#giovani e vandalismo
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Sicurezza e vandalismo: Un piano concreto e partecipativo per Alessandria
Il Vicesindaco Giovanni Barosini propone un approccio sistemico e laico, con maggiore illuminazione, videosorveglianza potenziata e un coinvolgimento attivo dei cittadini per ridurre il vandalismo in città.
Il Vicesindaco Giovanni Barosini propone un approccio sistemico e laico, con maggiore illuminazione, videosorveglianza potenziata e un coinvolgimento attivo dei cittadini per ridurre il vandalismo in città. Il tema della sicurezza e del crescente vandalismo ad Alessandria sta diventando sempre più urgente e non può più essere rimandato. Secondo il Vicesindaco Giovanni Barosini, la risposta deve…
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PRESENTAZIONE E APPROVAZIONE DOCUMENTO UNICO DI PROGRAMMAZIONE 2024/2026
Il Documento Unico di Programmazione è l’atto di gestione degli enti locali più importante e costituisce il principale strumento che raccoglie gli elementi distintivi dell’indirizzo politico, del programma e degli obiettivi che un’amministrazione si prefigge di raggiungere. Con questa dichiarazione di voto rivolgiamo lo sguardo, non solo all’attuale documento, ma anche a quelli approvati nei precedenti anni, dal 2019 ad oggi. Dalla lettura degli obiettivi generali, prefissati fin dall’inizio da questa amministrazione, possiamo affermare che molti di questi sono stati realizzati. Alcuni sono davanti agli occhi dei nostri cittadini o portati a conoscenza dei cittadini, utilizzando canali di informazione e risorse esclusivamente gratuite, mai, come invece fatto in passato, finanziando, con denaro pubblico, soggettive comparse televisive. Solo alcuni esempi degli interventi finora realizzati in quattro anni: la riqualificazione dell’area ex pesa, il punto calisthenics sempre più utilizzato, la sistemazione dell’area feste, per anni deturpata dal vandalismo, con il coinvolgimento dei nostri giovani, progetto quest’ultimo ad alto impatto sociale. La limitata visione di chi afferma che si tratta esclusivamente di un intervento di verniciatura dei muri dell’area feste, dà il senso di quanta empatia abbia e ne dimostra la poca vicinanza ai bisogni dei nostri giovani, che vanno invece coinvolti nelle azioni concrete promosse dalle amministrazioni, per farli sentire parte attiva della comunità.E ancora: il potenziamento dei sistemi di videosorveglianza sul territorio comunale, l’istituzione del fondo sociale comunale, il rafforzamento delle sinergie con le Associazioni del territorio, che ha permesso di gestire al meglio il periodo dell’emergenza pandemica e che continua oggi su altri fronti.Altri sono in fase di realizzazione come il parco agricolo e l’area sgambo cani.Non comprendiamo come, da parte del gruppo Voce Solbiatese, quanto si sia concretizzato in questi 4 anni ed oggi visibile a tutti, venga additato come indice di immobilismo. E’ stato immobilismo ripristinare le Commissioni come organo di partecipazione dei cittadini, tanto contestate e per le quali la minoranza ha espresso voto contrario durante il consiglio in cui era in o.d.g. l’approvazione del relativo regolamento? Commissioni durante le quali l’immobilismo lo abbiamo visto e constatato solo dai loro stessi componenti, spesso assenti, dimissionari mai sostituiti o con sostituzioni dell’ultimo minuto, come a metterci una pezza e per evitare la discussione e conseguente verbalizzazione della relativa istanza di decadimento. Oppure con interventi più concentrati agli attacchi personali di altri componenti in Commissione, che hanno reso complicate le discussioni e impossibile il confronto, piuttosto che a dimostrare realmente la loro propensione all’ascolto dei cittadini, così tanto recentemente pubblicizzata a parole e in video, in vista della prossima tornata elettorale. Era possibile dimostrare il reale interesse ai bisogni dei cittadini e la reale intenzione di tener conto delle loro indicazioni, in quelle sedi e in questi quattro anni, con proposte concrete e portando alle commissioni tali richieste. E invece il nulla. Peccato: altra occasione persa.E’ stato immobilismo attivare, su edifici comunali, quattro impianti fotovoltaici in quattro anni di mandato (portando il totale a quattro, considerando che si partiva da una dotazione pari a zero), così come immobilismo sono tutti gli interventi di relamping dei tre plessi scolastici e della biblioteca, la sostituzione dei corpi illuminanti di diverse zone del paese, la riqualificazione della scarpata di Via Calvi, la creazione del parco inclusivo, sempre per fare solo alcuni esempi? E’ stato immobilismo tutto il lavoro di recupero dell’evasione dei tributi, denotando lo spirito di equità sociale che contraddistingue questa amministrazione? Non ci pare proprio! Anzi, riteniamo che l’immobilismo ci sia stato nei dieci anni precedenti al 2019, perché non vi è stato nessun tipo di monitoraggio e attenzione all’argomento. Tutto quanto recuperato in questi quattro anni si vede sul territorio e ne ha beneficiato la comunità con le donazioni, ferme al palo da anni, che invece hanno preso vita e sono state messe a frutto, trasformando l’abbandono in opere concrete e fruibili a tutti, come il parco di Solbiello per i cittadini e la Casa del Sole per il sociale. Ognuno di noi pensa, quando si aggira a Solbiate e vede quanto è stato fatto, che sì tutto questo è MIO perchè c’è stato qualcuno che ha avuto l’idea e lo ha realizzato per la comunità, mettendo passione ed energie, senza nessuna scritta commemorativa. Perché c’è stato qualcuno che quel pensiero del “mio” lo ha reso “nostro” e quel “nostro” ci piace, ci rende piacevoli le passeggiate, le soste nei parchi, le serate in feste di paese. Solo i malpensanti o chi non ha un minimo di senso di appartenenza alla comunità, può interpretare questo pensiero come di “proprietà privata” o ritenere che un amministratore pubblico, che osa esprimere questo concetto di “mio”, sia mossa dal compimento esclusivamente di “una propria visione”.Certi, quindi, che questa amministrazione metterà sempre questa passione e queste energie in ogni azione volta al soddisfacimento dei bisogni dei NOSTRI cittadini, esprimiamo il nostro voto favorevole all’approvazione del Documento Unico di Programmazione 2024/2026.Solbiate Olona, 24/06/2023 Lista Civica Più
Solbiate(Documento Unico di Programmazione 2024-2026 - Parte Seconda)
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Bergamini: No all'odio nelle manifestazioni delle piazze
