#romanticismo nel parco
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scritturacreativa-85 · 2 months ago
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Fuga tra le Foglie
Le foglie autunnali scivolavano giù dagli alberi come piccoli frammenti d’oro, ricoprendo il parco di un tappeto dai colori caldi e avvolgenti. Ogni passo che facevo creava un leggero fruscio, come se la natura sussurrasse sotto i miei piedi. Il cielo era di un grigio perlaceo, e l’aria fresca di ottobre era come una carezza sulla mia pelle. Questo era il mio momento preferito dell’anno, quando…
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tiaspettoaltrove · 9 months ago
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L’unica libertà che vi concede l’amore, è quella di sottomettervi a chi ve lo dona senza limiti.
Sento dire ultimamente, sempre più di frequente, che l’amore non è possessione. In certi casi faccio d’istinto una riflessione, sul baratro verso cui via via di più stiamo scendendo. E poi rido, rido allegramente. Perché tutto ciò è una sciocchezza, e lo sappiamo tutti. L’amore tra uomo e donna è forse il culmine, l’apice del possesso. Due amanti si amano, ardono, si possiedono. Non sono due entità scindibili, ma una sola. Sono due corpi e due anime che si uniscono. E già solo per questo, quindi, è inevitabile che si possiedano. Perché devono stare insieme, come una cosa sola. Se non si possedessero, tutto si sgretolerebbe in men che non si dica. L’amore non è libertà, debbo darvi questa brutta notizia. Il vero amore infuocato, che brucia la carne, è ossessione, dipendenza, sudditanza. Forse non l’avete mai provato, forse l’avete sognato e basta o nemmeno quello. V’è questa tendenza, da troppo tempo, a voler rappresentare l’amore riferendosi in un certo modo sempre a quei due adolescenti di quattordici anni che passeggiano mano nella mano nel parco. Quello non è amore, o meglio, ne è solo una sua apparente sfaccettatura. Quello è affetto, amicizia, è un passare il tempo fuggendo dalla solitudine. Ma l’amore, no, l’amore è completamente diverso. L’amore è dolore, sofferenza, è dominio imposto o subito, nell’ambito dell’ovvio consenso che dà origine alla coppia, e che sempre deve rinnovarsi per mantenerla in piedi, quella coppia. L’amore è dentro o fuori. Senza via di mezzo, senza tentennamenti, senza ripensamenti. Per questo è così raro, per questo poi dopo un po’ finite annoiate a guardare l’ennesima serie su Netflix col vostro ragazzo. Perché non è vero amore, ma una parvenza di quel (finto, molto spesso) romanticismo che vedete nelle gif di Tumblr. E non pensiate che non vi sia spazio per la dolcezza e la tenerezza, tutt’altro. Ma ci si dedica con decisione, all’oscuro, cibandosi senza mai esserne sazi di quella che chiunque dall’esterno vedrebbe come perversione. Ma che invece, no, voi sapete bene non esserlo affatto. L’amore è un legame unico, non duplicabile, non sostituibile. È ordine, comando, esecuzione, passione. Sono i graffi sulla schiena, i lividi sul seno, i sorrisi indolenziti dal godimento del piacere più raro e più sublime. L’amore è stare al proprio posto, nell’ambito della dinamica specifica di una determinata coppia. È intercettare i bisogni inconfessabili dell’altro, ed esaudirli uno per uno. È straordinarietà, segretezza, fantasia. O meglio: è dare forma reale, alla fantasia che non si vuole rivelare a nessuno. La violenza reale non è quella del possesso, ma quella di chi si nega ciò che vuole davvero. Di chi si nasconde dietro a ciò che è socialmente accettato. Chi non è d’accordo, ma se lo tiene dentro e non lo dice. O si entra, o si sta fuori. Per quello cerco di sbarrare la porta: per impedirvi di vedere cosa c’è qui dentro. Per evitarvi di rischiare di voler restare intrappolate qui per sempre. Non siete pronte, ragazze.
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brickbrokerinternational · 1 year ago
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Castello Zellaer
Nel dominio del parco Kasteel Zellaer puoi goderti bellissime passeggiate nei bellissimi dintorni del castello. Il dominio ebbe origine probabilmente nel XIII secolo come castello feudale sull'acqua. Il fossato e la costruzione del demanio del parco sono storicamente molto preziosi. Nel parco sono presenti alcuni alberi monumentali secolari che hanno almeno 200 anni. Il parco è quindi protetto come paesaggio.
Alla fine del XIX secolo, il castello fatiscente fu sostituito da un castello con fossato pseudo-medievale. Il castello con ponte levatoio, merli e caditoie è espressione dello spirito ottocentesco di romanticismo con nostalgia di un passato glorioso. Nel 2001 è stato quindi protetto come monumento.
Il comune di Bonheiden e Kempens Landschap vzw gestisce il dominio da settembre 2017. Kempens Landschap è un'associazione paesaggistica fondata dalla provincia di Anversa. Il suo scopo è preservare, migliorare, proteggere e aprire al grande pubblico paesaggi preziosi nella provincia di Anversa. Lo fa sempre in stretta collaborazione con il comune.
I "medici del paesaggio", il team di gestione di Kempens Landschap, mantengono il parco in ordine, assicurano una corretta gestione dei valori naturali esistenti e la necessaria potatura di sicurezza degli alberi alla deriva e degli alberi monumentali in modo che l'area del parco e la foresta siano sempre sano, bello e sicuro per chi cammina. 
L'area del parco è liberamente accessibile tutto l'anno.
Visita guidata al castello di Zellaer
Volete visitare il castello e il parco dominio Zellaer accompagnati da una guida? Questo è possibile durante le visite guidate mensili la prima domenica del mese alle 14:00.
La visita guidata dura circa 2 ore e costa 5€ a persona. Sono possibili anche tour di gruppo da 10 persone.
Prenotazioni: [email protected]
Poiché il tour visita alcune stanze più piccole e passaggi stretti nel castello, ci piace limitare i tour a circa 15 persone per guida. La visita dura da 1,5 a 2 ore. Attenzione , durante la visita è necessario salire le scale. È possibile un tour adattato per disabili, ma si prega di indicarlo nella richiesta.
Lavori di restauro e rinnovamento nel castello di Zellaer
Al momento non è ancora possibile organizzare feste nel castello di Zellaer o nella rimessa per le carrozze associata. Prima che gli edifici possano e possano essere utilizzati per feste, è necessario un accurato lavoro di restauro e ristrutturazione. La data esatta dalla quale saranno possibili le prenotazioni sarà comunicata in tempo utile tramite i canali informativi comunali.
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2centsofwhatilike · 11 months ago
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Spring Evening, Akershus Fortress - Harald Sohlberg
IL FASCINO DEL REMOTO
A caratterizzare il suo approccio al paesaggio, la ricerca di zone non frequentate dai suoi colleghi, dove potesse ritrovare il senso romantico dell’altrove e una certa originalità di soggetto. Scelse quindi luoghi appartati come la regione montagnosa di Rondane (oggi Parco Nazionale), o la cittadina di Røros con un patrimonio architettonico di edifici in legno fra i più antichi e suggestivi d’Europa. Luoghi oggi molto visitati, eppure all’epoca quasi ignorati, che grazie a lui, in breve, divennero assai popolari. Attraverso una tavolozza intensa, ma insieme cupa e pensosa, Sohlberg esprime le sue radici di uomo del Nord, che porta nel cuore la maestosità di una natura luminosa e sferzante, avvolgente ma anche respingente. Il suo stile oscillò sempre fra l’Espressionismo e il Simbolismo, trovando la sintesi in una suggestiva pittura psicologica che riecheggia il Romanticismo, ma in chiave più profonda e matura, all’interno del clima speculativo sulla condizione dell’essere umano nella crisi positivista di fine Ottocento.
