#filosofo latino
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Non tutte le tempeste arrivano per distruggerti la vita. Alcune arrivano per pulire il tuo cammino.
#seneca#Seneca#Lucio Anneo Seneca#filosofia#filosofia latina#filosofo latino#tempeste#vita#pensieri#citazioni#citazione
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Sapevate che... Socrate aveva una tecnica per affrontare le persone irritanti? Vi è mai capitato, durante una discussione, che l'altra persona gridasse per dimostrare di avere ragione? Non c'è niente di più insopportabile, vero?
Un giorno, Socrate fu attaccato da un uomo. Era una persona rude e incivile, che con un pessimo argomento arrivò persino a schiaffeggiarlo. Anche oggi ci sono molti individui così...quando non sanno come esporre le loro idee, diventano aggressivi. Ma come reagì Socrate? Non fece nulla! Non urlò, non rispose con la violenza, niente. Uno dei suoi discepoli si chiese del comportamento di Socrate, e il grande filosofo rispose: "Se un asino mi avesse dato un calcio, l'avrei forse portato in tribunale?"Cosa ci insegna Socrate? Che una persona intelligente non dovrebbe mai abbassarsi al livello di un idiota. A volte, il silenzio è la risposta più elegante. Non è un caso che la parola "eleganza" derivi dal latino "electro", che significa luce. Cosa vuol dire? Significa che una persona elegante non è chi indossa abiti di marca o possiede oggetti costosi, ma chi sa scegliere come comportarsi, quando parlare e quando tacere…
Sconosciuto
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Nomen non omen
Il mio piano di studi universitario - mi sono laureato con il vecchio ordinamento - prevedeva cinque esami per anno. Cinque il primo anno. Cinque il secondo anno. Cinque il terzo anno. Cinque il quarto anno. Il primo anno non sapevo cosa cazzo mettere come quinto esame. Così ho ripiegato su una materia tappabuchi: Civiltà greca. Io, che non avevo mai studiato greco in vita mia. Ma non mi sono trovato male. Di greco abbiamo fatto giusto la trascrizione dell'alfabeto. E come testo abbiamo portato all'esame il De brevitate vitae di Lucio Anneo Seneca, filosofo spagnolo che - è risaputo - scriveva sostanzialmente in latino. Le lezioni erano abbastanza tristi. Eravamo quasi sempre in tre o quattro. All'esame ho preso trenta. Dev'essere stato allora che ho compreso appieno una grande verità. Spesso a un nome non corrisponde per nulla l'oggetto menzionato nel nome stesso. Soprattutto quando si tratta di istituzioni.
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I saggi insegnamenti di Seneca che ognuno di noi dovrebbe conoscere:
1. Dai valore al tuo tempo più che ai tuoi beni.
2. Impara a piacere a te stesso. Quello che tu pensi di te stesso è molto più importante di quello che gli altri pensano di te.
3. Frequenta le persone che possono renderti migliore.
4. Metti a frutto ogni minuto; sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronirai del presente.
5. Soffriamo molto di più per la nostra immaginazione che per la realtà.
6. Non tutte le tempeste arrivano per distruggerti la vita. Alcune arrivano per pulire il tuo cammino.
7. Ammira chi tenta grandi imprese, anche se fallisce.
8. Non inciampare in qualcosa dietro di te.
9. Anche se il timore avrà più argomenti, scegli la speranza e metti fine alla tua angoscia.
10. Il maggior ostacolo alla vita è proprio l’attesa: fa dipendere tutto dal domani e, intanto, sciupa l’oggi.
Lucio Anneo Seneca
(in latino Lucius Annaeus Seneca;
Corduba, 4 a.C. – Roma, aprile 65)
è stato un filosofo, drammaturgo
e politico romano.
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"Studia, studia figlio mio o ti ritroverai come me e tuo padre, due poveri disgraziati sempre a far di conto con le dita sulla punta del naso. Sempre a lavorare 12 ore al giorno senza mai una soddisfazione”
E così è andata. Ricordo solo che nessun genitore ti diceva cosa era meglio studiare. Un po’ perché non lo sapevano neanche loro, povera gente che a malapena sapeva mettere la propria firma, un po’ perché difficilmente si dava ascolto ai genitori. L’adolescenza è un’età ribelle, quella che porta sempre a fare il contrario di ciò che dice la gente adulta ecosì è andata con quasi tutti i miei compagni di scuola , chi figlio di metalmeccanico, chi di piccolo impiegato, artigiano o piccolo commerciante. Chi è diventato medico, chi architetto, chi ingegnere, chi psicologo o sociologo, chi docente o dirigente di qualche ente. Si veniva tutti dalla scuola statale, tutti dal liceo. Poi ognuno di noi ha scelto la strada per lui migliore. Oggi no, questa regola non vale più. Oggi devi scegliere già dalle elementari. Si viene plasmati per il lavoro che serve e non per il lavoro che piace. Negli ultimi anni il liceo ha perso metà dei suoi iscritti. Sembra non servire più a niente la conoscenza del latino o del greco, come non serve la grammatica o la filosofia. Oggi sono gli adulti a decidere cosa va studiato e si decide tenendo conto della manodopera che serve al Paese. Spiace solo che i giovani si siano fatti irretire da questo meccanismo perverso. Non più l’essere umano al centro del mondo ma solo l’essere lavoratore e se non entri nel meccanismo ti fanno sentire un fallito. Niente lavoro, niente riconoscimento sociale. Non ci sarà più il filosofo, il poeta, il pittore, il musicista, lo scemo del villaggio ma sarà tutto un villaggio globale dove ognuno ha i suoi pulsanti da premere, le sue padelle da spadellare, il suo schermo di computer per progettare. Forse diventando troppo grandi si diventa pessimisti ma questo mondo futuro a me proprio non piace. @ilpianistasultetto
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«Si dice “reboante“, non “roboante”!», per citare una famosa scena di Harry Potter, protagonista Hermione Granger. Anche se più spesso usiamo roboante con la “o”, la forma reboante, con la “e”, è più corretta. Parente dell’aggettivo “reboante” è il sostantivo “boato”. La radice etimologica dei due termini è un verbo latino (reboo) che richiama il muggito del bue. Una voce reboante è una voce vibrante e profonda. Reboante ha però un altro significato, negativo. Indica qualcosa di altisonante, vuoto, tronfio. In questo caso ad essere reboante non è una voce, ma un discorso. Reboante è un termine da maneggiare con cura. Dire a qualcuno che la sua voce suona come un muggito, o che i suoi discorsi sono inconcludenti, potrebbe non essere esattamente un complimento. Per fortuna abbiamo a disposizione molti sinonimi. C’è “tonante”, che deriva dal tuono. “Fragoroso”, dal rumore di qualcosa che si spezza. “Risonante”, più generico, designa tutto ciò che produce vibrazioni sonore. “Rimbombante”, più moderno, rimanda all’esplosione di una bomba. Per i più raffinati c’è anche “stentoreo”, ovvero: dalla voce forte come Stentore, eroe omerico. Ci sono molti sinonimi anche per l’accezione negativa di reboante, ad esempio: altisonante, ampolloso, enfatico, magniloquente, pomposo. Il termine reboante deriva, come dicevo, dal verso del bue. Oggi i bovini fanno “muu”, per i latini, invece, facevano “boo”. Certo, il collegamento tra la parola reboante e il muggito si è ormai perso nella percezione comune. D’altronde, chi sa cos’è un bue al giorno d’oggi? Il bue è un toro castrato di almeno quattro anni. Di solito un bue viene mangiato prima di diventare bue, ovvero quando è ancora vitello (meno di un anno) o manzo (2-4 anni). Il bue è ricordato per la sua forza e pazienza, perché nei secoli passati veniva usato per trainare l’aratro. Non a caso si dice “forte come un bue” e “avere la pazienza di un bue”. Certo, dare del bue a qualcuno non è mai stato un complimento, nemmeno prima della rivoluzione industriale. Da studente, il filosofo e teologo Tommaso d’Aquino (1225-1274) veniva deriso dai suoi compagni con il soprannome di “Bue Muto”: “muto” perché silenzioso, “bue” perché corpulento. Il maestro di Tommaso commenterà: «Lo chiamiamo bue muto, ma egli darà un muggito tale nella dottrina, che risuonerà in tutto il mondo». Più reboante di così!
