#generazione Erasmus
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pier-carlo-universe · 8 days ago
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Azione riparte dall’Ovadese e dai giovani, guardando all’Europa
Alessandria – Sabato 15 marzo 2025 si è tenuto il Congresso Regionale di Azione, il partito guidato da Carlo Calenda, che si fonda sui valori del pragmatismo e dell’europeismo. Il partito ha vissuto un periodo complesso, ma ora guarda con fiducia al futuro con una nuova guida regionale. Alla presidenza è stato eletto Giovanni Barosini, mentre la leadership regionale è passata all’onorevole…
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timber-42 · 27 days ago
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IL VUOTO COSMICO DELLA SINISTRA
Una Manifestazione "per L'Europa", ovvero, l'arroccamento ed il panico delle élite, una proposta conservatrice ed autoassolutoria.
Il vuoto pneumatico della sinistra benestante europea e italiana può essere ben rappresentata da questa proposta la cui densità nella fase attuale della Crisi eleva il pensiero debole alla Critica della Ragione Pura di Kant ed il cui peso equivale alla tara della carta del prosciutto dal salumiere.
Il tentativo maldestro del giornale numero uno della borghesia annoiata (l'amaca la rappresenta benissimo) nel proporre una manifestazione per "l'Europa" è commovente per banalità e irrecuperabilità di tali soggetti alla causa.
Mi verrebbe da chiedere, ma so do chiedere troppo alla "generazione Erasmus" che ci ha portato alla catastrofe odierna, quale è la piattaforma politica di tale manifestazione.
E qui già cominciano i problemi: cos'è la Politica?
Una generazione di misuratori di zucchine esperta in piste ciclabili totalmente ignorante in Storia e Geografia, non ha la più pallida idea di cosa sia una piattaforma politica e cosa la distingua ad esempio dalla geografia.
Per 9/10 del Mondo l'Europa che si intende difendere è il luogo che ha prodotto due guerre Mondiali e ci stava preparando la terza. È il luogo del colonialismo, quello in cui il reddito pro capite è quello di 3 continenti messi assieme.
Cosa è dunque l'Europa per cui volete manifestare, quella di Ursula Von Der Leyen? Quella di Re Carlo con la carrozza?
Quella rappresentata dalla Commissione Europea votata assieme dal PD a Fratelli d'Italia?
Quella che non si rende conto che AFD è il primo partito tra gli operai tedeschi?
Quella Europa che propone la Banca del riarmo? L'Europa dei tagli allo Stato Sociale e del 5% delle spese per la NATO?
L'Europa che arresta il candidato che può vincere le Elezioni in Romania perché non vuole aderire alla NATO?
Se la risposta è sì allora voi siete un pezzo del problema e non la soluzione.
Le élite tecnocratiche europee sono fuori dalla Storia avendo promosso una traiettoria fallimentare che ci sta portando alla irrilevanza ed all'impoverimento.
Ci sarebbe, invece, bisogno di promuovere una Europa diversa da questa schifezza basata sulla moneta.
Spiace vedere gente che militava a sinistra e che criticava l'Europa di Maastricht oggi totalmente sdraiata su questa che ne garantisce il benessere personale (temporaneamente).
Spiace dovere constatare che una manifestazione di questo tipo suonerebbe come un arroccamento dei falliti euroburocrati guerrafondai campioni del doppio standard.
Una manifestazione con quella piattaforma è prodromica ad un clima che cristallizza i rapporti di forza interni nel declino complessivo del continente (così si finisce alla guerra civile).
Questa piattaforma assomiglia alla chiamata a raccolta delle élite contro i presunti barbari. invece di analizzare le cause della crisi si propone un cortocircuito "o di qua o di la"
Sempre più, la situazione assomiglia a quella che precedette il crollo dell'impero Romano d'Occidente.
Si sa come è finita.
Danny Divo su FB
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bergamorisvegliata · 11 months ago
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COMUNICATO N°32
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Buongiorno risvegliate/i: si è chiuso da pochi giorni un mese di aprile davvero pazzesco!!!
Gli eventi si moltiplicano, da argomenti riguardanti i giovani con "Generazione Erasmus", ai consueti dibattiti sulla pandemenza e sui cosiddetti "vaccini"; dall'astrofisica con le tesi del Professor Falciani ("Associazione Saras") alle guerre e ai conflitti ucraini e palestinesi, di carne al fuoco c'è ne davvero tantissima.
