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Il Festival delle Luci 2024: Lione si Prepara a Splendere dal 6 al 9 Dicembre
Un evento imperdibile che trasformerà Lione in una città luminosa, combinando arte, tecnologia e sostenibilità.
Un evento imperdibile che trasformerà Lione in una città luminosa, combinando arte, tecnologia e sostenibilità. Il Festival delle Luci 2024, che si terrà a Lione dal 6 al 9 dicembre, è pronto a illuminare la città con una serie di installazioni artistiche e spettacoli luminosi mozzafiato. Questo attesissimo evento annuale, riconosciuto a livello mondiale, si propone di attrarre visitatori da…
#Arte digitale#arte e tecnologia#Arte Luminosa#Cattedrale di Saint-Jean#Design della Luce#Effetti di Luce#Eventi di Arte Urbana#evento internazionale#festival creativo#Festival delle Luci#Festival Internazionale#Festival Lione 2024#Fonti Energetiche Rinnovabili#Illuminazione Sostenibile#innovazione artistica#Installazioni artistiche#Installazioni di Luce#Lione 2024#Lione Notte#Luci e suoni#Luci Interattive#Parc de la Tête d&039;Or#Proiezioni 3D#Proiezioni Artistiche#Sostenibilità#Spettacolo di Luci#Spettacolo Luci#Tecnologia Luminosa#Turismo Culturale#Turismo Festival
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LINUS - FESTIVAL DEL FUMETTO
a cura della redazione DAL 27 AL 29 SETTEMBRE AD ASCOLI PICENO LA 3ᵃ EDIZIONE DI LINUS - FESTIVAL DEL FUMETTO. Ideato e diretto da ELISABETTA SGARBI. Tre giorni in cui il fumetto è il comune denominatore che unisce ospiti provenienti da diverse discipline Da venerdì 27 a domenica 29 settembre si terrà ad Ascoli Piceno la terza edizione di LINUS – FESTIVAL DEL FUMETTO, ideato e diretto da…
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Storia Di Musica #326 - Tame Impala, Lonerism, 2012
L’edificio in copertina del disco di oggi (che ricordo è il fil rouge dei dischi di Maggio per questa rubrica) è un particolare di uno degli edifici dei Giardini di Lussemburgo di Parigi. È mostrato sovraesposto alla luce, un po' sfocato in una giornata soleggiata estiva, come potevano farlo le decine di migliaia di turisti in quel luogo quel giorno, ed è opera di Leif Podhajsky, grafico e artista visuale australiano, che decise di editarla proprio come se fosse una foto fatta quasi per caso, mancando il fuoco del soggetto. Con questa copertina, l’artista di oggi voleva esprimere la sottigliezza e spesso l’indifferenza dell’isolarsi contemporaneo, come simboleggia il cancello più a fuoco dell’edificio e del giardino di sfondo. Kevin Parker è stato sin da subito un tipo dalla fervente immaginazione e creatività. Australiano di Perth, sin da giovanissimo inizia a suonare in gruppi rock amatoriali, fin quando non ha un piccolo successo con i Dee Dee Dums, un rock duo dove lui canta e suona la chitarra e Luke Epstein la batteria. È quasi per scherzo che registra in maniera casalinga delle canzoni che pubblica su una pagina di MySpace (ode al leggendario social network), dando a questa idea il nome Tame Impala, in omaggio alla grande antilope africana. Sorprendentemente ottengono un successo per passaparola sulla piattaforma, tanto che una piccola casa editrice australiana, la Modular Recordings, lo scrittura. Parker è “costretto” a ingaggiare altri due musicisti per suonare dal vivo i brani, Dominic Simper (basso) e Jay Watson (batteria). Il 2008 è l’anno del loro lancio: firmano un Ep a nome Tame Impala (sebben la copertina con la scritta la scritta di tre stelle lo fa diventare famoso come Antares, Mira And The Sun) una loro canzone, Half Full Glass Of Wine diviene una piccola hit, suonano come supporter band ai The Black Keys e in numerosi festival, dove il loro suono proto-psichedelico ha un grande successo. Che perdura nel 2009: nuova canzone di successo, Sundown Syndrome, che addirittura è inserita nella colonna sonora del film pluricandidato agli Oscar I ragazzi stanno bene, ancora festival, concerti, critica innamorata di questo suono vintage-moderno peculiare. Nel frattempo Epstein se ne va, e Parker da solo scrive testi e musica del primo (tranne una canzone con Jay Watson), attesissimo, disco dei Tame Impala: nel 2010 viene alla luce Innespeaker, apoteosi di questo gusto del nostro per il rock psichedelico degli anni d’oro (metà anni 60) ma con tocchi pop spiazzanti, ma che funzionano a meraviglia. Disco acclamato dalla critica e dal pubblico, Parker è con il nome di una band una delle nuove sensazioni della musica.
È con curiosità che quando esce nel 2012 Lonerism ci si approccia a questo nuovo lavoro: c’è già chi lo aspetta alla prova del secondo disco modesto dopo un grande inizio. Ma quasi tutti vengono smentiti da un lavoro che prosegue in questo binomio creativo quanto meno singolare tra psichedelia e pop music, ma stavolta lo fa abbandonando le chitarre e il rock per spingersi molto di più sull’elettronica, echi di new wave, accentuando la spinta psichedelica con cascate di tastiere e effetti di sampling. Parker non si nasconde e vuole creare una musica che “sia psichedelica ma che abbia la grazia pop di Britney Spears”. Registrato tra Perth e Parigi, spesso in totale solitudine, solo con il fido ingegnere del suono Dave Fridmann al mixing, il disco si apre con il gioco di campionamenti di Be Above It (quasi un mantra pop), che si ripetono in Endors Toi, in una atmosfera solare, quasi da serie Tv californiana. La stupenda Apocalypse Dreams, primo singolo estratto e una delle canzoni più belle dell’intero repertorio Tame Impala, ha echi lennoniani e un finale che in più punti sembra un omaggio a David Bowie e alle sue esplorazioni spazial-musicali di qualche decennio precedente. La parte centrale del disco è invece quella più marcatamente psichedelica. Nel trittico Mind Mischief, Music To Walk Home By e Why Won't They Talk to Me? si sente il lavoro dietro il mixer di Dave Fridmann, già produttore dell'esordio, ma soprattutto collaboratore fisso di quei pazzerelli dei Flaming Lips. Elephant sfoggia un riff sporco e quasi funk e un determinato assolo di tastiere acide, bellissime sono l'onirica ballata Nothing That Has Happened So Far Has Been Anything We Could Control e la quasi marcetta pianistica di marcetta Sun's Coming Up. Discorso a parte merita l’ultimo singolo, Feels Like We Only Go Backwards, che lo stesso Parker ammetterà di aver scritto pensando a Walk In The Park dei Beach House: una sognante ballata power dream pop, che diventerà una delle canzoni dell’anno, usata in film (Divergent del 2011), serie Tv (The Imperfects su Netflix), e spingerà il disco ai posti più alti delle classifiche redatte dalle riviste specializzate come miglior lavoro dell’anno. Anche le vendite sono sbalorditive: solo Feels Like We Only Go Backwards vende un milione di copie tra fisiche e digitali. Nonostante per alcuni sia un divertissement, il secondo lavoro è portentoso per l’accuratezza di certi particolari, per il lavoro di produzione certosino e per la freschezza generale delle musiche, caratterizzate dall'uso spectoresco degli arrangiamenti, dalla stratificazione degli effetti e da una pomposità e magniloquenza che faranno scuola.
