#germano? no tedesco
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twicebittentwicebaked · 7 months ago
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M-m-max Jägerman
Oh no you pissed him off
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knowledge-paradox · 28 days ago
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Why does German have so many names
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Deutsch, allemand, German, немецкий, tedesco/-a
LIKE WHY
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Can't all languages come together and just...decide on one??
as an Italian I have no idea where Tedesco comes from but Germano/a is a literal name so I can understand why it's not that
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sguardimora · 2 years ago
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“Un giorno, da grandi, andremo in campagna, ma non sapevamo quando. Poi all’improvviso ci siamo detti andiamo ed abbiamo abbandonato le nostre città”: così Cinzia e Alex hanno iniziato il loro racconto, subito dopo averci accolto in quella che definiscono il cuore pulsante della loro associazione, la yurta costruita all’interno del giardino che ospita anche un arboreto di duecento piante che stanno crescendo. “Avevamo bisogno di rallentare e costruire qualcosa di nostro” continuano ancora i fondatori di Strada San Germano APS, associazione culturale che si trova alle porte del territorio marchigiano, nello colline tra Tavullia e Pesaro, che ieri abbiamo incontrano insieme agli artisti rumeni in residenza a Mondaino. 
Davanti a delle ciambelle fatte in casa e a una tazza di the caldo, Cinzia e Alex hanno condiviso la loro scelta di creare questo spazio che si nutre di natura e arte, un luogo dedicato ai bambini ma anche agli adulti e a chi ha bisogno di ascolto e attenzione. 
Come alieni in un territorio dedicato al motociclismo, Cinzia e Alex, tessitrice lei e artista lui, hanno creato una realtà che cerca di sostenersi in autonomia e attraverso piccolo sostegni che negli anni hanno trovato. Il luogo infatti è stato strutturato in modo che sia autosufficiente e utilizzano la metafora dell’orto per raccontare come lavorano, come investono le risorse che arrivano dalle loro attività: “concimare, lavorare, togliere sassi e riconcimare, coltivare e poi dopo anni mangiare qualcosa e qualcosa utilizzare da piantare di nuovo nell’anno successivo. Così accade nella campagna e così è stato per la nostra attività”. E questa affinità con la campagna si ripercuote anche sul teatro: le rassegne teatrali che organizzano vengono immaginate come un buffet per far vedere alla gente la bellezza e la potenzialità del teatro e in questi semini che ogni anno immettono nelle persone che incontrano quello che succede è un processo di educazione alla visione del teatro. “Il teatro è come un pranzo” dice Alex “un mix di assaggi differenti che è anche come il mondo che mostra la diversità di individui che formano una comunità”. 
Oltre alle rassegne teatrali le loro attività spaziano dalle feste ai laboratori, dai giochi passando ai corsi di telaio, dal supporto alle persone con difficoltà  all’orto sociale, dalle api e biomonitoraggio della qualità dell’aria del territorio attraverso il loro aiuto. E proprio il mondo delle api, il loro modo di vivere e lavorare insieme per il bene comune, è parte di quel racconto che Alex nei panni di Florindo narra ai bambini e alle bambine delle scuole del territorio che scoprono grazie a San Germano APS la semplicità dell’essere umano e della natura. Qui è concesso tutto ai bambini e alle bambine che hanno un’unica regola da seguire: rispettare gli adulti, gli animali e le cose. 
E poi: la tessitura come azione per entrare in un altro tempo; i corsi come momenti per far stare insieme le persone, per aiutare l’emotività attraverso la manualità; vedere gli adulti che i bambini già hanno in potenza; aprire il sacchetto della fantasia e mangiarsela; la fiducia delle maestre come gesto di coraggio; la necessità di creare una comunità consapevole sia della natura, della campagna, che del teatro; l’idea delle comunità utopiche che hanno come modello quello di autosostenersi e di non dipendere dallo stato.
Questi e tanti altri i discorsi che si sono aperti nella scorsa mattinata, ai quali nel pomeriggio si sono intrecciati i pensieri e le riflessioni emerse da un’altra comunità “fluida” che gli artisti hanno incontrato. 
Davanti a un aperitivo, accolti dal Bar la Loggia di Mondaino, Erik, un ex professore tedesco che da anni abita in un paesino abbandonato sulle colline marchigiane, Stefano, un designer milanese, Silvia, un’attrice di origini marchigiane che abita nel paesino limitrofo, Saludecio, Bianca e Liliana, due donne rumene che con le loro famiglie da anni vivono nel nostro territorio, accompagnati dalla mediazione linguistica di Denisa, hanno condiviso le loro storie e le loro riflessioni sul futuro, sull’idea di comunità e sull’utopia. 