Personalmente, poi, un invito ad aderire a un progetto politico vero e proprio è stato da me accolto dopo che un progetto analogo di circa un anno fa l'ho abbandonato perchè non lo sentivo del tutto coerente o comunque ancora "maturo"…Al proposito non sono mancate idee e opinioni sia favorevoli che contrarie a questa mia decisione. Anzi, sarei quasi tentato di dare ragione alle "voci" contrarie in quanto non ritengo quella politica la risposta giusta da dare.
Ma noi però ci sentiamo come quel "classico" granellino di polvere che si inserisce in un ingranaggio di un sistema che se "insidiato" -appunto- da quel granellino rischia di incepparsi con la conseguenza di rallentare la sua corsa. E con il vostro supporto, il vostro sostegno quel granellino ha la possibilità di diventare un sassolino, una piccola pietra in grado di arrestare quell'ingranaggio, quel sistema e dare a noi la possibilità di cambiarlo, il sistema…
E quindi? Sarebbe questo l'invito di darci il voto alle prossime amministrative? Ovviamente non ci illudiamo, vincerle non lo riteniamo possibile, anche perchè già i "pasdaran" che occupano gli scranni del "potere" stanno già "giocando sporco"…
Ma solamente entrare a far parte del Consiglio comunale per noi potrebbe essere un ulteriore spunto-stimolo per mettere alle corde coalizioni che stanno rendendo difficile la vita ai cittadini.
Cosa proponiamo? Sono 3 i temi principali secondo noi da considerare: sicurezza, ambiente e viabilità. Inoltre daremo voce a chi abbia dei progetti, delle idee per migliorare la città di Bergamo, con finanziamenti che passerebbero attraverso un "crowfuding" e per i quali il Comune farebbe da garante.
A proposito: nella giornata di lunedì 13 maggio alle ore 18
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vi sarà una conferenza-dibattito al Liceo Mascheroni di Bergamo durante la quale si confronteranno le 4 forze politiche, ovvero: "Bergamo è anche tua - Zaffanella sindaco", Partito Democratico e tutto il centrosinistra, Fratelli d'Italia con tutto il centrodestra e il Movimento 5 Stelle. NON MANCATE!!!
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Pnrr: Schlein,Meloni rischia di far perdere occasione all'Italia
(ANSA) – ROMA, 04 LUG – “Non abbandoniamoci alla retorica della generazione Erasmus, finché ci saranno persone della mia generazione e di quelle successive che da quel sogno si sentono ancora escluse, lontane, marginalizzate”. Lo ha dichiarato la segretaria del Pd Elly Schlein in un punto stampa in occasione della segreteria Dem in corso a Ventotene.    “Riuscire a lavorare su una maggiore…
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affascinailtuocuore · 2 years ago
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Studenti Erasmus 2013: Io voto lo stesso!
Alla fine non sono riusciti a trovare la soluzione per far votare i 25.000 studenti Erasmus all’estero per  realizzare il loro programma di formazione. Il grido di dolore: Facciamoli votare, senza se e senza ma! non è stato abbastanza forte e lacerante da spingere i nostri governanti a risolvere la questione. In un’era di alta tecnologia e informazioni che rimbalzano, senza sosta, da una parte…
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ultimavoce · 6 years ago
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Un'esperienza all'insegna della cultura come quella dell' #Erasmus trasformata in #tragedia da quattro studenti #italiani Un litigio fuori dalla discoteca, dalle cause sconosciute, filmato davanti agli occhi di tutti Quattro ragazzi accerchiano un coetaneo e lo picchiano…
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falcemartello · 6 years ago
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Il bello della generazione Erasmus è che pensa che sia una conquista andare a lavare i piatti a Berlino e a Madrid.
