#guerra balcanica
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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"Terra di Pietre" di Stefano Scarpa: un thriller tra vendetta, identità e passioni viscerali. Recensione di Alessandria today
Un’avventura avvincente che intreccia mistero, azione e sentimenti sullo sfondo di un’Europa scossa dai conflitti.
Un’avventura avvincente che intreccia mistero, azione e sentimenti sullo sfondo di un’Europa scossa dai conflitti. Trama: intrecci di identità e giochi di potere I destini di Clara, Manuel e Radames si incrociano in una storia che combina thriller e romance. Clara, una giovane ragazza muta, affronta il trauma della morte del padre e si trova a dubitare dell’identità di suo fratello Manuel, che��
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eleonoramilner · 2 years ago
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SOT GLAS
Installazione sonora e luminosa di Ana Shametaj e Giuditta Vendrame, Trieste, Kleine Berlin.
Parte di "Spaziale. Ognuno appartiene a tutigli altri", Padiglione Italia alla 18. Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia @labiennale-blog, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura curato da Fosbury Architecture.
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spaziale2023.it
"Per la prima volta il Padiglione Italia è stato interpretato dai curatori come l'occasione per realizzare nuovi progetti-attivatori di azioni concrete a beneficio di territori e comunità locali. Fosbury Architecture ha individuato 9 stazioni, siti  rappresentativi di condizioni di fragilità o trasformazione del nostro Paese, dove ciascun gruppo transdisciplinare è stato chiamato a intervenire.
La terza delle nove stazioni è Trieste dove il tema della coesistenza multiculturale viene analizzata lungo il confine italo-sloveno da Giudita Vendrame con Ana Shametaj.
SOT GLAS (sot dal friulano 'sotto' e glas dallo sloveno voce') è un'installazione sonora e luminosa che riattiva cinquecento metri di tunnel sotterraneo Kleine Berlin a Trieste: un rifugio antiaereo costruito durante la Seconda guerra mondiale (1943), luogo difensivo, oscuro come l'inconscio della storia collettiva delle comunità che hanno vissuto in questa regione di confine. Oggi la frontiera italo-slovena si manifesta per le comunità di migranti che in auto o a piedi lo attraversano come ultima tappa della rotta balcanica.
Sot Glas affronta e interroga la nozione di confine politico guardando alla musica come ad uno sconfinamento e ad un paesaggio. In questa regione di confine c'è una particolare ricchezza linguistica, che comprende le lingue ufficiali come l'italiano, lo sloveno, il tedesco, il friulano, ma anche molti dialetti, vernacoli e "nuove lingue" (arrivate anche attraverso la migrazione contemporanea). Dobbiamo ricordare come durante il periodo fascista, ci siano stati atti molto violenti verso la lingua e conseguentemente verso il canto, infatti durante questi anni era vietato parlare e cantare in sloveno. La nozione di confine politico viene qui messa in discussione attraverso l'utilizzo di canti popolari, in particolar modo quei canti di due più lingue intrecciate, che non sono stati storicamente archiviati perché considerati pratiche incoerenti, che sfuggono alla moderna costruzione dello Stato-nazione. I canti selezionati sono stati reinterpretati da un quartetto di voci femminili del territorio che ha performato in chiave contemporanea il repertorio popolare individuato. Nel soundscape sono presenti anche una tessitura di voci con impostazioni canore di provenienza diverse: Stu Ledi, gruppo vocale femminile della minoranza slovena dì Trieste, un coro di bambini e singole voci Pashto intonano landavs, brevi poesie di resistenza solitamente cantate dalle donne afghane, e una dolce ninnananna.
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claudiodangelo59 · 9 months ago
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ex Allievi in evidenza: ROMA. IL GENERALE FIGLIUOLO ILLUSTRA AL SENATO LE NUOVE MISSIONI E GLI UOMINI IMPIEGATI NEI TEATRI OPERATIVI ALL'ESTERO
Nell’Aula Convegni del Senato, le Commissioni riunite Esteri e Difesa Camera e la Commissione Esteri e Difesa Senato, hanno ascoltato oggi il Comandante Operativo di Vertice Interforze (Covi), generale di corpo d’armata Francesco Paolo Figliuolo.
TEATRI OPERATIVI
La Difesa per il 2024 partecipa, o è pronta a fornire il proprio contributo, a 41 missioni e operazioni internazionali, articolate su 36 schede missioni (22 per attività sotto l’egida di Organizzazioni internazionali – 5 Onu, 9 Nato, 8 Ue – e 14 iniziative condotte su base bilaterale o all’interno di specifiche coalizioni multinazionali).
Saranno impiegate, in media, circa 7.800 unità, con un contingente massimo autorizzato di 12.000 unità.
In particolare, in aggiunta alle missioni che proseguono dal 2023, sono 2 le missioni di nuovo avvio recentemente approvate dal Parlamento.
Il riferimento è all’Operazione Levante, che attraverso un rafforzamento della presenza nel Mediterraneo Orientale prevede l’impiego di un dispositivo militare per interventi umanitari a favore della popolazione palestinese della Striscia di Gaza, nonché il supporto ad eventuali operazioni di evacuazione di connazionali; all’Operazione difensiva dell’Unione Europea ”Eunavfor operazione Aspides” che mira principalmente a proteggere la libera navigazione nello Stretto di Bab El Mandeb, nel Mar Rosso e nel versante occidentale del Golfo di Aden.
SCENARIO UCRAINA
Il conflitto in Ucraina, entrato nel suo terzo anno, si conferma un evento spartiacque che ha scosso in profondità le fondamenta stesse del sistema internazionale e che continua a generare ripercussioni sistemiche di ampia portata.
Con il proseguire della guerra cresce la volontà di rafforzare le politiche di difesa dei singoli Paesi e la postura di deterrenza delle principali Organizzazioni internazionali di riferimento, la Nato e l’Unione Europea. L’Alleanza Atlantica, che lo scorso 4 aprile ha celebrato i suoi 75 anni, continua a rappresentare il baluardo di stabilità per rispondere a uno scenario complesso e in continua evoluzione.
SCENARIO KOSOVO
Nel 2024 prosegue l’impegno nazionale a sostegno della stabilizzazione dei Balcani, area in cui la presenza del nostro dispositivo militare, seppur a distanza di anni, risulta ancora fondamentale per prevenire l’acuirsi di crisi regionali e arginare le continue tensioni.
In Kosovo rivestiamo il ruolo di attore primario, con un contingente schierato di circa 850 unità che può arrivare a 1.550 unità in caso di necessità (come avvenuto, ad esempio, alla fine dello scorso anno con lo schieramento della forza di riserva in prontezza a livello battaglione – Operational Reserve Forces Battalion – Orf della Nato) e dove, inoltre, dal prossimo ottobre assumeremo nuovamente il Comando dell’Operazione ‘Nato Kosovo Force (Kfor)’ nella quale oggi ricopriamo la posizione di Vice Comandante.
Continueremo, inoltre, a fornire, dove richiesto, unità specializzate dell’Arma dei Carabinieri per la missione civile dell’UE ‘European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo)’, di cui esprimiamo l’Head of Mission.
SCENARIO BOSNIA ERZEGOVINA
In Bosnia-Erzegovina, paese attraversato da forti tensioni politiche, economiche e sociali, abbiamo incrementato dallo scorso dicembre il nostro contingente, nell’ambito della missione dell’Unione Europea ‘European Union Force (Eufor Althea)’, con lo schieramento di una compagnia di manovra che si aggiunge alla Task Force Intelligence Surveillance e Reconnaissance a guida italiana per un totale di circa 180 militari. Inoltre, abbiamo recentemente assunto la posizione di Vice Comandante dell’Operazione, garantendo anche la prontezza dall’Italia di elicotteri a supporto delle Forze di Riserva, laddove venissero schierate
Lo strumento militare sarà quindi presente nell’area balcanica con un contingente composto in media da poco meno di 1.200 unità, che potrà arrivare a oltre 1.800 unità con la menzionata forza di riserva in prontezza della Nato, che può intervenire con brevissimo preavviso in caso di necessità sia in Kosovo sia in Bosnia. Operano, inoltre, a supporto delle missioni nei Balcani, due assetti aerei per attività di Intelligence, Sorveglianza e Ricognizione.
SCENARIO IRAQ
In Iraq continuiamo ad agire nell’ambito dell’Operazione di coalizione Operation Inherent Resolve – Prima Parthica per la lotta contro il Daesh, dove impieghiamo un contingente massimo di circa 1.000 unità e 16 assetti aerei, con compiti di addestramento a favore delle forze armate e forze di sicurezza locali a supporto delle attività della Coalizione internazionale per la stabilizzazione dell’area mediorientale.
Fondamentale importanza riveste l’hub operativo-logistico in Kuwait dove con gli assetti schierati effettuiamo attività di Difesa Aerea Integrata, Ricerca e Sorveglianza e supporto logistico – in termini di trasporti, supporto sanitario e tecnico-amministrativo – a tutto il Contingente nazionale della succitata Operazione INHERENT RESOLVE.
Prosegue inoltre la partecipazione alla missione di consulenza e rafforzamento delle capacità istituzionali dell’Iraq (Institutional building) ‘Nato Mission Iraq (NM-I)’, della quale nel maggio del 2023 abbiamo ceduto il Comando alla Spagna, ma deteniamo l’importante ruolo di Capo di Stato Maggiore della Missione.
SCENARIO FIANCO EST
Sul Fianco Est della Nato prosegue il contributo nazionale al potenziamento dei dispositivi alleati già schierati nel quadro di rafforzamento della postura di deterrenza e difesa dell’alleanza, in quello della dimostrazione del pieno sostegno dei Paesi alleati e del potenziamento delle attività di sorveglianza e acquisizione informativa.
A supporto dell’attività dell’alleanza sul Fianco Est l’Italia schiera un contingente massimo autorizzato di più di 3 mila unità, circa 1100 mezzi terrestri, un’unità navale e più di 20 assetti aerei.
Nel dominio marittimo continua la partecipazione al dispositivo di sorveglianza navale di raccolta dati nell’ambito del dispositivo Nato permanente per la sorveglianza navale mentre nel dominio aereo i nostri asseti partecipano al rafforzamento del dispositivo di sorveglianza dello spazio aereo dell’alleanza, di raccolta dati e potenziamento delle attività di sorveglianza e controllo dello spazio aereo.
Nel dettaglio l’impegno massimo nazionale prevede fino a 300 militari e 12 aerei con schieramento a rotazione tra Polonia, Lituania e Romania.
SCENARIO SAHEL
L’Italia continua le operazioni a sostegno della popolazione nel Sahel.
Nel Sahel, da luglio in avanti, abbiamo continuato le operazioni a favore della popolazione, perché l’ordine di scuderia che il ministro della Difesa Guido Crosetto mi ha dato, anche su mia proposta e del capo di Stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone, è stato quello di fermare le attività più ad impatto prettamente militare, ma continuare con quelle umanitarie.
