#horror giovanile
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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"Il Deserto di Carcosa": Adolescenza e Orrore nel Nuovo Romanzo di Fabrizio Valenza. Recensione di Alessandria today
Un racconto di formazione che si tinge di orrore cosmico, tra segreti familiari e dimensioni aliene
Un racconto di formazione che si tinge di orrore cosmico, tra segreti familiari e dimensioni aliene. Recensione: In “Il Deserto di Carcosa”, pubblicato il 2 ottobre 2024, Fabrizio Valenza ci immerge in un’estate apparentemente tranquilla a Verulengo, dove un gruppo di adolescenti scopre che sotto la superficie della realtà si celano oscuri segreti. Stefano Luschi e i suoi amici, noti come i…
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atomicdestinysweets · 2 months ago
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𝐓𝐡𝐞 𝐋𝐨𝐬𝐭 𝐁𝐨𝐲𝐬 è un film del 1987 diretto da 𝐉𝐨𝐞𝐥 𝐒𝐜𝐡𝐮𝐦𝐚𝐜𝐡𝐞𝐫 noto per la sua moderna interpretazione della mitologia dei vampiri che incorpora cultura giovanile ed estetica anni '80; la miscela di horror e umorismo della pellicola insieme alla colonna sonora rock hanno influenzato i successivi film sui vampiri.
Il titolo 𝑇𝘩𝑒 𝐿𝑜𝑠𝑡 𝐵𝑜𝑦𝑠 fa riferimento ai personaggi di Peter Pan di J.M. Barrie, in particolare ai Ragazzi Sperduti che abitano l'Isola che non c'è: bambini caduti dalle loro carrozzine che non possono tornare a casa rimanendo uno stato di eterna infanzia, rappresentando il rifiuto di crescere; i vampiri di 𝑇𝘩𝑒 𝐿𝑜𝑠𝑡 𝐵𝑜𝑦𝑠 sono intrappolati in corpi giovanili e vivono per sempre senza invecchiare: questo parallelo serve a esplorare i temi dell'adolescenza, della ribellione e del desiderio di sfuggire alle responsabilità adulte, centrali nella narrazione, riflettendo anche le lotte dei giovani in una società che spesso li spinge a conformarsi alle norme degli adulti; invocando l'immaginario dei Lost Boys di Barrie, 𝑇𝘩𝑒 𝐿𝑜𝑠𝑡 𝐵𝑜𝑦𝑠 attinge a una comprensione dell'infanzia come magica e pericolosa, evidenziando la tensione tra l'innocenza e la dura realtà della crescita.
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micro961 · 4 months ago
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I fratelli Bulgarelli - Il nuovo cortometraggio “Quello che non ti ho detto”
Una visione intima sul tema del rimpianto e della comunicazione
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La prima nazionale del cortometraggio “Quello che non ti ho detto” dei fratelli e registi Flavio e Massimo Bulgarelli viene proiettata il 7 ottobre 2024 alla 21esima edizione del Sedicicorto Festival di Forlì. “Quello che non ti ho detto” è stato prodotto da E Elle Produzioni, una società di produzione audiovisiva specializzata nell'offrire servizi di alta qualità. Grazie ad una consolidata esperienza nel settore, il team di professionisti crea prodotti originali in grado di catturare l'attenzione del pubblico e suscitare emozioni ma soprattutto capaci di veicolare in modo efficace contenuti di qualunque tipo. Preziosa la collaborazione con Duende Film che pianta le sue radici nel panorama cinematografico indipendente, dove ha consolidato collaborazioni con registi, attori e sceneggiatori di talento, arricchendo costantemente il patrimonio creativo. Ogni progetto che porta avanti è il risultato di una combinazione unica di esperienza, innovazione