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LO STATO DI ISRAELE GIUSTIFICA IL SUO MASSACRO
LO STATO DI ISRAELE GIUSTIFICA IL SUO MASSACRO
a cura della Redazione del New York Times Israele giustifica il massacro di donne e bambini nella striscia di Gaza dicendo che gli Stati Uniti hanno fatto la stessa cosa quando hanno sganciato le bombe atomiche sul Giappone. Mentre bombardavano la Striscia di Gaza, i funzionari israeliani hanno citato esempi di guerra degli Stati Uniti in Iraq, quando furono uccisi migliaia di civili. Hanno…
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Mental health check: per calmarmi ho dovuto ascoltare “La gattina” per mezz’ora
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Chi crede, si convince, giustifica qualcuno (o anche se stesso) di attuare un comportamento più o meno pericoloso a causa di un periodo di forte stress, commette un grave errore.
Inoltre più l'errore si ripete, più le conseguenze sono pesanti.
Deve essere imperativo capire che i periodi difficili alterano il carattere, non lo mutano.
Cioè in caso fanno emergere tratti presenti, in disfunzione, ma non creano qualcosa ex novo, non cambiano verità interiori.
Perché nessuno può comportarsi mai per ciò che non è.
Eventuali spiegazioni del momento, salvo rarissimi casi, sono tutte negazioni dell'ego, esperienze mal elaborate e/o difese inconsce.
Il "periodo critico" di qualcuno è solo la risposta fisica della separazione con l'Io autentico, che nella maggioranza dei casi viene chiamato stress e che costruisce l'alibi per non responsabilizzarsi e correggere o guarire sé stessi.
#zombie#società#società malata#svegliatevi#aprite gli occhi#sistema#verità#illusioni#ego#alibi#stress#scuse#consapevolezza#responsabilità#discernimento#crescita interiore#crescita personale#lavoro su di sè#volontà#maschere
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Il fine giustifica i mezzi, il rozzo se ne sbatte i coglioni.
Maurizio Sangalli
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Non si giustifica chi provoca dolore.
#pensieri#frasi mie#frasi e citazioni#frasi tumblr#frasi belle#frasi italiane#amore#citazione tumblr#tumblr italia#le migliori frasi#scrivere#sentimenti#parole
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C'è in lei una specie di cielo,
un'acqua di naufragio, un volo,
dove giustifica e perdona
questa sua vita mascalzona...
Paolo Conte
"Blue tangos"
(foto "Anya" by Nick Sushkevich, fotografo e artista digitale russo)
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Il benecomunismo giustifica i mezzi
Espongo un esperimento psicologico eseguito circa un decennio fa, i cui risultati trovo estremamente interessanti.
Dunque, a un campione casuale di persone viene chiesto di lanciare ognuna un dado; vinceranno una cifra pari a quanto indica il dado o come da prassi sulla faccia rivolta in alto a fine rotolio oppure, attenzione, ai punti indicati sulla faccia opposta. Per capirci, sei è sulla faccia opposta a uno.
L'espediente che rende l'esperimento significativo è il seguente: i soggetti dovevano scegliere PRIMA di lanciare quale delle due facce valeva per loro, sopra o sotto, senza doverlo né dire né scrivere: gli veniva chiesto cosa avessero scelto dopo aver visto il risultato del lancio.
Ora avrete capito, si tratta di un test per misurare la ONESTA' MEDIA: la discrepanza tra i dollari totali sborsati e la statistica flat da grandi numeri, misura con precisione la percentuale media di quanti sono disposti a "barare" per un pugno di dollari. Ma la parte di gran lunga più interessante dell'esperimento è quella successiva.
Ai soggetti veniva chiesto un secondo lancio di dado, informandoli che stavolta il premio vinto con le medesime regole, non sarebbe stato intascato da loro ma sarebbe andato IN BENEFICENZA a un certo rinomato Istituto di ricerca. Secondo voi il tasso di DISONESTA' aumenta o diminuisce a fronte della prospettiva di "far del bene"?
