#impatti climatici
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pier-carlo-universe · 22 days ago
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L'Europa: il continente che si riscalda più rapidamente. Analisi delle cause e delle conseguenze del cambiamento climatico sul continente europeo
Negli ultimi decenni, l'Europa ha registrato un aumento delle temperature superiore alla media globale, rendendola il continente che si riscalda più rapidamente.
Negli ultimi decenni, l’Europa ha registrato un aumento delle temperature superiore alla media globale, rendendola il continente che si riscalda più rapidamente. Secondo un rapporto del programma Copernicus, le temperature in Europa sono ora superiori di 2,3 gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali, a fronte di un incremento globale di 1,3°C. Meteo Giornale Cause del riscaldamento…
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leparoledelmondo · 1 year ago
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Just Transition 
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Uno dei temi in discussione a COP28 è la Just Transition, Transizione giusta. Nel mondo ci sono tante disuguaglianze, a scala globale, regionale, e nazionale. I cambiamenti climatici, in termini di impatti, spesso vanno a colpire i gruppi più vulnerabili, donne, giovani, Paesi meno sviluppati, popoli indigeni, andando ad esasperare le disuguaglianze sociali già esistenti.
Anche la transizione verso una traiettoria delle emissioni che sia net-zero rischia di mettere in difficoltà alcuni gruppi e Paesi. Ad esempio, oltre ad avere obiettivi nazionali ambiziosi in termini di mitigazione, i Paesi in via di sviluppo, di nuovo, hanno bisogno di consistenti finanziamenti per portare a termine i loro obiettivi, (vedi post https://leparoledelmondo.tumblr.com/) senza i quali non possono permettersi la transizione. Inoltre il consumo del carbon budget da parte dei soli Paesi sviluppati, che negli ultimi decenni lo hanno quasi terminato, non è coerente con la definizione di giustizia climatica.
La just transition quindi si pone l’obiettivo di permettere uno sviluppo sostenibile di tutti i Paesi, con il raggiungimento degli SDG (obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030) e l’eliminazione della povertà, e di non lasciare indietro nessuno.
Illustrazione by Maurits Cornelis Escher - https://mcescher.com/
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unita2org · 5 days ago
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"PETROSTATI" LOBBISTI CORRUTTORI, E IL PIANETA MUORE
Crimini ambientali 16 Novembre 2024 rem https://www.remocontro.it/2024/11/16/petrostati-lobbisti-corruttori-e-il-pianeta-muore/ «Il peggioramento degli impatti climatici porterà l’inflazione alle stelle, a meno che ogni Paese non adotti misure più coraggiose per combattere il cambiamento climatico» In una lettera pubblicata ieri, un gruppo di personalità legate al tema del riscaldamento…
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gdsradio7 · 12 days ago
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I Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di 1 miliardo di dollari al giorno per proteggersi dalla crisi climatica
Finanza e ambiente. In apertura della Cop29, la ventinovesima Conferenza delle parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc). Il tema principale in agenda resta la “sostenibilità”: i finanziamenti necessari alle comunità vulnerabili per costruire una protezione contro gli impatti climatici. Secondo un rapporto del Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite…
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elmas-66 · 18 days ago
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Zebiniso Meiliyeva presenta la giovane scrittrice Fozilova Gullola Numonjon
Foto cortesia di Fozilova Gullola Numonjon Cambiamenti climatici e i loro impatti Fozilova Gullola Numonjon [email protected] State Institute of Foreign Languages, Samarkand, Uzbekistan Abstract:I cambiamenti climatici si riferiscono alle alterazioni a lungo termine nei modelli meteorologici globali, principalmente causate da attività umane come la combustione di…
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curiositasmundi · 3 months ago
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Da un recente Rapporto dell’agenzia per la protezione ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), pubblicato a giugno scorso, sulla situazione ambientale e i rischi per la salute nella striscia di Gaza emergono dati raccapriccianti: da dati satellitari è stimato che le bombe abbiano distrutto il 37% delle abitazioni e ne abbiano danneggiate gravemente il 27%, producendo 39 milioni di tonnellate di detriti di varia natura, circa 107 kg per ogni metroquadro di territorio, con un gravissimo inquinamento di terreni e acque. I sistemi idrici, di trattamento dei rifiuti e igienico-sanitari vengono definiti distrutti o prevalentemente inattivi, con la conseguenza che si aggrava di giorno in giorno la situazione ambientale e crescono a dismisura i rischi per la salute, nell’immediato e sul medio e lungo tempo.