La vicesegretario nazionale di Forza Italia e responsabile esteri del partito azzurro Deborah Bergamini: "Politica sia unita nella condanna unanime a manifestazioni di odio" Nel quadro delle recenti manifestazioni studentesche che hanno visto episodi di violenza e odio, l'On. Deborah Bergamini, responsabile Esteri e Vice Segretario Nazionale di Forza Italia, ha rilasciato una dichiarazione forte e chiara contro tali atti. "Non possiamo, non dobbiamo rassegnarci all'odio e alla violenza evocati e praticati da chi appartiene alle generazioni più giovani," afferma Bergamini. Durante le proteste a Milano e Torino, si sono verificati atti di vandalismo come immagini di esponenti di governo imbrattate con vernice rossa, manichini appesi, e aggressioni alle forze dell'ordine. Bergamini esprime la sua totale solidarietà ai bersagli di queste azioni, includendo il Presidente Meloni, Annamaria Bernini, Giuseppe Valditara, Matteo Salvini, il Presidente di Confindustria Orsini, e tutto il personale in divisa che ha dovuto affrontare tali violenze. Estende la sua solidarietà anche a Elly Schlein, sottolineando l'importanza dell'unità politica di fronte a tali episodi. "Da tempo si è accesa una spia preoccupante su quanto le crisi geopolitiche facciano da detonatore per piazze antidemocratiche e pericolose," continua Bergamini. Ella richiama l'attenzione sulla necessità di separare il dissenso legittimo dall'odio, promuovendo un impegno collettivo per affermare il senso pieno della libertà. "Chi è responsabile di questi gesti deve essere isolato e punito," dichiara con fermezza, evidenziando l'importanza di intervenire prima che la situazione degeneri ulteriormente. La sfida di promuovere un dibattito pubblico libero dall'odio è una responsabilità che Bergamini vede come impellente. La Toscana, come tutta l'Italia, è chiamata a riflettere su questi eventi, promuovendo valori di rispetto, dialogo e civile confronto, valori che Forza Italia si impegna a difendere e promuovere in ogni contesto. Edoardo Fabbri Nitti Forza Italia - Coordinamento Regione Toscana Follow @FI_ToscanaTweet to @FI_Toscana
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Vicenza, "Il tuo mondo la tua Basilica", nella Sala degli Zavatteri la designer Gianna Sartori
Vicenza, "Il tuo mondo la tua Basilica", nella Sala degli Zavatteri la designer Gianna Sartori È l'immagine iconica della Basilica la protagonista della mostra della designer vicentina Gianna Sartori, inaugurata oggi nella Sala degli Zavatteri, al piano terra del monumento palladiano. Con l'esposizione "Il tuo mondo la tua Basilica", attraverso una trentina di stampe fine art l'artista ha immaginato come diversi autori della storia dell'arte moderna e contemporanea avrebbero potuto "vestire" il monumento che più d'ogni altro rappresenta Vicenza. Questa mattina la mostra è stata visitata in anteprima dall'assessore alla cultura, al turismo e all'attrattività della città Ilaria Fantin insieme alla designer Gianna Sartori. «Con l'arrivo del Carnevale – ha dichiarato l'assessore Ilaria Fantini - la Sala degli Zavatteri si illumina dei colori dell'arte con questa mostra ad ingresso libero in cui Gianna Sartori reinterpreta l'immagine della Basilica palladiana, ispirandosi allo stile di alcuni dei più grandi autori moderni e contemporanei. Una bella opportunità con un corollario al tempo stesso benefico ed educativo: grazie alla disponibilità dell'artista l'intero ricavato dalla vendita di queste opere sarà devoluto alle attività didattiche di cura del patrimonio monumentale cittadino proposte nei corsi per restauratori di Engim». In mostra sono proposti esempi della Basilica trasfigurata, in chiave giocosa e irriverente, nell'Orinatorio di Duchamp o nella famosa scultura L.O.V.E (Il Dito) di Cattelan, in chiave più simbolista nell'opera dedicata a Frida Kahlo o in versione più surrealista ispirata a Salvador Dalì. Le stampe realizzate per l'esposizione, firmate dell'artista e prodotte in un'unica tiratura, saranno messe in vendita e il ricavato sarà destinato al progetto "Giovani per l'Arte - Proteggi il tuo patrimonio" promosso da Engim Professioni del restauro di Vicenza per la manutenzione di alcuni dei più importanti monumenti di Vicenza. Protagonisti degli interventi di recupero, come ha ricordato la direttrice di Engim Barbara D'Incau, saranno gli allievi del percorso di tecnica dei restauro, affiancati da volontari con l'obiettivo di valorizzare il rispetto e la cura per il patrimonio artistico contro il vandalismo e l'incuria, causa di degrado delle opere d'arte. La mostra, aperta al pubblico ad ingresso libero fino 18 febbraio in orario 10-18 (dal 5 febbraio lunedì chiuso), è organizzata dall'associazione culturale Il Tritone di Vicenza, si avvale del patrocinio della Regione Veneto, Provincia di Vicenza e del Comune di Vicenza ed è promossa con il supporto della delegazione di Vicenza del FAI, il Fondo Ambiente Italiano e di ALA-Assoarchitetti Veneto ed il sostegno del Club per l'Unesco Vicenza e del Conservatorio di Musica di Vicenza. Biografia Gianna Sartori Vicentina, proviene dal mondo orafo, in cui opera dal 1975 come designer e creativa. Dopo aver collaborato con numerose aziende, ha avviato uno studio di design e progettazione. È della primavera del 2008 il suo exploit come creatrice di un design-filosofia, disegnando un lampadario in ferro e vetro, ispirato al mito della medusa e alle più colte esperienze del surrealismo storico per una nota azienda di illuminazione. A Settembre 2009 da una sua idea nasce ''DISLOCATION quando il gioiello non è dove dovrebbe essere (o non è come dovrebbe essere)'', replicata anche l'anno successivo. Un'iniziativa che mira ad avvicinare il grande pubblico al settore orafo in concomitanza con le mostre internazionali vicentine. Nel gennaio 2013 si ripropone con il progetto ''FUORILUOGO Ritratto al gioiello'' in occasione di VicenzaOro Winter, opportunità per parlare del profondo legame che unisce Vicenza con la tradizione orafa e del gioiello. La sua attività prosegue con diversi designer nella progettazione e nella ricerca di nuovi prodotti. Per informazioni al link ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Renato Calaj BAUSTELLE/MERAVIGLIOSO CANTIERE Brescia, MO.CA Centro per le nuove culture curated by Gabriele Salvaterra May 19th - June 17th 2023 with exhibition catalogue
La mostra Baustelle / Meraviglioso cantiere porta un diffuso intervento site specific di Renato Calaj all’interno dei diversi e affascinanti ambienti del MO.CA di Brescia, per l’edizione 2023 di Meccaniche della Meraviglia. Il lavoro di Calaj trae spunto dalle suggestioni offerte da contesti grigi, marginali e di servizio, spazi dai quali solitamente non ci si aspetta nulla di speciale come periferie, snodi di collegamento stradale, incroci, abitazioni di fortuna, strutture temporanee, costruzioni in cemento e muri scalcinati. La personale riflessione dell’autore sui concetti di nonluogo e fatiscenza mira a rendere tali siti interstiziali l’argomento stesso della propria pratica, mettendo al centro ciò che usualmente si tende a tenere celato o a osservare con disattenzione. Tra cantiere e rovina, l’originale street art minimale e primitiva di Calaj riconverte il luogo di esposizione alternando alla propria produzione grafico/pittorica interventi installativi appositamente pensati per le sale dello storico palazzo. Questi accompagnano il visitatore tra “lavori in corso” che non si comprende bene a che obiettivo mirino. Si sta operando al restauro delle raffinate decorazioni del palazzo o siamo solo gli spettatori del definitivo smantellamento di questi reperti del passato? O, ancora, si tratta di un’azione di vandalismo perpetrata da giovani irrispettosi tanto della storia che ci è stata depositata quanto dei tentativi che mettiamo in atto per preservarla? Ciò che in fondo viene celebrato è esattamente l’idea di cantiere come strumento trasformativo che, senza nascondere il suo dietro le quinte, si pone come complessa piattaforma attraverso cui cercare di progettare il futuro.