D’altronde, anche qualora si verifichi un colpo di Stato non vediamo perché non si possa continuare a consegnare i letti per gli ammalati, indumenti e materiale didattico o fare un pozzo.
SCENARIO TUNISIA
La difesa è pronta ad avviare attività di formazione e addestramento con iniziative di tipo bilaterale con la Tunisia quando sarà consolidata la definizione delle necessarie tutele giuridiche del personale.
Nel Nord Africa resta di particolare interesse l’evoluzione della situazione in Libia, dove siamo impegnati in diverse iniziative sia derivanti da accordi bilaterali sia all’interno di organizzazioni internazionali.
SCENARIO MEDIO ORIENTE
La guerra è una brutta bestia e spesso colpisce i più deboli e gli innocenti.
Il generale ha parlato di prontezza a fare attività aviolancistiche, coordinate con le autorità israeliane e giordane, con materiale sanitario e alimentare.
“Poi siamo eventualmente pronti a rischierare nave ospedale o meglio ancora ospedale da campo.
Vi posso dire che le condizioni all’interno di Gaza e Rafah non ci sono.
L’idea era mettere magari vicino al valico, nella zona di Alaris, però tutto questo è sempre subordinato alla possibilità poi di curare i pazienti, perché altrimenti andiamo a schierare delle preziose capacità logistiche, ma sarebbe delittuoso lasciarli lì con le mani in mano, quando li possiamo farli operare nel nostro nosocomio, il Celio, o in giro per il mondo, nelle tante missioni che vi ho illustrato.
In relazione alla Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) abbiamo dato disposizione per la protezione della Forza.
Io stesso ho parlato più volte con il comandante spagnolo, il capomissione, generale Aroldo Lazaro.
Abbiamo affinato i piani di contingenza per una evacuazione rapida che è tra le possibilità.
Sarò in Libano intorno al 21-22-23 proprio per verificare e discutere anche col comandante della Forza di queste tematiche.
Attualmente, l’Italia ha autorizzato una consistenza massima annuale di 1.256 militari per il contingente nazionale impegnato in Libia.
Di questi, 1.046 militari sono impiegati nell’ambito di Unifil, mentre 57 militari sono destinati alla Mibil (Missione Bilaterale in Libano), con presenza sia a Shama che a Beirut.
Il contingente dispone di 374 mezzi terrestri e sei mezzi aerei. All’Italia è affidato il comando del Settore Ovest di Unifil.
Approccio dell’Italia efficace per generare stabilità e sicurezza.
L’impiego dello strumento militare avviene sempre nella piena consapevolezza che l’operato dei nostri militari si configura quale tassello importantissimo di un sistema Paese che genera fiducia nei confronti degli alleati e soprattutto accresce il valore aggiunto nei Paese in cui siamo presenti.
L’approccio dei nostri contingenti nazionali all’estero si è dimostrato sempre efficace perché ha saputo conciliare gli interessi nazionali con le esigenze di supporto delle forze di difesa e sicurezza del paese ospitante con un approccio non suscettibile di essere percepito come interferenza nella gestione dei loro affari interni.
La nostra presenza nei vari teatri operativi è parte determinante di un approccio omnicomprensivo teso a generare stabilità e sicurezza e a favorire lo sviluppo nelle aree di prioritario interesse nazionale.
Anche alla luce dell’attuale complesso contesto internazionale, oggi più che mai le richieste di partecipazione di componenti della difesa e le iniziative internazionali sono sensibilmente accresciute a testimonianza del ruolo di primo piano che riveste in questo momento strumento militare... ben fatto ⭐️🇮🇹⭐️🇮🇹 #UnaAcies
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Il Vice Ministro Cirielli presiede la VI riunione del Comitato Congiunto per la Cooperazione allo Sviluppo del 2023
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Il Vice Ministro Cirielli presiede la VI riunione del Comitato Congiunto per la Cooperazione allo Sviluppo del 2023 Si è svolta ieri la sesta riunione annuale del Comitato Congiunto per la Cooperazione allo Sviluppo, presieduta dal Vice Ministro degli Affari Esteri delegato alla Cooperazione Internazionale, On. Edmondo Cirielli. Anche in questa occasione, in linea con le direttive del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani, l’Africa è stata la principale destinataria degli interventi di sviluppo, con un focus sui settori della sicurezza alimentare, della salute, dell’istruzione e della formazione volta all’inserimento professionale. In particolare, il Comitato ha deliberato lo stanziamento di 8 milioni di contributi a dono rivolti al continente (Mozambico, Sudan e Burkina Faso). È stato inoltre disposto un incremento delle risorse a valere sulla programmazione del 2023 destinate alla Tunisia, Paese prioritario della Cooperazione italiana pari a 2,5 milioni. Il Comitato ha anche approvato un aggiornamento della programmazione 2023, che renderà possibile trasferire risorse dal canale dei progetti di sviluppo verso quello degli interventi d’emergenza, con particolare focus sulla mitigazione degli effetti della guerra sui civili ucraini e palestinesi. Per l’area balcanica è stato poi deliberato un contributo di 2 milioni di euro per il rafforzamento delle capacità di preparazione e risposta alle catastrofi in Bosnia Erzegovina. Infine, il Comitato ha espresso parere favorevole in merito a due iniziative proposte da Cassa Depositi e Prestiti: il finanziamento, tramite la Banca di Sviluppo dell’Africa Occidentale, di progettualità collegate alla filiera agricola e agro-alimentare e il rifinanziamento di una linea di credito in America Latina e Caraibi, a sostegno di investimenti nel settore ambientale e del contrasto al cambiamento climatico.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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personal-reporter · 1 year ago
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Ju Buk Festlval 2023 a Scanno
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Gli effetti socio-economici del periodo 2020 - 22, la guerra, la rivoluzione delle donne in Iran, la rotta migratoria balcanica e quella mediterranea sono il cuore della terza edizione del Festival letterario tutto al femminile Ju Buk, che nel gergo locale sta a indicare la bisaccia del pastore transumante,  diretto dalla sociologa e giornalista Eleonora de Nardis Giansante, che si terrà dal 28 al 30 luglio a Scanno, antico borgo nel Parco nazionale d’Abruzzo, molto amato dai fotografi Cartier Bresson e Giacomelli, sotto gli alti patrocinii del MiC e della Regione Abruzzo. Il festival è dedicato alle donne che trasmettono i fili della Memoria e in grado di capovolgere stereotipi e scrivere nuove grammatiche di rapporti tra generi. Aprirà la giornata dedicata alla narrativa l'esordiente abruzzese Kristine Maria Rapino con Fichi di marzo (Sperling&Kupfer) che racconta  le vicende di una famiglia di pastai della Majella, seguita dalla scrittrice siciliana che vive tra Roma e Parigi Anna Giurickovic Dato con Il grande me (Fazi). La seconda giornata, per le saggistica, vedrà sul palco la giornalista Tiziana Ciavardini con il suo lavoro Ti racconto l’Iran. I miei anni in terra di Persia (Armando) e l’economista femminista Azzurra Rinaldi, direttrice della School of Gender Economics di Unitelma Sapienza, con Le signore non parlano di soldi (Fabbri) poi interverranno donne da molti paesi che raccontano di terre diverse. La terza giornata avrà come protagoniste la giallista Piera Carlomagno con Il taglio freddo della luna (Solferino) e l’afropartenopea Djarah Khan con  l’acclamato Ladri di denti (People). Nel segno della staffetta generazionale tornerà  il premio Ju Buk Opera Prima, affidato alla direzione artistica di Valeria Gargiullo, enfant prodige di Salani e vincitrice dell'ultimo Premio John Fante. Madrina dell’evento sarà l’attrice Valentina Melis, attivista per i diritti civili e le pari opportunità e testimonial dell’associazione Differenza Donna, mentre durante le presentazioni sarà possibile ammirare le opere dell’artista abruzzese Giusi Michini, sculture contemporanee create in esclusiva, traendo ispirazione dai temi portanti di Ju Buk. Nelle scorse edizioni il festival aveva ospitato grandi firme della letteratura italiana, da Nadia Terranova a Valeria Parrella a Donatella Di Pietrantonio ed ora torna con i suoi tre giorni di libri e cultura di genere, per lasciare anche stavolta un segno rilevante nel panorama dei festival letterari estivi. Read the full article
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roma-sera-giornale · 2 years ago
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Romania, partner dell'Italia nella politica balcanica?
Antoniu Martin, storico e analista politico Nel contesto della guerra in Ucraina, la regione dei Balcani occidentali è diventatauna zona di massimo interesse per l’Unione europea, la cui sicurezza non puòessere completa senza l’integrazione degli Stati qui presenti. La sicurezza nell’areadei Balcani occidentali copre molti livelli: dal settore energetico, a quello militare, alfenomeno delle…
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infosannio · 2 years ago
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La polveriera balcanica, nuovo fronte della guerra in Europa
Belgrado spedisce le truppe al confine mentre Pristina soffia sul nazionalismo. Putin sta a guardare e aspetta che il fratello slavo apra una nuova crisi (DOMENICO QUIRICO – lastampa.it) – Mai dimenticare le guerre, soprattutto quelle che abbiamo venduto come “umanitarie”, giustissime, sacrosante. I Balcani per esempio, il Kosovo. Tutto archiviato per noi. Anche se il Kosovo non è riconosciuto…
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iltrombadore · 2 years ago
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1999: l'attacco NATO alla Jugoslavia e il primo SI alla guerra della sinistra italiana...
Era il 18 Maggio 1999. La campagna militare Nato contro la Jugoslavia di Milosevic era in pieno corso mentre alla guida del governo italiano era Massimo D'Alema. L'acquiescenza solidale con il preteso 'intervento umanitario' mi spinse a reagire ed indirizzai un testo a Sandro Curzi, allora direttore di Liberazione (giornale di Rifondazione comunista),che lo pubblicò. Quel testo, riletto oggi, e misurato sugli sviluppi della attuale politica Nato nella "questione Ucraina", mi sento ancora di condividerlo come puntuale e, direi, premonitorio.
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LETTERE DALLA SINISTRA
LA DOCILE ACQUIESCENZA
DELLA SOCIALDEMOCRAZIA EUROPEA
di Duccio Trombadori 
Caro Curzi,
la coraggiosa protesta di tanti italiani vecchi e giovani, unitasi alle grida di chi condanna la sporca guerra della Nato e la passiva acquiescenza dei governanti italiani ci dà la misura di quante risorse morali siano disponibili per combattere con efficacia quel ‘pensiero unico’ che si vorrebbe imporre alla coscienza e allo spirito pubblico del nostro paese.
E’ una mobilitazione spontanea, che parte dal cuore degli uomini prima ancora che dalle idee, per la ripulsa istintiva della violenza e per l’offesa recata all’intelligenza dallo spudorato spettacolo di menzogne quotidianamente ammannito dai responsabili politici e dalla informazione ufficiale.
