#gli basta sorridere
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spettriedemoni · 7 months ago
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Esce il Gladiatore 2.
Non ha importanza chi sia il protagonista: c’è Denzel Washington, automaticamente il protagonista diventa lui.
Spiace ma è così.
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i-am-a-polpetta · 8 months ago
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ho 29 anni e mi ritengo una persona abituata alla morte. o almeno penso di esserla mentre guardo fuori dalla finestra ingnorando il telefono che mi suona in cuffia. se fossimo in quel film con tutte le emozioni probabilmente ora sarebbero tutte chiuse sottochiave mentre in plancia di comando ci sarebbe solo l'apatia. non ho ancora ben capito quale emozione provo nei confronti della morte, se paura, tristezza o rabbia. in questo momento provo apatia. poi mi fermo a rivedere le foto di Leo e mi dico che a volte qualcosa di buono questa famiglia del cazzo lo sa fare. Eri un bravo micio, ciecato completamente e quando ti abbiamo trovato in mezzo a quella boscaglia era un miracolo se il tuo cuore ancora continuasse a battere. eppure oh possiamo girarci intorno finché vogliamo ma quando dicono che l'amore è prendersi cura hanno ragione. sei arrivato che eri molto più morto che vivo e probabilmente te ne sei andato nello stesso modo, con quella stessa immensa incredibile voglia di rimanere attaccato alla vita. tutto ciò che su sull'amore l'ho imparato dagli animali non dalle persone. e ti giuro che abbiamo fatto davvero tutto il possibile ma a volte non è sufficiente cazzo, non basta, perché a volte i miracoli succedono ma non sono eterni e mi dispiace così tanto.... eri bellissimo anche se eri un gattino disastrato e adoravo giocare con te prima di andare a letto perché volevi saltarmi addosso anche se non ci vedevi un cazzo. eppure tu vedevi molto più di quanto si possa fare, anche se non avevi più gli occhi. un micetto con la 104 ti dicevo sempre.
mi sono sempre ritenuta una persona abituata alla morte.
soprattutto perché quando lavori con gli animali ne vedi tanti andarsene. la loro vita è breve, un soffio e forse tutto ciò che possiamo fare e voler loro bene e fare in modo che questa esistenza gli faccia meno male possibile. e mi fa sorridere questa cosa che non ci vedevi una minchia ma sapevi perfettamente dover'ero sempre, in ogni momento. e che quando mi sentivi rientrare a casa scendevi le scale. a raccontarla così sembra na cosa impossibile ma vi giuro che lui saliva sul divano, scendeva le scale, si arrampicava sul tetto.
e adesso che non ci sei più mi sento un pochino persa. sei solo un gatto sì, però sei uno di quegli animali che ti lasciano qualcosa quando incrociano la tua esistenza.
ah comunque non è vero che sono abituata alla morte, perché a quella non ti abitui mai.
ti porto nel cuore, ovunque io vada.
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chouncazzodicasino · 7 months ago
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Prima di pranzo, scendendo a Roma da sola, ho avuto un piccolo attacco di panico. Avevo preso da qualche chilometro l'autostrada e l'ho sentito salire, prendere le spalle, le braccia, gli occhi e il collo. Ho pensato di tornare indietro e chiedere di essere accompagnata, ho pensato di tornare indietro e basta, ho pensato di provare a proseguire, respirare e fermarmi se necessario. Mi sono fermata a fare benzina e ho respirato di pancia, come mi ha insegnato mamma, ho bevuto acqua fresca e ho messo Beethoven. Tutte le altre canzoni (canzoni che amo) non mi facevano stare bene. Non mi succedeva da tanto, diversi anni. Detesto ma comprendo il fatto che mi sia sempre successo mentre guido, per me guidare è sempre stato il più grande simbolo di libertà e indipendenza. E quello stronzo lì va a colpire. Lo capisco, ha senso. Mentre guidavo a finestrini aperti sul raccordo con i capelli bagnati mi figuravo una mappa con tutti gli amici nelle varie fermate. Ok se non riesco ad andare avanti mi fermo qui da lei. Oppure posso arrivare fino qui e andare da loro. È stato consolante anche questo. Consolante il respirare bene. Consolante il capire che stava passando e che era piccolo. Consolante sapere dove stavo andando. Consolante, forse, capire che però era successo e lo avevo capito. Ora mi resta l'immagine che un po' mi fa sorridere del raccordo dall'alto e delle facce dei miei amici in dei cerchi all'uscita dove abitano. 
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empito · 12 days ago
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La gentilezza sembra dissolversi nel frastuono del quotidiano. Nel caos delle città, tra volti distratti e sguardi sfuggenti, si avverte l'assenza di gesti sinceri che scaldano il cuore. È come se la fretta avesse offuscato la capacità di fermarsi un attimo, di tendere una mano, di offrire un sorriso spontaneo a uno sconosciuto. Camminiamo accanto a tante persone, eppure il senso di solitudine è palpabile. Basta poco per colmare quel vuoto: una parola di conforto, un atto disinteressato, un ascolto attento. Eppure, queste espressioni di umanità sono diventate preziose come gemme rare, nascoste sotto la superficie di un'indifferenza dilagante. La gentilezza non richiede grandi gesti o sacrifici enormi. Si trova nelle piccole cose: nel cedere il passo, nel condividere un pensiero positivo, nel mostrare comprensione. È un linguaggio universale che attraversa le barriere, che unisce gli animi al di là delle differenze. Ma spesso ce ne dimentichiamo, persi nelle nostre preoccupazioni, chiusi nei nostri mondi. Forse è tempo di riscoprire la bellezza dell'empatia, di ricordare che ogni persona che incrociamo porta con sé una storia, una lotta invisibile. Offrire gentilezza non solo arricchisce chi la riceve, ma illumina anche chi la dona. È un seme che, piantato nel terreno giusto, può germogliare e diffondere nuova vita. In un'epoca in cui tutto sembra accelerare, fermarsi per un atto di cura verso l'altro diventa un atto rivoluzionario. La gentilezza è una forza silenziosa, ma potente, capace di trasformare una giornata, di cambiare una prospettiva, di tessere legami profondi. È il filo che può ricucire le strappi nel tessuto della nostra società. Ricominciare da gesti semplici può fare la differenza. Sorridere a chi incrocia il nostro cammino, offrire aiuto senza esitare, ascoltare con il cuore aperto. Così, passo dopo passo, la gentilezza potrebbe smettere di essere una rarità e diventare la melodia di sottofondo delle nostre vite, ricordandoci che, in fondo, siamo tutti parte di un'unica umanità.
