#grazie zeus
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io super happy perché crush non segue il calcio quindi non tifa nessuno quindi non mi rompe i coglioni per campionato, champions league ecc.
mamma mia grazie Zeus per il regalo, me ne ricorderò
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smokingago · 1 year ago
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I sentimenti si apprendono. Gli antichi imparavano i sentimenti attraverso le storie mitologiche. Se guardiamo alla storia greca ci ritroviamo tutta la gamma dei sentimenti possibili, Zeus il potere, Afrodite l’amore, Atena l’intelligenza, Apollo la bellezza, etc. C’era tutta la fenomenologia dei sentimenti umani. Noi invece li impariamo attraverso la letteratura, che è il luogo dove si apprende che cosa sono il dolore, la noia, l’amore, la disperazione, il suicidio, la passione, il romanticismo. Ma se la letteratura non viene “frequentata” e i libri non vengono letti, se la scuola disamora allora il sentimento non si forma. E se la cultura non interviene, i ragazzi rimangono a livello d’impulso o al massimo di emozione. Da qui la necessità di educare al sentimento, a partire dalle favole per bambini dove si impara cosa è bene e cosa è male, e poi, crescendo, con la scuola dove si apprende dalla letteratura tutta la gamma dei sentimenti, i loro nomi e i loro possibili percorsi. E solo grazie a questo corredo culturale si acquisisce quella sensibilità psichica capace di distinguere il bene dal male, l'amore dall'odio, la partecipazione dal l'indifferenza. Ma la famiglia e la scuola oggi educano al sentimento? Questa è la domanda da rivolgere non a Dio, ma alle nostre istituzioni educative. Umberto Galimberti, Intervista
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canesenzafissadimora · 5 months ago
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I sentimenti si apprendono. Gli antichi imparavano i sentimenti attraverso le storie mitologiche. Se guardiamo alla storia greca ci ritroviamo tutta la gamma dei sentimenti possibili, Zeus il potere, Afrodite l’amore, Atena l’intelligenza, Apollo la bellezza, etc. C’era tutta la fenomenologia dei sentimenti umani. Noi invece li impariamo attraverso la letteratura, che è il luogo dove si apprende che cosa sono il dolore, la noia, l’amore, la disperazione, il suicidio, la passione, il romanticismo. Ma se la letteratura non viene “frequentata” e i libri non vengono letti, se la scuola disamora allora il sentimento non si forma. E se la cultura non interviene, i ragazzi rimangono a livello d’impulso o al massimo di emozione.
Da qui la necessità di educare al sentimento, a partire dalle favole per bambini dove si impara cosa è bene e cosa è male, e poi, crescendo, con la scuola dove si apprende dalla letteratura tutta la gamma dei sentimenti, i loro nomi e i loro possibili percorsi. E solo grazie a questo corredo culturale si acquisisce quella sensibilità psichica capace di distinguere il bene dal male, l'amore dall'odio, la partecipazione dal l'indifferenza. Ma la famiglia e la scuola oggi educano al sentimento? Questa è la domanda da rivolgere non a Dio, ma alle nostre istituzioni educative.
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Umberto Galimberti
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andrea-non-sa-tornare · 1 year ago
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ORIONE
Orione, secondo la mitologia greca, era un gigante cacciatore, nato da Poseidone ed Euriale figlia del re di Creta, Minosse. Quando fu sull’isola di Chio si innamorò perdutamente di Merope e volle corteggiarla, ma la cosa infastidì il padre di lei, re Enopio, che lo fece accecare ed allontanare dall’isola. Orione trovò rifugio nell’isola di Lemno e qui incontrò Efesto che ebbe pietà di lui e, affidandolo alla guida di Cedalione, lo fece accompagnare verso est, luogo in cui sorgeva il sole e dove incontrò Eos, l’Aurora, grazie alla quale riacquistò la vista. Secondo un’altra versione fu lo stesso Efesto che fabbricò degli occhi nuovi per il gigante. Lui ne fu talmente felice che ricominciò a cacciare senza mai fermarsi, fin quando arrivò alla dimora di Eos, della quale si innamorò e sposò.
Si narra che Orione avesse degli stupendi occhi chiari che gli permettevano di andar a caccia persino di notte, in compagnia del suo fedele cane Sirio e spesso si univa a loro la Dea Artemide che s’invaghì di lui e nonostante il suo voto di castità, non esitò a fargli esplicite offerte che lui declinò, perché non voleva tradire la moglie Eos, alla quale era grato di avergli restituito la vista.
All’inizio Artemide ammirò la fedeltà di Orione ma in seguito, quando seppe che si era invaghito delle sette Pleiadi, figlie di Atlante e Pleione, e che le molestava pure, andò su tutte le furie e allora escogitò un piano per punirlo. Gli inviò uno scorpione nella sua tenda e quando questi vi ritornò col suo fedele animale, il mostro nascosto nell’ombra, attese che i due, stanchissimi dalla pesante battuta di caccia, si addormentassero e punse per primo Sirio che, svegliatosi, tentò di difendere il proprio padrone e infine punse Orione e lo uccise.