Loscandalo infatti consiste in ciò: che una civiltà democratica e della libera circolazione delle idee, quale la nostra presume e pretende di essere, continua a presentare questa sciagurata impresa contro la Jugoslavia di Milosevic come un ‘intervento umanitario’ e non invece come un piano di espansione imperiale che deve portare la Nato al controllo totale dell’area balcanica liquidando ogni residua posizione di indipendenza nazionale.
Tutti sappiamo come i popoli della Jugoslavia hanno eroicamente difeso la loro autonomia negli anni della guerra fredda, sia dall’Est che dall’Ovest.
E ricordiamo con quale determinazione il comunista Tito seppe dire di No a Stalin collocandosi tra Usa e Urss in una politica che poi tanto ha giovato all’ equilibrio e alla pace tra i popoli. 
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Oggi non esiste più una ‘minaccia’ dall’Est, e certi signori ad Ovest debbono aver pensato di poter agire a loro piacimento.
Il progressivo appoggio dato allo smembramento territoriale della ex Jugoslavia si basa proprio sul principio ‘etnico’ contro il quale invece si afferma di voler combattere: gli sloveni con gli sloveni, i croati con i croati, gli albanesi con gli albanesi, i serbi con i serbi, eccetera, eccetera.
Non deve sfuggire infatti che la repubblica jugoslava a maggioranza serba, guidata da Milosevic, si richiama ad un principio statuale federale e non razziale.
E’ la propaganda infame della Nato a chiamare ‘serbo’ l’esercito jugoslavo(nel quale sono attivi elementi di varia nazionalità, compresa l’albanese) mentre non si chiamano così tra loro neppure i più fanatici guerriglieri di Arkan.
Siamo dunque ad un insopportabile travisamento dei fatti che rende ancora più ingiusta e odiosa la vile carneficina compiuta dai ‘signori della guerra’ ai danni di popolazioni inermi e impossibilitate a reagire.
L’operazione Nato, condotta in nome del ‘separatismo’, si sposa con le mire del peggiore nazionalismo serbo, il quale vuole andare ben oltre la politica di Milosevic e condivide la logica spartitoria su basi ‘etniche’ della Jugoslavia.
Ne vedremo delle belle.
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Ancora maggiore è dunque la riprovazione verso i governi europei che hanno condiviso questa politica distruttiva, contrai agli interessi dell’Europa, della pace e dello sviluppo, perché alimenta le spinte alla frammentazione e agli odii di tutti i generi nel continente.
Permettimi a questo punto caro Curzi di ricordare ai lettori del tuo giornale come sia necessario in questi frangenti delicati ed estremi individuare bene i responsabili giudicandoli per le loro intenzioni e per ciò che effettivamente rappresentano.
Assistiamo di questi tempi al drammatico coinvolgimento nella sporca guerra di esponenti socialdemocratici, liberalsocialisti, radicaldemocratici e perfino di comunisti.
Quale nome dare alla cieca acquiescenza che porta uomini e forze dal nobile passato ad assumere una così rovinosa responsabilità politica?
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Ho visto in queste settimane di protesta e di lotta campeggiare sovente tra la folla striscioni e manifesti accoppianti il nome della Nato, o di Clinton, o di D’Alema, al simbolo triste della croce uncinata di Hitler o a quello famigerato delle SS nazionalsocialiste.
Se posso comprendere lo stato d’animo, non posso condividere il giudizio contenuto in quei simboli di denuncia e condanna che lasciano pensare all’erronea campagna contro il ‘socialfascismo’ condotta dai comunisti in difesa dell’ Urss, e possono fuorviare il giudizio sui caratteri ben più inquietanti e inediti dell’attuale conflitto. La guerra odierna infatti non è come nella Europa di allora una guerra degli ‘stati autoritari’ contro le ‘democrazie liberali’. La guerra odierna è combattuta dalle ‘democrazie occidentali’ contro tutto ciò che non si adegua o non risponde a regole da esse riconosciute come principi di diritto. I nostri governanti bontà loro ritengono di essere nel giusto quando concorrono alla macelleria. E si sentono nel giusto tanto quanto quei soldati ‘yankee’ persuasi di agire secondo il volere di Dio quando uccidono donne e bambini (è noto il motto ‘God  is American’).
Non è dunque lo spirito ‘fascista’ che anima gli attacchi dei bombardieri Usa che tanto esaltano i commentatori di casa nostra, ispirano la ineffabile radicale Emma Bonino, il ghandiano Marco Pannella, il giustiziere Di Pietro, il buonista Prodi e il neo socialdemocratico Umberto Ranieri, tra gli altri zelatori della campagna antijugoslava.
Essi probabilmente si ritengono antifascisti ‘puri’, democratici consonanti con la politica e la cultura ‘liberal’ americana, e in qualche maniera pensano pure di rispondere a una missione di ‘civiltà’.
Questo abbozzo di psicologia politica diffusa tra le nuove élites del nostro paese è sicuramente approssimativo ma non è esagerato.
La cultura che sembra distinguere i dirigenti del ‘socialismo europeo’ rispetto al loro più recente passato consiste proprio nella totale adesione al modello di ‘civiltà democratica’ disegnato negli Usa, con i suoi connotati ‘liberal’ e la relativa aggressività imperiale che lo distingue.
E’ del tutto evidente che quando si identifica la ‘libertà’ nel modo di vita e nel sistema politico di un paese (nella fattispecie gli Usa)ci si sente in diritto conseguente di esportarla anche con la forza qualora ragioni di ‘ingerenza umanitaria’ ne reclamino l’urgenza.
Ricordiamoci con quale atteggiamento di simpatia venne accolta in certi ambienti la rozza ma eloquente mentalità di un film come ‘Air Force One’ dove un presidente ‘buonista’ faceva piazza pulita dei ‘cattivi’, dei ‘terroristi’, dei ‘comunisti incalliti’, et similia.
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Non sono dunque ‘socialfascisti’ i nostri liberalsocialisti, i nostri radicali, i nostri neosocialdemocratici che in Europa gareggiano con gli strateghi Nato a chi prende la mira più giusta contro il regime di Milosevic.
Non c’è in loro la tracotanza che dava ai governi di Hitler e Mussolini una immagine vanagloriosa di potenza europea,
Essi sono piuttosto inerti e inconsapevolmente succubi sul piano ideologico e politico di fronte a ragion imperiali che li sovrastano, e li usano e li spingono a lavorare contrariamente agli interessi del proprio paese.
All’ epoca della dura polemica con l’Urss, i cinesi di Mao coniarono a ragion veduta per certi comportamenti di complice sudditanza il termine di ‘social-imperialismo’. 
Ed io ritengo che fatte le dovute proporzioni sarebbe più opportuno chiamare ‘social-imperialisti’ tutti i pappagalli che si ostinano a fare le mosche cocchiere della attuale strategia Nato, persuasi di combattere una battaglia di principio in nome della Dea Libertà.
Augurandomi sempre un rinsavimento prossimo dei governi europei, nell’interesse primario dell’Italia e della pace, vorrei ancora una volta mandare un augurio al popolo jugoslavo, alla sua tenace resistenza contro gli aggressori, associandomi alla crescente richiesta di sospensione delle attività militari per l’avvio di vere trattative di pace e stabilità nei Balcani.
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dafponcletra · 10 months ago
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Posiblemente una de las tramas más importantes de lore aunque sea secundaria es el tema de las guerras mágicas, todo lo que pasó en la tierra antes de la fundación de Simul.
Justo luego de la segunda guerra mundial se estaban dando los primeros pasos de la guerra fría, sin embargo, todo el daño y destrucción de las batallas anteriores hicieron que muchos seres de cualidades sobrenaturales, ya sean de folklor, seres de otros mundos o universos, o simplemente criaturas cuya naturaleza no era fiel a la ciencia, empezaron a romper su anonimato para salir a la luz pública.
Criaturas de toda clase que se creían simples leyendas se revelaban con algo que siempre existió y que ahora que vieron el caos de los humanos, querían asegurarse de no comprometer el mundo que ellos veían como un refugio. Como es de esperarse, esto causó muy diversas reacciones de la humanidad, la mayoría negativas, hasta que en ciertas naciones como China, Alemania Occidental, la URSS, Argentina, Yugoslavia y demás naciones balcanicas, etc se vio a las especies como una amenaza la cual debía ser tratada a toda costa, lo que significó genocidios qué terminaron en guerras donde dependía del país, los humanos lograban su objetivo o las sociedades que les tomó siglos crear, colapsaban por las pérdidas contra seres sobrenaturales.
Otros lugares como México, Japón, Reino Unido, Brasil, Francia, Italia y en especifico, Estados Unidos, se mantenían neutrales a las criaturas e incluso se les invitaba a formar parte de la sociedad. En algunos países esto sí se logró dando pie a una multicultura nunca antes vista, aunque siempre existían los movimientos radicales qué se oponian a esta idea, sobre todo en EEUU quien empezó a tener problemas con tres individuos los cuales estaban pulsando a la gran nación a entrar en una guerra secreta. Estos eran los trillizos Aram, Jeff y Cupa.
Tras esto, las tensiones eran mayores, más países estaban en guerras qué o ganaban como Yugoslavia o la Unión Soviética, o perdían de forma estrepitosa como China o India. En algunos casos, muchos seres sobrenaturales debían volver al secretismo, era muy común que comunidades indígenas, grupos humanos aislados de la sociedad, entre otros, brindaran refugio a estos seres a cambio de protección contra otros humanos e incluso gobiernos, los cuales crearían grupos paramilitares dedicados al exterminio, los cuales llegaban al límite de arrasar comunidades humanas enteras para cazar a un solo objetivo.
Culturalmente, también fue un caos de sobremanera. En Reino Unido, la multicultura se manejo de buena manera, era común incluso ver a estas criaturas como famosos, profesionales e incluso política, pero en otras naciones el Apartheid tuvo un resurgimiento mucho más violento que el entre etnias humanas. El Vaticano por su parte, se atrevió a abrir las puertas de sus templos a los sobrenaturales, incluso dándoles el derecho al bautizo, lo cual trajo mucha controversia y fragmentacion en la religión, dando consigo una cantidad incontable de iglesias protestantes de índole supremacistas. Y en la Unión Soviética, fue un caso único.
China había colapsado y el gigante asiático se fragmento en decenas de naciones pequeñas donde incluso los seres mágicos formaban mayoría. Eso causó paranoia en sus vecinos rusos, por lo que trataron de mitigar y oprimir cualquier grupo sobrenatural para evitar un levantamiento, entre ellos estaban los aquelarres de brujas, las cuales fueron las que guardaron mayor rencor y tras varios exterminios a manos de los soviéticos, tomaron su venganza en los últimos años de las guerras mágicas, donde un enorme grupo de brujas invadió Berlín y el kremlin con la idea de traer abajo al gobierno. La federación así como la KGB intentaron censurar estos disturbios incluso creando la fachada de un golpe de estado, lo cual no fue exitoso, ya que tras la muerte del líder de la nación a manos de una madre bruja. Trayendo consigo, la desintegración del estado.