Ancora meglio farà Currents nel 2015: scritto, suonato e registrato tutto da solo, molto più dance, virando ancora di più sul pop psichedelico e sul synth-pop, venderà milioni di copie e vincerà il Grammy come Miglior Disco Rock e miglior Disco dell’anno nel 2016, decine di altri premi e scaraventa canzoni come Let It Happen, ‘Cause I'm A Man, Eventually e The Less I Know The Better a miliardi di visualizzazioni sui siti di streaming facendo di un ragazzo di Perth il nuovo Re Mida del pop internazionale.
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aperto il bando per partecipare alla terza edizione di unarchive found footage fest
UnArchive Found Footage Fest bando di partecipazione alla III edizione Aperto il bando per partecipare alla terza edizione di UnArchive Found Footage Fest. C’è tempo fino al 15 gennaio 2025 Dal 30 settembre è on line il bando per partecipare alla terza edizione di UnArchive Found Footage Fest, il festival internazionale con sede a Roma dedicato al riuso creativo delle immagini. La seconda…
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#000000#AAMOD#Alina Marazzi#Ambasciata del Canada#Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico#Centre Pompidou#cinema#Delegazione del Québec a Roma#ff0000#found footage fest#IDFA International Documentary#Istituto Polacco di Roma#Locarno Film Festival#Luce Cinecittà#Marco Bertozzi#MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo#Movimento Operaio e Democratico#Real Academia Accademia di Spagna a Roma#Unarchive#UnArchive Found Footage Fest#Universidade de Lisboa
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Il trailer della seconda edizione di
Unarchive Found Footage Fest
Festival internazionale dedicato al riuso creativo del cinema darchivio
Roma 28 maggio - 2 giugno
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Macario: La muerte, misterio ineludible
En mayo de 1960, en el Festival de Cannes, se presentó la película "Macario" (1960), dirigida por Roberto Gavaldón y escrita por Emilio Carballido, basada en el texto homónimo de B. Traven. Esta película se ha convertido en un clásico del cine mexicano y un hito en la filmografía de Gavaldón. En 1961, fue la primera película mexicana en ser nominada al Oscar como Mejor Película Extranjera, lo que marcó un logro significativo para el cine nacional. Los últimos años de la década de 1950 fueron considerados como el declive de lo que se conoció como la época de oro del cine mexicano debido al estancamiento creativo de los argumentos cinematográficos, la pérdida de principales figuras actorales, el posicionamiento de la televisión, la reconversión del cine estadounidense, los problemas burocráticos dentro del Sindicato de Trabajadores de la Producción Cinematográfica y los señalamientos al Banco Nacional Cinematográfico (Bancine) por solo financiar a ciertas casas productoras. A pesar de las opiniones divididas en su momento, con críticos que cuestionaban su falta de ideología, el tiempo ha permitido apreciar plenamente la película. La revisión de la obra de Gavaldón en los últimos años, incluyendo libros como "Al filo del abismo" de Carlos Bonfil y "La fatalidad urbana: el cine de Roberto Gavaldón" de Fernando Minio, así como retrospectivas en festivales y museos, han contribuido a su reconocimiento. "Macario" nos transporta al Virreinato, donde un humilde leñador comparte un trozo de guajolote con la Muerte y obtiene una fórmula para curar a los moribundos. Esto lo lleva a enfrentar sospechas de brujería por parte de la Santa Inquisición. La película incorpora elementos de las fuentes literarias históricas que inspiraron a B. Traven y, posteriormente, a Gavaldón. La Muerte es representada como una instancia justiciera que iguala a ricos y pobres, un tema que se encuentra en la mitología y la cultura mexicana. La cercanía con el Día de Muertos y la influencia de José Guadalupe Posada se reflejan en la ambientación de la película en el México colonial dieciochesco. Aunque algunos cinéfilos inicialmente criticaron la película por estar en blanco y negro y por no abordar temas ideológicos, "Macario" ha perdurado como un testimonio cinematográfico importante. Se ha convertido en parte de la cultura mexicana y ha inspirado adaptaciones y reflexiones sobre la muerte en la sociedad mexicana. Pese a que Macario no se contempla como parte del periodo de la época de oro del cine mexicano y a que su reconocimiento nacional llegó después del inmediato prestigio internacional, los años le han dado el lugar que se merece dentro de la historia de la filmografía mexicana. Recientemente, una versión "colorizada" de "Macario" se volvió viral, lo que demuestra la continua relevancia y aprecio por esta película en la cultura mexicana. La película sigue siendo un recordatorio de la riqueza espiritual y la complejidad de la relación de México con la muerte, un tema que ha perdurado en la conciencia colectiva del país. https://www.youtube.com/watch?v=Uus-6e-VAf8 Read the full article
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Streetart by Sermu @ Cartago, Colombia, for Festival Vida Pal Barrio, organized by Kiba estudio creativo
More info at: https://barbarapicci.com/2023/12/31/streetart-sermu-cartago-colombia/
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[✎ ITA] Consequence : JungKook dei BTS Ci Parla del Suo “Divertente e Giocoso” Nuovo Singolo, “3D” feat.Jack Harlow | 29.09.2023
JungKook dei BTS Ci Parla del Suo “Divertente e Giocoso” Nuovo Singolo, “3D” feat. Jack Harlow
JungKook continua a lanciarsi nella sua ribalta solista con il suo nuovo singolo
__ di MARY SIROKY | Twitter
All'interno del mondo dei BTS, troviamo JungKook, il membro più giovane dei sette, che di questi tempi è noto specialmente per le sue dirette streaming insieme alle/gli ARMY. Le/i sue/oi fan sono statə testimoni di varie attività, negli ultimi mesi: JungKook che cucina noodle, che lava i piatti, che si gode una sessione di noraebang (karaoke) a tarda notte o che semplicemente parla della sua giornata.