Risposta esatta ma sorprendente lo stesso: AUMENTA. Pensateci: se il beneficio va a UN IDEALE ASTRATTO, a quel che si percepisce come "IL BENE DI TUTTI" rispetto alle proprie tasche, in media SI MENTE PIU' VOLENTIERI.
E' un risultato che mette i brividi: è la misura sperimentale della IPOCRISIA pronta a scattare, autogiustificata, in molti di coloro convinti di far opere di BENECOMUNE.
Dice del successo a prescindere dai benefici per se e prossimo di fenomeni tipo wokismo, accoglionismo e di tutte le peer pressure di volta in volta attivate dai BEN-PENSANTI. Meditate o genti, meditate.
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Fazio che cita Hamas, il 7 ottobre "infame", e poi sui palestinesi liquida con un semplice "ma questo non giustifica quello che è successo dopo", AHAHAHA CHE VERGOGNA MAMMA MIA
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No, non è vero che il fine giustifica i mezzi. Se i mezzi sono sporchi, anche il fine più nobile diventa sporco.
Oriana Fallaci
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c'è un collega "nuovo" (ha iniziato ad agosto) che boh si è preso un po' troppe confidenze con me a caso e continua a fare battute del cazzo sul fatto che lavoro solo il weekend
mi sono altamente rotta il cazzo di sto ragazzino sincera
il fatto che abbia 19/20 anni non lo giustifica affatto quindi ogni volta gli rispondo a tono perché sono piena PIENAH
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Non ho mai accettato, ma sin dalle mie prime esperienze politiche dell'Uni, l'idea di andare a votare X altrimenti "vince Y" (l'unica uscita di Bersani della sua carriera che io abbia mai trovato infelice, perché non lo facevo uno da stadio).
Si vota sulla base dei programmi, delle persone, accettando anche il fatto che possa vincere Y, siamo in democrazia.
E mi dispiace vedere ogni volta, soprattutto da parte di quelli vicini alla mia idea di società, vederla buttare in caciara, come se fosse uno scudetto. Y vince anche perché votiamo senza una idea, solo per ripicca, pensando di essere dal lato giusto della storia, e il fatto che forse lo siamo non giustifica l'atto e comporta delle conseguenze.
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Oggi la si chiama "resilienza", una volta la si chiamava "forza d´animo", Platone la nominava "tymoidés" e indicava la sua sede nel cuore.
Il cuore è l´espressione metaforica del "sentimento", una parola dove ancora risuona la platonica "tymoidés".Il sentimento non è languore, non è malcelata malinconia, non è struggimento dell´anima, non è sconsolato abbandono. Il sentimento è forza. Quella forza che riconosciamo al fondo di ogni decisione quando, dopo aver analizzato tutti i pro e i contro che le argomentazioni razionali dispiegano, si decide, perché in una scelta piuttosto che in un´altra ci si sente a casa. E guai a imboccare, per convenienza o per debolezza, una scelta che non è la nostra, guai a essere stranieri nella propria vita.
La forza d´animo, che è poi la forza del sentimento, ci difende da questa estraneità, ci fa sentire a casa, presso di noi. Qui è la salute. Una sorta di coincidenza di noi con noi stessi, che ci evita tutti quegli "altrove" della vita che non ci appartengono e che spesso imbocchiamo perché altri, da cui pensiamo dipenda la nostra vita, semplicemente ce lo chiedono, e noi non sappiamo dire di no.
Il bisogno di essere accettati e il desiderio di essere amati ci fanno percorrere strade che il nostro sentimento ci fa avvertire come non nostre, e così l´animo si indebolisce e si ripiega su se stesso nell´inutile fatica di compiacere agli altri. Alla fine l´anima si ammala, perché la malattia, lo sappiamo tutti, è una metafora, la metafora della devianza dal sentiero della nostra vita. Bisogna essere se stessi, assolutamente se stessi.