Estados Unidos, viendo como el que era su mayor aliado en las guerras mágicas, desapareció de forma dolorosa. Optó por pactar un alto al fuego con sus enemigos locales, lo cual trajo consigo la creación de un estado 100% conformado por ciudadanos mágicos, este se trató de Simul, la nación donde toda la historia transcuye. Aunque no se quedaron de manos cruzadas y junto a una poderosa familia de humanos que buscaban la recuperación del dominio humano llamados los Ronserot, crearon una arma biológica para un ataque sorpresa a Simul, esta arma se trataba de Zaida, una chica cuyos poderes consistían en mutar y controlar cualquier ser multicelular. Sin embargo, aunque su creación fue un éxito, su misión no lo fue ya que Zaida tras escapar de su cautiverio, empezó a dominar desde Washington hasta la mitad de EEUU creando consigo una nueva nación formada por mutantes y seres biológicamente alterados, la cual al instante cerró sus fronteras al mundo y llenó el planeta de terror e incertidumbre de lo que Zaida pueda tramar en su nuevo gran imperio.
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carmenvicinanza · 2 years ago
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Cristina Donati Meyer l’artivista
https://www.unadonnalgiorno.it/cristina-donati-meyer-lartivista/
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L’arte e le idee impegnate e innovative sono “divisive” per natura, non devono piacere a tutti, devono indurre le persone al dubbio, alla riflessione. Le certezze granitiche sono patrimonio di menti poco elastiche e curiose.
Cristina Donati Meyer, l’ARTivista, come si definisce, con le sue opere denuncia problemi sociali.
È fautrice di “una forma d’arte non addomesticabile, non comoda e non adagiata sui sofà delle gallerie rinomate”.
Nata a Milano nel 1985, da una famiglia di origini ebraiche, ha frequentato l’Istituto d’Arte Rudolf Steiner e l’Accademia di Belle Arti di Brera che ha, successivamente, lasciato.
Si definisce ARTivista perché ogni sua opera ha un contenuto di denuncia sociale. Tratta temi forti come l’immigrazione, il razzismo, l’ambiente, la violenza sulle donne.
Lavoro estetico e onirico, pittorico e materico, contaminano il suo impegno sociale ed etico.
Diverse le tecniche che utilizza per mandare i suoi messaggi al mondo. Oltre alla street art, con graffiti e stencil, realizza affissioni, performance e installazioni dal forte impatto emotivo.
Tra le sue performance più famose ricordiamo La morte della sposa del 2013, in cui è rimasta appesa in abito da sposa a Porta Romana per rappresentare le vittime di femminicidio.
Ha colorato con un colorante alimentare rosa acceso parte della Darsena, per ricordare che le donne esistono, non solo in l’otto marzo.
La sua opera Europa, affissa nel 2018 sui muri di piazza San Babila in occasione dell’incontro tra Salvini e Orban, è nata per rendere omaggio a tutte le vittime della rotta balcanica che speravano in un futuro migliore in Europa.
Una delle installazioni che ha destato più scalpore è stata quella sulla statua di Indro Montanelli a cui ha aggiunto, sulle gambe il fantoccio di una bambina eritrea. Qualche settimana prima anche Non Una di Meno aveva protestato contro la statua, colorandola con della vernice rosa.
Nel periodo della prima ondata di Covid-19, ha portato all’attenzione pubblica temi come la drammatica situazione delle RSA e dei tagli alla sanità lombarda.
Ha dedicato anche un’affissione alla comunità cinese in Italia, ingiustamente accusata di aver portato il virus nel nostro Paese e vittima di atti di razzismo.
L’installazione Le donne afghane ringraziano, raffigura una donna afghana crocifissa.
E ancora, gli ‘Umarell dell’Afghanistan’ che ritrae Europa e Stati Uniti come due anziani intenti a guardare un cantiere che rappresenta lo stato dell’Afghanistan, nel cui interno si vedono scene di guerra e abbandono.
Le sue opere si trovano affisse essenzialmente sui muri di Milano, ma si possono ammirare anche in qualche altra città italiana.
Alcune sono state vandalizzate o rimosse, perché considerate scomode.
La sua avversione principale è stata per Matteo Salvini che ha ritratto, quando era Ministro dell’Interno, in versione Robocop, con manganello alla mano, che arrivava dal mare. Mentre eseguiva la sua performance è stata identificata dalla Digos e interrotta dalla Polizia.
‘Una pisciata vi seppellirà’, subito distrutta, ritraeva due bambini intenti a orinare sugli stivali di Salvini nelle vesti di un gerarca fascista.
Subito dopo il risultato delle elezioni politiche del 2022, sui muri dei Navigli, a Milano, è comparsa l’opera Sfracelli d’Italia in cui Giorgia Meloni, leader dei Fratelli d’Italia, in tenuta da boxe, prende a pugni l’Italia dei diritti che è rappresentata da una donna dipinta di bianco, rosso e verde ricoperta dalle scritte inclusività, aborto, stabilità climatica, diritti Lgbtqia+ e così via.
“Non è sufficiente essere donna per rappresentare una novità al governo del Paese – ha commentato. Occorrerebbe pensare da donna e avere a cuore le conquiste del movimento femminile, non avere in mente unicamente fattrici che non possono abortire e soldatesse per la patria, annichilendo tutti i diritti a fatica conquistati dalle donne“.
Cristina Donati Meyer sa di doversi guardare le spalle, è stata più volte segnalata, minacciata, intimorita, ma continua a urlare il suo dissenso con le sue opere.
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pier-carlo-universe · 19 days ago
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Rexhep Shahu: La voce poetica della sofferenza e della speranza. A cura di Alessandria today
Un tributo di Alessandria Today al poeta albanese che intreccia dolore, memoria e resilienza nei suoi versi.
Un tributo di Alessandria Today al poeta albanese che intreccia dolore, memoria e resilienza nei suoi versi. Biografia dell’autore: Rexhep Shahu Rexhep Shahu, nato nel 1960 tra Kukës e Prizren, è uno dei più autorevoli poeti e intellettuali albanesi contemporanei. Laureato in Lingua e Letteratura presso l’Università di Scutari, ha dedicato la sua vita alla cultura e alla poesia. La sua carriera…
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salvo-love · 3 years ago
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https://www.repubblica.it/politica/2022/03/29/news/ucraina_lega_fedriga_fermare_altri_migranti_africa_rotta_balcanica-343220181/
l'Italia non può e non deve accogliere tutti i #migranti economici e climatici del mondo intero ! I grandi numeri di #sbarchi di #clandestini continui sulle coste italiane e di arrivi continui dal confine del nord-est, #RottaBalcanica , di migranti economici e climatici per il 95% maschi, giovani e finti minorenni porteranno a #scontri e #battaglie sociali ingestibili tra i sempre più poveri e indigenti italiani, circa 7 milioni, e questi migranti, che non sono #rifugiati, come gli #ucraini, siriani, ma gente che è in cerca di nuove opportunità di vita migliore, che l'Italia NON può offrire, perché NON è in grado nemmeno di affrontare e risolvere i #problemi dei 7 milioni di Italiani poveri e indigenti suddetti soprattutto adesso, in piena #guerra in Ucraina, per i cui effetti l'economia e il PIL italiani sono in seria e grave difficoltà. l'Italia non non può fare il benefattore, il servizio servizi sociali sostituendosi all'ONU e ALL'ACHNUR e l'accogliente solidale con i soldi e le risorse che NON ha ! Basta vedere il proliferare delle baby gang composte da figli di immigrati, che ogni giorno in tutta Italia creano guerriglia e di centinaia di migliaia di spacciatori immigrati che DELINQUONO e rendono insicure le città italiane impunemente ! Questo NON è #buonismo, nemmeno #solidarietà, neanche #accoglienza, ma è soltanto creare le #basi e le condizioni di una #invasione di #disperati che animeranno una guerra sociale tra #poveri e disperati. I #governi italiani riflettano su tutto questo e pongano fine a tutto questo, prima che sia troppo tardi !!!
https://www.repubblica.it/politica/2022/03/29/news/ucraina_lega_fedriga_fermare_altri_migranti_africa_rotta_balcanica-343220181/
l'Italia non può e non deve accogliere tutti i #migranti economici e climatici del mondo intero ! I grandi numeri di #sbarchi di #clandestini continui sulle coste italiane e di arrivi continui dal confine del nord-est, #RottaBalcanica , di migranti economici e climatici per il 95% maschi, giovani e finti minorenni porteranno a #scontri e #battaglie sociali ingestibili tra i sempre più poveri e indigenti italiani, circa 7 milioni, e questi migranti, che non sono #rifugiati, come gli #ucraini, siriani, ma gente che è in cerca di nuove opportunità di vita migliore, che l'Italia NON può offrire, perché NON è in grado nemmeno di affrontare e risolvere i #problemi dei 7 milioni di Italiani poveri e indigenti suddetti soprattutto adesso, in piena #guerra in Ucraina, per i cui effetti l'economia e il PIL italiani sono in seria e grave difficoltà. l'Italia non non può fare il benefattore, il servizio servizi sociali sostituendosi all'ONU e ALL'ACHNUR e l'accogliente solidale con i soldi e le risorse che NON ha ! Basta vedere il proliferare delle baby gang composte da figli di immigrati, che ogni giorno in tutta Italia creano guerriglia e di centinaia di migliaia di spacciatori immigrati che DELINQUONO e rendono insicure le città italiane impunemente ! Questo NON è #buonismo, nemmeno #solidarietà, neanche #accoglienza, ma è soltanto creare le #basi e le condizioni di una #invasione di #disperati che animeranno una guerra sociale tra #poveri e disperati. I #governi italiani riflettano su tutto questo e pongano fine a tutto questo, prima che sia troppo tardi !!!
l'Italia non può e non deve accogliere tutti i #migranti economici e climatici del mondo intero ! I grandi numeri di #sbarchi di #clandestini continui sulle coste italiane e di arrivi continui dal confine del nord-est, #RottaBalcanica , di migranti economici e climatici per il 95% maschi, giovani e finti minorenni porteranno a #scontri e #battaglie sociali ingestibili tra i sempre più poveri e indigenti italiani, circa 7 milioni, e questi migranti, che non sono #rifugiati, come gli #ucraini, siriani, ma gente che è in cerca di nuove opportunità di vita migliore, che l'Italia NON può offrire, perché NON è in grado nemmeno di affrontare e risolvere i #problemi dei 7 milioni di Italiani poveri e indigenti suddetti soprattutto adesso, in piena #guerra in Ucraina, per i cui effetti l'economia e il PIL italiani sono in seria e grave difficoltà. l'Italia non non può fare il benefattore, il servizio servizi sociali sostituendosi all'ONU e ALL'ACHNUR e l'accogliente solidale con i soldi e le risorse che NON ha ! Basta vedere il proliferare delle baby gang composte da figli di immigrati, che ogni giorno in tutta Italia creano guerriglia e di centinaia di migliaia di spacciatori immigrati che DELINQUONO e rendono insicure le città italiane impunemente ! Questo NON è #buonismo, nemmeno #solidarietà, neanche #accoglienza, ma è soltanto creare le #basi e le condizioni di una #invasione di #disperati che animeranno una guerra sociale tra #poveri e disperati. I #governi italiani riflettano su tutto questo e pongano fine a tutto questo, prima che sia troppo tardi !!!