#renato calaj#gabriele salvaterra#exhibition#baustelle#meraviglioso cantiere#Brescia#street art#installation#site specific#contemporary#young
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"Operazione pulizia" a Villa Fabbricotti, la sfida più grande per gli studenti? Raccogliere i palloncini di gomma scoppiati dopo le feste
"Operazione pulizia" a Villa Fabbricotti, la sfida più grande per gli studenti? Raccogliere i palloncini di gomma scoppiati dopo le feste
Livorno 17 giugno 2023 – Livorno si sta dimostrando un terreno fertile per l’impegno dei giovani volontari nel preservare l’ambiente e combattere il vandalismo. Un perfetto esempio di questo impegno è il progetto “I Care Livorno” ideato dall’associazione Reset Livorno, che ha coinvolto gli studenti del PCTO RESET-Liceo Enriques in una significativa iniziativa di pulizia. Per la seconda volta, gli…
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Le giovani femministe hanno scosso il governo del presidente messicano Andrés Manuel López Obrador (AMLO), manifestando in modo deciso contro l'aumento dei femminicidi e degli omicidi di donne - in media 10 casi al giorno -, le sparizioni, le violenze maschili, e per aver inserito la questione all'ordine del giorno dei media.
Hanno intensificato una ribellione femminile colorata e senza precedenti contro la violenza patriarcale in Messico. Sono l'espressione più alta della lotta e hanno scosso il Paese ricorrendo all'"azione diretta": forme di azione al di fuori delle istituzioni o della legalità, alcune molto radicali, utilizzate dai movimenti di emancipazione - come quello delle suffragette britanniche - per contrastare l'ordine sociale.
Le azioni dirette - sopracitate - delle giovani donne messicane sono consistite in proteste, spettacoli, il sanzionamento vetrate e l'imbrattamento di monumenti iconici, l’occupazione di strutture educative per chiedere l'espulsione dei molestatori sessuali, la distruzione o l'incendio di uffici pubblici (come la Corte di Giustizia di Sonora) e il blocco delle strade, tra le altre cose, per le quali sono state accusate dal presidente stesso di vandalismo o di essere infiltrate di destra.
Le loro azioni si aggiungono a quelle di un movimento emergente di donne, con posizioni contrastanti sulle azioni violente dirette, che, rendendo visibile la violenza di genere sulla mappa dell'insicurezza nazionale, hanno minato la notorietà del presidente che ha avuto il più grande sostegno popolare nella storia democratica del Paese.
La loro radicalità è proporzionale alla violenza a cui sono esposte, essendo cresciute in un paese invaso dalle fotografie dei volti delle donne scomparse che vengono diffuse negli spazi pubblici attraverso annunci di ricerca, note di cronaca sui mezzi di comunicazione e richieste di aiuto sui social network.
In Messico ci sono più di 15.000 casi di donne scomparse registrati dal 2006 ad oggi. Quattro casi su 10 hanno un'età compresa tra i 15 e i 24 anni, secondo i dati ufficiali.
Con la mia inchiesta ho scoperto che molte delle femministe radicali hanno meno di 25 anni, provengono dalla classe media o dalla classe operaia, utilizzano i mezzi di trasporto pubblici e fanno parte di gruppi di composizione specificatamente femminile.
Pensavo che avrebbero fatto parte di una nuova generazione di cellule anarchiche, come quelle insurrezionaliste che agivano clandestinamente nei governi degli ex presidenti Felipe Calderón ed Enrique Peña Nieto, con una presenza prevalentemente maschile, e che ho documentato nel mio libro “Crónica de un país embozado 1994-2018”.
Tra queste cellule, per lo più maschili, l'eccezione era stata il “Comando Femenino Informal de Acción Antiautoritaria” (Comando d'azione antiautoritaria femminile informale), l'unico composto da donne, che dal 2014 al 2017 ha piazzato bombe artigianali nelle strutture del governo e della chiesa contro la pederastia sacerdotale.
Ma quando ho intervistato le "morras", come vengono chiamate colloquialmente le ragazze in Messico e come si autodefiniscono queste femministe radicali, ho notato che, sebbene alcune di loro mettano in pratica concetti anarchici come l'orizzontalità, l'autogestione estranea alle istituzioni politiche e ai partiti, utilizzino il classico simbolo della “A” racchiusa in cerchio, o si vestano e si coprano il volto di nero, la maggioranza non segue la filosofia anarchica, né ha alcuna ideologia.
Dall'ottobre 2019 decine di loro, tra cui adolescenti delle scuole secondarie, hanno preso con la forza - in alcuni casi con il sostegno dei loro coetanei maschi - 13 campus dell'Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM), la più grande università dell'America Latina, chiedendo più sicurezza e sanzioni contro i molestatori sessuali.
Da un colloquio collettivo che ho avuto con le "morras" che dal 30 gennaio hanno occupato la Facoltà di Scienze Politiche dell'UNAM, senza partecipazione maschile, ho avuto la conferma che la maggioranza di loro aveva circa vent'anni e non hanno alcuna formazione anarchica o femminista pregressa.
Non sono femministe teoriche bensì legate ad esperienze vissute. Si sono appropriate di un termine storicamente stigmatizzato e ne hanno attribuito un nuovo significato che hanno reso popolare per la rabbia espressa di fronte alla violenza machista e per la sororidad (fratellanza solidale femminile) che a partire dalla violenza sono andate a costruire con le donne della propria famiglia, dell’ambiente circostante e del loro paese. Una scritta su un muro della facoltà rivela la forza viva che le guida: “Ci hanno tolto tanto, che hanno finito per toglierci anche la paura”.
La loro bellicosità comincia a trascendere il loro terreno di intervento. Yesenia Zamudio, la cui figlia, María de Jesús Jaime, è un caso di femminicidio impunito, affermò, dopo le critiche alle incappucciate per le loro azioni violente dirette, che lei stessa si pensava femminista: “Ho tutto il diritto di appiccare il fuoco e distruggere! Non chiederò a nessuno il permesso per distruggere qualcosa in memoria di mia figlia! E quelle che vogliono distruggere, distruggano! E quelle che vogliono dare fuoco a qualcosa, che lo facciano! E quelle che non vogliono, che non si mettano sulla nostra strada!”.
La risposta di AMLO al movimento è stata lo sdegno o le accuse della presenza di forze conservatrici dietro ad esso, ma all’interno del governo l’allarme è comunque scattato.
Ho ottenuto informazioni riguardanti Ricardo Peralta, sottosegretario di governo, che tra altri funzionari di primo livello, ha tenuto degli incontri con i vertici delle imprese giornalistiche per chiedere loro di diminuire il numero delle notizie di violenze contro le donne, così come delle critiche alla riffa dell’areo presidenziale e la costruzione del Tren Maya nel sud-est messicano, con la promessa di ricevere i contratti di pubblicità ufficiali che sono state tagliate da questo governo per ragioni di austerità.