Quando JungKook si collega per un'intervista via Zoom con Consequence per parlare del suo nuovo singolo, “3D” featuring Jack Harlow, la sua energia non è poi così diversa. “Dunque, quando mi stavo preparando per il mio nuovo singolo,” ricorda, “ho ricevuto un sacco di tracce da visionare, ma non ce n'era nessuna che mi piacesse particolarmente, finché non mi sono imbattuto in questa. Non appena l'ho sentita, non ho potuto che sceglierla.”
“3D” suona un po' come se fosse stata strappata dalle onde radio di mezzo decennio fa, quando Justin Timberlake ha rilasciato FutureSex/LoveSounds e qualsiasi cosa Pharrell toccava, brillava più fulgida dell'oro. I ritornelli ripetuti e sussurrati da JungKook e le sue armonie su più livelli ne acuiscono il senso di nostalgia, ma la partecipazione del rapper Jack Harlow tiene il brano saldamente ancorato al presente.
Sebbene i rispettivi impegni abbiano impedito a JungKook e Harlow di trovarsi materialmente a registrare insieme la canzone, i due si sono incontrati sul set del video musicale e si sono subito trovati. “Adoro il suo entusiasmo. È stato davvero fantastico”, dice JungKook. “Per menzionare solo uno degli episodi più interessanti, nel video c'è una scena in cui giochiamo a scacchi, ed è lì che ho imparato a giocarvi per la prima volta nella mia vita. E, pensi un po'! Ho sfidato Jack e ho vinto!”
Alle/i fan che seguono questo gruppo già da parecchio, non suonerà affatto sorprendente che JungKook si sia lanciato in questo frangente competitivo – sebbene si trattasse di un'occasione piuttosto casual e amichevole – e che ne sia uscito vincitore. È famoso per provare cose nuove e riuscire quasi subito, ma – come anche i suoi compagni di gruppo – è una persona che lavora estremamente sodo. La nostra chiacchierata si tiene a metà delle sue prove per una delle esibizioni principali del Global Citizen Festival di New York, per la quale JungKook ha selezionato alcune delle sue tracce soliste, come “Euphoria” e “Still With You”, insieme ad un meddley dei successi inglesi dei BTS (“Dynamite”, “Butter” e “Permission to Dance”).
Anche i singoli solisti presentati da JungKook nel 2023 (“Seven” feat. Latto, e ora “3D”), finora, sono in lingua inglese, ed entrambi lo hanno visto spingersi verso lidi più espliciti, come mai prima d'ora. Ormai 26enne, JungKook è sotto i riflettori fin da quando aveva 15 anni, e sembra intenzionato a sondare il terreno e sperimentare con tematiche più mature, in questo suo capitolo solista. E non si lascia perturbare dalle eventuali sopracciglia alzate per questa sua direzione, preferendo invece fidarsi della diversità della sua fanbase. “Le/i nostrə ARMY appartengono a tante generazioni diverse”, commenta. “Credo questa canzone sarà come una piccola scossa, divertente e giocosa.”
Sebbene non veda l'ora che le/i fan ascoltino la canzone, ammette che il processo creativo, quando affrontato da solo, è piuttosto diverso rispetto a quando lavora insieme ai suoi fratelli dei BTS. “Nelle canzoni dei BTS, ci sono tutte le nostre diverse personalità e stili uniti insieme — mentre nel caso delle mie canzoni, ci sono solo io ed il mio stile personale. Non credo sarò mai in grado di creare qualcosa di così ricco di personalità come i brani dei BTS.”
Quando gli chiedo chi (al giorno della nostra intervista) ha già ascoltato “3D”, tra i suoi compagni di gruppo, arrossisce fino alla punta delle orecchie. “SUGA e RM”, dice. Gli chiedo cosa gli è parsa la canzone, e lui sprofonda sul tavolo, nascondendo il viso tra le braccia in uno spasmo di melodrammatica angoscia. “Mi hanno detto che sono una vera pop star”, borbotta.
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Una coreografia dinamica:
Quando si ascolta “Seven” e ne si guarda il video, c'è questa certa frizzantezza. Nel caso di “3D”, invece, è più la sensualità, che abbiamo incorporato anche nella coreografia. Alcune parti sono molto intense, altre più rilassate; c'è molto contrasto e tanto dinamismo, nel video. In generale, la coreografia è molto coinvolgente e facile da seguire. L'atmosfera giocosa non fa che acuire quest'impressione. Credo sia piuttosto divertente.
Musica dei primi anni 2000:
Ecco, anni fa, quando ero un trainee, ascoltavo un sacco di canzoni per prepararmi alle nostre esibizioni. Quando ho iniziato a lavorare a questo brano, ho subito pensato potesse piacere a coloro che conoscono la musica dei primi anni 2000. C'è questo senso di nostalgia. Ma credo possa intrigare anche le generazioni più giovani, grazie al suo sound sofisticato, e mi piace la piega che abbiamo preso con questo progetto. Ho lavorato anche molto sulla pronuncia, sul senso e l'atmosfera creata dal testo e sul brano in generale così da riuscire a trasmettere proprio quel vibe.
Spingersi oltre i limiti:
Ciò che voglio fare è sondare le acque per vedere fin dove posso spingermi con la mia voce e le mie abilità. Cosa sono in grado di fare quando sono da solo.