LA BELLEZZA PSICOLOGICA DELLA NATURA
Nonostante l’apparenza di naturalismo che permea i suoi dipinti, Sohlberg inseguiva una pittura capace di evocare stati emotivi o psicologici, com’era stato appunto nella tradizione romantica. Alcuni decenni più tardi, a questo slancio si affianca l’inquietudine di fine secolo, dovuta alla crisi politica e sociale che attraversava l’Europa e che, in Scandinavia, avrà nella drammaturgia di Henrik Ibsen la sua traduzione letteraria. Come si evince dai numerosi quadri a tema ‒ fra i quali quello che è forse il più noto della sua intera produzione, Notte d’inverno in montagna (1914) ‒, la maestosità delle grandi altezze fu un costante riferimento per la sua pittura. L’ispirazione gli veniva dal gusto per la “pittura di montagna” sviluppatasi in Europa sul finire del Settecento, apprezzata anche dai Romantici. Andando tuttavia oltre il loro approccio, Sohlberg trae da quelle rocce spesso innevate non soltanto le emozioni stimolate da un determinato panorama, ma anche riflessioni di carattere più generale sul significato che la montagna aveva per lui, come luogo di riflessione, di solitudine, di ascolto di sé, di metaforica fuga dalla tristezza e la violenza dei tempi. Ma probabilmente Sohlberg tocca le corde più profonde del suo talento pittorico quando si dedica ai tramonti, che riesce a caricare di pathos, di struggente drammaticità, tale da riempire l’anima e togliere il fiato, creando un punto di contatto fra la realtà esterna e l’essenza interiore della condizione umana.
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bergamorisvegliata · 1 year ago
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I LUOGHI DELL'ANIMA
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E riprendiamo a visitare anche quei luoghi che sono un ideale "mix" tra arte, natura, storia, luoghi con i quali la pace dentro di noi si fa ancora più forte e allo stesso poetica, luoghi intrisi di romanticismo, meraviglia e sogno allo stesso tempo.
Dopo un periodo di problematiche tecniche, e sul finire delle "feste 2023-'24" la nostra anima ci porta nel paese dei piccoli per eccellenza, ovvero Collodi che per varie ragioni non stiamo a spiegare cosa rappresenta per l'infanzia!
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CENNI STORICI
Collodi ha avuto una storia molto travagliata, come tutti i paesi che si trovavano in una posizione geografica strategica.
La storia di Collodi è molto segnata dalle vicende svoltesi intorno alla famiglia Garzoni, che secondo gli storici ha forti analogie con la storia della famiglia Uberti di Firenze.
La famiglia Garzoni apparteneva ai Ghibellini ed è per questo che ebbe sempre come nemica la Guelfa Firenze.
Nel momento in cui (1339) Firenze ebbe consolidato il suo potere su tutta la Valdinievole, la famiglia Garzoni fu costretta ad emigrare a Lucca dove fu accolta con benevolenza.
Questo esilio fu causato non dalla città di Pescia, che ebbe solo benefici dalla famiglia Garzoni, ma da Firenze che, temendola, la costrinse a stare lontano.
Per tutto il secolo XIV Collodi ebbe una vita intensa, partecipò dalla parte dei Ghibellini, alle battaglie di Montecatini (1315), di Altopascio (1325), al fallito tentativo di riprendere Pescia, e alle disastrose vicende della guerra fra Pisa e Firenze.
La famiglia Garzoni dopo essere diventata lucchese conservò i suoi possedimenti a Collodi, a San Martino, e a Sesto.
L’antico Borgo la cui esistenza è stata attestata a partire dalla fine del XII secolo, ha una origine simile a quella di molti altri borghi medievali, per motivi prevalentemente militari la popolazione fu costretta a salire sulla collina per meglio difendersi da eventuali attacchi di nemici.
Il Borgo si presenta come una vera e propria “cascata” di case piccole e arrampicate sul pendio di un colle scosceso, disposte sui lati di due triangoli che si toccano con i vertici.
Alla base del triangolo superiore c’è l’Antica Rocca, all’ altra, invece, la maestosa Villa Garzoni, che sorge sulle rovine dell’antico Castello medievale e che sembra sorreggere l’intero borgo.
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Passeggiando per le viuzze del paese si osserva con stupore lo stato di conservazione del borgo.
Si possono ancora ammirare le pietre che lastricano le piccole vie in mezzo alle case che perlopiù mantengono il loro aspetto medievale, i resti delle strutture fortificate come alcune porte del borgo, e, all’estremità scorgiamo la Rocca con un ampio recinto ed alcune torri, di cui una trasformata in campanile.
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Giunti ormai all’apice dell’antico borgo del castello si contempla la stupenda Pieve di San Bartolomeo da dove si gode di uno splendido panorama.
Collodi oggi concentra le sue attività intorno alle attrazioni turistiche che sono :
La Villa Garzoni e il suo Giardino all’Italiana, la Butterfly House e il famosissimo Parco di Pinocchio.
Un turista che arriva a Collodi si imbatte subito nelle tante bancarelle che possono soddisfare ogni esigenza, offrono infatti souvenir, cibo, bevande….. ecc.
In ogni momento dell’ anno, ma soprattutto da Aprile a Ottobre Collodi ospita migliaia di visitatori da ogni parte d’Italia e del mondo.
L’ultima settimana di agosto Collodi festeggia il Santo patrono S.Bartolomeo. il paese si arricchisce di appuntamenti divertenti e di importanti eventi religiosi.
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…è qui, tra le case arroccate una sopra l’altra, che Carlo Lorenzini trovò la sua ispirazione per il celebre romanzo…
Ricordati che il 27 maggio è il compleanno di Pinocchio!! Tutti gli attrattori del paese di Collodi festeggiano il burattino. Non mancare!!
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https://www.collodi.com
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Bologna Estate 2023: ecco gli appuntamenti della settimana
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Bologna Estate 2023: ecco gli appuntamenti della settimana. Tra i numerosi appuntamenti del cartellone di Bologna Estate 2023, segnaliamo alcune iniziative nella settimana dal 4 al 10 agosto. Dal 4 al 7 agosto, Sotto le Stelle del Cinema dedica quattro serate al cinema di Nanni Moretti, in piazza Maggiore alle 21.30: 4 agosto Ecce bombo (1977, 103'), 5 agosto Bianca (1984, 95'), 6 agosto Palombella rossa (1989, 89'), 7 agosto Caro diario (1993, 101'). Dal 4 al 6 agosto, tra Monteacuto e Lizzano in Belvedere, la seconda edizione di Articoltura, il festival d'arte dell'Appennino nato per valorizzare il territorio in modo sostenibile a partire dalle risorse locali (agricoltura bio, turismo lento e di prossimità, cultura della montagna) e per portare in montagna opportunità culturali, legate all'arte in tutte le sue forme, dalla musica alla poesia, dalla danza al circo. Venerdì 4 agosto, nel parco di Villa Salina Malpighi a Castel Maggiore, Escursioni Sonore 2023 ospita Corde sonore, concerto con Eugenio Palumbo (mandolino) e Roberto Guarnieri (chitarra). Un progetto nato per riscoprire e rivalutare il vasto repertorio originale per mandolino e chitarra, ancora poco conosciuto. In programma brani di diversa epoca: dal Barocco al Romanticismo, fino allo stile moderno, con rivisitazioni di musiche popolari in stile classicheggiante trascritte dagli stessi musicisti. Sabato 5 agosto, la rassegna I suoni dell'Alto Reno ospita un concerto per duo chitarra classica nella Pieve di Borgo Capanne. Sempre sabato, all'interno della chiesa di San Lorenzo di Varignana a Castel San Pietro, che conserva suggestione e acustica di una chiesa romanica, si esibirà l'ensemble femminile Mulieris Voces di Firenzuola, diretto dal Maestro Edoardo Materassi, che annovera brani di diversi generi e periodi musicali, dalla musica antica, alle origini della polifonia, a quella contemporanea, abbracciando anche la musica etnica. Prima del concerto, alle 20.30, i Campanari di Poggio suonano le campane di San Lorenzo, disposte in apposite strutture a terra; il gruppo fa parte dell'Unione Campanari Bolognesi che si propone di tramandare e insegnare l'antica arte campanaria con le sue varie tecniche. Completa la giornata, nella rassegna In mezzo scorre il fiume, la visita alla cripta pre-romanica di stile longobardo del IX secolo della Chiesa. Domenica 6 agosto, nell'area naturale di Campola (Fontanelice), Angelo Adamo, musicista, pianista, virtuoso dell'armonica e astronomo mostra le stelle e racconta i miti legati alle costellazioni, le loro storie in relazione con le stagioni dell'anno e il lavoro dell'uomo, i miti che sono legati al cielo. A Castello Manservisi - Castelluccio di Porretta Terme, nell'ambito di Appennini in Circo, il magico Alex Turra si adopera tra carte, sparizioni, nodi impossibili, anelli e palle volanti. Sempre domenica, alle 18, il Parco del Cavaticcio ospita Il Sole di Hiroshima, la cerimonia delle lanterne galleggianti in ricordo delle vittime di