#il travaglio dell’amore
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 1 month ago
Text
"Il Primo Amore". Il dolore e l’incanto del primo amore, tra idealizzazione e tormento, nella poesia di Leopardi. Recensione di Alessandria today
"Il Primo Amore" di Giacomo Leopardi è una delle poesie più profonde e struggenti del poeta recanatese. In questo componimento, Leopardi riesce a catturare con eccezionale maestria il tumulto interiore legato alla sua prima esperienza amorosa.
“Il Primo Amore” di Giacomo Leopardi è una delle poesie più profonde e struggenti del poeta recanatese. In questo componimento, Leopardi riesce a catturare con eccezionale maestria il tumulto interiore legato alla sua prima esperienza amorosa. La poesia riflette su come il primo amore non sia solo un evento sentimentale, ma anche un’esperienza esistenziale che travolge l’individuo, condizionando…
0 notes
labiciclettagialla · 3 years ago
Text
Tumblr media
Betania /III
Mancavano pochi giorni alla Pasqua. Sei. Serviva una sosta prima di riprendere il viaggio, l’ultimo. Serviva lo slancio per compiere il passo definitivo, l’ultima spinta di un travaglio per manifestare il volto al mondo. 
Gesù tornò a solcare strade note, a tracciare orme sulle strade polverose di Betania. Il villaggio lo accolse ancora una volta con le case ormai amiche e custodì il suo riposo con la pace della sera. Si diede una cena in suo onore, di nuovo, tra quelle mura così familiari. Si respirava sempre una gioia frizzante, eppure quella sera un latente senso di precarietà velava il cuore dei suoi ospiti, ma ciascuno si taceva quell’angoscia nella contentezza di averLo lì di nuovo. 
Lazzaro viveva sospeso nel miracolo da giorni: lottava di continuo per cancellare i segni della morte da ciò che lo circondava, immensamente grato per la vita restituita, certo dell’amore dell’Amico, dal quale - era sicuro - sarebbero venute grandi cose. Tuttavia, a tratti lo spaventava la gratuità di ciò che aveva ricevuto; sentiva di essere indegno di un dono così grande, avvertiva la responsabilità di non sprecare nemmeno un istante di quella vita nuova. Sentiva di essere quasi atterrito da un Amore talmente grande da essere difficilmente pensabile da mente umana. Quella sera, alla mensa, occupava lo stesso posto di mesi prima, eppure, anche a guardarlo, non si sarebbe detto la stessa persona: il suo volto pendeva letteralmente dalle labbra di Gesù, si cibava più di ogni Sua parola che del pane sulla tavola. 
Marta aveva scoperto il piacere dolce di lasciarsi andare, fermare le mani e alzare lo sguardo. Si era lentamente abbandonata, lasciandosi cullare dalla grazia che le fioriva attorno. E aveva scoperto che quanto meno si curava che qualcosa riuscisse alla perfezione, tanto più le veniva donato. Sembrava talmente straordinario da farle venire da ridere all’improvviso. Rideva, rideva, in una primavera infinita. "Sei più bella, quando sorridi". Ma quella sera non c’era solo la necessità di servire l’Ospite al meglio ad annebbiarle il sorriso; si sentiva come se gli stesse servendo il suo cibo per l’ultima volta. Temeva che da un momento all’altro Lui si alzasse, salutasse e se ne andasse per sempre, portando con sé la Luce che da mesi abitava quella casa e lei. Era un pensiero che faceva troppo male, e lo soffocava curandosi della mensa quasi con la stessa acribia di una volta. 
Maria sedeva piccola piccola ai piedi di Gesù. Gli si era fatta ancora più vicina; le sue ginocchia toccavano i talloni polverosi di Lui. Aveva ormai annullato ogni distanza: raccoglieva ogni sua parola con gli occhi, le orecchie e la bocca, quasi fossero le cose che Lui andava dicendo l’unico nutrimento di cui aveva bisogno; non si curò affatto della cena. Il cuore di lei batteva all’unisono con quello di Gesù, ne percepiva la fatica del viaggio, la serenità di essere giunto in un luogo amico, il conforto della mensa al quale piano piano si abbandonava, il fervore nel poter condividere con i commensali il suo discorso. Fu forse per questo che solo Maria seppe interpretare il sentimento che pian piano la invadeva; anch’ella avvertiva, come i fratelli, una strana precarietà, la sensazione che quella vicinanza, quel colloquio intimo di anime fosse un dono concesso ancora per poco. Non se lo spiegava, inizialmente, aveva timore, ma poi, in un attimo in cui Lui fece silenzio, alzò lo sguardo sulla tavola: Lazzaro e gli altri ridevano, anche sua sorella Marta aveva allentato momentaneamente il ritmo, eppure Gesù taceva al suo posto; improvvisamente le parve molto solo. In quel frangente colse nel suo sguardo l’angoscia. 
Maria sospese quel momento, lo prolungò fino a renderlo eterno, dilatò il suo respiro fino ad uno spazio senza tempo, un attimo senza fine in uno spazio perpetuo. Non poteva credere a ciò che leggeva negli occhi di Lui: una muta richiesta di aiuto, un silenzioso addio alle pareti di quella casa così familiare, tanta paura. Questo la sconvolse più di tutto: anche Lui aveva paura, e ciò che temeva era morire. 
Ma come?! Lui, Lui che qualche settimana prima aveva dimostrato loro proprio l’opposto, che la morte si vince, e la prova vivente stava con lei tutti i giorni, in quel fratello perduto e poi ritrovato proprio quando il puzzo di cadavere già le invadeva le narici. Dio solo sapeva ciò che aveva provato nel momento in cui l’aveva visto uscire dal sepolcro… Dio lo sapeva, e anche Gesù, ne era certa. Guardando Lui, ascoltandolo, lasciandosi guidare dai suoi insegnamenti si era convinta che agli uomini fosse concesso un di più di vita che non trovava altro modo di definire se non ritenendolo divino. E ora nei suoi occhi trovava riflessi i suoi stessi timori di un tempo, ed ebbe la certezza che la paura della morte segnava un evento imminente, quasi una certezza inevitabile, alla quale Lui non voleva sottrarsi. Le mancò la terra sotto i piedi. 