Inoltre, voglio provare tanti generi differenti. Per me, è importante non focalizzarmi su uno stile in particolare. Semplicemente, voglio tenermi aperte diverse possibilità, quindi quando lavoro ad una data canzone, cerco di seguire l'ispirazione del momento, cosicché i contenuti delle mie canzoni possono raggiungere tante persone diverse ed avere tante interpretazioni differenti.
Tonalità chiare:
Nella mia mente, mi immagino tinte sull'azzurro ed il bianco. È per questo che, recentemente, ho cambiato il colore del mio microfono in bianco!
Quando sono insieme ai BTS, tutti i nostri colori e stili personali si uniscono nel prodotto finale — mentre, nel caso delle mie canzoni, ci sono solo io ed il mio stile personale. Non credo sarò mai in grado di creare qualcosa di così ricco di personalità come i brani dei BTS, ma è grazie al lavoro fatto finora con i BTS, che ho potuto gettare le basi per i miei progetti solisti.
⠸ Ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
#Seoul_ItalyBTS#Traduzione#TradITA#ITA#Intervista#BTS#방탄소년단#Jungkook#전정국#Jungkook_3D#3D#JackHarlow#Consequence#Esclusiva#290923#Youtube
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¡HOLA!
Gracias por tomarse el tiempo para revisar este blog. Te prometo que al final necesitaremos de ti.
Esto es un diario digital que resume la experiencia tenida al realizar algunas actividades para el LABORATORIO AUDIOS. Lo que comenzó pensado como un laboratorio de creación artística terminó aquí, en esto que ahora recorren tus ojos.
Esta publicación está pensada como una libreta de artista, mis intenciones son las de dejar registro de lo que implica la creación de espacios de trabajo creativo dentro de un entorno académico.
I. La convocatoria.
Esta iniciativa nace como uno de los intentos del programa de Artes Visuales de la Facultad de Artes de la Universidad de Nariño por explorar la creatividad dentro de la comunidad. Esta no viene sola, hace parte de un gran proyecto llamado Minga Latinoamericana de Arte y Tecnología (puedes conocer la experiencia pulsando aquí mLAT).
Diferentes institutos, academias y facultades del continente americano se juntaron para pensarse la escucha y proponer desde sus capacidades diferentes actividades.
Entablar redes con Latinoamérica es urgente, nuestro territorio tiene una cantidad impresionante de historias y personas que demuestran el potencial de sus ideas para entender el territorio, para pensarlo desde la creatividad. Nos reunimos, conversamos sobre el sonido, el territorio:
Cabe aclarar que los programas de artes no tienen una cátedra precisa sobre arte sonoro, sin embargo hay iniciativas independientes y trabajos dentro de algunas asignaturas que se acercan a esto. ¿Es viable está iniciativa dentro del pensum? , sería interesante saber si otros programas de la facultad poseen asignaturas que exploren el sonido.
Propusimos un laboratorio creativo, la idea era explorar el sonido, acercarnos a algunos conceptos y proponer cosas vistas desde el enfoque de las artes plásticas, fue nuestro intento, recomiendo intentarlo también, no solo con arte sonoro, sino a explorar otros mecanismos para abordar la creatividad. Se lanzó la convocatoria, se hizo una pieza gráfica y esperamos a que suceda.
No les niego, estaba asustado.
II. Llegaron. Respiré tranquilo.
La Universidad, afortunadamente, posee muchas iniciativas que intentan explotar el conocimiento en cada persona que la habita (este recinto no es solo estudiantes, estamos los profesores y los administrativos, todo un conjunto de engranajes que hacen funcionar nuestro espacio para aprender). Estar en la ejecución del proyecto por el nodo Colombia crea cierta presión por estar a la altura de las responsabilidades.
Se sembró la convocatoria, vendrán... espero que vengan... ¡por favor!
Armamos un grupo en WhatsApp, comenzamos a relacionarnos desde ahí, las intenciones eran las de tener un espacio para coordinar nuestras actividades.
Una recomendación que se nos hizo fue la de poner todo bajo la decisión de grupo, algo que aparentemente era ideal mostró la dificultad que tenemos para la toma de decisiones. Si bien es cierto que debe haber una persona encargada en la organización la intención siempre fue la toma de decisiones en grupo, como experiencia funciona ya que permite una autonomía que se proyecta como la mejor opción posible.
La convocatoria fue grande, siendo una sorpresa, revisando a los usuarios en el grupo se llegó a los 34 interesados, convirtiéndose en una actividad que merecía la responsabilidad de terminarse.
III. Hacía un primer encuentro.
Organizados y listos fue cuestión de esperar a que surgiera nuestra primera actividad. Gracias al trabajo en equipo y a la preocupación por conocer sobre el arte sonoro asistimos a la charla de Jorge Barco, curador de la sala de arte sonoro del Museo de Arte Moderno de Medellín, los amigos del Festival La Ilusión pudieron traer a este investigador del sonido, con el tuvimos una conferencia donde se nos contaba los alcances del arte sonoro, las experiencias y por sobretodo como se crea comunidad a partir de las artes.
¿Pueden las artes integrar procesos comunitarios? Por supuesto, en sus viajes Jorge mostraba como a través de la fabricación de micrófonos de contacto iba haciendo amigos por el continente. Cada lugar tenía el enorme potencial de ser "capturado" gracias al sonido que emite, siendo único y particular. Si a el le ocurría ¿A nosotros podría pasarnos igual?
Así se describía la experiencia de Jorge:
Artista que investiga desde una perspectiva sonora sobre la arqueología de los medios, el diseño especulativo y los materiales geológicos. Combina medios como la electrónica análoga, intervención de tecnologías low tech y objetos encontrados en instalaciones, además de la grabación de campo y el performance sonoro.
La conversación con Jorge nos llevó a la primera inquietud ¿Y si fabricamos nuestros micrófonos de contacto?
IV. Fabricando herramientas.
Juli Rosero es una artista pastusa cuya investigación la ha llevado a realización de paisajes sonoros. Conozco de su trabajo porque es egresada de nuestra facultad, compartimos clases. Le conté sobre este proyecto y me propuso dar un taller de micrófonos de contacto.
Tenemos una actividad más para compartir, pero es necesario encontrar un espacio que nos permita el encuentro.