Empito
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raccontidialiantis · 3 months ago
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Gentilissima dottoressa Anna…
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Quando al lavoro ricevo un'email che inizia così, mi viene sempre da sorridere. Sapessero quale perverso e irrefrenabile 'folletto del sesso' possiede totalmente la mia psiche! Lavoro da tre anni in un nuovo ufficio con due mie care colleghe: Lina, la più anziana, prossima alla pensione e Rossana, mia coetanea di circa trentacinque anni e che è anche mio Capo. Con Ros ormai siamo migliori amiche da diverso tempo e lei mi confida sempre tutto. Io a lei… be': 'quasi' tutto.
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Rossana è, manco a dirlo, una rossa esplosiva. Alta e slanciata: una quarta di reggiseno. Una femmina florida e piena di curve mozzafiato. Sempre vestita in modo molto sensuale. È oggettivamente un gran bel pezzo di figliola e l'oggetto di cupidigia di chiunque abbia a che fare con lei: uomini e donne. La riempiono sempre di attenzioni, cortesie e caffè.
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E invidie da parte delle donne che non possono averla o essere come lei. La corteggiano tutti, più o meno esplicitamente. Lei è la star del piano. Quanto a me invece, vesto sempre in modo classico, poco appariscente e, a parte i rapporti di lavoro, con me generalmente buongiorno e buonasera: nessuno osa andare mai troppo oltre. E così io posso essere libera di volare sotto i radar e farmi gli affari miei.
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Certamente, arrivata a trentacinque anni, ho avuto anch’io le mie belle storielle: il mio primo fidanzato l’ho avuto a diciott'anni. Era gentile e piccolino, come me. È con lui che ho fatto l'amore la prima volta. C'è da dire che per mia parte sono magra, alta 1,60 e con una prima scarsa di reggiseno. Però ho un bel culetto alto, sodo e un visino d'angelo. Gambe nervose e perfette. Faccio regolare esercizio fisico in palestra e corro ogni domenica.
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E comunque la donna più bella mai apparsa sulla terra - Jane Birkin - aveva il seno tra il piccolo e l'inesistente, proprio come il mio! Ho lasciato il mio primo amorino dopo un anno per un ragazzo più grande sia di età che fisicamente; incidentalmente ho scoperto che alla maggior altezza e robustezza fisica corrisponde in genere una… 'attrezzatura' maschile di calibro altrettanto superiore. E questa cosa mi ha mandata fuori di testa. Ho avuto molti altri uomini, li ho cercati sempre soltanto molto più grandi di me: sia di età che fisicamente. Mai comunque qualcosa che fosse duraturo o di emotivamente troppo impegnativo.
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Mi piaceva troppo solo il fatto di farmi riempire e scopare da loro. Godevo dei loro grossi membri dentro il mio corpo: amavo sentirmi occupata e poi farcita dal loro seme. Adoravo quel contrasto sulla carta impossibile tra me e l’uomo alto e grande. Quindi progressivamente ho imparato a farmi elastica, sotto ai loro corpi, mentre mi sbattevano a destra e sinistra, spesso facendomi volare sul letto come un fuscello. Sebbene mi promettessero tutti mari e monti, non appena sentivo puzza di innamoramento, di legame o di matrimonio, tagliavo di netto. Soffrivano. Moltissimo; tornavano alla carica. A volte disperati. Io dicevo di no e basta.
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Un anno fa Ros mi ha invitata di venerdì sera a una cena tra colleghi. E lì ho conosciuto finalmente Pietro, suo marito. Descrizione di questo capolavoro della natura: alto 1,95 per 120 kg. Un fascio di muscoli, istruttore di Mixed Martial Arts. In sostanza, un gigante forte e gentile. Molto sexy, ma spassosissimo e cortese. C'è da dire che quando il Folletto del Sesso mi si risveglia io non guardo in faccia nessuno. Dopo un rapido scambio di battute, senza farmi troppo notare dalla mia amica intima, gli ho dato il mio numero: “sai: in caso ti servisse, se magari non riesci a parlare con Ros o per qualsiasi altra cosa…” e glielo dicevo guardandolo fisso negli occhi. Lui era rosso di vergogna. Tenerissimo: me lo sarei scopato lì.
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Durante la serata abbiamo anche ballato un po’ e io mi stringevo a lui in modo vergognoso. Da seduti, tra noi due: giù battute, frasi e via via discorsi sempre più seri, sino a uno sbottonarsi a riguardo di cose anche molto personali. La stessa sera, da casa mia gli ho chiesto io con un messaggio di vederci per un caffè e due chiacchiere in libertà. Così: solo perché mi stava simpatico. Sullo smartphone lui, dapprima un po’ esitante, ha infine accettato. Ci siamo visti all'indomani, sabato, in mattinata in un bar del centro e dopo nemmeno un'ora dal caffè eravamo a casa mia… a letto. L'ho conquistato letteralmente. Mi prendo chi voglio. Mi ha detto che ama moltissimo sua moglie, ma anche che lei purtroppo lo fa sempre venire fuori, che il suo culo se lo può scordare e la bocca neppure a pensarci. Al massimo quando lei è indisposta lo sega.
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E’ rimasto stupito quando l’ho incitato a spaccarmi la fica senza troppi complimenti: un bestione del genere, che però ho accolto sino alla radice, senza fare neppure un urletto di dolore. Quando stava per venire me l’ha detto e sarebbe voluto uscire, perché era abituato così. Io invece l’ho trattenuto dentro di me incrociando le gambe sulla sua schiena. E tenendo le mie mani sulle sue chiappe. Gli ho anche detto di non preoccuparsi, perché prendo le mie precauzioni. Lui allora s’è indurito completamente all’idea e ha iniziato letteralmente a sfondarmi: sembrava un vero selvaggio! Mugolava, grugniva e mi diceva cose all’orecchio che mi facevano arrapare ancora di più. Mi chiamava puttanella, troia senza vergogna.