Un’altra versione della storia dice che è invece Apollo, geloso delle attenzioni che la sorella dedica al bel cacciatore, a mandare lo scorpione che uccide Orione e che Zeus, adirato, scaglia una delle sue saette che fulmina lo scorpione, poi li pone entrambi in cielo come costellazioni. Orione risplende nell’emisfero Boreale mentre affronta la carica del toro, seguito dalla costellazione del cane maggiore, con la stella Sirio che brilla più delle altre e la costellazione dello Scorpione, invece, sorge quando quella di Orione tramonta, in maniera che i due non debbano più incrociare i propri destini.
La mitologia romana ci racconta, invece, un’altra versione sulle vicende di Orione. Secondo i racconti di Ovidio, Igino, Servio, Tzetzes e Lattanzio, Orione sarebbe nato dall’urina di tre Dei: Giove, Mercurio e Nettuno e che, per tale motivo, gli venne attribuito il nome di Tripater.
Narrano gli autori che un giorno i tre Dei si aggiravano nelle campagne della Beozia. Assetati ed affamati si fermarono nell’umile capanna del contadino Ireo, il quale offrì loro la sua gentile ospitalità, senza sapere chi fossero quei tre sconosciuti. Gli Dei decisero di mantenere l’anonimato, per vedere come si sarebbe comportato, con loro, quel contadino. Il pover uomo non esitò a donar loro tutto ciò che aveva e colpiti da tale gesto, essi decisero di rivelar le loro vere identità.
D’innanzi a simile rivelazione, Ireo sbiancò ma una volta ripresosi, uscì fuori dalla capanna e immolò a quei Dei, uno dei suoi tori più belli. Giove, ammirato da quel comportamento, disse a Ireo di chiedere qualsiasi desiderio che lui lo avrebbe esaudito, così l’uomo chiese che gli venisse concesso di aver un figlio, ma senza doversi risposare, perché aveva promesso alla moglie, morta da poco, che non si sarebbe mai più risposato. Giove gli disse di portare la pelle del toro immolato e vi orinò sopra e stessa cosa fecero anche Nettuno e Mercurio, poi suggerì di seppellirla nell’orto e attendere nove mesi prima di riprenderla. Ireo ubbidì e dopo nove mesi dissotterrò la pelle e vi trovò avvolto un bambino che allevò e che chiamò Urion, ( appunto da Urina), che in seguito cambiò in Orion.
Si narra che, in brevissimo tempo, Orione divenne un gigante di straordinaria bellezza. La stessa Dea Diana andava spesso a caccia assieme a lui, poi se ne innamorò perdutamente e sembra questa sia stata la causa di tutti i guai dell’uomo.
Infatti sulla morte di Orione ci giungono diverse versioni, quasi tutte legate alla Dea Diana. Ovidio ci racconta che sia stata la stessa Diana, folle di gelosia, ad uccidere Orione, a colpi di freccia, sull’isola di Ortigia, invece Igino ci narra che Orione perì per mano della dea Diana, dopo aver tentato di violentarla.
Secondo un’altra leggenda, Diana attendeva Orione, per una battuta di caccia, una mattina presto. Le si fece incontro il fratello Apollo che, geloso di quell’amore che distraeva la sorella dai suoi impegni, escogitò un sistema per sbarazzarsi del problema. Sfidò la sorella a colpire con arco e frecce, una figura in movimento, in lontananza, lei lo fece e felice ed esultante per aver centrato il bersaglio, attese che la sua preda raggiungesse la riva, ma quando ciò avvenne e si rese conto di aver colpito Orione alle tempie e di averlo ucciso, la sua gioia si tramutò in dolore e pianse tutte le sue lacrime. Giove, impietosito, tramutò Orione e il cane Sirio in costellazioni, in maniera che Diana, sollevando lo sguardo sulla volta celeste, potesse osservarlo per l’eternità.
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vasariunaninfa · 8 months ago
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Le tre Cariti
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Le tre Grazie di Antonio Canova
Figlie di Zeus e di Euronime, sono dee della mitologica greca (in latino:Gratiae). Sono la personificazione della bellezza e della grazia femminile, accompagnavo Afrodite ed Eros. Esse rappresentano :
Aglaia : lo splendore
Eufrosine : la gioia
Talia : la prosperità
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lapolani · 6 months ago
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“Simposio” di Platone. L’elogio di Eros (Amore) Dialogo introdotto, letto e commento da Lapo Lani
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Convento di Santa Maria delle Grazie
Comune di Gravedona ed Uniti (CO)
Sabato 27 luglio, ore 21:00
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L’evento rientra nel programma della manifestazione culturale ‘Maieutikà’, curata da Stefania Gobbetti e Giulia Zanesi, e promossa dalla Pro Loco e dal Comune di Gravedona ed Uniti (CO). 
