#funzionari stranieri
Explore tagged Tumblr posts
Text
Il vero pericolo ora era il comunismo
Tra il 1945 e il 1948, i servizi riservati degli apparati dell’Interno, a differenza dei servizi segreti militari, non smisero di svolgere la loro attività, in quanto gli americani poterono assicurarsi la loro fedeltà anticomunista favorendo al loro vertice il reinserimento di funzionari fascisti (come fecero per quasi tutto il corpo di polizia) e l’assoluzione giudiziaria di questi ultimi in…
View On WordPress
#1946#1948#1951#1956#affari#americani#anticomunismo#carabinieri#fascisti#Federico Umberto D’Amato#funzionari#generale#Gesualdo Barletta#Giuseppe Piéche#Guido Leto#Interni#Jesus James Angleton#Macri#Mario Scelba#ministero#OSS#OVRA#polizia#riservati#segreti#Sis#stranieri#Uar#Ufficio#Vigilanza
0 notes
Text
Il vero pericolo ora era il comunismo
Tra il 1945 e il 1948, i servizi riservati degli apparati dell’Interno, a differenza dei servizi segreti militari, non smisero di svolgere la loro attività, in quanto gli americani poterono assicurarsi la loro fedeltà anticomunista favorendo al loro vertice il reinserimento di funzionari fascisti (come fecero per quasi tutto il corpo di polizia) e l’assoluzione giudiziaria di questi ultimi in…
View On WordPress
#1946#1948#1951#1956#affari#americani#anticomunismo#carabinieri#fascisti#Federico Umberto D’Amato#funzionari#generale#Gesualdo Barletta#Giuseppe Piéche#Guido Leto#Interni#Jesus James Angleton#Macri#Mario Scelba#ministero#OSS#OVRA#polizia#riservati#segreti#Sis#stranieri#Uar#Ufficio#Vigilanza
0 notes
Text
Il vero pericolo ora era il comunismo
Tra il 1945 e il 1948, i servizi riservati degli apparati dell’Interno, a differenza dei servizi segreti militari, non smisero di svolgere la loro attività, in quanto gli americani poterono assicurarsi la loro fedeltà anticomunista favorendo al loro vertice il reinserimento di funzionari fascisti (come fecero per quasi tutto il corpo di polizia) e l’assoluzione giudiziaria di questi ultimi in…
View On WordPress
#1946#1948#1951#1956#affari#americani#anticomunismo#carabinieri#fascisti#Federico Umberto D’Amato#funzionari#generale#Gesualdo Barletta#Giuseppe Piéche#Guido Leto#Interni#Jesus James Angleton#Macri#Mario Scelba#ministero#OSS#OVRA#polizia#riservati#segreti#Sis#stranieri#Uar#Ufficio#Vigilanza
0 notes
Text
Il vero pericolo ora era il comunismo
Tra il 1945 e il 1948, i servizi riservati degli apparati dell’Interno, a differenza dei servizi segreti militari, non smisero di svolgere la loro attività, in quanto gli americani poterono assicurarsi la loro fedeltà anticomunista favorendo al loro vertice il reinserimento di funzionari fascisti (come fecero per quasi tutto il corpo di polizia) e l’assoluzione giudiziaria di questi ultimi in…
View On WordPress
#1946#1948#1951#1956#affari#americani#anticomunismo#carabinieri#fascisti#Federico Umberto D’Amato#funzionari#generale#Gesualdo Barletta#Giuseppe Piéche#Guido Leto#Interni#Jesus James Angleton#Macri#Mario Scelba#ministero#OSS#OVRA#polizia#riservati#segreti#Sis#stranieri#Uar#Ufficio#Vigilanza
0 notes
Text
Il vero pericolo ora era il comunismo
Tra il 1945 e il 1948, i servizi riservati degli apparati dell’Interno, a differenza dei servizi segreti militari, non smisero di svolgere la loro attività, in quanto gli americani poterono assicurarsi la loro fedeltà anticomunista favorendo al loro vertice il reinserimento di funzionari fascisti (come fecero per quasi tutto il corpo di polizia) e l’assoluzione giudiziaria di questi ultimi in…
View On WordPress
#1946#1948#1951#1956#affari#americani#anticomunismo#carabinieri#fascisti#Federico Umberto D’Amato#funzionari#generale#Gesualdo Barletta#Giuseppe Piéche#Guido Leto#Interni#Jesus James Angleton#Macri#Mario Scelba#ministero#OSS#OVRA#polizia#riservati#segreti#Sis#stranieri#Uar#Ufficio#Vigilanza
0 notes
Text
🇮🇹 1972: Ritratto di Roma
Roma "Caput Mundi", città multicolore ma monocolore. Hai avuto 9 papi simoniaci, 21 libertini e 12 assassini.
Sede del fascio, di 19 giunte comunali vendute a società immobiliari. Mille censori, centomila inquinatori, 300.000 affaristi settentrionali che cercano i favori di 750.000 funzionari meridionali.