Tutto questo accadde in un istante; poi Gesù tornò a rivolgersi alla tavola, unendosi ai sorrisi dell’ospite e dei compagni. Ma per Maria fu impossibile lasciare che tutto tornasse come prima. Quell’Uomo le aveva dato troppa vita perché lei lo abbandonasse in quell’angoscia e non provasse anche solo a restituire una millesima parte dell’amore con cui la aveva avvolta. Seppe, nella precisa consapevolezza di un baleno, cosa doveva fare. 
S’alzò, nell’impeto rovesciò una coppa colma di vino sulla tovaglia di lino bianco; la macchia si allargava rossa sulla stoffa, ma lei non se ne curò. Corse nella stanza accanto, il cuore che batteva forte come quello di chi sta per recuperare un tesoro. Lo trovò il suo tesoro: una libbra d’olio di puro nardo, procurato nei giorni della morte di Lazzaro, con l’intenzione di onorarne la sepoltura, ma poi mai impiegato perché non ce ne era stato il tempo. Sentì chiaramente che quell’olio non era destinato ad altri che a Lui, a Gesù. 
Tornò nella stanza dove si cenava, gli occhi di tutti fissi su di lei, nessuno in grado di spiegarsi cosa le fosse preso, quale fosse il motivo di quella grande incomprensibile agitazione. Ma Maria non aveva attenzioni per nessuno, il suo sguardo era fermo su quei piedi che avevano catturato l’attenzione di sua sorella Marta per prima. Piedi sporchi di terra, segnati dai graffi delle pietre, consumati dalle miglia percorse. Piedi di viaggiatore. 
Di nuovo, vi si inginocchiò davanti. Sentì alle spalle il peso di una curiosità crescente, quasi ostile, una sopportazione quasi al limite per il suo comportamento strano. Sguardi pesanti, tutti eccetto uno, colmo di una tenerezza smisurata, già consapevole di ciò che stava per fare, grato. Le donò il coraggio che mancava. 
Versò l’olio su quei piedi stanchi, l’olio scendeva e si mischiava alle lacrime che non era stata capace di contenere, sopraffatta dalla grande emozione. L’olio scorreva già in abbondanza, ma lei seguitava a versare; versava e versava, senza misura. 
Un rivolo toccò terra passando dai talloni, un altro percorrendo le fessure tra le dita. L’olio cadeva una goccia dopo l’altra, tintinnando sul pavimento duro, Maria non si fermò di fronte ai piedi del tutto ricoperti, ma continuò a versare fino a quando fu tutto consumato. Nella casa si sparse un profumo fortissimo, penetrante, che impregnò tutti e ogni cosa. 
A quel punto Maria si chinò ancora di più sui piedi unti e con dedizione assoluta li asciugò con i suoi capelli, fino a che anche l’ultima goccia non fosse assorbita. Non era un rito di sepoltura, era un atto intriso di amore, un gesto di addio compiuto con la più grande tenerezza. 
Maria aveva il volto rigato dalle lacrime, ma sorrideva. Lazzaro le guardava le mani e ne avvertiva le carezze che avevano provato a lenire anche la sua, di morte. Marta fissava la sorella, così piccola eppure in quel momento così grande, che con assoluta semplicità le spiegava ciò che in mesi non era stata in grado di comprendere. Gesù solo comprendeva del tutto ciò che era avvenuto. 
Vi fu chi gridò allo scandalo, chi si indignò per lo spreco, chi protestò per il denaro sperperato. Ma neanche una goccia dell’olio versato andò perduta. Assurdo paradosso dell’Amore: abbondante fin quasi allo spreco, eppure mai sufficiente. L’amore non quantifica né il troppo né il troppo poco, l’amore punta all’esagerazione. 
Maria raccolse i suoi capelli e si trasse in un angolo; nessuno si curava più di lei, ma il profumo le stava forte tutto intorno. Profumo forte, eppure inutile; olio prezioso, eppure, secondo i più, sprecato. Tremava, come quando si prova il brivido dell’andare oltre. 
L’oltre è un ex-cesso, uno squilibrio dall’umano al divino, un dare a perdere. Amore gratuito, molto amore. Magis. 
Da: "Betania"
5 notes · View notes
robertoperodi · 3 years ago
Text
Il rischio dell'amore - The risk of love
Il rischio dell’amore – The risk of love
Il cuore non si riappacifica solo perché siamo riusciti a rimettere le cose al loro giusto posto. Il cuore si riappacifica quando scegliamo di mettere il cuore nelle mani della vita.Quanto è duro il travaglio di scegliere tra l’amore e la giustizia! (more…)
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note
ildiariodibeppe · 5 years ago
Text
Tumblr media
Come il Padre
Mt 5,38-48
Ci sembra che il Signore ci chieda l’impossibile: “siate perfetti come il Padre”. È troppo per tutti! Ma è proprio questo “come” che fa la differenza tra l’uomo recintato nelle sole misure dell’istinto e l’uomo nuovo, invece, plasmato dagli ideali delle beatitudini.
Gesù ci offre la sua esperienza di Figlio di Dio che vive la vita dell'uomo. Gesù è l’Amore del Padre che si incarna nella storia. Questa è la via proposta da Gesù : essere con Lui, segno dell'Amore di Dio nella quotidianità della nostra vita.
"Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico: se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia, tu porgi anche l'altra.” Pare che Gesù risponda al male moltiplicandolo perché gli schiaffi diventano due e l‘ingiustizia si moltiplica.