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Diotima di Mantinea [1], iniziando Socrate ai misteri amorosi, in uno dei passaggi essenziali del dialogo gli riferisce: «Tutti gli uomini concepiscono [2] e secondo il corpo e secondo l'anima» [3]. Nell'uomo quindi nasce l'esigenza di accedere alla dimensione dell'eternità, oltrepassando quella del mondo delle cose, in cui tutto nasce, diviene e muore. Gli è possibile farlo in due modi: generando figli attraverso l'accoppiamento, creando così la nuova generazione; oppure, grazie alla persona amata, conoscendo la bellezza [4], quella del corpo prima, poi, incrementandone il pregio, quella dell'anima, riuscendo così a partorire ragionamenti e pensieri belli. Continuando a seguire la retta ed erta via della conoscenza, l’uomo imparerà il bello che sta nel rendere migliori i giovani (scuola e istruzione), per poi essere portato a considerare il bello che è nelle istituzioni e nelle leggi. E dopo, sempre sotto la guida dell'amato, potrà dirigersi più in alto, verso la bellezza delle scienze [5], dove, contemplando la distesa di tanta bellezza, partorirà molti, magnifici ragionamenti e pensieri, fino a riuscire a elevarsi alla visione di quell'unica scienza che è la scienza di tanta bellezza: la filosofia, la conoscenza della verità [6]. La beatitudine perciò consiste nell'oltrepassamento del mondo del divenire, cosa possibile solo conoscendo la verità, quella bellezza eterna e immutabile che possiede una spinta morale: perché solo stando nel bello si possono compiere azioni e opere buone.
Anche le parole di Gesù invitano a oltrepassare questo mondo, condizione realizzabile solo entrando nella dimensione della verità: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» [7]. In uno dei passaggi più scandalosi [8] del Vangelo di Giovanni, Gesù dice: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» [9]. «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita» [10]. «Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui» [11].
Ma se mangiare la carne del Figlio dell’uomo e bere il suo sangue non rappresentano poi un concetto molto diverso da quello Greco di "concepire", ossia prendere in sé; e se la salvezza da questo mondo – in cui le cose sono inesorabilmente segnate dalla paura, dal dolore, dall'angoscia, dalla morte – è possibile solo oltrepassando la dimensione del divenire per accedere a quella della verità, eterna e immutabile, allora il pensiero filosofico dell'antica Grecia non è così distante da quello cristiano.
Tuttavia un sostanziale fondo di diversità rimane: Platone concede a ogni uomo la possibilità di affrontare l'erta e diritta via della conoscenza per apprendere la verità, la quale per necessità non deve appartenere a questo mondo; Gesù invita ciasun uomo a vivere la verità, qui e adesso, in questa vita: «Vi do un comandamento nuovo; che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» [12].
Lapo Lani Milano, giugno 2024
Note:
[1] Non sappiamo se sia un personaggio storico o di fantasia. Il nome Diotima significa “onorata da Zeus”. Alcuni storici pensano che potrebbe essere una sacerdotessa straniera molto ben reputata, che, capitata ad Atene alcuni anni prima della guerra del Peloponneso (431-404 a.C.) e della pestilenza che afflisse la città, suggerì agli ateniesi dei sacrifici rivelatisi successivamente salvifici.
[2] "Concepire", dal latino "concĭpĕre", composto da "con" ("cum") e "capĕre" ("prendere"); quindi "prendere in sé", "accogliere in sé", "contenere". Da qui il doppio senso: se riferito a una donna: accogliere in sé il germe di una nuova vita, ovvero essere ingravidata, essere fecondata; se riferito alla mente e all'anima: apprendere, comprendere, conoscere, imparare.
[3] “Simposio. Il dialogo dell’Eros”, La Biblioteca Ideale Tascabile, 1995, cap. XXVIII, traduzione di Emidio Martini.
[4] Nella cultura della Grecia antica una delle virtù più importanti è “kalòs kai agathòs”, il “bello” e il “buono” (il bene); la bellezza è concepita come una virtù eterna e immutabile, donata dagli dèi agli uomini; per Platone il bello è la causa dell'azione morale, quindi strettamente legato al buono. Plotino scrive nelle “Enneadi”: «Al bene bisogna risalire, a quel bene a cui ogni anima agogna… e sa in che modo sia bello». “Kalokagathìa”, concetto derivato da “kalòs kai agathòs”, identifica l'ideale di perfezione fisica e morale dell'uomo, virtù dell'uomo ottimo.
[5] Scienza, dal latino "scientia", derivazione di "sciens scientis", participio presente di "scire", cioè "sapere".