e dedizione che porta ad elaborare la creatività su ogni progetto. L’intero progetto è distribuito da Associak, casa di distribuzione cinematografica indipendente nata nel 2012 ed impegnata nella diffusione artistica e commerciale di lungometraggi, documentari e cortometraggi nei principali festival nazionali. Associak vuole essere un punto di riferimento per opere di elevata qualità estetica ed artistica in grado di unire il puro intrattenimento con l’originalità e l’innovazione narrativa. Il protagonista del cortometraggio è Giorgio, un anziano signore che vive solo: degli strani rumori nel suo appartamento rivelano Anna, una giovane ragazza che si muove nel cuore della notte, la più importante della sua vita. L’uomo è tormentato dai rimpianti e questa donna rappresenta l’amore perduto, che riapre le vecchie ferite e rivela le verità nascoste. Giorgio affronta nuovamente il suo passato, fra lacrime e confessioni, accettando il rimorso delle occasioni mancate. "Quello che non ti ho detto" è una disamina sul tema del rimpianto e dell’incapacità comunicativa in una coppia: la generazione di Giorgio, infatti, non ha ricevuto un’educazione affettivo-relazionale e le conseguenze di questa mancanza risultano, purtroppo, evidenti. Con uno sguardo sensibile, il cortometraggio guida attraverso i labirinti del passato, illuminando le sfumature della bellezza e della tragedia che risiedono nei ricordi del grande amore. Attraverso sequenze incantevoli e dialoghi evocativi, “Quello che non ti ho detto” trasporta il pubblico in un universo emotivo intenso e suggestivo, dove ogni gesto e ogni sguardo raccontano una vita, fatta di sogni, di perdita e poi anche di speranza. Un incontro magico, che mescola la dolcezza dell'amore giovanile con il peso della morte, creando un'atmosfera di malinconia e serenità allo stesso tempo. L’opera parla di un tema universale, in grado di arrivare alla maggior parte degli spettatori. La sua forza risiede proprio nella sua capacità di toccare corde emotive comuni a tutti, indipendentemente da background, esperienze personali o provenienza culturale.
Storia dei registi
Flavio Bulgarelli nasce a Roma il 7 settembre 1984. Si laurea in psicologia nel 2011, nel frattempo si avvicina al mondo del cinema creando uno studio horror indipendente che realizza più di dieci cortometraggi destinati al web e virali in alcuni paesi del mondo con più di 1 milione di visualizzazioni. La sua specialità è la sceneggiatura, che ha studiato negli anni con vari professionisti.
Massimo Bulgarelli nasce a Roma il 4 giugno 1996. Diplomato presso l’Istituto per cinematografia e televisione “Roberto Rossellini” come montatore, si dedica in seguito alla direzione fotografia e all’editing. Al momento lavora come assistente alla regia e come videomaker.
Cresciuti con le stesse influenze cinematografiche di commedia all’italiana e cinema internazionale, Flavio e Massimo trovano un punto di forza proprio nei 12 anni di differenza che li rendono capaci di “parlare” sia ad un pubblico adulto che ad un pubblico più giovane. Doppio Gioco, è stato il loro primo cortometraggio, una commedia all’Italiana 2.0 sul tema della ludopatia. Singolarmente, ma sempre facendo appoggio l’uno sull’altro, hanno scritto e diretto altri cortometraggi di fantascienza come Senza Parole o Lo Spazio sulla Terra.
