#foglie d’oro
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“Sto ccà”
(“Sto qua”, versione tradotta in Italiano)
Sto, qua, Isabella, sto qua.
Che c’è? Non mi vedi?
Già, non puoi vedermi,
ma sto qua, sono in mezzo ai libri,
tra le carte antiche,
dentro ai cassetti del comò.
Mi trovi quando il sole entra di sguincio,
s’intrufola di taglio
e fa brillare queste cornici dorate
d’argento
grandi e piccoline
di legno pregiato
acero noce palissandro mogano
sembrano finestrini e finestrelle
aperte sul mondo…
Mi trovi quando il sole si fa rosso
prima che tramonti
dipingendo d’oro i rami degli alberi
e s’infila tra le foglie
per farsi guardare.
Altrimenti mi potrai trovare
quando è notte
in cucina, per cercare qualcosa da mangiare
un pezzetto di formaggio, un’insalata,
quel poco che ti sostiene lo stomaco
e poi te ne vai a letto.
Prima della luce dell’alba poi
mi trovi alla scrivania,
con la penna tra le dita
e gli occhi al cielo,
pensando a ciò che ti ho raccontato
e non ho scritto
e chissà se non sia stato un bene
che questi pensieri si siano persi,
distratti, e stanchi di essere pensati,
che volteggiano nell’aria insieme a me.
E se guardi lassù
può succedere
che se ci sono le nuvole
mi trovi.
Il vento straccia le nuvole
e, così, come viene viene,
puoi trovare certi occhi che ti guardano.
Sotto una fronte larga larga
e lunga
e due solchi lungo il viso…
sì, li puoi trovare.
Eduardo De Filippo
Era l’anno 1963, e l’autore si rivolge alla compagna Isabella per narrarle di ciò che sarà oltre la vita terrena, e del sentimento che li lega: “Sai, quando non ci sarò più, guarda bene, perché, in tanti segni, io mi paleserò e tu mi troverai”.
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“Vita di un poeta”
Autore: Andrea Speziali
Dimensione: 100x100 cm
Tecnica: Olio su tela Anno: 2024
L'opera è stata eseguita dall'artista Andrea Speziali (Rimini, 28 settembre 1988) a colori ad acquarelli, tempere e interventi con foglie d’oro e argento. L’autore si ispira ai poeti e al loro pensiero creativo quando scrivono.
www.andreaspeziali.it
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Paljaimmitanu
Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni? Brillano tra le foglie cupe le arance d’oro, Una brezza lieve dal cielo azzurro spira, Il mirto è immobile, alto è l’alloro! Lo conosci tu? Laggiù! Laggiù! O amato mio, con te vorrei andare!
Questo breve canto contenuto nel romanzo di formazione Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister viene fatto pronunciare da Goethe a Mignon, la ragazzina che Wilhelm incontra in un gruppo di danzatori di strada e decide di prendere sotto la sua protezione. Mignon, di origini italiane, ricorda con nostalgia il suo Paese e diventa personificazione del desiderio del Sud.
Io voglio partire per raccontare la mia breve visita palermitana dalla foto sopra: il treno che da Cefalù mi ha riportato a Palermo era pienissimo di turisti, pulitissimo, dove un bengalese ha richiamato un maghrebino che guardava i video di Tik Tok troppo alti (te le vendo io le cuffiette) ma la cosa sorprendente è che è arrivato alla Stazione Centrale con 10 minuti di anticipo, alle 13.22.
In 100 metri o poco più c’è tutto questo, mi permetto di dire uno degli angoli più suggestivi del mondo. E chiedo ai palermitani che mi leggeranno perchè la chiesa dei Teatini, che ha l’entrata principale dal Corso e quella laterale da Via Maqueda è chiusa.
la Chiesta di Santa Caterina di Alessandria, con annesso convento, ospitava le figlie non primigenie delle famiglie nobili, anche per questo il suo barocco fiorito siciliano è qualcosa di abbagliante.