Hiroshima, oltre a un laboratorio per bambini, una cena solidale e una performance teatrale. Lunedì 7 agosto, all'Arena Puccini, la proiezione di Everything Everywhere All at Once (Usa/2022) di Daniel Kwan e Daniel Scheinert (139'). Martedì 8 agosto, per la rassegna gratuita La cultura in cortile, nel cortile d'Onore di Palazzo d'Accursio, l'incontro dedicato al teatro di figura con la burattinaia Margherita Cennamo dell'associazione Burattinificio Mangiafoco e il burattinaio Riccardo Pazzaglia dell'associazione Burattini a Bologna. Al Museo internazionale e biblioteca della musica, nell'ambito della rassegna (s)Nodi festival di musiche inconsuete, Kalasciò, il duo costituito da Massimiliano di Carlo e Valentina Bellanova propone un concerto incentrato sui codici improvvisativi delle musiche tradizionali di rispettiva provenienza (musica dell'Appennino centrale e sonorità adriatiche versus musica turca e greca). Un flusso sonoro ispirato alle forme rituali ancora attive in Italia centro-meridionale e in tutto il medio oriente Mediterraneo. Mercoledì 9 agosto, il cortile di Cava delle arti ospita Le fiabe in cerchio, dedicato alle donne racconta storie: dal focolare delle fiabe allo spettacolo itinerante della Compagnia Le Strologhe. Le narratrici raccontano due storie di paesi lontani. Suoni e canti si fondono per evocare le immagini delle fiabe. Per adulti e bambine/i a partire dai 4 anni. A Monghidoro, per I Concerti della Cisterna, Bachato Ensemble guida il pubblico in una serata-omaggio dedicata al grande artista Burt Bacharach, recentemente scomparso, e ad altri grandi classici, da Bach a Bacharach. Nell'ambito di SereSerene 2023, a Galeazza Pepoli, il concerto de Le Train bleu, quartetto formato da flauto, chitarra, contrabbasso, batteria e percussioni, che propone mix di culture musicali tra pagina scritta e improvvisazione, abbracciando classica, jazz, rock e musica contemporanea e ispirandosi ad autori come Erik Satie, Arthur Honegger e Jacques Ibert.  Giovedì 10 agosto, prosegue come tutti i giovedì sera fino all'8 settembre la rassegna dedicata ai burattini nel cortile d'Onore di Palazzo d'Accursio, con Il mago dell'isola dei sassi, favola antica con Fagiolino e Sganapino sbarcati in Sardegna. Ultimo appuntamento della rassegna Attorno al Museo - 43° anniversario della strage di Ustica, al Parco della Zucca. Mariangela Gualtieri torna a distanza di dieci anni a questo appuntamento con la memoria di Ustica. Nel rito sonoro La notte di San Lorenzo. Alle piccole e grandi ombre reciterà versi da Stringeranno nei pugni una cometa, requiem che ha composto insieme alle musiche di Silvia Colasanti - per finire con un inedito scritto appositamente per questo anniversario.  Sotto le stelle del cinema propone in piazza Maggiore C'era una volta il west (Italia/1968) di Sergio Leone (167'), mentre l'ultimo concerto della della rassegna Reno Road Jazz, a San Giorgio di Piano, vede protagonista il flauto traverso del Maestro Elvio Ghigliordini accompagnato dal quintetto di Sandro Comini Jazz Friends. Il repertorio del concerto spazia dai brani di Henri Mancini ai brani di Herbie Mann e Bobbi Humphrey. Tutti gli appuntamenti di Bologna Estate 2023 sono consultabili a questo link: www.bolognaestate.it... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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jacopocioni · 2 years ago
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Il quartiere della Mattonaia
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Piazza Massimo d’Azeglio è il cuore del quartiere della Mattonaia, sorto tra il 1864 ed il 1866, una piazza tutto sommato molto “giovane”, frutto delle realizzazioni urbanistiche ottocentesche realizzate negli spazi ancora liberi all’interno dell’ultima cerchia di mura. Il quartiere fu inserito da Giuseppe Poggi nel suo piano di ampliamento, anche se la realizzazione del progetto fu dell’Ufficio tecnico del Comune. I terreni su cui il quartiere sorse, erano i poderi di Villa La Mattonaia, o Casino Ginori. Il Senatore Lorenzo Ginori aveva trasformato questa antica casa in una grande villa, all’epoca famosa per le piante da frutto e di pregio che venivano coltivate nei giardini alle spalle della villa, un grande appezzamento di terreno all’interno delle mura ancora inedificato e dunque, dal carattere rurale. Alla fine del Settecento, quando venne trasformata in villa, si ha notizia di alcune “stravaganze” che vennero installate, tra le quali una sedia semovente per spostarsi da un piano all’altro, il precursore dei moderni ascensori. Nel parco vi erano diverse fontane che erano alimentate dalle acque dell’Arno, attraverso un complicato sistema idrico che raccoglieva le acque dal fiume portandole fin sulla cima della Torre della Zecca per poi, tramite tubature che correvano lungo le mura, farle arrivare fino ai giardini della Mattonaia. Dal centro del giardino della villa partiva un viale che finiva al muro di confine con l’orto delle monache di clausura di Santa Teresa.
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La villa, anche se non ci si fa molto caso, esiste ancora, anche se ben poco rimane dei fasti passati. Questa villa fu frequentata anche da Corilla Olimpica, la poetessa che deliziava gli ospiti con le sue improvvisazioni poetiche. Alla morte di Lorenzo Ginori la villa venne prima affittata a stranieri e poi pervenne, per via ereditaria, ai Torrigiani. Nel periodo di Firenze Capitale la villa perse molto del suo splendore, sembra addirittura che per un periodo sia stata trasformata in bagno pubblico, e pian piano è stata inglobata nel complesso edilizio del quartiere che si andava formando.
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Il quartiere che stava nascendo aveva decisamente un carattere residenziale, si strizzava l’occhio alla ricca borghesia e in quest’ottica la piazza che si andava a creare doveva rappresentare un mix tra romanticismo e signorilità. Piazza d’Azeglio sorse come una romantica piazza-giardino alberata, con al centro una vasca somigliante ad un laghetto, in cui un ibis spruzzava acqua. Esternamente era circondata da una cancellata in ferro, le cui chiavi erano in possesso esclusivamente dei proprietari delle case che sulla piazza si affacciavano. Durante la seconda guerra mondiale, la cancellata venne smontata, per dare il “ferro alla patria”.
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Nella piazza, sul lato settentrionale, il 1° luglio 1869 venne inaugurato un nuovo teatro, alla presenza del re Vittorio Emanuele II e del principe Umberto, al quale fu in seguito dedicato. Si trattava, appunto del Teatro Principe Umberto, pensato proprio per creare un importante luogo ricreativo in questa nuova, signorile ed opulenta zona della città. Era una costruzione quasi interamente lignea, di forma circolare, nella quale venivano rappresentati spettacoli coreografici, quali il Ballo Excelsior, il Ballo Amor o il Ballo Brahma, che fu lo spettacolo con cui la struttura venne inaugurata. A dire la verità, il primo nome di questo teatro fu Arena Morin, solo successivamente venne intitolata al principe Umberto.
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Non ebbe molta fortuna: dopo soli vent’anni di attività, il 29 dicembre 1889, venne distrutto da un devastante incendio. Non si pensò a ricostruirlo, sulle sue rovine venne edificato il Villino Uzielli, un primo esempio di quello che sarebbe stato il Liberty.
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Quando la capitale venne trasferita a Roma, molti dei proprietari dei villini si trasferirono, e il valore degli edifici subì una forte riduzione; vennero acquistati da molti intellettuali ed artisti, che resero la zona un vivace centro culturale e salottiero; tra i residenti dell’epoca, possiamo ricordare l’imperituro Pellegrino Artusi, che proprio qui scrisse il suo libro “La scienza in cucina”, una vera e propria Bibbia culinaria, una copia del quale si trova quasi sicuramente in ogni casa.
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Gabriella Bazzani Read the full article
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orianagportfolio · 4 years ago
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"A un metro da te", il film che insegna l'amore oltre la malattia. - Romanticismo d'ospedale. / Il Bullone - OrianaG
Pubblicato su Il Bullone n° 34, aprile 2019.
Abbiamo visto "A un metro da te", diretto da Justin Baldoni, che racconta di Will e Stella. Che si innamorano, nonostante la Fibrosi Cistica, di cui soffrono entrambi, li obblighi a stare ad almeno due metri l'uno dall'altra.
Abbiamo scoperto gli aspetti più "tecnici" della malattia, riflettuto sulle differenze col sistema americano (Po, uno dei protagonisti, serve forse a raccontare proprio quelle "differenze di classe"), riso insieme di facce gonfie, effetti collaterali e di quanto le proprietà curative del flirt siano sottovalutate.
