#formichine
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Preferisco Szymborska
preferisco Szymborska in riva al fiume Warta
che preferisce i Paesi conquistati
a quelli conquistatori, preferisco i vivi
preferisco i morti, preferisco i morti caduti
i loro nomi scritti sul monumento in piazza
che i figli “su leggi” dicono ai figli e ai figli
dei figli ma poi un giorno alt
nessuno in piazza indica più niente a nessuno
preferisco saperlo che siamo formichine
che ci spazzerà via il vento che ci spazzerà via
il tempo, preferisco tutto, preferisco tutti
tutti i fiori dei prati, portarli ai giovani
caduti, preferisco la parola camposanto
fare giustizia togliere l’acqua piovana
ai fiori finti che tanto non la bevono
e darla a quelli veri che la bevono subito
che la bevono fino all’ultima goccia
come bambini con la cannuccia
preferisco la pioggia, la voce della pioggia
e quella del mare, preferisco sedermi guardare
preferisco saperlo che siamo formichine
che ci spazzerà via il vento che ci spazzerà via
il tempo, preferisco i madrigali, preferisco le ali
preferisco la parola ridere preferisco la parola
piangere che in polacco si dicono circa smiac e puakac
preferisco Szym che “sei bella dico alla vita”
preferisco Szymborska, preferisco Wisława
che in polacco si dice Visuava.
- Vivian Lamarque
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Nipote: zio, come si prendono le formiche? Io: non si prendono le formiche, poverine, vogliono tornare a casa, se le catturi poi i genitori piangono, la loro società va in crisi e le altre formiche si drogano Mami: ma a vuo' fir'nì 'e cuntà scimità 'a criatur? Io: ma vuole uccidere le formichine! Mami: EEEE, e faccell accir'r, fatte 'e fatt tuoje! Io: ma siete delle bestie senza cuore! Mami: SEEE VABBUO', 'u cor, stong 'ra matin 'a ser a scupa' furmicul, nun c'a faccie cchiù, t'e 'nf'lass rint 'o cazon, po' vir comm abball! Io:
#la Mami prende tutto sul personale#fai a fare del bene agli esseri viventi#che poi io dovrei essere l'ultimo a parlare di questo argomento ma vabbè
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Vorrei prendere a andare in montagna, portando con me uno zainetto con una bottiglia e un panino alla marmellata, degli acquerelli dei fogli e un libro.
Vorrei stendermi al sole su un prato e rimanere a farmi bruciare un po’ , non curandomi delle formichine che mi salgono addosso e del fatto che l’erba è ancora un po’ umida perché alla fine se si rovinano i miei vestiti erano solo vestiti, ma se si rovina la mia anima non la posso ricomprare.
Vorrei sentire quanto è morbida l’erba e guardare il profilo delle montagne che fanno contrasto con il cielo limpido, sentire il vento leggero che mi accarezza e mi rinfresca un po’.
Vorrei avere anche una macchinetta fotografica, perché poi mi piacerebbe andare in uno di quei paesini di 500 abitanti dove l’età media è ben oltre i 40 anni. Vorrei fare delle foto a quelle persone, perché ormai i vecchi non li ascolta più nessuno, sembra che siano diventati un peso e debbano solo essere mantenuti.
Va di moda tutto ciò che è vintage ma non le rughe. Invece secondo me hanno tanto da dire, mio zio per esempio non ci sta più di testa ma mi racconta sempre qualche stralcio di vita passata, quasi sempre le stesse cose, quello che si ricorda. Ha una visione un po’ distorta della realtà ma è comunque pura, mi piace vedere il mondo con gli occhi di chi lo ha visto cambiare.
Per questo mi prenderei una giornata per passare sotto i portici e sentire i racconti di tutti, guardare le mani piene di rughe, di strade, di storie che si intrecciano. Mi sentirei ricca
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Non ho memoria vivida di quello stato apatico, doloroso e profondo che annichilisce chi vive all'ombra del suo potenziale, della sua felicità. Per anni ho vissuto come nel mito della caverna di Platone, ignorando cosa fosse reale e cosa no. Una parte di me ancora sa duolersi così, una parte estremamente piccola e ormai insignificante. La nuova me ha sovrastato questo stato di angoscia perenne. Mi è costato lacrime, dolori lancinanti al petto, allo stomaco, ho praticato autolesionismo in svariate forme da quelle fisiche a quelle psicologiche, ho affogato i miei dolori nel cibo, ho patito la solitudine, ho dovuto imparare a esistere per conto mio. Quanto forte sono stata lo so solo io.