Una cooperativa di ragazzi ha ripristinato la leggendaria dolceria
Che riprende le ricette originali delle Monache, riproponendo anche dolci che quasi nessuno faceva più, come il leggendario Trionfo di Gola, descritto anche ne Il Gattopardo, che è così bello che quasi commuove
Ne avevo parlato in un Vero O Falso, ecco la Chiesa del Santissimo Salvatore, altro gioiello barocco
Questa foto l’ho fatta dalle Torri del Duomo di Cefalù, in un lunedi piovosissimo
Ma è sempre una meraviglia
«Tra dieci giorni, se non hai niente in contrario, potremmo andare a Palermo» le disse. «Preferisco Ginevra» rispose lei. Stava in piedi davanti al cavalletto ed esaminava una tela iniziata. «Come puoi vivere senza conoscere Palermo?»
Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere.
Per € 2.50 non credo esistano tante cose più buone
Andateci, ne vale la pena
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AEDES DE VENUSTAS - PELARGONIUM - Eau de Parfum - Feelings are scented beyond time and space… . Cercare il dettaglio infinitesimale.Forse desiderabile, al limite dell’impossibile. Come Goethe, io amo colui che desidera l’impossibile. Quanto può essere affascinante prestare naso e sensi ad una fragranza che è colma di immagini e commozione, che punta dritto alla memoria e fa rimbalzare nitido il ricordo? Eccomi qui, oggi come ieri, affascinata dalla pittura del Secolo d’oro fiammingo, persa nell’opulenza floreale di nature morte vivissime, dentro luminosi bouquet a tre dimensioni, creati per essere toccati, fiori che allungano steli e corolle verso lo sguardo, farfalle che sembrano prendere il volo, oggetti posati distrattamente che potresti rubare… (le opere di Ruysch e van Aelst? ne parlo qui). È ancora e sempre pura luce ai miei occhi, è non voler smettere di godere sine die di tanta bellezza, di circondarsi di infinita magia, lì nella natura, che seppur immobile, muove ogni corda dell’anima. Al desiderio di impossibile tiene testa questa fragranza capolavoro di Aedes de Venustas, Pelargonium, il cui fascino è manifesto, in quella sua fatale complessità creativa al limite dell’indecifrabilità. Il geranio, nota che domina la composizione, viene ritratto in un chiaroscuro olfattivo tra eleganza barocca e texture materica più contemporanea. Le sue foglie di velluto, sbriciolate con dovizia, emanano un accordo verde speziato balsamico che conquista il primo piano sulle nuance nostalgiche di iris e legno di cedro. Dal fondo scuro emergono solenni resine e legni preziosi, sentori terrosi vegetali, vetiver, legno di guaiaco, salvia sclarea, muschio, accentati dalla piccantezza di cardamomo e pepe, illuminati dal fascio radente del bergamotto.Sublime nell’evoluzione la velatura incensata dell’elemi, che cela un calore dolciastro sognante e il chiarore brumoso dei muschi che tutto eleva e ammanta di mistero. E così è il sentirsi accolto nello spazio senza tempo dell’arte, della natura, essere, partecipare, godere di tanta ineluttabile bellezza.