L’innamoramento istantaneo nei confronti di Mondaino; l’utopia come forma di sopravvivenza; il modificarsi impercettibile delle cose; il turismo come forma di terrorismo; Ernst Bloch e il principio della speranza; l’architettura e le strutture urbane che influenzano la comunità; la struttura urbana di Mondaino che rappresenta la comunità che abbraccia, accoglie; l’utopia che non la si può toccare ma che è ciò che ti fa sognare; l’esistenza come preesistente all’essenza; se voglio trovarmi devo crearmi: queste alcune delle riflessioni emerse in questo lungo pomeriggio condiviso che, alla domanda “Che cos’è una comunità per voi?”, si sono chiuse con: la comunità è dove mi sento a casa. 
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"One day, when we grow up, we will go to the country, but we didn't know when. Then, all of a sudden, we said: let's go and left our cities": this is how Cinzia and Alex began their story, immediately after welcoming us to what they call the beating heart of their association, the yurt built inside the garden that also houses an arboretum of two hundred plants that are growing. "We needed to slow down and build something of our own," continue the founders of Strada San Germano APS, a cultural association on the outskirts of the Marche region, in the hills between Tavullia and Pesaro, whom we met yesterday along with the Romanian artists in residence in Mondaino.
Over homemade donuts and a cup of hot tea, Cinzia and Alex shared their choice to create this space that feeds on nature and art, a place dedicated to children but also to adults and those in need of listening and attention.
Like aliens in an area dedicated to motorcycling, Cinzia and Alex, she a weaver and he an artist, have created a reality that seeks to sustain itself independently and through small supports they have found over the years. In fact, the place has been structured so that it is self-sufficient, and they use the metaphor of the vegetable garden to tell how they work, how they invest the resources that come from their activities: "fertilize, work, remove stones and recultivate, cultivate and then after years eat something and something use to plant again in the following year. That's how it happens in the countryside and that's how it was for our activity." And this affinity with the countryside is also reflected in the theater: the theater festivals they organize are imagined as a buffet for people to see the beauty and potential of theater, and in these little seeds that each year they put into the people they meet what happens is a process of educating them to see theater. "Theater is like a lunch," Alex says, "a mix of different tastes that is also like the world that shows the diversity of individuals that make up a community."
In addition to theater reviews, their activities range from parties to workshops, from games passing to loom classes, from supporting people with difficulties to the social garden, from bees and biomonitoring the air quality of the area through their help. And it is precisely the world of bees, their way of living and working together for the common good, that is part of that story that Alex as Florindo tells to the boys and girls of the area schools who discover thanks to San Germano APS the simplicity of human beings and nature. Everything is allowed here for the boys and girls who have only one rule to follow: respect adults, animals and things.
And then: weaving as an action to enter another time; classes as moments to bring people together, to help emotionality through manual dexterity; seeing the adults the children already have in power; opening the bag of imagination and eating it; trusting the teachers as a gesture of courage; the need to create a community aware of both nature, the countryside, and the theater; the idea of utopian communities that have as a model to be self-sustaining and not dependent on the state.
These and many others were the discourses that opened up last morning, to which in the afternoon were interwoven the thoughts and reflections that emerged from another "fluid" community that the artists met.
Over an aperitif, welcomed by the Bar la Loggia in Mondaino, Erik, a former German professor who has lived for years in an abandoned village in the hills of Marche, Stefano, a designer from Milan, Silvia, an actress of Marche origin who lives in the neighboring village, Saludecio, Bianca and Liliana, two Romanian women who living with their families in our area for years, accompanied by Denisa's language mediation, shared their stories and reflections on the future, the idea of community and utopia.
Instantaneous falling in love with Mondaino; utopia as a form of survival; the imperceptible changing of things; tourism as a form of terrorism; Ernst Bloch and the principle of hope; architecture and urban structures influencing community; the urban structure of Mondaino representing the community that embraces, welcomes; utopia that you cannot touch but is what makes you dream; existence as pre-existing to essence; if I want to find myself I must create myself: these were some of the reflections that emerged in this long shared afternoon that, when asked "What is a community for you? ", closed with: community is where I feel at home.
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pirapopnoticias · 1 year ago
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edozit · 4 years ago
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Sicuramente ha due pregi: il primo è quello di aver riportato alla memoria una storia vera dimenticata dai più che è un’ode al sogno, al poter realizzare tutto, bisogna solo trovare il come. In secondo luogo ha il product placement più azzeccato della storia del cinema! Per il resto è un buon esperimento, una sorta di americanata italianizzata. O viceversa.  Trama: Strasburgo, 1968. Un ingegnere italiano chiede udienza alla sede del Consiglio d'Europa: è Giorgio Rosa, creatore di una piattaforma d'acciaio che ha costruito con le sue mani a mezzo chilometro di distanza dalla costa riminese, fuori dalle acque territoriali italiane, per vivere secondo le sue regole. Intorno a lui gravitano un gruppetto di improbabili compagni d'avventura: un disertore tedesco, una 19enne incinta, un naufrago, un amico di sempre. E tutti dovranno scoprire quanto sia rischioso - ma anche divertente - cercare di cambiare il mondo. Titolo: L’incredibile storia dell’isola delle Rose Regia: Sydney Sibila  Cast: Elio Germano, Matilda De Angelis, Fabrizio Bentivoglio, Luca Zingaretti Produzione: Netflix / Italia 2020 Genere: Commedia Voto: 7,5
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Il sonno della ragione
In che misura il contesto politico-sociale condizioni l’arte o quanto gli artisti anticipino nella loro espressione ciò che più tardi si impone come una percezione comune della realtà è un problema che risalta evidente per la generazione che ha vissuto la guerra del 1914-18. Che cosa hanno in comune i luminosi manifesti di Dudovich o le strisce di Sergio Tofano con una pubblicazione come questa? I committenti certo.