La lettura del rapporto UNEP, che ha come titolo “Impatti ambientali del conflitto in Gaza – Valutazione preliminare”, lascia atterriti: se è possibile, la crudezza dei numeri stampati è anche più forte e tragica delle immagini passate giornalmente dai media.
L’ambiente della striscia di Gaza era già in condizioni difficili prima del 7 ottobre, con una forte pressione sugli ecosistemi a causa dell’alta densità di popolazione, di conflitti ricorrenti, delle condizioni di deprivazione socio-economica, in un’area vulnerabile ai cambiamenti climatici.
Distruzione ambientale e rischi per la salute
Le distruzioni recenti e in corso ad opera delle forze armate israeliane hanno praticamente annullato tutti gli sforzi fatti per migliorare i sistemi di gestione ambientale, specie per dotare la popolazione di impianti di desalinizzazione dell'acqua, di trattamento delle acque reflue, di sviluppo di sistemi a energia solare e per il ripristino della zona umida costiera di Wadi Gaza.
Le macerie contengono materiali e sostanze pericolose: ordigni inesplosi, rifiuti di ogni genere, amianto, polveri, che comportano rischi per la salute umana per esposizioni che più si protraggono nel tempo e più produrranno gravi danni all’ambiente e alla salute. Per questa, ragione è fondamentale abbreviare il tempo per la rimozione, il risanamento, la ricostruzione.
A seguito della chiusura dei cinque impianti di trattamento delle acque reflue, le acque non depurate, che contengono agenti patogeni e sostanze chimiche pericolose, inquinano i terreni, le acque dolci e costiere, e le spiagge, dove cercano di sopravvivere oltre 2 milioni di palestinesi. Acque e terreni sono contaminati anche dai metalli pesanti che sono nei pannelli solari distrutti, e dalle numerose sostanze chimiche contenute nelle munizioni esplose, da aggiungere ai rischi degli ordigni inesplosi, che sono particolarmente gravi per i bambini.
Il sistema di gestione dei rifiuti è collassato, 5 impianti di trattamento su 6 sono gravemente danneggiati: il rapporto UNEP riporta che, già alla fine del 2023, 1.200 tonnellate al giorno di rifiuti si accumulavano intorno ai campi e ai rifugi.
Pur in assenza di dati di monitoraggio, l’aria è valutata gravemente inquinata dagli incendi e dalle combustioni a cielo aperto di legna, plastica e rifiuti.
In questo quadro aumentano a dismisura i rischi di ogni tipo di malattia, che siano acute, croniche, infettive, assai difficili da prevedere e su cui poco possono fare i presidi sanitari d’urgenza tenuti coraggiosamente in piedi dalle ONG, mentre c’è bisogno di riorganizzare un sistema sanitario che sia in grado di affrontare gli impatti della guerra.
Naturalmente al primo posto ci sono i presidi per la cura e riabilitazione, ma sarà importante anche ricostruire la capacità di rilevamento di dati ambientali e sulla di salute della popolazione, indispensabili per la comprensione della situazione e la programmazione di un sistema sanitario in grado di rispondere alle criticità principali post-belliche.