Creata da Nathalie Feisthauer. Eau de Parfum 100 ml. Online qui
©thebeautycove @igbeautycove
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sta cosa che per sopravvivere devo spendere soldi su soldi per mangiare e lavarmi mi lascia allibita
uno non l’ho chiesto io di venire al mondo quindi solo per questo pretendo (si scherza) uno sconto e due per me dovrebbe essere tutto molto più abbordabile cioè scherziamo quattro euro per il sapone intimo?? quattro?? euro?? mi laverò la figa con delle foglie d’oro per caso? no e allora cosa me lo fai costare così tanto
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E questi giorni
Di cosa son mai fatti questi giorni con mille guerre come tutti gli altri e poca fantasia nei potenti pronti a riproporre il solito sformato di foglie autunnali già cadute, risalite e ricadute, niente frutti come conviene durante ogni crisi senza valori, monete d’oro a parte pesanti, indigeste malgrado la nobiltà del metallo e l’ignobiltà in chi le tintinna nascosto. . E questi giorni, resistenza…
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Frammenti - Fragments
🌸Frammenti🌸Frammenti di temponascosti nel ventoscricchiolii fugacinel calpestare di passisono suoni d’autunno tra foglie d’oro 29.10.2024 Poetyca 🌸🌿🌸#Poetycamente🌸FragmentsFragments of timehidden in the windfleeting creaksin the trampling of footstepsare sounds of autumnamong golden leaves29.10.2024 Poetyca
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Miliardi in cocaina dal Sud America all'Europa
Cocaina, produzione record dalla Colombia: così narcos e broker si coprono d’oro. La produzione complessiva nel triangolo sudamericano ha superato 2.800 tonnellate. Consumi e guadagni alle stelle. Gli arresti non fermano il business. Un momento d’oro per i narcotrafficanti di cocaina, un’agonia mortale per il resto del mondo. Nonostante gli arresti dei broker e dei signori della droga si succedano rapidamente – gli ultimi a cadere tra le fila degli italiani sono stati due personaggi legati alla camorra che vivevano nel lusso in Colombia, per non parlare di Ismael Zambada García, detto “el Mayo”, arrestato il 25 luglio 2024 in un aeroporto privato a El Paso nel Texas con Joaquin Guzman Lopez, figlio del “Chapo” – tutto prosegue come se nulla fosse. Qui Colombia Basta dare un’occhiata all’ultimo report appena dato alle stampe dall’Agenzia antidroga (Unodc) dell’Organizzazione delle nazioni unite (Onu), partendo proprio dalla Colombia, terra di narcos e broker della ‘ndrangheta e maggiore produttore di cocaina al mondo (circa il 65% del totale). Il 18 ottobre l’Agenzia scrive che la coltivazione di coca è aumentata del 10% nel 2023, raggiungendo i 253mila ettari, mentre la potenziale produzione di cocaina ha raggiunto le 2.664 tonnellate. Quest’ultimo dato equivale a un potenziale aumento del 53% della produzione di cocaina rispetto al 2022 e segna il decimo anno consecutivo (dal 2013) in cui le stime della potenziale produzione sono aumentate. Gruppi armati La maggior parte della coca è prodotta in territori ad accessibilità limitata tuttavia l’indagine ha rilevato che il numero di ettari piantati entro 12 km da un centro popolato è cresciuto da circa 189mila ettari nel 2022 a circa 209mila ettari nel 2023. «La maggiore vicinanza – scrivono gli analisti dell’Unodc – potrebbe far sì che le economie legali diventino sempre più dipendenti dalle risorse generate da attività illegali. Allo stesso tempo, la capacità dei gruppi criminali di accedere a più beni e servizi può generare potenti incentivi a sostenere o espandere le attività illegali in queste aree». I gruppi armati in Colombia rimangono pesantemente coinvolti nel mercato della cocaina, intensificando i conflitti violenti nelle aree colpite dal traffico di droga, dall’estrazione mineraria illegale e dalla tratta di esseri umani. «L’aumento della coltivazione – conclude il documento sulla Colombia – coincide anche con un aumento della violenza contro i leader sociali, un deterioramento delle condizioni di sicurezza e un’ulteriore pressione contro i gruppi indigeni e afro-colombiani». Qui Perù Devida – la Commissione nazionale peruviana antidroga – il 27 giugno 2024 ha presentato il rapporto per l’anno 2023 “Coca crop monitoring”, nel quale è stata enfatizzata la riduzione di 2.224 ettari rispetto all’anno precedente (complessivamente 