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L'impero latino: il conservatorismo europeo di Alexandre Kojève
L'impero latino: il conservatorismo europeo di Alexandre Kojève
di Jonathan Culbreath La sua filosofia della storia era senza dubbio rivoluzionaria, ma Kojève era un conservatore. L’essenza della sua ricetta per l’Europa rimane rilevante per le odierne lotte geopolitiche, economiche e culturali. Forse il più famoso espositore e divulgatore della filosofia hegeliana nel XX secolo è stato il filosofo francese nato in Russia, Alexandre Kojève. La sua…
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Sapevate che... Socrate aveva una tecnica per affrontare le persone irritanti?
Vi è mai capitato, durante una discussione, che l'altra persona gridasse per dimostrare di avere ragione? Non c'è niente di più insopportabile, vero?
Un giorno, Socrate fu attaccato da un uomo. Era una persona rude e incivile, che con un pessimo argomento arrivò persino a schiaffeggiarlo. Anche oggi ci sono molti individui così...quando non sanno come esporre le loro idee, diventano aggressivi. Ma come reagì Socrate? Non fece nulla! Non urlò, non rispose con la violenza, niente. Uno dei suoi discepoli si chiese del comportamento di Socrate, e il grande filosofo rispose: "Se un asino mi avesse dato un calcio, l'avrei forse portato in tribunale?"Cosa ci insegna Socrate? Che una persona intelligente non dovrebbe mai abbassarsi al livello di un idiota. A volte, il silenzio è la risposta più elegante. Non è un caso che la parola "eleganza" derivi dal latino "electro", che significa luce. Cosa vuol dire? Significa che una persona elegante non è chi indossa abiti di marca o possiede oggetti costosi, ma chi sa scegliere come comportarsi, quando parlare e quando tacere…
Sii come Socrate! 💪
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Sapevate che... Socrate aveva una tecnica per affrontare le persone irritanti? Vi è mai capitato, durante una discussione, che l'altra persona gridasse per dimostrare di avere ragione? Non c'è niente di più insopportabile, vero?
Un giorno, Socrate fu attaccato da un uomo. Era una persona rude e incivile, che con un pessimo argomento arrivò persino a schiaffeggiarlo. Anche oggi ci sono molti individui così: quando non sanno come esporre le loro idee, diventano aggressivi. Ma come reagì Socrate? Non fece nulla! Non urlò, non rispose con la violenza, niente. Uno dei suoi discepoli si chiese del comportamento di Socrate, e il grande filosofo rispose: "Se un asino mi avesse dato un calcio, l'avrei forse portato in tribunale?"
Cosa ci insegna Socrate? Che una persona intelligente non dovrebbe mai abbassarsi al livello di un idiota. A volte, il silenzio è la risposta più elegante. Non è un caso che la parola "eleganza" derivi dal latino "electro", che significa luce. Cosa vuol dire? Significa che una persona elegante non è chi indossa abiti di marca o possiede oggetti costosi, ma chi sa come scegliere: come comportarsi, quando parlare e quando tacere.
Gli ignoranti, gli incolti e gli incivili sono sempre esistiti. A differenza del tempo di Socrate, però, oggi sembrano essere aumentati. I social media hanno legittimato l'aggressività verbale. Oppure pensate alla televisione, dove moderni "talk show" mettono in scena persone che devono dimostrare la loro superiorità gridando e insultando l'interlocutore. Ogni giorno assistiamo a questi deprimente spettacoli: adulti che urlano semplicemente perché non hanno la capacità di confondere facilmente il loro avversario.
Anch'io ho ricevuto insulti molto pesanti sui social. E in quei momenti rischi di perdere la pazienza, quasi desiderando di affrontare questi "leoni da tastiera" che sputano veleno su di te. Ma sapete una cosa? In quei momenti, faccio un respiro profondo e penso alle parole di Socrate. O, per citare Shaw: "Ho imparato molto tempo fa a non litigare con i maiali. Ti sporchi di ogni tipo di immondizia, e soprattutto ai maiali piace."