Le proteste delle morras hanno occupato diverso spazio all'interno della stampa, specialmente quando hanno realizzato azioni dirette contro il mandatario. Quando AMLO affermò di fronte alla stampa che non voleva che il tema del femminicidio oscurasse l’aver ricevuto un assegno da parte della Fiscalía General che avrebbe usato per pagare i premi della lotteria dell’areo presidenziale, gruppi di femministe hanno realizzato scritte, preso a calci e tentato di incendiare la porta della sua casa: il Palazzo Nazionale.
Tra gli obiettivi delle femministe ci sono anche gli organi di informazione. Dopo il femminicidio di Ingrid Escamilla, una giovane di 25 anni squartata dal suo compagno, le morras organizzarono delle proteste a seguito della pubblicazione delle foto del cadavere da parte dei giornali Reforma e La Prensae durante le quali incendiarono un furgone.
Nelle ultime settimane ho chiacchierato con femministe accademiche e istituzionali e alcune di loro rifiutano di credere che queste morras siano delle femministe genuine e che contribuiscano alla lotta delle donne.
Ma la realtà è che stanno rompendo la corazza istituzionale che ha protetto i molestatori scolastici in questi giorni e la loro lotta sta dando una risposta senza paragone.
Il rettore della UNAM, Enrique Graue, ha dovuto creare la Coordinación de Igualdad de Género per affrontare i casi di violenza di genere, tra le varie misure. E recentemente ha tolto dal proprio incarico un accademico accusato di tentato stupro.
Queste misure scolastiche contro i molestatori si sono estese anche a cinque facoltà dell’Universidad Autónoma del Estado de México, che hanno già portato a dieci sospensioni di professori, una destituzione, un licenziamento e sei persone sono state sollevate dal loro ruolo. In altre istituzioni, come la Universidad Autónoma de Nuevo Léon le giovani sono ricorse all’hastag #MeToo da far girare nelle reti sociali ottenendo la creazione di una Unidad de Género che è riuscita a espellere quattro accademici e uno studente.
Inoltre, alcuni media di comunicazione, in maniera interna e discreta, stanno ridefinendo le loro linee editoriali e cercando consulenti per fare un giornalismo con una prospettiva di genere.
In una relazione pubblica, la dottoressa in antropologia Marcela Lagarde, artefice del termine femminicidio, di fronte a una platea femminile affermò che il femminismo cerca l’uguaglianza includente tra donne e uomini ed esortò le partecipanti ad ascoltare e prendere in considerazione le morras. Ha detto loro: “Io le convoco affinché siano voce, sostentamento, appoggio, certezza per queste giovani che si sono prese il testimone”.
Staremo a vedere se la sua convocazione verrà ascoltata e accolta. E anche se le femministe della vecchia e della nuova guardia si nutriranno in comune e daranno sostegno all’emergente e ampio movimento di donne nel paese. Si vedrà se il presidente continuerà a sminuire le loro esigenze e ad attizzare la loro rabbia e fino a dove le morras continueranno con la staffetta nella loro corsa rivolta contro l’ordine patriarcale. "¡Se va a caer! ¡Lo vamos a tirar!", avverte il motto della lotta dell’impetuosa quarta onda femminista messicana.
** Ph. Credit Una protesta feminista a las afueras de Palacio Nacional, casa y oficina del presidente de México, Andrés Manuel López Obrador, el 14 de febrero de 2020. (Ginnette Riquelme)
** Traduzione a cura di Camilla Camilli e Francesca Stanca dell'Associazione Yabasta! ÊdîBese!
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Posted @withrepost • @isentinellidimilano Milano e i suoi posti più belli. LA NUOVA TARGA DEL GIARDINO 🌻👣🏛❤️ Dopo l'atto di vandalismo subito nei mesi scorsi, torna al suo posto la targa in memoria di Federico Aldrovandi presso il giardino dedicato ai giovani. il 30 Aprile inaugureremo finalmente il Giardino Pubblico Federico Aldrovandi e le sue attività quotidiane. #nuovorinascimento @tempiodelfuturoperduto 💔💔 https://www.instagram.com/angrybeargram/p/BwW-dlilEUP/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=9u398p12dmui
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Danneggiate fioriere e piante installate dal Comune sulle strade, denunciati due giovani
Danneggiate fioriere e piante installate dal Comune sulle strade, denunciati due giovani
Read More Il raid è avvenuto a Valderice, nel trapanese. Tra i due beccati dalla videosorveglianza c’è anche un minorenne The post Danneggiate fioriere e piante installate dal Comune sulle strade, denunciati due giovani appeared first on BlogSicilia – Ultime notizie dalla Sicilia. Trapani, danneggiate, fioriere, giovani, piante denunciati, valderice, vandalismo, videosorveglianzaIl raid è…
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Sette sataniche. Satanismo e comportamento criminale. Ipotesi interpretative sui crimini satanici
Sette sataniche
Satanismo e comportamento criminale
Ipotesi interpretative sui crimini satanici
Le motivazioni che spingono uno più inndividui alla profanazione di un sepolcro e al vilipendio della salma ivi riposta possono essere varie: un semplice atto vandalico, un tentativo di furto, la celebrazione di un rito necromantico, satanico o di magia nera. Nel primo caso, l'opera distruttrice è condotta in modo irrazionale, senza logica né motivazione alcuna. Generalmente sono colpiti elementi facilmente frangibili, come croci. lapidi, satatue, anche se non è infrequente che siano spaccate le bare e i resti delle salme sparpagliati all'intorno. L'impulsività l'illogicità e la violenza caratterizzano l'azione a corto circuito tipica dei vandali. Il termine "vandalismo" è entrato nel linguaggio comune fin dai tempi della rivoluzione francese (1794) e, nel senso di atti di aggressione privi di motivazione commessi dai giovani, circola da più di settant'anni nella letteratura criminologica. Gli atti vandalici sono spesso manifestati da segni e simboli tipici della subcultura satanica e ciò, verosimilmente, allo scopo di depistare le indagini. Un fatto clamoroso accadde nella frazione lecchese di Versasio dove, nella notte fra il 6 e il 7 aprile 1999, l'antica chiesetta della Madonna assunta fu devastata dal fuoco; i muri e il pavimento del tempio furono insozzati da scritte e simboli satanici. In seguito si scoprì che l'azione sacrilega era da ascrivere ad una banda di "semplici" vandali. Un ex satanista a tale riguardo.
Era il cimitero di Portovenere. Entrammo, io ed un mio amico, quasi per gioco. Non sapevo neanche io cosa volevo, non avevamo un piano ben preciso. Mi sentivo esaltato, potente, fuori di testa. Era una sensazione tremenda, come se fossi sotto l'effetto di una droga: devastammo un sacco di tombe nel campo dei bambini, portammo via un sacco di oggetti.