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Al culmine, mi ha urlato infoiato: “sei una piccola cagna, mi stai facendo tradire mia moglie, la madre di mio figlio… voglio vedere proprio quando strillerai... e dai: strilla, maledetta puttana…” Ma per me queste erano solo parole di miele. Gli ridevo in faccia, godendo come una cagna, appunto. Dopo la nostra prima volta, la settimana successiva l’ho fatto entrare. Ero in vestaglia trasparente, nuda e mi sono messa subito sul letto: pancia sotto e a culo ben aperto, in posa inequivocabile. Lui mi ha chiesto: “ma sei sicura?” e io provocandolo gli ho detto: “ma... lo sai fare o ti devo fare un disegnino?” Per tutta risposta ha puntato il suo membro enorme contro la mia rosellina, che si è aperta magicamente e pian piano lo ha accolto completamente. Oggettivamente mi faceva un po' male, ma solo l’idea di avere un palo del genere dentro mi faceva venire!
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Va detto che m’ero ben preparata, tenendo nell’ano tutta la settimana il mio fido plug di belle dimensioni. Ed eccoci qua, nel mezzo di questa storia segreta. Adoro essere il suo chiodo fisso sessuale, vedere la sua espressione sorpresa ogni volta che glielo prendo tutto in bocca senza fiatare e mi piace troppo essere la ragione delle corna della mia migliore amica, mio Capo e gran pezzo di gnocca, soprattutto se confrontata con me, donnetta slavata, insignificante e totalmente anonima. Amo i racconti che mi fa Ros di come secondo lei lui è innamoratissimo, di come lei lo tenga legato con la sua preziosa fica. Che non oserebbe mai tradirla, perché dove la trova un’altra gnocca come lei. Lo so: il mio Folletto del Sesso prima o poi mi porterà alla perdizione. Ma intanto nella mia vita, di un maschio come Pietro, timido gentiluomo ma selvaggio, enorme bestione nel sesso, non posso fare a meno.
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RDA
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kon-igi · 1 year ago
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VITTIMA DEL MATRIARCATO
Dovevano essere i primi anni ottanta e credo di essere stato in quinta elementare o al massimo in prima media, quando un pomeriggio di Agosto in spiaggia a Viareggio mentre tra amici guardavamo una partita di calcetto tra nuvole di sabbia, qualcuno vicino a me indicò una ragazza in bikini bianco, di uno o due anni più grande di noi e mi chiese a bruciapelo 'Quella lì te la tromberesti?'.
Io rimasi un po' spiazzato dalla domanda ma visto che si trattava di una risposta per forza dicotomica e comunque dell'argomento sapevo giusto giusto le basi teoriche, ovviamente risposi di sì.
Il tipo (che non era proprio un amico ma piuttosto una di quelle conoscenze estive estemporanee) sghignazzò e in men che non si dica si avvicinò alla suddetta ragazzina e indicandomi le disse qualcosa a bassa voce.
Dobbiamo dire che allora (come ora) io per le cose mondane non ero certo il più sveglio della cucciolata e quindi non riuscii a collegare quanto avevo detto al tipo poco prima con l'espressione furiosa e sconvolta della ragazza, che con le lacrime agli occhi corse verso il gruppo dei genitori sotto gli ombrelloni, tra cui c'era anche mia madre.
Dovevano essere le tre del pomeriggio ma io posso ancora ricordare che a un certo punto era sera (c'era la mezza luna in cielo) e mia madre non smetteva ancora di urlarmi contro PER LA COSA SCHIFOSA CHE AVEVO DETTO A QUELLA RAGAZZA E CHE MI DOVEVO VERGOGNARE PERCHÉ LEI DI SICURO DI VERGOGNAVA DI AVERE UN FIGLIO COSÌ.
Quando mio padre rientrò a casa ricominciò tutto da capo ma in stereo, con lui a braccia conserte che scuoteva la testa e mi diceva che ERO STATO UNA GROSSA DELUSIONE E CHE QUELLA RAGAZZA AVREBBE SOFFERTO MENO SE LE AVESSI DATO UN PUGNO NELLO STOMACO.
La cosa strana è che non provai nemmeno a difendermi spiegando che in realtà non le avevo detto proprio nulla... ho accettato il fatto di essere stato beccato mentre ballavo il tip tap in un campo minato e il giorno dopo continuai a fare quello che facevo fino al giorno prima ma diffidando di più della gente che faceva le domande stupide.
Vedete, il fatto è che io sono stato cresciuto in un ambiente familiare davvero molto aperto e inclusivo, dove c'era poco spazio per il giudizio frettoloso verso il diverso, il fragile e l'emarginato, quindi quell'episodio più che ingiusto mi parve strano... davvero c'era gente che andava in giro a dire alle donne che le voleva trombare? Ma dov'erano i genitori di queste persone?
E più tardi capii che erano proprio loro a dire queste cose e i figli semplicemente imparavano.
E ne ho conosciuto davvero tanti di figli così (che, per inciso, sono i genitori di oggi da cui altri figli imparano) e a volte non c'è nemmeno stata una responsabilità genitoriale diretta nell'aver insegnato loro certi comportamenti... a volte basta non dare peso, sorridere a certe battute e derubricare certi comportamenti a scherzi presi troppo sul serio.
Perché poi, alla fine, è sempre questione di saper stare allo scherzo, no?
E fatevela 'na bella risata invece di stare sempre a pensare a cose macabre tipo che una donna viene uccisa ogni quattro giorni!
No?
No.
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elenascrive · 1 month ago
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Alle volte
basta
un piccolo spiraglio
ma grande d’Amore
per salvare una giornata qualunque,
per Noi Stessi e per gli altri.
E non serve un sacco di fantasia
per dimostrarlo
basta
anche un semplice invito,
del tipo:
“Ti va di sorridere insieme? Offro Io!” ☺️
@elenascrive
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ehinana · 5 months ago
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l'esistenza del mio cane mi rende felice, quando ti senti giù puntualmente arriva lui perché vuole le coccole o basta solo che lo guardi e per quanto sia bello ti viene da sorridere. davvero riescono a farti stare meglio gli animali che le persone.
#.
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Siamo di ritorno da una cena fuori, io e daddy, abbiamo festeggiato un mio traguardo!