Questa è la forza d´animo. Ma per essere se stessi occorre accogliere a braccia aperte la nostra ombra. Che è poi ciò che di noi stessi rifiutiamo.
Quella parte oscura che, quando qualcuno ce la sfiora, ci sentiamo "punti nel vivo". Perché l´ombra è viva e vuole essere accolta. Anche un quadro senza ombra non ci dà le sue figure. Accolta, l´ombra cede la sua forza.
Cessa la guerra tra noi e noi stessi. Siamo in grado di dire a noi stessi:
"Ebbene sì, sono anche questo". Ed è la pace così raggiunta a darci la forza d´animo e la capacità di guardare in faccia il dolore senza illusorie vie di fuga.
"Tutto quello che non mi fa morire, mi rende più forte", scrive Nietzsche.
Ma allora bisogna attraversare e non evitare le terre seminate di dolore.
Quello proprio, quello altrui. Perché il dolore appartiene alla vita allo stesso titolo della felicità. Non il dolore come caparra della vita eterna, ma il dolore come inevitabile contrappunto della vita, come fatica del quotidiano, come oscurità dello sguardo che non vede via d´uscita. Eppure la cerca, perché sa che il buio della notte non è l´unico colore del cielo.
Di forza d´animo abbiamo bisogno soprattutto oggi perché non siamo più sostenuti da una tradizione, perché si sono rotte le tavole dove erano incise le leggi della morale, perché si è smarrito il senso dell´esistenza e incerta s´è fatta la sua direzione. La storia non racconta più la vita dei nostri padri, e la parola che rivolgiamo ai figli è insicura e incerta.
Gli sguardi si incontrano solo per evitarsi. Siamo persino riconoscenti al ritmo del lavoro settimanale che giustifica l´abituale lontananza dalla nostra vita. E a quel lavoro ci attacchiamo come naufraghi che attendono qualcosa o qualcuno che li traghetti, perché il mare è minaccioso, anche quando il suo aspetto è trasognato.
Passiamo così il tempo della nostra vita, senza sentimento, senza nobiltà, confusi tra i piccoli uomini a cui basta, secondo Nietzsche: "Una vogliuzza per il giorno, una vogliuzza per la notte, fermo restando la salute".
Perché ormai della vita abbiamo solo una concezione quantitativa. Vivere a lungo è diventato il nostro ideale. Il "come" non ci riguarda più, perché il contatto con noi stessi s´è perso nel rumore del mondo.
Passioncelle generiche sfiorano le nostre anime assopite. Ma non le risvegliano. Non hanno forza. Sono state acquietate da quell´ideale di vita che viene spacciato per equilibrio, buona educazione. E invece è sonno, dimenticanza di sé. Nulla del coraggio del navigante che, lasciata la terra che era solo terra di protezione, non si lascia prendere dalla nostalgia, ma incoraggia il suo cuore. Il cuore non come languido contraltare della ragione, ma come sua forza, sua animazione, affinché le idee divengano attive e facciano storia. Una storia più soddisfacente.
Umberto Galimberti
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Dire “sono fatto così” non giustifica il vostro comportarvi di merda.
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L'ho capito pienamente solo in queste settimane.
C'è una netta differenza tra giustificarsi e dare spiegazioni.
Quando ti giustifichi, sei già scivolato su un piano difensivo.
Sei tornato ad essere, per un momento, quel bambino che viene beccato dalla mamma con le mani nella marmellata, e con gli occhi sgranati la implora di non punirlo.
Quando l'altro ti chiede spiegazioni accusandoti di qualcosa, insinuando ecc, anche sei hai quarant'anni, cominci a tremare di paura, il cuore ti batte a mille nel petto, e lo stomaco ti si stringe in una morsa dolorosa.
Anche sei grande, sei piccolo.
La testa ti si riempie di sensi di colpa, e il terrore di perdere qualcosa, come l'amore dell'altro, ad esempio, ti fa precipitare d'improvviso nel ruolo di vittima.
Quando sei una vittima, nessuno infatti può infierire.