Nel secondo caso, il tentativo di furto può essere perpetrato al fine di rubare oggetti di valore eventualmente trattenuti dalla salma, come denti d'oro, anelli, catenine, orologi ecc. In questo caso, per raggiungere il cadavere è evidentemente necessario violare la tomba e "intervvenire" sulla salma alla ricerca del materiale da sottrarre. Così potrà darsi il caso di mutilazioni cadaveriche in particolare del capo, come la mascella e la mandibola, oppure delle parti destali degli arti superiori come ad esempio le dita delle mani. Non è inverosimile che tali azioni siano mascheerate come atti di puro vandalismo al fine di fuorviare le indagini. In ogni modo resteranno indicativi i segni lasciati dagli strumenti utilizzati per raggiungere il fine preposto. Certamente più interessante è il terzo caso, relativo alla celebrazione di un rito necromantico, satanico o di magia nera. La necromanzia è una sorta di prassi divinatoria mediante la quale si ricorre all'apparizione e alla locuzione dei morti allo scopo di conoscere cose future o in ogni caso qualcosa che supera le possibili capacità della ragione umana. Secondo alcuni studiosi, la necromanzia è detta anche negromanzia; ora, <<la forma negromanzia da cui deriva negromante nel significato di mago o indovino, è una corruzione popolare in cui l'idea di nergro o nero è stata sostituita, per più facile analogia di suono a quella di defunto, alludendo così sia alle ore notturne in cui la necromanzia veniva in genere praticata, sia agli interventi infernali che si pensava la favorissero, di qui anche il termine magia nera>>. Una variante della negromanzia è la nechiomanzia la quale <<non tende ad evocare l'aanima di un defunto, ma si fonda sull'osservazione della salma, in particolare la putrefazione, le ossa, i tendini, per predire l'avvenire>>. Con il termine nechiomanzia si suole indicare anche la prassi divinatoria fatta attraverso degli oggetti che hanno avuto stretta relazione o contatto con un cadavere, come, ad esempio, la corda degli impiccati.
Nel medioevo i necromanti, componevano filtrie unguenti col grasso e col sangue dei cadaveri; vi mischiavano l'aconito, la bella donna, funghi velenosi, polveri di rospi diisseccati e ceneri di ostie consacrate; poi si stropicciavano le tempie, le mani e il petto con l'unguento infernnale, tracciavano il pentacolo diabolico ed evocavano i morti nei cimiteri abbandonati. I procedimenti della Magia Nera hanno lo scopo di sconvolgere la ragione, e di produrre tutte le febbrili esaltazioni che danno il coraggio dei grandi delitti. Il sacrilegio, l'assassinio e il furto sono indicati per sottinteso come mezzi di realizzazione di quasi tutte le opere. Nel Gran Libro Magico, e nel Drago Rosso, si legge una ricetta intitolata: Composizione di morte o pietra filosofale. E' una specie di brodo ristretto di acqua forte, di rame, d'arsenico e verderame. Vi si trovano anche dei procedimenti di necromanzia che consistono nel frugare la terra delle tombe con le unghie, togliere le ossa che si terraanno sul petto, e al momento dell'elevazione, alzarsi e fuggire gridando: <<Escano i morti dai loro sepolcri!>>, poi ritornare al cimitero, prendere un pugno di terra, di quella più vicina alla bara, tornare di corsa alla porta della chiesa e deporvi le ossa in croce gridando ancora: <<Escano i morti dai loro sepolcri!>>. Allontanatevi a passo lento e contate quattromila cinquecento passi senza volgervi indietro né deviare, ciò che farà supporre o che cercate una strada maestra o che tentate la scalata delle muraglie. Al termine dei quattromila e cinquencento passi vi sdraierete per terra; dopo aver seminato in croce la terra che tenete in mano, vi porrete come in una bara, ripetendo ancora a voce lugubre: <<Escano i morti dai loro sepolcri!>> e chiamarete tre volte colui che volete vedere.
La profanazione di tombe può essere fatta anche per realizzare quelle che, nel gergo popolare, sono dette le fatture a morte con il sistema di putrefazione.
Con questo metodo si sfrutta la proprietà di deterioramento delle sostanze organiche. Si usano parti di animali che vengono unite alle testimonianze della vittima, in modo che, man mano che la putrefazione avanza l'azione del maleficio si rafforza. Si utilizza una fettina di carne o una pelle d'animale nella quale vengono avvolte le testimonianze, tipo: capelli, unghie, fotografie della vittima o, nel peggiore dei casi, soltanto il nome e i dati anagrafici. La testimonianza può anche essere rappesentata da un qualsiasi oggetto posseduto dalla vittima, come un fazzoletto, una spilla, un fermaglio per capelli. Altre volte le testimonianze vengono avvolte in residui vegetali, come la buccia di un frutto. Un metodo alquanto macabro è quello di posizionare la testimonianza della vittima (fotografia od oggetto personale) direttamente nella bara di un defunto. Così quando il feretro viene tumulato, la fattura si rafforza man mano che il cadavere si decompone. Un metodo alternativo è quello di sotterrare la testimonianza in un cimitero, scegliendo una tomba dove giace una persona sepolta da poco che, abbia lo stesso nome di battesimo della vittima.
Un altro metodo per fare un maleficio è quello di gettare nel fuoco la testimonianza della vittima, che spesso è un suo indumento. Allo scopo sono utilizzate delle candele, di colore scuro, di cera vergine e fatta con le proprie mani. E' <<molto usato il lumino da cimitero, ancora meglio se prelevato da una tomba, oppure si costruisce una candela con i resti dei lumini prelevati dai cimiteri>>. Ossa, capelli e reperti umani sono utilizzati per la confezione dei filtri d'amore. Può capitare, di rinvenire vicino ad un sepolcro o ad una salma mozziconi di candele nere, piume o teste di gallo bruciacchiate. E' sempre opportuno controllare il terreno circostante la tomba; secondo i canoni della stregoneria, infatti, è lì che devono essere sotterrati i feticci utilizzati per lanciare i malefici. Il fenomeno del satanismo criminoso è una realtà complessa per molti aspetti, ancora sconosciuta. Il monitoraggio di tale fenomeno non può essere compiuto di fatto, dall'autorità di Polizia Giudiziaria né dalla Magistratura. Riteniamo ragionevolmente che i servizi di intellgence, data la loro funzione e gli strumenti operativi di cui dispongono, debbano e possano assolvere questo compitoo ai fini della prevenzione, e non solo della repressione, di tutti quei reati legati alla cultura, alla filosofia e alla pratica cultuale del satanismo.