Albert ErasmuStein
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effemerideitalia · 8 years ago
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A Firenze tre giorni di festa per i 30 anni di Erasmus
A Firenze tre giorni di festa per i 30 anni di Erasmus
Roma – Il programma Erasmus compie 30 anni! È un anniversario importante per una storia di successo che è stata un’esperienza reale di cittadinanza europea per quasi 9 milioni di persone dal 1987 a oggi. La partecipazione al Festival d’Europa a Firenze dal 7 al 9 maggio rappresenta il momento principale per le celebrazioni organizzate dalle Agenzie Erasmus+ INDIRE, INAPP e ANG con un ricco…
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paneliquido · 6 years ago
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Generazione Erasmus
Una rissa scoppiata all'alba di sabato in Spagna, a Cadice, e quattro italiani arrestati. Il quotidiano locale "Il Diario de Cadiz" ha pubblicato il video dell'aggressione in cui si vede un ragazzo cadere a terra per un pugno al volto e ricevere poi un calcio in testa tra le urla degli amici. La rissa è esplosa nella zona della movida la Punta de San Felipe, per motivi ancora da chiarire. I quattro italiani, studenti in Erasmus secondo la stampa locale, sono stati tutti trasferiti alla stazione della polizia nazionale di San Fernando, da dove saranno portati in tribunale. Il giovane spagnolo è stato ricoverato all'ospedale di Puerta del Mar ed è in prognosi riservata.
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sguardimora · 2 years ago
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Catinca Drăgănescu in residenza per “The future belongs to those who hope”
20 febbraio - 06 marzo 2023
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Inizia oggi la residenza per la ricerca e la composizione del nuovo spettacolo di Catinca Drăgănescu. Catinca è l’artista selezionata per il sesto tandem di produzione che vede coinvolti come coproduttori Centrul Cultural Clujean, Cluj (Romania) e Pogon, Zagabria (Croatia) nell’ambito di  Stronger Peripheries: A Southern Coalition, progetto europeo di larga scala sostenuto da Europa Creativa.
Il progetto esplora stili di vita e concetti alternativi legati al modo in cui immaginiamo il futuro. Dove ci posizioniamo quando si tratta del futuro? Come affrontiamo la sua imprevedibilità? Per cosa prepariamo i nostri figli? La permacultura, le comunità alternative, la decrescita, l’eco-sinistra, una società senza stato, le città santuario – è questa l’utopia della nostra generazione o la nostra unica via d’uscita?
CREATIVE TEAM Catinca Drăgănescu, Oana Hodade, Mihai Păcurar
PERFORMERS Alexandra Caras, Oana Hodade, Adonis Tanța, Selma Dragoș 
Tandem #6 | Right to the Future
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Catinca Drăgănescu (nata nel 1984) è una regista teatrale, drammaturga e ricercatrice rumena. I suoi studi includono una formazione in pubblicità e PR, oltre a una laurea e un master in regia teatrale (2012) e un dottorato in studi teatrali (2019). Dal 2020 lavora come ricercatrice presso l’Università Nazionale di Arti Teatrali e Cinematografiche di Bucarest, concentrandosi su design sociale, innovazione per il cambiamento sociale, decrescita e ricerca applicata. Il suo lavoro è molto legato alla scena teatrale indipendente in Romania e dal 2020 è l’amministratrice delegata di una ONG culturale chiamata Idea77 e l’iniziatrice di Independent Exterior – una vetrina di teatro e danza indipendente rumena che intende creare un ponte con la scena teatrale internazionale. Dal 2012 il suo lavoro artistico si è evoluto attraverso un intenso progetto di ricerca in quello che oggi chiama “teatro della coscienza”. È interessata a creare esperienze teatrali che sfidino il pubblico a percepire la realtà dell’altro: che sia un antenato, uno straniero, un sé futuro o semplicemente un altro essere. Il suo lavoro è costruito sul territorio comune tra coscienza collettiva e individuale, in un’esplorazione di “ciò che potrebbe toccarci oggi” e di come l’arte possa sconvolgere la nostra routine e ispirarci a interrogarci e a impegnarci su temi contemporanei sensibili. Catinca si occupa di temi come l’identità orientale e post-comunista nel contesto europeo, la migrazione, la crisi sociale, l’esperienza totalitaria, con l’obiettivo di mettere il teatro al centro di dibattiti scottanti, posizionando l’arte come attore chiave nella sensibilizzazione alla necessità di un profondo cambiamento che la nostra società si trova ad affrontare. Ha lavorato sia in teatri di repertorio che in spazi indipendenti, e i suoi spettacoli sono stati invitati a importanti festival teatrali sia in Romania che all’estero. Nel 2013 ha ottenuto una borsa di studio Erasmus presso l’Athanor Akademie in Germania e nel 2016 ha avuto una residenza presso la Drama League di New York. Tra i suoi lavori più importanti ricordiamo Dystopia. Shakespeare.Remix (2014); Ibsen Incorporated (2015); iHamlet (2016); The Migration Trilogy: Rovegan (2016), Ready for export (2017), The Field of Struggle (2020); The Golden Dragon (2019); DISCO ’89: The 7 Deaths of Mihaela Runceanu (2021) e Here Moscow Calling (2021). Nel 2022 ha presentato in anteprima Millennial History (NL) e The Sleepers (CZ)
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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“Ma l’incertezza è più bella”: Ludovica e la bellezza di una vita in divenire protagoniste di un nuovo romanzo di Lavinia Monti
Una storia di trasformazione che invita a riflettere sul coraggio del cambiamento, sull’importanza delle relazioni e sul potere di seguire il proprio istinto.