— Web
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Il Parco Vergiliano: un'oasi verde tra storia e natura a Napoli
Ai piedi del suggestivo Posillipo, immerso nella quiete di Piedigrotta, si trova il Parco Vergiliano, un'oasi verde ricca di storia, cultura e bellezze naturali. Spesso oscurato dalla fama del più noto omonimo di Posillipo, questo gioiello napoletano merita di essere scoperto e ammirato per i suoi tesori inestimabili. Parco Vergiliano: un luogo intriso di storia Il parco deve il suo nome al celebre poeta latino Virgilio, a cui la tradizione attribuisce un sepolcro proprio all'interno dell'area. Un'edicola seicentesca, voluta dal viceré Pietro d'Aragona, custodisce due iscrizioni che ne celebrano la memoria. Ma il parco non si esaurisce nel mito virgiliano: qui si intrecciano le vicende di personaggi illustri come Giacomo Leopardi, le cui spoglie riposano qui dal 1939, e del filosofo Giambattista Vico, che vi trovò ispirazione per la sua opera. Un viaggio tra arte e natura Percorrendo i viali del parco, il visitatore si immerge in un'atmosfera di quiete e bellezza. Sentieri ombrosi si snodano tra alberi secolari, offrendo scorci panoramici sul Golfo di Napoli e sulla città. Un susseguirsi di monumenti e opere d'arte impreziosisce il paesaggio: la Fontana della Gigantea, con le sue sculture allegoriche, la settecentesca Casina di Fuga ed il suggestivo Mausoleo di Leopardi, opera di Giulio Ulisse Arata. Un'oasi per il tempo libero Il Parco Vergiliano non è solo un luogo di memoria e cultura, ma anche un'oasi verde perfetta per il relax e il tempo libero. Un'ampia area giochi attrezzata accoglie i più piccoli, mentre panchine e zone picnic invitano a godersi un pranzo al sacco immersi nella natura. Il parco è inoltre teatro di eventi culturali durante tutto l'anno, con concerti, spettacoli e rassegne cinematografiche che ne animano l'atmosfera. Un tesoro da scoprire Il Parco Vergiliano rappresenta un tesoro spesso sottovalutato di Napoli. La sua atmosfera tranquilla, i suoi tesori storico-artistici e la bellezza del paesaggio lo rendono un luogo ideale per una passeggiata rilassante, un tuffo nella storia o un momento di svago con la famiglia. Un'oasi verde da scoprire e riscoprire, a due passi dal caos cittadino, che regala emozioni e suggestioni a chiunque abbia la fortuna di visitarla. Foto di Mirko Bozzato da Pixabay Read the full article
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“La morte spaventa colui che, pur essendo conosciuto da tutti, muore sconosciuto a se stesso”.
Questo aforisma di Lucio Anneo Seneca fu la stella polare dell’opera di René Descartes, meglio noto come Cartesio, uno dei principali filosofi dell’età moderna.
Nato nel villaggio francese di La Haye il 31 marzo del 1596 e rimasto orfano di madre a nemmeno un anno, in assenza del padre lontano per lavoro fu cresciuto dalla nonna e dalla nutrice, per entrare a dieci anni nel collegio gesuitico della Flèche, da dove sarebbe uscito con una laurea in “Utroque iure”.
Uomo dalla mente brillante e animato da una curiosità a 360 gradi, si arruolò come volontario nell’esercito francese di stanza nei Paesi Bassi, dove incontrò il medico Isaac Beeckam col quale iniziò ad intrattenere un rapporto misto d’amicizia ed interesse culturale destinato a durare nel tempo.
Da lui apprese la passione per medicina, fisica e matematica, discipline cui si applicò con dedizione fino a intuire i principi della geometria analitica.
Decisivi per il suo futuro di filosofo furono gli incubi avuti nella notte fra il 10 e l’11 novembre del 1619, quando sognò che un vento fortissimo lo spingeva contro la chiesa del suo vecchio collegio, per poi udire la camera da letto pervasa da un rombo assordante come di tuono e vederla piena di fiammelle.
Si ritrovò infine seduto alla scrivania davanti ad un libro aperto su un idillio latino di Ausonio iniziante col verso: “Quod vitae sectabor iter?” (“Quale cammino seguirò nella mia vita?”).
Al risveglio, si convinse che quel vento rappresentasse il maligno, mentre il tuono fosse lo Spirito della verità che scendeva su di lui per indicargli il cammino da seguire, in risposta alla domanda formulata da Ausonio.
Da quel giorno, iniziò la sua ricerca che, dopo un lungo girovagare, l’avrebbe portato a stabilirsi nei Paesi Bassi, non solo per il clima a lui gradito, ma soprattutto per la possibilità di lavorare e studiare in completa solitudine ed anonimato, al riparo da fastidiosi e poco graditi visitatori.
Pur ritiratosi, come ebbe a scrivere, “nel deserto più remoto”, non si privò di certe comodità per lui irrinunciabili, quali la possibilità di godere di biblioteche ben fornite, università accoglienti, prodotti d’ogni tipo e qualità sempre assicurati dai traffici marittimi degli Olandesi, un popolo da sempre più intento a lavorare che a impicciarsi dei fatti altrui.
Durante il suo lungo soggiorno nei Paesi Bassi, fu eseguito dal pittore Frans Hals il bel ritratto che ci mostra un Cartesio vestito di nero, con lo sguardo severo ed un po’ enigmatico del filosofo di professione.
Numerose furono le opere scritte in quegli anni fecondi, a partire dal 1629: la “Meditatione de prima Philosophia”, “le Meteore”, “la Geometria”, i “Principia Philosophiae”, “Le Monde ou Traitéde la Lumière”.
Sempre nei Paesi Bassi fu pubblicata la sua opera fondamentale, “Il Discorso sul Metodo”, alla prima riga del quale si legge: “Il buon senso è la cosa meglio ripartita al mondo, perché ciascuno pensa di esserne provvisto tanto bene da non desiderare di averne in più”.
Con un’evidente punta d’ironia Cartesio mira subito al nocciolo della questione: del buon senso, consistente nella capacità naturale di distinguere il vero dal falso, non basta essere provvisti, ma bisogna anche saperlo usare.
La sua indicazione è di non accettare niente per vero, se non lo si riconosce come tale: per non scambiare il vero col falso ci si deve lasciare guidare dall’intuizione razionale, evitare precipitazione e pregiudizi, ma soprattutto dare spazio al dubbio.
Paradossalmente, è proprio il dubbio usato come metodo che ci permette di uscire dall’incertezza, perché vero è soltanto ciò di cui non si può dubitare.
Dal dubbio al famoso “Cogito” il passo è breve: anche se pensassimo, infatti, che è tutto falso ciò che ci circonda, dovremmo almeno ammettere che noi che pensiamo siamo qualcosa, esistiamo.
Ecco dunque che “Cogito ergo sum” (“Penso, quindi sono”) e se sono, esisto, posso percepire la mia anima, il mio essere pensante, rendermi conto della mia imperfezione e proiettarmi di conseguenza verso ciò che invece è perfetto, ovvero verso Dio.
Accompagna questo scritto il “Ritratto di Rene’ Descartes” di Frans Hals, 1649, Museo del Louvre, Parigi.
