjon [email protected] State Institute of Foreign Languages, Samarkand, Uzbekistan Abstract:I cambiamenti climatici si riferiscono alle alterazioni a lungo termine nei modelli meteorologici globali, principalmente causate da attività umane come la combustione di…
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Da un recente Rapporto dell’agenzia per la protezione ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), pubblicato a giugno scorso, sulla situazione ambientale e i rischi per la salute nella striscia di Gaza emergono dati raccapriccianti: da dati satellitari è stimato che le bombe abbiano distrutto il 37% delle abitazioni e ne abbiano danneggiate gravemente il 27%, producendo 39 milioni di tonnellate di detriti di varia natura, circa 107 kg per ogni metroquadro di territorio, con un gravissimo inquinamento di terreni e acque. I sistemi idrici, di trattamento dei rifiuti e igienico-sanitari vengono definiti distrutti o prevalentemente inattivi, con la conseguenza che si aggrava di giorno in giorno la situazione ambientale e crescono a dismisura i rischi per la salute, nell’immediato e sul medio e lungo tempo.
La lettura del rapporto UNEP, che ha come titolo “Impatti ambientali del conflitto in Gaza – Valutazione preliminare”, lascia atterriti: se è possibile, la crudezza dei numeri stampati è anche più forte e tragica delle immagini passate giornalmente dai media.
L’ambiente della striscia di Gaza era già in condizioni difficili prima del 7 ottobre, con una forte pressione sugli ecosistemi a causa dell’alta densità di popolazione, di conflitti ricorrenti, delle condizioni di deprivazione socio-economica, in un’area vulnerabile ai cambiamenti climatici.
Distruzione ambientale e rischi per la salute
Le distruzioni recenti e in corso ad opera delle forze armate israeliane hanno praticamente annullato tutti gli sforzi fatti per migliorare i sistemi di gestione ambientale, specie per dotare la popolazione di impianti di desalinizzazione dell'acqua, di trattamento delle acque reflue, di sviluppo di sistemi a energia solare e per il ripristino della zona umida costiera di Wadi Gaza.
Le macerie contengono materiali e sostanze pericolose: ordigni inesplosi, rifiuti di ogni genere, amianto, polveri, che comportano rischi per la salute umana per esposizioni che più si protraggono nel tempo e più produrranno gravi danni all’ambiente e alla salute. Per questa, ragione è fondamentale abbreviare il tempo per la rimozione, il risanamento, la ricostruzione.
A seguito della chiusura dei cinque impianti di trattamento delle acque reflue, le acque non depurate, che contengono agenti patogeni e sostanze chimiche pericolose, inquinano i terreni, le acque dolci e costiere, e le spiagge, dove cercano di sopravvivere oltre 2 milioni di palestinesi. Acque e terreni sono contaminati anche dai metalli pesanti che sono nei pannelli solari distrutti, e dalle numerose sostanze chimiche contenute nelle munizioni esplose, da aggiungere ai rischi degli ordigni inesplosi, che sono particolarmente gravi per i bambini.
Il sistema di gestione dei rifiuti è collassato, 5 impianti di trattamento su 6 sono gravemente danneggiati: il rapporto UNEP riporta che, già alla fine del 2023, 1.200 tonnellate al giorno di rifiuti si accumulavano intorno ai campi e ai rifugi.
Pur in assenza di dati di monitoraggio, l’aria è valutata gravemente inquinata dagli incendi e dalle combustioni a cielo aperto di legna, plastica e rifiuti.
In questo quadro aumentano a dismisura i rischi di ogni tipo di malattia, che siano acute, croniche, infettive, assai difficili da prevedere e su cui poco possono fare i presidi sanitari d’urgenza tenuti coraggiosamente in piedi dalle ONG, mentre c’è bisogno di riorganizzare un sistema sanitario che sia in grado di affrontare gli impatti della guerra.
Naturalmente al primo posto ci sono i presidi per la cura e riabilitazione, ma sarà importante anche ricostruire la capacità di rilevamento di dati ambientali e sulla di salute della popolazione, indispensabili per la comprensione della situazione e la programmazione di un sistema sanitario in grado di rispondere alle criticità principali post-belliche.
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Il spostamento dei poli, ovvero il cambiamento dei poli geografici e magnetici della Terra, è un fenomeno affascinante studiato ampiamente nel campo della geofisica. Questo termine si riferisce al movimento graduale dei poli nel corso del tempo. Questo spostamento può essere influenzato da vari fattori, tra cui i cambiamenti nella rotazione della Terra, la ridistribuzione della massa e le variazioni climatiche. Altriocchi offre approfondimenti completi su questo argomento, aiutandoci a comprendere come questi movimenti influenzano i modelli climatici globali e i processi geologici. Studiando il spostamento dei poli, gli scienziati possono prevedere meglio i futuri cambiamenti nell'ambiente terrestre e mitigare i potenziali impatti.
