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Ciao Anna.
Sono Mario amico di mamma e papà.Sto seguendo anch'io il tuo viaggio 🤗🤞👋
Ciao Mario, grazie mile!!!! Un abbraccio 🪷
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Day 1
Arrivati al monastero, quello che vedo è straordinario. Uno spazio circondato dalle montagne, perfettamente curato, verde e tranquillo.
Poco distante un centinaio di persone in abiti bianchi. Stanno camminando in fila, molto lentamente. Così lenti che a guardarli da lontano sembrerebbe che siano immobili. Mi viene subito in mente ciò che Emmanuel Carrère descrive nel suo libro “Yoga” in cui racconta, tra le mille altre cose, anche l’esperienza del ritiro Vipassana.
Il pomeriggio è trascorso velocemente e mi sono sentita immensamente serena ed emozionata per ciò che succederà nei prossimi giorni.
Oggi ho conosciuto quasi subito una ragazza in particolare, J., un raggio di sole argentino con cui da subito capisco di condividere molto.
Il Monastero ha delle regole (in foto solo alcune) che ci hanno illustrato appena arrivati. Inizialmente mi è sembrato molto rigido ed ero un po’ titubante…non sapevo nemmeno se potevo camminare sull’erba o sedermi allo stesso tavolo di un uomo.
Dopo essermi confrontata con alcune ragazze e aver ascoltato la presentazione del Monastero da parte della mitica volontaria della reception (una signorotta tedesca che parla inglese sforzandosi di riprodurre un accento thai, boh!), ho ridimensionato il tutto. Anzi, effettivamente in confronto ad altri monasteri questo sembra molto bilanciato e permette di stare in silenzio a chi lo desidera, di meditare moltissime ore al giorno (vedi il programma che segue :D) e far sì che ognuno viva l’esperienza a suo modo.
Alcune peculiarità e rinunce che mi aspettano:
il letto non esiste, si dorme in una camerata con altre 20 ragazze letteralmente per terra, con un materassino spesso 2cm.
Nella nostra stanza vive un topo, che si aggira con gioia e cerca cibo. Oltre al numero infinito di formichine e altri amici della foresta.
Sveglia alle 5:00 IN TEORIA, ma ho il presentimento che la morning meditation in my room verrà sostituita da un pisolotto.
Due pasti al giorno, il primo alle 7 del mattino e l’ultimo alle 11. Vedremo.
Alle 18:00 ho partecipato, insieme alle 150 persone che alloggiano nel Monastero, al momento dei canti e della meditazione serale. Cerco sempre di ritagliarmi un piccolo spazio ogni giorno per fare un po’ di cosiddetta mindfulness, fare un il punto della situazione e riconnettermi. Non si può certo dire però che io sia abituata a meditare ore ed ore quotidianamente, quindi considerando ciò sono riuscita a vivermi serenamente anche i pensieri che a volte arrivano, accogliendoli e osservandoli.
Nei prossimi giorni chiederò il “silent badge”, per provare a ridurre al minimo le parole, per lo meno quelle con gli altri.
Seguono altri aggiornamenti, baci!🍕🍕🍕
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Dov’ero rimasta?
Sono trascorse poco più di due settimane dal mio arrivo in Thailandia, e sono successe un mucchio di cose.
Il mio primo (e unico >.<) aggiornamento racconta di Bangkok, ma nel frattempo sono stata nel Sud verso Phuket, ho preso traghetti e aerei e ho avuto una piccola antemprima del Nord esplorando Chiang Mai e Pai. Forse avrò modo di scrivere anche di questi luoghi e dei pensieri che hanno smosso, o magari non troveranno forma.
Ma nel mentre, ecco la grande news: purtroppo la mia preziosa compagna di viaggio è tornata in Italia (sigh). Non avevo piani precisi rispetto a cosa avrei combinato in sua assenza, sapevo che sarei voluta rimanere nel Nord per un po’, dato che il breve assaggio che ho avuto del Sud mi è per il momento bastato.
Dunque, eccomi qui: ho deciso di trascorrere qualche giorno in un monastero buddista, il Wat Pa Tam Wua Forest Monastery.
Nei giorni precedenti ho fatto qualche piccola ricerca riguardo i monasteri, ne ho individuati principalmente tre e alla fine, non ho capito bene perché, ho scelto di venire qui.
Bene, non avevo idea di cosa aspettarmi, anche perché consapevolmente non avevo fatto ricerche troppo approfondite riguardo cosa si sarebbe fatto, la routine e le regole. Volevo farmi sorprendere. Un ragazzo incrociato una sera mi aveva detto che aveva trascorso alcuni giorni qui e che l’esperienza era stata incredibile, anzi INCREÍBLE (era spagnolo). E questo mi bastava. Ah, e mio papà mi aveva riferito che questo posto aveva delle bellissime recensioni eheh
E inizia così la mia avventura, che racconto nel diario che sto scrivendo e che ho riadattato e riportato di seguito solo per voi (VOI CHI???? nel caso: mamma e papà, ciao!!)