Una storia di trasformazione che invita a riflettere sul coraggio del cambiamento, sull’importanza delle relazioni e sul potere di seguire il proprio istinto. È il ritratto di una generazione sospesa tra ambizioni globali e legami profondi, il racconto di vicende lavorative e personali che si condizionano e si intrecciano in una narrazione dallo stile ironico, brillante e ben ritmato. Edito da…
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pizzadoner · 6 years ago
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AAA cerco un editor
Quando ho provato per la prima volta a spiegare ai genitori di Ciro il Postmoderno, son dovuto partire da lontano, ho dovuto fare un giro che non finiva più. Questo perché, con persone che hanno anche finito le medie superiori ma che hanno sessant'anni e non riprendono in mano un libro che non sia un Harmony o un Segretissimo - che fondamentalmente altro non sono che soft porno mascherati da romanzo di genere, o perlomeno questa regola vale per quelli che sbranavo io da bambino in cerca di qualcosa da leggere quando finivo i Salani e stavo ancora in punizione così da non poter tritarmi il cervello col Gameboy e Pokèmon blu - da almeno quaranta, diciamo pure quella generazione chiamata degli "esodati" quando si parla di pensioni e dei "baby boomers" quando questi sessantenni erano giovani, devi farla lunga e devi fare molti paragoni che comprendano, con termini che comprendano, senza usare la lingua del padrone. Che poi in fondo è quello che dovrebbe fare un intellettuale normalmente, ossia capire le dinamiche dei fenomeni, dove si va e dove non si va, e spiegarlo sia alla classe dirigente che a quella diretta, anche se ultimamente mi pare si stiano concentrando un po' troppo su argomenti minori, oppure, che i pochi che capiscon qualcosa, o siano incomprensibili (sia alla massa che al padrone, spesso e volentieri pure volontariamente, per crearsi il personaggio e campare di ospitate in televisione) o siano indietro come il proverbiale scroto canino. Uno non pretende di essere un Manzoni o un Pratolini o nemmeno un Pennacchi, ma certo che cercare di fare ingerire un bel bicchiere di olio ricino quale il concetto di postmoderno sopraesposto a persone che oramai sanno a malapena leggere le istruzioni del Brico - perché l'Ikea, dalle parti nostre, non la faranno mai: siamo troppo pochi e troppo rozzi, troppo locali e troppo poco fluidi per apprezzare il progresso, l'innovazione, la multinazionale; siamo, come si suol dire nel nostro vernacolo, dei torsoli -, persone, dicevo, che i cosìdetti partiti democratici hanno dimenticato, dei rimasugli elettorali insomma, che nemmeno più vanno a votare, perché già non hanno cultura di loro, e in un periodo come questo in cui c'è un vuoto di cultura politica, cosa dovrebbero votare? E mica sono stati in Erasmus, loro. Gli hanno smezzato il potere d'acquisto con l'arrivo dell'euro dopo averli cresciuti col falso mito del Sessantotto, del Partito, che potevano cambiare il mondo - le barricate in piazza / le fai per conto della borghesia / che crea falsi miti di progresso - (un po' come a noi nati dopo Raegan c'han cresciuto con quella balla di Berlusconi descritto come un Re Mida anche se riuscì a far fallire la Standa o con quell'altra che la Marijuana non fa male, o appunto con la balla del postmoderno e della fine della storia), ma con la paura prima di quelle stragi dimostrative che oggi chiamiamo "strategia della tensione", poi con quella dell'eroina, poi con la paura per il  mostro di Firenze e alla fine si dovevano cacare addosso per l'aids. Li han cresciuti col mito di Pasolini, ossia che un intellettuale deve essere in primis scomodo, e poi che deve pure stare sui coglioni. In realtà - per quel poco che ho visto io - l'intellettuale è una persona comunissima, ma che si informa e che riflette sul mondo. Non ha superpoteri di intelligenza e nemmeno deve aver fatto degli studi specifici (per quanto un po' di latino non faccia male), ma riesce ad interpretare gli eventi da un punto di vista traslato rispetto alla ripartizione classistica/castistica. Soprattutto l'intellettuale è uno che legge, e pure tanto. O meglio, non è detto che legga proprio letteratura. Sta nei giri giusti, e prima o poi qualche idea da scopiazzare la sente, sta insomma dietro alle palle del cane ma fa di tutto per farsele sbattere in faccia. Ma io mi sono perso in altri discorsi. Dicevamo, il Postmoderno.