[6] I greci antichi chiamano la verità “epistème”, parola che deriva dal greco (ἐπιστήμη) ed è composta dalla preposizione epì- (“su”) e dal verbo histemi (“stare”); quindi “stare sopra”. L'epistème designa la conoscenza certa e incontrovertibile delle cause e degli effetti del divenire, ovvero quel sapere che intende porsi “al di sopra” di ogni possibilità di dubbio attorno alle ragioni degli accadimenti. Platone contrappone epistème a “dòxa” (opinione personale soggettiva).
[7] Vangelo di Giovanni, 1,9. Bibbia CEI (Conferenza Episcopale Italiana).
[8] Scandalo, dal latino tardo "scandălum" (greco "σκάνδαλον"), ossia “ostacolo”, “inciampo”, “impedimento”.
[9] Vangelo di Giovanni, 6,51. Bibbia CEI.
[10] Vangelo di Giovanni, 6,53. Bibbia CEI.
[11] Vangelo di Giovanni, 6,55-56. Bibbia CEI.
[12] Vangelo di Giovanni, 13,34. Bibbia CEI.
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Copertina: “Il bacio”.
Disegno di Lapo Lani, realizzato con inchiostri giapponesi su carta, e successivamente elaborato con processi digitali. Dimensioni: cm 23x26. Anno: giugno 2024.
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crazy-so-na-sega · 1 year ago
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Híbrys ( ὕβρις)
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Nella Grecia antica la híbrys era una densa nozione morale che si può tradurre con "dismisura", che sta a indicare un atteggiamento di arroganza verso la natura e i limiti da lei imposti, contraria alla temperanza e alla moderazione, intesa innanzitutto come conoscenza di sé e dei propri confini.
"Guarda le case troppo alte e gli alberi troppo elevati: su di essi si abbatte il fulmine, perché il cielo sempre abbassa ciò che supera la misura", scriveva Erodoto nelle sue Storie (VII, 10).
Se nello sport, per i Greci, resistere non era affatto un valore, eccedere nelle prestazioni era un reato, un oltraggio - un'incapacità di essere uomini, umani fino in fondo. I limiti fisici imposti da muscoli, tendini, polmoni e cuore, in ultima istanza dal codice genetico, non erano considerati superabili in vista di una loro possibile evoluzione grazie allo sforzo e all'allenamento. Il progresso non era un valore assoluto da perseguire a qualunque costo, e scandaloso era voler spingersi al di fuori, ultra, della condizione umana; l'obbligo e l'onore venivano invece dal coraggio di riempire quello spazio compreso tra i limiti con imprese notevoli e con l'alloro della gloria.
In sintesi, il rumore che attendeva l'atleta che obbligava il suo corpo a prestarsi alla seduzione dell'ultra non era quello degli applausi dello stadio, bensì quello delle unghie rotte dei Titani arrampicatisi al cielo e subito ricacciati giù da Zeus.
-Andrea Marcolongo - De arte gymnastica
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thegianpieromennitipolis · 2 years ago
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO SECONDO - di Gianpiero Menniti 
ANTICHE TECNICHE, ANTICHE SENSIBILITA'
La ceramica antica non è appassionante poichè appare ornamento di un oggetto che riveste ben altre utilità. Eppure possiede una notevole importanza per l'archeologia e la conoscenza del passato: la ceramica è il più delle volte "databile" e grazie a questa caratteristica diviene uno strumento "datante". Eccone un esempio. Sul cratere, datato al 515 a.C., conservato nel museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma, Euphronios narra l’epilogo della vicenda terrena di Sarpedonte, re licio figlio di Zeus e di Laodamia, caduto durante la guerra di Troia come avversario del fronte acheo, il cui cadavere, riverso e possente, viene trasportato, al cospetto di due guerrieri situati alle due estremità della scena, da Thanatos (la morte) e Hypnos (il sonno, personificazione di un concetto di origine presocratica).  Ermes, riconoscibile dal caduceo che porta in mano, assiste all'atto pietoso: la caratterizzazione dei personaggi è un’altra dote della ceramografia narrativa rivelata attraverso le “figure rosse”.  Ma i limiti dell’espressività delle figure nere sono superati anche attraverso dettagli che acquisiscono consistenza materiale, imprimendo alle rappresentazioni la consistenza di “apparizioni”, luce in rilievo dal fondo acronico di un tempo mitico.  Perché, a ben vedere, la coniugazione tra il nero del fondo e le figure che su di esso si stagliano, produce un effetto visivo di forte impatto, l'emergere dal “nulla” della vita che s'impone allo spettatore come espressione di un monito, di un messaggio filtrato attraverso la sintesi delle immagini, di un atto di comunicazione che diviene testo retorico e convenzionale dei valori ideali della polis. Il tema è originalissimo e quindi di raro uso.  