Spero di riuscire ad avere la costanza di farlo anche per i giorni a seguire, ma non assicuro nulla.
Dalla cittadina di Pai prendo un bus diretto al monastero. Quattordici persone strette come sardine tra le curve estreme di quella strada.Persone di tutte le età, anche un’anziana signora di quasi ottant’anni che viaggia da sola e che indossa una meravigliosa maglia trasparente che mostra il suo décolleté che non sembra subire gli effetti del tempo. Dicevo, persone di tutte le età e provenienza, tutti diretti al monastero. E percepisco già un’atmosfera di sacralità, senza i soliti copioni: “Di dove sei? Da quanto viaggi? Quanto rimani? Che giro hai fatto?”. Dopo poco vedo l’anziana signora lacrimare e credo che in quel momento, ognuno di noi, fosse in qualche modo grato alla vita. Ognuno si stava dirigendo in quel monastero al confine con il Mianmar per un motivo diverso, ognuno con i propri pensieri, le proprie preoccupazioni e le proprie emozioni. E ognuno grato alla vita per un motivo diverso, o forse tutti per la stessa grande, assurda, confusa e meravigliosa ragione: il fatto di essere vivi, di poter guardare dal finestrino l’immenso e puro verde che ci circonda, sentire tutti gli odori che arrivano al nostro naso, inclusa la puzza di gasolio o l’ascella del vicino.
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Bangkok: sei un bel casino
È successo!
Con poche ore di sonno e qualche foglia d’alloro ancora sulla testa, abbiamo finalmente posato i piedi in terra thailandese.
Bangkok ci ha accolte alle 6 del mattino, offrendoci un assaggio della sua umidità e mostrandoci fin da subito le sue mille sfumature.
Dopo tre giorni nella città posso affermare di averne esplorato: meno di un decimo.
Nonostante ne abbia conosciuta una parte irrisoria, mi sono innamorata della Bangkok più autentica e genuina, con le sue viuzze dove a tratti sembra di essere stati catapultati negli anni ‘80.
Quartieri in cui eravamo le uniche straniere, con le casette di lamiera e la porta aperta che ci regalava uno sguardo sull’intima quotidianità degli abitanti.
Ma Bangkok ha molteplici facce ed è così che si alternano quartieri di vita semplice e povera, a grattacieli e viali immensi.
Ci sono strade così ampie e vuote che mi ricordano gli enormi spazi dell’Oman, e affianco puoi trovare aree così dense di persone che diventa difficile respirare.
È una città che cerca di stare al passo con la modernità e che tenta di adattarsi ai ritmi frenetici e alla domanda dei turisti, ma che trova ancora spazio per la fascia più povera della popolazione.
Tra Tuk-tuk e motorini, tempi buddhisti ed induisti, qualche varano e qualche blatta, l’umidità che ti stende, gli innumerevoli 7 eleven e la gentilezza dei suoi abitanti, ringraziamo Bangkok che stiamo per salutare per il momento.
Questa città ha mille contraddizioni, e forse mi piace così tanto perché in questo è così simile a me.
Ma adesso, è ora delle menzioni d’onore per:
~ Pan, il maestro delle elementari conosciuto al tempio del Buddha che sorride, che ci ha mostrato come fare una piccola preghiera.
~ Thai Airway, volo comodo e cibo okay, ma soprattutto quante cavolo sono belle le divise del personale di volo con vestiti tradizionali!!!!!
~ La capacità dei thailandesi di dormire in qualunque luogo e in bizzarre posizioni, incuranti degli sguardi altrui, con la maglietta sollevata sulla pancia.
~ Turistica ma interessante, ChinaTown a Bangkok non ha niente a che vedere con quella di Milano.
~ Il compleanno del defunto Re Rama IX celebrato il 5 dicembre, grazie al quale le autostrade sono gratuite per un giorno e le strade sono piene del suo faccione (forse però queste ci sono tutto l’anno).
~ Khao Sao Road…che dire…più che una via è sembrato di stare in un buco nero. Venditori di ragni fritti che te li sventolano sotto il naso, spogliarelliste, coccodrilli squartati, PR che ti assaltano, musica altissima. È stata un’esperienza bizzarra, 100% turistica ma pur sempre un’esperienza.
~ Chailoy - probabilmente non si scrive così - la nostra guida spirituale all’ostello Here Hostel, con uno stile pazzesco e una dolcezza meravigliosa.
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Infondo, Bangkok è come questa signora che vende ravioli…
…sembra che quel piccolo dito ti stia mandando a fanculo, ma se guardi con attenzione sta solo indicando se stessa per ricordarti quando sia graziosa e speciale. 🌺🌿
PS: Non ho ancora ben imparato a contrattare, ma ci sto lavorando. Seguiranno aggiornamenti.
CIAO!!!!!!
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