Appena rientriamo a casa mi dirigo in bagno per andare a cambiarmi e mettermi finalmente comoda ma quando entro in camera da letto trovo daddy appoggiato al muro e con indosso ancora camicia e giacca.
"Che cavolo fai ancora vestito così?" gli dico, mentre la visione di lui con quella roba addosso inizia a farmi sentire del calore diffuso.
Vedo un sorriso malefico aprirsi sulle sue labbra mentre si siede sul letto e inizia a battere, ritmicamente, la mano sulla sua coscia
"Vieni qui, bambina"
Per quanto l'eccitazione inizi a salire prendo a ridacchiare e mi oppongo, con poca credibilità.
"Vieni qui bambina, o mi arrabbierò e sarà peggio"
Mi avvicino lentamente e rimango di fronte a lui, mi toglie lentamente i pantaloni del pigiama, le mutandine e mi sistema sulle sue ginocchia.
So che sarà una notte intensa...
"Conta bambina!"
Prende a sculacciarmi e quando, presa dall'eccitazione, smetto di contare mi prende per i capelli e mi ordina di tenere il conto!
Tra una sculacciata e l'altra mi accarezza tra le cosce e mi fa notare quanto io sia già un lago.
"Stenditi sul letto"
Obbedisco, lui si stende accanto a me e inizia ad accarezzarmi tra le gambe per poi infilarmi un dito dentro e muoverlo sempre più velocemente fino a strapparmi un gemito di piacere
"Cosa bambina? Non dirmi che ti piace.."
Mentre continua a penetrarmi velocemente accende il lush, che non mi ero accorta avesse tirato fuori dal mio cassetto del piacere, e lo muove sul mio clitoride impostandolo ben presto al massimo della potenza.
Inizio a muovermi sempre di più, sempre più disperata per avere quel piacere che tanto agogno.
Gemo e lo prego non so bene neanche io per cosa.
"Cosa c'è bambina?" mi dice ridacchiando soddisfatto nel vedermi ridotta così.
Gemo e mi aggrappo alle lenzuola mentre il piacere sale e diventa sempre più intenso.
"Vieni per il daddy, fammi sentire quanto mi piace"
E a quelle parole l'orgasmo esplode e mi travolge totalmente strappandomi gemiti di piacere che lui zittisce con un bacio appassionato ed affamato.
Ancora scossa dagli spasmi mi rannicchio addosso a lui che mi abbraccia e accarezzandomi i capelli mi dice
"Non penserai che sia finita qui vero? Daddy non ha ancora finito con te"
Un brivido mi percorre tutta e qualcosa in me scatta nonostante fossi pienamente appagata.
"Dammi solo un attimo" dico, mentre faccio per alzarmi e uscire dalla stanza, lui si spoglia e mi aiuta a indossare la sua camicia per non prendere freddo. È così lunga da arrivarmi a metà coscia, mi fa da vestito e indossare solo quella mi fa sentire molto in un film americano e questo pensiero mi fa sorridere.
Mi dirigo in cucina, bevo e dopo essermi ricomposta torno in camera pronta a scoprire quale altra diavoleria possa avere in mente stavolta.
"C'è una cosa che voglio provare"
Mi dice mentre mi attira a se e mi bacia con forza, spingendomi sul letto e mettendosi seduto proprio nel centro.
Sono in ginocchio tra le sue gambe e mi basta uno sguardo per capire che ha voglia della mia bocca.
Mi chino e inizio a leccare e succhiare con quanta più passione possibile e so di star riuscendo nel mio intento quando lo sento crescere tra le mie labbra e gemere. Mi poggia una mano sulla testa e guida così i miei movimenti, cosa che trovo estremamente eccitante.
Con una nota di disperazione nella voce mi ferma e dopo aver indossato il preservativo mi chiede di cavalcarlo, sto per impalarmi su di lui ma chiede di farlo dandogli le spalle
Lo asserendo e scopro quanto possa essere intenso sentirlo così in fondo
"Muoviti, balla per me bambina"
Non posso far altro che muovermi con quanta più foga possibile, muovo il bacino cercando di sentirlo sempre di più dentro di me.
Più i miei movimenti si fanno profondi e veloci, più daddy geme e più voglio portarci al limite..
"Usalo e godi" mi dice passandomi il lush.
Lo posiziono sul clitoride e lo muovo in circolo sempre più velocemente mentre mi impalo sul suo cazzo, sento il piacere montare di nuovo dentro di me, i miei affondi si fanno sempre più disperati, disperati tanto quanto i gemiti di daddy che mi tiene stretta per i fianchi e mi spinge su di lui con foga.
Arriviamo all'orgasmo insieme, il piacere ci travolge e ci scuote con forza facendoci gridare all'unisono il nostro piacere, un grido a metà tra una supplica e i nostro nomi.
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libero-de-mente · 9 months ago
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Ore 1:05, lascio figlio n. 2 fuori la discoteca con i suoi amici. Quella non è una semplice discoteca è il Bolgia. Non faccio in tempo a dirgli la frase di rito, che ogni buon genitore di sicuro vorrebbe dire ai propri figli. Quando invece è lui che mi dice di scrivergli quando sarò tornato a casa. Che si sente in colpa di farmi fare tardi.
Nel rientrare troppa colonna su quella statale, approfitto per pensare a me e a quanto i miei figli mi hanno riferito oggi sul mio matrimonio.
Credo di aver avuto un cedimento, credo che i miei occhi mi abbiano tradito.
Una ragazza sul bordo della strada, dove “professionalmente lavora”, approfittando della fila dovuta alla colonna d’auto si appoggia al finestrino lato passeggero aperto. Mi guarda, mi sorride. Ora mi aspetto una richiesta, invece mi dice: con te ci berrei volentieri un caffè. Hai il viso di chi sta soffrendo, forse ti farebbero meglio due parole di conforto che una scopata.
E se anche una meretrice non vede in me del sesso, credo che dovrei pensare seriamente a una vita da eremita.
Due battute su quale tisana bere per parlarci e ci troviamo con gusti simili, frutti rossi.
Poi riparto e mi rimane il suo profumo in auto, il suo sorriso sincero.
Strada facendo rivedo le segnaletiche orizzontali di un senso unico forzato per dei lavori. Era l’estate di Rebecca e del concerto di The Weeknd. Che nottata!
Ultimi chilometri, ultimi pensieri di decisioni pesanti da prendere, portati avanti nell’attraversare il giardino.