Instagram: https://www.instagram.com/fratellibulgarelli/ 
Duende Film
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E ELLE Produzioni
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agrpress-blog · 1 year ago
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Quarantacinque anni fa, nel febbraio del 1979, usciva al cinema "I Guerrieri della Notte", un film che ha scosso il panorama cinematografico dell'epoca e che continua ancora a far parlare di sé. Quest'opera, oggi celebrata come cult movie, continua a suscitare interesse e riflessioni profonde sulla sua capacità di insinuarsi nella memoria collettiva. Hill, tra i registi più audaci della sua generazione, trasporta gli spettatori in una New York dove mitologia antica e modernità si fondono, dipingendo le città come giungle d'asfalto. Il film, ambientato nel Bronx, segue nove delegati delle maggiori gang cittadine convocati da Cyrus, leader dei Riffs, per un'inaspettata proposta di alleanza. Tuttavia, il tradimento e l'omicidio di Cyrus scatenano una notte di sopravvivenza per i Guerrieri, guidati da Swan. Hill mescola horror, western, musical e thriller urbano, creando un'esperienza cinematografica unica che riflette la realtà delle strade newyorkesi dell'epoca. "I Guerrieri della Notte" è anche un'odissea metropolitana, con i protagonisti costretti a inventare strategie per sopravvivere, omaggiando l'antica Grecia in modi sottili ma potenti. Il film offre una prospettiva unica sulla subcultura giovanile, influenzata da musica, cinema e fumetti, rappresentando le città americane come moderne giungle mitologiche. La classicità e la modernità di "I Guerrieri della Notte" emergono dalla struttura letteraria originaria di Sol Yurick e dalle influenze della tragedia greca. La cinematografia di Hill, estranea al tempo, unisce in modo unico il passato e il presente, creando un'opera senza tempo che ha resistito al passare degli anni. 45 anni dopo la sua uscita infatti, "I Guerrieri della Notte" continua a essere un punto di riferimento nel panorama cinematografico. La sua storia originale, con dettagli e personaggi diversi, aggiunge un fascino intrigante alla sua mitologia. La violenza controversa e le interruzioni di proiezioni nel 1979 possono aver attenuato la sua popolarità momentaneamente, ma il film ha riacquistato slancio nel corso degli anni, diventando un'icona di New York e della ribellione giovanile. "I Guerrieri della Notte" persiste nel catturare l'immaginazione degli spettatori, mantenendo la sua rilevanza in un contesto urbano completamente diverso. La sua evoluzione parallela a quella di New York, ora la città più ricca del mondo, conferma che il fascino di questo capolavoro cinematografico è destinato a crescere ancora per molte generazioni a venire. https://www.youtube.com/watch?v=hJUfybSdSNo
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abatelunare · 3 years ago
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(A)umma (a)umma
Amanda è coreana. Dopo essere riuscita a sfuggire le sevizie di una madre crudele, si trasferisce in America. Vive da madre single con la figlia. In una fattoria al tutto priva di elettricità, causa trauma giovanile (c’entra sempre la mamma di cui sopra). Un (brutto) giorno, lo zio le porta le ceneri della genitrice. Da quel momento, lo spirito della megera ne combinca di ogni. Fino all’improbabile lieto fine. Questa è la trama dello sciapo horror Umma. Non c’è tensione. Non c’è paura. Non c’è dramma. Non c’è un cazzo, insomma. Come se non bastasse, con la scusa che alla protagonista l’elettricità non garba, buona parte del film è girata di notte o al buio. Io lo so che così si risparmia, solo che non si vede quasi mai un cazzo. Quasi dimenticavo: Amanda è interpretata da Sandra Oh, la Cristina Yang di Grey’s Anatomy. Non è malvagia, eh. Ma nemmeno lei riesce a tenere in piedi da sola questa roba qua che sa di poco. Anzi, di niente.
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ilcovodelbikersgrunf · 3 years ago
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Judith è tutto tranne che una donna che qualcuno si azzarderebbe a definire anziana (la Hershey è in forma strepitosa). Il suo aspetto è giovanile, così come il suo spirito: ancora presa a danzare come usava fare da ragazza, a giocare con il nipote e a dare consigli a sua figlia. L’unica cosa che la tradisce sono i capelli argentati e il numero indicato dalle candeline sulla torta del suo compleanno, due elementi che non le impediscono di godersi comunque le fresche e soleggiate giornate di festa. Ma come alcuni horror ci hanno però insegnato di recente, le cose brutte possono accadere anche nelle fresche e soleggiate giornate di festa, teatro del malore da cui viene colta improvvisamente la donna, in seguito al quale decide di trasferirsi in una casa di riposo che sembra uscita da un gioco di parole della canzone più famosa degli Animals, “The Golden Sun Manor”. Ed effettivamente il sole non smette mai di brillare sulla struttura, il problema è quando scompare all’orizzonte.