(Testo di Anselmo Pagani)
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Normalità Crocifissa
Chi era davvero Kristo? Potremmo definire quell’uomo strano? Cosa abbiamo appena visto? Quell’uomo era un pazzo o un visionario? Se lo spettacolo fosse presentato in altre parti del mondo le reazioni sarebbero le stesse? Cos’è la normalità?
Dopo aver visto lo spettacolo Kristo queste domande hanno pervaso la mia mente, creando uno stato di “ansia esistenziale”. Ciò che è stato messo in scena, avrà sicuramente scaturito in ognuno dei presenti dubbi e pensieri che urgentemente hanno stimolato in ognuno una “dissociazione temporanea” dal mondo circostante. Travolti dalle emozioni di quel preciso momento, quindi, la sensazione è stata quella di sperare un’epifania.
foto di Serena Nicoletti
Come disse Amadou Hampâté Bâ, scrittore, filosofo e antropologo maliano, «le persone di una persona sono numerose in ogni persona». Il termine persona indica in latino la maschera teatrale. Dall’etrusco phersu, che a sua volta deriva dal greco pròsopon, la parola indica fronte, volto, faccia e, per traslazione, maschera e personaggio. Interessante è notare come, per giungere al significato di persona come individuo si passi dal teatro e dall’idea di “rappresentare”, attraverso una maschera, un personaggio. Nel teatro la maschera, com’è noto, consentiva al pubblico di identificare, anche a distanza, le caratteristiche prototipiche del personaggio. Allo stesso modo, si può dire che avere un’idea rispetto alla personalità di un individuo fornisce dei punti di riferimento che aiutano a prevederne le intenzioni, gli atteggiamenti e i comportamenti.
Diversi autori hanno indagato l’individuo nelle sue interazioni con la società, come ad esempio Pirandello in Uno, nessuno e centomila o Goffman in Una vita come rappresentazione teatrale. Entrambi lo hanno fatto sicuri del fatto che la persona, all’interno di una vita sociale, utilizzasse più maschere per esprimersi, non rivelandosi mai completamente. Proprio in questo modo, l’uomo che chiamiamo “Kristo”, in virtù dei suoi atteggiamenti emulativi nei confronti della figura religiosa, si espone nella sua moltitudine di personalità ad un pubblico inerme, assuefatto dal momento presente, capace solo di osservare passivamente ciò che viene presentato, posticipando al finale “purificatorio” ogni giudizio.
foto di Serena Nicoletti
Andrea Camilleri, celebre scrittore siciliano, diceva: «non bisogna mai avere paura dell’altro perché tu, rispetto all’altro, sei l’altro». Spesso, di fronte alla stranezza si rimane immobilizzati in uno stato di paura mista ad incertezza, credo, perché non si riconosce a primo impatto ciò che si ha davanti, o forse, semplicemente perché diverso da come ci si sarebbe potuto aspettare.
La stranezza però, se accolta, potrebbe portare a scoprire nuovi punti di vista, aprire nuove prospettive capaci di dimostrare che un’unica visione del mondo sarebbe riduttiva e insufficiente. Rinchiudersi in una cultura circoscritta ad un luogo di nascita, porta spesso all’essere bigotti o restii ad accettare il cambiamento nonché un semplice pensiero diverso dal nostro.
Ogni essere umano è diverso. Sono convinto che l’affermazione “siamo tutti uguali” sia erronea perché manchi di punti di vista alternativi. Ogni essere umano differisce dall’altro ed è proprio questo aspetto che rende il mondo vario e capace di progredire. Se fossimo tutti uguali, non ci sarebbe in nessuno di noi “particolarità”, una dote che ci rende unici all’interno di questo piccolo-grande mondo. Molto spesso, però, sono proprio le particolarità di ognuno di noi a farci sembrare “pazzi” o “strani” agli occhi giudicanti degli altri. Bisognerebbe però chiedersi cosa sia davvero la follia. Cosa ci rende normali?
foto di Serena Nicoletti
La normalità è un comportamento assunto da una maggioranza di persone. Si diventa “strani”, “pazzi” o “anormali” solo se inseriti in un contesto di riferimento. Molti atteggiamenti che in un contesto sono dati come normali agli occhi esterni diventano folli.
Paul Watzlawick (1921 – 2007) è stato uno psicologo e filosofo austriaco naturalizzato statunitense, eminente esponente della Scuola di Palo Alto, nonché seguace del costruttivismo, derivante dal pensiero relativista del costruttivismo filosofico. Egli, insieme al gruppo di studiosi della scuola di Palo Alto si interessò al concetto di “follia”, teorizzando, con un rimando al sociologo Durkheim, la contraddizione insita ai concetti di normalità e anormalità. C’è una diffusissima opinione sul fatto che "normale" sia sinonimo pressoché imprescindibile di "positivo". Qualcosa di normale è ampiamente accettato. La normalità va a braccetto con la quotidianità e l’inattaccabile certezza che qualsiasi cosa sia, l’aggettivo normale le conferisce un’aura di familiarità e, di conseguenza, di tranquillità, pace ed equilibrio. D’altro canto, è altrettanto largamente accetto che il suo polo opposto, conosciuto nell’opinione pubblica come "anormalità", venga visto e sentito con un’accezione negativa. Mentre così non dovrebbe essere.
Nel 1967 Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson, pubblicavano Pragmatics of Human Communication. A Study of Interactional Patterns, Pathologies, and Paradoxes, che riporta gli studi condotti al Mental Research Institute sugli effetti pragmatici che la comunicazione umana ha sui modelli interazionali e sulle patologie, con anche una disamina del ruolo dei paradossi comunicativi. La tesi centrale di questo libro riguarda il comportamento patologico (nevrosi, psicosi, e in genere le psicopatologie) che, affermano, non esiste nell'individuo isolato ma è soltanto un tipo di interazione patologica tra individui. Gli autori indagano la relatività delle nozioni di "normalità" e "anormalità" mostrando che ogni comportamento acquisisce un senso specifico all'interno del contesto in cui si attua. “Sanità" e "insanità" perdono così il loro significato, poiché ciò che è sano in un contesto può non esserlo in un altro, e l'osservatore può giudicare un dato comportamento come "normale" o "anormale" a seconda della sua ottica preconcetta. Gli autori, quindi, sostengono: «Ne consegue che la "schizofrenia" considerata come una malattia incurabile e progressiva della mente di un individuo e la "schizofrenia" considerata come l'unica reazione possibile a un contesto di comunicazione assurdo e insostenibile (una reazione che segue, e perciò perpetua, le regole di tale contesto) sono due cose del tutto diverse».