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Quinta notte di scontri in Francia: oltre 700 fermi
Quinta notte di scontri in Francia: oltre 700 fermi. Quattro giorni di fiamme, protesta e devastazione. Poi, ieri, quando migliaia di persone hanno affollato la moschea Ibn Badis di Nanterre, in Francia, per qualche minuto, è calato il silenzio. Una fila composta di parenti e amici si è riunita attorno alla salma di Nahel, il 17enne ucciso martedì scorso dalla polizia, la cui morte ha innescato enormi manifestazioni, scontri con le forze dell’ordine e atti di vandalismo in diverse città. Per tutta la giornata dei funerali nella moschea non si è visto neppure un poliziotto. Le forze dell’ordine sono state inviate tutte nelle strade delle città in rivolta. Una quinta notte di scontri che il Ministro degli Interni francese Gérald Darmanin ha definito «più tranquilla» proprio «grazie all'azione decisiva delle forze dell’ordine». Il bilancio che è stato fornito dal Ministero conferma il numero di 719 fermi effettuati in varie città: da Parigi a Marsiglia, da Lione a Nizza. A Rennes, Nizza e Lione ci sono stati scontri tra i manifestanti e la polizia. A Marsiglia si segnalano incidenti in varie parti della città. A Parigi tensioni soprattutto nella zona degli Champs Elysées. Incidenti sono scoppiati anche a Brest, nel dipartimento di Finistère, nella regione della Bretagna, sulla costa occidentale del Paese. I manifestanti hanno lanciato razzi e fuochi di artificio contro i poliziotti. In una concessionaria della Renault è scoppiato un incendio. Un'auto in corsa è stata lanciata contro l'abitazione del sindaco di L'Haÿ-les-Rose, alle porte di Parigi, e sua moglie e uno dei suoi due figli piccoli sono rimasti feriti. Lo ha riferito lo stesso primo cittadino, mentre è stata aperta un'inchiesta per tentato omicidio. Intanto, mentre il Presidente francese Emmanuel Macron ha deciso di rinviare la sua visita di Stato in Germania, Darmanin ha confermato che «l’età media dei rivoltosi è di 17 anni». Sono studenti delle superiori, spesso giovani appena maggiorenni e quasi sempre senza precedenti penali. La protesta violenta ha contagiato anche la Svizzera, con incidenti nel centro di Losanna, dove circa 200 persone hanno affrontato le forze di polizia giunte sul posto in assetto anti-sommossa. È un filo diretto quello che lega le città in rivolta con Nanterre. È qui che, dopo qualche coro e la richiesta di giustizia di alcune persone fuori dalla moschea, il corpo del giovane Nahel, in una bara bianca, è stato sepolto nel cimitero del Mont-Valérien, davanti a qualche centinaio tra familiari, amici e coetanei. Straziante l'ultimo saluto per la mamma del 17enne, ucciso con un colpo d’arma da fuoco da un poliziotto – poi tratto in arresto -, per non essersi fermato a un posto di blocco, come gli era stato richiesto. La donna ha cresciuto il ragazzo da sola e ultimamente lo aveva visto, come molti suoi amici in banlieue, abbandonare la scuola e cominciare a guadagnare i primi soldi come rider, dedicandosi nel tempo libero al rap, alle moto e al rugby.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Convento di S. Maria delle Grazie
A poca distanza dall'antico borgo di Vinacciano,arroccato in cima al suo colle, una strada sterrata e in cattive condizioni si inerpica nel bosco, lasciandosi alle spalle gli oliveti e gli ultimi casolari di campagna.
fonte : https://www.reportpistoia.com/.../71351-il-convento-di...
Si percorrono curve e tornanti tra una vegetazione sempre più fitta, finchè d'improvviso il bosco sembra aprirsi, e fare da cornice, in una radura, a quel che resta dell'ex convento di Santa Maria delle Grazie, complesso religioso oggi in totale rovina, divenuto negli anni preda dell'incuria e del vandalismo, ma la cui storia secolare merita di essere raccontata e riportata alla luce. Le origini risalgono al 1468, quando i Padri Domenicani di Pistoia avviarono i lavori per la costruzione di un ospizio-romitorio nel territorio di Vinacciano.
Nel 1784, per effetto delle riforme del vescovo giansenista Scipione de’ Ricci, i Domenicani furono allontanati dalla città e il convento di Santa Maria delle Grazie con le sue terre fu venduto a Francesco Maria Tolomei, prete dell'oratorio pistoiese di San Filippo Neri, membro di questa nobile e potente famiglia pistoiese, che eseguì importanti lavori di restauro e di ampliamento del complesso. Riacquistato dai frati nel 1928 al loro rientro a Pistoia, il convento fu destinato, negli anni Trenta e Quaranta, a luogo di soggiorno estivo dei giovani seminaristi dell’Ordine, per poi essere definitivamente ceduto ai privati negli anni Settanta e iniziare il suo lento ma inesorabile declino.
Oggi la struttura si presenta in uno stato di abbandono pressoché totale, con il tetto interamente crollato, porte e finestre divelte, muri scrostati, travi e pietre spezzate, con numerose zone dell'edificio ormai coperte da una fitta vegetazione.
L'eremo consisteva in un oratorio ad aula unica con volta a botte e pareti ripartite da lesene, con accanto una abitazione a più ambienti, preceduti da un loggiato a otto arcate con colonne in pietra. L'altare maggiore, di cui resta solo l'intonaco, ospitava una preziosa immagine sacra della Vergine, oggetto di devozione popolare, che rendeva il convento mèta di pellegrinaggi locali, e che le fonti indicano come dipinta ad affresco da un ignoto artista tra il 1469 e il 1479, sotto il patrocinio del padre Cristoforo Boccacerasa da Viterbo.
Purtroppo la preziosa opera è andata perduta, così come tutte le suppellettili e ogni altro materiale edilizio, a causa dall'incessante opera di ladri che nel corso degli anni hanno razziato e trafugato dall'ex convento tutto ciò che potesse essere smurato, sottratto e riutilizzato altrove, dagli scalini dell'ingresso in pietra serena alle decorazioni dell'oratorio, dalle pianelle in cotto agli infissi delle finestre.Lo stato di colpevole abbandono, l'incuria, le intemperie e soprattutto l'azione di continua “ripulitura” del convento ha ridotto quello che fino alla metà del secolo scorso era un importante centro di spiritualità della collina del Montalbano a un ammasso informe di rovine.
Operazioni di restauro e recupero appaiono difficili e costose; all'escursionista, all'appassionato di storia locale o al semplice curioso resta la vista, a tratti inquietante e un po' spettrale, ma sicuramente affascinante, dell'antico complesso che compare, selvaggio e inaspettato, in mezzo al bosco.
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Soltanto 19 anni per loro non eri nessuno
soltanto 19 anni e per loro non eri che uno
uno come tanti, un cameriere, un garzone d’officina
un operaio, un disoccupato un emigrante
eppure quella mattina 8 settembre
a San Basilio hanno mandato
più di 1000 uomini per ammazzarti
più di 1000 uomini che credevano bastasse spararti
e sono stati invece loro ad avere paura di te
Perchè quella domenica giù a San Basilio
eravamo in tanti a non essere nessuno
in tanti a difenderci le case
a farci la storia con le nostre mani
il proletariato sarà sempre per la rivoluzione
lo è stato Fabrizio Ceruso a 19 anni
se credevate di ammazzarlo avete sbagliato
Fabrizio è l’uomo nuovo che non muore mai
Fabrizio vive in tutti noi
nelle lotte del proletariato
altri giovani nel suo nome si preparano già la fossa
Il primo ministro, il presidente a dirigere le operazioni
per il tuo assassinio
lo stato maggiore riformista mobilitato a condannarti
perchè con gli estremisti non volevi sgombrare
una montagna di calugne per prepare, giustificare
la tua condanna, la tua sicura morte
Tanto per ammazzare un proletario
un comunista di 19 anni
per far pesare la sua morte
sulla lotta giusta lotta
Ma tanto sferragliare di truppe non è servito a niente
il sole rosso è rimasto nei tuoi occhi
la rabbia proletaria già l’ha detto
compagno Fabrizio noi ti vendicheremo
assassini di stato la pagherete e pagherete tutto
Ma tanto sferragliare di truppe non è servito a niente
il fiore rosso è rimasto sul tuo petto
il pianto amaro di tuo padre
il rumore prodotto nella coscienza di tanti
anche l’odio è prezioso
quando il popolo prepara la riscossa
na na nanana na na na nanana…
Fabrizio Ceruso
Roma, 5 settembre 1974. La lotta per il diritto alla casa era molto forte a Roma quando, il 5 settembre, nella borgata di San Basilio, all’estrema periferia est della capitale, la polizia interviene con un ingente schieramento, iniziando a sgomberare le quasi 150 famiglie che da circa un anno occupavano altrettanti appartamenti IACP in via Montecarotto e via Fabriano.