Ci siamo conosciuti meglio, tra di noi e grazie al film. Alessia, 22 anni, B.liver, malata di Fibrosi Cistica, la sua frase è "Fino all'ultimo respiro". Oriana, 31 anni, B.liver, in cura con farmaco sperimentale per Miastenia Gravis Anti MuSk, la sua frase è "Adesso passa". Riccardo, 26 anni, volontario B.live, sano, la sua frase è "Why not".
Sulla panchina di un parco su viale Montenero, aggiorno gli orari di assunzione delle pastiglie, sembro Stella coi suoi schemi. Sulla panchina dietro di me, due innamorati aggrovigliatissimi, come Will e Stella non potranno mai. A fianco a me una ragazza dipinge, concentrata come Will coi fumetti. Vedo Will e Stella ovunque, è difficile scrivere lucidamente di "A un metro da te". 
 Il dover star bene per gli altri, quando imploderesti e basta. La speranza negli occhi di papà e mamma nel farmaco sperimentale, che cercano la stessa speranza nei miei, il senso di colpa di non sentire lo stesso entusiasmo. Il bisogno di sfogo senza filtri, la voglia di leggerezza, la necessità di ridere anche, e di più, nella paura. La cosciente ribellione alle regole, per sfinimento e voglia di vivere. La ricerca di una familiare ritualità, normalità... 
Non ho la fibrosi cistica, ma di miastenia si moriva, anni fa. Sono solo nata in un'era fortunata. Scazzata come Will, da quando sono in sperimentazione di più. Vorrei una valvola di sfogo efficace come i suoi fumetti. Maniaca del controllo come Stella, anche se negli anni di "stecche da biliardo" (andate a vedere il film se non volete spoiler...) me ne sono inventata parecchie. Invidio entrambi, perché ho provato anch'io il romanticismo da ospedale, ma non è finito con la stessa delicatezza. Ho la voglia di felicità per me e per gli altri, e la cura, di Po e di Barb... 
 Difficile scriverne lucidamente. Difficile e bellissimo.
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vlifestyle · 5 years ago
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Viaggiare in camper: 7 itinerari imperdibili stile Route 66
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Quando la strada chiama, bisogna rispondere. Ma non serve volare dall'altra parte del pianeta e raggiungere gli ampi spazi del Nord America per scoprire percorsi leggendari. Anche l’Europa, con la sua varietà incredibile di paesaggi, permette ai viaggiatori di macinare chilometri lungo strade panoramiche ricche di attrazioni, natura e storia. Yescapa, la piattaforma leader in Europa di camper-sharing, ha selezionato sette itinerari in stile Route 66 perfetti da affrontare in camper. Sette percorsi, dall'affascinante Andalusia al selvaggio nord della Scozia, per vivere il mito dell’on the road senza lasciare il nostro continente.  
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  Spagna, La ruta de los pueblos blancos
Il sud della Spagna e il calore dell’Andalusia tra le province di Cadice e Malaga. La Ruta de los pueblos blancos (L’itinerario dei paesi bianchi, in italiano) prende il nome dalle candide case che compongono le cittadine che la strada attraversa: da Alacalà del Valle ad Arcos de la Frontera. Il percorso si snoda tra la valle di Ronda e i pendii del Parco Naturale della Sierra de Grazalema, un’area di origine carsica ricca di gole spettacolari e punti panoramici mozzafiato, come Puerto de Las Palomas, ma anche di abeti e di specie animali protette, come i grifoni. Non solo natura, l’itinerario è anche un vero e proprio viaggio nella storia della Spagna meridionale, tra arte rupestre preistorica, antiche strade romane e luoghi dai nomi arabeggianti che portano ancora i segni della dominazione mora.
Italia, Via Francigena
La Via Francigena, uno dei percorsi di pellegrinaggio più importanti del nostro Paese, nacque nel Medioevo per collegare la Cattedrale di Canterbury, in Gran Bretagna, a Roma e ai porti della Puglia, dove i pellegrini potevano poi imbarcarsi verso la Terra Santa. Oggi è un itinerario che si affronta principalmente a piedi, in bicicletta o a cavallo, ma nulla vieta di seguirlo a bordo di un camper e in totale comodità: un’opzione che sta prendendo sempre più piede tra i viaggiatori. Il percorso attraversa l’Europa, dalle colline toscane puntellate di cipressi e il paesaggio quasi lunare delle Crete Senesi fino a raggiungere la svizzera Losanna e - di seguito - la francese Reims. Proprio in quest’ultima si può visitare un’altra delle cattedrali più importanti d’Europa prima di sbarcare in Inghilterra.
Portogallo, Estrada National 2
La Estrada National 2 (N2) è una delle più importanti del Portogallo. Collega Chaves, a due passi dal confine settentrionale con la Galizia, alla meridionalissima Faro. È la più lunga del Paese e lo attraversa nel suo cuore, lasciando da parte per una volta le più gettonate e note Lisbona e Porto e la costa Atlantica. L’itinerario è ricchissimo: oltre 700 chilometri e una trentina di cittadine da attraversare lungo il percorso. È un viaggio fatto di dislivelli, perfettamente affrontabili a bordo di un camper, che mostra i vari volti del Portogallo: dai vigneti della Valle del Douro alle spiagge dell’Algarve, passando dalle pianure dell’Alentejo tra natura, enogastronomia e storia.
Francia, Route Napoléon
La Route Napoléon è un viaggio nella storia francese ed europea e ripercorre le orme dell’Imperatore francese durante i “cento giorni” del 1815, il periodo che segue il ritorno dall'esilio sull'isola d’Elba e precede la sua disfatta a Waterloo. L’itinerario, inaugurato nel 1932, inizia a Golfe-Juan, dove Napoleone sbarcò una volta tornato in Francia, e termina a Grenoble, dove avvenne la prima battaglia. Il percorso si snoda verso nord dalla Costa Azzurra alle Alpi e attraversa parchi naturali e luoghi mozzafiato come le Gole del Verdon, che con i loro oltre 700 metri di dislivello sono tra i canyon più profondi d’Europa, perfette per gli sport acquatici come canoa e rafting. A segnalare il percorso ai viaggiatori ci pensano le statue delle aquile, simbolo dell’Imperatore.  
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Germania, Romantische Strasse, Route 550
Castelli e paesini da fiaba, pendii ricoperti di verde e atmosfere tipiche del romanticismo tedesco: è la Romantische Strasse. Questa strada, che taglia la Baviera e il Baden-Württemberg, nel sud del Paese, parte da Füssen e raggiunge Würzburg. Si snoda per oltre 360 chilometri da sud a nord e mostra a chi la percorre alcune delle più tipiche bellezze tedesche, prima fra tutte il Castello di Neuschwanstein, uno dei più belli e fotografati d’Europa: un vero e proprio castello da fiaba e, non a caso, sembrerebbe essere stato il “modello” per alcuni celebri film di animazione della Disney. Lungo il percorso si attraversano cittadine con case a graticcio e tetti spioventi, come Rothenburg, e località con antichi monasteri, come Wieskirchem, ma anche paesi di origine romana, primo fra tutti Augsburg, e altri che hanno conservato la loro struttura medievale, come Landsberg am Lech. Un viaggio nel tempo e nello spazio condito da un po’ di romanticismo e nostalgia.
Irlanda, Wild Atlantic Way
La Wild Atlantic Way è la strada panoramica che segue la costa atlantica della Repubblica d’Irlanda, da Muff, nel nord del Paese, a Kinsale, nel sud. Un viaggio lungo 2500 chilometri che si concentra prevalentemente sulle bellezze naturali, da Malin Head, il punto più a nord, al Connemara National Park, passando per le Cliffs of Moher e le Slieve League, tra le scogliere mozzafiato dell’isola. Paesini e baie, strapiombi e prati verdi nei quali pascolano i greggi, la Wild Atlantic Way è un percorso da vivere con il classico spiritoon the road: tanta libertà e voglia di stupirsi per scoprire un’Irlanda selvaggia e da cartolina. Da una parte la forza delle onde dell’oceano, dall’altra il cielo che sembra non riposarsi mai.