¿Sabían qué tenemos una Casa Cultural donde pueden apreciar arte, teatro, música, danza y otras actividades completamente gratis? Las intenciones de la Universidad es que ustedes salgan con diversos conocimientos y sensibilidades, nos importa formar alumnos integrales, con la capacidad de hacer comunidad y eso implica también una formación artística para sus vidas, porque el arte es creatividad y la creatividad es el motor de la civilización. Aprovecha las cosas que te ofrecemos, puede ser una experiencia profunda que va más allá de la titulación.
La Casa Cultural Antiguo Liceo, ubicada en el centro de la ciudad, junto al Programa de Música nos ayudó para juntarnos, a mi me gustó usar la vieja casa para soldar cables y hablar de ondas, todo esto mientras en el patio central un grupo de teatro repasaba su obra y músicos afinaban sus instrumentos. Lo siento pero eso para mí es un ambiente estimulante.
Este espacio propicia otras interacciones, uno de los participantes del laboratorio fue el profesor Carlos Gonzales, el coordina un grupo de investigación y aprovechamos la hora de la construcción para conocer sobre ello, si les interesa pueden acudir a las oficinas de sus departamentos para más información. No es para todos, lo sé, pero quizá te ayude en tus aspiraciones profesionales.
V. ¡Qué alguien nos guíe!.
La organización de la Minga fue comprensiva al entender la situación de las artes visuales coordinando un evento de arte sonoro, porque esa fue la curaduría del evento. De hecho resultó de beneficio porque nos hace pensar en lo necesaria que pudiera ser una cátedra en arte sonoro. Habiendo tantas posibilidades creativas una más no estaría mal, la idea es que existan los espacios para que la comunidad expanda su creatividad.
¿Artistas haciendo arte sonoro? Necesitamos ayuda. La organización de la Minga acudió a nuestro auxilio. El Dr. Otto Castro desde la Universidad de San José de Costa Rica fue el encargado de guiarnos por el amplísimo mundo del arte sonoro, de mi parte me quedé con la idea de hacer esculturas sonoras, pero eso es otro cuento.
Grabamos la sesión, aquí les dejamos el vídeo.
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VI. A la caza del sonido.
Con ideas y con herramientas, aunque básicas (esto es un ejercicio low tech) nos aventuramos a buscar como suena el agua del río Pasto, no fue una experiencia completamente grata, descuidamos mucho nuestro río, el grado de deterioro es notable, apesta, es sucio, sin embargo no deja de estar silenciado. Lo recorrimos un par de cuadras en dirección sur terminando en el Parque Chapalito.
Es realmente incómodo ver el estado del río, refleja tanto de la cultura de los pastusos que siento entre la vergüenza y la urgencia al verlo, escucharlo fue sentirlo enfermo.
Unos metros más adelante nos encontramos en un lavadero de autos. La zona del estadio es rica en pozos de agua y estos son aprovechados para su limpieza, las gotas de jabón suenan muy diferente a las gotas de la lluvia, suenan como si fueran viscosas, empalagosas.
Llegamos al parque y el panorama era igual, todos los lugares por los que pasa el río huelen mal, el tratamiento que le damos a este elemento es indigno con nuestra propia existencia.
Realizar este despertó la sensibilidad de la oreja ... y de la nariz. Registramos, guardamos.
Ahora es tiempo de ustedes. Dejamos una carpeta para la libre descarga de los archivos para que estos puedan ser usados en sus trabajos o investigación. Pueden revisarla pulsando aquí.
Desde el laboratorio creemos que dentro de ustedes puede estar la generación que limpie nuestro río, sus ideas son valiosas, pueden cambiar el rumbo de una comunidad, de nuestra ciudad.
VII. Gracias por llegar hasta aquí, ahora disfruta.
A continuación presentamos algunos resultados del laboratorio, piezas sonoras, música y algo de acusmática.
Propuestas incluídas en el Laboratorio Audios.
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Juan Orbes AKA Vast Dasein.
4mins
Igual. "Igual" es un reflejo de la interconexión entre la humanidad y el agua, tejiendo metáforas que evocan experiencias sensoriales y espirituales. El Rock se fusiona con la naturaleza, donde las guitarras y la percusión se entrelazan con los sonidos acuáticos grabados del río Pasto, creando un contraste entre la intensidad y la calma de la profundidad del agua. Igual. "Igual" es un reflejo de la interconexión entre la humanidad y el agua, tejiendo metáforas que evocan experiencias sensoriales y espirituales. El Rock se fusiona con la naturaleza, donde las guitarras y la percusión se entrelazan con los sonidos acuáticos grabados del río Pasto, creando un contraste entre la intensidad y la calma de la profundidad del agua.
Ronda.
Jazmín Fajardo.
5mins 37seg
En el corazón de la plaza principal de una antigua ciudad, una fuente emerge como un oasis en medio del abrasador verano sureño. Como un imán, atrae a la gente de diversos lugares, buscando amparo de los 40 grados de temperatura. El agua cristalina y su suave murmullo crean una suerte de santuario temporal. Así pues, mientras los transeúntes beben de sus frescas aguas, las historias brotan y las palabras alrededor manan y se entretejen en el entorno.
Bosque/Agua
Jazmín Fajardo.
