#gesuitismo
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cooperatoresveritatisinfo · 4 months ago
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La Chiesa sinodale imposta da Papa Francesco è dell'eretico scomunicato gesuita George Tyrrell
In mille occasioni abbiamo sempre ribadito che – per comprendere l’ideale della nuova Chiesa di Papa Francesco – è necessario conoscere a fondo il gesuitismo Modernista. Se non si fa questo sforzo di sana conoscenza e di onestà intellettuale e di fede cattolica, è praticamente impossibile capire dove, un Papa gesuita ma Modernista, sta portando la Chiesa di oggi. Non a caso parliamo spesso di un…
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giuseppepiredda · 11 months ago
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La storia segreta dei gesuiti: 5) Le missioni dei Gesuiti all’estero
La storia segreta dei gesuiti: 5) Le missioni dei Gesuiti all’estero Parte III Le missioni dei Gesuiti all’estero Capitolo 1 India, Giappone e Cina La conversione dei  “pagani” fu il primo obiettivo del fondatore della Compagnia di Gesù. Sebbene la necessità di combattere il protestantesimo in Europa occupava sempre di più l’attenzione dei suoi discepoli e questa azione politica e…
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anticattocomunismo · 2 years ago
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Liquidando la Chiesa cattolica...
Presentato ieri l’Instrumentum Laboris per il Sinodo che inizierà il prossimo 4 ottobre, all’insegna del “cammino” ma senza méta. L’unica cosa certa è che si tratta di un “processo” aperto a qualsiasi conclusione, anche la più rivoluzionaria. Alla verità si sostituisce la relazione. Continue reading Untitled
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bergoglionate · 5 years ago
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26 marzo 2013: Ho sostenuto per anni che il prossimo Papa sarebbe stato un gesuita
26 marzo 2013: Ho sostenuto per anni che il prossimo Papa sarebbe stato un gesuita
Quanto segue lo abbiamo tratto da un vecchio articolo del 26 marzo 2013, dal sito seven-networke da noi tradotto dall’inglese. L’articolo non c’è più in rete, ma noi lo riteniamo utile (e non necessariamente del tutto condivisibile) per approfondire alcuni passaggi dei quali abbiamo trattato in gran parte nei nostri editoriali. Premesso che non seguiamo le così dette “profezie di Nostradamus”,…
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abr · 4 years ago
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«Una caratteristica cruciale dell' odierna esperienza del dolore consiste nel fatto che esso venga percepito come privo di senso. L' intera narrazione cristiana l' ha abbandonato per sempre». Ovviamente ho pensato subito alla reazione della Chiesa alla presente calamità, di un'insignificanza spettacolare e temo epocale: non vorrei che gli storici del futuro datassero 2020 la fine della presenza pubblica cristiana in Occidente. La scorsa Pasqua come il definitivo Due Novembre della Santa Sede. La Chiesa, e quando dico Chiesa dico la gerarchia ecclesiastica, Papa, cardinali, vescovi ed eventuali Santi, in altri secoli avrebbe parlato di punizione divina, di vita eterna, di morte-giudizio-inferno-paradiso, insomma di categorie proprie della bimillenaria tradizione cristiana. Qualche decennio e qualche Pontefice fa avrebbe quantomeno riaperto il catechismo, ancor oggi leggibile sul sito del Vaticano ma come invisibile e muto: «Molto spesso la malattia provoca una ricerca di Dio, un ritorno a lui». Invece è da un anno che il cattolicesimo ufficiale si mostra succube di una religione concorrente, l'ambientalismo, allineandosi a una lettura che addebita la pandemia a peccati commessi dall'uomo nei confronti della Madre Terra. Nessun ritorno a Dio, casomai ritorno a Pachanama: è la direzione indicata dalla linea Bergoglio-Draghi che è gesuitismo, non cristianesimo.
Camillo Langone, via https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/siamo-cosi-fragili-perche-39-non-accettiamo-piu-dolore-262615.htm
Questo allineamento alla dottrina “sociale” mascherato da ambientalismo è la fine della chiesa: a parte l’evidente secolarismo che fa a pugni col millenarismo e l’Eternità, è come copiare i prodotti della concorrenza, a che servi? 
A breve ‘sti preti già morti e mai Credenti, dopo aver osato cambiare il Padre Nostro, unica preghiera che proveniva direttamente da Cristo, cambieranno anche il finale del Credo: ci faranno dire che NON attendiamo più la resurrezione dai morti e la vita eterna, non vogliamo sovrappopolare la Terra e disturbar gli uccelletti.