Ma proprio questa è la fatica per trovare la radice del comandamento dell’amore, la fatica di trovare la ragione e la profondità di ogni nostro gesto. Questa fatica plasma in noi il cuore di Dio. Questo è l’unico modo per avere una giustizia più grande. Questa fatica ci fa essere “come il Padre” e “misericordiosi come il Padre”.
“E se date il saluto soltanto ai fratelli, che cosa fate di straordinario?”. Colui che realizza tutto questo è Gesù e lo vivrà nella sua passione, dove sarà perfetto come il Padre, cioè amore senza misura fino all’amore totale per i nemici.
Leggiamo: “Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; e i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno i soldati. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo… poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano, e sputandogli addosso, lo percuotevano. …e dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, e lo condussero via per crocifiggerlo”.
“Avete inteso che fu detto: Odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per loro per essere figli del Padre vostro che è nei cieli”. Gesù ora ci mette alle strette, non solo chiedendoci l’amore verso il prossimo, ma anche l’amore per il nemico come segno del nostro essere figli del Padre, dell’essere suoi discepoli.
L’amore ci chiede di amare il prossimo e di coinvolgerci con la sua storia. Il comandamento dell’amore è assoluto, senza se e senza ma, ed è esteso a tutti. Ci è chiesto amore che risponda al male, di fare il bene a chi ci sta facendo il male. Tutto questo ci appare impossibile. Tuttavia se Gesù ce lo ha chiesto e se lui è riuscito a viverlo, noi, suoi discepoli, dobbiamo almeno accogliere questo comandamento.
Gesù non ci abbandona e ci insegna come e dove imparare questo amore: nella preghiera. L’amore del nemico è possibile solo se c’è la preghiera per lui. La preghiera ci porta ad avere un altro sguardo. Si comincia a pregare proprio perché sentiamo nel cuore forti resistenze, perché pregare per il nemico significa invocare un bene per chi ci ha fatto del male e scopriamo quanto ci costa fare il bene a chi ci fa il male, anche soltanto perdonarlo o accettare che sia possibile una redenzione.
Il cammino dell’amare e del perdonare è esigente e ci fa tremare ma passa soltanto attraverso la preghiera. Nella preghiera capisco quanto mi è difficile perdonare e riconosco come io non accetto di essere offeso, di essere percosso, di essere contraddetto, di essere odiato. È solo la preghiera che cambia dentro di me l’atteggiamento verso il nemico. La preghiera mi dà la forza anche di portare le ferite senza cercare la vendetta.
In questo travaglio faticoso con Dio, io prego per il nemico, e arrivo a capire che la presenza del nemico è per me un’occasione per conoscermi meglio, per essere più simile a Dio, per plasmare in me il Suo cuore. È l’occasione per convertirmi ad un amore più profondo e nuovo.
Don Paolo Zamengo SDB
0 notes
claudiocisco · 5 years ago
Text
                  B I B L I O G R A F I A
 -COME SONO DENTRO
-ANIMA SEPOLTA
-APOCALISSE MENTALE
-COLEI CHE BREVEMENTE FU E CHE MAI IN VITA CONOBBI
-IL VECCHIO E LA RAGAZZA
-LA MIA ANIMA E' NUDA
-IL SILENZIO NEL SILENZIO
-SENSAZIONI
-LA FINE DELLA CICOGNA
-EROS E MORTE
-LA LUNA DI PETER PAN
-TUTTO SU DI ME
-L'ANIMA DEL MARE
-LUCE
-IL MIO MONDO IN VERSI
-ATTRAVERSANDO IL SOLE
-VIAGGIO NELL'ANIMO DI UNO SCRITTORE
-ENIGMI INTERIORI
-LAILA
-PREGHERO’
 --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
                                                      R E C E N S I O N I
    È sempre difficile parlare di qualcuno con cui si hanno rapporti di profonda amicizia, mantenendo il giusto equilibrio.
Claudio Cisco nasce a Messina il 18/10/1964. Ho il piacere di conoscerlo da più di trent’anni, da quando cioè ero suo compagno di classe nelle scuole elementari. Non posso non ricordare con emozione quei periodi mai più ripetibili e in particolare il suo grande e quasi inspiegabile talento nello scrivere, rivelatosi sin dalla tenera età.
Ho ancora davanti agli occhi, come se il tempo non fosse mai trascorso, quel suo viso espressivo e misterioso insieme, meditativo e lontano che nascondeva chissà quali segreti, chissà quali pensieri, pensieri sicuramente molto più grandi di lui, fuori dal comune che nessuno all’infuori di lui poteva comprendere, così diversi e complicati rispetto ai miei e a quelli di tutti gli altri nostri compagnetti. Rivedo ancora nella memoria quei suoi occhi chiari e tristi di bambino, concentrati fissi sul quaderno e la sua mano che, come un automa, muoveva quella penna riempiendo infinite pagine, seguendo la traccia d’un tema, come se non riuscisse a fermarsi. Tutti noi suoi compagni, restavamo ammutoliti a guardarlo senza nulla saper scrivere, chiedendoci da dove riuscisse a tirare fuori tanta ispirazione pur riconoscendogli e ammirandone il suo grande dono di natura.
Continuo a seguire le immagini che il ricordo mi restituisce e rivedo con nostalgia i tempi dell’adolescenza quando ci frequentavamo, così diversi l’uno dall’altro. Lui solitario e introverso, un po’ timido che rideva a malapena d’un sorriso ineffabile e quasi celeste, io, al contrario, chiassoso ed esuberante ma ci rispettavamo sul serio, pur nella diversità dei caratteri, ci dividevamo ogni cosa, il panino in classe lo spezzavamo sempre in due, ci volevamo un bene dell’anima. Anzi, ad esser sincero, io sentivo verso di lui, quasi un complesso di inferiorità consapevole delle sue capacità artistiche ma mi sono guardato bene dal farglielo presente per non metterlo in una situazione d’imbarazzo.