Per cui sorrido quando qualcuno cerca in vano di sminuirmi, con sciocchezze come il titolo di studio o chissà quale tratto estetico. Ho camminato mano nella mano con il tristo mietitore, quasi abbandonando la vita, pensate che possa esistere qualcosa di più pericoloso al mondo che mi faccia desistere dalla vita stessa?
Nossignore, siete un cumulo di nulla mischiato al niente ai miei occhi, superbi oserei dire, tuttavia sinceri e leali, profondi e scrutatori. Vi guardo come un marmocchio guarda un terrario, con il desiderio cieco di dar fuoco a quelle minuscole e insignificanti formichine.
La mia anima sa essere candida e accogliente, quanto nera e spaventosa. La versione di me che otterrete sarà il riflesso di ciò che portate alla mia tavola, ma vi avverto, non è saggio solleticare il demonio.
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La domanda che mi pongo continuamente, su tutto, quella che pongo a chiunque, è: "perché?"
Buffo, la prima dei bambini. Cosa li fa smettere? La mancanza di risposte soddisfacenti? Il fatto che ad una certa si preferisce morire nell'illusione?
Ad ogni modo, complice l aver ripreso una solitudine cinica e critica, la rabbia stanca di ogni giorno, aver perso l illusione di credermi amata e poter amare, il sbagliarle tutte, ripetutamente tutte, la mancanza di speranza, l aver accolto informazioni precedenti e successive a me.. Non avere fede e sentirmi così in balia di ogni cosa. La vita. La vita mi fa sfuggire il senso di essa, ancora una volta, guardando la frenetica ricerca di tante formichine all accumulare qualcosa che ne indichi il passaggio. Guardando il dovere farsi preghiera di genitore di arrivare oltrr ad esso ma giocando allo stesso modo, restando vicino.
Mi perdo, nei volti che vogliono cambiare anche solo una virgola alla storia del mondo, ne invidio forza e speranza, mentre invecchiano velocemente.
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Novembre, l'inverno è alle porte,
le formichine han già fatto le scorte,
avanti e indietro in fila indiana
un giorno intero, una settimana.
La prima nebbia, la pioggia che bagna
i panni stesi, la via, la campagna,
finita l'estate ecco l’autunno,
fa buio prima, va a scuola ogni alunno
e scrive sul diario: «Ah, meno male,
tra circa un mese sarà già Natale».
Ecco l'autunno, tra il bosco e le siepi
c'è adesso il muschio per fare i presepi,
sul viale cadono gialle le foglie,
soffia il maestrale e le raccoglie.
Novembre, anche se il cielo è grigio
di frutti e fiori è un gran prodigio,
poiché anche il grigio è un bel colore,
sempre che grigio non sia l'umore.
Se il cielo è grigio e piove fuori,
pure piovendo sbocciano i fiori:
il Ciclamino sul davanzale,
la rossa Stella di Natale.
Erica rosa, profumo immenso,
Viole e Narcisi, colore intenso,
fiori bellissimi dentro l'aiuola,
arancio, fragola, gialli o anche viola.
Ed il Corbezzolo dai frutti rossi,
Bacche e Mirtilli pei Pettirossi,
e sembra bella, bella davvero,
anche una foto in bianco e nero.
(Mimmo Mollica – “Filastrocca di novembre”)
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SAVE THE DATE ::: LADY DAY LIVE & PRESENTAZIONE DEL DISCO ::: Sabato 28 gennaio 2023 ::: Centro Culturale Polivalente (Teatro Kia) – Via 1° Maggio ::: Marano sul Panaro (Modena) – ore 21,00
VERONICA MARCHI live + NICONOTE live
Lady Day è un tour di musica e testimonianze contro la violenza di genere
e per la creazione di Borse Lavoro.
Ingresso Euro 20,00
In collaborazione con il Circolo Culturale Ribalta e il Comune di Vignola.
La serata si dividerà in due parti, nella prima si esibirà la cantautrice veronese VERONICA MARCHI, artista creativa che nei suoi live si contraddistingue per eleganza e autenticità. La seconda parte si arricchirà invece delle sonorità vocali dell’artista NICONOTE. È stata la voce della band Violet Evese, nel suo percorso artistico trasversale, NicoNote ha prodotto e pubblicato dischi in Italia e all’estero con vari pseudonimi e progetti, ha recitato per registi di teatro e di cinema, creato eventi artistici innovativi, ideato performance sonore tra musica e spettacolo.
Le esibizioni saranno intervallate dalla lettura, da parte delle musiciste, di alcune testimonianze di donne che hanno subito violenza, ma che sono riuscite ad avere il coraggio di tirarsi fuori da situazioni opprimenti e che oggi vivono una nuova vita autonoma e piena.