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Gli unni ... e gli altri / idee e motti di Giannino Antona-Traversi ; disegni di G. Ardy, A. Bonzagni, A. Cagnoni, L.D. Crespi, M. Dudovich, L. Dudreville, A. Mazza, E. Sacchetti, S. Tofano (Sto), R.C. Ventura, sculture di V. Franco, Milano : Rava, [1915?]
Ma alcuni artisti non si sono limitati a guerreggiare con la matita e col pennello: molti di loro, coscritti o volontari che fossero parteciparono al conflitto. Alcuni di essi, conosciuto l’orrore delle trincee, rinnovarono il genere iconografico della danza macabra come l’artista boemo Alfred Kubin e l’artista tedesco Otto Dix. Essi erano stati preceduti su questa via, fin dal 1914, da Alberto Martini (1876-1954).
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La Danza macabra europea : litografie colorate. Prima serie : 12 litografie a penna e tre matite / di Alberto Martini. - Treviso : D. Longo, 1914
I movimenti espressionisti in pittura erano nati tuttavia prima del conflitto, quando l’ottimismo della Belle Epoque non era stato messo ufficialmente in discussione. Il movimento tedesco Die Brücke (il ponte) risale al 1905 e trae ispirazione sia dalle testimonianze figurative delle popolazioni extraeuropee che da quelle della cultura tedesca del Quattrocento, in particolare dalle xilografie, con l’espresso intento di denuncia sociale di forze disumanizzanti che come le pestilenze e le guerre vissute dagli antenati lasciavano presagire l’Apocalisse.
Negli anni giovanili Martini aveva collaborato con diverse riviste non solo italiane ma anche tedesche come Jugend, che segnarono molto la sua ricerca stilistica, soprattutto per le influenze del movimento secessionista.
L’estro di Martini si manifesta tuttavia così eclettico da poter utilizzare diversi registri improntati dal liberty e dall’espressionismo, con anticipazioni surrealiste.
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La Danza macabra europea : litografie colorate. Prima serie : 12 litografie a penna e tre matite / di Alberto Martini. - Treviso : D. Longo, 1914 
Come risulta da un foglietto illustrativo allegato alla quarta serie delle cartoline, la prima serie della Danza macabra europea fu edita nell’ottobre del 1914; la seconda seguì nel dicembre dello stesso anno; la terza nel febbraio del 1915, la quarta nell’agosto e la quinta nei primi mesi del 1916. “Il messaggio della Danza Macabra Europea era però troppo forte, troppo personale e trascendeva troppo la contingenza del momento per prestarsi a un esplicito uso propagandistico. Il suo influsso diretto rimase dunque abbastanza limitato.
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La quarta danza macabra europea : 6 litografie colorate originali / di Alberto Martini. – Treviso : D. Longo, 1916.
Ma è probabile che la diffusione parigina delle sue opere spingesse lo Stato Maggiore francese, e di altre nazioni, ad affiancare le cartoline ai cannoni”. (E. Storani, Le cartoline di Alberto Martini, in Danza macabra europea. La tragedia della Grande Guerra nelle 54 cartoline litografate, saggi a cura di Andrea Mulas, iconografia a cura di Maria Pia Critelli, Recco, Le mani, 2008)
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La terza danza macabra europea : 12 litografie colorate originali / di Alberto Martini. – Treviso : D. Longo, 1915.
Secondo gli orientamenti storiografici attualmente prevalenti non erano state tuttavia l’intransigenza dell’Austria o l’ostinazione dei serbi a rendere inevitabile un conflitto locale, allargatosi rapidamente su scala europea e poi mondiale, ma la rivalità germano-britannica che aveva portato a una situazione di impasse il complicato equilibrio della balance of powers europea seguito alle guerre napoleoniche, al punto da far desiderare a molte cancellerie una guerra che ovviasse alla paura di un attacco improvviso e insieme al timore della rivoluzione sociale.  Lo scoppio della guerra mise altresì in luce l’impersonalità del potere negli organi statali giunti all’apogeo della loro forza. La Grande guerra fu pertanto avvertita dai contemporanei come qualitativamente diversa: il primo conflitto moderno combattuto con mezzi e strumenti nuovi, preludio all’avvento di mondo e di un uomo “nuovi”, ostacolati da forze che era necessario esorcizzare come demoniache, delle quali si continuò a urlare nelle piazze dell’Europa sconvolta dalla guerra, anche dopo che quasi dieci milioni di soldati erano morti in combattimento e circa il triplo erano rimasti feriti o mutilati.