Oggi che siamo diventati adulti, osservandolo, non riesco a staccare la sua immagine di adesso, da quella di quand’era bambino, sembra essere rimasto lo stesso, quasi si rifiutasse di crescere, a dimostrare che la giovinezza, quando la si possiede nell’anima, è eterna.
L’altro giorno, mi propone un suo libro “Come sono dentro”. Rimango, pur conoscendo la sua genialità creativa, stupito ugualmente e totalmente coinvolto dall’energia che emana. Il suo modo di scrivere è fuori da schemi. Le sue liriche danno risalto all’anima, a volte possente e virile, altre dolcissima e perdutamente sola ma sempre viva con un disperato bisogno di comunicare.
La lettura del libro poi mi rapisce totalmente. Colgo senza limiti il significato e la bellezza poetica.
Sono consapevole di essere di fronte ad una espressione artistica che va oltre le punte più avanzate degli scrittori di quest’epoca.
Non so se il lettore sia in grado di recepire tanta sensibilità e forza creativa, credo piuttosto che possa rimanerne sbalordito.
Questo libro raccoglie il meglio delle opere dell’autore dalla fanciullezza ad oggi, come sintesi della sua evoluzione poetica ed umana in genere. Per questo, con vivo interesse, vi invito a prenderlo in considerazione.
 Vincenzo Fratantonio
 ----------------------------------------------------------------------------------------------------
    Claudio Cisco nasce a Messina nel 1964. Rivela sin da piccolo una fervida vita interiore che si sviluppò non solo nel fervore dell’immaginazione e nell’intensità del sentimento, ma anche in uno slancio artistico pertinace e costante. Ricco di intuizioni e creatività, soverchiato dall’impeto della sua fantasia e da una straordinaria capacità nel creare immagini, precocissimo nella sua inclinazione all’arte in genere, riesce ad estrinsecare il suo innato talento nello scrivere, esprimendo così il segreto palpito e il ritmo stesso della sua anima. Dotato di sensibilità profondissima e acuta, fuori dalla norma, di una freschezza vibrante di sentimento e di una vivida intelligenza intuitiva trasferisce, con grazia singolare, le sue interiori vibrazioni artistiche, nei ritmi della sua scrittura. Ottiene effetti potentissimi di rara e grandissima bellezza con la sola collocazione delle parole perfettamente associate alle immagini, padrone di uno stile raffinato e originalissimo, riuscendo così ad armonizzare tutte le proprie qualità artistiche. Focalizzando sempre più la sua genialità creativa e rinnovandosi continuamente su schemi da lui stesso creati, inventa uno stile tutto suo, ben definito, non paragonabile a nessun altro, frantumando così gli schemi cosiddetti logici della scrittura tradizionale. Fa nascere un’armonia di lettura quasi ritmica per via di creazioni fantasiose assolutamente nuove nella storia degli scrittori contemporanei, rappresentando le cose non solo per il gusto della semplice descrizione ma anche e soprattutto per l’anima e il sentimento che le pervade facendole apparire così vicine e familiari e insieme remote e sfumate. Ne vien fuori una musica di parole e immagini, sciolte da ogni saggezza logica che diventano forma dell’essere, incarnazione della profonda realtà dell’anima, dell’assoluto.
Con immediata freschezza, l’autore sa cogliere l’essenza intima e nascosta delle cose della natura e delle sue creature. Vede luci improvvise e parziali, immagini fantastiche e surreali. Tende a rendere nella sua scrittura l’incanto delle sue visioni e del suo quasi infantile stupore.
Mette in evidenza gli aspetti misteriosi dell’universo, attraverso moti che salgono dall’anima, simboli e immagini fugacissime, allucinanti e folgoranti con le quali osserva e trasfigura le forme più recondite della realtà, muovendosi con esse entro l’alone del mistero. È un’insurrezione straordinariamente creativa e istintiva, animata dalla volontà di essere, di esistere, di crearsi un suo spazio. È un mosaico, il suo, carico di immagini suggestive e fantastiche, intrise di sensibilità, testimonianza dell’eterno e quasi inspiegabile contrasto tra le forze misteriose che ci governano e le luci chiare della speranza e dell’amore che si alternano tra loro, creando l’immortale contrasto tra il bene e il male, tra il positivo e il negativo. L’autore rivela con impressionante intuito artistico questo contrasto, rappresentandolo nei suoi versi con alternanza di situazioni fantastiche e quasi inverosimili a immagini cupe e invisibili.
Nella rovina di ogni altro valore conoscitivo, nel moderno senso del reale inteso come fugacità, mutevolezza, inconsistenza, nell’opprimente senso del mistero e dell’inconscio, la sua originalissima scrittura appare come sola via di salvezza, come solo valore in un mondo senza valori, come il solo modo di intendere e svelare la realtà. I suoi versi, abbattendosi tra creature immaginarie e inconscio, hanno una funzione di illuminazione e immediata rivelazione. Non sono né conoscenza e né intuizione, ma immedesimazione istantanea col tutto, fuori da ogni chiarificazione definitiva. È il suo, un atto di vita (forse l’unico possibile), di immediata partecipazione al ritmo frenetico della realtà. I suoi versi hanno altresì il potere di catturare del tutto chiunque li legga, dando luce ai fondi oscuri del suo essere attraverso una descrizione analitica di fatti e situazioni psicologiche che investono rapporti e nessi del tutto inusitati. Il suo modo di scrivere, in conclusione, è baleno di luce e di fantasia, trionfo di immagini nell’oscurità di un mondo spento dalla praticità e dal mostruoso materialismo di tutti i giorni. La vita vuol essere, per potersi realizzare, arte e in Claudio Cisco tutto questo si realizza. Arte e vita si confondono, la fantasia eclissa la realtà grazie alla sua creatività e partecipazione emotiva. Questo libro diventa quindi purissimo atto vitale, allargando i suoi limiti sino ai confini della vita.