A moderare la serata sarà JESSICA TESTA, giornalista, musicista e responsabile della comunicazione di Lady Day, che dialogherà con sociologhe, psicologhe, giornaliste e responsabili delle Associazioni antiviolenza presenti sul territorio.
Saranno inoltre presenti Emanuela Skulina, sociologa della rete antiviolenza trentina e di Fondazione Famiglia Materna di Rovereto – che lavora da anni nell'accoglienza di donne in difficoltà e vittime di violenza – e responsabile de Le Formichine di Rovereto, e ancora il Sindaco e l’Assessore alla Cultura del Comune di Marano sul Panaro, il Sindaco e l’Assessore alla Cultura del Comune di Vignola, le responsabili delle Associazioni Antiviolenza territoriali.
Ad anticipare LADY DAY - IL CONCERTO, la mattina del 28 gennaio, alle 11 presso la Sala Consiliare “23 aprile 45” in via G.B. Bellucci 1 (Vignola) si terrà un incontro pubblico gratuito dal titolo “La violenza non è un destino”, un modo per sentirsi tutti coinvolti, un momento di confronto e scambio di idee su quanto di positivo è già stato fatto per combattere la violenza di genere e quanto ancora è necessario e doveroso fare.
Info e prenotazioni: [email protected] / WhatsApp: 335 6371748
Lady Day è un progetto Lilium Produzioni/La Mantide Edizioni Musicali
Ideazione e direzione Artistica Enzo Onorato
Responsabile comunicazione Jessica Testa
Organizzazione e logistica Alexandra Goddi
Comitato scientifico, sociale e rete antiviolenza Emanuela Skulina
Media partner Rock Nation, Silver Music Radio, Jam TV, Spettakolo!
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Questi post sono disposti casualmente secondo una climax ascendente di illegalità, me ne rendo conto.
Da qualche mese si vociferava che in una vecchia chiesa diroccata del mio paesino la gente si radunasse per celebrare messe nere, ma è difficile distinguere il chiacchiericcio dalla verità quando si parla di religione o superstizione nei piccoli paesini di campagna. Ebbene, salta fuori adesso che una delle persone invischiate è attualmente agli arresti domiciliari - non so perché; io non so davvero nulla di questa faccenda e sospetto che chiunque vicino a me dica il contrario menta. La cosa più interessante è però un'altra: costui era una delle persone più coinvolte nell'organizzazione delle attività del santuario del mio paese (intendo, le attività normali lmao), in cui pare le persone si fossero spostate per celebrare riti non ortodossi dopo la messa cattolica. Tutti i compaesani ne sono stati sorpresi, quindi. A questo si aggiunge un forte senso di comunità, al quale io sono estranea, che lega molti degli abitanti della mia frazione al santuario, che fu costruito con l'aiuto di tutti - mio padre, per esempio, si occupò di gettar cemento, e una ragazza che da autodidatta aveva imparato a dipingere affrescò il soffitto della Chiesa. Io guardo queste cose con l'occhio di chi ha da poco dato l'esame di Storia delle Religioni e mi chiedo: chissà cosa si faceva davvero, chissà con quale consapevolezza e fine; e mi sento un entomologo che guarda da lontano tante piccole formichine - non perché io pensi che quegli uomini e quelle donne siano formiche, ma perché ne sono così distante, benché il santuario si trovi a pochi chilometri da casa.
Notizia dell'ultimo minuto, io che non scrivo mai qua sopra, ma questo momento deve essere cristallizzato da qualche parte: I., tra trent'anni leggi e ridi, per favore.
Da tre settimane nel mio paesello una banda di ladruncoli, forse cinque, partendo dalla piazza principale, di sera si introduce nelle case a rubare. Il bello, quello che mi fa ridere e piangere, è che lavorano meticolosamente: rubano per zona, e in maniera ordinata, tanto che la sera dopo si sa già da chi andranno. I carabinieri, allertati da giorni, non si presentano mai sulla scena, verosimilmente per paura. Ieri sera si sono fermati alla mia vicina, forse anche perché a notte fonda io ero ancora in salotto a luci accese. Sì, ma la cosa divertente: mio padre mi ha raccontato, dopo un breve brainstorming generale con mio zio e altri compaesani, che questi tipi simpatici sono stati rincorsi con cani e coltelli stile caccia alle streghe, e che in un paese vicino hanno abbandonato l'auto.