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La quinta danza macabra europea : 12 litografie colorate originali / di Alberto Martini. – Treviso : D. Longo, 1916.
Anche oggi la presenza di masse di “apolidi” (per usare l’espressione cara a Hannah Arendt) si contrappone al ruolo crescente di burocrazie non elettive, selezionate (quando va bene) sulla base del merito mentre la raccolta telematica sta ponendo le basi di una nuova rivoluzione tecnologica. Tutto ciò non è andato tuttavia di pari passo con una modifica della rappresentanza democratica in grado di salvaguardare quest'ultima dai rischi insiti nello sviluppo incontrollato di reti e burocrazie, rendendo tra l’altro impossibile ogni ricambio sociale. La prova si è avuta con la crisi finanziaria del 2008. Milioni di persone hanno perso i propri risparmi ma il sistema finanziario globale è rimasto sostanzialmente immutato. I poveri sono diventati ancor più poveri, mentre i ricchi si arricchivano ulteriormente. Rispetto al Novecento la satira per immagini non ha più lo stesso effetto dirompente. Internet riesce talvolta ad assicurare a un settore ormai residuale una tragica fama presso società premoderne, ma la guerra di parole, esorcizzata la violenza manifesta, è scandita piuttosto da campagne sistematiche di disinformazione.
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guyclement · 2 years ago
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URBEX Guy Clément MATERNTY N° II VIDEO - Lebensborn "Fontaines de vie" Les statuts du Lebensborn, sont signés de la main d'Heinrich Himmler. En 1935, le chef suprême de la SS, fonde cette institution destinée à créer une "race supérieure". Ce projet - de 1935 à 1945 - visait à donner le jour à des enfants "parfaits", blonds, aux yeux bleus, qui étaient appelés à régner sur un IIIe Reich: une race supérieure de Germains Nordiques. Après avoir subi une "sélection raciale", des femmes enceintes d'un SS ou d'un soldat allemand, venaient accoucher dans des ces maternités. Les enfants pouvaient y être abandonnés puis adoptés par une "famille modèle". Lebensborn "Fountains of Life" The statutes of the Lebensborn are signed by Heinrich Himmler. In 1935, the supreme head of the SS, founded this institution intended to create a "superior race". This project - from 1935 to 1945 - aimed to give birth to children "perfect", blond, blue-eyed, who were called to reign over a Third Reich: a superior race of Nordic Germans. After undergoing a "racial selection", pregnant women of a SS or a German soldier, came to give birth in these maternity wards. Children could be abandoned there and then adopted by a "model family". Лебенсборорн "Фонтаны жизни" Устав Лебенсберна подписан Генрихом Гимм��ером. В 1935 году верховный глава СС основал это учреждение с целью создания "высшей расы". Этот проект - с 1935 по 1945 год - был направлен на рождение детей "идеальных", белокурых, голубоглазых, которые должны были править Третьим Рейхом: высшей расой скандинавских немцев. После прохождения "расового отбора" беременные женщины из СС или немецкого военнослужащего рожали в этих родильных отделениях. Дети могут быть брошены там, а затем усыновлены "образцовой семьей". Lebensborn "fontanny życia" Statut Lebensborn podpisał Heinrich Himmler. W 1935 roku najwyższy szef SS założył tę instytucję, która ma stworzyć "rasę nadrzędną". Ten projekt - od 1935 do 1945 - miał na celu rodzić dzieci "doskonałe", blondynka, niebieskooka, które zostały powołane do panowania nad trzecią Rzeszą: Rasę nadrzędną Nordyckich Niemców. Po przejściu "selekcji rasowej" kobiety ciężarne SS lub niemieckiego żołnierzy narodziły się w tych oddziałach macierzyńskich. Dzieci mogłyby tam zostać porzucone, a następnie przyjęte przez „rodzinę modelową”. Lebensborn "Fontane di vita" Lo statuto del Lebensborn è firmato da Heinrich Himmler. Nel 1935, il capo supremo delle SS, fonda questa istituzione destinata a creare una "razza superiore". Questo progetto - dal 1935 al 1945 - mirava a dare alla luce bambini "perfetti", biondi, occhi azzurri, chiamati a regnare su un Terzo Reich: una razza superiore di Germani Nordici. Dopo aver subito una "selezione razziale", le donne incinte di un SS o di un soldato tedesco, venivano partorire in queste maternità. I bambini potevano essere abbandonati e adottati da una "famiglia modello". Lebensborn "Fuentes de la vida" Los estatutos del Lebensborn están firmados por Heinrich Himmler. En 1935, el jefe supremo de la SS, funda esta institución destinada a crear una "raza superior". Este proyecto - de 1935 a 1945 - tenía por objeto dar a luz a niños "perfectos", rubios, de ojos azules, llamados a reinar sobre un III Reich: una raza superior de germanos nórdicos. Después de haber sido sometidos a una "selección racial", las mujeres embarazadas de un SS o de un soldado alemán venían a dar a luz en esas maternidades. Los niños podían ser abandonados y luego adoptados por una "familia modelo". Retrouvez-moi sur les réseaux / Follow me for daily content: 👍 Facebook:  Urbex Guy Clement  https://www.facebook.com/profile.php?... 