Regno Unito, North Coast 500
La North Coast 500 è giro quasi completo delle Highland scozzesi tra montagne, laghi e spiagge: un percorso circolare di oltre 800 chilometri che inizia e finisce al Castello di Inverness. Considerata una delle strade panoramiche più belle del continente, attraversa brughiere e paesini di pescatori fino a raggiungere il punto più settentrionale della Gran Bretagna. Seguendo il percorso, perfetto per camper e caravan grazie anche alle tante piazzole e aree attrezzate, si attraversano ben sei regioni scoprendo la Scozia più autentica. Si può assaggiare dell’ottimo whisky nell'Easter Ross o cercare di avvistare i delfini nel Black Isle, andare a caccia di castelli e creature mitologiche nel Sutherland o di siti archeologici nel Caithness. C’è davvero l’imbarazzo della scelta. Fonte ed immagini: Yescapa Read the full article
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nico-maggio-tolkeniano · 4 years ago
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Il mio articolo su Medievaleggiando @medievaleggiando_ ✍️ "Un esempio di medievalismo romantico: il Borgo e la Rocca del Valentino". Il complesso del Borgo e del Castello del parco del Valentino (Torino) rappresenta un esempio notevole di Medievalismo romantico di fine Ottocento, ovvero di rielaborazione e rappresentazione di monumenti ed edifici civili piemontesi e valdostani tardo-medievali, che qui trovano nuova vita grazie all'attenta, elaborata, analitica (ma ricreativa e di invenzione) opera dell'architetto Alfredo d'Andrade e dei membri della Commissione di Storia dell'Arte, protagonisti dell'Esposizione Generale di Torino del 1884. Noto come "medievale" (e "feudale") sin dalla sua progettazione, il borgo è in realtà l'invenzione di un Medioevo patrio, piemontese e insieme cittadino, che si vuole celebrare e recuperare in quanto massimo modello artistico, architettonico, civile e sociale di riferimento, nel quadro del revival tardo-romantico che investe l'Italia del tempo. ✒️ Nicolò Maggio #medievaleggiando Articolo completo al Link: https://medievaleggiando.it/un-esempio-di-medievalismo-romantico-il-borgo-e-la-rocca-neomedievali-del-valentino/ #medievalism #medievalismo #borgomedievaletorino #borgodelvalentino #borgoeroccamedievale #neomedioevo #neomedieval #neogotico #mitodelmedioevo #torino #ottocento #romanticismo #borgodelvalentino #valentino #parcodelvalentino #medievalismi #medievalismiitaliani #medioevoromantico #piemonte #piemontesabaudo #torinoneomedievale #piemonteromantico (presso Borgo Medievale Torino) https://www.instagram.com/p/CQzSnhulAhNfqTQey8G6j5pcgATJqz4stqCNdo0/?utm_medium=tumblr
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annalisalanci · 4 years ago
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Antoni Gaudì
Antoni Gaudì
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Antoni Gaudì
Le istanze dell'architettura Art Nouveau trovarono un geniale innovatore nel catalano Antni Gaudì (Reus, Catalogna 1852-Barcellona 1926). Barcellona godeva a quel tempo di una discreta prosperità economica e in Catalogna conviveva un primo sviluppo industriale con un'antica tradizione artigianale. Ciò rese possibili le grandi opere di Gaudì egli stesso figlio di un artigiano e avviatosi verso l'architettura in età precocissima.
Le committenze di Eusebio Güell
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Antoni Gaudì, Casa Vicens, Barcellona 1878
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Antoni Gauì, Palau  Güell, Barcellona, 1885-1859
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Antoni Gaudì, Casa Batlò, 1905-1910. Barcellona, Spagna
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Antoni Gaudì, Casa Milà, 1905-1910. Barcellona, Spagna
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Antoni Gaudì,  Parco Güell. 1900-1914. Barcellona, Spagna.
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Antoni Gaudì, Parco Güell, Fontana di Python, 1909-1914, Barcellona, Spagna
La sua fortuna iniziò con l'interesse di Eusebio Güell, un ricchissimo magnate che sognava di farsi costruire un palazzo visionario. Gaudì potè cogliere la lezione dello spirito preraffaellita e gli ultimi echi del Romanticismo: anche di qui venne la sua venerazione per le antichità gotiche, per la natura come fonte di ispirazione degli elementi strutturali oltre che decorativi per il valore dell'artigianato e per i temi connessi all'evoluzione dello spirito. Casa Vicens a Barcellona (1878) fu peraltro ispirata a uno stile moresco fuori da ogni regola del momento. A soli 31 anni ricevette la commissione per l'opera: la cattedrale Sagrada Familia di Barcellona destinata a rimanere incompiuta. Due anni dopo gli fu affidata da Güell la costruzione del suo palazzo (Palau Güell; Barcellona, 1885-1859), in cui iniziarono a prendere corpo i suoi proverbiali esperimenti strutturali: comparvero in particolare gli archi parabolici, ricordo dell'arco ogivale medievale e neogotico, ma anche sistema per disporre in modo più avanzato i pesi, netti all'interno e sviluppati all'esterno dagli archi medesimi. La sua evoluzione artistica risulta evidente nella casa Batlò (Barcellona 1905-1907), un immenso edificio all'angolo tra due strade in cui gli elementi decorativi si integrano alla struttura: la pelle del palazzo risulta muoversi come quella di un essere vivente, con effetti che ricordano le venature dei vegetali, ma anche muscoli e ossa. La facciata è coperta con mosaici policromi e il tetto ricorda la schiena d un armadillo. Casa Milà, detta la Pedrera (Barcellona, 1905-1910) la cui facciata segue una successione di linee serpentinate che mettono in evidenza i solai di separazione di ogni piano. Le finestre sembrano bocche di caverne e le inferriate dei balconi che rielaborano motivi naturalistici; il materiale stesso, trattato in modo da mettere in evidenza la porosità della pietra, pare scavato da intemperie naturali più che da attenti artigiani. La serpentina che si spinge fino al tetto, sostenuto da archi parabolidi di differenti altezze: ottenuti con i mattoni disposti dalla parte più stretta, questi archi raggiungono la massima forza portante con il massimo spessore. La tecnica costruttiva di Gaudì prescinde dalla razionalità e dall'economia delle norme edilizie: ciò ha spinto G.C. Argan a definire Gaudì un "reazionario" e molti altri a vedervi un mistico decadente. La riabilitazione della decorazione, delle linee curve e dell'architettura scultorea, che ha caratterizzato gli ultimi anni del Novecento, consente di rivedere questo severo giudizio. Nella lenta esecuzione del Parco Güell (Barcellona 1900-1914), tempio del gioco e della libertà immaginativa, i pilastri divennero sempre più simili ad alberi e la loro stessa inclinazione abbandonò la verticale per raggiungere suggestive inclinazioni.
La Sagrada Familia
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Antoni Gaudì, Sagrada Familia, 1882
La realizzazione della Sagrada Familia avrebbe dovuto fondarsi su questi stessi principi, sostenuti dalla teoria secondo cui la linea diritta sarebbe propria dell'uomo, quella curva della natura e soprattutto di Dio. La libertà con cui Gaudì operava e mutava i suoi stessi progetti evitando, l'utilizzo di elementi consimili (le colonne di uno stesso edificio hanno sezioni e curvature sempre diverse) non gli permise di utilizzare una griglia progettuale costante: abbiamo un'idea di ciò che la Cattedrale avrebbe dovuto essere più da modelli scultorei che da disegni di piante e di alzati. Delle tredici guglie previste ne sono state realizzate solo quattro, sovrastanti un portale che si estende a tutta la parte bassa della facciata e allacciate in alto da una fascia che spinge l'occhio verso l'alto, come tutta una superficie nata dl senso mistico dell'ascensione dalla terra al cielo. L'insieme delle figure rappresentate, una fonte di ispirazione per il movimento surrealista, andirivieni della luce su questa superficie priva di angoli netti, testimoniano la volonta di rappresentare un'intera cosmogonia, che dal mondo fisico conduce verso la semplicità ineffabile del mondo metafisico e verso il mistero di una bontà divina da cui tutto permane e che, nel ritorno del molteplice all'uno, tutto perdona e comprende. Benché l'insieme sembri dunque votato a un decorativismo che ha le radici nell'invito alla sontuosità della Controriforma, nel misticismo di El Greco, in una fede che non ha nulla di razionale e crede al potere del miracolo, ogni particolare costruttivo è studiato con una ferrea logica interna.