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#monacodibaviera #olimpiaparkmünchen #200m # #crazynight #formichine #panorama_photo #blackandwhite #bmwmuseum #streetphotography #11pro (presso Munich, Germany) https://www.instagram.com/p/B6obAl0CMj3/?igshid=1ahnjamg2h61l
#monacodibaviera#olimpiaparkmünchen#200m#crazynight#formichine#panorama_photo#blackandwhite#bmwmuseum#streetphotography#11pro
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per sentirmi popolare mi basta camminare per il policlinico indossando la divisa perché mi ritrovo praticamente accerchiata da persone che non ci pensano due volte a raccontarmi tutta la loro storia clinica e a chiedermi informazioni iper specifiche e a dare per scontato che io sia tipo onnisciente
#ma poi cosa fanno si accampano per caso?#alle sette e mezzo già riversati in accettazione come formichine esaltate#dormite!!!!
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Dedicato a chi continua a resistere
Gioconda Belli “I Portatori Di Sogni”
In tutte le profezie
sta scritta la distruzione del mondo.
Tutte le profezie raccontano
Che l’uomo creerà la propria distruzione.
Ma i secoli e la vita che sempre si rinnova
Hanno anche generato una stirpe di amatori e sognatori;
uomini e donne che non sognano la distruzione del mondo,
ma la costruzione di un mondo pieno di farfalle e usignoli.
Già da bambini erano segnati dall’amore.
Al di là delle apparenze quotidiane
conservavano la tenerezza e il sole di mezzanotte.
Le madri li trovavano piangenti per un uccellino morto
e più tardi trovarono anche molti di loro
morti come uccellini.
Questi esseri convissero con donne traslucide
e le resero gravide di miele e figli nutriti
da un inverno di carezze.
Fu così che proliferarono nel mondo i portatori di sogni
ferocemente attaccati dai portatori di profezie
che annunciano catastrofi.
Li hanno chiamati illusi, romantici, pensatori di utopie,
hanno detto che le loro parole sono vecchie
– e in effetti lo erano
perché antica è la memoria del paradiso nel cuore dell’uomo –
gli accumulatori di ricchezze li temevano
e lanciavano eserciti contro di loro,
però i portatori di sogni tutte le notti facevano l’amore
e continuava a germinare il loro seme nel ventre di quelle
che non solo portavano i sogni ma li moltiplicavano
e li facevano correre e parlare.
In questo modo il mondo generò nuovamente la propria vita
così come aveva generato quelli
che inventarono il modo di spegnere il sole. –
I portatori di sogni sopravvissero ai climi gelidi
ma nei climi caldi quasi sembravano sbocciare
per generazione spontanea.
Forse le palme, i cieli azzurri, le piogge torrenziali
avevano qualcosa a vedere con questo,
la verità è che come laboriose formichine
questi esemplari non smettevano di sognare e di costruire bei mondi,
mondi di fratelli, di uomini e donne che si chiamavano compagni,
che insegnavano l’uno all’altro a leggere,
si consolavano nelle morti
si curavano e aiutavano fra loro, si volevano bene, si appoggiavano
nell’arte di amare e nella difesa della felicità.
Erano felici nel loro mondo di zucchero e vento
e da ogni parte venivano a impregnarsi del loro alito
e dei loro sguardi luminosi
e in ogni direzione partivano quelli che li avevano conosciuti
portando sogni
sognando profezie nuove
che parlavano di tempi di usignoli e di farfalle
in cui il mondo non sarebbe finito in un’ecatombe
ma, al contrario, gli scienziati avrebbero progettato
fontane, giardini, giochi sorprendenti
per rendere più gioiosa la felicità dell’uomo.
Sono pericolosi – stampavano le grandi rotative
Sono pericolosi – dicevano i presidenti nei loro discorsi
Sono pericolosi – mormoravano gli artefici di guerra
Bisogna distruggerli- stampavano le grandi rotative
Bisogna distruggerli – dicevano i presidenti nei loro discorsi
Bisogna distruggerli – mormoravano gli artefici di guerra.
I portatori di sogni conoscevano il loro potere
e perciò non si sorprendevano.
E sapevano anche che la vita li aveva generati
per proteggersi dalla morte annunciata dalle profezie.
E perciò difendevano la loro vita anche con la morte.
E perciò coltivavano giardini pieni di sogni
e li offrivano in dono con grandi nastri colorati;
e i profeti dell’oscurità passavano notti e giorni interi
controllando tutti i passaggi ed i sentieri,
cercando quei carichi pericolosi
che non hanno mai potuto intercettare,
perché chi non ha occhi per sognare
non vede i sogni né di giorno né di notte.