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chez-mimich · 4 years ago
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LE PAROLE DI VINCENZO
“La contrapposizione plastica tra Fedez e Salvini risente della nuova ideologia imperante : quella del businesses as usual. Effettivamente il noto "bolscevico" Fedez ha delineato un quadro completo di quella che è la rilevanza del suo operare : profetare il nichilismo di cui lui e tutto il pensiero debole che lo sostiene sono intrisi. Come in Salvini sussite il principio dell'impotenza politica a discapito della comunità di destino, così in Fedez s'assiste all'inveramento della spietatezza neocapitalistica. Le sue idee sono lontane anni luce da ogni seria battaglia di sinistra, sia essa socialista o comunista. Le sue rivendicazioni attengono strettamente all'ipetrofia dei diritti individuali declinati nella paradossale ghettizzazione della titolarità dei diritti rivendicati. I sostenitori di Fedez non guardano all'unità laica delle forze, ma all'unità forzate delle istanze laiche, in cui sia il giacobinismo e sia il gesuitismo negano entrambi alla radice la liberalità,il dialogo e la radicalità stessa del processo democratico.”
(Vincenzo Alagni su Facebook)
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ultraprofrobertgalli · 6 years ago
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Il fine giustifica i mezzi è la massima dei gesuiti e non del Machiavelli
IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI Inventore di quest’empia massima fu Ignazio di Loiola: la corte romana l’accettò, e così si è dovuta sottomettere al Gesuitismo, e lasciare ad esso la cura di trattare i suoi interessi, ciò che il Gesuitismo fa con gran zelo ogni qual volta agl’interessi della corte romana sieno uniti i suoi. Ma se gl’interessi dell’una sono separa- ti od opposti agl’interessi dell’altro, allora il Gesuitismo è il primo a ribellarsi contro la corte romana, e questa bisogna che ceda all’influenza immensa del Gesuitismo. Il giorno che il Cattolicismo si separasse dal Gesuitismo, sarebbe il giorno della sua morte. Per farsi una giusta idea della immoralità del clero romano, bisogna essere stato educato ed aver vissuto, come ha fatto l’autore di questo libro, per molti anni fra i preti ed i frati. È solamente in quei luoghi che si può conoscere la vita di quei pretesi servi di Dio; là si conosce come si passano da quegli ecclesiastici i giorni e le ore nell’ozio, nelle conversazioni le più futili, e molte volte le più immorali; là si conoscono le cabale e i raggiri di quei servi di Dio per giungere ad afferrare un vescovado o una carica di con- vento. “Non vi date pena per ciò, figlio mio: i nostri buoni Padri che sono in Inghilterra provvedono a questo inconveniente, se può chiamarsi tale. Essi sono muniti di tutte le facoltà dal nostro santo Padre, per ricevere le abiure de’ moribondi, quando ciò si può fare con prudenza e senza strepito; quando poi non si può, pazienza: la loro dannazione non ci può essere imputata. Voi lo sapete bene, il fine giustifica i mezzi: il nostro fine è santissimo, ed è la conversione della Inghilterra; ed il mezzo più acconcio per conseguire un tal fine è il Puseismo (IX). Voi che ora uscite dai santi esercizi, sapete che il nostro santo padre Ignazio insegna, che tutti i mezzi sono buoni quando conducono al fine. La prudenza, che è la prima delle virtù cardinali (X), c’insegna che si deve alle volte permettere un male minore, acciò ne venga un bene maggiore:... Innoltre il monopolio del sapere in mano del clero, ci ha condotti a quello scetticismo necessario nella critica; per cui è difficile di conoscere la genuinità de’ codici. Il clero ci ha regalata la famosa donazione di Costantino, le false decretali, le leggende; cose tutte inventate dal clero nel tempo del suo monopolio del sapere. È chiaro dunque che la conoscenza non solo non è frutto del Cattolicismo romano, ma è da esso avversata. Il cattolicismo romano abbiso- gna d’ignoranza, e cerca tutti i mezzi di propagarla. Se vi è qualche prete vera- mente dotto è anatematizzato: ed ai nostri tempi abbiamo gli esempi di Lamennais, Gioberti, Rosmini, P. Ventura, ed altri ancora. “Si era detto che la S. Inquisizione non