Ed è conciliatorio: il cratere porta impressa la rappresentazione dell’omaggio funebre che supera la consueta distinzione tra alleato e nemico per raccogliersi intorno alla condizione ineluttabile dell’abbandono dell’esistenza terrena di un combattente valoroso.  Con il dio Ermes, invisibile - lo è, nell'espressione simbolica, grazie all’elmo che indossa - che solleva la mano ad indicare l’ascesa del guerriero verso la trascendenza. Il cratere a calice è attribuito ad Euphronios in qualità di ceramografo (agì tra il 520 ed il 500) e ad Euxitheos come vasaio. La produzione di ceramiche a figure rosse rappresenta il punto d’arrivo di un lungo ed intenso processo di raffigurazione narrativa sorto nel c.d. periodo protoattico dell’età orientalizzante allocabile nel VII sec. a.C. (700-625 a.C.) e giunto fino agli anni 530-525 a.C. ai quali si fa risalire convenzionalmente l’invenzione della nuova tecnica che prevede superfici vive risparmiate stagliate su un fondo trattato con vernice nera brillante.  Su questi spazi la raffigurazione interamente pittorica scopre la luce delle immagini prima campite, al contrario, con vernice nera ed incisioni necessarie a fornire i dettagli anatomici dei corpi.  La tecnica a figure nere, più antica e diffusa, risalente alle opere del pittore di Nesso, continuò a convivere a lungo con il nuovo “stile” a figure rosse (così definite poiché le superfici dell’argilla lasciate libere dalla campitura nera del fondo assumono, a seguito della cottura, un caratteristico colore rossastro) che s’impose definitivamente solo nel primo quarto del V sec. a.C.. Fino ad allora, si assiste a produzioni che rivelano la parallela persistenza (specie fuori dall’Attica) del vecchio modo e pensino la creazione di vasi “bilingui”.
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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marenostrum-ac-dc · 2 years ago
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INNO A ERMES
Canto Ermes Arghifonte, il dio Cillenio, signore del Cillene e dell'Arcadia ricca di greggi, veloce messaggero degli immortali. Lo generò Maia, la nobile figlia di Atlante, unendosi in amore con Zeus. Essa sfuggiva la compagnia degli dèi beati, e viveva chiusa in un antro ombroso, dove il figlio di Crono nel cuore della notte si univa alla ninfa dai bei riccioli, all'insaputa degli dèi immortali e degli uomini mortali, mentre Era dalle bianche braccia era immersa nel dolce sonno. Così ti saluto, figlio di Zeus e di Maia: dopo aver cominciato da te, intonerò ora un nuovo canto. Salve, Ermes messaggero, elargitore di grazie e di beni.
Ἑρμῆν ἀείδω Κυλλήνιον Αργειφόντην Κυλλήνης μεδέοντα καὶ ᾿Αρκαδίης πολυμήλου, ἄγγελον ἀθανάτων ἐριούνιον ὃν τέκε Μαΐα *Ατλαντος θυγάτηρ Διὸς ἐν φιλότητι μιγεῖσα αἰδοίη· μακάρων δὲ θεῶν ἀλέεινεν όμιλον ἄντρῳ ναιετάουσα παλισκίῳ ἔνθα Κρονίων νύμφῃ ἐυπλοκάμῳ μισγέσκετο νυκτὸς ἀμολγώ, εἶτε κατὰ γλυκὺς ὕπνος ἔχοι λευκώλενον Ἥρην· λάνθανε δ' ἀθανάτους τε θεούς θνητούς τ᾿ ἀνθρώπους. καὶ σὺ μὲν οὕτω χαῖρε Διὸς καὶ Μαιάδος υἱέ· σεῦ δ᾽ ἐγὼ ἀρξάμενος μεταβήσομαι ἄλλον ἐς ὕμνον. χαῖρ᾽ Ἑρμῆ χαριδῶτα διάκτορε, διτορ ἐάων.
Inni Omerici, XVIII. Inno a Ermes - Εἰς Ἑρμῆν
Ermes di Prassitele, 340 a.C. Museo Archeologico di Olimpia - Grecia.
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morelin · 1 year ago
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Micene
Dopo le surreali Meteore, il viaggio continua con la visita di alcuni luoghi legati alla Grecia classica. Il primo è Micene, luogo decantato da Omero nei suoi poemi epici e Patrimonio Unesco.
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Secondo la leggenda, la nascita di Micene avvenne grazie a Perseo, figlio di Danae e Zeus, che chiese aiuto ad un Ciclope per erigere la cittadella fortificata (da qui l’attributo “ciclopiche” riferito alle mura che la circondano). Il prestigio di Micene è legato a quello di Agamennone, il re più famoso che la città abbia mai avuto, nonché il capo indiscusso di tutta la Grecia Antica dopo il trionfo nella Guerra di Troia. Le gesta di Agamennone furono narrate nell’Iliade di Omero e, proprio per via della passione per i poemi omerici, Heinrich Schliemann, un archeologo tedesco, si mise alla ricerca della «Micene ricca d’oro» tanto decantata fino a quando, nell’Ottocento, non ne scoprì per primo le rovine.