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paoloxl · 7 years ago
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A volte si tratta di riscoprire prima di tutto la gioia e la ricchezza del camminare insieme: in questo frastagliato orizzonte la Rete di Cooperazione Educativa “C’è speranza se accade @” (nata intorno al pensiero e all’amicizia di Mario Lodi e Gianfranco Zavalloni, ma anche alla pedagogia critica, tra gli altri, di don Lorenzo Milani, Maria Montessori, Célestin Freinet…), la redazione di Comune e l’Asilo Bosco Caffarella promuovono due giorni a Roma (sabato 6 e domenica 7 ottobre) di scambio e approfondimento all’interno di “Fabbrica di Roma ReAct”, festival multidisciplinare promosso dall’associazione Comunitaria all’ex Cartiera Latina (Via Appia antica 42). A questa iniziativa, parteciperà anche Lunaria, con un laboratorio sul  
“Come possiamo creare un mondo nuovo dal basso nei territori dove viviamo e nelle scuole che frequentiamo ogni giorno? La scuola e più in generale l’educazione sono destinati soltanto a imitare il proprio tempo? È evidente: abbiamo bisogno di un apprendimento diverso e diffuso oltre le pareti delle classi, aperto al territorio e al mondo, per creare prima di tutto comunità di ricerca e sperimentare pedagogie interculturali. Esperienze, reti e libri dimostrano che, nonostante gli ostacoli, è comunque possibile e che non serve per forza attendere interventi dall’alto”. Qui di seguito il programma delle iniziative organizzate da Rete di Cooperazione Educativa, la redazione di Comune e Bosco Caffarella, nell’ambito di “Miraggi migranti”, alcuni laboratori e momenti di approfondimento rivolti a insegnanti, educatori e genitori dedicati ai nessi che legano accoglienza, condivisione ed educazione.
All’interno di Miraggi Migranti, domenica 7 ottobre, sarà promossa anche la videoproiezione del film “La mia classe” (di Daniele Gaglianone con Valerio Mastandrea nelle parti del maestro di una classe di immigrati, un viaggio tra finzione cinematografica e realtà). Interverrà Gino Clemente, sceneggiatore del film. La partecipazione a questa seconda iniziativa, fortemente legata ai temi di Miraggi migranti, sarà libera e gratuita.
SABATO 6
1) Lunaria. Prevenzione del razzismo (sab 6, ore 15/18) Alcuni casi esemplari (maturati dall’esperienza del Libro bianco sul razzismo e da Cronachediordinariorazzismo.org
2) Cemea. Le forme del gioco dal singolare al plurale (sab 6, ore 15/18) La lingua come contesto educativo
3) Asinitas. Fare scuola, fare pensiero, fare anima (sab 6, ore 15/18) La narrazione come strumento educativo
4) Ass. Altramente. Io leggo, dunque sono (sab 6, ore 15/18) Pezzettini (festa della lettura) tutto l’anno
5) Caritas di Roma (…) (sab 6, ore 15/18)
DOMENICA 7
6) Lìscìa Sulle tracce di Tik (dom 7, ore 10/13) Laboratorio di ludopedagogia “Tik” è un’assemblea politica, una ricerca e una sperimentazione che dal 2016 Liscìa porta avanti sul tema delle migrazioni con il metodo della ludopedagogia (giocare per conoscere conoscere per trasformare)
7) Ass. Matura Infanzia/Circ. G. Rodari La radio-scuola (dom 7, ore 10/13) Una radio per fare scuola fra oralità, tecnologia e scrittura Inventare, produrre, comunicare i saperi attraverso centri d’interesse, apprendimento cooperativo e grammatiche fantastiche. La radio-scuola fra oralità, tecnologia e scrittura
8) ZaLab. Flying Roots. Video partecipativo (dom 7, ore 10/13) La percezione delle identità, l’altro, lo straniero Videoproiezione dedicata a un progetto di cinema sociale che si è svolto nel quartiere Esquilino, dedicato ad adolescenti per lo più di seconda generazione.