Una città che campa sul turismo, ma che cojona gli stranieri. Gente che si porterebbe l'automobile a letto insieme al televisore. Essere nato a Roma è come avere la madre mignotta.
3 milioni di persone incazzate che non conoscono i musei, e hanno decapitato 740 statue. Roma, che vanta ospedali con un letto ogni 10 ricoverati, un termometro ogni 50, una padella ogni 100 culi, indice 1000 della scala della zozzeria morale della civiltà dei consumi. ———————————————— 📡Vai a ControNews 🎙Entra in Chat 🚨Sintonizzati sul SEGNALE
19 notes
·
View notes
Text
False residenze per permessi di soggiorno: sei persone indagate a Ragusa
A Ragusa, sei persone sono state indagate per aver facilitato il rilascio di permessi di soggiorno a migranti, principalmente tunisini, in cambio di ingenti somme di denaro. Gli indagati sfruttavano 13 abitazioni della città per fornire temporaneamente la residenza anagrafica ai migranti, necessaria per presentare istanze di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno e per il ricongiungimento familiare. L'operazione, resa possibile grazie alla complicità di due operatori comunali, ha portato all'emissione di provvedimenti cautelari. Tre indagati, tra cui una donna, sono stati posti agli arresti domiciliari. Un’altra donna è stata sottoposta all’obbligo di dimora nel Comune di Ragusa. I due operatori comunali sono stati sospesi dall'esercizio di un pubblico ufficio o servizio. Secondo l'accusa, i due funzionari comunali, dietro pagamento, non eseguivano verifiche adeguate e comunicavano il superamento dell'accertamento all'ufficio anagrafe, permettendo così la concessione della residenza anagrafica. Due degli indagati gestivano un centro di assistenza per stranieri a Ragusa e uno di loro avrebbe avuto un ruolo centrale, mantenendo contatti con i funzionari comunali e indirizzando i migranti nelle abitazioni temporanee. L'indagine, condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Ragusa, ha permesso di smantellare questo sistema di favoreggiamento dell’ingresso e della permanenza illegale di stranieri sul territorio italiano. Read the full article
0 notes
Text
Somalia, miliziani al-Shabab attaccano elicottero Onu: un morto
In Somalia miliziani di al-Shabab avrebbero attaccato un elicottero dell’Onu dopo un atterraggio di emergenza uccidendo una persona e catturandone altre quattro. Lo rendono noto funzionari somali. Mohamed Abdi Aden Gaboobe, il ministro della Sicurezza dello Stato centrale di Galmudug, ha spiegato che a bordo del velivolo c’erano sei stranieri e un cittadino somalo. source
View On WordPress
0 notes
Text
La questione del canone televisivo in Italia è di vitale importanza
Mano a mano che si sono succeduti i vari esecutivi nel corso degli anni, il canone televisivo in Italia è stato molte volte al centro delle discussioni politiche: in alcuni casi si è parlato di una modifica del canone, ma altre volte si è sempre parlato di una sua possibile abolizione. Adesso, però, pare che questa soluzione potrebbe essere effettivamente adottata per alcune categorie specifiche di persone. Il termine corretto per definirlo è “canone televisivo” in quanto la denominazione “canone RAI” è impropria. Comunque sia indipendentemente dal modo con cui lo si vuole chiamare, il canone consiste praticamente un’imposta che viene applicata e serve per regolamentare in Italia il possesso di apparecchiature e dispositivi in grado di ricevere programmi televisivi di vario tipo. Tale tipologia di tassa la si paga una volta all’anno e una sola volta per famiglia(a patto che tutti coloro che ne fanno parte risiedano all’interno della stessa casa). Nel corso degli anni il canone ha subito diverse tipologie di modifiche, che ne hanno diversificato pesantemente la struttura e i costi. L’ultima modifica significativa, stando a quanto affermato dall’Agenzia delle Entrate, è avvenuta nel corso del 2016 e ha comportato dei cambiamenti relativi innanzitutto al pagamento della tassa e all’addebito del costo. Per maggiori informazioni sull’argomento, vi rimandiamo alla pagina dedicata del suddetto ente con tutte le informazioni a riguardo. Ma le novità non finiscono qui, perché negli ultimi giorni sono circolate diverse informazioni su una possibile abolizione del canone televisivo per quanto concerne alcune tipologie di persone e categorie. Alla fine di ogni anno molti italiani sono obbligati al pagamento di questa tassa, che è pari a 90€. Il versamento di questa cifra avviene direttamente tramite la bolletta dell’elettricità, dalla quale viene estratta un piccola cifra per 10 mesi e una soluzione così drastica è stata adottata in quanto non tutti pagavano il canone e di conseguenza evadevano le adempienze fiscali. Tuttavia per fortuna al momento è possibile comunque evitare di pagare quest’imposta che si è rivelata nella stragrande maggioranza dei casi una vera e propria palla al piede per le finanze di molti. Ma concretamente chi è che può evitare di pagare tale tassa? Quali categorie possono farlo? Che aspetti bisogna rispettare? Scopriamolo