92.784 ettari di area coltivata con cespugli di foglie di coca in produzione rispetto ai 95.008 dell’anno precedente). «Stiamo parlando di una rottura di tendenza dopo otto anni di crescita. Questo è il risultato delle azioni congiunte degli enti statali legati al modello di lotta al traffico di droga”, ha sottolineato Carlos Figueroa Henostroza, presidente esecutivo di Devida. Per lo Stato andino, dunque, è un grande risultato ma per l’Agenzia dell’Onu si tratta solo di una modesta riduzione che poco toglie al secondo produttore di cocaina al mondo (posizione che si contende con la Bolivia), causando perdite di biodiversità e colpendo le comunità. Qui Bolivia Dal 2009, la Bolivia ha smesso di conoscere i dati sul potenziale di produzione di cocaina contenuti nei rapporti dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (ma la stessa cosa, attenzione, accade anche in Perù), ma soccorre lo studio condotto dal Centro nazionale per lo sviluppo agricolo (Cedla) “L’economia della droga tratta: deistituzionalizzazione e politiche in Bolivia”. Citando rapporti dello stesso Unodc e del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, lo studio indica che il potenziale di produzione di cocaina in Bolivia è aumentato negli ultimi anni, anche se i dati finali differiscono da un rapporto all’altro. Secondo l’Agenzia Onu la capacità di produzione di cocaina della Bolivia nel 2020 era di 140 tonnellate, mentre, secondo gli Stati Uniti era di 312 tonnellate. «Se sottraiamo il volume della produzione potenziale dalla quantità di cocaina sequestrata dalle autorità antidroga, possiamo supporre che il resto sia il volume di cocaina che avrebbe potuto essere commercializzata», indica lo studio preparato dal ricercatore Carlos Arze. Questo significa che la maggior parte della cocaina prodotta viene commercializzata, poiché i sequestri sono a livelli molto più bassi. Secondo i dati ufficiali del Governo, nel 2019 sono state sequestrate 19,56 tonnellate di cocaina, 15,65 nel 2020; 19,72 nel 2021; 20,33 nel 2022 e 32,93 nel 2023. Soldi a palate Di soldi, broker e narcos ne fanno a palate, al netto degli arresti dei boss e dei sequestri. Il 15 ottobre, ad esempio, proprio la Bolivia ha distrutto 21,6 tonnellate di cocaina. Il ministro dell’Interno Eduardo Del Castillo, sulla sua pagina Facebook, ha esultato: «Si tratta del più grande sequestro nella storia della Bolivia e uno dei più grandi sequestri di droga nella regione negli ultimi anni in un’unica operazione». La droga era destinata al mercato tedesco. Sulla base dei dati del 2021, si stima che il mercato della droga nell’Unione europea abbia un valore minimo al dettaglio di almeno 30 miliardi di euro (fonte: Consiglio dell’Unione europea, dato aggiornato al 4 settembre 2024), anche se altre fonti lo stimano tra i 23,7 e i 33,6 miliardi di dollari. Gran parte dei quali proviene dalla cocaina che, a livello mondiale, vale 250 miliardi, circa la metà (calcolato ormai per difetto) del valore globale del traffico di ogni tipo di droga possibile e immaginabile. 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“Sto ccà”
(“Sto qua”)
Dedicata alla moglie Isabella
Sto, qua, Isabella, sto qua.
Che c’è? Non mi vedi?
Già, non puoi vedermi,
ma sto qua, sono in mezzo ai libri,
tra le carte antiche,
dentro ai cassetti del comò.
Mi trovi quando il sole entra di sguincio,
s’intrufola di taglio
e fa brillare queste cornici dorate
d’argento
grandi e piccoline
di legno pregiato
acero noce palissandro mogano
sembrano finestrini e finestrelle
aperte sul mondo…
Mi trovi quando il sole si fa rosso
prima che tramonti
dipingendo d’oro i rami degli alberi
e s’infila tra le foglie
per farsi guardare.
Altrimenti mi potrai trovare
quando è notte
in cucina, per cercare qualcosa da mangiare
un pezzetto di formaggio, un’insalata,
quel poco che ti sostiene lo stomaco
e poi te ne vai a letto.
Prima della luce dell’alba poi
mi trovi alla scrivania,
con la penna tra le dita
e gli occhi al cielo,
pensando a ciò che ti ho raccontato
e non ho scritto
e chissà se non sia stato un bene
che questi pensieri si siano persi,
distratti, e stanchi di essere pensati,
che volteggiano nell’aria insieme a me.
E se guardi lassù
può succedere
che se ci sono le nuvole
mi trovi.
Il vento straccia le nuvole
e, così, come viene viene,
puoi trovare certi occhi che ti guardano.