E nel mondo si è scatenato un gran traffico di sogni
che i trafficanti della morte non riescono a bloccare;
e dappertutto ci sono quei pacchi con grandi nastri colorati
che solo questa nuova stirpe di veri esseri umani può vedere
e i semi dei loro sogni non si possono scoprire
perché sono racchiusi in rossi cuori
o in ampie vesti di maternità
dove i piedini sognatori caprioleggiano
nei ventri che li portano.
Dicono che la terra dopo averli partoriti
scatenò un firmamento di arcobaleni
e soffiò fecondità nelle radici degli alberi.
Noi sappiamo solo che li abbiamo visti
Sappiamo che la vita li generò
per proteggersi dalla morte che annunciano le Profezie
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Sì!!! Purtroppo sottovalutiamo sempre le competenze dei bambini, la loro intelligenza, anche quella emotiva e le loro infinite skills. Ci approcciamo a loro con un linguaggio semplificato (ma perché???loro non hanno imbarazzi a chiedere spiegazioni) o addirittura parliamo loro con le vocine! Non argomentiamo loro nulla perché tanto sono piccoli e non capiscono. Date un'occhiata ai testi scolastici degli ultimi 10 anni e fanno rabbrividire : parole frasi concetti semplificati al punto di essere inesatti, nessuna immagine realistica solo illustrazioni stile mulino bianco per non parlare della letteratura per bambini edulcorata dalla vita a meno che non sia quella di topini gattini ricci o formichine. Li proteggiamo dal fare normali esperienze di vita quotidiana che possano anche lontanamente essere "pericolose" sottovalutando il loro istinto anche di sopravvivenza e conservazione. Non li ascoltiamo mai davvero e se li ascoltiamo non restituiamo loro mai autenticità e verità. Potrei stare qui ore ad elencare inferni pedagogici. Stiamo educando capolavori sottovalutandoli pericolosamente, facendoli diventare fragili, ignoranti nevrotici e perfetti sudditi da riempire solo di ninnoli (cit.)
Oh, quanto amiamo i bambini. Ma non li rispettiamo davvero. Tendiamo a pensare che abbiano menti meno sofisticate, capaci di emozioni intense, ma semplici. Di sicuro crediamo che i bambini non possano essere intelligenti e complessi quanto noi adulti. Diciamocelo, quali spe- ranze possono avere di capire la narrativa letteraria se molti di loro non sono neanche capaci di allacciarsi le scarpe?
E se invece avessimo sbagliato tutto?
Se i bambini fossero il pubblico perfetto per l'arte? Se fossero i lettori ideali per la narrativa letteraria? Se in realtà fossero equipaggiati meglio degli adulti per farsi coinvolgere profondamente dalle storie?
Se lo scopo di un'educazione artistica non fosse solo quello di accumulare nuove capacità, ma anche quello di risvegliare sensibilità a lungo sopite? Se la capacità di apprezzare l'arte fosse, non dico innata, ma attiva molto presto durante l'infanzia?
Be', allora dovremmo fare del nostro meglio per produrre degli ottimi libri per bambini.
- Mac Barnett
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Quando mi manchi
Organizzando le giornate in maniera d'avere abbastanza tempo per fare tutto mi ritrovo più produttiva, riesco a suddividere il mio tempo tra lo studio, l'esercizio fisico, le mie passioni ed anche Moon, senza mai dimenticarmi di te.
Il tempo scorre in maniera più equilibrata e riesco un po' anche a colmare la mancanza di non sentirti al mio fianco quando lavori.
Il fatto che tu lavori ed io invece unicamente studi e mi occupi del nostro gattino un po' mi dispiace, perché mi sembra di essere poco utile, questo sebbene sappia che in realtà tu non pensi che io sia inutile.
Certo che quanti giri di testa mi faccio però quando sono tranquilla senza nulla da fare per un po', ma forse anche questi momenti ci vogliono, perché servono a riflettere meglio sulle cose.
Sei uscito presto questa mattina tant'è che a malapena ho avuto il tempo per salutarti e vedere la tua auto lasciare il vialetto davanti all'edificio dove abbiamo il nostro appartamento.
Ci sono giornate, come questa, dove è più difficile stare lontana da te e quindi per sentirti più vicino accendo il giradischi che mi hai regalato per Natale e vi posiziono la canzone che per prima hai detto di faceva pensare a me, così, ninnata dalla dolce musica prodotta, mi siedo di fronte alla mia scrivania ed estratto un bel foglio bianco, prendo la penna in mano e cominciò su carta a riversare le mie emozioni ed i miei pensieri.