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Frontino è uno dei borghi più belli d’Italia. Il suo territorio rientra nei confini del Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello. Una perla sita nel cuore delle Marche, con una ricca storia alle spalle. Un luogo che racchiude romanticismo e fascino, in grado di garantire una ricca offerta turistica, sia questa ambientale o ricettiva. A dimostrazione di ciò vi è la bandiera arancione conferita dal Routing Club Italiano. Mettere piede in questo borgo vuol dire cimentarsi in un’atmosfera d’altri tempi, circondati da scenari da fiaba. Lo sguardo non può che essere rapito dalle mura del castello di Frontino, ben ancora a uno sperone roccioso, che si staglia su una verdeggiante valle, caratterizzata dal torrente Mutino. Tutt’intorno vi sono invece colli e svariate alture, dal Carpegna al Catria, dal Nerone ai Sassi Simone e Simoncello. Un angolo di paradiso, benedetto dall’opera naturale e dal duro lavoro dei propri abitanti nei secoli. Il centro storico di Frontino Nel centro storico, soprattutto nelle giornate dal cielo chiaro, è possibile lasciarsi travolgere da una miriade di colori. Dalla vegetazione alle tonalità delle case storiche, le cui infinite tonalità incantano. L’una di fianco all’altra, per un sapore antico tutto da gustare, nella migliore tradizione architettonica medievale. Se si parla di colorazioni vive e intriganti, non si può però che far riferimento alla Torre Civica. È uno degli elementi che maggiormente caratterizzano il borgo. L’antica struttura è totalmente ricoperta di rampicanti, che ne modificano l’aspetto di stagione in stagione. Nel corso dell’anno dunque è possibile apprezzare la torre virare dal verde al rossastro, per poi passare all’oro e infine all’ambra nei periodi più freddi. La storica torre volge lo sguardo su una placida piazzetta, dov’è possibile individuare una targa. Questa riporta un evento entrato nella leggenda, risalente al 1451. Si tratta della battaglia dei coppi, che vide gli abitanti del borgo unirsi contro le truppe armate di Sigismondo Pandolfo Malatesta. Queste erano state inviate per assaltare il castello, contro gli accordi di non belligeranza stipulati con il Duca urbinate. Impensabile non cimentarsi nella scoperta del Teatro Titano, situato a ridosso di Piazzale Leopardi, sotto lo sguardo attento della torre medievale. Si tratta di un teatro all’aperto, al quanto simile ai più celebri anfiteatri romani, almeno per quanto concerne la conformazione. Si tratta di una creazione d’epoca moderna, essendo stato realizzato nel 1975. Un luogo di ritrovo per la maggior parte del tempo e uno sfondo di pregio per tutte le manifestazioni cittadine. La Chiesa cittadina di Frontino è intitolata ai Santi Pietro e Paolo, che vanta al suo interno svariate tele di pregio. Tra queste spicca di certo una Madonna col Bambino, realizzata nella celebre bottega del Barocci, realizzata da uno dei suoi allievi migliori, Antonio Cimatori, meglio noto come Visaccio. Convento di Montefiorentino Al di fuori delle mura del castello di Frontino, a pochi chilometri dal borgo, sorge il Convento di Montefiorentino. Un luogo ricco d’arte e storia, fondato nella prima metà del Duecento. Si tratta di uno dei conventi francescani più antichi e grandi delle Marche. Conservato ottimamente l’arco d’ingresso, superato il quale si accede alla chiesa, caratterizzata da un’unica navata. Questa ha subito un profondo restauro nel corso del XVII secolo, che le ha donato le fattezze barocche oggi ammirate. Svariati gli elementi pronti a rapire lo sguardo dei visitatori, come ad esempio la Cappella dei Conti Oliva. Questa è stata realizzata nel 1484 da Francesco De Simone Ferrucci, seguendo linee e concetti prettamente rinascimentali. Al suo interno vi sono due inginocchiatoi originali dell’epoca e sarcofagi marmorei scolpiti da mani d’artista. La pala d’altare è invece realizzata da Giovanni Santi, padre del più celebre Raffaello, raffigurante una Madonna con Bambino, tra i Santi Giorgio, Francesco, Girolamo e Antonio Abate. Tra i luoghi da segnalare all’esterno delle mura vi è di certo il Monastero di San Girolamo, oggi in parte adattato a struttura ricettiva. A questo si affianca il Mulino di Ponte Vecchio, che merita una visita in quanto racchiude in sé il significato ultimo di Frontino. Non si tratta soltanto di un luogo di lavoro, essendo un mulino fortificato. Vanta un’alta torre di sorveglianza e un passaggio segreto che doveva collegare a Palazzo Vandini. È oggi stato tramutato in un museo, tra i più visitati dell’area. Il Museo Franco Assetto Impossibile mettere piede a Frontino, anche solo per un weekend nelle Marche, e non restarne immediatamente folgorati. È quanto accaduto al celebre artista torinese Franco Assetto, pittore e scultore che ha deciso di donare al Comune un’ingente quantità di sue opere. Ecco dunque com’è nato il Museo Franco Assetto, al cui interno vi sono svariate sale che riportano la sua produzione in ordine cronologico, al fine di comprendere l’evoluzione del suo stile. All’esterno, sotto lo sguardo di cittadini e visitatori, vi è la scultura d’acqua, realizzata da Assetto per adornare ulteriormente Piazzale Leopardi. Una fontana che incastra un po’ di modernità all’interno di un cuore architettonico antico, tipicamente medievale. Questa è dedicata all’insegnante Caterina Remis Forlani, mentre nei pressi di Montefiorentino è possibile apprezzarne una seconda, dedicata a San Francesco. https://ift.tt/2JigkJz Cosa vedere nel borgo di Frontino Frontino è uno dei borghi più belli d’Italia. Il suo territorio rientra nei confini del Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello. Una perla sita nel cuore delle Marche, con una ricca storia alle spalle. Un luogo che racchiude romanticismo e fascino, in grado di garantire una ricca offerta turistica, sia questa ambientale o ricettiva. A dimostrazione di ciò vi è la bandiera arancione conferita dal Routing Club Italiano. Mettere piede in questo borgo vuol dire cimentarsi in un’atmosfera d’altri tempi, circondati da scenari da fiaba. Lo sguardo non può che essere rapito dalle mura del castello di Frontino, ben ancora a uno sperone roccioso, che si staglia su una verdeggiante valle, caratterizzata dal torrente Mutino. Tutt’intorno vi sono invece colli e svariate alture, dal Carpegna al Catria, dal Nerone ai Sassi Simone e Simoncello. Un angolo di paradiso, benedetto dall’opera naturale e dal duro lavoro dei propri abitanti nei secoli. Il centro storico di Frontino Nel centro storico, soprattutto nelle giornate dal cielo chiaro, è possibile lasciarsi travolgere da una miriade di colori. Dalla vegetazione alle tonalità delle case storiche, le cui infinite tonalità incantano. L’una di fianco all’altra, per un sapore antico tutto da gustare, nella migliore tradizione architettonica medievale. Se si parla di colorazioni vive e intriganti, non si può però che far riferimento alla Torre Civica. È uno degli elementi che maggiormente caratterizzano il borgo. L’antica struttura è totalmente ricoperta di rampicanti, che ne modificano l’aspetto di stagione in stagione. Nel corso dell’anno dunque è possibile apprezzare la torre virare dal verde al rossastro, per poi passare all’oro e infine all’ambra nei periodi più freddi. La storica torre volge lo sguardo su una placida piazzetta, dov’è possibile individuare una targa. Questa riporta un evento entrato nella leggenda, risalente al 1451. Si tratta della battaglia dei coppi, che vide gli abitanti del borgo unirsi contro le truppe armate di Sigismondo Pandolfo Malatesta. Queste erano state inviate per assaltare il castello, contro gli accordi di non belligeranza stipulati con il Duca urbinate. Impensabile non cimentarsi nella scoperta del Teatro Titano, situato a ridosso di Piazzale Leopardi, sotto lo sguardo attento della torre medievale. Si tratta di un teatro all’aperto, al quanto simile ai più celebri anfiteatri romani, almeno per quanto concerne la conformazione. Si tratta di una creazione d’epoca moderna, essendo stato realizzato nel 1975. Un luogo di ritrovo per la maggior parte del tempo e uno sfondo di pregio per tutte le manifestazioni cittadine. La Chiesa cittadina di Frontino è intitolata ai Santi Pietro e Paolo, che vanta al suo interno svariate tele di pregio. Tra queste spicca di certo una Madonna col Bambino, realizzata nella celebre bottega del Barocci, realizzata da uno dei suoi allievi migliori, Antonio Cimatori, meglio noto come Visaccio. Convento di Montefiorentino Al di fuori delle mura del castello di Frontino, a pochi chilometri dal borgo, sorge il Convento di Montefiorentino. Un luogo ricco d’arte e storia, fondato nella prima metà del Duecento. Si tratta di uno dei conventi francescani più antichi e grandi delle Marche. Conservato ottimamente l’arco d’ingresso, superato il quale si accede alla chiesa, caratterizzata da un’unica navata. Questa ha subito un profondo restauro nel corso del XVII secolo, che le ha donato le fattezze barocche oggi ammirate. Svariati gli elementi pronti a rapire lo sguardo dei visitatori, come ad esempio la Cappella dei Conti Oliva. Questa è stata realizzata nel 1484 da Francesco De Simone Ferrucci, seguendo linee e concetti prettamente rinascimentali. Al suo interno vi sono due inginocchiatoi originali dell’epoca e sarcofagi marmorei scolpiti da mani d’artista. La pala d’altare è invece realizzata da Giovanni Santi, padre del più celebre Raffaello, raffigurante una Madonna con Bambino, tra i Santi Giorgio, Francesco, Girolamo e Antonio Abate. Tra i luoghi da segnalare all’esterno delle mura vi è di certo il Monastero di San Girolamo, oggi in parte adattato a struttura ricettiva. A questo si affianca il Mulino di Ponte Vecchio, che merita una visita in quanto racchiude in sé il significato ultimo di Frontino. Non si tratta soltanto di un luogo di lavoro, essendo un mulino fortificato. Vanta un’alta torre di sorveglianza e un passaggio segreto che doveva collegare a Palazzo Vandini. È oggi stato tramutato in un museo, tra i più visitati dell’area. Il Museo Franco Assetto Impossibile mettere piede a Frontino, anche solo per un weekend nelle Marche, e non restarne immediatamente folgorati. È quanto accaduto al celebre artista torinese Franco Assetto, pittore e scultore che ha deciso di donare al Comune un’ingente quantità di sue opere. Ecco dunque com’è nato il Museo Franco Assetto, al cui interno vi sono svariate sale che riportano la sua produzione in ordine cronologico, al fine di comprendere l’evoluzione del suo stile. All’esterno, sotto lo sguardo di cittadini e visitatori, vi è la scultura d’acqua, realizzata da Assetto per adornare ulteriormente Piazzale Leopardi. Una fontana che incastra un po’ di modernità all’interno di un cuore architettonico antico, tipicamente medievale. Questa è dedicata all’insegnante Caterina Remis Forlani, mentre nei pressi di Montefiorentino è possibile apprezzarne una seconda, dedicata a San Francesco. Frontino è un borgo delle Marche ricco di storia e di testimonianze di epoche antiche, dalla Torre Civica al Castello fino al Museo cittadino.