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lookmi-it · 5 years ago
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MSGM - MILAN MEN FASHION WEEK - FALL/WINTER 2020/2021 - for L’OFFICIEL ITALIA
MSGM – LE FAVOLE DI MASSIMO GIORGETTI SONO REALI.
L’uomo è da sempre alla ricerca di un brivido, di una qualsiasi emozione che possa smuovere la monotonia della vita quotidiana è così che Massimo Giorgetti, direttore creativo di MSGM, vi da il benvenuto nel mondo incantato di Haunted, fatto di luci e magia ma anche di ombre. Come riporta il designer per la collezione autunno/inverno 2020/2021 “Le favole sono piene di cose terrificanti”. Dall’ammirazione per Dario Argento, maestro internazionale del cinema horror, nasce una collaborazione con il brand atta a ripescare le paure più recondite dell’uomo per indagare su tutti i contrasti della personalità umana. Il sartoriale è sempre reinterpretato in chiave streetwear, anima del brand dal giorno zero, i colori attingono dalle pellicole del Maestro, giocando con contrasti e stampe con le iconiche locandine di “Il gatto a nove code”, “Phenomena” e “Suspiria” senza dimenticare l’occhio del killer di “Profondo Rosso”. In una location oscura ed avvolta da calde luci rosse, quasi a voler incutere timore, con passo svelto escono da fumo intenso i ragazzi di MSGM, giovani e tenebrosi con dei tocchi di humor per smorzare la tensione come solito fare dei film di Dario Argento. Appaiono accessori ormai quasi dimenticati dalle nuove generazioni come il papillon in sottile raso in una palette colori super pop e giovanile, ma anche lunghissime sciarpe di seta in colori pastello o con stampe. Il sartoriale è reinterpretato in una versione più Millenials attraverso dettagli ironici come le illustrazioni di piante carnivore che evocano un mondo incantato o anche orsacchiotti cuciti insieme come se fossere una creatura spaventosa o ancora due mani scheletriche che formano un cuore. Come nelle pellicole del Maestro Argento anche nella collezione MSGM non mancano le donne, che mostrano una pre-fall 2020 ricca di stampe e silhouette innovative per il brand. Un’unione tra moda e cinema che ha portato alla luce un’estetica che scava nell’inconscio, per citare il Maestro “Siamo in due. La mia parte oscura ed io.”
 Testo di Francesco Vavallo - @francesco_vavallo  Film by Simone Santus - @simomlcrw  © LOOK MI Production
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weirdesplinder · 7 years ago
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Gli young adult rosa degli anni novanta- La collana Gaia Junior Mondadori
Negli anni novanta in Italia non esistevano i romanzi young adult, o new adult, neppure si conoscevano questi termini. Esistevano i romanzi per ragazzi, che alla fine non erano che la stessa cosa, solo, che invece di pubblicarli, come si fa oggi, con le stesse caratteristiche editoriali dei romanzi per adulti, allora si preferiva renderli più riconoscibili come genere, raccogliendoli in collane che asserivano chiaramente che si trattava di romanzi adatti e dedicati ai più giovani poiché nel loro nome era contenuta la parola straniera Junior. Queste collane poi avevano copertine e dorsi di colori brillanti che aiutavano ulteriormente il loro riconoscimento, e poiché non tutti conoscevano il significato di junior, avevano anche in un angolo della copertina un bollino con scritto Libri per ragazzi. Giusto per evitare fraintendimenti. Negli anni novanta evidentemente le case editrici tenevano a mettere dei chiari paletti che indicassero ai genitori quali libri erano adatti ai loro figli. Oggi siamo tutti più liberi, più o meno.