Mi fermo di colpo, osservo tra l’erba alta di questi giorni di pioggia. Gli occhi non credono a quello che vedono, dopo quattro anni è tornato un riccio in giardino. Questo basta per farmi sorridere. Come un ebete.
Dopo averne visto morire uno tra le mie mani ecco che ritorna un altro. Tutto ricomincia, Leo per Alvin e il riccio per l’altro, perché quindi non una mia decisione per una nuova vita?
Tutto questo mentre il cuore ancora duole.
Ci penserò promesso. Ora riposo un po’, che poi dovrò ricuperare l’armata Brancaleone, dalla bolgia di una nottata senza pensieri.
Intanto sorrido, con occhi asciutti.
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greenbor · 17 days ago
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Quando andiamo a perderci, dove non so .. nemmeno più ritrovarmi più .. Dove nessuno mai è stato mai .. Dove tutto è profumo e non lo sai cos’è .. E’ nuova vita che è dentro te e vive e sente, e non domanda più. Quando tutto è già perfetto così non vuole nulla più, solo amore che ti dissolva in te in un nuovo che è già qui dentro di te. Quando tutto è già un mistero che lo senti già dentro di te, è luce che non sa più spegnersi. E’ amore che si propaga nel respiro. E’ amore che non ha idea e vuole solo amare e gli basta amore. Non vuole altro E’ un respiro Quando tutto è così, immenso e silenzioso, e divino dentro .. .. un albero tu, con le tue fronde rigogliose e le tue foglie che lasci cadere in autunno. Quel vento che sembra cattivo, non lo è mai! Ha sempre amore comunque e sempre: è insegnamento Quando tutto ha fine, ti accorgi che continua a vivere in un mistero che non conosci, ma senti che è la Via! Quando tutto è amore diventi unità! Diventi solo in un immenso, in una moltitudine d’amore. Quando tutto è, allora puoi dissolverti nell’amore, e sorridere anche al dolore, e alla perdita, e ritroverai le tue radici! Quell’amore di sempre non sarà mai venuto via da te e continuerà a vivere con te!
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lunamagicablu · 10 months ago
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Un giorno Isao il Dio supremo, aprì le dieci dita delle mani e le distese sull’oceano. Ne caddero alcune gocce e dall’acqua emerse una fanciulla divina, Araminta; appena la vide le disse : “il mondo ha dimenticato la poesia, ha dimenticato le favole… il linguaggio dell’amore, per questo sei nata, colorerai di fuoco i tramonti, trasformerai la favola in realtà… e la realtà in sogno, poesia”. Quindi scomparve in una nuvola di fumo viola. Attimi senza spazio e senza tempo, mentre le prime ombre scivolano sul suo corpo, solo il mare è testimone della sua nascita. “Deve essere molto triste non credere più in nulla” pensava Araminta, camminando verso il mondo; si trovò all’improvviso in una grandissima piazza piena di gente che correva indaffarata. Salì su di un alto gradino e cominciò a urlare: “Non si è mai troppo grandi per sognare; io sono Araminta e sono in mezzo a voi per ricordare a tutti che la felicità è intorno a noi. Felicità è sorridere agli altri… è svegliarsi una mattina e accorgersi che la vita è tanto bella. Io vorrei che tutti fossero sempre felici e farò di tutto perché ciò accada. La primavera arriva piano piano e quasi nessuno se ne accorge. E poi una mattina svegliandoci scopriremo che l’inverno non c’è più. Che è arrivata lei… la primavera. E’ meraviglioso vivere , innamorarsi… E’ meraviglioso stringere la mano della gente per non sentirsi più soli. L’amore non si può nascondere. Come non si potrebbe nascondere un raggio di sole. Nella vita non c’è niente che non sia amore. E’ per amore che i girasoli inseguono il sole, è l’amore che fa tornare sempre l’estate. Senza amore non esisterebbe il mondo. Basta chiudere gli occhi per ritrovarsi altrove. Un respiro profondo e la mente vola via leggera come un aquilone. Su gente fatelo insieme a me e le favole, le poesie e l’amore torneranno a far parte di voi…” Così fu che si presero tutti per mano e chiusero gli occhi per riaprirli poi su un mondo colorato e pieno di luci di stelle e d’amore, sotto lo sguardo felice di Araminta pronta per partire alla ricerca di altri luoghi e di altre persone a cui regalare la sua felicità. Un'anima sul mondo
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chouncazzodicasino · 1 year ago
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Potessi togliere qualcosa a me per darlo a te, lo farei subito.
Mi viene da pensare a questo, mi viene da pensare a come, romanticamente forse (illusa come una merda per dirlo in modo meno romantico), non riesco ad abbandonare il pensiero della persona che sei e sei stata nella mia vita e che adesso è come una tenera bimba, capricciosa come poche dobbiamo ammetterlo Nonna. Però ti faccio sempre sorridere e finché riesco a farti ridere un po' a me va bene, me lo faccio bastare. Basta che mi sorridi e ti tiri i baci in aria che a me si annulla tutto. Quasi. Poi non mi basta sempre, lo sai. Oggi sei meno presente del solito e la cosa mi lacera... Potessi togliere qualcosa a me per darlo a te, lo farei subito. Mi strapperei, la pelle, i capelli, gli occhi e le unghie, i muscoli delle cosce, le spalle e il costato, senza una smorfia di dolore per darli a te. Ora siamo stese sul letto mentre tu fai la pennichella, con la mano sul mio polso e mi "sfruculi" con questo movimento involontario che è diventato costante, ma almeno lo fai a me e non lo fai a te. E piango. Allontano incazzata i ricordi di anni fa perché non è il loro momento, sono ricordi egoisti e vaffanculo stronzi che cazzo volete, non devono venire adesso, non è giusto, adesso cerco di crogiolarmi in questa pennichella, ti guardo e ti accarezzo le sopracciglia come si fa con i bimbi per farli addormentare.