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lorenzospurio · 5 years ago
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"Antologia di Poeti contemporanei dei Balcani" a cura di Paolo Maria Rocco ed Emir Sokolović
“Antologia di Poeti contemporanei dei Balcani” a cura di Paolo Maria Rocco ed Emir Sokolović
A continuazione si  segnala la recente pubblicazione di poesia Antologia di poeti contemporanei dei Balcani (LietoColle Editore, Faloppio, 2019, pp. 289) a cura di Paolo Maria Rocco e Emir Sokolović che contiene (diciotto poeti dalla Slovenia alla Macedonia con testo italiano a fronte, riportando alcuni testi degli stessi curatori.
  La bellezza del fare
di Paolo Maria Rocco  
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«Questo è un libro…
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Verona: Il Festival del giornalismo 2023
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Verona: Il Festival del giornalismo 2023. Dal 5 al 27 maggio torna in città e provincia l’evento dedicato al mondo dell’informazione, giunto alla terza edizione. Ambiente e sostenibilità, migrazioni sulla rotta balcanica, la guerra in Ucraina, l’Afghanistan e la condizione della donna in Iran, le discriminazioni di genere nel calcio e il rapporto tra sport e diritti umani, le criminalità organizzate e la lotta alle mafie. Ma anche il futuro dell’informazione locale, l’informazione ambientale, i nuovi scenari radiofonici, il diritto all’informazione da parte dei cittadini, sono temi che avranno spazio durante gli incontri in programma. Alcuni appuntamenti verranno inoltre riconosciuti dall’Ordine dei Giornalisti del Veneto come incontri formativi e deontologici. La manifestazione si inaugurerà ufficialmente venerdì 5 maggio alle ore 10.00 al Polo Santa Marta dell’Università di Verona in via Cantarane 24, con la presenza delle autorità cittadine. Primo incontro che vede il coinvolgimento degli studenti e la consegna del premio dedicato ad Antonio Spadaccino per il miglior giornalista under 30 di una testata veronese, fra quelli segnalati dalle stesse redazioni. Alle 10.45 l’Incontro con Tommaso Ferrari, assessore alla Transizione ecologica, Ambiente, Mobilità dal titolo “Comunicare la crisi ambientale: Come e perché farlo”. Modera l’incontro il direttore de “La Cronaca di Verona”, Maurizio Battista e a seguire, alle 11.15,"Verso l'impatto zero", incontro con Antonio Disi di ENEA e Letizia Palmisano, giornalista ambientale ed ecoblogger con la moderazione della giornalista Giovanna Girardi. Gli studenti che parteciperanno all’evento potranno raccogliere un credito formativo universitario (CFU). Il Festival del Giornalismo proseguirà poi nel pomeriggio e nella sera di venerdì 5 maggio, presso il Palazzo della Dogana in via Dogana 6, Verona. Alle ore 17.00 il professore dell’Università degli Studi di Verona Gilberto Lonardi, il giornalista del “Corriere della Sera”, “Il Foglio” e “Tuttosport” Francesco Caremani, il direttore della “Gazzetta di Parma” Claudio Rinaldi e Lorenzo Longhi, giornalista di “Avvenire”, “L’Unità” e del “Corriere dello Sport-Stadio”, dialogheranno in “L’eredità di Gianni Brera a trent’anni dalla sua scomparsa”. Modera l’incontro il giornalista Lorenzo Fabiano. L’incontro è aperto al pubblico, ma darà diritto, ai giornalisti presenti che si saranno iscritti sull’apposita piattaforma, ad alcuni crediti formativi. A seguire, alle 19.00, Marco Siragusa, dottore di ricerca in Studi internazionali, giornalista e collaboratore con East Journal e Nena News Agency, parlerà dell’attualità in area balcanica in “I Balcani occidentali sulla linea di confine”. Coautore dei libri “Capire i Balcani Occidentali” e “Capire la Rotta Balcanica”, editi da Bottega Errante Editore, Siragusa è vicepresidente di Meridiano 13 APS. Dialoga con lui Jacopo Rui dell’associazione One Bridge to Idomeni. Modera l’incontro la giornalista di “Nigrizia” Jessica Cugini. L’incontro conclusivo della prima giornata di Festival sarà quello alle 21.15 con il giornalista di “La Repubblica”, viaggiatore, scrittore e saggista Paolo Rumiz dal titolo “A trent’anni dal conflitto nei Balcani, un’altra guerra scuote l’Europa”. Modera il giornalista Ernesto Kieffer. Gli incontri della mattina di sabato 6 maggio tornano nuovamente al Polo Santa Marta dell’Università degli studi di Verona, aula SMT1, invia Cantarane, 24, con “Raccontare la verità” alle ore 10.00, dedicato ai professionisti dell’informazione, con la possibilità di ottenere 5 crediti deontologici del Sindacato Giornalisti del Veneto, che sarà registrato nella piattaforma SiGef. L’incontro, con la presentazione a cura di Tiziana Cavallo, sarà dedicato alle modalità contemporanee di informazione, e vedrà ospiti Marta Milani, docente di Pedagogia generale e interculturale dell’Università degli Studi di Verona, Monica Andolfatto del Sindacato Giornalisti del Veneto, e giornalista de “Il Gazzettino”, Giuseppe Giulietti di Articolo 21, Laura Nota professoressa ordinaria di Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione nel Dipartimento di Filosofia, pedagogia e psicologia applicata (FISPPA), e Roberto Reale, giornalista, scrittore e caporedattore alla Rai del Veneto, nonché vicedirettore della Testata Giornalistica Regionale, del Tg3 e di Rai News 24. L’incontro è aperto al pubblico, ma darà diritto, ai giornalisti presenti che si saranno iscritti sull’apposita piattaforma, ad alcuni crediti formativi mentre gli studenti che parteciperanno all’evento potranno raccogliere un credito formativo universitario (CFU). Nella seconda metà della giornata di sabato 6 il Festival si sposta di nuovo Palazzo della Dogana in via Dogana 6. Alle 17.00 la tavola rotonda “Il futuro dell’informazione locale”, con la moderazione del direttore di Pantheon e Verona Network Matteo Scolari, e gli ospiti Monica Andolfatto del Sindacato Giornalisti del Veneto e giornalista de “Il Gazzettino”, Alessandro Russello, direttore del “Corriere Veneto”, Massimo Mamoli, direttore de “L’Arena” e Giuliano Gargano, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto. Alle 18.30 Annalisa Camilli, giornalista di “Internazionale” e Marta Ottaviani de “L’Avvenire” e “La Stampa” interverranno nell’incontro dal titolo: “Ucraina, Russia, Europa”. Partecipa per Memorial Italia Stefano Aloe, professore di slavistica dell’Università di Verona. Modera l’incontro il giornalista Stefano Verzé. La giornata di sabato 6 si conclude con l’incontro delle 21.15 “Il diritto di informare ed essere informati” con Fulvio Giuliani, direttore de “La Ragione” ed ex direttore di RTL 102,5, e Cristopher Cepernich, Sociologo dei media e dei fenomeni politici al Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino. La moderazione dell’incontro è a cura della direttrice di Heraldo Elena Guerra. Il Festival prosegue con gli incontri di domenica 7 maggio sempre presso la Dogana di Terra. In mattinata ci si confronterà sul tema “Sport e diritti umani, un rapporto (im)possibile". Alle ore 10.00. in particolare, si inizierà con l’incontro dal titolo “Le discriminazioni di genere nel calcio” con la giornalista de “Il Corriere della Sera” Alice Scaglioni e Marco Giani della Società italiana Storia dello Sport, autore del saggio Storia di un pregiudizio e di una lotta. Modera la giornalista Francesca Castagna. A seguire, alle 11.30, Riccardo Cucchi, storico radiocronista di “Tutto il calcio minuto per minuto” e Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, si confronteranno sul tema Dopo il Mondiale in Qatar ’22 quale rapporto fra calcio e diritti umani?” Modera il giornalista Alessandro Bonfante. L’incontro è aperto al pubblico, ma darà diritto, ai giornalisti presenti che si saranno iscritti sull’apposita piattaforma, ad alcuni crediti formativi. Alle 17.00 la giornata prosegue con l’incontro dal titolo “Il rapporto complesso fra donne e politica, oggi” e che vedrà ospiti la giornalista Fabiana Martini, portavoce di Articolo 21 - Friuli Venezia Giulia, Nicoletta Apolito, media analyst ed esperta di comunicazione digitale al Centro Studi Interculturali dell’Università di Verona, Veronica Atsisogbe, vice presidente del Consiglio comunale di Verona e Francesca Toffali, ex assessora della Giunta Sboarina. Modera il giornalista Luca Perrino. La giornata di domenica si conclude con due interessanti eventi: alle 18.30 il giornalista di “Internazionale” e di “Vaticaninsider” Francesco Peloso si confronterà con Alessandro Zaccuri, giornalista di “Avvenire”, a proposito di “Vaticano, Annus Domini 2023”. Modera la giornalista di Telepace Francesca Martini. Alle 21.00 Hana Namdari, giornalista di "Independent Persia”, insieme all’attivista Pegah Moshir Paor e alla docente di geografia e referente di cooperazione internazionale dell’Università