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La collane per ragazzi più famose dal 1990 al 1995 erano edite da Mondadori, ed erano tre: una dal dorso giallo che raccoglieva i romanzi per ragazzi di genere giallo appunto, una dal dorso rosa ciclamino che raccoglieva i romanzi dell’orrore, e una di colore violetto glicine, che raccoglieva i romanzi più adatti alle ragazze e magari con risvolti romantici. Quest’ultima collana si chiama Gaia Junior.
Nonostante si trattasse appunto di libri per ragazze, dai dodici ai diciassette anni, in realtà questa collana conteneva libri molto famosi e spesso adatti a tutte le età. Inoltre non si limitava a trattare un unico genere letterario, come la collana Gialla o quella Horror, no, Gaia Junior trattava diversi generi, uniti solamente dal filo di una certa attitudine femminile, spesso consistente solo nel fatto che la protagonista era una ragazza e che si parlava anche di sentimenti. Fu così che in questa collana ‘rosa’ confluirono perciò opere fantasy, fantascientifiche, storiche e contemporanee e vennero trattati problemi e temi sia adolescenziali che non, sia allegoricamente che realisticamente.
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Forse l’unire tanti tipi di romanzi così diversi e distanti non permise al pubblico di allora, che non si poteva documentare con internet come oggi, di scoprire poi altre opere di quegli autori o di appassionarsi ad un certo tipo di romanzi più che ad un altro. Inoltre se una ragazza leggeva uno dei romanzi della collana e non le piaceva, c’era il rischio poi non leggesse altro della Gaia Junior, credendoli tutti simili, mentre magari molti altri romanzi della collana le sarebbero piaciuti, poiché totalmente diversi. Ma ciò che è certo è che il livello dei libri e degli autori pubblicati in quella collana della Mondadori era veramente alto.
Raccoglieva romanzi di autrici veramente famose come Tanith Lee, scrittrice inglese fantasy vincitrice numerose volte del World Fantasy Award, il massimo riconoscimento per la narrativa fantastica, e dell’ August Derleth Award, nonché ideatrice della saga della Terra Piatta un best seller mondiale; Patricia Anne McKillip, scrittrice statunitense che nel 2008 si è vista assegnare il World Fantasy Award alla carriera;  Margaret Mahy, autrice neozelandese che ha vinto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui l’Hans Christian Andersen Author Award e per due volte la Carnegie Medal; Peter Dickinson autore rinomato e poeta, che ha pubblicato più di cinquanta romanzi sia per adulti che per ragazzi e ha vinto due volte la Carnegie Medal e il Crime Writer’s Golden Dagger; e addirittura Philp Pullman il famosissimo autore della trilogia fantasy  Queste oscure materie, la trilogia composta dai libri La bussola d'oro, La lama sottile e Il cannocchiale d'ambra. Questi tre libri ebbero in Italia una loro pubblicazione singola, data la loro fama, ma un'altra serie di Philip Pullman intitolata Sally Lockhart, leggermente meno conosciuta, fu invece pubblicata nella collana Gaia Junior in maniera piuttosto anonima, tanto che pochi sapevano si trattasse effettivamente di una serie composta dai libri: Il rubino di fumo, L'ombra nel nord, La tigre nel pozzo e La principessa di latta.
Venire pubblicati in una collana per ragazzi non permise a molti bei libri di emergere singolarmente come avrebbero meritato, visto il loro calibro, ma va comunque dato il merito a Mondadori di averli portati in Italia.
Ancora oggi le ragazze cresciute negli anni novanta ricordano con nostalgia i libri Gaia Junior, li conservano con cura e a volte li rileggono, perché un buon libro non ha tempo e non ha età.  Libri che raccontano il passaggio dall'adolescenza all'età adulta con dolcezza e magia come La figlia della Luna di Margaret Mahy, o che mostrano problemi reali come la depressione e i quartieri disagiati, attraverso un amore giovanile infuso del glamour del rock, come Mel, di Liz Berry, sono romanzi adatti a tutti che oggi andrebbero riscoperti dalle nuove generazioni.