👉 Youtube  URBEX Guy Clément  https://www.youtube.com/channel/UCNhQ... 📸 Instagram:  @abandoned.urbex.world  https://www.instagram.com/abandoned.u...     🎵TikTok: @urbexguyclement https://www.tiktok.com/@urbexguycleme...     🐦Twitter: @GuyPellegrin https://twitter.com/GuyPellegrin     Instagram 👉👉 @abandoned.urbex.world Facebook 👉👉 URBEX Guy Clément Youtube 👉👉 https://www.youtube.com/channel/UCNhQ... "Write your past, your present is over"- "Ecrivez votre passé, votre présent est fini" BIENVENUE sur ma chaîne URBEX Guy Clément. Je suis un explorateur passionné de voyages et d'urbex. Je publie sur ma chaîne toutes mes explorations : des plus classiques aux plus insolites et parfois même incroyables. N'hésitez pas à laisser des commentaires pour me dire ce que vous avez aimé et vos suggestions. Vous pouvez vous abonner à ma chaîne pour être informés en priorité de mes dernières explorations. #amazing #abandoned​ #urbex
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abombordo · 2 years ago
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Coleção Veras Verão - último capítulo
Este será o último capítulo da coleção de verão, e do ciclo que se completa. Vagarosamente as árvores estão se vestindo de tons amarelados, voltando àquele mesmo cenário de quando comecei a primeira coleção. 
Continuo falando de "Nomes" mas hoje falo do nome não só de um povo, mas de um país.
Para começar, qual o nome do Brasil? Brasil... ou então Brazil, ou Brasile, versões em outras línguas da mesma raiz. E chama brasileiro os que nascem no Brasil. 
A França? France, Francia, e quem nasce lá são  chamados de franceses. 
O Peru? Peru! e seu povo é o povo peruano.
E a Alemanha?? Hummm .... aqui complicou de vez...
Deutschland, Germany, Alemania, Saksa.... , por que nomes tão diferentes, sem uma única raiz? Lembrando ainda que em italiano é Germania, onde vivem os tedescos.... Intrigante, mas tudo tem explicação, histórica.
Fui atrás dela ...
Precisa voltar ao Império Romano. Eles chamavam as tribos que viviam ao norte do território romano de “os germanos” que, ao que tudo indica, a palavra tem origem na língua da Gália, que já era território romano (exceto aquela vila onde viviam os gauleses Asterix e Obelix), e que significava ”vizinhos”, ou ainda, “vizinhos barulhentos”. Fácil de perceber que daí vem o nome Germania, e ainda Germany.
E Alemanha? As tribos francas lutaram contra tribos germânicas, que viviam no sul, hoje Baviera e Baden-Württemberg, e esses eram os povos “ALEMANI”. Por isso os franceses passaram a chamar o território de Allemagne, depois os povos da península ibérica traduziram em Alemania e Alemanha.
Saksa é como os finlandeses chamam este país. Eles se referem ao território onde vivia outro povo, os SAXÕES. Ainda hoje os estados do país unificado onde viviam esses povos se chamam Saxônia e Baixa Saxônia
Mas estou morando na Deutschland. O país dos Deutsch. Os germanos se intitulavam “diutisc” que significa “o povo” na sua língua original, palavra que evoluiu para DEUTSCH, a língua deste povo, e o povo que fala Deutsch mora na terra dos Deutsch, a Deutschland.    
Tem ainda uma palavra que sempre me intrigou: Teutônico/tedesco, forma como os italianos se referem aos habitantes dessas terras. Aí vamos mais para o leste, para a Prússia. Esse território havia sido concedido aos Cavaleiros Teutônicos, uma ordem católica medieval. Depois este espaço se tornou um Ducado e ainda o Reino da Prússia, que acabou sendo o estado mais poderoso no processo de unificação da Alemanha. Theutonicorum é a palavra latina que vai dar origem à palavra inglesa Teuton no século 16, para descrever algo alemão.
(Parentesis ... um paralelo que eu adoro fazer é com a Itália, país que também se unificou só no século XIX.  Como escrevi nos meus diários italianos, cada região, que eram repúblicas, cidades independentes, reinos, condados e ducados, tem histórias, tradições, hábitos e dialetos diferente e ainda muito vivos, parecem resistir a incorporação à nação italiana, ao sentimento de “italianidade”.  Fala mais alto a região de origem, o napolitano, o piemontês, o lombardo ou o siciliano, só vira italiano no exterior. Fecho o parêntesis)
E está aqui o fato mais interessante em toda essa conversa, para explicar tantos nomes diferentes para o mesmo país. Enquanto os demais países dão seu nome ao povo que o habita, na Alemanha, são os povos que habitam o território que lhe conferem um nome. Cada povo original nomeava seu território, e esses nomes pegaram, permaneceram vivos para os estrangeiros que estiveram em contato com os bárbaros germanos desde a queda do Império Romano.