Ma in realtà, ti accorgerai facilmente di una cosa.
Se cominci a giustificarti perché sei uscito con gli amici, perché avevi voglia di prendere una boccata d'aria o di rimanere solo, accampando scuse come "Mi spiace tanto, non volevo ferirti", "Ti prego, ascoltami non l'ho fatto apposta...", stai dicendo all'altro che ha ragione nell'attaccarti.
E l'altro ti aggredirà ancora più forte, proprio perché tu ti giustifichi come se avessi torto.
Quando dai spiegazioni, invece, tu sei nel tuo io adulto.
Sei centrato, fermo, assertivo.
Vivi uno stato di sicurezza interna che nessuno può scalfire.
Il tuo cuore e la tua mente, sono blindati a prova di proiettile.
L'altro può andare su tutte le furie e scalpitare perché non lo hai chiamato, perché avresti dovuto portarla fuori a cena, fargli un regalo, avvertirlo che...
E invece, semplicemente, non ne avevi voglia, oppure ti sei dimenticato.
Non lo hai fatto apposta: è così e basta.
E non devi giustificarti perché hai dimenticato qualcosa, o perché non sei stato all'altezza delle aspettative dell'altro.
Stai dando spiegazioni su quello che hai fatto, o non hai fatto, a partire da quello che sentivi, volevi fare o non volevi fare.
Punto.
Nel dirlo, la tua voce è ferma, il tuo cuore batte calmo e regolare, il tuo stomaco è tranquillo e le tue spalle sono rilassate.
Il tuo sguardo, è fisso su un punto come se guardassi un panorama immenso dopo aver scalato una montagna.
L'altro può accettare o meno tutto questo.
Ma di sicuro, se rimarrai saldo dentro di te nel tuo io adulto, o riuscirai a proteggere il tuo io bambino prima che ti faccia scivolare in un turbine di emozioni incontrollabili, sarai saldo come una roccia.
Immobile come un albero.
Chi si giustifica si prostituisce, e quindi può essere comprato e usato dall'altro tanto più cadrà in uno stato di autosvalutazione, di preghiera, di dipendenza.
Chi spiega, invece, informa, chiarisce, attesta che.
Non si muove dal suo centro.
Mette confini stabili tra sé e l'altro, perché sa di potersi proteggere da solo.
Sa che può reggersi e camminare con le proprie gambe, ovunque vuole e in qualunque condizione.
Diventa il tuo punto fermo, respira, ancorati a te.
E non avrai più paura di perdere nessuno, perché avrai conquistato te stesso.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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Non capisco la gente. Qui ad esempio, parli per un po’ con qualcuno grandi discorsi, scambio di opinioni e dopo un po’ l’atteggiamento cambia.
Okay, gli impegni lavorativi e impegni vari ma non giustifica il cambio di atteggiamento. Non ti va di parlare? Piuttosto lo dici, ti stufi o non trovi l’altra persona interessante con cui scambiare un discorso o due chiacchiere? Lo dici. Non che all’improvviso si ha un atteggiamento freddo e distaccato oppure “non si hanno più argomenti di cui discutere”
Io non capisco la gente e forse non mi interessa nemmeno più capirla. Fate quello che volete ma continuo a non capire e forse non capirò mai perché succede questa cosa.
Chi me lo spiega, lo/la ringrazio. Altrimenti va bene lo stesso
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Tre fattori da valutare per chi "soffre" di delusione.
Le delusioni cambiano le persone in peggio nella misura in cui le persone non capiscono niente di sè e dell'esperienza avuta.
Quando non capiscono niente (cioè interpretano male il senso dell'esperienza), danno la colpa all'altro.
Col passare del tempo, più non capiscono più l'altro diventa il mondo intero.
Cioè il capro espiatorio che giustifica la capacità di piangersi addosso e l'incapacità di evolvere in modo integro.
Le delusioni, nel concetto distorto della maggioranza, sono il terreno fertile degli inetti.
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