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enkeynetwork · 3 months ago
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altriocchi · 4 months ago
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Il spostamento dei poli, ovvero il cambiamento dei poli geografici e magnetici della Terra, è un fenomeno affascinante studiato ampiamente nel campo della geofisica. Questo termine si riferisce al movimento graduale dei poli nel corso del tempo. Questo spostamento può essere influenzato da vari fattori, tra cui i cambiamenti nella rotazione della Terra, la ridistribuzione della massa e le variazioni climatiche. Altriocchi offre approfondimenti completi su questo argomento, aiutandoci a comprendere come questi movimenti influenzano i modelli climatici globali e i processi geologici. Studiando il spostamento dei poli, gli scienziati possono prevedere meglio i futuri cambiamenti nell'ambiente terrestre e mitigare i potenziali impatti. 
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letiziapalmisano · 4 months ago
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Foreste sotto pressione: la risposta della FAO agli stress climatici
Mentre il nostro Pianeta affronta gli impatti in crescita del cambiamento climatico, le foreste mondiali sono sempre più vulnerabili a una varietà di stressori, tra cui incendi, parassiti e malattie. Queste sfide sono sottolineate nell’ultimo rapporto dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura, “Lo Stato delle Foreste del Mondo 2024” [The State of the World’s Forests 2024:…
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cinquecolonnemagazine · 4 months ago
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Grande caldo: a rischio laghi ed ecosistemi
Un recente studio pubblicato su Nature Geoscience dipinge un quadro preoccupante: se l'attuale traiettoria di grande caldo continuerà, i laghi di tutto il pianeta sperimenteranno temperature superficiali e sotterranee senza precedenti, con conseguenze devastanti per i loro ecosistemi. Grande caldo: lo studio Lo studio, condotto da un team internazionale di limnologi e modellisti climatici, prevede che il riscaldamento superficiale dei laghi aumenterà in modo significativo entro la fine del secolo, con i laghi tropicali che saranno i primi ad essere colpiti. Secondo il dottor Lei Huang, uno degli autori dello studio, un riscaldamento globale di 2,4°C rispetto ai livelli preindustriali potrebbe portare a condizioni mai viste prima d'ora, con impatti drammatici sulla biodiversità e sul funzionamento degli ecosistemi lacustri. Le conseguenze del riscaldamento sui laghi sono già evidenti in diverse parti del mondo. L'aumento delle temperature sta causando la proliferazione di alghe dannose, la diminuzione dei livelli di ossigeno nell'acqua e la morte di pesci e altri organismi acquatici. Questi fenomeni stanno sconvolgendo le catene alimentari e mettendo a rischio le comunità che dipendono dai laghi per il loro sostentamento. Una dura prova I laghi sono inoltre importanti fornitori di acqua dolce per uso umano, agricolo e industriale. Il riscaldamento, insieme ad altri fattori come l'inquinamento e l'eccessivo prelievo di acqua, sta mettendo a dura prova questa preziosa risorsa. Per scongiurare gli scenari più drammatici, è necessario un'azione urgente per ridurre le emissioni di gas serra e mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Oltre a ciò, è fondamentale adottare misure specifiche per la tutela dei laghi, come la riduzione dell'inquinamento, la gestione sostenibile delle risorse idriche e la conservazione degli habitat rivieraschi. Il futuro dei laghi del pianeta dipende da noi. Se non agiamo ora, rischiamo di perdere per sempre questi preziosi ecosistemi con tutte le conseguenze che ne deriverebbero per la biodiversità, per il clima e per il benessere delle comunità umane. Foto di Martina Janochová da Pixabay Read the full article
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newsnoshonline · 5 months ago