qui di seguito. n primis possono evitare di pagarlo coloro che all’interno della propria abitazione non hanno una TV o una radio. In questo caso si dovrà procedere a compilare un’autocertificazione fornita direttamente dall’Agenzia dell’Entrate e una volta fatto si verrà esentati dal pagamento del canone. Successivamente per coloro che hanno raggiunto un’età pari o superiore ai 75 anni, in caso di reddito annuale di soli 8000€ non lo si dovrà in nessun modo pagarlo. Infine l’ultima categoria di persone che sono esentate sono le forze militari in Italia che non hanno una residenza nel paese. Compresi all’interno di questa categoria vi sono anche i funzionari stranieri oppure coloro che lavorano all’interno della NATO. Insomma, se fate parte di una delle suddette tipologie di persone e rispettate i requisiti elencati poc’anzi potrete finalmente evitare di pagare questa tassa annuale, risparmiando molto tempo e anche denaro che potrete investire per qualsiasi altra attività, svago, passione o spesa più importante. Proprio per questo non potete farvi scappare quest’occasione in nessun modo! Read the full article
0 notes
Text
Saiyuki: origini parte 4
Xuanzang, biografia
-alla volta dell'India:
L'imperatore Tang Zhen Guan era asceso al trono già da tre anni quando Xuanzang aveva 28 anni. A quei tempi i Göktürk (popolazione turchica originaria dell'Asia Centro-orientale) attaccavano costantemente i confini occidentali e a causa di ciò il governo chiuse i confini, proibendo a chiunque di recarsi lì tranne ai mercanti e agli stranieri. Fu proprio in quel periodo di disordini che Xuanzang e un gruppo di monaci, con lo stesso obiettivo, decisero di ottenere i passaporti per l'India, all'epoca chiamati guo shuo. Il Governo rifutò di concederglieli, ma Xuanzang non demorse, a differenza dei suoi compagni, e uscì di soppiatto dalla città di Chang'an tuttavia venne fermato a Liang Zhou poiché non aveva il passaporto. Un abate buddhista rinomato lo aiutò a scappare, così di giorno si nascondeva e di notte fuggiva ma la tempo stesso era già partito l'ordine d'arresto da parte del Governo, tuttavia i funzionari,essendo devoti buddhisti,lo lasciarono andare el'ordine venne sospeso. I veri pericoli per Xuanzang lo stavano attendeno. Dopo aver lasciato Yumen Guan (Porta di Giada) o passo Yumen, un passo di montagna situato ad ovest di Dunhuang nell'odierna regione cinese di Gansu, Xuanzang dovette affrontare la prima vera minaccia,il deserto del Gobi.
Regione del Gansu, fonte: http://www.itourschina.com/ChinaMap/gansu/
Qui nel deserto del Gobi Xuanzang dovette afforntare il caldo opprimente del giorno e il freddo pungente della notte,la scarsità di cibo e acqua ecc. a bordo del suo cavallo notava le ossa dei pellegrini che come lui avevano osato sfidare,invano,il deserto. Molti di essi si erano diretti a ovest proprio come lui. Nel deserto oltre le minacce naturali c'erano anche quelle artificiali come le cinque torri di guardia presenti nel deserto. Alle sentinelle era ordinato di sparare a tutti i passanti sprovvisti di passaporto. Nel tentativo di sfuggire alle sentinelle di vedetta,venne quasi colpito a morte dalle frecce,si perse e girovagò per il deserto. Fortuna volle che il suo cavallo lo condusse ad un'oasi che gli salvò la vita. Nella Biografia del Maestro Tripitaka del grande monastero Ci'en della Grande Dinastia Tang si racconta che alla quinta notte nel deserto, incapace di andare oltre mentre sognava, un uomo dall'altezza di un gigante venne da lui e gli ordinò di alzarsi e muoversi. Alzatosi e andando senza meta, il suo cavallo si eccitò e andò verso una direzione precisa che lo portò all'oasi che gli avrebbe salvato la vita. Piccola curiosità: la creazione del personaggio Sha Wujing,il cui nome vuol dire “sabbia di pura conoscenza” pare sia stata ispirata proprio dall'incontro onirico di Xuanzang con questo misterioso uomo.
Dopo essere fuggito da morte certa, Xuanzang arrancò a fatica verso Kumul (un'oasi della prefettura di Hami, Xinjiang) e da lì andò verso la valle di Chuy o Chu
E8115-Chu-Valley.jpg, di Vmenkov, 14 settembre 2007, sotto licenza Creative Commons 3.0 Unported, 2.5 Generic, 2.0 Generic e 1.0 Generic
Arrivò a Turfan, allora conosciuta come il paese Gao Chang. Il suo re era un devoto buddhista,tant'è che gli mandò quattro novizi e altre venticinque persone a seguirlo nel suo viaggio più una lettera d'introduzione e forniture varie. Dopo aver lasciato Turfan dovettero attraversare il monte Ling o Picco della Vittoria,il quale era ricoperto di ghiaccio e neve; un terzo dei suoi compagni morì,mentre i più fortunati morirono di morte veloce,colpiti dai blocchi di ghiaccio spezzati dai forti venti,altri invece vennero seppelliti vivi dalle valanghe,altri ancora si persero o caddero nei precipizi o morirono per congelamento. Nonostante questo la determinazione di Xuanzang di raggiungere l'India non diminuì. Continuò ad attraversare il Tian Shan e finalmente raggiunse quello che oggi è noto come Kirghizistan attraverso il passo Bedal.