L’incontro fra la decisa opposizione popolare agli sfratti e la volontà dei militanti della sinistra rivoluzionaria di difendere una delle più estese occupazioni in atto nella città, portò a organizzare una dura resistenza, che sfociò in vere e proprie battaglie di strada.
Fin dalle prime ore del mattino di venerdì vengono erette barricate agli ingressi del quartiere con pneumatici, vecchi mobili e oggetti di tutti i tipi. La polizia, accolta da sassi, bottiglie incendiarie, bulloni lanciati con le fionde, spara centinaia di lacrimogeni, ma nel pomeriggio è costretta a sospendere gli sfratti.
Sabato, mentre gli occupanti hanno ripreso tutti gli appartamenti, e una loro delegazione si è recata in pretura e allo IACP, vengono di nuovo tentati gli sgomberi.
Questa volta a resistere ci sono centinaia di manifestanti affluiti da tutta la città, tra i quali numerosi membri di consigli di fabbrica.
La giornata trascorre in un susseguirsi di “tregue”, accordate dalla polizia a Lotta Continua, che gestisce l’occupazione, per dare spazio a quella che si dimostrerà una trattativa-truffa, con l’unico scopo di prendere tempo e fiaccare il forte schieramento proletario. La delegazione rientra a San Basilio con un accordo di sospensione degli sfratti fino al lunedì mattina.
Nonostante ciò, domenica 8 i poliziotti irrompono di nuovo nelle case occupate intimidendo le famiglie e abbandonandosi ad atti di vandalismo. Riprendono gli scontri.
L’assemblea popolare nella piazza centrale della borgata, organizzata per le 18 dal Comitato di Lotta per la casa di San Basilio, viene caricata con lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo. Nella battaglia che segue, mentre un plotone di polizia è costretto a ritirarsi, da un altro vengono sparati numerosi colpi di arma da fuoco.
Fabrizio Ceruso, 19 anni, militante del Comitato Proletario di Tivoli, organismo dell’Autonomia Operaia, è colpito in pieno petto da una pallottola.
Caricato su un taxi, giungerà senza vita in ospedale.
Alla notizia della morte del giovane comunista tutto il quartiere scende in piazza. La rabbia esplode in modo violento. I pali dei lampioni vengono divelti e le strade rimangono al buio.
Questa volta è la polizia ad essere presa di mira da colpi di arma da fuoco sparati in strada e dalle case. Otto poliziotti, tra i quali un capitano, rimangono feriti, alcuni in modo grave. Brevi scontri isolati si accendono fino a tarda notte. l giorno seguente avranno inizio le trattative per le assegnazioni di alloggi alle famiglie d San Basilio e agli occupanti di Casalbruciato e Bagni di Tivoli.
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29 lug 2020 17:20
AIUTO, I TORPIGNA STANNO INVADENDO CASA DI GALLI DELLA LOGGIA! - L'EDITORIALE IN PRIMA DEL ''CORRIERE'', SULL'INVASIONE DEI COATTI DI PERIFERIA CHE VOGLIONO ATTACCARE IL COVID AI RICCHI INURBATI, REGALA FINALMENTE ANCHE ALL'ITALIA UN TOM COTTON DEI POVERI - GALLI RIESCE A METTERE D'ACCORDO CHRISTIAN RAIMO E DIEGO FUSARO! ''PURO ODIO DI CLASSE''
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Ernesto Galli della Loggia per il ''Corriere della Sera''
Tutti presi come sempre dagli ultimi sondaggi e dall’immancabile polemica di giornata, tutti presi dalla fregola di twittare una dichiarazione alle agenzie ogni venti minuti o di presenziare in tv a tre talk show in una serata, i politici di questo Paese si dimenticano regolarmente di quello che avevano sostenuto con la massima convinzione solo qualche mese prima. E così non meraviglia che tra i vari scopi a cui destinare la pioggia di soldi che dovrebbe arrivarci da Bruxelles,il risanamento delle periferie è virtualmente scomparso. Quella che Renzo Piano aveva invocato come l’urgente necessità di «rammendare» il Paese non è stata degnata della minima considerazione.
Solo qualche mese fa invece — complice la protesta politica dei tanti italiani obbligati nei sobborghi delle grandi città a vedersela da vicino con il problema dell’immigrazione o della presenza di un campo rom, dei tanti elettori spinti a diventare sovranisti, populisti e anticasta per la rabbia di abitare dove i servizi sono assenti, i trasporti paurosamente insufficienti, e la delinquenza fa troppo spesso il bello e il cattivo tempo — complice tutto questo, dicevo, solo qualche mese fa il problema delle periferie dei centri urbani sembrava essere ai primissimi posti nella lista delle urgenze nazionali. Oggi, viceversa, non compare in nessun elenco dei grandi progetti da mettere in cantiere. È completamente scomparso.
E dire che se c’è una cosa che l’epidemia di Covid-19 sta mettendo in luce anche nella fase attuale è proprio la crucialità della dimensione urbana e spaziale (si pensi all’obbligo del «distanziamento»!). Tanto dello spazio privato che di quello pubblico, tanto dello spazio abitativo quanto di quello urbano in generale. Ma non solo. L’andamento del contagio — particolarmente virulento nelle grandi metropoli come Wuhan, Milano o New York , con la conseguente manifestazione proprio in queste aree dei maggiori problemi — è stato letto da più d’uno, insieme all’evidente ritorno in auge della dimensione nazional-statale, come la spia di una sorta di storica inversione di tendenza. E cioè da un’epoca in cui il futuro appariva essere tutto affidato alla crescita delle grandi megalopoli mondiali, in cui sembrava che lì ormai battesse il cuore dello sviluppo, a un’epoca, invece, nella quale potrebbe affermarsi la tendenza a una spazialità assai meno dilatata e dirompente. Non vediamo forse già oggi che la diffusione del telelavoro e dell’e-commerce sollecitata dalla pandemia è sul punto di acquisire in molti settori un carattere stabile, con l’effetto di mettere in crisi l’esistenza dei grandi agglomerati di uffici, dei grandi centri e delle grandi arterie commerciali, tipici del recente avvenirismo metropolitano?