Pian piano, cercando di usare una bella calligrafia leggibile, nero su bianco compaiono tante piccole formichine che compongono un'altra lettera per te, perché ovviamente non è la prima che ti scrivo e nemmeno sarà di certo l'ultima che leggerai.
Il suo contenuto prende forma, finché dopo una buona mezz'ora di immersione totale, riemergo alla realtà con la lettera finita e ben chiusa dal solito nastrino rosso che mi piace utilizzare per rilegarla.
Soddisfatta ritorno alla mie faccende, proseguo un po' nella lettura del libro che devo studiare per il mio prossimo esame, mi preparo il pranzo, sfamo e giocherello un po' con Moon mentre mi alleno, nonostante le diverse palestre cittadine ho infatti sempre preferito potermi prendere il mio tempo e gestire autonomamente quanto e come allenarmi anche in base alle diverse esigenze del mio corpo e a come mi sento durante l'allenamento stesso.
Mi concedo un bagno caldo e decido di uscire per una passeggiata e per fare un po' di spesa così da farti trovare al tuo rientro una buona cenetta.
Infilo la porta e senza una meta precisa, se non più tardi il superamento, mi avvio con passo tranquillo e cadenzato verso il centro cittadino, osservando le vetrine e le persone intorno.
Decido poi di entrare nella mia libreria di fiducia e dare un occhio ai nuovi titoli proposti e quindi mi perdo per trame di castelli, vampiri, apocalissi ecc. penso poi che sarebbe carino regalarti un libro dato che a me piacciono molto e che i libri possono dire molto sia di chi lo regala sia del perché si è scelto proprio quel libro.
Mi metto a rovistare tra gli scaffali trattenendo in mano alcuni e riponendo altri finché la mia scelta non ricade su: "Nessun luogo è lontano" di Richard Bach, la trama mi pare bella, è un libro che potrebbe piacerti penso andando a pagare il mio acquisto facendomi fare un bel pacchetto.
Esco dalla libreria soddisfatta, con il libro stretto al petto e a questo punto proseguo verso il supermercato, vi entro dopo aver riposto nella borsa il libro e prendendo il cestino in cui sistemare i prodotti.
Mi sono proposta di preparati una buona cena, ma mi lascio abbastanza ispirare dai colori e dai profumi di quanto esposto. Non avendo un'idea precisa in mente trovandomi davanti al banco del pesce penso che potrebbe piacerti se ti preparassi un buon caciucco, non so se abbia mai provato quello originale, mi dico mentre mi faccio confezionare il pesce, il polpo ed i vari molluschi che mi occorreranno.
Riposto nel cestino ogni pacchetto prendo la passata di pomodoro, qualche pomodoro fresco, gli odori necessari ed un bello sfilatino con cui fare dei bei crostini da utilizzare.
Bene!, penso soddisfatta, ora mi serve un' idea per il dolce, ma non mi serve pensare troppo, decido di preparare il tiramisù, dopotutto a chi non piace? Sorrido immaginando il tuo viso stanco, ma felice di questo piccolo pensiero e quindi acquisto l'occorrente anche per questo, pago e ritorno a casa.
Nel frattempo ricevo un tuo messaggio che mi informa che saresti tornato tra qualche ora e che ti mancavo; non posso fare a meno di arrossire e riposto il telefono ripongo il libro vicino alla lettera sulla scrivania e preparo la cena.
Verso il consueto orario sento una macchina e so già che sei tu che parcheggi, conto i tuoi passi sulle scale e prima ancora che la porta si apra sono già tra le tue braccia.
"Ciao piccola." mi sorridi facendomi sciogliere, ogni volta che torni a casa mi sento anch'io a casa e nulla mi manca.
"Mi sei mancato" lo dico quasi sussurrando, ma so che mi hai sentita perfettamente tant'è che sorridi e ti guardi intorno con quel sorrisetto monello che personalmente trovo davvero sexy.
"Cosa combini?" dal tono della tua voce capisco che sei stanco, ma hai voglia di giocare.
"bah nulla giusto due cosette" rido stando al gioco.
Ti avvicini a me e mi avvolgi tra le tue braccia e sento i tuoi muscoli rilassarsi, socchiudo gli occhi lasciandomi andare al profumo inebriante che ti contraddistingue finché non sembri notare l'involucro sulla scrivania.
"Questo è per me?" annuisco e mentre io mi allontano per preparare la tavola tu ti accomodi sul divano facendo i grattini a Moon e leggendo la mia lettera.