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empito · 17 days ago
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È arrivato il momento di imparare ad amarmi e di smettere di portare sulle spalle colpe che non mi appartengono. Per troppo tempo ho vissuto nell'ombra di giudizi altrui, ascoltando voci che sussurravano di sbagli mai commessi. Ho camminato su strade tortuose, cercando redenzione per peccati inesistenti, cercando di essere all'altezza di aspettative che non mi rappresentavano. Ogni mattina allo specchio vedevo riflessa un'immagine sfocata, distorta dai pensieri altrui, incatenata da pesi invisibili. Ma ora basta. Voglio liberarmi da queste catene fatte di rimorsi infondati e abbracciare la mia vera essenza. Voglio alzare gli occhi verso il cielo e sentire il sole sulla pelle, senza ombre che oscurino la mia luce. È tempo di riscoprire la gioia nelle piccole cose, di sorridere senza motivo, di sentire il battito del mio cuore come un tamburo che scandisce il ritmo della mia vita. Voglio assaporare ogni istante, respirare profondamente e immergermi nel presente, senza lasciarmi più trascinare dal passato che non mi appartiene. Non sono più disposto a essere prigioniero di paure e insicurezze che non hanno fondamento. Voglio aprire le ali e volare verso orizzonti nuovi, esplorare sentieri inesplorati, scoprire chi sono davvero, al di là delle maschere che sono stato costretto a indossare. È un viaggio verso me stesso, una rinascita che attendeva solo il coraggio di essere intrapresa. E mentre muovo i primi passi, sento crescere dentro di me una forza nuova, una fiducia che mi sostiene e mi incoraggia. Non sarà facile, lo so, ma ogni piccola conquista sarà un traguardo prezioso. Mi prometto di essere gentile con me stesso, di accogliere i miei limiti e celebrare i miei successi. Di guardarmi con gli occhi della comprensione e dell’amore. Perché merito di essere felice, merito di vivere una vita che mi rappresenti, libera da pesi inutili e false colpe. È l'inizio di una nuova pagina, bianca e luminosa, pronta ad accogliere i colori di emozioni autentiche. E questa volta sarò io a scrivere la mia storia, con penna ferma e cuore aperto.
Empito
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raccontidialiantis · 3 months ago
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Smettila!
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Adesso basta flirtare con gli altri uomini di nascosto, con chiunque ti faccia un complimento! Mi fai sentire umiliato, mi fai dannare. Chiunque vorrebbe saltarti addosso solo a un tuo cenno, non lo capisci? O invece lo capisci sin troppo bene! Maledetta ossessione che sei, per me. Perché sei una femmina lussuriosa dentro: io ti conosco benissimo e mi preoccupo. 
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Pubblicamente, al lavoro o nelle occasioni ufficiali in società, tu semplicemente interpreti a perfezione una parte: quella della professionista compassata e seria. Sembri quasi una puritana dall’etica impeccabile e dai rapporti interpersonali cortesi ma molto distaccati. Appari formale, fredda e dall’aspetto algido, distante e sembri addirittura un po’ timorosa di eccessive confidenze. 
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Chi ti osserva professionalmente direbbe che sei una donna sobria, discreta. Ti sanno molto devota, la cattolica praticante che mostra di scandalizzarsi per qualsiasi parola un po’ colorita o espressione appena volgare. Infine, quando siamo in mezzo agli altri, con te non si può neppure accennare a cose di sesso: non si fa, non sta bene. Assumi immediatamente un’espressione inorridita, scandalizzata e cambi subito discorso.
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Arrossisci, addirittura. “Un altro po’ di tè?” Che attrice straordinaria e spudorata! Ma a letto con me invece ti scateni. Ti trasformi completamente e potresti assolutamente dare delle lezioni - e che lezioni! - a un’attrice porno. Te lo vieni a cercare, me lo impugni, te ne impadronisci e ci giochi, ti piace. Lo brami, lo succhi e lo lecchi. Con gran gusto e perizia tecnica, te lo ficchi in due secondi tutto in gola.
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Sei una vera maestra dell’arte. Mi svuoti letteralmente i testicoli. Hai la perfidia negli occhi, mentre ti fai scopare. Mi vuoi, desideri il cazzo più di ogni cosa. Sei una porca magistrale, laureata cum laude. Potresti battere in strada, per la perizia con cui maneggi il cazzo e ne tiri fuori tanta sborra. E ti piace assaporarla, giocarci. Troia schifosa e sporchissima.
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Sei tu quella che conduce i giochi. Vuoi che ti sbatta il cazzo sul viso più volte, a umiliarti. E devo farlo chiamandoti troia e puttana. Si: sei inequivocabilmente una grandissima porca. Quanto mi piace, questo tuo lato! Sul letto, mi ti apri davanti all’improvviso, ti fai vedere da me ovunque, sul corpo: senza alcun pudore e socchiudendo gli occhi gemi contenta.
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Il tuo culo, la tua passera e la tua bocca parlano chiaro e dicono soltanto: “penetrami, fammi godere.” Ti piace da impazzire essere osservata, desiderata, toccata, violata. Con prepotenza ti piace ancora di più. Sei assatanata di sesso: in casa vuoi il mio cazzo sempre e ovunque: in ogni momento, quando siamo soli. Mi vuoi a qualsiasi ora del giorno, se siamo a casa.
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Vuoi che il tuo seno sia adorato e subito dopo leccato, assaggiato, strizzato, odorato, massaggiato. Cerchi di continuo l’uccello. Ne esigi tantissimo. Ami il lusso e gli agi. Ti approfitti della tua bellezza mozzafiato, perché sai che farei di tutto per te, per farti star bene, comoda e viziata. 
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Gli anglosassoni direbbero che sei una “high maintenance woman.” Entrando in camera da letto, come percepisco il tuo sguardo carico di libidine maliziosa, se ti vedo mezza nuda già capisco cosa ti passa per la mente. Non ti resisto e mi precipito su di te. 
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Compiaciuta di essere una femmina bellissima, sensuale e in missione segreta per conto del Dio Eros, mi sussurri all’orecchio dov’è che lo vuoi, dove e come desideri essere adorata, baciata e leccata. A lungo. Mi spompi, ne vuoi sempre di più. Sono pazzo di gelosia, per te: mi piaci da morire, mi sei entrata nel sangue. Ti voglio di continuo.
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Che tu sia dannata, donna: non flirtare, non guardare, non rispondere, non dare confidenza, non sorridere. Capisco che è impossibile, ma fammetelo almeno dire. Sii solo mia, non tradirmi. Mi tradisci? Non ti basto? Dimmelo sinceramente, sgualdrina: tu sei la mia croce e delizia. E non ridere, troia. Senza il tuo profumo in giro per casa io morirei. Ama me e nessun altro. Perché io voglio te e basta. 