Ma con ancora maggiore urgenza la pandemia ripropone il tema delle periferie. Infatti, da dove pensiamo mai che provengano in larga maggioranza le turbe di giovani che dappertutto stanno agitando le notti italiane di questa estate? Da dove, se non dalle invivibili periferie, dagli sperduti quartieri dormitori, dalle strade male illuminate che finiscono nel nulla? Ormai è diventato un rito. Al calar d’ogni sera, specie nel fine settimana, quei giovani si rovesciano nelle piazze, nei centri storici delle città, e sembrano farlo come posseduti da un desiderio di rivalsa che oggi si manifesta nella volontà d’infrangere tutti gli obblighi e le precauzioni sanitarie, di farsi beffa in tal modo di ogni regola di civile convivenza. Li muove, si direbbe, quasi il torbido proposito di seminare il contagio, d’infettare la società «per bene» insieme ai posti che essa abita. Di distruggere quanto non possono avere.
Da tempo un gran numero di periferie italiane sono diventate il luogo dove si addensa il potenziale di un inedito conflitto sociale. Che non assomiglia più in nulla alla vecchia lotta di classe con al centro il protagonismo degli operai — ormai dappertutto ultraminoritari anche nei quartieri che un tempo furono i loro — ma ha la sua avanguardia nei «giovani» (oggi fino a 35-40 anni) appartenenti a una vasta zona sociale che va dal sotto proletariato alla piccola borghesia. Un conflitto sociale sui generis che lungi dall’esprimersi alla vecchia maniera negli scioperi, nei cortei o nei grandi comizi politici, si manifesta nell’occupazione selvaggia degli spazi pubblici, nel raid violento, nel vandalismo ai danni delle scuole, della segnaletica stradale o dei mezzi di trasporto. Un conflitto il quale, essendogli estranea qualunque dimensione organizzata e di massa si riconosce piuttosto in quella del piccolo gruppo guidato da un’erratica spontaneità, e non possedendo alcun retroterra, alcun progetto, alcuna strategia rivendicativa non può che esprimersi in azioni puramente distruttive.
Dietro tale conflitto c’è la drammatica condizione di disagio, di diseguaglianza di standard socio-culturali, che colpisce chi vive nelle periferie. Una diseguaglianza che produce non solo un senso di sconforto e di deprivazione nel vedere i propri giorni trascorrere in un ambiente dominato dallo squallore e con i servizi più scadenti, dove non esiste un parco, un asilo o una fontana, lontano da ogni evento, privo di occasioni sociali di qualche valore, dove a volte la vita sembra quasi ridursi a semplice sopravvivenza.
Ma che soprattutto si traduce nella sensazione di essere abbandonati, di essere esclusi dal circuito della cittadinanza ad opera di un potere estraneo ed ostile. Contro il quale, dunque, non resta che l’arma della rivolta, del voto dato in odio alla casta, ai migranti, ai rom, a tutti, ovvero l’arma della rappresaglia, quella delle spedizioni punitive notturne senza mascherine e sputando sui citofoni dei fortunati che abitano in centro.
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📱 “Riscopriamo il senso di appartenenza e la grande bellezza della Capitanata”; CGIL-CISL-UIL Foggia scrivono a sindaci, associazioni, parrocchie, scuole, istituzioni e imprese della Capitanata📲
📌In preparazione una grande manifestazione per la legalità il prossimo 5 dicembre. L’evento “Foggia terra di legalità” sarà presentato in conferenza stampa il 13 novembre 📌
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❗️”Siamo molto preoccupati, come genitori, cittadini e sindacalisti da un susseguirsi di notizie che ci restituiscono l’immagine di una Capitanata messa in ginocchio dalla percezione di una crescente insicurezza delle città - per i molteplici episodi legati all’escalation criminale ma anche ad episodi di bullismo e vandalismo - dal propagarsi di fenomeni che denotano un progressivo declino del vivere civile, del senso civico e di tutti quei pilastri e dei “collanti” che rappresentano la linfa vitale di una comunità”.
➡️Lo dichiarano i segretari generali di CGIL, CISL e UIL Foggia, Maurizio Carmeno, Carla Costantino, Gianni Ricci, in una lettera/appello inviata a sindaci, associazioni, parrocchie, scuole, imprese e istituzioni della Capitanata.
❗️”Ai brillanti risultati che, di giorno in giorno, caratterizzano il lavoro delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, non fa ancora da naturale contraltare una reazione altrettanto vigorosa della parte sana della nostra comunità.
Siamo convinti che la lotta alla criminalità organizzata, al bullismo, al vandalismo, potrà essere più efficace e risolutiva solo quando i tanti cittadini perbene della Capitanata, le associazioni, le parrocchie, le scuole, le istituzioni, saranno in grado di fare rete e di essere parte attiva in questo percorso di “liberazione” e di ripristino della legalità”, aggiungono Carmeno, Costantino e Ricci che proseguono: ❗️”è a questo tassello fondamentale della nostra società che noi rivolgiamo il nostro appello e chiamiamo a raccolta. Abbiamo bisogno delle energie migliori della Capitanata per restituire ai nostri territori sicurezza, legalità, partecipazione, trasparenza”.❗️
➡️Di qui l’invito alla conferenza stampa di lancio di un evento pubblico per la legalità: “Per raggiungere questi obiettivi CGIL, CISL e UIL Foggia, terranno una conferenza unitaria il prossimo 13 novembre alle ore 10.30 a Palazzo Dogana che sarà propedeutica ad una grande manifestazione di piazza, “Foggia terra di legalità”, prevista per il 5 dicembre in Piazza Battisti a Foggia.📌
➡️Non sarà la “solita” manifestazione di piazza ma una grande festa di suoni, luci, colori e sapori per riscoprire la “grande bellezza” e il senso di appartenenza alla nostra comunità. Dobbiamo tornare a stare insieme e a contribuire tutti attivamente a costruire un futuro diverso per le nostre città, per i nostri giovani, per i nostri cittadini.
Sappiamo che non sarà facile sconfiggere la paura e una cronica scarsa attenzione e partecipazione alla vita pubblica. Ma se vogliamo che le cose cambino dobbiamo tutti “sporcarci le mani” e metterci in gioco.
Ai giovani, ai pensionati, alle associazioni, alle scuole, ai sindaci e a tutte le istituzioni chiediamo di sostenerci e di essere parte attiva. Dobbiamo riappropriarci di tutti gli spazi di partecipazione!”.🔵
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•👄 Il pezzo cita con ironia gli scontri avvenuti nella zona di Cheltenham Road il 22 aprile 2011, quando alcuni manifestanti hanno danneggiato proprio un punto vendita Tesco Express. Il ricavato delle vendite, circa 2.000 copie, serví ai gruppi di giovani residenti a Stokes Croft, per pagare le spese legali delle occupazioni, di 30 arresti e per sostenere progetti di arte. Molti politici locali si indignarono per queste stampe di Banksy, poiché “incitavano al vandalismo”. Gli stessi peró per fini di promozione turistica utilizzano i suoi pezzi su cartoline con scritto ‘Saluti da Bristol. • • • • #designme #minuzzerie #tipsminuzforminuz #website #ART #design #fashion #travel #cultura #mudecmilano #mudec @mudecmi #mudecbanksy #avisualprotest #banksy @banksy #banksyart #theworldofbanksy #artist #streets #STREETSTYLE #streetphotography #traveldesignme #travelme #digital #digitalmedia #contentmarketing #comunicazione (presso MUDEC - Museo delle Culture) https://www.instagram.com/p/BuwqJHuF--6/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=16ecn2a1nets9
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