Video. Bosque de la Alhambra - Granada, 11 de agosto 2023
Reconocer en un sonido y en medio de un lugar rodeado de tranquilidad los vestigios de una guerra que no viviste en carne propia, y que, sin embargo, está anquilosada en los rincones de la memoria colectiva de todo un pueblo. Es así que, como resultado, se desvelan reflexiones acerca de cómo y por qué lo vives tan íntimamente, aún en esta significativa distancia, y te remites a inspeccionar en tus recuerdos las historias que alguna vez leíste o te contaron. Esas palabras de otros, de esos otros que lo reconstruyen desde la entraña, eso que se manifiesta en toda su corporalidad y se expresa con absoluta certidumbre. Por lo tanto, traeré a colación uno de los relatos que quedó prendado en mi memoria y que este particular sonido ha despertado: Desde niña, ella le teme profundamente a que un apagón eléctrico ocurra después de las 6pm. Su cuerpo se eriza, sus dulces ojos se llenan de lágrimas que, aunque se albergan al borde, jamás caen, porque no está permitido ser débil, no está permitido llorar. Es momento de ser fuerte, de estar alerta. En estas palabras se ve reflejada la voz de su madre cada vez que un enfrentamiento entre la guerrilla y la policía se perpetraba en el pueblo, y que evidentemente era la causa del apagón. Y, cuando esto ocurría, bajaban los colchones de las camas y los apoyaban contra las paredes. Recuerda también tomar siempre entre sus brazos su libro favorito de cuentos, porque había escuchado (cuando se colaba secretamente en las charlas de los mayores) que muchas familias debían huir de sus casas con lo que tenían puesto, con lo que llevaban entre sus manos. Es evidente para cualquier espectador que lo que más le aturde a ella, aún hoy después de que ha pasado suficiente agua bajo el puente para mitigar los miedos, es el sonido atronador de las metrallas. Cuando ella lo nombra, es posible percibir cómo esto la descoloca; sus manos no pueden ocultar el temblor, su corazón late profusamente y es la vena que sobresale palpitante en su cuello la que lo delata. Su voz se entrecorta, su aliento se atenúa en largas pausas y, por supuesto, su voz intermitente hace eco en nuestros oídos para comprender que el terror de lo vivido permanece intacto. Así pues, parada en medio de este tranquilo bosque, viendo el agua que brota para aminorar el inclemente calor del verano, el recuerdo de mi tierra, la que dejé hace un par de meses, vuelve aquí para recordarme que está presente, para que no olvide de dónde vengo y que las historias que nos habitan son parte de lo que somos, de lo que tenemos. Madrid, 17 de agosto 2023
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El duende, una historia de nuestros mayores Deisy Yohana Mallama 1 min 22 s
Desde siempre el agua ha sido un elemento indispensable para la subsistencia humana. Nuestros abuelos nos narraban historias de cómo el agua no se tomaba de las llaves, tal como lo conocemos ahora, sino que tocaba ir a los ríos a conseguirla, ya sea para realizar la comida, lavar ropa o incluso bañarse. Pero en estás hazañas, muchos de los lugares eran poco habitados y aparecían seres mágicos como los duendes, quienes encantaban a las personas con sus actos un tanto descabellados pero divertidos.
Gracias por leer este diario de campo te invitamos a que aproveches las actividades que brinda la Universidad, fórmate de diferentes maneras, haz redes, invierte tu tiempo en hacer amigos, tener contactos, es una buen momento ya que estás aquí. Hasta la próxima.
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Nosotros celebramos distinto.
En (anónimo) tomamos hace años la decisión de no participar como agencia en el festival del Círculo Creativo de México. Lo anterior no quiere decir que no apoyemos al Círculo como institución, sino simplemente que nuestra manera de pensar en cuanto al festival no se alinea del todo con el mismo.
Como todos los años, felicitamos a todas las agencias que participaron con trabajo real y relevante que ayuda a construir marcas importantes y a darle brillo a nuestra industria, cuyo motor deben ser siempre las buenas ideas.
Por nuestra parte, como todos los años, nos dimos a la tarea de analizar las ideas de la agencia que pensamos que podrían competir en el festival y en qué categorías y, como hacemos desde que tomamos la decisión de no participar, el dinero que invertiríamos en las inscripciones lo hemos repartido como un reconocimiento al buen trabajo entre todos los miembros del equipo que crearon esas ideas para nuestros clientes.
"No participar en el Círculo daña el prestigio de tu agencia, Raúl", me dijo hace poco un periodista.
No lo sé.
Porque no pienso que la cantidad de premios que gana una agencia determine su prestigio. Y tampoco pienso que la agencia que más premios gana en un festival sea necesariamente la mejor agencia si bien, de nuevo, felicito a todas las que lo hacen.
No, no lo sé.
No sé si de haber inscrito esas ideas al Círculo hubiéramos ganado uno, dos o 30 premios...o ninguno.
Tampoco sé si nuestras ideas nos hubieran llevado al lugar 1, 3, 8 o 45 del "ranking de agencias".
Lo que sí sé es que uno debe ser congruente entre lo que piensa, lo que dice y lo que hace. Y yo hago todos los días mi mejor esfuerzo porque en la agencia lo seamos.
Hay muchas formas de celebrar las grandes ideas. La nuestra, es ésta. Y a mí me da mucho orgullo.
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Natale alla Ludoteca “C’è Sole e Luna” Alessandria: un mese di magia per grandi e piccini.
Laboratori, spettacoli e momenti di condivisione per celebrare le festività natalizie.
Laboratori, spettacoli e momenti di condivisione per celebrare le festività natalizie. ALESSANDRIA – Anche quest’anno, la Ludoteca Comunale “C’è Sole e Luna” si prepara a festeggiare il Natale con una serie di attività creative e coinvolgenti. Dal 9 dicembre, le porte della Ludoteca si apriranno per accogliere bambini e famiglie con un calendario ricco di laboratori, letture animate e…
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[ph. Mirco Lorenzi]
Venerdì per la prima volta il progetto La scuola elementare del teatro e della danza si è tenuto nel pomeriggio e ha visto la partecipazione non solo di una realtà scolastica ma anche dei genitori degli alunni e delle alunne. Infatti, in occasione della presenza della compagnia Kepler-452 in residenza all’Arboreto per la ricerca e composizione del nuovo lavoro Album, i bambini e le bambine della scuola elementare di Schieti, accompagnati dai genitori e dalle maestre sono entrati nel processo creativo degli artisti. Album è un lavoro è sostenuto dal progetto europeo Stronger Pheripheries e coprodotto da Pergine Festival (Italia), Pro Progressione (Ungheria) e L’Arboreto Teatro Dimora (Italia) e si sta sviluppando intorno al tema “Dealy bread”, trattando più nello specifico il tema della famiglia e della memoria.