Ahhh ia me esquecendo de contar como os eslavos, povo com o qual me identifico, chamavam ao povo/terra que é hoje a Alemanha. Na Hungria a Alemanha se chama Németország, na Polônia, Niemcy e na República Tcheca,  Německo. A raiz está no nome NIEMCY, que significa, nas línguas eslavas, “incompreensível” e era como eles comentavam a língua confusa e dura que os povos germanos falavam. E nisso eu concordo em gênero, número e grau.
beijos e até uma nova coleção, que já estou matutando!!! 
fuiiii....
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rodadecuia · 2 years ago
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booksinprogressmilano · 7 years ago
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Marcello Morandini
Art Design, 1964-2000
Edited by Germano Celant
Charta, Milano 2000,  296 pagine / 159 color / 178 duotone
Testo italiano/inglese/tedesco
euro 30,00*
email if you want to buy :[email protected]
Varese, Museo d'arte moderna e contemporanea, Castello di Masnago, 28 maggio - 13 agosto 2000. Essen, Design Zentrum Nordrhein Westfalen, 5 settembre - 3 ottobre 2000.
Il volume presenta l'articolato percorso di Marcello Morandini (Mantova, 1940) uno dei maggiori artisti e designer europei, e il progressivo sviluppo del suo lavoro degli anni Sessanta fino ad oggi. Un'attività legata tanto alla tradizione del Futurismo Italiano quanto all'ambito del Costruttivismo e della Bauhaus.
  Lo straordinario talento di essere allo stesso tempo artista e designer rende geniale la sua opera che si concretizza in un gioco visivo tanto semplice quanto complesso, dove la matematica e la geometria diventano arte. Testi di Germano Celant, Gino Baratta, Peter M. Bode, Attilio Marcolli, Makoto Uyeda e altri.
Marcello Morandini has become a reference point for designers around the world. This catalogue features 40 works of art and 40 design products organized by theme -- and illustrating his importance in the fields of sculpture, graphic design, industrial design, and urban planning.
orders to:     [email protected]
twitter:                @fashionbooksmi
flickr:                   fashionbooksmilano
instagram:          fashionbooksmilano
tumblr:                fashionbooksmilano
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xivxz · 7 years ago
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post bellissimo
questo è un post
se non ti piace allora non guardarlo
questo post è da museo
andrà di sicuro al museo dove sta la tizia vestita da suora che fa finta di sorridere
si avete capito bene: che fa finta di sorridere
HAHA pensate che sia felice eh?
pensatelo pensatelo
non è felice
è Mona Lisa
Felice è uno dei suoi 900.000.000.000.000.000.000.000 amici che ha su Tumblr e Facebook
Facebook è un suo amico con un libro al posto della testa
normale direte voi
ma non è così
donate 0 euro al millisecondo per regalare un volto a Facebook, un trapianto di faccia per una persona che non avrà mai una faccia...
solo voi e dico solo voi potete salvare sto tizio che non salverete mai
sto tizio è un’altro amico di mona lisa che si chiama lisa ma è anche un po’ mona
sbatte pure le porte
e si
ha sbattuto la porta di germano mosconi
che è un moscone tedesco fuso con un germano reale che è un re tedesco
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pirapopnoticias · 1 year ago
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riffsstrides · 6 years ago
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EGEA Orchestra
Di Mezzo Il Mare de Germano Mazzocchetti
EGEA, 2006
Alto Saxophone, Soprano Saxophone, Flute – Marco Zurzolo
Clarinet – Gabriele Mirabassi
Composed By, Arranged By – Germano Mazzocchetti
Contrabass – Piero Leveratto
Drums – Alfred Kramer
Guitar – Giancarlo Bianchetti
Percussion – Fulvio Maras
Piano – Enrico Pieranunzi
Tenor Saxophone, Soprano Saxophone – Pietro Tonolo
Trombone – Alessandro Tedesco
Trumpet – Gianpaolo Casati
"Ho incontrato la musica di Germano Mazzocchetti a teatro, in uno spettacolo bellissimo di Antonio Calenda, e da allora l'ho portata con me in giro per il sud, nei lunghi viaggi in Meridione, in Provenza, in Spagna. Con il tempo questa musica è diventata quasi un elemento naturale nel paesaggio dei ricordi, come il bianco delle case, l'intenso azzurro del cielo o il verde degli ulivi. Non sono un esperto di musica e non saprei indicare una casella critica per il lavoro di Mazzocchetti. In realtà è assolutamente originale, forse unico. Si potrebbe parlare di jazz mediterraneo, se la formula non rimandasse a qualche operazione furba. Per esempio prendere temi popolari o di famose canzoni napoletane e vestirli con gli strumenti e gli stilemi del jazz. Germano fa qualcosa di completamente diverso e molto più antico. In un certo senso ripercorre il processo creativo degli inventori del jazz, che portavano nel cuore la nostalgia dei canti africani e volevano dare alla loro cultura rinnegata la nobiltà dell'orchestra classica. Mazzocchetti sposa la memoria di un'immensa tradizione musicale italiana e mediterranea con la curiosità per i nuovi linguaggi. Il risultato è una musica antiretorica, un distillato di emozioni che prende il meglio dall'una e dall'altra cultura rinunciando ad ogni soluzione facile, retorica. E' quello che qualche pseudo filosofo alla moda definirebbe un'operazione di "meticciato". In pratica, il miglior risultato al quale la cultura e la musica contemporanea possano aspirare".