foto di Serena Nicoletti
Nella parte finale della performance, Kristo completamente denudato non solo dai vestiti ma anche da ogni certezza sul mondo che lo circonda, si esibiva in una doccia “purificatoria”. Le gocce che scivolavano sul corpo del performer (Massimo Trombetta) sapevano molto di pensieri perduti, di normalità perduta e pensiero critico acquisito. Forse è davvero di una doccia “purificatoria” ciò di cui l’umanità avrebbe bisogno, perché spesso incapace di guardare al di là della serratura dei propri confini, convinta che i pensieri che la pervadano siano giusti solo perché condivisi da una moltitudine. Forse questo Kristo, questo povero uomo kafkiano, non è un impostore di cui bisogna aver paura ma al contrario un “messia” venuto a salvare ciò che rimane del mondo. Forse è venuto a risvegliare un popolo di esseri non pensanti che si omologa ad una società alienata che scorre troppo veloce, incapace di fermarsi e riflettere sul proprio comportamento, incapace di capire che ciò che compie non ha nulla di “normale”. Bisognerebbe che qualcuno più spesso ci ricordi che abbiamo solo un tempo limitato in questo mondo e sprecarlo, a emulare comportamenti seriali di una società allo sbando, non è uno scopo di vita degno di essere perseguito.
Scritto da Donato Gabriele Cassone
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#scenariopubblico#danza contemporanea#catania#teatro#psicologia#Kristo#Compagnia Zappalà Danza#Disfor#Unict
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Citazioni latine
Citazioni e frasi latine Citazioni latine e frasi latine di uso comune nella lingua italiana e non solo. Raccolta di citazioni, frasi latine e pillole di saggezza degli antichi latini. Il latino è una lingua precisa, essenziale. Verrà abbandonata non perché inadeguata alle nuove esigenze del progresso, ma perché gli uomini nuovi non saranno più adeguati ad essa. Quando inizierà l’era dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come quella latina non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un discorso pubblico e parlare in modo tale da non essere cacciato a calci giù dalla tribuna. E il segreto consisterà nel fatto che egli, sfruttando un frasario approssimativo, elusivo e di gradevole effetto 'sonoro' potrà parlare per un’ora senza dire niente. Cosa impossibile col latino. Giovannino Guareschi Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor. (Che nasca un giorno dalle mie ceneri un vendicatore) Virgilio Ab equinis pedibus procul recede (Indietreggia lontano dagli zoccoli equini) Ab uno disce omnis (Da uno capisci come sono tutti) - Virgilio Accidere ex una scintilla incendia passim (A volte da una sola scintilla scoppia un incendio) - Lucrezio Acta est fabula (Lo spettacolo è finito) - Augusto Ad maiora (A successi più grandi) Barba non facit philosophum (La barba non fa il filosofo) - Plutarco Aliena vitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt (Abbiamo davanti agli occhi i vizi degli altri, mentre i nostri ci stanno dietro) - Seneca Quid non mortalia pectora cogis, Auri sacra fames (a cosa non spingi i petti mortali, miserabile cupidigia dell'oro) - Virgilio Alterius non sit qui suus esse potest (Non appartenga a un altro chi può appartenere a se stesso) - Cicerone Apertis verbis (A chiare lettere) Audaces fortuna iuvat (La fortuna aiuta gli audaci) Bene vixit qui bene latuit (Ha vissuto bene chi ha saputo stare ben nascosto) Caput imperare, non pedes (A comandare è la testa, non i piedi) Carpe diem (Vivi alla giornata) Castigat ridendo mores (Scherzando sferza i costumi) - Jean de Santeuil Cibi condimentum esse famem (La fame è il condimento del cibo) - Cicerone Corruptio optimi pessima (Ciò che era ottimo, una volta corrotto, è pessimo) - Gregorio Magno Iustum est bellum, quibus necessarium. (La guerra è giusta per coloro per i quali è necessaria). Tito Livio, Ab urbe condita, I sec. Credo ut intelligam, non intelligo ut credam (Credo per comprendere, non comprendo per credere) - Sant'Anselmo Non est vivere, sed valere vita est. (La vita non è vivere, ma stare bene.) - Marco Valerio Marziale De gustibus non est disputandum (Sui gusti non si discute) De iure (Di diritto) De minimis non curat praetor (Il pretore non si cura di cose di poca importanza) Deligere oportet quem velis diligere (Bisogna scegliere chi si vuole amare) - Cicerone Dictum factum (Detto fatto) - Ennio Do ut des (Do perché tu mi dia) - Magistrato Paolo Doctum doces (Insegni a uno che già sa) - Plauto Sic lusus animo debent aliquando dari, ad cogitandum melior ut redeat tibi. (Così, di tanto in tanto, devi lasciare svagare la mente, perché torni a te più pronta quando occorre pensare.) - Fedro Dura lex sed lex (E' una legge dura, ma è la legge) - Digesto Edamus, bibamus, gaudeamus (Mangiamo, beviamo, godiamo) Equus fulvus prius enectus quam fatigatus (---) Erga omnes (Nei confronti di tutti) Errare humanum est, perseverare autem diabolicum (Errare è umano, perseverare è diabolico) Errat interdum quadrupes, cum titubat quadrupes, labitur ergo bipes (---) Esse cupit mannus, sed ephippia ferre recusat (---) Etiam capillus unus habet umbram suam (Anche un solo capello fa la sua ombra) - Publilio Sirio Ex abrupto (Improvvisamente) Ex abundantia enim cordis os loquitur (La bocca parla per l'abbondanza del cuore) - Vangelo secondo Matteo Ex aequo (Alla pari) Excusatio non petita, accusatio manifesta (Scusa non richiesta, accusa manifesta) Exhaustum polidrum, malo quam vile capistrum (---) Expertus metuit (Colui che ha esperienza teme) - Orazio Facta non verba (Fatti, non parole) Fallacia alia aliam trudit (Un inganno tira l'altro) - Terenzio