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La visita ai resti della fortezza inizia con l’attraversamento della straordinaria Porta dei Leoni.
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Si procedere poi con le gigantesche mura ciclopiche, le tombe reali ed il Palazzo di Agamennone. 
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Non dimenticate di guardarvi intorno perché grazie alla posizione elevata potrete godere del bel panorama.
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A circa 400 metri dalla cittadella sorge un altro importante sito archeologico, il Tesoro di Atreo, noto anche come Tomba di Agamennone. 
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Per meglio comprendere la storia del sito e del suo ritrovamento è possibile visitare il Museo dell’Antica Micene che espone un gran numero di reperti, compresa una copia della famosa Maschera di Agamennone.
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massimosirelli · 2 years ago
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Buon San Valentino! Ecco la quarta illustrazione sul tema della Magna Grecia. - Zeus & Hera, siamo sul lungomare di Monasterace (Rc) - Grazie di tutto Professor Giuseppe! #massimosirelli #monasterace #zeus #zeushera #hera #era #magnagrecia #sirelli #graffiti #streetart #graffiticalabria #calabria #calabriabellissima #love #sanvalentino #happyvalentinesday #massimosirelliart #massimosirelliartist #sirelliart #sirelliartist #valentineday #amour #amore #couple #art #popart #contemporaryart (presso Monasterace Marina, Calabria, Italy) https://www.instagram.com/p/CoognlzNTJA/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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greenmax-it · 28 days ago
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Come riciclare l’EPS?
GREENMAX propone il riciclo meccanico tramite macchinari come compattatori e granulatrici. Il processo prevede:
Raccolta e frantumazione: I rifiuti di EPS vengono raccolti, puliti e ridotti in frammenti più piccoli.
Compattazione: Con macchine come il compattatore EPS GREENMAX Zeus, il volume dell’EPS è ridotto fino a 50:1 grazie a tecnologie innovative, migliorando efficienza e riducendo costi di trasporto.
Granulazione: I blocchi compattati possono essere ulteriormente lavorati per produrre granuli di polistirolo.
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GREENMAX supporta i clienti con soluzioni personalizzate e servizi di riacquisto dei blocchi compattati, facilitando un modello di economia circolare.
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canesenzafissadimora · 10 months ago
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I sentimenti si apprendono. Gli antichi imparavano i sentimenti attraverso le storie mitologiche. Se guardiamo alla storia greca ci ritroviamo tutta la gamma dei sentimenti possibili, Zeus il potere, Afrodite l’amore, Atena l’intelligenza, Apollo la bellezza, etc. C’era tutta la fenomenologia dei sentimenti umani. Noi invece li impariamo attraverso la letteratura, che è il luogo dove si apprende che cosa sono il dolore, la noia, l’amore, la disperazione, il suicidio, la passione, il romanticismo. Ma se la letteratura non viene “frequentata” e i libri non vengono letti, se la scuola disamora, allora il sentimento non si forma. E se la cultura non interviene, i ragazzi rimangono a livello d’impulso o al massimo di emozione.
Da qui la necessità di educare al sentimento, a partire dalle favole per bambini dove si impara cosa è bene e cosa è male, e poi, crescendo, con la scuola dove si apprende dalla letteratura tutta la gamma dei sentimenti, i loro nomi e i loro possibili percorsi. E solo grazie a questo corredo culturale si acquisisce quella sensibilità psichica capace di distinguere il bene dal male, l'amore dall'odio, la partecipazione dal l'indifferenza. Ma la famiglia e la scuola oggi educano al sentimento? Questa è la domanda da rivolgere non a Dio, ma alle nostre istituzioni educative.
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cartonionline · 3 months ago
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Odissea - Capitolo 1 | Fumetto gratis da leggere online
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Il primo capitolo dell’Odissea, adattato in un fumetto gratuito da leggere online per ragazzi e ragazze dagli 8 ai 16 anni, è ora disponibile su www.cartonionline.com! Questa versione moderna e coinvolgente del classico epico è accessibile a tutti, con traduzioni in varie lingue. Aiutaci a far conoscere questo progetto condividendo il link della pagina sui tuoi social e invitando i tuoi amici a leggere i nostri fumetti. Più lettori ci sostengono, più potremo creare nuovi fumetti gratuiti sui classici della letteratura e su storie inedite di vario genere: manga, fantasy, supereroi, avventura, romantico e altro. Condividi il link: https://www.cartonionline.com/wordpress/odissea-capitolo-1-fumetto-gratis-da-leggere-online/ Buona lettura
La storia di Ulisse
Dopo dieci lunghi anni di guerra, i Greci riuscirono a conquistare Troia grazie all'astuzia di Ulisse.