Curzio Maltese  in http://ascoltarejazz.blogspot.com
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pangeanews · 5 years ago
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“È evidente che è arrivato il termine di qualche cosa di eterno, di millenario…”. Fëdor Dostoevskij, gennaio 1877
È evidente che è arrivato il termine di qualche cosa di eterno, di millenario, di ciò che è andato preparandosi nel mondo dall’inizio stesso della sua civiltà. Tre idee si presentano al mondo. Da una parte – al margine dell’Europa – l’idea cattolica, condannata, in attesa, in grandi sofferenze e dubbi, di sapere se debba essere o non essere, se debba continuare a vivere o se non sia arrivata la sua fine. Io non parlo soltanto della religione cattolica, ma di tutta l’idea cattolica, del destino delle nazioni che si sono formate secondo questa idea nel corso di un millennio e ne sono permeate. In questo senso la Francia, per esempio, sarebbe la più piena incarnazione dell’idea cattolico, nel corso di secoli, alla testa di questa idea, ereditata, s’intende, dai romani e secondo il loro spirito. Questa Francia che adesso ha perfino perduto, quasi tutta, qualsiasi religione (gesuiti e atei sono qui la stessa cosa), che ha chiuso più di una volta le sue chiese ed ha piegato una volta alla votazione di una assemblea perfino Dio, questa Francia che ha sviluppato dalle idee del 1789 un suo proprio socialismo, cioè l’acquietamento e l’organizzazione della società umana senza Cristo e fuori di Cristo, come voleva, ma non seppe, organizzarla in Cristo il cattolicesimo, questa stessa Francia anche nei rivoluzionari della Convenzione e nei suoi atei e nei suoi socialisti è ancora e continua ad essere al massimo grado una nazione cattolica in tutto e per tutto, contagiato dallo spirito e dalla lettera cattolici, e proclama con le labbra dei suoi più duri atei Liberté Égalité Fraternité ou la mort, cioè proprio ciò che proclamerebbe il papa, se fosse costretto a proclamare e formulare una liberté égalité fraternité cattolica, col suo stile, il suo spirito, l’autentico stile e spirito del papato dei secoli di mezzo…
Dall’altra parte, insorge il vecchio protestantesimo, che protesta contro Roma già da diciannove secoli, contro la sua idea universale di dominare l’uomo su tutta la terra, e moralmente e materialmente, contro la sua civiltà, fin dai tempi di Arminio e della Foresta di Teutoburgo. È questo il Germano, il quale crede ciecamente che solo in lui sia il rinnovamento dell’umanità e non nella civilizzazione cattolica. In tutta la sua storia egli ha soltanto sognato, ha soltanto bramato la sua unione nazionale per proclamare la sua superbia ideale, già fortemente formulata e concentrata nell’eresia luterana… egli crede che non vi sia null’altro al mondo più alto dello spirito e del verbo tedesco e che soltanto la Germania possa pronunziarlo. Gli sembra perfino ridicolo supporre che ci sia nel mondo qualcosa, sia pure soltanto in embrione, che possa avere in sé qualche elemento che non possa avere la Germania, destinata alla guida del mondo. Non sarebbe tuttavia superfluo notare, sia pure tra parentesi, che nell’arco della sua esistenza la Germania, non facendo altro che protestare, non ha pronunziato affatto la sua nuova parola ed ha vissuto tutto il tempo soltanto negando e protestando contro il suo nemico, così che, per esempio, è possibilissimo che si verifichi la strana circostanza che quando la Germania riporterà definitivamente la vittoria e distruggerà ciò contro cui ha protestato per diciannove secoli, ad un tratto toccherà anche a lei di morire spiritualmente, subito dopo il suo nemico, perché non avrà più ragione di vivere, non avendo nessuno contro cui protestare…
Effettivamente ad Oriente s’è accesa e brilla di una luce inaudita e mai vista la terza idea mondiale, l’idea slava, un’idea sempre crescente, forse la terza futura possibilità di decidere i destini umani e dell’Europa. È a tutti chiaro, ora, che con la soluzione della questione d’Oriente entrerà nell’umanità un fattore nuovo, un elemento nuovo, che finora è stato passivamente inerte, ma in ogni modo, per dirlo in poche parole, non potrà non influire sui destini del mondo con eccezionale forza e decisione. Che idea è mai questa, che cosa porta in sé l’unione degli slavi? Tutto ciò è ancora troppo indeterminato, ma che veramente debba essere detto qualcosa di nuovo, nessuno ne dubita. E tutte e tre queste enormi idee mondiali si sono incontrate nella loro soluzione, quasi nello stesso tempo. Tutto ciò naturalmente non sono capricci, non è la guerra per una qualsiasi successione o per dispute di due dame d’alto rango. Qui c’è qualcosa di generale e di definitivo, che se non decide di tutti i destini umani, porta tuttavia senza dubbio con sé il principio della fine di tutta la precedente storia dell’umanità europea, il principio della decisione dei suoi più lontani destini, che sono nelle mani di Dio e di cui l’uomo non può indovinare quasi nulla, sebbene possa averne il presentimento.