La saggezza di Cicerone Fama crescit eundo (La fama, andando, diventa più grande) - Virgilio Frangar, non flectar (Mi spezzerò, ma non mi piegherò) - Seneca Gutta cavat lapidem (La goccia fa il buco nella pietra Hic manebimus optime (Qui molto bene resteremo) - Livio Summum ius summa iniuria. (Sommo diritto somma ingiustizia.) - Cicerone Sicut mater, ita et filia eius. (Quale la madre tale la figlia.) - Ezechiele Esse oportet ut vivas, non vivere ut edas. (Devi mangiare per vivere, non vivere per mangiare.) - Cornificio Ex silentio nutritur iustitia. (Di silenzio si nutre la giustizia.) San Bonaventura Homo faber fortunae suae (L'uomo è l'artefice delle sue fortune) Homo homini lupus (L'uomo è un lupo per l'altro uomo) - Plauto Homo mundus minor (L'uomo è un mondo in miniatura) - Boezio Homo proponit sed Deus disponit (L'uomo propone ma Dio dispone) - Tommaso di Kempis Homo sine pecunia est imago mortis (L'uomo senza denari è l'immagine della morte) In dubio pro reo (Nel dubbio a favore dell'imputato) In dubis abstine (Nelle situazioni ambigue astieniti) In saecula saeculorum (Nei secoli dei secoli) In vino veritas (Sotto l'effetto del vino, viene fuori la verità) Inscitia omnis arrogantiae mater est. (L'ignoranza è madre dell'arroganza) Ipse dixit (L'ha detto lui!) - Pitagora Lupus in fabula (Il lupo nel discorso) Mala tempora currunt sed peiora parantur (Corrono brutti tempi, ma se ne preparano di peggiori) - Cicerone Manus manum lavat (Una mano lava l'altra) - Seneca Melius abundare quam deficere (Meglio abbondare che scarseggiare) Memento audere semper (Ricordati di osare sempre) - Gabriele D'Annunzio Memento mori (Ricordati che si muore) Mens sana in corpore sano (Mente sana in corpo sano) Mihi pinnas inciderant (Mi avevano tarpato le ali) - Cicerone Mors et fugacem persequitur virum (La morte raggiunge anche l'uomo che fugge) - Orazio Mors omnia solvit (La morte scioglie tutto) - Giustiniano Mors tua vita mea (Morte tua vita mia) Mortui non mordent (I morti non mordono) Multa paucis (Molte cose in poche parole) Mutatis mutandis (Cambiato ciò che bisogna cambiare) Nascimur uno modo, multis morimur (Nasciamo in un solo modo, ma moriamo in molti) - Cestio Pio Necesse est multos timeat quem multi timent (Deve temere molti chi molti temono) - Laberio Necesse habent cum insanientibus furere (Tra i pazzi devon necessariamente impazzire) - Petronio Nemo potest duobus dominis servire (Nessuno può servire due padroni) - Vangelo secondo Matteo Nemo propheta in patria (Nessuno è profeta in patria) - Vangelo Nihil credendum nisi prius intellectum. (Non si deve credere a nulla se prima non lo si è capito). - Pietro Abelardo. Nihil inimicus quam sibi ipse (Niente vi è di più nemico di sestessi) - Cicerone Nihil morte certium (Niente è più certo delle morte) Nil est dictu facilius (Niente è più facile che parlare) - Terenzio Nomen omen (Il nome è un presagio) Nomina sunt consequentia rerum (I nomi sono corrispondenti alle cose) - Giustiniano Non causa pro causa (una non-causa spacciata per causa) Non plus ultra (Non più in la) Numquam periclum sine periclo vincitur (Il pericolo non lo si vince mai senza pericolo) Nunc est bibendum (Ora bisogna bere) - Orazio Oculum pro oculo, et dentem pro dente (Occhio per occhio, dente per dente) Oculus domini saginat equum (L'occhio del padrone ingrassa il cavallo) Odi profanum vulgus et arceo (Odio la massa ignorante e la tengo lontana) - Orazio Omnia fert aetas (Il tempo porta via tutte le cose) - Virgilio Omnia munda mundis (Tutto è puro per i puri) - San Paolo
Frasi e citazioni latine Omnia mutantur (Tutto cambia) - Ovidio Omnia tempus habent (Ogni cosa ha il suo tempo) - Ecclesiaste Omnia vincit amor (Tutto vince l'amore) - Virgilio) Omnis homo mendax (Tutti gli uomini sono bugiardi) - salmo Ora et labora (Prega e lavora) - San Benedetto Parce sepulto (Risparmia chi è sepolto) - Virgilio Tristis eris si solus eris. (Sarai triste se sarai solo.) Ovidio O miseras hominum mentes, o pectora caeca. (O misere menti degli uomini, o cechi cuori.) - Lucrezio Omnia mutantur, nihil interit. (Tutto cambia, nulla muore.) - Ovidio Cogitationis poenam nemo patitur. (Nessuno può essere punito per quello che pensa.) - Ulpiano Nec spe nec metu. (Nè con speranza né con timore.) - Isabella d'Este Gonzaga Patria est ubicumque est bene (La patria è dovunque sis stia bene) - Pacuvio Poeta nascitur, orator fit (Poeti si nasce, oratori si diventa) Post coitum omne animal triste (Dopo l'accoppiamento ogni essere animato è triste) Post prandium stabis, post coenam ambulabis (Dopo pranzo riposare, dopo cena passeggiare) Prima digestio fit in ore (La prima digestione avviene in bocca) Primum facere, deinde philosophari (Prima fa', poi filosofeggia) Pulvis es et in pulverem reverteris (Sei polvere e polvere ritornerai) - Genesi Qui autem invenit illuminvenit thesaurum (Chi trova un amico trova un tesoro) - Siracide Qui gladio ferit gladio perit (Chi di spada ferisce di spada perisce) - Vangelo secondo Matteo Quis custodiet ipsos custodes? (Chi sorveglierà i sorveglianti?) - Giovenale Quod erat demostrandum (Come volevasi dimostrare) - Euclide Quod scripsi scripsi (Ciò che ho scritto ho scritto) - Vangelo secondo Giovanni Quot homines tot sententiae (Tanti uomini tanti modi di pensare) - Terenzio Reductio ad absurdum (Riconduzione all'assurdità) Relata refero (Riferisco ciò che mi è stato detto) Ridendo dicere verum (Scherzando dire la verità) - Orazio Risus abundat in ore stultorum (Il riso è abbondante sulla bocca degli sciocchi) - Menandro Semel in anno licet insanire (Una volta l'anno è lecito impazzire) Semper avarus eget (L'avido ha sempre dei bisogni) Si quis dat mannos noli quaerere in dentibus annos) Si vis pacem para bellum (Se vuoi la pace, prepara la guerra) Sic stantibus rebus (Stando così le cose) Sic transit gloria mundi (Così passa la gloria del mondo) Sic vos, non vobis (Così voi, non per voi) - Pseudo-Donato Sint ut sunt aut non sint (Siano come sono o non siano) - Lorenzo Ricci Stat sua cuique dies (Ognuno ha il suo giorno) - Virgilio Tertium non datur (Una terza possibilità non è concessa) Testis unus testis nullus (Un solo teste nessun teste) Trahit sua quemque voluptas (Ognuno è attratto da ciò che gli piace) - Virgilio Ubi maior minor cessat (Di fronte al più forte il debole si fa da parte) Ut sementem feceris ita metes (Mieterai a seconda di ciò che avrai seminato) - Cicerone Vae victis (Guai ai vinti!) - Livio Vanitas vanitatum, et omnia vanitas (Vanità delle vanità e tutto è vanità) - Ecclesiaste Veni vidi vici (Sono venuto, ho visto, ho vinto) - Giulio Cesare Verae amicitiae sempiternae sunt (Le vere amicizie sono eterne) - Cicerone Verba volant, scripta manent (Ciò che è detto se ne vola via, ciò che è scritto rimane) Verbum de verbo (Parola per parola) - Terenzio Veritas filia temporis (La verità è figlia del tempo) - Aulo Gelio Video meliora proboque: deteriora sequor (Vedo ciò che è meglio e lo lodo, ma faccio ciò che è peggio) - Ovidio Vox populi, vox Dei (Voce di popolo, voce di Dio) Vulpem pilum mutare, non mores (La volpe cambia il pelo, non le abitudini) - Svetonio Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. - Errare humanum est, perseverare autem diabolicum Fare entrare i piedi nella stessa scarpa. - Eundem