era oggi più quel tribunale a cui un tempo sembrava lecito e santo ogni mezzo che fosse buono a scoprire i secreti degli individui e delle famiglie, per aver motivi di togliere e libertà e sostanze e vita senza forme legali, e col più infame despotismo, a coloro che credeva suoi nemici. Erano voci sparse ad arte per far credere che il S. Uffizio dormiva e che stava là come una memoria di una potenza caduta; quel tribunale esisteva ancora in tutta la sua forza, aveva i suoi delatori, i suoi famigliari; si serviva senza scrupolo di tutti i mezzi e perfino delle confessioni per arrivare al suo scopo, andava di accordo col governo come ai tempi antichi, lo serviva fedelmente, e queste due potenze si cambiavano vicendevolmente i complimenti e i favori. Vi era solo una qualche variazione nel genere delle pretese colpe che si cercavano e che si punivano. Nei secoli scorsi i perseguitati erano gli eretici e gli Ebrei; oggi tutte le cure dei reverendi padri erano rivolte a scuoprire i così detti settari, ossia gli uomini che congiuravano per ottenere la libertà e l’indi- pendenza della loro patria. “I due mezzi di cui si servivano erano le delazioni e le confessioni. È vergognosa cosa il dirlo, ma grande fu il numero dei vili che correvano ad accusare i loro compagni. Restino sepolti i loro nomi, e se a costoro arriva il nostro giornale li punisca il rimorso, sola pena che la generosa indole dei liberali vorrà dare ad essi... “Il mezzo però che si usava a preferenza era lo spavento di una pena eterna, portato nelle anime timorose quando andavano ad accusarsi delle loro colpe, se non rivelavano i nomi dei loro compagni... La massima fondamentale del Gesuitismo è esposta negli Esercizi di S. Ignazio: tutti i mezzi sono buoni, purchè conducano al fine. Essa veramente non è espressa con queste parole, che farebbero orrore a qualunque galantuomo; ma per quanto le parole sieno inargentate, come le pillole di aloè, pure sotto la pillola di argento sta la iniquità: voglio dire, che se quelle parole possono gettare alquanto la polvere sugli occhi, pure il senso è quello che noi gli abbiamo dato (* Vedi lettera I). Ora quale è il fine che di- cono voler raggiungere i Gesuiti? Se lo domandi a loro, ti diranno: “La maggior gloria di Dio.” È questa la loro divisa, la parola di ordine di tutta la loro società: ad majorem Dei gloriam. E su questo punto l’Abate P. mi fece notare una cosa alla quale io non aveva mai riflettuto: essi non dicono di operare per la gloria, ma per la maggior gloria di Dio: non è la gloria positiva, ma la gloria di Dio comparativa, che essi dicono procurare. In forza di questo gingillo grammaticale, che è la inargentatura della pillola, si apre la strada a tutte le spiegazioni...
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a-stories-blog1 · 6 years ago
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La crisi del cristianesimo è l’isolamento dell’uomo occidentale
La religione cristiana si incarna nella storia e nella comunità. Oggi l’Occidente individualista e impaurito preferisce altro. Il buddisimo e la mindfulness, ad esempio
di  
Giovanni Maria Ruggiero
Sulla Chiesa Cattolica è già stato scritto tutto e troppo e, parafrasando Montanelli, tutto è inedito, anche quello che è stato già stato stampato. Non ci si stanca di ripetere, di rileggere e di ristampare quello che abbiamo già letto, detto e stampato e ripetuto più e più volte, in un’infinita ingordigia. E quel che si dice e si ripete, il bene e il male, si ripresenta in un eterno ritorno che sembra non stancarsi mai di se stesso. Vi è una pubblicistica contraria che risale alle eresie medievali, si rinforza con il luteranesimo e il calvinismo e poi si stabilizza - nei paesi protestanti - in una rappresentazione rinascimentale e barocca della corruzione della Chiesa, schiava del potere e dimentica di ogni missione evangelica, eppure capace di coltivare bellezza e arte. Il prete cattolico vestito di nero diventa un’icona del male per il puritanesimo anglo-sassone e questo si riflette nella letteratura popolare ottocentesca, dapprima in Inghilterra e poi oltremare, in America. L’immigrazione irlandese, la prima con cui fanno i conti gli americani, accentua questa visione negativa.