 Giovanni Pierantoni
  -------------------------------------------------------------------------------------------------------
    È la seconda volta che mi è stato gentilmente chiesto dall’autore stesso, di offrire una piccola parte di mio contributo ad una sua opera. Lo faccio sempre con gioia e con immenso piacere essendo un convinto suo estimatore, profondamente certo delle sue qualità artistiche e prima ancora umane.
Anche in questa raccolta di liriche, le vicende psicologiche dell’autore divengono esse stesse motivo di poesia, del resto non c’è opera che insieme con il poeta non rispecchi anche l’uomo con i suoi timori, i suoi dolori, le sue speranze.
Cisco rivela chiaramente le ragioni psicologiche del suo isolamento dalla vita pratica e il suo amore per la solitudine. Esprime con vigore e precisione i suoi stati d’animo ed effonde con un rapimento quasi mistico il suo travaglio psichico assieme alla pienezza dei suoi sentimenti in perenne contrasto tra loro; con una fiamma viva e sempre ardente di curiosità tende a carpire il mistero che avvolge l’universo. Ne vengono fuori pagine intrise di tristezza ma anche di profonda meditazione.
Cisco esprime ancora una volta il suo animo agitato e tormentato, fedele specchio d’un uomo prima e d’un artista dopo, perennemente inquieto. Continua nei labirinti della sua mente l’incessante lotta tra umano e divino, tra sacro e profano, tra ciò che gli altri considerano male e il bene, sempre alla ricerca di un porto sicuro, di una certezza, di una pace.
Il dominio, Cisco, lo ottiene solo nella sua poesia, in cui ogni parola, ogni immagine si piega docile ad esprimere i moti più segreti del suo animo, elargendo nei suoi versi bellezza e armonia. Diffonde nella natura, come anche nelle sue liriche, le sue inquietudini, i suoi sogni, le sue delusioni e l’orizzonte naturale diviene il riflesso di quello interiore.
Il tema forse più profondo trattato in quest’opera, è rappresentato dal doloroso distacco tra la giovinezza e l’età matura. Nell’anima tutta raccolta in se stessa, si fa viva e struggente la memoria dell’infanzia con le sue dolci fantasie sbiadite e perdute.
Ma pur nell’accento doloroso della perdita, essa rimane sempre nel ricordo, un mito sereno chiuso in una luce limpida.
È ancora la fragilità del tempo che scorre e dell’uomo che perisce, rivelata dall’autore nelle sue liriche, con grande maestria artistica e insieme struggente nostalgia.
E poi ancora la contemplazione della natura bella ma ingannevole, intesa come tremenda e vana fatica, incomprensibile agli esseri umani, che tende a sfociare nella morte. In questa intensità di vita così esclusivamente soggettiva, la natura, gli uomini e le cose tutte del mondo esterno, sono assunte entro lo stato d’animo dell’autore e rappresentano il battito che il suo cuore di volta in volta conferisce loro.
Le cose si umanizzano e cantano, piangono, sospirano in un’intima corrispondenza tra il poeta e la natura.
Tutto sembra malinconia di cose perdute e di vane promesse, quasi un sogno inappagato, una preghiera appena sussurrata senza speranza e gli esseri viventi sono creature che corrono verso la morte.
In conclusione, grazie alla lettura del suo quarto libro, ho potuto capire come Cisco sia impossibilitato di essere e di realizzarsi in un mondo che nega tanto più crudelmente la felicità, quanto maggiore è la nostra virtù.
 GIOVANNI PIERANTONI
  --------------------------------------------------------------------------------------------------------
 Cisco non smette mai di sorprendermi, come Autore ma soprattutto come uomo.
Ho letto attentamente tutte le sue opere e sono stato uno tra i suoi più “incalliti” critici. Ma l’ho fatto sempre in buona fede e con profondo rispetto verso la sua persona, seguendo una linea coerente di attento valutatore letterario, dettata da principi ai quali presto solenne fedeltà. Come ricompensa a tutto questo, Cisco mi propone addirittura di introdurgli il suo libro, garantendomi massima libertà d’espressione. Confesso che non me l’aspettavo ma ciò non toglie che ho accettato con piacere, spinto da una volontà di esser ancora più sincero e imparziale di prima. L’Autore l’ho sempre apprezzato nelle sue capacità narratorie, sicuramente più che in quelle poetiche. Le sue liriche infatti, le ho sempre considerate poeticamente efficaci nel contenuto, ma con un linguaggio formale non sufficiente per attribuirgli lo “status” di poeta. Dopo la lettura dell’opera in questione, devo parzialmente ricredermi perché alcune liriche in essa contenute, ricalcano ancora lo stile di quelle precedenti. Nella maggioranza delle composizioni poetiche però, l’Autore dà l’impressione di crearne uno nuovo dimostrando coraggio e voglia di rinnovarsi, ottenendo discreti risultati. Il linguaggio nella sua ricerca del “vocabolo” appare più sofisticato, più raffinato, più studiato, anche nelle forme poetiche più lunghe, quasi prosaiche, si evidenzia questa ricchezza di sonorità e significato delle parole, assolutamente nuova nella poetica di Cisco.
Quello che più ammiro nel suddetto artista, è la sua capacità torrenziale di scrittura che sgorga spontanea ed istintiva dalla fervida sorgente della sua creatività e che lo spinge, sia pure in maniera istintiva e non sempre perfetta, a creare opere anche di lunghe dimensioni, in un lasso di tempo minimo. Testimonianza di un innato talento che andrebbe, secondo me, seguito, migliorato e indirizzato verso la strada giusta. In quest’opera poetica, finalmente, non più esasperate, affrante e maniacali esaltazioni della propria privata solitudine né continue ed infantili fughe adolescenziali, ma un’intelligente ed efficace apertura verso tematiche svariate di più ampio respiro: quella onirico-fabulosa (già presente in opere precedenti), quella orientata verso la riscoperta di culture e civiltà lontane e diverse dalla nostra (quella celtica, ad esempio, quella greca). E poi ancora la rivendicazione di libertà sessuali ritenute ancora tabù, le valide ed approfondite descrizioni paesaggistiche, introspettive, psicologiche.