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Foreste sotto pressione: la risposta della FAO agli stress climatici
Mentre il nostro Pianeta affronta gli impatti in crescita del cambiamento climatico, le foreste mondiali sono sempre più vulnerabili a una varietà di stressori, tra cui incendi, parassiti e malattie. Queste sfide sono sottolineate nell’ultimo rapporto dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura, “Lo Stato delle Foreste del Mondo 2024” [The State of the World’s Forests 2024:…
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Rubrica Controcampo: L'assenza di diversi Paesi alla COP29 minaccia la lotta al cambiamento climatico. Recensione Alessandria today
La prossima Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico, la COP29, si terrà a Baku, in Azerbaigian, dall'11 al 22 novembre 2024
La prossima Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico, la COP29, si terrà a Baku, in Azerbaigian, dall’11 al 22 novembre 2024 ISPRA. Tuttavia, l’evento è già segnato da preoccupanti assenze e opposizioni che potrebbero compromettere gli sforzi globali per affrontare la crisi climatica. Assenze significative e opposizioni Diversi Paesi hanno annunciato la loro assenza alla COP29,…
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Grande caldo: a rischio laghi ed ecosistemi
Un recente studio pubblicato su Nature Geoscience dipinge un quadro preoccupante: se l'attuale traiettoria di grande caldo continuerà, i laghi di tutto il pianeta sperimenteranno temperature superficiali e sotterranee senza precedenti, con conseguenze devastanti per i loro ecosistemi. Grande caldo: lo studio Lo studio, condotto da un team internazionale di limnologi e modellisti climatici, prevede che il riscaldamento superficiale dei laghi aumenterà in modo significativo entro la fine del secolo, con i laghi tropicali che saranno i primi ad essere colpiti. Secondo il dottor Lei Huang, uno degli autori dello studio, un riscaldamento globale di 2,4°C rispetto ai livelli preindustriali potrebbe portare a condizioni mai viste prima d'ora, con impatti drammatici sulla biodiversità e sul funzionamento degli ecosistemi lacustri. Le conseguenze del riscaldamento sui laghi sono già evidenti in diverse parti del mondo. L'aumento delle temperature sta causando la proliferazione di alghe dannose, la diminuzione dei livelli di ossigeno nell'acqua e la morte di pesci e altri organismi acquatici. Questi fenomeni stanno sconvolgendo le catene alimentari e mettendo a rischio le comunità che dipendono dai laghi per il loro sostentamento. Una dura prova I laghi sono inoltre importanti fornitori di acqua dolce per uso umano, agricolo e industriale. Il riscaldamento, insieme ad altri fattori come l'inquinamento e l'eccessivo prelievo di acqua, sta mettendo a dura prova questa preziosa risorsa. Per scongiurare gli scenari più drammatici, è necessario un'azione urgente per ridurre le emissioni di gas serra e mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Oltre a ciò, è fondamentale adottare misure specifiche per la tutela dei laghi, come la riduzione dell'inquinamento, la gestione sostenibile delle risorse idriche e la conservazione degli habitat rivieraschi. Il futuro dei laghi del pianeta dipende da noi. Se non agiamo ora, rischiamo di perdere per sempre questi preziosi ecosistemi con tutte le conseguenze che ne deriverebbero per la biodiversità, per il clima e per il benessere delle comunità umane. Foto di Martina Janochová da Pixabay Read the full article
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Just Transition
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Uno dei temi in discussione a COP28 è la Just Transition, Transizione giusta. Nel mondo ci sono tante disuguaglianze, a scala globale, regionale, e nazionale. I cambiamenti climatici, in termini di impatti, spesso vanno a colpire i gruppi più vulnerabili, donne, giovani, Paesi meno sviluppati, popoli indigeni, andando ad esasperare le disuguaglianze sociali già esistenti.
Anche la transizione verso una traiettoria delle emissioni che sia net-zero rischia di mettere in difficoltà alcuni gruppi e Paesi. Ad esempio, oltre ad avere obiettivi nazionali ambiziosi in termini di mitigazione, i Paesi in via di sviluppo, di nuovo, hanno bisogno di consistenti finanziamenti per portare a termine i loro obiettivi, (vedi post https://leparoledelmondo.tumblr.com/) senza i quali non possono permettersi la transizione. Inoltre il consumo del carbon budget da parte dei soli Paesi sviluppati, che negli ultimi decenni lo hanno quasi terminato, non è coerente con la definizione di giustizia climatica.
La just transition quindi si pone l’obiettivo di permettere uno sviluppo sostenibile di tutti i Paesi, con il raggiungimento degli SDG (obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030) e l’eliminazione della povertà, e di non lasciare indietro nessuno.