Sotto una fronte larga larga
e lunga
e due solchi lungo il viso…
Eduardo de Filippo
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Fuga tra le Foglie
Le foglie autunnali scivolavano giù dagli alberi come piccoli frammenti d’oro, ricoprendo il parco di un tappeto dai colori caldi e avvolgenti. Ogni passo che facevo creava un leggero fruscio, come se la natura sussurrasse sotto i miei piedi. Il cielo era di un grigio perlaceo, e l’aria fresca di ottobre era come una carezza sulla mia pelle. Questo era il mio momento preferito dell’anno, quando…
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Un ricordo di Lauren Bacall nel centenario della sua nascita Cento anni fa nasceva la grande attrice... #laurenbacall https://agrpress.it/un-ricordo-di-lauren-bacall-nel-centenario-della-sua-nascita/?feed_id=6959&_unique_id=66f26daa34e9b
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Jenny Holzer e la Word Art
Jenny Holzer, artista annoverata tra le 100 persone più influenti del 2024 per la rivista Time, è una importante esponente dell’arte neo-concettuale e pubblica.
Appartiene al ramo femminista di una generazione di artisti e artiste emersa intorno al 1980, alla ricerca di nuovi modi espressivi e narrativi.
Tra le sue opere più suggestive si ricordano la gigantesca scritta luminosa a Times Square Protect Me From What I Want e la scritta monumentale sopra il famoso casino Caesar’s Palace di Las Vegas, Money Creates Taste.
L’obiettivo principale del suo lavoro è la trasmissione di parole e idee negli spazi pubblici.
La sua arte è politica e tratta temi come violenza, oppressione, sessismo, potere, guerra e morte, provando a fare luce su vicende e argomenti che si vogliono silenziare o oscurare.
È stata un’esponente del Colab, Collaborative Projects, gruppo artistico nato alla fine degli anni Settanta, che propugnava una forma di attivismo culturale collettivo.
Le parole sono alla base dei suoi atti creativi. I suoi testi brevi sono presentati su tabelloni elettronici, stampati su poster e magliette, incisi su panchine di pietra, pavimenti di marmo e sarcofagi di granito, fusi in targhe di bronzo o d’argento. Le sue scritte sono state proiettate su facciate di edifici, versanti montuosi e superfici acquee.
Nata a Gallipolis, Ohio, il 29 luglio 1950, ha studiato arte alla Duke University di Durham, poi pittura, incisione e disegno all’Università di Chicago prima di laurearsi alla Ohio University. Trasferitasi a New York nel 1976, si è unita al programma di studi indipendenti del Whitney Museum. Lì ha iniziato a lavorare con le parole e il linguaggio, rendendoli parte delle sue opere.
La sua prima opera narrativa è stata Truism (1977-79), brevi enunciati su quotidianità, potere, guerra, giustizia, rapporti umani, stampati su fogli distribuiti e affissi in forma anonima per la città in un contesto di disordine finanziario e degrado. Gli anni di Reagan che seguirono hanno dato origine a un lavoro critico e analitico rivolto al potere istituzionale.
Ha iniziato a inserire i suoi testi su cartelli elettronici all’inizio degli anni Ottanta, che spesso scorrevano troppo velocemente, creando un sovraccarico sensoriale.
Nel giugno del 1980 ha partecipato, col Colab, al Times Square Show, maestosa mostra collettiva a cielo aperto della durata di un’intero mese. Un vero e proprio forum per lo scambio di idee e un catalizzatore per esplorare nuove direzioni politico-artistiche.
Le sue opere e i suoi progetti sono stati esposti in sedi prestigiose di tutto il mondo come il Guggenheim, il MoMA e il Whitney di New York; il Centre Pompidou di Parigi; l’Oslo Museum of Contemporary Art e la Neue Nationalgalerie di Berlino.
Nel 1990 ha rappresentato gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia e vinto il Leone d’Oro per l’installazione Mother and Child.
Tre anni dopo, ha pubblicato la discussa serie Lustmord, per denunciare stupri e omicidi durante la guerra in Bosnia.
Dal 2010 il suo lavoro si è concentrato sui documenti governativi riguardanti l’Iraq e il Medio Oriente. Una grande opera al LED ha presentato estratti dei verbali degli interrogatori dei soldati americani accusati di aver commesso violazioni dei diritti umani e crimini di guerra durante la guerra in Iraq.