degli Studi di Verona Emanuela Gamberoni, terranno l’incontro su “Le donne nell’Iran di oggi e di domani”. Modera la giornalista Tiziana Cavallo. Il festival chiuderà i battenti, almeno nella sua parte cittadina, nella serata di lunedì 8 maggio alle 21.00 con “Il museo del futuro”, con Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze, al Teatro Nuovo di Verona, piazza Francesco Viviani 10. Modera l’incontro la giornalista del TG3 Regionale Veneto Elena Chemello. L’evento gode del supporto del Teatro Stabile di Verona e di Allegrini. La manifestazione si sposterà poi in provincia con gli appuntamenti dell’Extra Festival, in modo tale da poter coinvolgere nel progetto culturale di Heraldo non solo il capoluogo, ma anche alcuni centri importanti della provincia di Verona, che hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa. L’Extra Festival si inaugurerà mercoledì 10 maggio a Caprino Veronese con l’incontro, alle ore 20.30 “La montagna disincantata. Ripensare il futuro di un territorio a misura d’uomo e di ambiente”. Interverranno la giornalista professionista di “La Repubblica” ed esperta di storytelling per un turismo sostenibileManuela Mimosa Ravasio, la filosofa, vice-presidente dell’International Society of Zooanthopology, Manuela Macelloni, e Anna Sustersic, giornalista pubblicista, cofondatrice di Natcom, e consulente del Parco Nazionale dello Stelvio. Modera l’incontro il giornalista Riccardo Verzé. L’incontro è aperto al pubblico, ma darà diritto, ai giornalisti presenti che si saranno iscritti sull’apposita piattaforma, ad alcuni crediti formativi. Giovedì 11 maggio a Legnago, nel Teatro Salieri alle ore 21.00, si terrà il reading-spettacolo “Il genio di Salieri”, a cura di Piero Maranghi e Leonardo Piccinini. L’evento sarà registrato e andrà in onda su Sky Arte nelle settimane successive all’evento. A seguire i due giornalisti si confronteranno, incalzati dalle domande della giornalista Valentina Burati sulla situazione attuale del giornalismo musicale in Italia. Terzo appuntamento di Extra Festival a Povegliano Veronese, nella Villa Balladoro, venerdì 12 maggio alle ore21.00 dedicato alle “Mafie a Nordest: il dovere di informare”. Si confronteranno il giornalista freelance e Presidente dell’Osservatorio ambiente e legalità del Veneto Gianni Belloni, Luana De Francisco, giornalista de “L’Espresso” e “Il Messaggero Veneto”, e Pierpaolo Romani, Presiente di Avviso Pubblico. Modera il giornalista Luigi Grimaldi. L’incontro è aperto al pubblico, ma darà diritto, ai giornalisti presenti che si saranno iscritti sull’apposita piattaforma, ad alcuni crediti formativi. Sabato 13 maggio alle ore 18.30 nella Chiesa romanica di Sant'Abbondio in via Castello, località Motta di San Bonifacio, il giornalista de “La Stampa” Domenico Quirico, con l’antropologa Elena Dak e la giornalista indipendente Barbara Schiavulli fondatrice di RadioBullets, presenteranno “Non dimenticare l’Afghanistan”. Modera il giornalista Matteo Dani. L’incontro è aperto al pubblico, ma darà diritto, ai giornalisti presenti che si saranno iscritti sull’apposita piattaforma, ad alcuni crediti formativi. A Bardolino domenica 14 maggio presso la Villa Carrara-Bottagisio alle 18.30 si terrà l’incontro a proposito de “Il nuovo rinascimento radiofonico” con la conduttrice radiofonica Sara Zambotti e Massimo Cirri, radiospeaker del programma RAI “Caterpillar”.  La moderazione è a cura del giornalista Giorgio Vincenzi. L’incontro è aperto al pubblico, ma darà diritto, ai giornalisti presenti che si saranno iscritti sull’apposita piattaforma, ad alcuni crediti formativi. Venerdì 26 maggio alle 20.30, si tornerà nuovamente a Verona, al Cinema Nuovo San Michele, con la proiezione del documentario del regista Valerio Ciriaci Stonebreakers (2022), incentrato sui fatti conseguenti alle manifestazioni Black Lives Matters negli Stati Uniti e alla distruzione dei monumenti storici di personaggi simbolo della tradizionale storia americana. Oltre alla presenza del regista, in sala anche la professoressa associata di discipline demoetnoantropologiche dell’Università degli studi di Verona, Stefania Pontrandolfo. Modera l’incontro il giornalista Francesco Bommartini. Sabato 27 maggio si chiuderà definitivamente la terza edizione del Festival del Giornalismo con l’incontro “L’importanza della consapevolezza finanziaria per il cittadino di oggi” che si terrà alle 18.30 presso la Casa Sartori 1898 (Villa Maria) di Negrar. Ospiti Luciano Canova, economista, divulgatore scientifico e saggista, Stefano Tenedini, giornalista e direttore de “L’Adige” ed Eleonora Vallin giornalista economica. Modera il giornalista Mario Marchi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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sguardimora · 4 years ago
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È una scena immersa nell’oscurità quella abitata dalle figure di Tutto Brucia. Siamo in teatro, finalmente, per la residenza creativa del nuovo progetto di Motus che ci mostra una prima tappa del lavoro in attesa del lontano debutto previsto in autunno. Torna alla tragedia antica Motus e lo fa approdando a Le Troiane, testo che amplifica ancora di più il tema del lutto e del rito funebre già presente nel precedente lavoro sull’Antigone. Dalla tragedia all’orazione, da una donna che lotta contro il potere maschilista e militarista che distingue la cultura greca del V secolo a un gruppo di donne che attraverso il lamento condannano quelle stesse leggi violente. L’intreccio è noto: abbandonate su una spiaggia, mentre dietro la loro città è in fiamme, le donne di Troia sono prigioniere in attesa di essere vendute come schiave ai vincitori. E non c’è altro spazio che per il lamento: per le perdite subite, per le violenze e le atrocità senza scopo che ancora sono perpetrate su di loro dai greci, per l’insensata crudeltà della guerra.
Tra terra e cenere, in un paesaggio cyberpunk post-apocalittico fatto di scheletri di un nero che sembra petrolio e di laser luminosi che, come resti di fiaccole dell’antropocene, fendono il buio, si muovono le figure che abitano la scena di Tutto Brucia. Silvia Calderoni e Stefania Tansini attraversano le molteplici figure della tragedia immerse nelle sonorità travolgenti di R.Y.F. (Francesca Morello) che come il deus ex machina della tragedia scandisce e a tratti determina lo svolgimento dell’azione.
Si muovono sulla scena tracciando i passi di donne ferite ma rabbiose, facendo emergere una scrittura scenica che amalgama perfettamente l’aspetto più dolorosamente lirico delle troiane di Euripide e quello più disperatamente rabbioso che caratterizza le troiane nell’adattamento che ne fece Sartre nel 1964. Così Ecuba/Calderoni trascina disperatamente il suo corpo aggrappandosi a un bastone mentre Cassandra/Tansini danza perturbante evocando il dramma che verrà. E ancora Andromaca/Calderoni illuminata dal rosso che penetra da una tenda di fortuna lamenta il triste destino di regina emblema del focolare domestico ridotta a schiava in un paese straniero. E di nuovo Andromaca/Tansini soffre per l’estremo gesto crudele e barbaro dell’esercito greco che getta il piccolo Astiannatte ancora in fasce dalle mura della città.
Sono forti gli echi delle violenze e delle barbarie odierne a tratti evocate nelle brevi frasi che vengono scagliate come per andare a comporre un manifesto di accusa, quel manifesto che aveva composto lo stesso Sartre per condannare ogni guerra imperialista sostituendo, nella sua attualizzazione del testo antico, i Greci conquistatori dei barbari con l’Europa, per non dire l’Occidente tutto.
«Hommes de l’Europe, vous méprisez l’Afrique et l’Asie et vous nous appelez barbares, je crois, Mais quand la gloriole et la cupidité vous jettent chez nous, vous pillez, vous torturez, vous massacrez.»
faceva gridare Sartre alla sua Andromaca mentre stringe il corpo a pezzi del piccolo Astianatte, così l’Andromaca di Tutto Brucia denuncia e la mente non può non andare alle immagini contemporanee dei bambini, quelli che oggi sono nel Mediterraneo, quello che oggi sono lungo la rotta balcanica, quelli che oggi sono in Siria, quelli che oggi sono….
Dietro alla spiaggia descritta da Euripide la guerra di Troia si era da poco conclusa. Vicino alla spiaggia che ospita le troiane di Sartre la guerra d’Algeria era da poco terminata mentre la guerra in Vietnam continuava a produrre morte. Fuori dalla spiaggia di Tutto Brucia «the city is burned» canta R.Y.F.
Motus scarnifica la scena, lascia tutto lo spazio all’azione delle performer, svuota il testo delle parole, e i corpi sofferenti in scena lanciano frammenti di frasi che arrivano ancora più fulminee. E quel lamento stridente, quell’orazione funebre rabbiosa, è ancora più necessaria ora.  