Illustrazione by Maurits Cornelis Escher - https://mcescher.com/
#sostenibilità#ambiente#climate change#cambiamenti climatici#crisi climatica#cop28#just transition#sdgs#agenda 2030#transizione ecologica
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tre grafici rivelano gli impatti sulla salute Impatti sulla Salute in Europa: Analisi dei Cambiamenti Climatici Un rapporto ha rivelato che il riscaldamento globale in Europa sta provocando effetti dannosi sulla salute umana, aumentando le disuguaglianze sanitarie e contribuendo alla diffusione di malattie portate da zecche e parassiti. Studio Approfondito sui Cambiamenti Climatici e la Salute La ricerca condotta da Rachel Lowe e colleghi ha esaminato 42 indicatori, inclusi decessi legati al caldo, diffusione di malattie infettive e tendenze nella ricerca sulla salute e sul clima in Europa. Il rapporto, pubblicato recentemente, mette in luce l’aumento della mortalità e della morbilità dovuto alle temperature in aumento e
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Tra Rifugio e Rischio: Il Paradosso delle Valanghe per gli Ungulati Montani
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Nel contesto mutevole degli ambienti montani, il cambiamento climatico si manifesta con trasformazioni rapide e significative, influenzando profondamente comunità e processi ecologici sensibili. Un elemento cruciale in questo panorama è rappresentato dalle condizioni stagionali della neve, che si rivelano determinanti per le dinamiche delle popolazioni di ungulati montani. Queste variazioni influenzano direttamente aspetti ecologici e fisiologici vitali, come i costi energetici della locomozione, la vulnerabilità alla predazione e la disponibilità e qualità del foraggio, sia in estate che in inverno.
Uno studio recente su Nature ha esplorato come le capre di montagna, adattate a terreni ripidi per eludere i predatori, si trovano paradossalmente a rischio a causa della frequente instabilità di questi pendii che possono generare valanghe. La ricerca, condotta nel sud-est dell'Alaska su 421 capre monitorate per 17 anni, evidenzia che le valanghe causano dal 23% al 65% delle morti annuali, colpendo principalmente giovani e piccoli.
Queste aree ripide, scelte per mitigare il rischio di predazione, si rivelano essere trappole ecologiche per via del loro alto rischio di valanghe. Questo rischio è variabile, con picchi durante i mesi più instabili per la neve, specialmente all'inizio dell'inverno e nel periodo di disgelo primaverile.
Le strategie migratorie e invernali degli ungulati influenzano ulteriormente la loro esposizione al rischio di valanghe. Ad esempio, le capre di montagna nel Canale di Lynn sono estremamente migratorie, spostandosi in habitat boscosi a bassa quota durante l'inverno, mentre altre popolazioni rimangono in alta quota, esponendosi maggiormente al pericolo.
Il cambiamento climatico aggrava questa dinamica, modificando la frequenza e l'intensità delle valanghe, e di conseguenza, la distribuzione spaziale e temporale di questi eventi letali. Previsioni indicano un aumento delle valanghe umide rispetto a quelle di neve secca, con un potenziale aumento dei tassi di mortalità da valanga.
La persistenza di questo rischio nei sistemi montani, in combinazione con il previsto aumento dell'elevazione della linea della neve, potrebbe ridurre il pericolo di valanghe a quote inferiori, ma il rischio continuerà a essere una componente significativa nell'ecologia degli ungulati montani. Tuttavia, l'influenza demografica delle valanghe sulle popolazioni di ungulati montani è probabile che persista nel futuro perché sia il pericolo di valanghe sia gli areali degli ungulati montani sono previsti spostarsi verso l'alto in quota man mano che il clima si riscalda.
È essenziale sottolineare che i tassi di crescita delle popolazioni di capre di montagna sono particolarmente bassi e possono sostenere solo rimozioni limitate annualmente. Pertanto, la mortalità da valanghe, soprattutto tra gli individui giovani, può avere impatti demografici gravi, portando al declino delle popolazioni.Questi dati pongono l'accento sulla necessità di riconsiderare le strategie di conservazione e gestione di queste popolazioni vulnerabili. L'intensificarsi dei cambiamenti climatici e delle sue manifestazioni estreme, come le valanghe, impone un ripensamento delle politiche di conservazione per proteggere non solo gli ungulati montani ma anche l'integrità ecologica degli ambienti montani, che sono cruciali per la biodiversità globale.
Fonte articolo: https://www.nature.com/articles/s42003-024-06073-0
Credito foto: NPS/Diane Renkin
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#Cambiamento climatico#valanghe#capra di montagna#capra#ambiente montano#montagna#neve#conservazione#ecologia#animali#ungulati#drops of science#scienza#notizie#novità#ultime notizie#natura#biodiversità#perdita della biodiversità
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