Una volta finito ti raggiungo sedendomi sul bracciolo del divano, come i bambini e anche se alzi un sopracciglio so che il tuo rimprovero silenzioso fa ancora parte del gioco.
Finisci di leggere ed apri il libro, lo sfogli e mi guardi poi mi sollevi il viso con due dita poste sotto il mento e mi baci, in fondo entrambi sappiamo che non occorrono parole in certi casi così ci accomodiamo a tavola e consumiamo la cena che ho preparato per noi, tra sguardi, racconti delle nostre giornate, risate e mani intrecciate.
Quando mi manchi penso a come sorprenderti e questo mi porta al bellissimo sorriso che spunta sul tuo viso.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
#life#vita#umi-no-onnanoko#love#amore#coppia#couple#relazione#relationship#quotidianità#life together#16.09.22#quando mi manchi#write#writing#scrivere#scrittura
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Non ho mai capito se nel mondo ci sono troppe parole, o troppe poche. Ci sono parole che contengono universi di significato, ma ci serviamo di quelle che contengono formichine di significato solo per il vizio di poterne usare di più.
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Respirate dai vostri ciucciotti di fumo mentre tenete in tasca l illusione di un viaggio. Siete osservati, controllati, pilotati e manipolati, portati al guinzaglio e distratti come un neonato con un luccicante sonaglino. Siete bambini di una madre arida. Pregate in ginocchio sotto l'umiliazione dell'illusione di molti. Copritevi di lacrime e fate si si con la testa, mentre il vostro cervello è sconquassato dalla corruzione degli elementi e dalle informazioni costruite. Giochi d'ingennio per poveri ciarlatani, gabbie come bunker per chi si crede libero, solo perché vede la vetta da più vicino, nel suo attico. Povere creature di cui nessuno avrà misericordia, esseri senz'anima che implorano all'angolo un ascolto, uno sguardo, sperando nella pietà in una città grigia. Formichine che scappano nell'oscurità. Conquistatori che si credono regnanti nella terra degli insetti, cibandosi di anime. Poveri esseri mortali. La vostra fine è già iniziata.
Mostro oscuro è colui che riemergendo dalle tenebre vedrà il riflesso della sua anima malvagia.
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Fratelli d'Italia
E (sempre Connolly...) il sex compulsivo con amori un po’ troppo impegnativi da indossare per mesi e mesi durante un lavoro serio... O invece, la domesticità definitiva con l’odorino d’angolo-cottura che si comunica alla scrittura; e il passeggino nell’ingressino: alibi d’ogni sottomissione e compromesso nel dar via il culo culturale... per sfamare i piccini che saranno un giorno impiegati alla Rai... Poi, l’alcool anglo-americano; e le droghine nuove non incluse nel senso del peccato della nonna... Più che nemici, forse, parassiti delle promesse, dei talenti, degli standard qualitativi così alti da giovani. Non solo nel Trenta... «Anche qua? Ma non mi dire!». «Non temete nulla di nulla, graziosa pellegrina, in compagnia di quattro santi eremiti. Qua, dati i prezzi, non più di un baby da Rosati o Canova. E quando appare una sigarettina dall’America, né sì, né no: “grazie, semmai la tengo per dopo”».
Anche però la chiacchiera per tutta la mattina al telefono, poi alle presentazioni col dibattito a metà pomeriggio, e il proseguimento polemico in trattoria fino alla chiusura... E intanto le settimane e le stagioni passano... Il bestsellerismo su ricetta per il successino a ogni costo, e il tormentone del nessuno torna indietro dalle statistiche commerciali... «Però,» si affanna a spiegare, non richiesto «questi settimanali come il “Mondo” e l’“Espresso”, oltre a fornirti i canali per raggiungere un certo piccolo pubblico di qualità, che esiste, permettono di infischiarsi abbastanza di quel piccolo sistema di mafiette e congiurette da villaggio feudale, non globale... Coi “vice” e i “sotto” un po’ prepotenti e un po’ tremebondi, a seconda dei corsivi dei gerarchi... E alla polemica letteraria si risponde con mosse non-letterarie, da uscieri... per esempio manovre per “togliere il pane” ai piccini. Che però qui mancano, tra i Fortuny». «Ancora molta fame, in giro?». «Né contratti, né stipendi, né assicurazioni, né pensioni. Solo collaborazioni “in nero”, lasciate cadere in cambio di servilismi continui... e continuamente revocabili! Rubrichine di favore alla radio, recensioncine di marginalia sulle pubblicazioni degli