*I passages dalla residenza
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Quest’anno Trieste è capitale Europea della Scienza. Non che occorressero ulteriori motivi per andare alla scoperta di questa stupenda città italiana dalla storia grandiosa. Elegante, rigorosa, quasi algida. Del resto una delle sue tante anime è austriaca. Città di frontiera, enigmatica. Trieste affascina per la sovrapposizione armoniosa delle sue storie: l’antica Roma, Venezia e poi l’Austria; l’annessione dopo la grande Guerra, i crimini perpetrati da fascisti e nazisti; le ferite profonde poi la rinascita, l’aura letterata e colta. Trieste scelta e amata da grandi scrittori come Joyce e Stendhal; Trieste madre e padre di Saba e di Svevo; l’est Europa alle porte, la cultura mitteleuropea che ancora si respira, che entra decisa anche nei sapori della sua cucina. Sbatte le porte come il vento che qui talvolta soffia davvero forte, facendo rotolare la salsedine per le stradine dei suoi storici rioni. Cosa non perdere di Trieste Trieste è un mondo da scoprire. In completa autonomia oppure organizzando interessanti visite guidate. Vediamo quali sono le cose assolutamente da vedere per conoscere la città. La città Vecchia A sud della monumentale piazza Unità d’Italia affacciata sul mare, si sviluppano i rioni compresi nella città Vecchia di Trieste (San Vito, Cavana e ghetto Ebraico), stretta tra il colle di San Giusto e il mare. Qui si trovano alcuni dei monumenti più antichi della città come la cattedrale di San Giusto, la chiesa barocca di Santa Maria Maggiore, l’arco di Riccardo di epoca romana (I secolo d.C.) con le sue colonne in stile corinzio sito in piazza Barbacan e il teatro romano, ogni anno splendida cornice ai più importanti eventi cittadini. Nel rione di San Vito, in piazza Attilio Hortis si trova la statua di Italo Svevo, nei pressi della quale si trovano il museo Revoltella e il Civico museo Sartorio. Piazza Unità d’Italia e il molo Audace Maestosa e spazzata dalla salsedine e dalle brezze dell’Adriatico. La cornice monumentale e iconica della città. Da sinistra a destra qui si trovano il palazzo della Luogotenenza tedesca, palazzo Stratti con lo storico caffè degli Specchi, palazzo Modello oggi sede del Municipio, l’antico palazzo Pitteri, l’albergo di palazzo Vanoli e il palazzo della Regione. Al centro si erge la fontana dei quattro continenti (1751-1754). Il molo Audace che si allunga davanti alla piazza prende il nome dalla prima nave che entrò in porto dopo la fine della grande Guerra e la conseguente annessione all’Italia. Da notare la rosa dei Venti in bronzo affissa all’inizio del molo e ottenuta dalla fusione di una nave austriaca affondata dalla marina Italiana. La cattedrale di San Giusto Nasce all’inizio del Trecento dall’unione di due chiese preesistenti, Santa Maria e San Giusto. Sobria facciata in mattoni con rosone gotico. il portale riutilizza gli elementi di una stele funeraria romana. Sul muro del campanile, eretto inglobando i resti di un tempio romano e di un’edicola intitolata a San Giusto, vi sono incastrate ancora alcune canne di cannone. L’interno è decorato con splendidi affreschi di scuola veneziana e con un grande mosaico trecentesco. Dalla cattedrale si accede all’adiacente battistero e al museo del Tesoro, nelle cui sale spicca l’alabarda di San Sergio recuperata in terra Santa durante la prima Crociata 1096-1099. Il castello di San Giusto La fortezza posta sulla sommità del colle omonimo rappresenta il nucleo più antico della città nonché uno dei suoi simboli più amati e famosi. Il cuore del castrum risale ai Romani e nel corso dei secoli ha subito le modifiche apportate da Veneziani e Austro-Ungarici. Il castello è sede del museo Civico di Trieste, le cui sale custodiscono una ricca collezioni di armi e il suggestivo lapidario Tergestino con oltre 130 reperti di epoca romana di pregevole fattura. La sinagoga di Trieste Per capire appieno quanto la comunità ebraica è stata centrale nello sviluppo della città, della sua anima multietnica e di frontiera, basta fermarsi ad ammirare la bellezza architettonica e la vita che scorre dentro e fuori la sinagoga cittadina. Da notare gli stupendi rosoni, i pavimenti, le decorazioni e i lampadari di questo, ancora oggi, importante edificio religioso cittadino eretto nel 1912. Il castello di Miramare Il “nido d’amore costruito invano” ricordato da Giosué Carducci in una poesia dedicata proprio al castello, fu eretto a metà Ottocento da Massimiliano d’Asburgo-Lorena arciduca d’Austria e oggi è uno dei musei più visitati d’Italia. L’elegante e suggestiva struttura in pietra chiara affacciata sul golfo di Trieste conserva ancora gli arredi originali dell’epoca e numerose testimonianze della vita dei proprietari, l’arciduca Massimiliano e sua moglie Carlotta del Belgio, prima di diventare la residenza del duca Amedeo d’Aosta. Da segnalare all’interno la sfarzosa sala dei Regnanti, la bella sala della Musica e la sala ispirata all’arredamento navale della fregata Novara sulla quale Massimiliano aveva prestato servizio nella Marina Austriaca. L’esterno invece si caratterizza per il parco e per il superbo giardino all’inglese, che permettono di effettuare piacevoli passeggiate davanti al mare. Il castello è visitabile in completa autonomia o con tour privato. Il borgo Teresiano A nord di piazza Unità d’Italia, superato lo scenografico canal Grande si sviluppa come una piccola scacchiera il suggestivo borgo Teresiano, tra i quartieri storici più noti di Trieste realizzato per volere dell’imperatore d’Austria Carlo VI. Lungo il canal Grande sfilano alcuni tra gli edifici più belli, come palazzo Aedes, palazzo Gopcevich, la chiesa neoclassica di Sant’Antonio Nuovo, lo storico caffè Stella Polare, palazzo Genel, palazzo Carciotti e il bellissimo tempio serbo-ortodosso della Santissima Trinità e di San Spiridione. Sul suggestivo ponte Rosso che attraversa romanticamente il canale, il secondo insieme al ponte Verde, si trova la statua di James Joyce. La risiera di San Sabba Questo stabilimento per la pilatura del riso – che comprende pulitura, sbramatura, sbiancata e lucidatura – si trova a circa 5 km da piazza Unità d’Italia stretta tra il mare e i quartieri di Servola, Valmaura e borgo San Sergio. Rimase in funzione tra il 1913 e il 1943, l’anno dell’armistizio, quando i nazisti lo trasformarono in campo di prigionia, nel quale persero la vita oltre 3500 persone e altre 8000 da qui furono deportate nei campi di sterminio del nord ed est Europa. Oggi la Risiera di San Sabba è un museo da visitare assolutamente, archeologia industriale e memoria storica. Il faro della Vittoria Costruito nel 1923 in pieno fascismo, il faro ricorda i marinai italiani caduti durante la Grande Guerra. Sulla sommità, la statua della Vittoria Alata è alta 7 m ed è dotata di un complesso meccanismo interno che le fa impercettibilmente sbattere le ali per assorbire le folate di vento, che qui a Trieste con la bora è risaputo possono essere anche molto violente. Il faro sotto alla statua è ancora oggi il più potente dell’Adriatico. Il tram panoramico di Opicina Presto si spera che torni definitivamente in servizio il suggestivo tram che collega il centro città con le alture del Carso che si innalzano spigolose alle sue spalle. Un modo davvero curioso e singolare di scoprire la città e ammirarla dall’alto man mano che il tram lentamente si inerpica sulle alture. La grotta Gigante Questa enorme cavità risalente al Neolitico è una delle attrazioni principali di Trieste e si trova a circa 10 km dal centro nei pressi del borgo omonimo. Le concrezioni rocciose createsi nel corso di migliaia di anni hanno dato un fondamentale impulso alla speleologia modena. A circa 80 m di profondità si raggiunge la galleria Grande alta, un unico e sterminato ambiente alto quasi 100 m dove stalagmiti, stalattiti e colta di carbonato di calcio assumono infinite sfumature di colore, tra le quali la colonna Ruggero, alta 12 m. Scoprire Trieste: i caffè storici Pare che seduto ai tavoli della storica pasticceria Pirona Joyce abbia scritto non poche pagine sia dell’Ulisse che di Gente di Dublino e, insieme a lui, alcune tra le più illustri personalità della letteratura e della poesia come i triestini Umberto Saba e Italo Svevo (al quale è dedicato l’interessante museo Sveviano) o lo scrittore francese Stendhal hanno lungamente frequentato i caffè storici di Trieste. Si segnalano tra questi il caffè Tommaseo del 1830, è il più antico della città, il caffè degli Specchi in piazza dell’Unità e il caffè San Marco. Scoprire Trieste: i sapori e i piatti tipici La cucina triestina è una delle più famose d’Italia ed è innanzitutto caratterizzata da una secolare influenza austro-ungarica mitigata da alternative proposte di pesce e dai sapori dell’Adriatico. Una forma tipica di ristorazione a Trieste, in alternativa alle trattorie e ai ristoranti, sono i tradizionali buffet, a metà tra un bar e una trattoria, dove le carni sono cotte ancora oggi nella tradizionale caldaia, un pentolone incastonato nel bancone. Tra i piatti tipici ci sono dunque il prosciutto cotto caldo triestino tagliato rigorosamente a mano, il liptauer (spuma di formaggi insaporita con paprika e cumino), i formaggi Jamar (stagionato nelle grotte del Carso) e Tabor, la granzievola alla triestina (polpa di granchio con olio, sale, pepe, limone e prezzemolo servita nel suo guscio), la Jota (minestra di fagioli, crauti, patate e salsiccia o cotenna), i fusi istriani (tipo garganelli) con sugo di pesce o di carne, la zuppa de bobici (mais e fagioli), gli gnocchi di patate, di pane, di fegato o di susine (prugne), oppure come accompagnamento al tradizionale goulash. Tra i secondi piatti, di pesce o di carne, oltre al goulash ci sono anche il bollito in tecia con senape, crauti e patate, i cevapcici (salsicce speziate di origine balcanica), la porzina con capuzi (coppa di maiale lessa servita con crauti, senape e rafano), la calandraca (spezzatino di lesso con patate e poco pomodoro) l’agnello al kren (salsa al rafano), le immortali canocchie alla busara (pomodoro, pepe e vino), le alici in savore, i pedoci alla scotadeo (cozze alla scottadito), il baccalà mantecato e infine il merluzzo all’istriana con capperi, acciughe e patate. Lo street food non è di certo da meno in quanto a prelibatezze, come dimostra ampiamente il gustoso panino con porzina (maiale), crauti, senape e rafano. Tra i dolci infine ricordiamo il classico strucolo de pomi (strudel di mele), la pinza (pasta lievitata con rum, bucce d’arancia grattugiate, limone e vaniglia) la torta Rigojanci di origine ungherese e a base di cioccolato, il presniz (pasta sfoglia con susine e frutta secca), il koch (soufflé a base di burro e zucchero montati, pangrattato e uova con frutta, semolino o riso) e infine il cuguluf, anche questo di ispirazione austriaca che assomiglia a un plum cake con uvetta e buccia di limone. Scoprire Trieste: il Prosecco e i vini del Carso Sarebbe impensabile non visitare Trieste senza scoprire e assaggiare i vini del suo territorio, alcuni dei quali considerati tra i vini italiani più famosi al mondo. Trieste e tutto il Friuli-Venezia Giulia sono insieme al Veneto territorio per eccellenza votato alla produzione del prosecco. Molti sono i produttori e molte le cantine presenti sul territorio, da scoprire magari organizzando e prenotando degustazioni guidate. In città ci sono inoltre innovativi winebar pronti a farvi assaggiare i vini del territorio, quelli coltivati sugli aspri altipiani del Carso che si aprono come una corona intorno a Trieste. Terreni fatti di roccia. Aridi, sassosi e ricchi di ferro, che danno vita a vini DOC come la Vitovska, il Terrano (Refosco friulano) e la dolce e aromatica Malvasia istriana, tutti vitigni autoctoni che aspettano solo di essere scoperti. https://ift.tt/31ZRMQa Cosa mangiare a Trieste: i sapori da non perdere Quest’anno Trieste è