calceum omni pedi inducere Venne su dal nulla. - Ex nihilo crevit Scusarsi quando non richiesto è un'accusa evidente. - Excusatio non petita accusatio manifest Fai di necessità virtù. - Facis de necessitate virtutem Fatta la legge, trovato l'inganno. - Facta lex inventa fraus Affrettati lentamente. - Festina lente Mi spezzo ma non mi piego. - Frangar non flectar Oggi a me domani a te. - Hodie mihi cras tibi L'uomo è artefice del suo destino/fortuna. - Homo faber fortunae suae L'ignoranza della legge non scusa. - Ignorantia legis non excusat Vivere alla giornata. - In diem vivere con il vino si dice la verità. - In vino veritas Corrono brutti tempi!. - Mala tempora currunt! La necessità è madre delle arti. - Mater artium necessitas È meglio abbondare che scarseggiare. - Melius abundare quam deficere Ricordati che si muore. - Memento mori Di tanto in tanto è bello anche far pazzie. - Aliquando et insanire iucundum est. Seneca Una mente sana in un corpo sano. - Mens sana in corpore sano La tua morte è la mia vita. - Mors tua vita mea Ricordati di osare sempre. - Memento audere semper E' necessario navigare, non è necessario vivere. - Navigare necesse est, vivere non est necesse Nessun figlio non è bello per sua madre. - Nemo non formosus filius matri Ciò non dipende da noi. - Non est id in nobis Non più in là. - Non plus ultra Nec plus ultra - Non più avanti - Iscrizione scolpita da Ercole sui monti Calpe e Abila, considerati i limiti del mondo, oltre i quali ai mortali era vietato andare. Noi due siamo già una folla. - Nos duo turba sumus Ogni cosa ha il suo tempo. - Omnia tempus habent Ogni cosa a suo tempo. - Omnia cum tempora Sbagli completamente strada. - Toto erras via Dovunque c'è in mezzo il cielo. - Ubique medius caelus est Ciò che si dilaziona non si perde. - Quod differtur non aufertur Tanti uomini, altrettante opinioni. - Quot homines, tot sententiae La fortuna aiuta gli audaci. - Audaces fortuna iuvat
Repetita Iuvant Calunnia senza timore: qualcosa resta sempre attaccato. - Audacter calumniare, semper aliquid haeret L'abuso non elimina l'uso. - Abusum non tollit usum La commedia è finita. - Acta est fabula Alla lettera. - Ad litteram Per chi è puro tutto è puro. - Omnia munda mundis A ciascuno il suo, non danneggiare gli altri. - Unicuique suum, alterum non laede La patria è dovunque si stia bene. - Patria est ubicumque est bene Il denaro non ha odore. - Pecunia non olet I pesci ci sentono benissimo. - Pisces clarissime audiunt Per amor di pace. - Pro bono pacis Al nemico che fugge ponti d'oro. - Qua fugiunt hostes via munienda est Chi di spada ferisce di spada perisce. - Qui gladio ferit gladio perit Chi non è con me è contro di me. - Qui non est mecum contra me est Chi toccherà la pece ne rimarrà imbrattato. - Qui tetigerit picem inquinabitur ab ea Resa dei conti, giudizio finale. - Redde rationem Colui che discese da stirpe rustica, rimase sempre un rozzo. - De rustica progenie, semper villana fuit il riso abbonda nella bocca degli stolti - Risus abundat in ore stultorum Roma non premia i traditori. - Roma traditoribus non premia Una volta all'anno è lecito impazzire. - Semel in anno licet insanire Così passa la gloria del mondo. - Sic transit gloria mundi Se desideri la pace, prepara la guerra. - Si vis pacem, para bellum La madre degli idioti è sempre incinta. - Stultorum mater sempiter gravida Fare un errore grande come il cielo. - Toto caelo errare Cogli l'attimo. - Carpe diem Sedere con le mani in mano. - Compressis manibus sedere Sui gusti non si discute. - De gustibus non disputandum est Mangiamo, beviamo, godiamo! - Edamus, bibamus, gaudeamus! Dove si trova il maggiore (in grado), il minore cessa di esercitare il suo ufficio. - Ubi major minor cessat. Nella somma corruzione della cosa pubblica, infinito il numero delle leggi. - Corruptissima repubblica plurimae leges. Tacito Per un unico punto Martino perse Asello - Uno pro puncto caruit Martinus Asello Guai ai vinti! - Vae victis! A volte da una sola scintilla scoppia un incendio - Accidere ex una scintilla incendia passim Nessuno è tenuto a fare l'impossibile - Ad impossibilia nemo tenetur Il dado è tratto. - Alea Iacta Est Portare acqua al mare. - Aquas in mare fundere Un asino in cattedra. - Asinus in cathedra Read the full article
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[…] egli fu greco e latino prima che italiano; tuttavia confido che parrà loro degna d'osservazione e di studio l'opera di un giovinetto di soli diciassette anni; da potersi già numerare fra i più eruditi uomini che ai nostri tempi abbia avuto l'Italia. E poiché ne piace investigar le cagioni degli effetti maravigliosi, recherò in tal proposito, ad esempio de' giovani più desiderosi di valore che di fama, un tratto di lettera del suo colto e rispettabil fratello conte Carlo Leopardi; della cui grazia io tanto mi pregio quanto del favore de' virtuosi e de' buoni pari suoi dee pregiarsi ogni cultore affettuoso della virtù e della bontà. Ella si mostra sorpresa, scriv'egli, come così presto (il povero Giacomo) abbia potuto acquistar tanto, specialmente in fatto d'erudizione. Certo, nessuno è stato testimonio del suo affaticarsi più di me, che, avendo sempre nella prima età dormito nella stessa camera con lui, lo vedeva, svegliandomi nella notte tardissima, in ginocchio avanti il tavolino per potere scrivere fino all'ultimo momento col lume che si spegneva. Tuttavia non l'avrei creduto mirabile in questo genere, in cui so che gli oltramontani spesso fanno stordire, se non lo sentissi ammirato da loro stessi. Forse per quel tatto quasi divinatorio che aveva nella filologia, e per quella singolarità non comune, a mio parere, almeno in Italia, che un gran poeta e filosofo sia grande erudito. Le rispettive qualità che ordinariamente si distruggono fra loro convien dire che si giovino in certe elevazioni d'intelligenza. - Così egli benissimo. Vedete, caro e venerato mio Signore, quali frutti di senno mirabili abbia portati, alquanto proceduta in tempo, quella giovenile costanza, accompagnata da tanto vigore d'intendimento e da tante doti! Egli non fece dell'adolescenza, come suolsi, un vulgar sonno, ma veramente la visse; e negli studj stette rimoto dalla veduta delle genti. Mediante l'abito della fatica sono portati avanti gl'ingegni e gli studj che hanno più fondo che prospettiva; perchè i corpi veramente per fatica d'esercizj s'aggravano, ma gli animi affaticandosi nelle umane discipline s'alleviano.