Dopo essere stati accolti da una merenda nel foyer del teatro, il gruppo è entrato dentro la scena di Album guidati da Nicola Borghesi, Enrico Baraldi e Roberta Gabriele e sono stati catapultati come in una sorta di set cinematografico abitato da un conduttore-intervistatore (Nicola), accompagnato dal suo cameraman (Enrico) e da Roberta che osservava lo spazio. Che cos’è un ricordo? Qual è il tuo primo ricordo? Dove vanno i ricordi quando spariscono? Da queste tre domande si è mosso l’incontro tra gli artisti e la comunità scolastica/famigliare disposta sul palco allestito con una cinquantina di sedie e mobilio vintage. All’interno di questo dispositivo scenico dove spettatori e artisti si mescolano, che ospiterà anche la prova aperta che si terrà venerdì 26 maggio dalle ore 20, Nicola ed Enrico hanno accolto bambini e adulti facendo convergere l’ora di lavoro insieme sulle tre domande di cui sopra. Da questo confronto serrato tra padri e figli, maestre e alunne, madri e figlie, genitori e insegnati condotto con audacia e sensibilità da Nicola sono emersi ricordi, immagini, odori e sensazioni che hanno dato vita a una biblioteca di proto-racconti immaginari.
Un ricordo è un’esperienza del passato che ti rimane impressa nella memoria. È un’immagine sensoriale, sinestetica. Spesso sono gli altri il nostro ricordo. I ricordi sono ricostruzioni artificiose, sono immaginazione. I ricordi sono spesso brutti. I ricordi hanno bisogno di una storia e deve essere forte, spesso traumatica. È qualcosa che abbiamo percepito in passato e che con gli stimoli esterni torna alla memoria. Il ricordo non è razionale, quanto meno te l’ho aspetti arriva.
Il mio primo ricordo è la paura di affogare durante il battesimo. Un foglio verde grande che sembrava un terribile coccodrillo. Giocare alla guerra con bombe di carta. Imparare a fischiare insieme a mio padre. L’odore dei limoni nel giardino della nonna in Sicilia. Un bimbo dell’asilo che mangiava la terra e gli altri che lo incitavano a mangiarla. Molti ricordi me li sono inventata. Una camera, tanti libri e tanta luce, di mattina: era la stanza dei miei genitori. La prima volta che ho galoppato sopra un cavallo. Il primo concerto a cui sono andata sola con un’amica.
I ricordi che scoppiano vanno nel fuorimemoria, un tuo secondo cervello che non sai di avere. Vanno in una parte del cervello che non conosciamo. Ha il nome di una dea greca… I ricordi vanno nelle teste di chi hai incontrato. Scappano dal tuo corpo e si dissolvono nell’aria. I ricordi non vanno da nessuna parte non ci sono più. Non svaniranno mai restano nella testa e quando vedrai un posto magari ti torna in mente un ricordo che non ricordavi più: è il luogo te lo fa ricordare. Sono legati alle emozioni, scompaiono e tonano con le emozioni a cui sono legati. Quando scompaiono ritornano nel luogo da dove sono venuti.
Queste sono alcune delle memorie e delle riflessioni che adulti e bambini hanno condiviso in questo pomeriggio denso ed emozionante, ricco di risate e silenzi, abbracci e lacrime, parole e sguardi che molti dei presenti non dimenticheranno ma serberanno a futura memoria.
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Wednesday, for the first time, the project The elementary school of theater and dance was held in the afternoon and saw the participation not only of a school but also of the parents of the scholars. In fact, on the occasion of the presence of the Kepler-452 company in residence at the Arboretum for the research and composition of the new creative work Album, the scholars of the elementary school of Schieti, accompanied by their parents and teachers, entered the creative process of the artists. Album is a work supported by the European project Stronger Pheripheries and co-produced by Pergine Festival (Italy), Pro Progressione (Hungary) and L'Arboreto Teatro Dimora (Italy) and is developing around the theme "Dealy bread", dealing more specifically the theme of family and memory.
After being welcomed by a snack in the foyer of the theatre, the group entered the scene of Album led by Nicola Borghesi, Enrico Baraldi and Roberta Gabriele and were catapulted as if into a sort of film set inhabited by a conductor-interviewer (Nicola), accompanied by his cameraman (Enrico) and Roberta who observed the space. What is a memory? What is your earliest memory? Where do memories go when they disappear? From these three questions the meeting between the artists and the school/family community moved on the stage set up with about fifty chairs and vintage furniture. Within this scenic device where spectators and artists mingle, which will also host the open rehearsal to be held on Friday 26 May from 8.00 pm, Nicola and Enrico welcomed children and adults by focusing the working hour together on the three questions of above. From this close confrontation between fathers and sons, teachers and pupils, mothers and daughters, parents and teachers conducted with audacity and sensitivity by Nicola, memories, images, smells and sensations emerged that gave life to a library of imaginary proto-stories.
A memory is an experience from the past that stays in your memory. It is a sensory, synesthetic image. Often others are our memory. Memories are artificial reconstructions, they are imagination. Memories are often bad. Memories need a story and it must be strong, often traumatic. It is something that we have perceived in the past and that comes back to memory with external stimuli. The memory is not rational, the less I wait for it, it will arrive.
My first memory is the fear of drowning during baptism. A large green sheet that looked like a terrible crocodile. Play war with paper bombs. Learning to whistle with my father. The smell of lemons in grandma's garden in Sicily. A kindergarten child who ate the earth and the others who encouraged him to eat it. I made up many memories. A room, lots of books and lots of light in the morning: it was my parents' room. The first time I ever galloped on a horse. The first concert I went to alone with a friend.
Memories that burst go into ��out of memory”, a second brain of yours that you don't know you have. They go to a part of the brain that we don't know about. It has the name of a Greek goddess… Memories go into the heads of who you met. They escape from your body and dissolve into air. The memories go nowhere they are no more. They will never vanish, they remain in your head and when you see a place, perhaps a memory that you no longer remember comes to your mind: it is the place that makes you remember it. They are tied to emotions, they disappear and tone with the emotions they are tied to. When they disappear they return to where they came from.
These are some of the memories and reflections that adults and children exchanged on this dense and exciting afternoon, full of laughter and silence, hugs and tears, words and looks that many of those present will not forget but will keep for future reference.
#residenze 2023#residenza creativa#kepler-452#stronger peripheries#album#la scuola elementare del teatro e della danza#europa creativa#teatro contemporaneo#performing arts#partecipation#tandem 3
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Este es el afiche promocional del Grand Mint Festival donde Kim Jae Wook fue anfitrión y se presentó con Walrus en algo más masivo… con el tiempo me di cuenta que tuvieron su momento de fama, pero ellos lo que querían con su música era pasarla bien .