capitale Europea della Scienza. Non che occorressero ulteriori motivi per andare alla scoperta di questa stupenda città italiana dalla storia grandiosa. Elegante, rigorosa, quasi algida. Del resto una delle sue tante anime è austriaca. Città di frontiera, enigmatica. Trieste affascina per la sovrapposizione armoniosa delle sue storie: l’antica Roma, Venezia e poi l’Austria; l’annessione dopo la grande Guerra, i crimini perpetrati da fascisti e nazisti; le ferite profonde poi la rinascita, l’aura letterata e colta. Trieste scelta e amata da grandi scrittori come Joyce e Stendhal; Trieste madre e padre di Saba e di Svevo; l’est Europa alle porte, la cultura mitteleuropea che ancora si respira, che entra decisa anche nei sapori della sua cucina. Sbatte le porte come il vento che qui talvolta soffia davvero forte, facendo rotolare la salsedine per le stradine dei suoi storici rioni. Cosa non perdere di Trieste Trieste è un mondo da scoprire. In completa autonomia oppure organizzando interessanti visite guidate. Vediamo quali sono le cose assolutamente da vedere per conoscere la città. La città Vecchia A sud della monumentale piazza Unità d’Italia affacciata sul mare, si sviluppano i rioni compresi nella città Vecchia di Trieste (San Vito, Cavana e ghetto Ebraico), stretta tra il colle di San Giusto e il mare. Qui si trovano alcuni dei monumenti più antichi della città come la cattedrale di San Giusto, la chiesa barocca di Santa Maria Maggiore, l’arco di Riccardo di epoca romana (I secolo d.C.) con le sue colonne in stile corinzio sito in piazza Barbacan e il teatro romano, ogni anno splendida cornice ai più importanti eventi cittadini. Nel rione di San Vito, in piazza Attilio Hortis si trova la statua di Italo Svevo, nei pressi della quale si trovano il museo Revoltella e il Civico museo Sartorio. Piazza Unità d’Italia e il molo Audace Maestosa e spazzata dalla salsedine e dalle brezze dell’Adriatico. La cornice monumentale e iconica della città. Da sinistra a destra qui si trovano il palazzo della Luogotenenza tedesca, palazzo Stratti con lo storico caffè degli Specchi, palazzo Modello oggi sede del Municipio, l’antico palazzo Pitteri, l’albergo di palazzo Vanoli e il palazzo della Regione. Al centro si erge la fontana dei quattro continenti (1751-1754). Il molo Audace che si allunga davanti alla piazza prende il nome dalla prima nave che entrò in porto dopo la fine della grande Guerra e la conseguente annessione all’Italia. Da notare la rosa dei Venti in bronzo affissa all’inizio del molo e ottenuta dalla fusione di una nave austriaca affondata dalla marina Italiana. La cattedrale di San Giusto Nasce all’inizio del Trecento dall’unione di due chiese preesistenti, Santa Maria e San Giusto. Sobria facciata in mattoni con rosone gotico. il portale riutilizza gli elementi di una stele funeraria romana. Sul muro del campanile, eretto inglobando i resti di un tempio romano e di un’edicola intitolata a San Giusto, vi sono incastrate ancora alcune canne di cannone. L’interno è decorato con splendidi affreschi di scuola veneziana e con un grande mosaico trecentesco. Dalla cattedrale si accede all’adiacente battistero e al museo del Tesoro, nelle cui sale spicca l’alabarda di San Sergio recuperata in terra Santa durante la prima Crociata 1096-1099. Il castello di San Giusto La fortezza posta sulla sommità del colle omonimo rappresenta il nucleo più antico della città nonché uno dei suoi simboli più amati e famosi. Il cuore del castrum risale ai Romani e nel corso dei secoli ha subito le modifiche apportate da Veneziani e Austro-Ungarici. Il castello è sede del museo Civico di Trieste, le cui sale custodiscono una ricca collezioni di armi e il suggestivo lapidario Tergestino con oltre 130 reperti di epoca romana di pregevole fattura. La sinagoga di Trieste Per capire appieno quanto la comunità ebraica è stata centrale nello sviluppo della città, della sua anima multietnica e di frontiera, basta fermarsi ad ammirare la bellezza architettonica e la vita che scorre dentro e fuori la sinagoga cittadina. Da notare gli stupendi rosoni, i pavimenti, le decorazioni e i lampadari di questo, ancora oggi, importante edificio religioso cittadino eretto nel 1912. Il castello di Miramare Il “nido d’amore costruito invano” ricordato da Giosué Carducci in una poesia dedicata proprio al castello, fu eretto a metà Ottocento da Massimiliano d’Asburgo-Lorena arciduca d’Austria e oggi è uno dei musei più visitati d’Italia. L’elegante e suggestiva struttura in pietra chiara affacciata sul golfo di Trieste conserva ancora gli arredi originali dell’epoca e numerose testimonianze della vita dei proprietari, l’arciduca Massimiliano e sua moglie Carlotta del Belgio, prima di diventare la residenza del duca Amedeo d’Aosta. Da segnalare all’interno la sfarzosa sala dei Regnanti, la bella sala della Musica e la sala ispirata all’arredamento navale della fregata Novara sulla quale Massimiliano aveva prestato servizio nella Marina Austriaca. L’esterno invece si caratterizza per il parco e per il superbo giardino all’inglese, che permettono di effettuare piacevoli passeggiate davanti al mare. Il castello è visitabile in completa autonomia o con tour privato. Il borgo Teresiano A nord di piazza Unità d’Italia, superato lo scenografico canal Grande si sviluppa come una piccola scacchiera il suggestivo borgo Teresiano, tra i quartieri storici più noti di Trieste realizzato per volere dell’imperatore d’Austria Carlo VI. Lungo il canal Grande sfilano alcuni tra gli edifici più belli, come palazzo Aedes, palazzo Gopcevich, la chiesa neoclassica di Sant’Antonio Nuovo, lo storico caffè Stella Polare, palazzo Genel, palazzo Carciotti e il bellissimo tempio serbo-ortodosso della Santissima Trinità e di San Spiridione. Sul suggestivo ponte Rosso che attraversa romanticamente il canale, il secondo insieme al ponte Verde, si trova la statua di James Joyce. La risiera di San Sabba Questo stabilimento per la pilatura del riso – che comprende pulitura, sbramatura, sbiancata e lucidatura – si trova a circa 5 km da piazza Unità d’Italia stretta tra il mare e i quartieri di Servola, Valmaura e borgo San Sergio. Rimase in funzione tra il 1913 e il 1943, l’anno dell’armistizio, quando i nazisti lo trasformarono in campo di prigionia, nel quale persero la vita oltre 3500 persone e altre 8000 da qui furono deportate nei campi di sterminio del nord ed est Europa. Oggi la Risiera di San Sabba è un museo da visitare assolutamente, archeologia industriale e memoria storica. Il faro della Vittoria Costruito nel 1923 in pieno fascismo, il faro ricorda i marinai italiani caduti durante la Grande Guerra. Sulla sommità, la statua della Vittoria Alata è alta 7 m ed è dotata di un complesso meccanismo interno che le fa impercettibilmente sbattere le ali per assorbire le folate di vento, che qui a Trieste con la bora è risaputo possono essere anche molto violente. Il faro sotto alla statua è ancora oggi il più potente dell’Adriatico. Il tram panoramico di Opicina Presto si spera che torni definitivamente in servizio il suggestivo tram che collega il centro città con le alture del Carso che si innalzano spigolose alle sue spalle. Un modo davvero curioso e singolare di scoprire la città e ammirarla dall’alto man mano che il tram lentamente si inerpica sulle alture. La grotta Gigante Questa enorme cavità risalente al Neolitico è una delle attrazioni principali di Trieste e si trova a circa 10 km dal centro nei pressi del borgo omonimo. Le concrezioni rocciose createsi nel corso di migliaia di anni hanno dato un fondamentale impulso alla speleologia modena. A circa 80 m di profondità si raggiunge la galleria Grande alta, un unico e sterminato ambiente alto quasi 100 m dove stalagmiti, stalattiti e colta di carbonato di calcio assumono infinite sfumature di colore, tra le quali la colonna Ruggero, alta 12 m. Scoprire Trieste: i caffè storici Pare che seduto ai tavoli della storica pasticceria Pirona Joyce abbia scritto non poche pagine sia dell’Ulisse che di Gente di Dublino e, insieme a lui, alcune tra le più illustri personalità della letteratura e della poesia come i triestini Umberto Saba e Italo Svevo (al quale è dedicato l’interessante museo Sveviano) o lo scrittore francese Stendhal hanno lungamente frequentato i caffè storici di Trieste. Si segnalano tra questi il caffè Tommaseo del 1830, è il più antico della città, il caffè degli Specchi in piazza dell’Unità e il caffè San Marco. Scoprire Trieste: i sapori e i piatti tipici La cucina triestina è una delle più famose d’Italia ed è innanzitutto caratterizzata da una secolare influenza austro-ungarica mitigata da alternative proposte di pesce e dai sapori dell’Adriatico. Una forma tipica di ristorazione a Trieste, in alternativa alle trattorie e ai ristoranti, sono i tradizionali buffet, a metà tra un bar e una trattoria, dove le carni sono cotte ancora oggi nella tradizionale caldaia, un pentolone incastonato nel bancone. Tra i piatti tipici ci sono dunque il prosciutto cotto caldo triestino tagliato rigorosamente a mano, il liptauer (spuma di formaggi insaporita con paprika e cumino), i formaggi Jamar (stagionato nelle grotte del Carso) e Tabor, la granzievola alla triestina (polpa di granchio con olio, sale, pepe, limone e prezzemolo servita nel suo guscio), la Jota (minestra di fagioli, crauti, patate e salsiccia o cotenna), i fusi istriani (tipo garganelli) con sugo di pesce o di carne, la zuppa de bobici (mais e fagioli), gli gnocchi di patate, di pane, di fegato o di susine (prugne), oppure come accompagnamento al tradizionale goulash. Tra i secondi piatti, di pesce o di carne, oltre al goulash ci sono anche il bollito in tecia con senape, crauti e patate, i cevapcici (salsicce speziate di origine balcanica), la porzina con capuzi (coppa di maiale lessa servita con crauti, senape e rafano), la calandraca (spezzatino di lesso con patate e poco pomodoro) l’agnello al kren (salsa al rafano), le immortali canocchie alla busara (pomodoro, pepe e vino), le alici in savore, i pedoci alla scotadeo (cozze alla scottadito), il baccalà mantecato e infine il merluzzo all’istriana con capperi, acciughe e patate. Lo street food non è di certo da meno in quanto a prelibatezze, come dimostra ampiamente il gustoso panino con porzina (maiale), crauti, senape e rafano. Tra i dolci infine ricordiamo il classico strucolo de pomi (strudel di mele), la pinza (pasta lievitata con rum, bucce d’arancia grattugiate, limone e vaniglia) la torta Rigojanci di origine ungherese e a base di cioccolato, il presniz (pasta sfoglia con susine e frutta secca), il koch (soufflé a base di burro e zucchero montati, pangrattato e uova con frutta, semolino o riso) e infine il cuguluf, anche questo di ispirazione austriaca che assomiglia a un plum cake con uvetta e buccia di limone. Scoprire Trieste: il Prosecco e i vini del Carso Sarebbe impensabile non visitare Trieste senza scoprire e assaggiare i vini del suo territorio, alcuni dei quali considerati tra i vini italiani più famosi al mondo. Trieste e tutto il Friuli-Venezia Giulia sono insieme al Veneto territorio per eccellenza votato alla produzione del prosecco. Molti sono i produttori e molte le cantine presenti sul territorio, da scoprire magari organizzando e prenotando degustazioni guidate. In città ci sono inoltre innovativi winebar pronti a farvi assaggiare i vini del territorio, quelli coltivati sugli aspri altipiani del Carso che si aprono come una corona intorno a Trieste. Terreni fatti di roccia. Aridi, sassosi e ricchi di ferro, che danno vita a vini DOC come la Vitovska, il Terrano (Refosco friulano) e la dolce e aromatica Malvasia istriana, tutti vitigni autoctoni che aspettano solo di essere scoperti. Trieste è una città affascinante e ricca di attrazioni culturali ed enogastronomiche, perfette per un tuffo nella storia e nell’arte del nostro Paese.
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