A metà del secolo scorso fino a poco prima della secolarizzazione degli anni ‘60 assistiamo a un’oscillazione che in qualche modo corrisponde all’assimilazione degli irlandesi nel tessuto della classe dominante americana. Spencer Tracy, l’attore di Hollywood che conosciamo soprattutto per “Indovina chi viene a cena?”, ebbe ruoli da prete cattolico come eroe positivo in vari film, e fu la prima volta su un mezzo di comunicazione di massa in un paese prevalentemente protestante. Fu padre Tim Mullin nel 1936 in “San Francisco”, fu padre Edward J. Flanagan in “La città dei ragazzi” (1938) – e vinse l’Oscar - e nel sequel “Gli uomini della città dei ragazzi” (1941) e fu padre Matthew Doonan nel 1961 per “Il diavolo alle 4”. Tutto questo sfociò nella presidenza Kennedy, cattolico irlandese, e nella popolarità di papa Giovanni XXIII, il primo papa non odiato dai protestanti dai tempi di Lutero. Anni dopo Reagan e Giovanni Paolo II avrebbero rinnovato questa strana alleanza tra l’Imperatore statunitense, stavolta non cattolico, e il Papa.
Poi c’è stato un altro rivolgimento di nuovo in negativo con gli scandali della pedofilia dei preti, e il cattolicesimo ha ripreso il suo ruolo di vilain. Che lo scandalo fosse sessuale confermava le vecchie diffidenze puritane.
Accanto a questa pubblicistica negativa di marca protestante e alle sue oscillazioni, vi è poi un’apologetica che parla a favore della Chiesa Cattolica. Un’apologetica tutta particolare, che punta più sul paradosso che sull’elogio incondizionato e che fa acrobaticamente aggio sui difetti popolarmente attribuiti alla Chiesa Cattolica per farne delle opere buone. È una sotterranea vena catto-dandy che si ritrova sia nel Chesterton che scrisse “Perché sono cattolico?” o –in termini più sobri e dimessi- nel Manzoni delle “Osservazioni sulla morale cattolica”, un’apologetica che elogia le contraddizioni e che non nasconde gli aspetti deprecabili del cattolicesimo, anzi additandoli come prova di una santità che vuole incarnarsi nel mondo e non distaccarsi da esso. Il rischio di gesuitismo deteriore e di lassismo morale è dietro l’angolo, ma vi è anche grandezza in questo argomentare, che è poi quello della parabola del fariseo e del pubblicano, in cui il vero credente è colui che è immerso nel peccato e ne è consapevole piuttosto che il fariseo soddisfatto della sua moralità cristallina. E ��con buona pace di Lutero- il protestantesimo è a rischio di fariseismo; un fariseismo della fede.
La secolarizzazione occidentale, naturalmente, è ormai lontana anni luce da queste avventure e disavventure della fede cristiana, cattolica o protestante che sia e stende su esse lo sguardo che si riserva ai residui bislacchi di tempi passati. Preferisce inclinarsi a forme di spiritualità interiore, più attente al benessere soggettivo che ad agire sul mondo. Il successo crescente del buddismo e della sua forma più operativa, la mindfulness, è un segnale. È vero che la mindfulness, nelle sue accezioni migliori, non è un distacco dai propri pensieri e tantomeno dal mondo, ma è consapevolezza. E tuttavia una sensazione di distacco un po’ facile permane legata alle manifestazioni più popolari e naif del buddismo e della mindfulness.
La secolarizzazione occidentale è ormai lontana anni luce da queste avventure e disavventure della fede cristiana. Preferisce inclinarsi a forme di spiritualità interiore, più attente al benessere soggettivo che ad agire sul mondo
È vero: il buddismo più sofisticato non predica il distacco dal mondo, eppure al tempo stesso nemmeno ha una visione della storia umana come evoluzione dotata di senso. Questa rimane una peculiarità del cristianesimo, peculiarità che non vuole più presentarsi come superiorità, ma che nemmeno possiamo nascondercela in una notte della conoscenza in cui tutti i gatti sono neri e tutte le tradizioni umane, religiose o filosofiche che siano, sono uguali.
Molti autori hanno descritto la capacità del cristianesimo di incarnarsi nella storia e di avere una particolare sensibilità per la rappresentazione realistica delle cose, dalla pittura alla letteratura. Questa nozione che un tempo era patrimonio comune e sapere scontato per chiunque ambisse a considerarsi una persona di cultura, oggi è minacciato da una forma decaduta di egualitarismo culturale in cui tutti saperi sono irenicamente uniformi e tutti, in fondo, dicono la stessa cosa dalla notte dei tempi.
Il critico letterario ebreo Erich Auerbach non ebbe difficoltà ad ammettere questa peculiarità della tradizione cristiana – la sensibilità per la storia e per il realismo nella rappresentazione dei moti umani - e a dedicare a questa sensibilità un libro splendido, ovvero “Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale”. Libro scritto a Istanbul dove Auerbach era fuggito, perseguitato dalla Germania nazista. Un tempo si poteva essere ebrei in fuga da Hitler e comunque comprendere una grandezza del cristianesimo e, di riflesso, della Chiesa Cattolica. Non è detto che non si possa fare anche oggi, in un tempo in cui la Chiesa ancora una volta si incarna nella storia andando a cercarsi un papa gesuita e sudamericano e tentando ancora una volta di morire e risorgere.