In conclusione di questo mio intervento, auguro di cuore all’Autore e alla sua “nuova” opera, di ottenere un ottimo riscontro da parte dei lettori gettando così le basi per un cammino sempre più ricco di soddisfazioni e consensi e definisco Cisco un “istrione” della scrittura, uno che mischia religiosità e trasgressione, a volte divinamente, altre con limiti e margini di miglioramento ma riuscendo sempre a sorprendere.
 Walter Di Pietro
   ------------------------------------------------------------------------------------------------------
  Leggendo gli scritti che Cisco propone in enorme quantità, attentamente col cuore predisposto e aperto alla poesia, mi convinco sempre più di quanta ricchezza vi sia in questo autore così particolare, in quest'anima solitaria, forse incompresa, meravigliosamente creativa. Cisco non balza agli occhi di chi lo legge solo come poeta, come uno dei tanti "scribacchini" persi nell'immenso viale della letteratura. No! Egli è di più di questo, molto di più, non può e non merita di essere confuso nella massa. E' il dramma interiore d'un uomo originalissimo e perennemente inquieto che risalta prepotentemente all'attenzione. Nella vita come nell'arte Cisco è uguale, non distingue i due aspetti, è coerente, vero, incredibilmente sincero, è lui, sempre e solo lui, senza maschere o finzioni di nessun tipo, degno anche per questo, ma non solo, d'essere apprezzato e seguito. Cisco è nella vita reale lo stesso che si mostra nei suoi scritti, e cioè quell'eterno bambino che mai crescerà e si realizzerà nella vita pratica, un'eterna impossibilità di essere che si manifesta chiaramente in ogni sua poesia, in qualunque sua narrazione, nei suoi scritti in genere. Non ho mai conosciuto in vita mia un modo di essere così particolare come quello suo, drammaticamente chiuso ad ogni contatto con la società e col mondo reale ma paradossalmente ricco di idee, pensieri, emozioni, cose da dire e comunicare, un vero vulcano di creatività, un flusso inarrestabile di sensazioni, di elettrizzante energia capace di travolgere chiunque lo legga. E' un esempio di vita interiore, di profonda meditazione cercata, voluta, desiderata, oserei dire quasi bramata, un contatto diretto col proprio io che sente la necessità e il bisogno di esiliarsi per ritrovarsi ancora una volta, esprimendosi e rinnovandosi continuamente. Cisco è talento naturale ed istintivo prima di tutto, è anima vivente che trova nella sua arte l'immortalità, trae dalla fervida fonte dell'ispirazione, la sua linfa vitale, quell'energia in grado di lasciar spaziare uno spirito così libero ed etereo, fuori dalla misera prigione del suo corpo mortale e la sua poesia piomba nel trascendente sospinta dalla forza del pensiero e della mente, dalla vittoria dell'immaginazione sulla banalità della vita pratica. Davanti a quest'ottica di valutazione del tutto singolare, qualunque suo scritto, anche una virgola o una semplice parola, diviene ricco di "LUCE" e palpitante di idee, di emozioni, di poesia nel vero senso della parola. E' impossibile insomma inquadrare Cisco in un contesto letterario ben specifico: E' la sua anima che si frappone prepotentemente davanti ad ogni valutazione, scardinando ogni identità letteraria. La sua inconfondibile e grandiosamente patetica figura d'uomo è al centro di ogni possibile giudizio; per questo motivo mi sottraggo volontariamente dalle tematiche riguardanti l'opera in questione perchè essa, sia pure fondamentale e valida, passa quasi in secondo piano eclissata dalla potenza espressiva in genere del proprio autore. In conclusione, auguro con tutto il cuore al mio amico, prima di ogni cosa, e poeta Cisco di continuare il gratificante cammino letterario in perfetta simbiosi con questo suo "strano" vivere, per formare una comunione di emozioni uniche, vive e sempre nuove che dura da sempre rinnovandosi continuamente, arricchendo il lettore ma soprattutto egli stesso.
 FRANCESCO RINALDI
   -------------------------------------------------------------------------------------------------------
  Conosco da poco tempo il modo di scrivere di Claudio Cisco. Lo apprezzo sia come scrittore, sia come poeta. Trovo in quello che scrive sincerità e sensibilità.
È uno scrittore libero che ha il coraggio di scrivere sempre quello che sente, infischiandosene delle censure e dei falsi moralismi. È dolce, tenero, romantico ma se vuole, sa essere chiaro, duro, inequivocabile. Scrittori così ne nascono uno su mille. Si avvale di una scrittura lirica, gustosa e scorrevole, accessibile a tutti, di alta letteratura, capace di creare poesia pur facendo prosa. Ho letto il suo libro “Come sono dentro”, poi un altro ancora “Colei che brevemente fu e che mai in vita conobbi”, due libri che reputo artisticamente validi. Il giudizio su un’opera letteraria è sempre soggettivo e variabile. Posso tuttavia dirvi in base alla mia esperienza di critico d’arte, che nessuno di questi due libri citati mette in completa evidenza il grande talento di questo scrittore. È in quest’opera “Il vecchio e la ragazza” che tutte le sue grandi potenzialità escono fuori rivelando eccellente capacità di analisi psicologica dei vari personaggi narrati e superlativa arte descrittiva nel configurare armonicamente la trama del racconto. Soltanto un grande scrittore è capace di penetrare così a fondo nel cuore e nella mente dei suoi protagonisti, può parlare di erotismo senza scadere mai nella volgarità e nel cattivo gusto ma trasformandolo in pura manifestazione artistica, catturando del tutto il lettore dalla prima all’ultima pagina del libro.