9) Movimento di Cooperazione Educativa Il nome (dom 7, ore 10/13) Un buon avvio d’accoglienza di una persona è fare spazio nella testa al suo nome Il nome porta una confidenza e la confidenza porta a sentirsi a casa, anche quando la tua casa è lontana. Nel nostro nome rileggiamo storie familiari, gli affetti più intimi, l’infanzia. Ma ogni nome rimanda anche a una “cultura” e a una storia collettiva. Un viaggio tra gestualità, narrazioni, manipolazione di materiali e uso di linguaggi teatrali
10) Roberta Ventura. Alfabetizzazione al conflitto (dom 7, ore 10/13) Sperimentiamo la gestione nonviolenta del conflitto (interpersonale e sociale) Cosa si intende per “conflitto”? Da cosa nasce e a quali conseguenze può portare? Laboratorio/training con attività e giochi di simulazione sul conflitto a livello micro (relazioni interpersonali) e macro (quello che J. Galtung definisce “violenza strutturale”) e sulla gestione nonviolenta del conflitto secondo D. Dolci (laboratori di maieutica)
11) Anna Maria Bruni. L’altro di me (dom 7, ore 10/13) Tre ore di laboratorio teatrale per scoprire se stessi attraverso gli altri Siamo tutti connessi. Di più, ognuno è parte dell’altro. Dentro lo specchio io posso vedere una moltiplicazione esponenziale di me, che come cerchi nell’acqua appartengono al mio centro come io appartengo a loro. Posso lasciarmi incantare dal mio aspetto, preoccuparmene e occuparmene, e posso guardare oltre. Lo specchio è lì… Un laboratorio teatrale per scoprire se stessi attraverso giochi di relazione
12) Sabrina D’Orsi. Vivere semplice (dom 7, ore 10/13) Un incontro con l’autrice del libro “Vivere semplice. Con i figli, con se stessi” Un momento di confronto sulla necessità che i genitori facciano la loro parte a proposito di educazione interculturale, accoglienza, inclusione sociale, solidarietà con le scelte degli insegnanti.
13) Liberi Nantes. Pietralata open, giochi in campo (dom 7, pomeriggio) Giochi, sport, divertimento per tutti e tutte, migranti e non, grandi e piccoli Al campo Campo Sportivo XXV Aprile, Pietralata: un pomeriggio di giochi in campo. Una giornata all’insegna del gioco e del divertimento per tutte e tutti, bambini compresi. Palla in campo e giochi a sorpresa. Nel corso dell’iniziativa saranno presentati i risultati del nostro progetto Erasmus+ S(up)port Refugees Integration interamente dedicato alle donne migranti coinvolte con diverse discipline sportive
Per partecipare è necessario prenotarsi in anticipo (proposta quota/donazione di 10 euro a laboratorio-incontro, 15 euro per due laboratori-incontri, uno il sabato e uno la domenica). È possibile prenotare – a partire da martedì 11 settembre – con PAYPAL oppure con un BONIFICO (l’IBAN IT58X0501803200000000164164; Banca Pop. Etica, Roma; nella causale bisognerà indicare il numero di laboratorio-incontro scelto). Subito dopo occorre inviare una email a [email protected] segnalando nome, cognome, numero e titolo del laboratorio-incontro (per l’evento numero “13” promosso da Liberi Nantes, l’unico non ospitato all’ex Cartiera Latina di Via Appia antica, non occorre la prenotazione ma molta voglia di mettersi in gioco).
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bergamorisvegliata · 1 year ago
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GENERAZIONE ERASMUS
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Si è tenuto nella serata di venerdì 12 aprile presso l'Auditorium dell'Oratorio "San Francesco" di Bergamo, un interessante incontro/dibattito sulla cosiddetta "generazione Erasmus", ovvero sui giovani e in particolare quei giovani dell'ultima generazione soprattutto a cavallo tra gli anni '10 e '20 di questo millennio che più di tutti hanno sofferto le conseguenze di una "follia pandemica" che li ha costretti nelle loro case e spesso lontani dagli affetti.