Il viaggio di Xuanzang ad ovest continuava,passando attraverso vari paesi, visitando lungo la strada i luoghi del Buddhismo. Arrivò al Nava Vihara, dove acquistò i testi Mahavibhasa e studiò il Buddhismo Theravada sotto la guida del Maestro Prajnakara. Ad ogni modo essendo un devoto sostenitore del Mahayana, sosteneva che una persona non doveva ricercare l'Illuminazione per sè, ma per gli altri. Dunque il suo studio del Theravada non era spinto dalla venerazione ma per il mero interesse di studiarne le debolezze per poterlo attaccare. Dopo aver lasciato Nava Vihara, andò verso altri posti dove alla fine, attraverso il passo Khyber o passo del Khaybar (un passo di montagna che collega il Pakistan con l'Afghanistan,all'epoca era uno dei passi più noti nell'antichità e faceva parte della Via della Seta), raggiunse l'India.
Ci vollero tre anni per raggiungere l'India.
0 notes
Text
Corea del Nord, armi in vetrina per il ministro della Difesa russo e per gli alti funzionari cinesi
Per la prima volta dopo la pandemia, Kim Jong-Un ha invitato a Pyongyang degli ospiti stranieri. La loro visita coincide con il 70° anniversario dell'armistizio della Guerra di Corea, celebrato come "Giorno della Vittoria" con una parata militare
0 notes
Text
14 LUGLIO 1921 NICOLA SACCO e BARTOLOMEO VANZETTI furono condannati alla sedia elettrica
Sono passati oltre cento anni dall’arresto degli italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.
I due italiani, emigrati negli Stati Uniti all’inizio del Novecento in cerca di lavoro e fortuna, finirono nel vortice del caos creatosi in seguito alla fine della Prima guerra mondiale. Caos derivato dalla Rivoluzione d’Ottobre che portò i bolscevichi al potere in Russia e alla nascita dell’Unione Sovietica. In questo contesto storico, nacque il timore che l’onda della rivoluzione potesse arrivare anche in Occidente, minando l’ordine interno dei vari Paesi. La storia dei due immigrati italiani finì così per intrecciarsi al contesto storico, diventando un caso negli Stati Uniti e non solo.
Sacco e Vanzetti
Nicola Sacco arrivò a Boston il 12 aprile 1909 pochi giorni prima di compiere 18 anni a bordo della nave Romanic. Trovò lavoro in calzaturificio di Milford per dieci ore al giorno, sei giorni alla settimana. Fu in quel periodo che si avvicinò all’anarchismo e a quegli ideali, iniziando a partecipare alle manifestazioni operaie dove si chiedevano condizioni di lavoro migliori e salari più alti, tenendo spesso dei discorsi.
Bartolomeo Vanzetti arrivò in Massachusetts a bordo della nave La Provence il 19 giugno 1908 all’età di 20 anni. Trovato lavoro alla Plymouth, una fabbrica di cordami, nel 1916 guidò uno sciopero e in virtù di questo fu allontanato e nessuno in seguito volle più assumerlo. Nel 1919, fino all’arresto, si mise in proprio vendendo pesce.
Allo scoppio della Grande Guerra Sacco e Vanzetti, assieme al collettivo di anarchici italoamericani di cui facevano parte, andarono in Messico per evitare la chiamata alle armi che certamente li avrebbe raggiunti. Gli anarchici non potevano accettare di combattere e uccidere in nome di uno Stato, o anche peggio di morire per esso. Tornarono nel Massachusetts a guerra finita, ma i due non sapevano che erano già stati inseriti in una lista di personalità ritenute sovversive e pericolose.
Il Red Scare
I fatti avvenuti in Russia influenzarono fortemente le politiche di sicurezza interna in molti Paesi occidentali, estremizzandole. Negli Stati Uniti, questo fervore anticomunista, prese il nome di Red Scare (“paura rossa”), un fenomeno contemporaneo a quello che in Europa divenne poi noto come il Biennio rosso. Un periodo compreso appunto fra la fine del 1917 e il 1920. Le paure di un piano comunista atto a rovesciare il governo degli Stati Uniti, innescate da una serie di attentati anarchici nel giugno 1919, divennero quindi motivo di grande attenzione da parte delle autorità.