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Tutti i re della Grecia tornarono in patria... tranne uno.
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Ulisse non è ancora tornato a casa. Dove si trova? È morto?
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Antica nave greca fra le onde del mare in tempesta No, Ulisse non è morto. E' protetto dalla dea Atena. Ha affrontato innumerevoli avventure, deciso a tornare a Itaca..
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Sul monte Olimpo gli dei decidono il suo destino.
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Atena, protettrice di Ulisse, è preoccupata per lui e si rivolge a Zeus. PADRE ZEUS, Ulisse è prigioniero DI UN INCANTESIMO della dea Calipso sull’isola di Ogigia.
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Sebbene Calipso lo ami, Ulisse desidera tornare a Itaca, da sua moglie Penelope.
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So che Ulisse vuole tornare. Non sono io a trattenerlo, ma E' Poseidone, che lo odia.
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Ulisse merita la mia ira! Ha accecato mio figlio Polifemo!
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Ma è tempo che questa persecuzione finisca! Itaca ha bisogno del suo re!
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Invierò Hermes a Ogigia per ordinare a Calipso di lasciar partire Ulisse! anche se Ogigia e'molto lontana, Ulisse saprà costruire una zattera e tornare a casa!
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Hermes, il messaggero degli dèi, parte per Ogigia con un importante incarico.
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COSA SUCCEDE A ITACA SORELLA MIA?
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ARES DEVI SAPERE CHE A ITACA, la famiglia di Ulisse è sopraffatta dall'attesa e dall'incertezza.
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Vent'anni fa, Ulisse sposò la bella Penelope.
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Ora, in sua assenza, il palazzo è invaso dai Proci. Quaranta nobili arroganti cercano di sposare Penelope, sperando di diventare il nuovo re di Itaca.
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Telemaco, il figlio di Ulisse, è troppo giovane per ribellarsi.
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E Laerte, il padre di Ulisse, è ormai troppo vecchio. Vive in un lontano casolare, lontano dalla confusione.
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Gli abitanti di Itaca hanno perso la speranza di rivedere il loro re.
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Come fa Penelope a non acconsentire alle richieste dei Proci?
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Penelope è astuta. Ha promesso di scegliere un pretendente solo dopo aver finito di tessere un sudario per Laerte. Ma ogni notte, disfa ciò che ha tessuto durante il giorno.
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Così, il lavoro non finisce mai, e Penelope guadagna tempo, sperando nel ritorno di Ulisse.
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Ma i Proci POTREBBERO scopRIRE il trucco, e Penelope POTREBBE dare una risposta. Ecco perché è necessario fare presto. Ulisse deve tornare a Itaca.
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Agisci, Atena. Scendi sulla Terra e aiuta Ulisse e la sua famiglia.
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Atena scompare in una luce dorata, lasciando l’Olimpo. Con il permesso di Zeus, Atena si prepara a guidare gli eventi che riporteranno Ulisse a casa.
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Intanto Hermes arriva sull’isola di Ogigia
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hermes ?!
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ti saluto dea Calipso. per ordine degli dei dell'olimpo è ora che lasci partire Ulisse. Questo è il volere di zeus.
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Così Ulisse, inizia a lavorare sulla costruzione della zattera.
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Lo amo, ma so che il suo cuore appartiene a Itaca... a Penelope.
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Grazie per tutto, Calipso. Ora devo tornare dalla mia famiglia.
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E così, guidato dagli dèi e dal suo desiderio di tornare a casa, Ulisse inizia il suo viaggio di ritorno verso Itaca.