Di questa capacità di non distaccarci e di incarnarci nel tempo e nella storia abbiamo ancora bisogno, in un momento in cui forte è la tentazione di fuggire e di isolarci. Anche la psicologia moderna, in fondo, mostra un simile doppio movimento –tra buddismo e cattolicesimo?- di ricoperta delle tecniche di meditazione orientale e di ricoperta della carne e del corpo nelle terapie motorie ed esperienziali
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myavvprofrobertgalli-blog · 7 years ago
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"Il fine giustifica i mezzi" è la massima dei gesuiti e non del Machiav...
Il Fondamento del Cristianesimo 'Il fondamento della vita Cristiana è Gesù Cristo. S. Paolo (1 Cor. III, 10, 11) dice: “Io, secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come savio architetto ho posto il fondamento... Niuno può porre altro fondamento che quello che è stato posto, il quale è Gesù Cristo.” Ecco l’unico fondamento del Cristianesimo! Ma il fondamento del Gesuitismo è quest’altro: “tutti i mezzi son buoni, purchè conducano al fine.”' (Luigi Desanctis, "Roma papale", nota V della prima lettera).
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cooperatoresveritatisinfo · 5 years ago
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De Mattei e Valli riflettono sul comportamento anticattolico di Bergoglio
De Mattei e Valli riflettono sul comportamento anticattolico di Bergoglio
“Mi chiedo soltanto: fino a quando dovremo sopportare questa svalutazione, questo immiserimento, questa sconcertante opera di progressivo degrado della figura papale e della sua autorità? Queste considerazioni che faccio mie non sono mie, ma di Aldo Maria Valli, sul suo blog Duc in Altum di cui vi consiglio la lettura.” (Roberto de Mattei)
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giuseppepiredda · 4 years ago
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anticattocomunismo · 3 years ago
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Il Magistero non può essere liquido
Il Magistero non può essere liquido
Anche nella Chiesa si tende a seguire l’esempio della «società liquida»: scelta errata e rovinosa. In un mondo “liquido”, dove tutto diventa incerto, precario, provvisorio, è proprio della stabilità e della fermezza della Chiesa cattolica che non soltanto i credenti ma l’umanità intera avrebbe bisogno. (more…)
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bergoglionate · 5 years ago
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Caro cardinale Sarah: se il suo parlare è "sì, sì e no, no", non serve giustificarsi
Caro cardinale Sarah: se il suo parlare è “sì, sì e no, no”, non serve giustificarsi
“Delle volte il fuoco nel cuore, manda fumo alla testa…” (antico proverbio)
Cari Amici, l’estate è diventata anche il tempo dell”Afa teologica…” come scrivemmo qui, esattamente un anno fa… e prima di chiudere il sito per la pausa estiva, riaprendo i battenti (a Dio piacendo) dopo il 23 agosto, a meno che non vi siano notizie urgenti, non possiamo ignorare alcuni contenuti dell’intervista del…
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bergoglionate · 2 years ago
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La Chiesa è "occupata"?
La Chiesa è “occupata”?
Sembra di vivere una drammatica telenovela latinoamericana, eppure è la triste realtà: la Chiesa sembra essere “preda”, in stato di occupazione, a causa di molti cambiamenti avvenuti dall’interno proprio di quella Compagnia che, però, era stato fondata per evitare tutto ciò. (more…)
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bergoglionate · 2 years ago
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Cari gesuiti: ignaziani sì, arrupiani no!
Cari gesuiti: ignaziani sì, arrupiani no!
Il 31 luglio la Chiesa cattolica ricorda Sant’Ignazio di Loyola, sacerdote e fondatore della Compagnia di Gesù, l’Ordine a cui appartiene dal 1958 papa Francesco. I gesuiti hanno un grandissimo attaccamento alla loro Compagnia. Ma sono rimasti fedeli al loro Santus Pater noster, cioè la Fondatore? (more…)
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bergoglionate · 2 years ago
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"Desiderio Desideravi": perché papa Francesco desidera tanto distruggere il rito antico?
“Desiderio Desideravi”: perché papa Francesco desidera tanto distruggere il rito antico?
RICORDA CHE: “Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad…
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