In quel periodo il Procuratore Generale degli Stati Uniti, sotto la presidenza di Woodrow Wilson, era Alexander Mitchell Palmer, il quale decise di affrontare duramente la questione. Il procuratore Palmer, sfruttando leggi come l’Atto sullo spionaggio del 1917 e l’Atto sulla sedizione del 1918, si scagliò contro associazioni anarchiche, comuniste, socialiste e sindacali dando avvio ai cosiddetti Palmer Raids. Questi consistevano in arresti indiscriminati, processi sommari ed espulsioni forzate contro gli individui definiti pericolosi, spesso calpestando le più elementari libertà individuali e i principi di giustizia.
Nel corso di queste operazioni di polizia vennero arrestate più di 10.000 persone considerate sospette, che furono deportate e allontanate forzatamente dal Paese. Un fattore di forza della repressione politica fu la disomogeneità delle associazioni politiche e sindacali, spesso formate da immigrati di varia nazionalità (italiani, polacchi, irlandesi) che spesso non parlavano e non capivano la lingua inglese, giocando anche sul razzismo che contraddistingueva molti lavoratori statunitensi.
Fu in questo clima di intolleranza e xenofobia che fu intentato il processo contro Sacco e Vanzetti, i quali vennero arrestati poiché implicati nell’organizzazione di un comizio di protesta per la morte dell’anarchico e tipografo Andrea Salsedo, schiantatosi al suolo in seguito a una caduta dal quattordicesimo piano di un grattacielo di New York dove aveva sede il Bureau of Investigation.
Il processo a Sacco e Vanzetti
La vicenda Sacco e Vanzetti nacque e venne influenzata proprio da questo clima generatosi dopo la fine della guerra. Una volta fermati e arrestati i due vennero trovati in possesso di appunti per del materiale tipografico con cui pubblicizzare la protesta e soprattutto di una pistola semiautomatica e una rivoltella. Al posto di polizia vennero interrogati da Michael Stewart, capo del distretto di polizia, al quale risposero evasivamente. Successivamente vennero interrogati anche dal procuratore Katzman, al quale continuarono a dare risposte evasive, contraddittorie e, in alcuni casi, false.
Per due giorni vennero trattenuti senza assistenza legale, convinti di essere stati arrestati per possesso illegale di armi e motivi politici. Mentirono poiché sapevano che potevano essere espulsi. Solamente qualche giorno dopo venne loro comunicato il motivo dell’arresto: aver partecipato alla rapina di South Braintree, un sobborgo di Boston, avvenuta al calzaturificio Slater and Morrill. Nella rapina vennero uccisi due uomini: il cassiere della ditta Frederick Parmenter e Alessandro Berardelli, una guardia giurata. Sacco e Vanzetti a quel punto presentarono subito i loro alibi. Sacco quel 15 aprile era al consolato italiano per richiedere il passaporto per rimpatriare; Vanzetti in entrambe le occasioni vendeva pesce a Plymouth. I due vennero quindi mostrati a testimoni chiamati a identificarli, senza la procedura di confronto; furono perfino costretti a simulare i comportamenti dei banditi. Una procedura fortemente voluta da Katzman, ma illegale.
Pur tra mille incertezze e contraddizioni, alcuni testimoni affermarono di riconoscerli. Sacco e Vanzetti vennero quindi incriminati. Vanzetti venne anche accusato di un’altra rapina avvenuta in precedenza a Bridgewater.
L’istruttoria durò un anno e non fu priva di ambiguità e contraddizioni da parte dei testi dell’accusa. La difesa puntò infatti sulla credibilità dei testimoni i quali fecero dichiarazioni fin troppo precise, ricche di particolari e prive di dubbi; nel caso delle molte incongruenze, rimarcate dalla difesa, il procuratore soprassedette, incitando la corte a tenere conto della buona fede dei testi. La difesa portò come testimoni per Sacco un funzionario del consolato e i conoscenti lì incontrati nelle stesse ore della rapina; per Vanzetti i suoi stessi clienti. Tutti vennero però ritenuti poco credibili dal procuratore, il quale li additò come amici e conoscenti dei due imputati, tutti italiani, e quindi tendenzialmente portati a mentire per proteggerli.
Nella seconda fase del processo la discussione si spostò sulla morte della guardia. Il procuratore intendeva dimostrare che la pistola di Sacco fosse stata usata per ucciderla e che la seconda pistola trovata in possesso degli imputati fosse stata sottratta alla vittima dopo la morte. Le prove a carico vennero fornite da periti balistici del tribunale. Uno di essi sostenne in modo molto ambiguo che il proiettile fatale venne sparato dall’arma in esame, senza però specificare se si riferisse alla pistola che materialmente venne citata come prova o al modello della stessa. La difesa si limitò a opporre a queste vaghe dichiarazioni due suoi periti, che non riuscirono però ad essere sufficientemente convincenti. Per smontare l’impianto accusatorio, la difesa decise di interrogare gli stessi imputati sulla loro fede politica per sottolineare come essi fossero intimoriti soprattutto dalla prospettiva dell’arresto per motivi politici. L’accusa riuscì tuttavia ad aizzare i sentimenti patriottici e i pregiudizi politici della giuria, illustrando le idee sovversive dei due anarchici, la loro renitenza alla leva e le loro critiche al sistema capitalistico statunitense.