enti, precarie, per le formichine da tenere sotto obbedienza... Senza garanzie di continuità per i piccini delle formichine...». «Tutto in nero?». «Senza mercé. Sotto i piè... E in queste situazioni così bloccate e piccole si fa in fretta a reprimere i libri come sotto il fascismo... o a estromettere un freelance poco rispettoso... Bastano poche telefonate per controllare i mezzi di produzione e di informazione. Come negli altri settori di questo paese minuscolo. Perfino letterati abbastanza insigni e anziani e deferenti con tutti fin dal fascismo: li vedi sempre che corrono e gemono, per i posti e posticini, fra burocrati e tangheri... Tremano alla Rai, aspettano per anni la chiamata di un direttore o di un amministratore, bussano all’Università per niente, sognano i corridoi e gli orari del “Corriere”, col mito di quei tavoli e quegli abat-jour...». «Il cosiddetto Establishment? Non è un cenacolo di artisti?». «Poca gente che si conosce tutta e fa tutto, come nel fascismo, però sempre “in veste di...” e cioè in tante vesti, per i diversi ruoli: il Poeta, il Politico, il Funzionario, lo Storico, il Neo, l’Ex... Cioè le diverse maschere per i ruoli che si intrecciano: il Potere che si finge Opposizione, la Rivoluzione che reprime chi non riverisce i Valori-di-Nonno; l’Accademia che fa il Mercato e tira ai soldi... E ancora più ossequiosi che bisognosi: basta far sapere al dottore che non sarà gradito se si parla di un certo libro; e il dottore non ne parla. Poi però viene a scusarsi per non averne parlato: non si sa mai... Oppure: “tu devi fare una bella presentazione”. E il dottore non solo la fa, ma lo va dicendo: me l’hanno chiesta! hanno insistito! ci tenevano tanto!». «E se gli chiedevano il culo?... A me sembrano i caratteri tipici di tutto il paese: le cancellerie e gli stati maggiori l’hanno sempre ripetuto». «Anche la mancanza d’orgoglio? la mancanza d’anima? la meschinità dei moventi, che si trasferisce dalla persona all’opera come un odore dei vestiti?... Se si prova a svolgere un discorso generale d’attualità, parecchi commentano in buona fede “ma perché se la prende con la Tiritiri e con Pecionetti, che non gli hanno fatto niente?”. E avranno letto dieci righe in tutto, dietro dieci telefonate di Mestatori. Non viene sinceramente in mente che qualche considerazione culturale possa esser ripresa dall’“Observer” e non dall’ambientino. E senza fini personali. Come quando uno presenta alla Camera una proposta di legge per introdurre qualche norma societaria come in Europa, e subito “ma perché quello ce l’ha tanto con la Pavonazzi & Figlio?”». «Non è che sotto il fascismo abbiano dato prove...». «Congreghe, allora e adesso, per un mercato piccolo. Rivalse e vendette contro chi non chiede tutti i permessi e non offre servizi ai Responsabili per la Cultura... Atroci coppie anziane che in trattoria sulle puntarelle o le pappardelle strillano assatanate, fra le ordinazioni: “qui bisogna fare uno scandalo!”. (E giù, masticando grossi bocconi rabbiosi)... “Qui bisogna che nessuno dica una parola!”. (“E la mia cicoria?”)... “Ma questo come si permette!”. (“Io comincio a mangiare finché è caldo”)... “Bisogna avvertire quella poveraccia, che non lo sa!”... (“Queste patate non sono mie, sono per la signora lì”)... E anche poi carpire coi sotterfugi i dattiloscritti altrui, tramite povere donne infelici che non vanno in vacanza, compulsarli nelle cucine delle megere e dei megeri accaldati, commentare le singole righe fra i gatti delle streghe che fanno pipì e gli urli di “non è possibile!” delle arpie al telefono, coi subalterni che fanno da mangiare per i gatti e tenuti anche a predisporre trappole e propalare le maldicenze... che sostituiscono per loro il mare e la montagna, e anche la saggistica e la ginnastica... Poi, una passata di complotti e diffamazioni per i premi: e siamo a Ferragosto. Quindi ci si tolgono un po’ di saluti autunnali in trattoria: su il naso, davanti ai broccoletti passati in padella... E i megeri e le megere vanno per un po’ in giro a ripetere, con tutte le penne per aria: “questo personaggio sono io! ma io non sono affatto così!”... E avanti con le pappardelle e le puntarelle, e “quello, bisogna distruggerlo!”, con l’aglio e senza l’aglio, e nuove serve: “oggi è stata da me la piccola Paparazza, una delizia!”...».
Alberto Arbasino (Voghera, 22 gennaio 1930 – Milano, 22 marzo 2020) - Fratelli d'Italia
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