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koiroiro · 5 years ago
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Per gli amanti delle cascate, non esiste posto migliore dello Yosemite National Park in California. Il ruggito dell'acqua, la sensazione della nebbia e uno scorcio di arcobaleno ci danno un brivido e un senso di romanticismo. La Vernal Fall, alta 317 piedi, è una destinazione popolare nel parco, con vista dal Mist Trail e dal John Muir Trail. Si prega di usare cautela durante le escursioni. I sentieri sono ripidi e scivolosi. Una visita sicura è una visita divertente. Foto per gentile concessione di Mark Bouldoukian.
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For waterfall lovers, there’s no better place than Yosemite National Park in California. The roar of the water, the feel of the mist and a glimpse of a rainbow give us a thrill and a sense of romance. The 317-foot tall Vernal Fall is a popular destination in the park, with views from the Mist Trail and the John Muir Trail. Please use caution when hiking. The trails are steep and slippery. A safe visit is a fun visit. Photo courtesy of Mark Bouldoukian.
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allmadamevrath-blog · 7 years ago
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Le premesse del Novecento. Antoni Gaudì. Le committenze di Eusebio Güell. La Sagrada Familia
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Antoni Gaudì
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Casa Batllò. 1905-1907. Barcellona Spagna
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Casa Milà. 1905-19010. Barcellona. Spagna
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Parco Güell 1900-1914. Barcellona. Spagna
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Le premesse del Novecento
Antoni Gaudì
Le istanze dell'architettura Art Nouveau trovarono un geniale innovatore nel catalano Antoni Gaudì (Reus, Catalogna 1852 - Barcellona 1926). Barcellona godeva a quel tempo di una discreta prosperità economica e in Catalogna conviveva un primo sviluppo industriale con un'antica tradizione artigianale. Ciò rese possibile le grandi opere di Gaudì, egli stesso figlio di un artigiano e avviatosi verso l'architettura in età precocissima.
Le committenze di Eusebio Güell
La sua fortuna iniziò con l'interesse di Eusebio Güell, un ricchissimo magnate che sognava di farsi costruire un palazzo visionario. Gaudì poté cogliere la lezione dello spirito preraffaellita e gli ultimi echi del Romanticismo: anche di qui venne la sua venerazione per le antichità gotiche, per la natura come fonte di ispirazione degli elementi strutturali oltre che decorativi, per il valore dell'artigianato e per i temi connessi all'evoluzione dello spirito. Casa Vicens a Barcellona (1878) fu ispirata a uno stile moresco fuori da ogni regola del momento. A soli 31 anni ricevette la commissione per la costruzione della cattedrale Sagrada Familia di Barcellona, destinata a rimanere incompiuta. Due anni dopo gli fu affidata da Güell la costruzione del suo palazzo (Palau Güell, Barcellona 1885-1889), in cui iniziarono a prendere corpo i suoi proverbiali esperimenti culturali: comaprvero in particolare gli archi parabolici, ricordo dell'arco ogivale medievale e neogotico, ma anche sistema per disporre in modo più avanzato i pesi, retti all'interno e sviluppati all'esterno dagli archi medesimi. Casa Batllò (Barcellona 1905-1907), un immenso edificio all'angolo tra due strade in cui gli elementi decorativi si integrano alla struttura: la pelle del palazo risulta muoversi come quella di un essere vivente, con effetti che ricordano le venature dei vegetali, ma anche muscoli e ossa. La facciata è coperta con mosaici policromi e il tetto ricorda la schiena di un armadillo. Casa Milà detta la Pedrera (Barcellona, 1905-1910), la cui facciata segue una successione di linee serpentinate che mettono in evidenza i solai di separazione di ogni piano. Le finestre sembrano bocche di caverne e le inferriate dei balconi rielaborano motivi naturalistici, il materiale stesso; trattato in modo da mettere in evidenza la porosità della pietra, pare scavato da intemperie naturali più che da attenti artigiani. La serpentina si spinge fino al tetto, sostenuto da archi paraboloidi di differenti altezze: ottenuti con i mattoni disposti dalla parte più stretta, questi archi raggiungono la massima forza portante con il minimo dello spessore. La tecnica costruttiva di Gaudì prescinde dalla razionalità e dall'economia delle norme edilizie: ciò ha spinto G.C. Argan a definire Gaudì un "reazionario" e molti altri a vedervi un mistico decadente. La riabilitazione della decorazione, delle linee curve e dell'architettura scultorea, che ha caratterizzato gli ultimi vent'anni del Novecento, consente di rivedere questo severo giudizio. Nella lenta esecuzione del parco Güell (Barcellona 1900-1914), tempio del gioco e della libertà immaginativa, i pilastri divennero sempre più simili ad alberi e la loro stessa inclinazione abbandonò la verticale per raggiungere suggestive inclinazioni.
La Sagrada Familia
La realizzazione della Sagrada Familia avrebbe dovuto fondersi su questi stessi princìpi, sostenuti dalla teoria secondo cui la linea diritta sarebbe propria dell'uomo, quella curva della natura e soprattutto di Dio. La libertà con cui Gaudì operava e mutava i suoi stessi progetti, evitando l'utilizzo di elementi consimili (le colonne di uno stesso edificio hanno sezioni e curvature sempre diverse) non gli permise di utilizzare una griglia progettuale costante: abbiamo un'idea di ciò che la cattedrale avrebbe dovuto essere più da modelli scultorei che da disegni di piante e alzati. Delle tredici guglie ne sono state realizzate solo quattro, sovrastanti un portale che si estende a tutta la parte bassa della facciata e allacciate in alto da una fascia che spinge l'occhio verso l'alto, come tutta una superficie nata dal senso mistico dell'ascensione dalla terra al cielo. L'insieme delle figure rappresentate, che venne considerata una fonte di ispirazione per il movimento surrealista, non meno dell'espressivo andirivieni della luce su questa superficie priva di angoli netti, testimoniano la volontà di rappresentare un'intera cosmogonia, che dalla complessità infinita del mondo fisico conduce verso la semplicità ineffabile del mondo metafisico e verso il mistro di una bontà divina da cui tutto promana e che, nel ritorno dal molteplice all'uno, tutto perdona e comprende.  