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Sei una mia vera e propria fissazione. Porto sempre in tasca con me un tuo paio di slip sporchi. Sono schiavo del tuo odore intimo. Adesso tu starai zitta e sopporterai queste sberle. Voglio vedere il tuo bel culo bianco latteo diventare rosso fuoco. E sentirti implorare pietà, piangere di dolore. Dovrai pur espiare, per tutta la gelosia che mi provochi. 
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Devo pur controllarti, in qualche modo, contenere la carica erotica che spandi attorno a te con non so quanta incoscienza e nonchalance. Sopporta, fallo perché mi ami. E perché... oh, per la miseria: che vera troia sei! Ti vedo che sorridi di nascosto e sembri soddisfatta, mentre ti mordi le labbra e fai finta di sentirti umiliata, ferita nell’onore, arrabbiata. 
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Maledetta: ti piace, essere sculacciata allora, eh? Dio: mi farai impazzire. Sei la mia dolcissima e assolutamente perfida puttana. Dai: ora usa la tua bocca nel modo che sai. Perché ti piace un sacco usarla così e sei capace di compiere veri e propri capolavori di acrobazia, con la tua lingua. Che spero tu usi solo con me. Dai, sbrigati. Succhia forte, puttana e fammiti sborrare dentro. Perché mi urgi e io ti amo troppo.
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RDA
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intotheclash · 1 year ago
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Mezz'ora dopo bussammo alla porta di casa del mio amico Pietro. Il vecchio si era lamentato per tutto il viaggio. Ma che cazzo di strada, che cazzo di posto, che cazzo di buio, non c'era una cosa che gli andasse bene. E giù una sfilza di cazzi che, se li avessi detti io, avrei preso sberle fino ai venti anni. Non vedevo l'ora di diventare maggiorenne per poter dire quello che volevo senza problemi.
Ci venne ad aprire il fratello di Pietro, che, appena ci vide, sfoderò un sorriso sfavillante. "Ciao giovanotto, che piacere rivederti!" Disse. E sembrava davvero che fosse felice. "Ciao, Antonio." Risposi. E basta. Senza sorridere e con troppo distacco. Iniziavo a comprendere la gravità della situazione. Lui sembrò non accorgersene, o fece finta, mi arruffò i capelli e rivolse la sua attenzione al mio vecchio: "Buonasera, con chi ho il piacere di parlare?" Mio padre ci mise un po' a rispondere, rimase lì a fissarlo con la bocca leggermente aperta. non si aspettava che dietro il primo portone, ce ne fosse un altro, altrettanto imponente e massiccio. Antonio era un vero gigante. "Piacere di conoscerti, Antonio. Io sono il papà di questo fringuello e mi chiamo Alfredo." E gli porse timidamente la mano, credo avesse paura di riaverla indietro mezza stritolata. Antonio gli strinse la mano con vigore contenuto, chissà se fosse possibile uccidere un uomo soltanto stringendogli la mano. "Prego, entrate pure, abbiamo appena finito di cenare ed il caffè è sul fuoco. Potete farci compagnia, se volete." E disse tutto senza mai smettere di sorridere. Entrammo in cucina e la bocca di mio padre si allargò a dismisura. "Caspita!" borbottò sottovoce, "E' enorme! Qua dentro c'entra tutta casa nostra. E, se lo parcheggio bene, anche il mio camion."
Il papà di Pietro, non appena ci vide, ci venne incontro, anche lui sorridente, come se fossimo amici di vecchia data, o, meglio, dei parenti stretti. Anche sua moglie sembrava felice dell'inattesa visita. Insomma, erano tutti felici; manco fosse stata la vigilia di Natale. Io però non sorridevo affatto. E di felicità neanche l'ombra. Ero triste. Triste dentro. E traditore. Incrociai lo sguardo del mio amico, sembrava scrutarmi come volesse leggermi l'anima. Ma credo fosse soltanto la mia impressione di traditore, anche perché ero convinto che lui sapesse sempre ogni cosa in anticipo. Era serio e distaccato, niente affatto preoccupato, chissà come cazzo faceva. Cercai di scusarmi, di fargli capire con gli occhi che non volevo fare la spia. Che ero stato costretto a farlo, per il mio e per il suo bene. non so se ci riuscii.
"Benvenuto. Prego, si sieda, mia moglie le verserà subito una tazza di caffè appena fatto. Poi, se gradisce, sarò io ad offrirle un bicchierino, magari anche due, di grappa fatta in casa." Disse l'altro papà al mio.
"In vita mia, mai che mi sia capitato di rifiutare un bicchierino di grappa, figurarsi se ho intenzione di dire no a quella fatta in casa." Rispose il vecchio, perfettamente a proprio agio.
"Benissimo allora. A cosa devo l'onore e il piacere di questa visita?"
"Vede, per quanto riguarda l'onore, spero che rimanga tale anche quando usciremo da quella porta, ci terrei, sul serio. Ma so già che non sarà un piacere ascoltare quanto ho da dirle. E quanto ha da dire mio figlio."
Una pugnalata mi avrebbe fatto meno male. Ecco quindi qual era il suo piano. Farmi fare una figura di merda davanti a tutti. Abbassai lo sguardo e mi concentrai sulla punta delle mie scarpe. In quel momento erano il mio centro del mondo. Nient'altro sembrava degno della mia attenzione e...E odiai mio padre! Lo odiai con tutte le mie forze per quella vile carognata. Lui avrebbe dovuto proteggermi, sempre, questo si fa con un figlio, non metterlo in mezzo. Ma che cazzo di padre era? Perché mi faceva quella vigliaccata?