Con quest’opera Claudio Cisco dimostra, a chi ne avesse ancora il minimo dubbio, di essere uno scrittore bravo e capace. Questo libro è, a mio giudizio, un autentico capolavoro destinato ad un grande successo di vendita, se preso in considerazione con attenzione e come merita, in questo mondo editoriale di oggi, troppo spesso carico di immondizie letterarie. Qualunque altra parola sulla validità di quest’opera risulterebbe superflua, il libro parla da solo, basta leggerne le pagine per rendersene conto. Chi capisce minimamente di arte, non può smentirmi.
 Antonio Cucinotta
    -------------------------------------------------------------------------------------------------------
   Scrittore e poeta. Animo sensibilissimo, dotato di un'ottima vena creativa e di una ricchezza di idee, raccoglie tutte le sue liriche scritte sin da bambino e le inserisce nel suo primo libro "COME SONO DENTRO". Ma non fu un inizio facile per l'esordiente autore messinese. Apprezzato dal pubblico per l'accessibilità dei suoi veri, viene invece osteggiato dalla critica che non gradisce il suo modo di scrivere fuori da schemi letterari e i suoi testi che si barcamenano con troppa facilità nel trasformismo. Dalla poesia alla narrativa il passo è breve e l'autore crea in poco tempo due libri con storie e tematiche quasi opposte "COLEI CHE BREVEMENTE FU E CHE MAI IN VITA CONOBBI" e "IL VECCHIO E LA RAGAZZA", rivelando una innata e naturale capacità narratoria unita ad un'attenta analisi psicologica di persone e fatti raccontati. Ma il suo primo amore, la poesia, non conosce declino nell'ispirazione dell'autore e, uno dopo l'altro, nascono tre altri libri "LA MIA ANIMA E' NUDA, "Il SILENZIO NEL SILENZIO" e "SENSAZIONI" segno di uno scrittore che sa continuamente rinnovarsi proponendo opere sempre nuove ed attuali riuscendo a catturare e stupire sempre.
  -------------------------------------------------------------------------------------------------------
  Appassionato dell'arte in tutte le sue forme e manifestazioni, trova prestissimo la propria realizzazione artistica nella letteratura, anche perchè sollecitato sin da giovanissimo da una innata predisposizione verso la scrittura che si è rivelata sempre viva e costante. Compone incessantemente sia in linguaggio poetico che in quello prosaico. Tra i temi trattati dall'autore con maggiore interesse durante questo cammino letterario spiccano l'amore per l'adolescenza e più in generale per la giovinezza, la continua e spasmodica ricerca di un contatto quasi epidermico con la natura come rifugio personale fin quasi a sentirsi in perfetta simbiosi con essa, la sempre presente attrazione verso l'irrazionale e l'indefinito che trova nel mondo della fantasia e dell'onirico, del misterioso e del fabuloso, la pià alta espressione della sua creatività. Malinconia e tristezza, desiderio d'evasione e tematiche esistenziali ma anche romanticismo e psicologia dell'animo umano, rappresentano i sentimenti e le attitudini più consoni all'autore che traspaiono riflessi emergendo attraverso i personaggi da lui creati che sono sempre gli ultimi e i disadattati, i sensibili e gli incompresi. Una fondamentale svolta nella creatività dell'autore, è stata data dalla sua recente conversione alla religione evangelica e cristiana che, avvicinandolo fortemente alla fede, gli ha permesso un radicale cambiamento di sentimenti e tematiche delle proprie opere, facendolo aprire conseguentemente all'ottimismo e alla certezza della speranza. I testi sprizzano da tutti i pori gioia e positività che hanno sostituito quel buio e quella negatività che vi aleggiavano prima della conversione.
  -------------------------------------------------------------------------------------------------------
    Malinconico e meditativo per natura, rivela sin da piccolo in trasparenza una sensibilità profondissima
ed una straordinaria vocazione per la scrittura. Sospinto da un innato talento e da un'incessante ispirazione artistica che si alimentano progressivamente col trascorrere del tempo e con le esperienze di vita, segue parallelamente sia la strada della poesia, sia quella della narrativa, restando fedele ad un genere che richiama allo stile romantico e triste talvolta ironico con notevoli slanci verso l'onirico e il misterioso, sempre attentissimo e portato verso introspezioni psicologiche.
 ----------------------------------------------------------------------------------------------------
Spirito irrequieto ed artisticamente creativo. Scrive in prosa e versi spaziando attraverso varie tematiche: dal fantastico al surreale, dall’erotico al lugubre, dal mistico all’introspettivo.
  DEDICHE E RINGRAZIAMENTI CONTENUTI NEI LIBRI:
 “COME SONO DENTRO”
Come sono dentro è dedicato a mia madre che non ha mai smesso di volermi bene nonostante la mia vita sia stata un fallimento.
Ringrazio voi tutti che credete in me e nel mio libro.
Marietta per avermi ispirato ancora una volta
e infine me stesso per aver dato, nello scrivere e nella realizzazione di questo libro, tutto quello che avevo dentro.
  “LA MIA ANIMA E’ NUDA”
La mia anima è nuda è dedicato al mio caro e grande amico Giovanni Pierantoni che mi ha sempre incoraggiato a proseguire il mio cammino lungo la mia strada di scrittore.
  “PREGHERO’”
Pregherò è dedicato ai fratelli e alle sorelle della chiesa apostolica.
  “SENSAZIONI”
Sensazioni è dedicato alla mia cara amica Giovanna Taranto che sta guidando i miei passi finalzzati all’incontro con Cristo.
 ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
0 notes
inloveewithmyidol · 7 years ago
Text
"Siamo la generazione strana, o forse, magnificamente stupenda."