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tre grafici rivelano gli impatti sulla salute Impatti sulla Salute in Europa: Analisi dei Cambiamenti Climatici Un rapporto ha rivelato che il riscaldamento globale in Europa sta provocando effetti dannosi sulla salute umana, aumentando le disuguaglianze sanitarie e contribuendo alla diffusione di malattie portate da zecche e parassiti. Studio Approfondito sui Cambiamenti Climatici e la Salute La ricerca condotta da Rachel Lowe e colleghi ha esaminato 42 indicatori, inclusi decessi legati al caldo, diffusione di malattie infettive e tendenze nella ricerca sulla salute e sul clima in Europa. Il rapporto, pubblicato recentemente, mette in luce l’aumento della mortalità e della morbilità dovuto alle temperature in aumento e
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pier-carlo-universe · 12 days ago
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Rubrica Controcampo: L'assenza di diversi Paesi alla COP29 minaccia la lotta al cambiamento climatico. Recensione Alessandria today
La prossima Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico, la COP29, si terrà a Baku, in Azerbaigian, dall'11 al 22 novembre 2024
La prossima Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico, la COP29, si terrà a Baku, in Azerbaigian, dall’11 al 22 novembre 2024 ISPRA. Tuttavia, l’evento è già segnato da preoccupanti assenze e opposizioni che potrebbero compromettere gli sforzi globali per affrontare la crisi climatica. Assenze significative e opposizioni Diversi Paesi hanno annunciato la loro assenza alla COP29,…
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leparoledelmondo · 1 year ago
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Europa climatica
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C’è una nuova normalità climatica nel più fragile dei continenti.
I giorni di giugno di quest’anno in Europa hanno già battuto ogni record di aumento delle temperature. Sembra proprio che nei prossimi anni l’Europa meridionale avrà un aumento percentuale più alto su scala globale, con giornate dalle temperature superiori ai 40°C (queste temperature le abbiamo già avvertite nei giorni scorsi) di giornate consecutive senza precipitazioni. Il trend dell'Europa è verso un clima più arido e caldo. Il dato più preoccupante è proprio l'aumento della curva delle temperature: perché nessuna regione al mondo si sta scaldando così velocemente, Artico a parte.
E ci sono anche costi economici e umani. Due terzi (67 per cento) dei danni economici causati da eventi climatici in Europa sono dovuti ad alluvioni, inondazioni e precipitazioni estreme, mentre la quasi totalità delle vittime (più del 99 per cento) sono da attribuire alle eccezionali ondate di calore della scorsa estate. 
Ma c’è anche una lettura positiva.
l'Europa è un'anomalia globale non solo per gli impatti della crisi climatica, ma anche per la sua reazione alla crisi climatica. La transizione energetica sta iniziando a mostrare i suoi effetti, nonostante la guerra in Ucraina e l’inflazione.
Il 2022 è stato l'anno più caldo della storia per la maggior parte della regione (il 2023 probabilmente stabilirà un nuovo record), ma è stato anche il primo anno nel quale la produzione di elettricità dalle fonti rinnovabili ha superato quella da combustibili fossili. II 22,3 per cento dell'elettricità europea è stato prodotto con eolico e fotovoltaico, contro il 20 per cento derivante dal gas.
Risultati incoraggianti, che possono controbilanciare il pessimismo dei dati climatici, ma non sono sufficienti: l'obiettivo europeo è arrivare al 42 per cento di produzione da rinnovabili entro la fine del decennio, per riuscirci tutte le policy del quinquennio 2019-2024 dovranno essere confermate e potenziate dalla prossima Commissione europea. Questi numeri sono un modo per sottolineare l'importanze cruciale delle prossime elezioni europee.
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dropsofsciencenews · 7 months ago
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Tra Rifugio e Rischio: Il Paradosso delle Valanghe per gli Ungulati Montani
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Nel contesto mutevole degli ambienti montani, il cambiamento climatico si manifesta con trasformazioni rapide e significative, influenzando profondamente comunità e processi ecologici sensibili. Un elemento cruciale in questo panorama è rappresentato dalle condizioni stagionali della neve, che si rivelano determinanti per le dinamiche delle popolazioni di ungulati montani. Queste variazioni influenzano direttamente aspetti ecologici e fisiologici vitali, come i costi energetici della locomozione, la vulnerabilità alla predazione e la disponibilità e qualità del foraggio, sia in estate che in inverno.