Il racconto ebbe inizio. Li mise al corrente dell'incontro-scontro con l'avvocato Terenzi, di come quel figlio di cagna li avesse aggrediti verbalmente al bar, della sua falsa versione dei fatti e delle sue intenzioni di portare in tribunale tutti i ragazzini, padri compresi nel prezzo. non ci mise molto, fu preciso e conciso. Una volta esaurito il preambolo, mi chiamò vicino a se. Era il mio turno. Ero io che dovevo illustrare l'antefatto, che dovevo illustrare la scena del crimine. Mi sentivo peggio di quella volta che mi avevano portato dal dentista. L'attesa in quella saletta squallida era stata massacrante, eppure avrei aspettato tutta la vita, pur di non finire sotto ai ferri. Ma, inesorabile come la morte, toccò anche a me. L'unico ricordo sopravvissuto è il desiderio che si finisse in fretta. Ora ero nella stessa situazione. Doveva finire in fretta. Presi un lungo respiro e iniziai a parlare. Parlai senza mai fermarmi e senza mai, neanche una volta, neanche per sbaglio, guardare in faccia i presenti. Dissi tutto, a testa ostinatamente bassa, ma dissi tutto. Dissi tutto senza togliere, o aggiungere, particolari, cercando, a mo' di discolpa, di calcare la mano sulla prepotenza e la bastardaggine dei grandi. Quando ebbi finito, scese il silenzio, Un silenzio denso, pesante, non era un bel segno. Non lo era affatto.
Il primo a risorgere dalla paralisi generale fu il papà di Pietro. Si alzò lentamente dalla sedia, come avesse un grosso fardello sulle spalle, si avvicinò al mio amico, che era rimasto, per tutto il tempo, in piedi vicino al camino, senza mutare mai espressione, come se si parlasse di cose che non lo riguardavano, e con un manrovescio terrificante gli fece girare la testa dall'altra parte. Una sberla della Madonna! Io al posto suo avrei pianto per una mezz'ora. tuttavia al padre sembrò non bastare. Non ancora. Alzò il braccio per colpire di nuovo, ma non lo fece, non gli riuscì, l'altro figlio, quello più grande, gli afferrò il braccio bloccandolo a mezz'aria.
"Lasciami, perdio!" Urlò, per la rabbia e per lo sforzo.
Antonio, che invece non sembrava sforzarsi affatto, con un tono calmo e glaciale, in verità molto simile a quello del suo fratellino, rispose: "Basta botte. Non servono. Non toccarlo più."
Fu mio padre ad allentare la tensione che si era venuta a creare. "So che non sono affari miei, signore, ma mi permetto lo stesso di dire la mia. E mi scuso fin d'ora per l'intromissione. Suo figlio non merita di essere rimproverato. E, tanto meno, di essere picchiato. Si è dimostrato coraggioso ed altruista, sono qualità rare, specialmente tra i giovani d'oggi. Si è battuto, da solo, contro tre balordi più grandi di lui e lo ha fatto per difendere gli amici, tra i quali, mio figlio. Amici che, tra le altre cose, non hanno mosso un dito per aiutarlo. Meriterebbe un premio, non una punizione! Personalmente, sono venuto per ringraziarlo, ed è esattamente quello che farò." Si alzò dalla sua sedia, si avvicinò al Maremmano, gli tese la mano e aggiunse:" Non sono tuo padre, giovanotto, ma sono lo stesso fiero di te. E sono felice che tu sia amico del mio ragazzo. Grazie, ti sono debitore." Pietro fece un impercettibile segno di ringraziamento con il capo e gli strinse la mano. Suo padre si voltò verso il mio, lo soppesò con gli occhi, poi: "Le va di uscire un attimo? Vorrei parlarle in privato." Disse.
"Volentieri, ma prima di uscire, vorrei aggiungere un'ultima cosa, prima non me ne ha dato il tempo. Comunque vada avanti questa storia, qualunque piega prenda, voglio che sappiate che non resterete mai da soli. Io sto con voi, anche i miei amici sono della partita. Avete la mia parola. Gli facciamo il culo a quel figlio di padre ignoto dell'avvocato!"
E uscirono.
Un coro di emozioni mi stava cantando negli orecchi. Tante voci confuse insieme, con il risultato di confondermi ancora di più. Ero deluso da me stesso, ero triste, arrabbiato, confuso, affamato. Si, tra le tante cose, mi era arrivata anche la fame. Ma soprattutto sentivo il bisogno di parlare con Pietro. Volevo scusarmi, spiegare le mie ragioni, volevo che capisse, doveva capire! Con fare incerto, mi avvicinai, eravamo rimasti soli. Antonio era uscito, non so per dove, ma non era più lì e la madre era salita al piano superiore, forse per preparare i letti.
Avevo un groppo in gola, ma non mi avrebbe fermato. "Io non volevo...Scusami, Pietro, avrei dovuto tacere, non dire nulla, ma mio padre mi ha costretto. mi avrebbe ammazzato di botte!" Che figura di merda! Lui aveva preso una sventola paurosa senza fare un fiato ed io mi ero cagato addosso solo per la promessa di prenderle. Proprio una gran bella figura di merda. Poi mi ricordai che non era solo per quello, che avevo parlato anche perché, al mio vecchio, avevano raccontato delle falsità. "Poi Alberto Maria aveva raccontato un mucchio di stronzate, per non dire al padre che le aveva buscate da uno più piccolo, così ho dovuto dire la verità! Io..."
"Chi è Alberto Maria?" Mi chiese, come se fosse appena arrivato. Come se in tutto il casino che era scoppiato lui non c'entrasse affatto.
"Come chi è? Quello che se ne è tornato a casa con il naso spappolato!" Risposi tutto d'un fiato. Poi feci una cosa di cui mi vergognai immediatamente. E di cui mi vergogno ancora. Scoppiai a piangere come un poppante cui hanno rubato il ciuccio. Saranno state le troppe emozioni accumulate, non saprei, il fatto è che un fiume di lacrime mi sgorgò dagli occhi e non riuscii a trattenerne neanche una.
Pietro rimase immobile e immobile la sua espressione distante, poi si voltò, mi guardò serio, mi cinse le spalle in un abbraccio e disse: " Non stare lì a preoccuparti, amico mio. Hai fatto la cosa giusta. Tanto, prima o poi, i miei lo avrebbero saputo lo stesso. Al tuo posto, avrei fatto la stessa cosa."
Non era vero, lo sapevo. lui era un duro, un duro vero, non gli avrebbero cavato una parola, neanche con le pinze. Però gli credetti lo stesso. Avevo bisogno di crederci e lo feci. Mi sentii subito meglio. Eravamo ancora amici. Era proprio forte il Maremmano, sapeva sempre cosa dire e fare. Era un grande. Più grande degli adulti.
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