Insignita di numerosi premi internazionali, nel 1996 ha ricevuto il premio Crystal del World Economic Forum, nel 2000 il Berlin Prize Fellowship, il National Art Awards nel 2011 e l’Innovator Awards nel 2022.
Nel 1995 ha realizzato il suo primo progetto interattivo per il web, rendendo modificabili alcuni dei suoi più noti Truism.
L’approdo più recente della sua ricerca artistica è costituito dalle proiezioni allo xeno, presentate per la prima volta a Firenze nel 1996. In queste opere le frasi luminose formano lunghi testi che scorrono sulle superfici urbane, assumendo inediti connotati di grande suggestione visiva.
Nel 2018, un estratto dell’opera Inflammatory Essays (1979-1982) è stato stampato su una carta cucita sul retro del vestito che la cantautrice neozelandese Lorde ha indossato ai Grammy. Il testo diceva: “Rallegrati! I nostri tempi sono intollerabili. Coraggio, perché il peggio è un presagio del meglio. Solo circostanze terribili possono accelerare il rovesciamento degli oppressori. I vecchi e i corrotti devono essere distrutti prima che i giusti possano trionfare. La contraddizione sarà accentuata. La resa dei conti sarà accelerata dalla messa in scena dei disordini seminali. L’apocalisse fiorirà”.
Fino alla fine di settembre 2024, al Guggenheim Museum è possibile visitare la sua personale Light Line, rivisitazione della storica opera d’arte del 1989 installata nello stesso museo. L’insegna LED, che lampeggia mentre cambia colore, carattere ed effetti speciali, era stata. ai tempi, la più lunga del mondo (163 metri) ed è considerata un capolavoro della word art.
Nel corso degli anni, il suo linguaggio è cambiato seguendo il corso del tempo e della storia, facendosi più politico, più cupo, più intenso e in altri casi più intimo e personale. Da I Cannot Breath, a Destroy Superabundance fino a I Smell You On My Skin.
La sua arte, provocatoria, di forte impatto e altamente comunicativa, l’ha resa una delle artiste più importanti della post-modernità.
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Venezia - TAEX - Scoletta dell'Arte: DIGITAL REFORM - Mostra interattiva di digital art e AI art
Esposta alla Scoletta dell’Arte dei Tiraoro e Battioro — la sede della Corporazione degli artigiani del XVIII secolo che producevano fili e foglie d’oro — dal 19 aprile al 15 settembre 2024, in concomitanza con la 60ª Biennale d’Arte di Venezia, la mostra proporrà un viaggio interattivo attraverso l’artigianato digitale, creando un legame diretto con l’arte del passato e coinvolgendo attivamente…
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Arriva il goldene, il nuovo materiale formato da un singolo strato di atomi di oro
http://www.afnews.info segnala: Il portentoso grafene potrebbe presto passare di moda. A rubargli la scena, infatti, è ora un nuovo e sorprendente materiale, fatto interamente d’oro. Si tratta del goldene, appena messo a punto dai ricercatori dell’Università di Linköping, in Svezia, che sono riusciti appunto a creare per la prima volta fogli d’oro dello spessore di un singolo atomo. Un…
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32. (Di sera)
Quasi le sette, di sera. Avevo messo la faccia adatta. Non è una cosa difficile, per me. Ne ho tante e non mi costano niente, le faccio io. Parecchie le ho già dentro. Quando si tratta di una maschera sono un regista, un ottimo regista. E mi scrivo pure il copione.
Quella volta recitavo l’uomo che sta tornando a casa. Era sera perché era già buio, altri stavano rientrando come me, chissà se anche loro, come me. Chissà. Mi venne da passare davanti alla cattedrale, avrei allungato un po’, ma tanto dovevo solo far passare la vita. I mattoncini piccoli, la sagoma lunga come una nave da carico, magari è ancora aperta. Mi piaceva l’odore delle chiese. Un misto di umido, fresco, di tende pesanti sull’uscio, forse magari fortunatamente anche di un po’ d'incenso smarrito nella navata.