Nel caso siate genitori di figli adolescenti che vogliano procacciare per loro sul web alcuni titoli di Gaia Junior ecco qui una carrellata di alcuni titoli della collana: Eva di Peter Dickinson, La figlia della luna di Margaret Mahy, Il cerchio del tempo di Tanith Lee, Una culla in fondo al mare di Patricia A. Mc Killip, Mel di Liz Berry, In cerca di Anton di Bette Greene, Una strega biondo cenere di Kenneth Lillington.
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redazionecultura · 8 years ago
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sede: Museo Luzzati (Genova).
Dylan Dog, personaggio creato da Tiziano Sclavi nel 1986 e pubblicato da Sergio Bonelli Editore, ha raggiunto trent’anni di vita editoriale. Il Museo Luzzati di Genova festeggia l’importante traguardo raggiunto dall’Indagatore dell’incubo con un’esclusiva mostra. Un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati lettori delle storie dell’inquilino di Craven Road e per i curiosi, che potranno vivere l’esperienza di un ricco percorso espositivo con oltre 250 opere che spaziano dalle tavole originali, studi e copertine degli albi, alle illustrazioni e i poster a tema Dylan Dog per le riviste e per gli spettacoli teatrali e molto altro; per mano dei più noti e iconografici autori della serie: da Giampiero Casertano, Corrado Roi, Angelo Stano, Pietro Dall’Agnol fino ai più recenti Massimo Carnevale, Ausonia, AkaB, Gipi e Vanna Vinci. Il percorso della mostra sarà completato dalla proiezione dell’episodio dedicato a Dylan Dog di The Editor is In, progetto nato da un’idea di TIWI e co-prodotto da Sky Arte HD, TIWI e Sergio Bonelli Editore. Si tratta di una serie a episodi in live-action e animazione che raccontano la movimentatissima realtà quotidiana di un editor alle prese con collaboratori davvero eccezionali: i personaggi della casa editrice Sergio Bonelli Editore.
DYLAN DOG: LA FABBRICA DELL’INCUBO Dylan Dog è apparso per la prima volta nelle edicole italiane nell’ottobre del 1986 e, in pochi anni, dapprima lentamente e poi a valanga, è diventato un autentico fenomeno nel panorama fumettistico italiano, tanto da arrivare, nei primi anni Novanta a una vendita, tra inediti e ristampe, superiore a Tex, numero uno assoluto in edicola. L’intento iniziale del suo autore, Tiziano Sclavi, di fondere il fumetto popolare a grande diffusione con il fumetto d’autore riuscì pienamente, trasformando Dylan Dog in un personaggio di culto e in un punto di riferimento per un pubblico eterogeneo, non solo giovanile. Molti lettori, infatti, hanno conosciuto il fumetto, o si sono riavvicinati a esso, tramite le storie dell'”Indagatore dell’Incubo”, tanto che si può parlare di una “generazione Dylan Dog” che si è formata attraverso la fruizione del personaggio e la partecipazione alle numerose iniziative collaterali organizzate dall’editore. Tra queste è doveroso ricordare il “Dylan Dog Horror Fest”, manifestazione di carattere cinematografico alla quale si partecipava gratuitamente mostrando un albo della serie, e che, nel corso di quattro edizioni, ha registrato un’affluenza di pubblico impressionante. Mai un fumetto ha riscosso un simile successo di critica e un così elevato livello di attenzione da parte dei media: dalle fanzine degli appassionati ai principali quotidiani e riviste italiane sono ormai migliaia gli articoli, spesso di firme prestigiose, dedicati all’Indagatore dell’Incubo. Dylan Dog ha dunque segnato, all’epoca del suo maggiore successo, la rinascita del fumetto italiano dopo anni di crisi. Alla fine degli anni Ottanta il mercato fu scossa dall’onda dello straordinario successo della serie, che