(Prospero Viani)
Sempre mi desteranno dolore quelle parole che soleva dirmi l’Olimpia Basvecchi riprendendomi del mio modo di passare i giorni della gioventú, in casa, senza vedere alcuno: che gioventú! che maniera di passare cotesti anni! Ed io concepiva intimamente e perfettamente anche allora tutta la ragionevolezza di queste parole.
(Giacomo Leopardi)
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Sledge Hammer
Filosofo El corazón es un musculo, no tiene tiempo para el amor, esta ocupado bombeando sangre....!!!
Sucedió Que Noche S02E18 Latino
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Friedrich Holderlin, romantico sognatore
Uno dei poeti simbolo del Romanticismo tedesco… Johann Christian Friedrich Holderlin nacque il 20 marzo 1770 a Lauffen am Necka, un piccolo centro del ducato del Wurttenberg a nord della città di Stoccarda, in Germania, primogenito di Heinrich Friedrich e Johanna Christiana Heyn, membri della Ehrbarckeit, la classe sociale di notabili che rappresenta lo zoccolo duro dell'amministrazione e della chiesa luterana all'interno del ducato. Se il padre gestiva un convento, oltre ad essere un piccolo latifondista, la madre, figlia di un pastore, discendeva da funzionari e uomini religiosi, ciascuno appartenente al potere ducale. Nel 1772, il piccolo Johann rimase orfano di padre, colpito da un ictus improvviso all'età di trentasei anni. Due anni dopo, nella primavera 1774, la vedova Holderlin si risposò con un amico del primo marito, Johann Christoph Gock, un tempo scrivano a Lauffen, all'epoca del matrimonio borgomastro di Nürtingen. Intanto Friedrich si avviò allo studio dei testi sacri, ricevendo lezioni private per prepararsi ad entrare in seminario, oltre a frequentare la scuola di latino di Nürtingen. Nel 1779 morì il patrigno Gock, a causa di una polmonite e da allora la madre prese definitivamente in mano le redini della famiglia, provvedendo all'educazione dei figli. Friedrich fu inviato dal diacono pietista Nathanael Köstlin, zio di Schelling, per seguire studi di greco, latino, dialettica e retorica, oltre a lezioni private anche di pianoforte e flauto, due discipline che ebbero una forte influenza sulla trattazione estetica e dialettica della sua stessa opera poetica. Nel 1784 Holderlin entrò nel seminario di Denkendorf, sede dell'omonimo convento, dove si appassionò alla letteratura di viaggio e, soprattutto, a Klopstock. Due anni dopo, terminati gli studi a Denkendorf, il giovane si trasferì a Maulbronn, a nord-ovest dalla città di Stoccarda, sede di un importante seminario, e li si innamorò di Louis Nast, cugina di Immanuel Nast, suo compagno di studi. Il 21 ottobre 1788 Holderlin entrò nel collegio Stift, a Tubinga: un istituto teologico rinomato in tutta Europa, dove conobbe il filosofo Georg Hegel. Nel 1789 contribuì, con una poesia, ad un opuscolo steso in occasione delle nozze di Heinrike Nast, cugina di Louise. Il 17 settembre 1790, concluso il biennio, ebbe il titolo di Magister philosophiae, poi decise di abbandonare il collegio, per seguire gli studi di legge. Nel dicembre 1793, terminati gli studi, Holderlin divenne il precettore del figlio dell’amica Charlotte von Kalbm a Waltershausen. Alla fine di maggio 1795 il poeta abbandonò improvvisamente Jena, tornando a Nürtingen e il 28 giugno 1796 prese servizio, sempre come precettore, nella casa del banchiere Jakob Friedrich Gontard, a Francoforte, dove ebbe relazione clandestina con la moglie di quest’ultimo, Susette Borkenstein, bellissima, colta e intelligente. Nell'aprile 1797 Holderlin pubblicò il romanzo epistolare Hyperion, che fu una svolta nella letteratura tedesca. Il poeta nel 1801, per tre mesi, incalzato dalle vicissitudini delle guerre napoleoniche, fuggì ad Hauptwyl, in Svizzera, dove lavorò come precettore presso un commerciante. Il 9 maggio 1802, mentre era sulla via del ritorno in Germania, seppe della morte di Susette, colpita dalla scarlattina nel settembre 1801. Nel 1804, grazie all’amico von Sinclair, il poeta trovò un lavoro come bibliotecario, ma le sue condizioni fisiche e psichiche erano ormai minate dalla malattia mentale, sempre più opprimente. A partire dal 1806, dopo un breve ricovero a Tubinga Holdelin fu affidato alla famiglia di un falegname, Ernst Zimmer, il quale lo alloggiò in una torre di sua proprietà, sulle rive del Neckar dove visse per trentasette anni, suonando il pianoforte e scrivendo versi, per lo più firmati con lo pseudonimo di Scardanelli, prima di morire il 7 giugno 1843, a 73 anni. Read the full article
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