Al momento della requisitoria il procuratore fece un appello contro gli stranieri. Sotto questo aspetto, Sacco e Vanzetti erano considerati due agnelli sacrificali, utili per testare la nuova linea di condotta contro gli avversari del governo fortemente suggerita dal Procuratore Generale Palmer. Erano immigrati italiani con una comprensione imperfetta della lingua inglese e noti per le loro idee politiche radicali. Il giudice Webster Thayer li definì senza mezze parole “due bastardi anarchici”. Il processo venne quindi anche e fortemente contrassegnato da elementi e opinioni razziste. I due, il 14 luglio 1921, furono condannati a morte.
L’affaire Sacco e Vanzetti
Il caso scosse molto anche l’opinione pubblica italiana. A partire dal 1923 fino all’esecuzione della condanna a morte nel 1927, i funzionari del ministero degli Esteri, l’ambasciatore italiano a Washington e il console italiano a Boston operarono presso le autorità degli Stati Uniti per ottenere prima una revisione del processo e poi la grazia per i due italiani. Anche molti famosi intellettuali come George Bernard Shaw, Bertrand Russell e Albert Einstein si spesero in favore di Nick e Bart. La loro condanna, in Francia, venne paragonata a quello che subì Alfred Dreyfus alla fine dell’800. Il governatore del Massachusetts Alvan T. Fuller, che avrebbe potuto impedire l’esecuzione, rifiutò infine di farlo, dopo che un’apposita commissione da lui istituita per riesaminare il caso riaffermò le motivazioni della sentenza di condanna. Sacco e Vanzetti vennero infine giustiziati il 23 agosto del 1927.
Solo 50 anni dopo l’esecuzione, il 23 agosto 1977, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis emanò un proclama che assolveva i due uomini dal crimine, affermando: “Io dichiaro che ogni stigma e ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.
18 notes
·
View notes
Photo
Ogni anno in Italia scompaiono migliaia di persone (...) I dati mostrano che il problema delle persone scomparse in Italia è esteso e non si può considerare emergenziale, ma strutturale. Nel 2020 sono state presentate 13.527 denunce di scomparsa: 7.473 persone sono state ritrovate (il dato comprende le persone ritrovate morte), mentre ci sono 6.054 persone che risultano ancora irrintracciabili. Il 74,4 per cento sono maschi, il 25,6 per cento femmine; 55,6 per cento stranieri e 44,4 per cento italiani. Seimila persone sono un numero considerevole: cinquecento al mese, sedici ogni giorno. «È un fenomeno sociale spesso sottovalutato, ma con numeri importanti: dal 1974 ad oggi sono scomparse 63mila persone ancora da ritrovare». Dal febbraio dello scorso anno la prefetta Silvana Riccio è la commissaria straordinaria per le persone scomparse. Riccio guida un gruppo di funzionari e tecnici specializzati che hanno il compito di aiutare le prefetture a coordinare le ricerche. Non solo: la loro analisi di migliaia di casi ha contribuito a indagare il fenomeno in modo molto approfondito e a realizzare protocolli di intervento utili per le indagini e le operazioni di ricerca sul campo. «La maggior parte degli scomparsi, il 57 per cento, sono minori», spiega Riccio. «È un tema particolarmente delicato. Stiamo parlando di persone fragili: molti minori sono stranieri non accompagnati che scappano dai centri di accoglienza e oltrepassano i confini italiani diretti verso il Nord Europa, da famigliari o amici, ma ci sono anche molti casi di minori italiani in fuga da situazioni di disagio, da problemi e tensioni famigliari. I dati ci aiutano nel nostro lavoro, anche se non riescono a mostrare l’eccezionalità di ogni singola vicenda». (...) È molto complesso affrontare tutti questi casi, non solo perché sono tanti. Ogni persona scomparsa ha una storia particolare, che deve essere indagata con attenzione e senza sottovalutare nessun aspetto, perché spesso il confine tra la scomparsa e l’allontanamento volontario non è ben definito. Quando sono coinvolti minori, inoltre, serve ancora più cautela, così come nei casi in cui la persona ha subìto minacce. La percentuale di persone scomparse che vengono ritrovate morte, poi, non è pubblica. (...) . «Denunciare subito è fondamentale, perché ogni minuto che passa diventa più difficile rintracciarlo», è il primo messaggio contenuto nel video istituzionale che mostra come comportarsi nel caso di una persona scomparsa. (...) Il Post *** Dove chiedere aiuto Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24. Puoi anche chiamare l’associazione Samaritans al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22.
12 notes
·
View notes
Text
I talebani hanno rivendicato il vero valore economico dell'Afghanistan
18 agosto 2021
Credits Christina Hägerfors
Di Graeme Smith e David Mansfield
Mr. Smith e Mr. Mansfield sono esperti dell'Afghanistan che hanno recentemente pubblicato uno studio sull'economia informale del paese.