Uno studio recente su Nature ha esplorato come le capre di montagna, adattate a terreni ripidi per eludere i predatori, si trovano paradossalmente a rischio a causa della frequente instabilità di questi pendii che possono generare valanghe. La ricerca, condotta nel sud-est dell'Alaska su 421 capre monitorate per 17 anni, evidenzia che le valanghe causano dal 23% al 65% delle morti annuali, colpendo principalmente giovani e piccoli.
Queste aree ripide, scelte per mitigare il rischio di predazione, si rivelano essere trappole ecologiche per via del loro alto rischio di valanghe. Questo rischio è variabile, con picchi durante i mesi più instabili per la neve, specialmente all'inizio dell'inverno e nel periodo di disgelo primaverile.
Le strategie migratorie e invernali degli ungulati influenzano ulteriormente la loro esposizione al rischio di valanghe. Ad esempio, le capre di montagna nel Canale di Lynn sono estremamente migratorie, spostandosi in habitat boscosi a bassa quota durante l'inverno, mentre altre popolazioni rimangono in alta quota, esponendosi maggiormente al pericolo.
Il cambiamento climatico aggrava questa dinamica, modificando la frequenza e l'intensità delle valanghe, e di conseguenza, la distribuzione spaziale e temporale di questi eventi letali. Previsioni indicano un aumento delle valanghe umide rispetto a quelle di neve secca, con un potenziale aumento dei tassi di mortalità da valanga.
La persistenza di questo rischio nei sistemi montani, in combinazione con il previsto aumento dell'elevazione della linea della neve, potrebbe ridurre il pericolo di valanghe a quote inferiori, ma il rischio continuerà a essere una componente significativa nell'ecologia degli ungulati montani. Tuttavia, l'influenza demografica delle valanghe sulle popolazioni di ungulati montani è probabile che persista nel futuro perché sia il pericolo di valanghe sia gli areali degli ungulati montani sono previsti spostarsi verso l'alto in quota man mano che il clima si riscalda.
È essenziale sottolineare che i tassi di crescita delle popolazioni di capre di montagna sono particolarmente bassi e possono sostenere solo rimozioni limitate annualmente. Pertanto, la mortalità da valanghe, soprattutto tra gli individui giovani, può avere impatti demografici gravi, portando al declino delle popolazioni.Questi dati pongono l'accento sulla necessità di riconsiderare le strategie di conservazione e gestione di queste popolazioni vulnerabili. L'intensificarsi dei cambiamenti climatici e delle sue manifestazioni estreme, come le valanghe, impone un ripensamento delle politiche di conservazione per proteggere non solo gli ungulati montani ma anche l'integrità ecologica degli ambienti montani, che sono cruciali per la biodiversità globale.