Lo otro es que realmente son buenos músicos , de regalo nos dejaron algunas de sus presentaciones que si eres creativos puedes encontrar en diferentes portales….
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#Viña2025: Con rock anglo se completó la parrilla de artistas del Festival de Viña del Mar.
Nueva publicación en https://ct2.cl/hv
#Viña2025: Con rock anglo se completó la parrilla de artistas del Festival de Viña del Mar.
Los nuevos confirmados son “Incubus” y “The Cult”. Ambas bandas son consideradas verdaderos íconos del rock en el mundo y se presentarán por primera vez en el Festival de Viña del Mar el jueves 27 de febrero.
Este viernes 20 de diciembre, al medio día, la organización del 64º Festival de la Canción de Viña del Mar dio a conocer a los dos últimos artistas que completan el line up del certamen que se llevará a cabo desde el domingo 23 hasta el viernes 28 de febrero de 2025 y que ya cuenta con más de 55 mil entradas vendidas.
Incubus y The Cult se unen oficialmente al resto de estrellas de la música y figuras de la comedia que se darán cita en la Quinta Vergara este verano.
Incubus es una banda formada en 1991 en una pequeña ciudad llamada Calabasas perteneciente al Estado de California, Estados Unidos. Definen su música como rock alternativo y nu metal, que a la vez combina elementos del heavy metal, hip hop, funk y grunge.
La banda integrada por Brandon Boyd (voz), Mike Einziger (guitarra, piano, coros), José Pasillas (batería), Chris Kilmore (teclados) y Nicole Row (bajo), se caracteriza por sintonizar en conjunto un intercambio creativo entre los músicos y que en vivo, son capaces de transmitir a las audiencias al más alto nivel. Hasta la fecha, el quinteto ha vendido más de 23 millones de álbumes en todo el mundo y obtenido docenas de certificaciones multiplatino y platino por millones de reproducciones en plataformas digitales. Incubus logró seis debuts consecutivos en el Top 5 del Billboard 200 y han sido cabezas de cartel de importantes festivales como BottleRock, Ohana, Lollapalooza y Rock In Rio, además de realizar shows en los principales recintos arena del planeta.
En 2021 celebraron el vigésimo aniversario de su disco “Morning View”, considerada una de sus obras fundamentales y que fue celebrado con una transmisión en vivo a nivel mundial.
Sus canciones más destacadas son “Aqueous transmission”, “Nice to know you”, “Are You In”, “Whis you were here”, “Stellar”, “Pardon me” y “Drive”, entre muchas otras.
En la actualidad, Incubus viene desarrollando una gira internacional interpretando el disco “Morning View XXIII” (publicado este año), que es la reedición del famoso álbum lanzado en el año 2001.
Por su parte, los ingleses de The Cult, serán la otra banda que también estará presente en el certamen viñamarino. Los británicos surgen en 1983 y en sus cuatro décadas se han posicionado como el gran exponente del post punk gótico, con sencillos como “She sells sanctuary”, “Love removal machine”, “Spiritwalker” y “Rain”, entre otros. Su undécimo disco “Under the Midnight Sun” fue editado el 2022 y con él marcaron su regreso tras varios años alejados de los estudios de grabación.
Sin lugar a dudas, The Cult es la banda más emblemática del post punk británico y definidos en su momento como verdaderos conquistadores musicales del mundo con su particular propuesta. Diez discos componen el material discográfico de esta agrupación liderada por su vocalista Ian Astbury y el guitarrista Billy Duffy quienes dejarán en claro la historia musical que arrastran y de la cual será testigo el público del Festival de Viña del Mar 2025.
“El Festival de Viña siempre debe tener una parrilla en el que todas las personas se sientan representadas, confirmando estas importantes bandas de rock, nos vamos poniendo al día con diversas generaciones que crecieron con este estilo de música, que tenían este anhelo que me hacían saber constantemente. Debemos continuar impulsando y cuidando este patrimonio del país, recientemente premiado internacionalmente, que permite potenciar el desarrollo turístico y económico de Viña del Mar”, afirmó la alcaldesa de Viña del Mar, Macarena Ripamonti.
Incubus y The Cult se unirán a las estrellas musicales que actuarán este año en el festival latino más grande del mundo, encabezadas por Marc Anthony, Myriam Hernández, Morat, Carlos Vives, Duki, Bacilos, Ha*ash, Sebastián Yatra, Carín León, Eladio Carrión y Kidd Voodoo.
Viña 2025 se llevará a cabo desde el domingo 23 hasta el viernes 28 de febrero de 2025, siendo el primer año bajo la producción de Megamedia y Bizarro Live Entertainment. El Festival será transmitido a través de Mega y Mega Go. La plataforma Disney+ lo lleva a toda Latinoamérica y Billboard a través de su sitio web con especiales y contenido exclusivo al resto del mundo.
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Soy artista nacida en Santiago de Chile, graduada en Interpretación en Danza con mención en Coreografía por la Universidad de las Américas, en Santiago de Chile.
Desde 2018 viví en Montevideo, Uruguay, donde desarrollé la parte más significativa de mi carrera, colaborando en proyectos diversos como creadora, performer y productora. Actualmente resido en Lisboa, Portugal, donde participé en el programa PACAP 7 de Fórum Dança, curado por Miguel Pereira y Nuno Lucas.
Me especializo en la producción artística, trabajando en proyectos y colectivos relacionados con las Artes Vivas. Desde 2018 soy productora general del Festival Internacional de Danza Contemporánea del Uruguay (FIDCU), además de gestionar iniciativas como parte del colectivo RAREO, enfocado en la cultura queer y el club en Montevideo. Creo que mi enfoque como productora se caracteriza por involucrarme desde el corazón de cada proyecto, traduciendo de manera sensible sus necesidades artísticas en decisiones estratégicas y resolutivas que facilitan su desarrollo, respetando y potenciando su particularidad.. Creo desde la colaboración, la curiosidad, el descubrimiento y la intuición. Me involucro en procesos creativos que manosean ideas para crear experiencias escénicas y de convivencia de personas. Cuando creo diálogo con mis oscuridades, bestias, lugares, me vacío en la performance y dejo aparecer lo que me atraviesa.
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