Dopo la loro sbalorditiva cattura di Kabul, i talebani hanno cercato di trasmettere un senso di calma. Solo pochi giorni dopo che gli alti funzionari afghani si sono arrampicati sui voli militari e gli afgani disperati si sono aggrappati alla fusoliera degli aerei in partenza, i talebani hanno tranquillamente fatto un giro di ispezione delle strutture governative. Nella sala di controllo dell'azienda elettrica statale, una delegazione dei talebani si è fermata davanti ai pannelli lampeggianti e ha promesso di tenere le luci accese.
Come esattamente i talebani pianifichino di mantenere in funzione tutti i sistemi, in uno dei paesi più poveri del mondo che dipende da oltre 4 miliardi di dollari l'anno in aiuti ufficiali e dove i donatori stranieri hanno coperto il 75% della spesa pubblica, è una domanda urgente. Il fallimento dello stato ha indotto alcuni donatori occidentali a pensare che la pressione finanziaria, sotto forma di minacce di trattenere i finanziamenti umanitari e per lo sviluppo, potrebbe essere esercitata sui nuovi governanti dell'Afghanistan. La Germania ha già avvertito che taglierà il sostegno finanziario al paese se i talebani "introdurranno la legge della sharia".
Ma quelle speranze sono mal riposte. Anche prima del loro blitz nella capitale durante il fine settimana, i talebani avevano rivendicato il vero premio economico del paese: le rotte commerciali - che comprendono autostrade, ponti e sentieri - che fungono da punti di strozzatura strategici per il commercio in tutta l'Asia meridionale. Con le mani su queste fonti di reddito altamente redditizie e con paesi vicini, come Cina e Pakistan, disposti a fare affari, i talebani sono sorprendentemente isolati dalle decisioni dei donatori internazionali. Ciò che verrà dopo nel paese è incerto, ma è probabile che si svolga senza uno sforzo significativo del potere occidentale.
Uno dei motivi per cui i donatori stranieri gonfiano la propria importanza in Afghanistan è che non comprendono l'economia informale e le enormi quantità di denaro nascosto nella zona di guerra. Il traffico di oppio, hashish, metanfetamine e altri narcotici non è il più grande tipo di commercio che avviene in nero: i soldi veri provengono dal movimento illegale di beni ordinari, come il carburante e le importazioni di consumo. Per dimensioni e somma, l'economia informale fa impallidire gli aiuti internazionali.
Ad esempio, il nostro studio sulla provincia di confine di Nimruz, pubblicato questo mese dall'Overseas Development Institute, ha stimato che la tassazione informale - la riscossione delle tasse da parte del personale armato per consentire il passaggio sicuro delle merci - ha raccolto circa 235 milioni di dollari all'anno per i talebani e i pro - figure di governo. Al contrario, la provincia riceveva meno di 20 milioni di dollari l'anno in aiuti esteri.
Una provincia meridionale nel cuore dei sostenitori dei talebani, Nimruz è il tipo di posto che potrebbe fungere da base per i talebani che pensano a come funziona l'economia. Quest'estate hanno deciso di prenderlo. A giugno, hanno catturato Ghorghory, il centro amministrativo del distretto di Khashrud, seguito dalla città di Delaram, sull'autostrada principale, a luglio. Queste due città da sole potrebbero valere 18,6 milioni di dollari l'anno per i talebani se manterranno i precedenti sistemi di tassazione informale, inclusi 5,4 milioni di dollari per il commercio di carburante e 13 milioni di dollari per le merci di transito.
Un premio più grande è stata la dogana di Zaranj, una città al confine con l'Iran e la prima capitale di provincia a cadere durante l'offensiva di agosto dei talebani. Sebbene la città abbia ufficialmente fornito al governo $ 43,2 milioni in dazi annuali - con ulteriori $ 50 milioni in tasse dirette nel 2020 - abbiamo riscontrato che c'era una quantità significativa di commercio non dichiarato, in particolare di carburante, prendendo le vere entrate totali dal confine superando almeno $ 176 milioni all'anno.
Zabihullah Mujahid, al centro, il portavoce dei talebani, in una conferenza stampa martedì. I talebani sono sorprendentemente isolati dalle decisioni dei donatori internazionali.Credit...Jim Huylebroek per il New York Times
L'avanzata dei talebani ha imposto un dilemma ai paesi vicini: potrebbero continuare a commerciare, dando ai talebani più potere e legittimità, o negare a se stessi le entrate commerciali e accettare il dolore finanziario. Sebbene a volte abbiano optato per quest'ultimo, non è chiaro – poiché la pressione aumenta per riconoscere ufficialmente il governo talebano – quanto durerà ancora.