Fonte articolo: https://www.nature.com/articles/s42003-024-06073-0
Credito foto: NPS/Diane Renkin
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brunopino · 7 months ago
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Il progetto K2-70 del Cai promuove la prima missione glaciologica sul K2
22 aprile, giornata mondiale della Terra. L’importanza dello studio sui ghiacciai per avere informazioni cruciali sull’evoluzione del clima globale. Milano, 17 aprile 2024 Un team italo pakistano studierà per la prima volta neve e ghiaccio del Karakorum per comprendere gli impatti dei cambiamenti climatici sulla regione e preparare una futura missione Ice Memory sul ghiacciaio Godwin-Austen, ai…
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scienza-magia · 7 months ago
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Riscaldamento globale e cambio dei venti di El Niño
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El Niño non sta solo alterando il clima ma anche il mare. Tutti gli effetti di El Niño: non influenza nettamente soltanto il clima ma anche un aspetto chiave dei mari. Giornalista pubblicista ed esperto copywriter, ho accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. Per Libero Tecnologia scrivo nella sezione Scienza. Nel corso degli ultimi anni si è fatto un gran parlare di el Niño, considerando il contributo evidente di tale evento all’innalzamento delle temperature nel corso del 2023. Il suo impatto, però, non si è ancora concluso. Al tempo stesso occorre ancora comprendere al meglio tutti i suoi possibili impatti climatici e non solo. Gli scienziati hanno infatti confermato come possa anche alterare la chimica delle acque costiere. La ricerca su El Niño Chi ha ottenuto risposte a dir poco interessanti in merito a El Niño è un team del Jet Propulsion Laboratory della NASA. Sono state sfruttate delle osservazioni satellitari per riuscire a monitorare la salinità della superficie oceanica globale. Dati relativi a un decennio, precisamente dal 2011 al 2022. Questa caratteristica è molto importante, dal momento che può dirci tanto su come l’acqua dolce cada, scorra ed evapori tra terra, atmosfera e oceano. È quello che chiamiamo ciclo dell’acqua, come ci hanno ben insegnato a scuola. Le variazioni di salinità, da un anno all’altro, in prossimità delle coste, sono fortemente connesse a ENSO, ovvero a El Niño Southern Oscillation. Un’espressione che tiene conto tanto del fenomeno citato quanto della sua controparte, La Niña. L’ENSO influenza le condizioni meteo di tutto il mondo, seppur in maniere differenti. El Niño si lega a temperature oceaniche più calde della media nel Pacifico equatoriale. Ciò porta piogge e nevicate abbondanti negli USA sud occidentali e siccità in Indonesia. Schemi invertiti, invece, durante La Niña. Guardando ai dati del 2015, gli scienziati hanno rilevati come ci sia stato un effetto notevole sul ciclo dell’acqua globale. Minori precipitazioni sulla terraferma e minore deflusso fluviale, con conseguenti livelli di salinità al ribasso, fino ad aree distanti 200 km dalla costa. I dati sulla salinità Il riscaldamento globale ha mostrato ai ricercatori una trasformazione del ciclo dell’acqua. Nel processo rientra un aumento considerevole degli eventi estremi di precipitazione e deflusso. Gli impatti sono maggiormente rilevabili tra terra e mare, ovvero nelle acque costiere. Ecco le parole di Severine Fournier, l’autrice principale dello studio presso il JPL: “Data la sensibilità sia alle precipitazioni che al deflusso, la salinità costiere potrebbe fungere da campanello d’allarme. Si indicano altri cambiamenti in atto nel ciclo dell’acqua”. Ha osservato come alcune acque costiere nel mondo non siano ben studiate, nonostante il fatto che il 40% della popolazione mondiale, circa, viva nell’arco di 100 km dall’area costiera del proprio Paese. Uno dei motivi è rappresentato dal costo esoso dei misuratori fluviali e altri sistemi di monitoraggio. Si sottolinea così l’importanza degli strumenti satellitari. La missione Aquarius è stata lanciata nel 2011 e ha sfruttato la sensibilità dei radiometri per riuscire a evidenziare i più sottili cambiamenti nelle emissioni di radiazioni a microonde dell’oceano. Tutto ciò è frutto di una collaborazione tra NASA e CONAE, ovvero l’agenzia spaziale argentina. A ciò si aggiungono i dati della missione SMOS dell’ESA e la missione SMAP della NASA. L’insieme ha consentito ai ricercatori di scoprire che la salinità superficiale delle acque costiere riesce a raggiungere la media planetaria massima, 34,50 unità pratiche di salinità, ogni marzo. In seguito scende alla media globale minima verso settembre. Differente il discorso in oceano aperto, con un ciclo che vede il minimo della salinità superficiale da febbraio ad aprile e il massimo da luglio a ottobre. Ciò perché il volume d’acqua consente di subire meno l’effetto del deflusso dei fiumi e dell’ENSO. Read the full article
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