Il portone era aperto, provai ad entrare, l’anta cedette. Non c’era nessuno, la funzione era finita, meno male. Solo qualche piccola luce, vicino all’altare. Il resto si nascondeva tra ombre sempre più spesse. Mi sedetti ad un banco, tra gli ultimi. E così, mani tra le mani, le braccia abbandonate sulle ginocchia, sembravo un peccatore pronto a confessare qualcosa, un peccato, un peccato grave. E invece me ne stavo semplicemente lì, come un pesce nella pancia di quello più grande, pronto a scomparire. Forse andava pure bene, quel posto, per scomparire. I pensieri, il dolore, tutti quei maledetti benedetti viluppi che erano diventati la mia stessa persona, forse come le foglie d’autunno in un parco m’avrebbero sepolto, ricoperto, da quante erano, e forse lì sotto quegli occhi che dentro non volevano smetterla di vederti, di pensarti, forse si sarebbero chiusi. Gli occhi si sarebbero chiusi, e io con loro.
Mentre fantasticavo su questa possibilità, che invariabilmente non faceva altro che riportarmi a te, e ai tuoi capelli che scompigliavano ogni mia sensata assennata considerazione, entrò una vecchia. Dimessa, piccola, camminava piegandosi su un’anca, faticosamente. Guardavo come fosse vestita, mentre si avvicinava ad una cappella laterale. Dalle scarpe al giaccone era una donna senza pretese, non solo per l’età; era una di quelle donne sfiorate appena dalle mode, che comprava dove c’era convenienza ed un minimo di decenza, senza armadi da rinnovare, spenti i colori. Si avvicinò ai candelieri, di quelli dove si fa un’offerta e si accende il lumino. Potevo immaginare il suo ritorno a casa, senza nessuno che l’aspettasse. I figli lontani, la pensioncina, la tv.
Chissà se ha mai avuto la tentazione di farla finita.
“Ma certo”, sembrò mi dicesse, “ma certo”. Avevo da argomentare, contro questa silenziosa affermazione, che certe paranoie toccavano solo le menti viziose, che alla sua età i sacrifici di sicuro l’avrebbero dovuta temprare ben oltre quel desiderio macabro. Eppure, perché no? Chi mai può conoscere la misura del dolore, se non chi lo vive? Chissà se anche lei, come me, sotto le foglie, non avesse mai desiderato addormentarsi davanti alla televisione e chiudere gli occhi e dimenticare tutto, quella dolce puttana tentazione, di chiudere gli occhi per non avere mai più nessun ricordo, nessun respiro. Non bastavano le ossa vecchie, non bastava la pelle sfiorita, non era sufficiente; bisognava che il cilicio del tempo l’avesse segnata dentro, che la stringesse nel cerchio dei giorni che ripetevano lo stesso stridente motivetto, quel refrain fatto di lacrime, di tormento, ma più ancora di amore inespresso, mutilato, ingabbiato, soffocato al chiuso.
Eppure, santa donna, eppure, avevi acceso una candela. Perché, perché l’avevi accesa? Era per quel santo di gesso col bambinello in braccio? Era perché ci credevi, a quella sfilata di croci d’oro, ed al trionfo lassù, in alto, troppo in alto perché lo potessimo vedere? Perché?
Accese la candela, si segnò con la croce, stette qualche secondo con lo sguardo verso la statua, e poi curvò per riavviarsi all’ingresso. Uscendo mi guardò di sfuggita, accennò un saluto per infilarsi definitivamente nella notte di fuori. Avrei voluto togliermi la maschera ed abbracciarla e restare così, tutta la notte, tutti i giorni necessari. Vidi in lontananza il prete che si avvicinava e allora mi alzai e uscii anche io. Cominciava il freddo.
Dovevo cercare qualche altare, dentro di me, qualche altare dove mettere una luce, qualcosa. Non sapevo se t’avrei ancora rivista, non sapevo se, rivedendoti, avrei letto nei tuoi occhi il desiderio o invece solo una malinconia pacifica e tranquilla. O forse niente del tutto, forse solo uno sguardo fermo alla superficie dei miei occhi, senza voglia di entrarmi dentro. Non importa.
Non importa.
Tornerò a casa, accenderò quella luce, vivrò, e me ne starò così, per dare ancora quello che posso, il mio cuore aperto, che invoca.
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