Fëdor Dostoevskij, gennaio 1877
*Il testo è tratto da: Fëdor Dostoevskij, “Diario di uno scrittore”, Bompiani 2007, traduzione italiana di Ettore Lo Gatto
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podartists · 6 years ago
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tuttobenegiuseppepalmieri · 7 years ago
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Ippolito Pantalone, 32 anni Rapini Mario, 17 ann iGalasso Dionino, 18 anni Matricardi Giuseppe, 34 anni Matricardi Rocco, 16 anni Ferraiolo Roberto, 47 anni Zuccarini Raffaele, 35 anni Di Meo Antonio, 35 anni Vichi Armando, 45 anni Sciulli Michele 18 anni Meschini Arturo, 20 anni Leonzio Leandro, 23 anni Zulli Giovanni, 43 anni Leonzio Pierino, 22 anni Germano Sebastiano, anni 40 De Medio Giuseppe, 65 anni Verzella Pasquale, 41 anni Di franco Antonio, 20 anni Iacone Ugo, 20 anni De Medio Pietro, 32 anni Palazzo Giacomo, 29 anni Uccisi per rappresaglia dalla follia nazifascista il 30 Dicembre 1943
“Italiani traditori, tutti kaputt, raus" «(…)Ricordo che mentre parlavo del più e del meno insieme agli altri amici, sopraggiunse una pattuglia di tedeschi paracadutisti che si piazzò dinnanzi a noi con i mitra spianati. Dalla pattuglia si staccò un graduato che con tono minaccioso urlò: “Alle Kaputt!” - Sì proprio così: “Italiani traditori, tutti kaputt, raus", gridava spingendoci avanti... ». «Ci chiusero in una stalla - aggiunge - e ci perquisirono dalla testa ai piedi con la speranza di trovare qualche arma, magari il coltello con il quale era stato ucciso il loro camerata, ma non trovarono nulla. Finita la perquisizione ci fecero tornare a lavorare. La paura era sempre tanta. Avevamo una mezza bottiglia di "Strega" e un po’ per il freddo, era il 30 dicembre del 1943, e un po’ per farci coraggio, ci mettemmo a bere. Ad un tratto vi fu un gran trambusto: non si capì bene cosa fosse; l’unica cosa che avvertimmo fu il passo cadenzato di una pattuglia nazista che si avvicinava. Istintivamente alcuni di noi si misero a correre verso una di quelle case che c’erano lì vicino in cerca di un nascondiglio sicuro, magari nell’ultima stanza. Quando i tedeschi arrivarono ad una trentina di metri da noi si fermarono e subito degli ordini concitati risuonarono nell’aria. Immediatamente seguiti da scoppi di bombe a mano, raffiche di mitra, colpi di pistola, invocazioni d’aiuto, lamenti, un inferno, insomma. Le armi sparavano e sembravano non scaricarsi mai,tanto erano continui i colpi. Ho visto quattro amici miei cadere a terra crivellati». Il  30 dicembre 1943, mentre i soldati tedeschi fanno sfollare i contadini dalla contrada di Santa Cecilia verso Chieti, una ragazza che tenta di recuperare delle masserizie da nascondere in un luogo sicuro, subisce un tentativo di violenza da parte di un soldato nazista. Di tutta risposta, il padre della ragazza aggredisce e uccide a coltellate il soldato, per poi fuggire con tutta la famiglia per timore della rappresaglia. La reazione dei militari però, non si fa attendere. Il comando tedesco scatena subito una feroce rappresaglia secondo la barbara consuetudine di guerra dell’esercito nazista, per cui per ogni soldato morto devono essere uccisi dieci civili. La rappresaglia compiuta dai tedeschi è effetuata due volte, cosi che 20 persone vengono uccise in due luoghi differenti. I pochi sopravvissuti sono poi costretti a scavare una fossa in un mucchio di letame e a seppellire lì nove dei loro compagni barbaramente trucidati. Il giorno successivo i sopravvissuti vengono portati in una vallata adiacente, dove giù per un fossato trovano ammucchiati i cadaveri delle rimanenti vittime. I corpi, ricoperti in fretta con un po’ di terra, rimasero così fino a dopo la Liberazione, quando furono restituiti ai famigliari. Nella strage di Santa Cecilia morirono in totale venti francavillesi, tutti erano operai, contadini o studenti.
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