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Fine del 1° Capitolo
Riassunto del primo capitolo dell'Odissea
Capitolo 1: Il Viaggio di Ritorno di Ulisse Molti anni fa, una terribile guerra si scatenò nella città di Troia, e i migliori guerrieri della Grecia si unirono per combattere. La guerra durò dieci lunghi anni, e alla fine, i Greci vinsero grazie all’astuzia di un re chiamato Ulisse. Fu lui a ideare il famoso trucco del cavallo di legno, con cui ingannò i Troiani e portò la Grecia alla vittoria. Dopo la guerra, tutti i re della Grecia tornarono nelle loro patrie, accolti con gioia dalle loro famiglie. Tutti, tranne Ulisse. Ma dove si trovava Ulisse? Era forse morto durante il lungo viaggio di ritorno? No, Ulisse non era morto. Dopo la guerra, si era trovato ad affrontare innumerevoli avventure, incontrando creature magiche, superando sfide impossibili e navigando mari sconosciuti. Ma una cosa era certa: Ulisse desiderava solo tornare a Itaca, la sua isola, dove lo aspettavano la sua amata moglie Penelope e suo figlio Telemaco. Atena, la dea della saggezza, era la protettrice di Ulisse e lo ammirava per il suo coraggio e la sua intelligenza. Preoccupata per il suo lungo viaggio, decise di parlare con suo padre Zeus, il re degli dèi. "ATENA: Padre Zeus, Ulisse è ancora lontano da casa, prigioniero della dea Calipso sull’isola di Ogigia. Anche se Calipso lo ama e gli offre una vita dolce, Ulisse desidera solo tornare a Itaca, per riabbracciare Penelope." Zeus ascoltò le parole di Atena e rifletté. Sapeva che Ulisse aveva sofferto a lungo e che Itaca aveva bisogno del suo re. "ZEUS: Non sono io a impedire il ritorno di Ulisse. È Poseidone, il dio del mare, che lo odia perché Ulisse ha accecato suo figlio Polifemo, il ciclope. Ma ora è tempo che questa persecuzione finisca. Itaca ha bisogno del suo re." Zeus ordinò quindi a Poseidone di smettere di ostacolare Ulisse. Era giunto il momento che il re di Itaca tornasse a casa. "ATENA: Invierò Hermes, il messaggero degli dèi, sull’isola di Ogigia per ordinare a Calipso di lasciar partire Ulisse. Sebbene Ogigia sia molto lontana da Itaca e Ulisse non abbia una nave, saprà costruire una zattera e, da buon marinaio, troverà la via del ritorno." Ma Atena aveva un altro compito da svolgere. Decise di andare a Itaca per aiutare Telemaco, il figlio di Ulisse, che era ancora troppo giovane per governare e difendere il regno da solo. Mentre si preparava per partire, Atena raccontò la storia di Ulisse al dio della guerra, Ares. "ATENA: Vent’anni fa, Ulisse sposò la bella e giovane Penelope, e insieme ebbero un figlio, Telemaco. Ma da quando Ulisse è partito per la guerra di Troia, non è più tornato, e ora una quarantina di giovani nobili vogliono sposare Penelope. Hanno occupato la casa di Ulisse con arroganza, banchettando e facendo festa, aspettando che Penelope scelga un pretendente che diventerà il nuovo re di Itaca e erediterà tutte le ricchezze di Ulisse." Atena spiegò che Telemaco era ancora troppo giovane per ribellarsi contro i Proci, come venivano chiamati questi pretendenti arroganti. E Laerte, il padre di Ulisse, era troppo vecchio per intervenire. Anni prima, aveva lasciato la reggia e ora viveva in un lontano casolare di campagna, occupandosi della terra. Gli abitanti di Itaca, ormai senza speranza di rivedere Ulisse, non si ribellavano, accettando la triste situazione. Zeus, ascoltando la storia, chiese ad Atena: "ZEUS: Come fa Penelope a non acconsentire alle richieste dei Proci?" Atena rispose con un sorriso, ammirando l’intelligenza di Penelope. "ATENA: Penelope è riuscita a ingannare i Proci, guadagnando tempo. Ha promesso di scegliere il suo pretendente solo dopo aver finito di tessere il sudario per Laerte, ma ogni notte disfa segretamente ciò che ha tessuto durante il giorno. Così, il lavoro non finisce mai." Ma i Proci potevano scoprire l’inganno, e Penelope si sarebbe trovava in una situazione disperata. Avrebbe dovuto dare una risposta subito. "ATENA: Ecco perché è necessario agire in fretta. Ulisse deve tornare a Itaca." Zeus annuì, comprendendo l'urgenza della situazione. "ZEUS: Vai, Atena. Agisci e scendi sulla Terra per aiutare Ulisse e la sua famiglia." Con queste parole, Atena lasciò l'Olimpo, pronta a guidare gli eventi che avrebbero portato Ulisse sulla via del ritorno, e a proteggere Penelope e Telemaco in attesa del re. Read the full article
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rinaldinicoletta · 4 months ago
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Poesia e Storia - L'ARTE delle MUSE
Chi erano le Muse? Andando a ritroso nella storia e precisamente in Grecia capiamo l’origine delle Muse. Grazie alla relazione tra  Zeus, il re degli dei, e Mnemosine la dea della memoria, sono nate le Muse o Mousai.  Dalla loro unione, che avvenne,  per nove notti consecutive, Zeus e Mnemosine diedero alla luce: CALLIOPE, CLIO, ERATO,EUTERPE, MELPOMENE, POLIMNIA, TERSICORE, TALIA, URANIA. Le…
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daddys-special-one · 7 months ago
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HO CAPITO ZEUS, ORA PUOI POSARE PER UN ATTIMO LA MIA CAZZO DI BAMBOLA VODOO E DARMI UN ATTIMO DI RESPIRO? grazie, gentilissimo
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