dimostrò due cose: primo, che il fumetto era tutt’altro che morto, e secondo che era possibile realizzare un prodotto di alta qualità, a suo modo anche “difficile”, che guadagnasse una diffusione di massa. Il personaggio di Sclavi scatenò un dilagare di imitazioni più o meno dichiarate, generando un boom del genere orrorifico che mai prima di allora si era visto in edicola. Ma il successo di Dylan Dog non fu certo dovuto semplicemente a una riscoperta dell’horror, bensì a quello che era un nuovo e inconfondibile linguaggio narrativo, frutto del talento di Tiziano Sclavi che riuscì in un’impresa apparentemente folle: unire lo “splatter” eccessivo dei film di Romero e Raimi ai dialoghi brillanti della commedia sofisticata (da Lubitsch a Neil Simon, da Billy Wilder alle migliori sitcom televisive), facendo uso di un tono ironico e autoironico e di un sapiente gioco di citazioni dichiaratamente attinte al cinema e alla letteratura orrorifici e non. Al successo del personaggio hanno contribuito, nel corso di quasi trent’anni di vita editoriale, uno staff di disegnatori e sceneggiatori estremamente efficace e agguerrito, composto da molti autori di primo piano del fumetto italiano e anche da autori emergenti che si sono messi in evidenza proprio lavorando alle sue pagine. Tra i tanti citiamo Angelo Stano, Montanari & Grassani, Claudio Villa, Corrado Roi, Giampiero Casertano, Ferdinando Tacconi, Claudio Chiaverotti, Carlo Ambrosini, Paola Barbato, Gianfranco Manfredi, Pasquale Ruju, Giovanni Freghieri, Tito Faraci, Luigi Piccatto, Fabio Celoni e Roberto Recchioni.
TIZIANO SCLAVI – CREATORE DI DYLAN DOG. Creatore di Dylan Dog, è giornalista e scrittore. Oltre all’intensa attività nel campo dei fumetti, ha al suo attivo oltre dieci romanzi, due dei quali sono diventati film. Uno in particolare, Dellamorte Dellamore, diretto da Michele Soavi, è stato distribuito in molti paesi del mondo (con il titolo The Cemetery Man) e negli Stati Uniti è stato apprezzato da registi come Martin Scorsese, Quentin Tarantino e Terry Gilliam. Nasce a Broni, in provincia di Pavia, nel 1953. Con articoli e racconti collabora a una miriade di riviste, Corriere dei Ragazzi, Amica, Salve, Corriere dei Piccoli, Millelibri, Il Giornalino.come autore di fumetti crea Altai & Jonson e Silas Finn (disegnati da Giorgio Cavazzano), Agente Allen (disegnato da Mario Rossi), Vita da cani (reso graficamente da Gino Gavioli). Nel 1982, entra a far parte della redazione Bonelli, per la quale scrive due sceneggiature di Ken Parker(su soggetto di Giancarlo Berardi), alcune storie di Zagor (tra cui la più lunga mai pubblicata dalla casa editrice), Mister No e Martin Mystère e crea Kerry il trapper (nel 1983, per i disegni dei fratelli Di Vitto e di Marco Bianchini), Dylan Dog (nel 1986, il personaggio che lo ha consacrato come uno dei maggiori talenti del fumetto moderno) e Roy Mann (1987, disegnato da Attilio Micheluzzi). Suoi sono i testi di Horror Cico, albo estivo dedicato al piccolo messicano amico di Zagor. Sclavi è stato anche sceneggiatore televisivo, paroliere di canzoni, copywriter pubblicitario e disegnatore.come romanziere ha pubblicato, tra gli altri, i volumi Film, Tre, Dellamorte Dellamore, Nero, Sogni di sangue, Apocalisse, La circolazione del sangue, Le etichette delle camicie, Non è successo niente, Il tornado di Vallescuropasso.
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Dylan Dog sede: Museo Luzzati (Genova). Dylan Dog, personaggio creato da Tiziano Sclavi nel 1986 e pubblicato da Sergio Bonelli Editore, ha raggiunto trent'anni di vita editoriale.
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