Ad aprire la serata, organizzata dall'associazione "Noi il Popolo", il Presidente della stessa associazione Andrea Fahrat che ha presentato Martina Locatelli, Presidente dell' "Associazione Germina", giovane studentessa; Francesco Sacconi, docente; Paolo Cesaretti, Professore dell'Università di Bergamo Alta; e Paolo Borgognone, noto scrittore storico e saggista, autore del libro che dà anche il titolo al dibattito.
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(foto di Gaetano Buzzi ☝️)
Martina Locatelli ha espresso le perplessità e le preoccupazioni dei giovani soprattutto per il futuro, vivendo essi un presente che -tra pandemie vere o presunte, conflitti sfociati in guerre, e situazione economica sempre più precaria- è decisamente poco foriero di progetti e programmi in prospettiva.
Interrogandosi e interrogando anche i presenti su ciò che è stato il loro passato (domande ovviamente rivolte ai meno giovani) e chiedendo un confronto o meglio un paragone tra gli anni '70-'80 e il periodo attuale.
Ha preso poi la parola Francesco Sacconi che ha sottolineato i disagi dei giovani, non tanto quanto per i problemi economici dovuti a occupazioni professionali/lavorative precarie, quanto sulla a-socialità, aspetto questo rimarcato dallo stesso Paolo Borgognone, dopo aver sentito il Professor Paolo Cesaretti che ha fatto una disanima di quelle che sono state le condizioni giovanili negli anni '60 e illustrando il significato di "Erasmus", che non è solo l'ispirazione a Erasmo da Rotterdam,
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ma è anche l'acronimo di un progetto dell'Unione Europea (EuRopean community Action Scheme for the Mobility of University Students) che mira alla "mobilità" dei giovani studenti universitari europei affinchè -nelle intenzioni del progetto- vi sia una maggiore conoscenza dei luoghi "altri" affinchè vi sia una migliore integrazione tra i popoli e sempre in ottica futura.
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(foto di Gaetano Buzzi ☝️)
E qui ha preso la parola l'ospite più atteso della serata, ovvero Paolo Borgognone che dopo un lungo preambolo, ha poi sottolineato più volte come la generazione giovanile attuale sia in crisi di valori condivisi e come le problematiche che attanagliano i giovani dipendano da una totale mancanza di confronto e di dialogo, frutto di una sempre più marcata dipendenza dall'uso di dispositivi come gli attuali telefoni cellulari (smartphone) che a loro volta attraverso l'uso e la presenza sempre più massiccia di "social network" inibiscano anche in maniera pervasiva ogni forma di dialogo, condizionando mentalmente e anche psicologicamente il presente dei giovani di oggi.
Non sono mancate ovviamente le domande alla fine delle relazioni degli ospiti, per un tema che soprattutto negli ultimi anni e casualmente nel periodo della "pandemia" ha sempre più appesantito i problemi dei giovani contemporanei.
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appunti-per-un-qui · 3 years ago
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Restare nei paraggi
appunti sul tragitto #1
Crescere in valle per me ha significato crescere con l'idea che il mondo fosse da un'altra parte e avesse deciso di lasciarmi indietro. Ha significato sentirsi spesso fuori posto qui, a casa, ma anche sentirsi spesso inadeguata la, lontano. 
Credo di aver iniziato a sviluppare un senso di insofferenza per la condizione periferica del mio abitare soprattutto a partire dal momento in cui ho avuto il confronto con altre realtà, normalmente considerate “centrali”. Non intendo tanto un confronto diretto, quanto piuttosto un confronto con la possibilità di un altrove. Un grande contributo in questo senso è stato dato sicuramente dal tipo di rapporto che ho sviluppato negli anni dell’adolescenza con internet e soprattutto con i social network. L’altrove l’ho vissuto anche nei termini di uno spazio online in cui performare una versione di me finalmente esente dai giudizi di conoscenti e amici. È il più banale dei cliché della mia generazione e forse ancor di più di alcune delle precedenti, però penso rappresenti bene la situazione che si crea per alcune persone nel crescere nelle zone marginali. Zone in cui non si ha un riscontro, non si è corrisposti. Il contatto mediato dai social con quelle che sembrano davvero tutte le altre parti del mondo, da un lato espone alla vista le criticità del punto in cui ti trovi, dall’altro contribuisce a creare questo spazio immaginario, che sembra sospeso sopra alla cartina geografica, dove le persone ti sembrano più simili a te, a volte meno cattive. 