“Siamo la generazione della sigaretta elettronica alla nocciola e degli i-phone a cui cambiare la cover ogni giorno. Siamo la generazione delle reflex e delle foto tutte uguali con mille mila “mi piace” che tutti criticano. Siamo la generazione di tumblr, di twitter, cutforbieber, delle domande anonime su ask, delle conversazioni notturne su whatsapp e delle foto fatte con la fotocamera interna del cellulare che finiscono su facebook in tempo reale. Siamo la generazione dei “mi piace”, delle mode che nessuno segue e di quelle che seguono tutti credendo di essere alternativi. Siamo la generazione dei nuovi hipster, dei soliti idioti, degli sgommati, degli Acchiappa-sogni tatuati, di Saviano, Travaglio, Guzzanti. Siamo la generazione dei braccialetti della fortuna , dei diari della comix, delle storielle estive che finiscono e di quelle che durano tutta la vita. Siamo la generazione dei pazzi irrecuperabili ma nessun Kerouac scriverà storie su di noi. Siamo la generazione che ascolta rap e pseudorap, la generazione delle fandom e dei bimbiminchia, la generazione degli youtubers e delle pagine sul calcio che si fanno guerra su Facebook. Siamo la generazione delle menti distrutte da pazzia ma senza Ginsberg a raccontarla. Siamo la generazione dei fan di Lady Gaga che insultano quelli di Taylor Swift, la generazione delle attrici della disney ormai cresciute e spudorate che cantano facendo video e live mostrando il culo. Siamo la generazione di Skins, Pretty little liars, Gossip Girl e degli spotted per sputtanarsi. Siamo la generazione di Cinquanta sfumature di grigio e del libro della Parodi besteller, la generazione di twilight, true blood, teen wolf e la vita segreta di una teenager americana. Siamo la generazione di American horror story, della nails art, degli autolesionisti, dei graffiti, della patente ritirata per un mese per 0,6 grammi, delle bulimiche insultate a scuola, dei gay e dei fan di Bieber pestati per strada. Siamo la generazione X di Mondo Marcio, quelli del “cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero”di Brondi. Siamo la generazione dell’amore ai tempi dell’ikea e dei licenziamenti dei metalmeccanici. Siamo la generazione di skype, Viber, chaton„ wechat e altre migliaia di applicazioni per la comunicazione che probabilmente quella vera la stanno distruggendo. Siamo la generazione di instagram, di weheartit, di Flickr, degli hashtag, delle tinte rosa, blu, verdi, dei lobi sfondati, dei pearcing e dei tattoo. Siamo la generazione di Balotelli al Milan, di Alessandro Del Piero dalla Juve al Sydney, di calciopoli, calcioscommesse, dei fan di Messi contro i fan di Cristiano Ronaldo, di Cavani al Psg e milioni e milioni e il fair play. Siamo la generazione che esulta quando trova la wi-fi libera, di youtube, vevo e i video porno. Siamo la generazione delle tredicenni precoci e dei genitori ignari. Siamo la generazione del mySky e on demand, di mediaset premium, tv in 3D, di primafila, dei contratti a tempo determinato, delle tasse universitarie che aumentano, di chi lascia la scuola, delle serate in disco, dei falò in spiaggia, degli scherzi telefonici e dei messaggi sinceri inviati alle due di notte da ubriachi. Siamo la generazione di chi crede ancora che ci sia giustizia e chi invece “ACAB”, la generazione delle risse il sabato sera, degli incidenti stradali, di noi wind unlimited e le bizzarre acconciature. Siamo la generazione degli zaini della eastpack, degli occhiali della Ray Ban, delle converse, delle vans, delle air max, delle Jordan, delle hogan, dei pusher nei vicoli e i cappellini da rapper. Siamo la generazione di Pou, di Candy Crush saga, di Ruzzle, di farmville e le richieste ignorate, di avast antivirus e in-segreto. Siamo la generazione di Google Chrome e mozilla firefox, delle notifiche agli accessi, dei letti morbidi ma non confortanti come le braccia tra cui vorremmo stare. Siamo la generazione di America’s next top model, del figlio William e Kate in prima pagina, del cibo spazzatura e delle pizze a domicilio che salvano le serate. Siamo la generazione delle citazioni di Bukowski, la generazione delle frasi su questa generazione, delle ricerche su Wikipedia e le versioni di latino copiate da internet. Siamo la generazione dei programmi su real time, di Jersey shore, delle creste alla El Shaarawy, delle ragazze che amano il calcio e di quelle che lo seguono per moda. La generazione delle marlboro alla menta, della Nutella, di Belen Rodriguez, Fabrizio Corona e i rolex dei calciatori rubati. Siamo la generazione della marijuana per iniziare le serate e dell’hashish per concluderle. Siamo la generazione della vodka alla pesca, della birra al limone, del bacardi, della cocaina e gli idoli morti in rehab a 27 anni. Siamo la generazione di Iron man 3, delle file agli apple Store, dei giovani un po’ persi e di quelli persi del tutto. Siamo la generazione dei disoccupati ma con l’S4, dei cassaintegrati, delle vacanze ad Ibiza, di Selvaggia Lucarelli, Paolo Fratter, Il Cavaliere e l’Imu. Siamo la generazione dei giovani che in fondo l’hanno capito che c’è qualcosa di strano in questa generazione. La generazione più criticata, più sottovalutata, quella che si sta svegliando e l’ha capito che potrebbe cambiare il mondo e fottere tutti. Siamo la generazione che nonostante tutte le stragi, i dibattiti in tv, la violenza sulle donne, le mafie, la droga, l’omofobia, la crisi, la fuga dei cervelli, Berlusconi, le scie chimiche, la Libia, l’Egitto, le intercettazioni e tutto il resto, qualcosa da raccontare la lascerà senz’altro…solo che dobbiamo ancora scoprire cosa. ”
4K notes · View notes