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pleaseanotherbook · 5 years ago
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La ragazza che levita di Barbara Comyns
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Era la mia casa e puzzava di animali, nonostante il pavimento fosse ricoperto di linoleum. Mia madre era in piedi nella sala scura e mi guardava con i suoi occhi tristi, per metà ricoperti dalle palpebre pesanti, ma non parlava. Se ne stava lì, immobile. Le sue ossa erano piccole e le spalle cadenti; anche i suoi denti non erano dritti; se fosse stata un cane, mio padre l’avrebbe senza dubbio abbattuta.
“La ragazza che levita” è la traduzione italiana di “The Vet’s Daughter” di Barbara Comyns edito in italiano da una delle mie case editrici preferite, Safarà. Uscito nel 1959 è un romanzo breve di realismo magico, che con una vena paranormale racconta l’esistenza tanto triste quanto complicata di Alice Rowlands.
Cresciuta nel sud di una Londra d’età edoardiana, Alice Rowlands desidera romanticismo e avventura, e la liberazione da una vita triste, restrittiva e solitaria. Suo padre, un sinistro veterinario, è brutale e sprezzante; la sua nuova ragazza sfacciata e lasciva; i pochi amici bizzarri e sfuggenti. Alice cerca rifugio nei ricordi di una madre perduta e nelle fantasie di un indistinto desiderio d’amore, e nella fioritura di ciò che lei percepisce come un potere occulto da nascondere a tutti i costi. Una serie di inesplicabili eventi la porterà a un epilogo di terribile trionfo, durante il quale sarà chiamata a svelare suo malgrado il suo eccezionale potere segreto. “La ragazza che levita” combina magistralmente un realismo scioccante a un tocco visionario, in un piccolo gioiello erede della letteratura gotica.
Aspettavo questa storia fin da quando le adorate ragazze del gruppo Safarà me ne hanno parlato all’ultimo Salone del Libro di Torino e sapevo che si trattava di una storia particolare che non si consuma semplicemente nei confini di una Londra lavoratrice e metropolitana, ma è la diapositiva di una vita di sacrifici, di incertezze e di sconfitte. Alice Rowland è la figlia di un veterinario e conduce un’esistenza piuttosto ordinaria, tra l’aiutare la madre nelle faccende domestiche e i brevi momenti di svago che trascorre con la sua amica Lucy, che fa la sarta, in brevi passeggiate al parco. Alice non ha grandi prospettive tra la madre distrutta dai sacrifici e gli sbalzi incontrollabili dell’umore del padre, che è sempre preso dai suoi animali e dai suoi traffici. Quando improvvisamente la sua vita viene capovolta Alice sperimenta per la prima volta una semi libertà che la porterà a scoprire il suo talento. Ma niente è facile per Alice, ogni passo è in salita e tornare tra le grinfie del padre la sua peggior sconfitta. La Comyns usa un espediente paranormale per mettere scompiglio nella vita di Alice e darle la speranza di poter cambiare la sua esistenza, per spezzare le catene della repressione che hanno sempre caratterizzato la sua vita da reclusa, ma di fatto è solo un’illusione effimera. Alice è prigioniera delle norme sociali, delle sue paure, delle sue insicurezze, dal perno che tirano su i maschi che si susseguono nella sua vita. Alice è solo una pedina di un gioco crudele, tutte le sue azioni dipendono senza scampo dalle scelte degli uomini che la circondano che sembrano stare lì per rassicurarla e poi distruggono la sua stabilità. Alice di fatto ha un dono, levita, si stacca dal suolo, sembra allontanarsi dalla bruttura della sua vita, ma è solo un momento, è solo una fatica, un sacrificio, uno strappo. Ed è la solitudine nel suo senso più profondo che caratterizza l’esistenza di questa ragazza, anche quando non lo sembra, in realtà non ha nessuno a cui chiedere aiuto, non ha nessuno con cui condividere il peso di una esistenza di rinunce. Parte, torna, scompare e sembra non interessare a nessuno, la lotta per la sopravvivenza una condizione comune che sconvolge e consuma. Le sue aspirazioni spazzate via, in un gelido mattino d’inverno.
 Il particolare da non dimenticare? Un pappagallo…
 Barbara Comyns dipinge il ritratto amarissimo di una giovane donna impantanata in una famiglia che non la vuole davvero e una società che non la comprende, il fenomeno da spiare, da mettere sotto una lente di ingrandimento senza avere nessun tipo di empatia.
Buona lettura guys!
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Macerata, giovedì 21 luglio arriva “L’opera al parco”
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Macerata, giovedì 21 luglio arriva “L’opera al parco”. Da giovedì 21 luglio e per tutti i giovedì del Macerata Opera Festival, andrà in scena a Villa Cozza “L’opera al parco”, progetto che rientra all’interno di InclusivOpera, realtà che da oltre dieci anni affianca alla produzione operistica numerose attività di inclusione e accessibilità. Il progetto, coordinato da Elena Di Giovanni, ha l’obiettivo di rendere l’opera accessibile ai disabili sensoriali di tutte le età. «L’integrazione e l’inclusione, punti cardine per l’Amministrazione comunale, passano anche attraverso le politiche culturali e InclusivOpera ne è un chiaro esempio – ha detto il vicesindaco e assessore alle Politiche Sociali di Macerata, Francesca D’Alessandro -. A Macerata più di 11mila persone sono over 65 e abbiamo voluto promuovere parte degli spettacoli proprio con l’obiettivo di coinvolgere la terza età e le persone affette da demenza e da Alzheimer. La genesi del progettto Il progetto “L’Opera al Parco” nasce con l’obiettivo non solo di aprire l’offerta culturale alle categorie più fragili ma anche di avvicinare tanti cittadini, che per svariati motivi non vanno allo Sferisterio, all’Opera. Grande è il valore della musica anche in ambito sociale e crediamo che la bellezza possa aiutare in momenti di crisi a risollevare l’animo delle persone; per questo per l’Amministrazione è fondamentale rafforzare sempre più il connubio tra cultura e sociale, abbattendo gli steccati socio-economici che potrebbero impedire di godere degli eventi della città, primo fra tutti il Macerata Opera Festival». Cinque concerti “L’opera al parco”, a cura di Cesarina Compagnoni, propone cinque concerti nel Parco di Villa Cozza, tutti i giovedì del festival (21 e 28 luglio, 4, 11 e 18 agosto, alle 18:30). Realizzata dall’Associazione Arena Sferisterio in collaborazione con Comune di Macerata, IRCR Macerata e AFAM Alzheimer Uniti Marche Odv, la rassegna è primariamente dedicata agli anziani della città (dagli ospiti della casa di riposo, a quelli del progetto comunale “Attivi si nasce” e del progetto dell’IRCR “Ma maison”) ma è aperta anche alla cittadinanza. I concerti saranno preceduti alle ore 17 da altrettanti momenti musicali presso la casa di riposo, specificamente rivolti agli ospiti. Interpreti dei programmi musicali saranno alcuni giovani cantanti già nell’orbita del MOF, strumentisti del Conservatorio di Fermo e artisti del Coro lirico marchigiano “Vincenzo Bellini”. Al Centro Alzheimer “La sorgente” di Villa Cozza e al centro gestito da AFAM, sono poi in programma anche laboratori musicali dedicati alle persone affette da Alzheimer o da demenza senile. Il programma - 21 luglio andrà in scena “Il Romanticismo”, musiche di Puccini, Chopin e Beach (soprano Elina Ratiani, pianoforte Giulio Chiarini, soprano Margherita Hibel, pianoforte Irene Filiaggi). - 28 luglio sarà la volta de “Il valzer”, musiche di Puccini, Liszt e Gounod (soprano Giulia Bruni, pianoforte Luca Giarritta). - 4 agosto spazio a “Gli addii”, musiche di Beethoven, Verdi, Puccini e Bellini (soprano Tosca Rousseau, pianoforte Matteo Giorgetti, mezzosoprano Edy Bigotto, clarinetto Roberto Navisse). - 11 agosto in scena “Luci della ribalta”, musiche di Leoncavallo, Puccini, Tosti e Chaplin (soprano Melissa D’Ottavi, pianoforte Alessandro Uva, violino Chiara Cavagliano). - 18 agosto, con “Omaggio a Rossini” (soprano Fiammetta Tofoni, mezzosoprano Tina Chikvinidze, baritono Gianluca Ercoli, basso Wang Zheng, pianoforte a quattro Cesarina Compagnoni, Claudia Foresi). Read the full article
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