In un certo senso ho coltivato per anni uno spazio di fuga, senza effettivamente andarmene mai davvero. 
Avere una sorella calata al cento per cento nella sua generazione Erasmus, che a 21 anni fa la valigia, va via e non torna più - perché il mondo lontano da qui è più bello e ti da più possibilità di sentirti realizzata - ha contribuito sicuramente a sviluppare l’odio viscerale per il qui che mi ha accompagnata per tanti anni. Questo evento, però, vissuto con la drammaticità adolescenziale del caso, ha posto anche le radici per la nascita del discorso critico che provo a portare avanti oggi. Nelle dinamiche della mia storia personale ho cercato di rintracciare le caratteristiche di una condizione condivisa e quindi le motivazioni che l’hanno generata. Con l’idea in mente di poter cercare delle visioni alternative, delle narrazioni diverse, ho iniziato a pormi delle domande.  
Perché nella mia testa c’è questa idea che non si possa voler restare?
Perché ho interiorizzato che scegliere la provincia, la valle, voglia dire arrendersi a una vita senza prospettive o ambizioni?
Oggi provo un’ inspiegabile gioia al pensiero di poter restare nei paraggi. E inizio a non viverla più come una resa. 
Riconosco di aver fatto esperienza di un importante cambio di prospettiva a riguardo negli ultimi due anni. A lungo guardare al futuro ha significato per me guardare da un’altra parte, lontano. Nella mia comprensione della realtà, non c’era nessun cammino che partisse da qui e che si potesse percorrere a piedi. Nessuna strada da poter seguire restando nei dintorni, ma che portasse comunque da qualche parte. Vedevo solo grandi salti che mi potessero portare altrove, in un generico posto altro in cui cominciare a costruire qualcosa da capo. Il cambiamento di prospettiva, un po’ forzato o accelerato dai mesi di lockdown e sicuramente accompagnato dalle persone e dai discorsi incontrati nel corso degli anni dell’Accademia, mi ha portata ora a vedere la quasi totale libertà implicata dallo scegliere di stare qui, non più perché obbligata a farlo. 
Anche se è vero che il vuoto non è mai vuoto, la percezione che ho avuto per molti anni pensando a Villa d’Ogna ci si avvicinava molto. Ora però quello che da piccola mi sembrava uno spazio vuoto ai miei occhi è più pieno che mai, proprio in nome del suo essere vuoto. E’ pieno di percorsi possibili, di spazi da costruire. E’ pieno di possibilità. 
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dudewayspecialfarewell · 7 years ago
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2016
Ciao mondo, qui piove. Il tempo di Forlì è come quello di Brighton, peccato che si è a Forlì. Questo tempo di merda è come sempre, direte, e invece no, non lo è. Sono passati tre lunghissimi anni da quando sono venuto qui per la prima volta, quando ancora si andava a lezione in viale della Repubblica, che le aule Mazzini parevano ancora un cinema in funzione e non un cinema abbandonato, come oggi. Ma che cosa è cambiato, al di fuori della solita melanconia, nella città dove non c'è mai una cazzo da fare? Due cose, credo, siano davvero cambiate da quando abbiamo iniziato: l'ansia e l'impotenza. L'ansia derivante dal fatto che oramai ci stiamo avvicinando al quarto di secolo e ognuno di noi spera con ansia di trovare un posto dove vivere, un lavoro, una relazione stabile, un ritmo di vita stabile, e invece sempre più spesso ci si vede inghiottiti da quel grande Leviatano che è l'infinita adolescenza che la nostra generazione, così precaria, è costretta a vivere. Quando siamo arrivati qui, dopo il liceo tutto era possibile.Allora potevi sentire gente che diceva che voleva diventare " Amico della Laschi, iniziare a suonare la chitarra, prendere il toelf o lo ielts, e fare almeno due Erasmus". Ecco forse ora, dopo tre anni abbiamo sperimentato i nostri limiti e potenzialità e con adulta rassegnazione affrontiamo l'impotenza di certe regole tendenziali che non cambieranno, quasi certamente mai, con aria donchichottesca, con le nostre lance contro dei mulini. Eppure la gente ancora c'è e ancora macina chilometri in bici, da esami, allora capisci che tutto ciò è una fottuta malattia del presentismo, ossia che il futuro è ciò che costruiamo giorno per giorno e che nessuno può toglierci ciò che abbiamo creato.
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