Prendi l'Iran, per esempio. Abbiamo stimato che i talebani hanno guadagnato 84 milioni di dollari l'anno scorso tassando gli afgani che commerciano con l'Iran, e questo prima che gli insorti catturassero tutti e tre i principali valichi di frontiera dell'Afghanistan con l'Iran. Teheran, non volendo legittimare i talebani, ha interrotto tutti gli scambi commerciali con l'Afghanistan all'inizio di agosto. Ma l'imperativo economico di riaprire al traffico commerciale è forte. Più di 2 miliardi di dollari di scambi sono passati attraverso questi valichi lo scorso anno, secondo i dati ufficiali, e la nostra ricerca suggerisce che i numeri effettivi, una volta incluso il commercio informale, potrebbero essere il doppio. I primi rapporti suggeriscono che i valichi di frontiera sono di nuovo aperti, anche se il commercio rimane lento e interrotto.
L'amministrazione Biden, che non ha ancora preso una posizione formale su come rispondere economicamente all'acquisizione dei talebani, domenica ha congelato le riserve del governo afghano detenute nei conti bancari statunitensi, mentre il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente, Jake Sullivan, ha suggerito questa settimana che la leva americana sui talebani potrebbe derivare da “questioni relative alle sanzioni”.
Ma i guadagni del commercio transfrontaliero - un singolo valico di frontiera con il Pakistan, catturato a luglio, porta decine di milioni di dollari all'anno in entrate illegali - stanno facendo dei talebani, che ora governano lo stato afghano, i principali attori dell'Asia meridionale commercio regionale. Ciò significa, in modo cruciale, che i soliti metodi con cui i regimi recalcitranti sono sottoposti a pressioni internazionali - sanzioni, isolamento - sono meno applicabili all'Afghanistan di oggi.
Questo è solo uno dei tanti modi in cui l'Occidente, ora costretto a fare i conti con un Afghanistan gestito dai talebani, è stato umiliato dagli eventi recenti. Ma potrebbe essere tra i più consequenziali.
Graeme Smith (@smithkabul) è l'autore di "I cani li mangiano ora: la nostra guerra in Afghanistan" e David Mansfield (@mansfieldintinc) è l'autore di "Uno stato costruito sulla sabbia: come l'oppio ha indebolito l'Afghanistan". Entrambi sono ricercatori consulenti per l'Overseas Development Institute.
Il Times si impegna a pubblicare una varietà di lettere all'editore. Ci piacerebbe sapere cosa ne pensi di questo o di uno qualsiasi dei nostri articoli. Ecco alcuni suggerimenti. Ed ecco la nostra email: [email protected].
Segui la sezione Opinioni del New York Times su Facebook, Twitter (@NYTopinion) e Instagram.
© 2021 The New York Times Company
tradotto con Google Translate
4 notes
·
View notes
Text
Valico di Rafah, l’esodo degli stranieri da Gaza: Egitto pronto a farne passare 7mila
TEL AVIV — Dopo le prime 400 mercoledì, altre 460 persone hanno lasciato Gaza ieri: cittadini stranieri e malati gravi sono usciti dal valico di Rafah, al confine della Striscia con l’Egitto. Fra loro, una bambina italiana che oggi compie sei anni, Minerva, e la sua mamma palestinese Bayan Alnayyar. Assistite da funzionari italiani, sono al Cairo e da qui faranno rientro in Italia insieme agli…
View On WordPress
#aggiornamenti da Italia e Mondo#Mmondo#Mmondo tutte le notizie#mmondo tutte le notizie sempre aggiornate#mondo tutte le notizie
0 notes
Photo
Campagne di spionaggio e hacking: mentre Microsoft avvisa che il gruppo APT Nobelium – il collettivo hacker legato all’intelligence russa – ha colpito ancora, un report dell’FSB avvisa che hacker stranieri hanno compromesso le agenzie federali russe in una campagna di spionaggio digitale che i funzionari russi hanno descritto come senza precedenti per portata e raffinatezza.
Il Cyber attacco Nobellium
Nella scorsa settimana Microsoft ha osservato un’ondata di attacchi informatici verso 150 diverse organizzazioni – tra agenzie governative e organizzazioni non governative – che ha preso di mira circa 3.000 account di posta elettronica. La maggior quota di attacchi è stata diretta verso gli Stati Uniti ma il numero delle vittime si è eseto sino a 24 diversi paesi. Un quarto delle organizzazioni coinvolte sono coinvolte in attività di sviluppo internazionale, umanitarie e per i diritti umani.
Gli attacchi – secondo gli esperti di sicurezza – sembrano fare parte di una campagna di raccolta informazioni presso le agenzie governative coinvolte nella politica estera. Microsoft – che continua a monitorare la situazione ha avvisato gli utenti di aumentare l’attenzione sulle partiche di sicurezza informatica – compreso l’utilizzo dell’autenticazione a più fattori, dell’antivirus – avvisando di non cliccare collegamenti sospetti nelle e-mail, a meno che non sia possibile confermare l’affidabilità per ridurre al minimo il rischio di phishing. Le Formiche evidenziano come l’attacco si sia svolto in vista del bilaterale Biden-Putin.
Continua a leggere su Andrea Biraghi Cyber Security
2 notes
·
View notes